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domenica, dicembre 04, 2011

FAP Acli: “In pensione dopo 43 anni? Un obolo dei poveri alle casse pubbliche”

Il segretario nazionale Pasquale Orlando: “Netta contrarietà alle ipotesi di riforma del Governo,

sì ad un confronto autentico con le parti sociali”

Roma, 3 dicembre 2011 - “Le anticipazioni relative alla nuova riforma delle pensioni che il governo si accinge ad approvare fanno pensare ad un approccio ai temi della previdenza basato sulla volontà di fare esclusivamente cassa con le pensioni. Così facendo è evidente che il tema del sostegno ai giovani viene usato solo strumentalmente e non per dare risposte effettive”. Lo afferma Pasquale Orlando segretario nazionale della Fap – Federazione anziani e pensionati Acli, che chiede “un confronto autentico” tra esecutivo e parti sociali.


I giornali – prosegue - parlano di una riforma che prevede il blocco dell'adeguamento all'inflazione delle pensioni in essere, che colpirebbe le fasce più deboli, già impoverite dalla caduta del potere d'acquisto di salari e pensioni. Sarebbe un provvedimento che aggraverebbe le condizioni di vita dei pensionati e delle famiglie popolari, che si sono fatte sempre più difficili, con effetti anche sulle condizioni generali del Paese, segnate dalla caduta dei consumi e delle dinamiche recessive ".

“Esprimiamo – continua il segretario nazionale della Fap Acli - netta contrarietà anche all' ipotesi di portare a 43 gli anni di contribuzione necessari per accedere alla pensione di anzianità. I lavoratori - protesta pasquale Orlando- non avrebbero nessun aumento alla pensione, in pratica lavorerebbero gratis. E' un obolo, una donazione alle casse pubbliche da parte dei più poveri. Vorremo invece sapere qual è il conto che debbono pagare i ricchi.”

martedì, novembre 29, 2011

Il governo Monti: le nuove nomine (foto e curriculum)


Ministri, vice ministri e sottosegretari: così il premier Mario Monti ha completato la squadra di governo.
In alto da sinistra i tre nuovi viceministri nominati nella serata del 28 novembre 2011 dal Consiglio dei Ministri: il viceministro al Tesoro, Vittorio Grilli, il viceministro allo Sviluppo, Mario Ciacca, il viceministro al lavoro, Michel Martone, a soli 37 anni.
Nella fila di mezzo cinque sottosegretari: da sinistra Antonio Malaschini, Andrea Zoppini, Carlo Malinconico, Paolo Peluffo, Steffan De Mistura.
Nella fila in basso, da sinistra a destra, altri cinque sottosegretari: Marta Dassu', Adelfio Elio Cardinale, Carlo De Stefano, Giovanni Ferrara, Roberto Cecchi (foto Ansa)

Grilli lascia il Tesoro e si riduce
lo stipendio del 70 per cento

ROBERTO GIOVANNINI
ROMA

Ci sono persone sperimentate come Vittorio Grilli, nella squadra dei viceministri e sottosegretari dei ministeri economici. Ma sicuramente faranno discutere le nomine degli altri due viceministri: Mario Ciaccia, dirigente di Biis (una controllata di Banca Intesa) fortemente voluto da Corrado Passera, e Michel Martone, rampante e giovane giuslavorista che ritiene l’articolo 18 un «tabù che resiste alla tempesta».

Ma cominciamo dal ministero dell’Economia. Viceministro, e certamente con un ruolo molto importante sarà Vittorio Grilli, 54 anni. Un curriculum impressionante, quello del bocconiano e «milanese» che Umberto Bossi e Giulio Tremonti volevano governatore di Bankitalia, e che dal 2005 siede sulla poltrona di Direttore Generale del Tesoro, fortemente valorizzato proprio dall’ex ministro di Sondrio, anche se ha collaborato anche con Tommaso PadoaSchioppa. Da oggi però Grilli percepirà solo lo stipendio da viceministro, rinunciando al 70% dei suoi emolumenti: si metterà in aspettativa.

Con lui e il ministro ad interim Monti collaboreranno come sottosegretari due persone da tempo presenti nel dibattito di politica economica. Il primo è Vieri Ceriani, romano, 61 anni: da una vita in Banca d’Italia a occuparsi di fisco, nel 1996 è diventato il regista delle riforme varate da Vincenzo Visco. Tornato a Bankitalia, ne ha guidato il servizio rapporti fiscali, e di recente ha coordinato il comitato voluto da Tremonti per mappare l’erosione e le agevolazioni tributarie. Gianfranco Polillo, già capo del Servizio di bilancio della Camera, socialista riformista approdato al centrodestra, dal 2002 al 2004 è stato responsabile economico della Presidenza del Consiglio.

Al ministero del Lavoro arriva un viceministro di 37 anni: è Michel Martone, docente di diritto del Lavoro alla Luiss, da un po’ di tempo ospite fisso (ed efficace) dei talkshow politici tv. Martone, consulente di Renato Brunetta al ministero dell’Innovazione, propone un aggressivo riformismo per abbattere i «veto player» che difendono il «mito» dell’articolo 18 «alimentando la precarietà». Sempre al lavoro, come sottosegretario, sbarca Maria Cecilia Guerra, 54 anni, direttore del dipartimento di Economia Politica a Modena, che per la verità si è fatta luce soprattutto occupandosi di politiche fiscali, criticando le scelte di Tremonti (a partire dai condoni) dalla «voce.info».

Infine, lo Sviluppo Economico. Un duro corsivo del «Corriere della Sera» non ha scoraggiato Passera nel nominare viceministro Mario Ciaccia, amministratore delegato di Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo, il braccio operativo di Intesa Sanpaolo nel finanziamento delle grandi opere. Già magistrato della Corte dei Conti e capo di gabinetto alle Poste e ai Beni Culturali, Ciaccia opera dal 2002 in Banca Intesa. Tre invece sono i sottosegretari. Claudio De Vincenti, 63 anni, è docente di Economia Pubblica alla Sapienza, e in qualità di esperto di servizi pubblici ha collaborato strettamente durante l’ultimo governo Prodi con Visco alle Finanze e Fioroni alla Salute; autore di un diffuso manuale di economia è membro di due «pensatoi» di centrosinistra come Nens (il centro di Bersani) e Astrid (quello di Franco Bassanini).

Massimo Vari, nato nel 1937, è stato vicepresidente della Corte Costituzionale, e attualmente è Presidente di Sezione della Corte dei Conti. Guido Improta, infine, è stato nominato sottosegretario con delega specifica alle Infrastrutture. Da registrare, infine, la nomina a sottosegretario all’Ambiente di Tullio Fanelli, ingegnere nucleare, componente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas dal dicembre 2003 e consigliere di amministrazione del GRTN, il Gestore della rete di trasmissione di energia.

http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/432238/

domenica, novembre 13, 2011

Un cittadino al servizio del Paese Il programma di Monti: efficacia e urgenza, crescita e rigore


di Eugenio Scalfari



Mentre scrivo queste mie riflessioni domenicali Giorgio Napolitano ha ricevuto la lettera di dimissioni del presidente del Consiglio, salito al Colle tra la folla che gli urla "buffone" e canta l'Inno di Mameli. E mentre oggi il nostro giornale è nelle edicole le consultazioni al Quirinale sono già cominciate e dureranno per l'intera giornata.



Non sarà una giornata facile quella del Capo dello Stato. Le forze dell'opposizione - tutte senza alcuna eccezione - indicheranno Mario Monti e un esecutivo di soli tecnici per portare l'economia italiana fuori dal disastro che ne sta devastando la stabilità dei cosiddetti "fondamentali": al tempo stesso la competitività e la coesione sociale.



Ma l'ex maggioranza aggiunge a questo quadro già di per sé assai fosco un ulteriore tasso di drammaticità che la dice lunga sulla natura dei due partiti che la compongono, il Pdl e la Lega. La dice lunga sul prevalere dei loro gruppi dirigenti, degli interessi individuali, settoriali e clientelari su quelli generali della Nazione e quindi sulla loro irresponsabilità di fronte alla crisi che sta imperversando su tutto l'Occidente.

Il gruppo dirigente del Pdl è spaccato in due tra chi si oppone alla candidatura di Monti e chi l'accetta come l'unica via d'uscita possibile. Quanto alla Lega il suo vero obiettivo sono le elezioni immediate e la separazione dal Pdl per non subirne il contagio d'una inevitabile sconfitta elettorale.



Berlusconi galleggia nel mare tempestoso che lo circonda ma, dalle sue recenti sortite, dai suoi cambiamenti di rotta improvvisi, dalle proposte assurde e dagli anatemi ripetitivi, dà l'impressione d'essere in uno stato di stordimento e di incoerenza totale, come un pacco sballottato nella stiva d'una nave che imbarca acqua dalle falle del suo sconnesso fasciame.



È evidente che la disgregazione del Pdl complica ulteriormente il quadro; è anche evidente che il Capo di quel partito non è più in grado di comandare ma è altrettanto evidente che non c'è nessuno in grado di sostituirlo. E tuttavia i voti in Parlamento dei deputati e dei senatori berlusconiani sono un ingrediente significativo per la sussistenza d'un governo di emergenza.



Per risolvere questo problema Napolitano ha dodici ore di tempo. Conoscendone le capacità politiche, la lucidità delle intuizioni e la dedizione al bene comune, confidiamo nella sua riuscita. In mezzo a tanti guai, errori e manchevolezze che hanno agitato la storia del nostro Paese negli ultimi vent'anni, abbiamo però avuto la fortuna di tre presidenti della Repubblica, Scalfaro, Ciampi, Napolitano, che hanno costituito l'antemurale difensivo della Repubblica contro le ondate del populismo, della demagogia e dell'avventura.



* * *



Prima di fare il punto aggiornato sulla situazione della finanza e dell'economia italiana di fronte ai mercati che lunedì daranno il loro giudizio sulle decisione politiche che nel frattempo saranno state prese, va chiarita una questione importante che finora ha diviso la pubblica opinione: l'eventuale nascita d'un governo Monti rappresenta la sconfitta della politica e la vittoria della tecnocrazia? Un governo di tecnici che confisca i diritti del popolo sovrano?

Napolitano, più volte interrogato in varie occasioni pubbliche su questo argomento, ha dato una risposta definitiva: "Non esistono governi tecnici poiché un governo, comunque composto, ha bisogno per esistere d'ottenere la fiducia del Parlamento, cioè dei rappresentanti del popolo depositari pro tempore della sovranità popolare". Del resto la nomina di Mario Monti a senatore a vita e in quanto tale membro del Senato a tutti gli effetti è stato un elemento in più, mirato a rafforzare la politicità dell'eventuale candidato.

Ma aggiungo un'ulteriore considerazione: le dimissioni di Berlusconi non sono un evento caduto dal cielo; sono avvenute a causa d'una sconfitta parlamentare in occasione del voto sul Rendiconto generale dello Stato, avvenuto la scorsa settimana. Quel Rendiconto è un atto fondamentale nella vita dello Stato perché senza la sua approvazione non si può approvare né la legge di Bilancio né la legge Finanziaria.

In quell'occasione le opposizioni, rafforzate da un gruppo di dissidenti usciti dalle file del Pdl, decisero di astenersi e in questo modo di contarsi e di contare i voti della maggioranza. Il risultato fu duplice: da un lato il Rendiconto fu approvato come era assai opportuno per non bloccare la macchina dello Stato; dall'altro il risultato della conta fu di 308 voti della maggioranza e di 321 voti dell'opposizione. Poiché la maggioranza, per esser tale, deve avere almeno 316 voti, da quel giorno ha cessato di esistere tant'è che Berlusconi, responsabilmente, andò al Quirinale e presentò le proprie dimissioni "a scadenza". La scadenza è arrivata oggi ed oggi infatti quelle dimissioni sono diventate esecutive.



Conclusione: la caduta di questo governo è avvenuta in Parlamento ed è stata un evento politico a determinarla, con buona pace di chi continua a parlare d'una politica asservita al dominio dei tecnocrati.



* * *



Per completare quanto scritto fin qui voglio ora trascrivere l'inizio del discorso che Carlo Azeglio Ciampi pronunciò davanti alle Camere il 6 maggio del 1993, dopo essere stato nominato presidente del Consiglio da Scalfaro. Sono parole di estrema attualità, forse non diverse da quelle che dirà Monti in analoga eventuale circostanza.

"È per la prima volta nell'applicazione della Costituzione repubblicana che un semplice cittadino, senza mandato elettorale, parla davanti a voi nelle funzioni di presidente del Consiglio ed io sento innanzitutto di dover testimoniare in quest'Aula il rispetto profondo, l'amore civico mai venuto meno, l'orgoglio degli italiani per le istituzioni rappresentative. La storia della democrazia italiana, della progressiva attuazione dei suoi valori, dello stesso avanzamento civile del nostro Paese, coincide con la storia del Parlamento.

Con grande emozione sono qui per ottenere la vostra fiducia non soltanto ai sensi dell'articolo 94 della Costituzione, ma in un senso molto più largo. Intendo una fiducia che prescinda dalla contabilità dei voti dati o dei voti negati. Mi riferisco ad una fiducia morale del Parlamento anche da parte da chi riterrà di dare voto negativo riconoscendo però l'utilità e forse la necessità e l'onestà dello sforzo che questo governo si propone di compiere.



Come la stragrande maggioranza dei nostri concittadini, guardo con speranza al moto di profondo rinnovamento che attraversa il Paese".

Quel governo durò un anno ponendo le basi della ripresa economica e morale. Votò anche la riforma della legge elettorale e poi si dimise avendo assolto al compito che gli era stato affidato. Purtroppo dopo di lui arrivò Berlusconi e sappiamo che cosa è avvenuto e quale sia stata la devastazione delle istituzioni che ne è seguita.

Ora siamo ad una svolta e mi è sembrato che rileggere le parole di Ciampi sia di buon auspicio per il futuro.



* * *



Ed ora facciamo il punto dell'economia, lo stiamo facendo ogni settimana perché ogni giorno i mercati operano sotto stelle diverse e spesso addirittura sotto cieli coperti di nebbia e di nuvole.

Quella alle nostre spalle è stata una settimana di tregenda, conclusa da due giorni di pausa e di respiro in attesa del meglio. Per i mercati il meglio è Monti il peggio è l'incertezza e l'indecisione.

Nei giorni di tempesta lo "spread" è arrivato a 600 punti dal "Bund" tedesco e il rendimento dei nostri titoli pluriennali ha raggiunto il 7,10 per cento, un livello che provocherebbe l'avvitamento del sistema se non fosse un picco ma diventasse uno standard. Il professor Penati ha spiegato su queste colonne che un rendimento del 7 per cento provocherebbe illiquidità nelle banche e poi insolvibilità. Penati teme che questi fenomeni siano già in atto. Forse è troppo pessimista ma ci va vicino. Personalmente penso che una terapia sia ancora possibile purché applicata con urgenza. Credo sia questo il programma di Monti: efficacia e urgenza, crescita e rigore. Ho scritto altre volte, parafrasando Draghi, Roubini e Stiglitz, che a questo a punto i provvedimenti di crescita sono più urgenti del rigore perché consentono un rigore "sano". Senza crescita il rigore diventa una tremenda malattia che si chiama deflazione e recessione.



Concludo sul tema di eventuali elezioni anticipate. Ci sono ragioni che le sconsigliano ed altre che le motivano tirando in ballo il popolo sovrano. Ma ce n'è una che è decisiva e definitiva: le elezioni significano a dir poco due mesi di campagna elettorale, due mesi dominati dall'incertezza del risultato. Una festa per i ribassisti che avrebbero una prateria a disposizione in una fase di scadenze massicce dei nostri titoli pubblici. Per di più con un'ipotesi di maggioranze diverse tra Camera e Senato e quindi con un'incertezza protratta ancora oltre i risultati.



Pare che i sostenitori di elezioni immediate siano sordi da quest'orecchio. Portano l'esempio di Spagna e Grecia ma si tratta d'un esempio profondamente sbagliato: la Spagna non ha i titoli in scadenza come noi e la Grecia ha già un debito sovrano svalutato del 50 per cento. Il nostro debito è il terzo del mondo e se salta, salta l'euro. Il punto è questo. Perciò noi facciamo il tifo per Monti.



http://www.repubblica.it (13 novembre 2011)

sabato, agosto 02, 2008

creatività istituzionale: vignette su http://www.innovazionepa.gov.it



Sul sito del ministero le vignette sui fannulloni. Reazioni articolate tendenti al negativo. (lavoratori arrabbiati, giustamente).
piccola rassegna:
da l'Unità:
Un dipendente pubblico che ha bisogno di informazioni sul suo contratto, sulle circolari che lo riguardano, sulle persone al ministero che potrebbero dargli una mano, rimarrà un po´ basito. Sull´home page del sito del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, infatti, più che informazioni troverà vignette e minacce.Il ministro Brunetta ha deciso di rompere con la linea ingessata dei siti istituzionali e ha pensato bene di buttarla sul ridere. Forse si è fatto prendere un po´ la mano: al di là delle manie di protagonismo (Brunetta raccoglie e pubblica quotidianamente le vignette che lo riguardano), colpisce lo stile tra l´ilare e il minaccioso: una foto scattata sui muri delle Poste di Milano dove qualcuno con lo spray ha scritto «Via i fannulloni», una sezione intitolata «Licenziare il dipendente pubblico? Si può!», con tanto di punteggiatura a sottolineare l´enfasi della conquista. E li dentro, una sfilza di episodi, raccolti da maggio ad oggi, che metterebbero paura anche al lavoratore più indefesso: licenziamenti, arresti, tagli di stipendi, foto segnaletiche, imputazioni per truffa.Insieme a vignette e minacce, il sito punta tutto sull´«operazione trasparenza» e pubblica gli stipendi di tutti i dipendenti, dal ministro all´ultimo consulente. Peccato la serietà non si misuri in euro. E la scelta di trasformare il sito di un ministero in un campionario di boutade, non aiuta a convincere del contrario.
dal Corrierone:
A un ministro non capita mai di pensare di poter avere nella satira un alleato. Di solito i membri del governo sono tra i bersagli preferiti delle vignette. E invece al titolare della Pubblica amministrazione è capitato di avere dalla sua parte grandi matite, da Giannelli a Vincino.
UNDICI VIGNETTE - E così Renato Brunetta ha pensato bene di mettere undici vignette che celebrano la sua campagna antifannulloni sul sito del ministero. L’idea, per la precisione, è stata del suo portavoce, Vittorio Pezzuto, che spiega: «A volte una vignetta vale più di un editoriale e quindi ci è sembrato giusto metterle sul sito, senza contare che contribuiscono ad alleggerire la materia». Difficile dargli torto. Basta guardare quella dove si vedono due personaggi, con uno che dice: «Grazie all’effetto Brunetta, a maggio e giugno gli statali si sono "ammalati" il 15% in meno». E l’altro: «E ora chi fronteggerà le proteste degli... albergatori?».
BOOM DI CONTATTI - Che, aggiungono, ha visto un boom di contatti. Erano in media 2 mila al giorno prima dell’arrivo del vulcanico ministro, sono circa 20 mila ora, con punte di 200mila nei giorni in cui (come ieri) sono stati messi on line i dati sulle retribuzioni e le assenze dei dipendenti pubblici. A Torino, intanto, il city manager Cesare Vaciago, seguendo le nuove norme volute dal governo, ha mandato le prime 131 lettere di pensionamento ad altrettanti dipendenti che hanno raggiunto 40 anni di servizio o 65 anni d’età: una misura per svecchiare la burocrazia e tagliare le spese.
La reazione del Ministro su La Nazione:
Sereno il ministro Brunetta che replica "Il sito del ministero raccoglie tutto il materiale che viene pubblicato sulle nostre iniziative. Articoli e anche vignette, perché no?". Oggi possono sembrare particolarmente favorevoli ma Brunetta assicura che il sito "ne ha pubblicate anche di sgradevoli e lo faremo ancora in futuro, quando arriveranno senza alcun filtro o censura".

mercoledì, maggio 07, 2008

La lista dei ministri del governo Berlusconi. Nel frattempo Giuliano Ferrara dal Foglio si interroga su questo governo senza cattolici.

In primo piano Il Foglio 7 Maggio 2008

Ci si chiede se 6 zie suore del Cav.compensino il ministero superlaico

UN GOVERNO SENZA CATTOLICI

Adulti forse, ma sicuramente cattolici. Pasticcioni forse, ribelli, disincantati, rassegnati, pudichi, in qualche caso più laicisti dei laicisti, ma sicuramente cattolici. Pullulavano nel governo precedente e dannatissimo: da Prodi a Bindi, Fioroni, Rutelli, Turco, Mastella, Parisi, De Castro, Santagata. Per cattolici si intenda, in luogo di semplici battezzati o generici ex chierichetti: politici di formazione cattolica, con legami intellettuali o militanti o di rete civile e politica con il movimento cattolico organizzato, in tutte le sue forme, e con la chiesa. Personalità ogni giorno interpellate, in ragione della loro identità e fede, sulle grandi questioni nuove di relazione tra religione e politica, tra etica e potere pubblico. Bisognerebbe aggiungere il cristiano valdese Ferrero, e per le istituzioni, naturalmente, il presidente del Senato Marini, il capogruppo alla Camera Franceschini. Con l’espulsione e la marginaiízzazione dell’Udc, con il passaggio all’opposizione dei cattolici di sinistra o democratici, di tanta gloria in excelsis non resta che una vicepresidenza Buttiglione, meschina meschina. E la salda garanzia romano-vaticana di un potere di palazzo, quello di Gianni Letta, che in tanto ribaltarsi e turbarsi di ogni cosa vivrà un suo splendido isolamento, ma sempre in comunione con la gerarchia. Per il resto, nel nuovo governo così come si va configurando a balzelloni, no cattolici. Stiamo fotografando, con una punta di paradosso, una situazione in fondo scontata. La dc di sinistra nel Pd, e Casini da solo al centro, hanno perso le elezioni: ovvio che il loro posto non sia nell’esecutivo. Però fa impressione lo stesso, questo strano rovesciamento di senso per cui dopo il referendum sulla fecondazione assistita e il family day, e all’indomani delle tenorili polemiche sul dispotismo clericale nella vita pubblica italiana, i cattolici come classe dirigente sono scomparsi dalle posizioni più influenti del sistema istituzionale e politico. Il presidente della Camera ha pronunciato nel suo discorso inaugurale parole ispirate al più puro ratzingerismo. E’ immaginabile che anche Berlusconi ce la metta tutta a recuperare verbalmente il terreno che gli è smottato sotto i piedi, proprio a lui che rivendica sempre, e sempre ironicamente, la funzione protettiva di ben 6 zie suore sull’intera sua parabola umana e pubblica. Tuttavia il fatto resta, e ingolosisce e incuriosisce gli osservatori. Le condizioni per il dispiegarsi dell’anarchia etica ci sono tutte.

comunque il governo è questo:

Ministri con portafoglio
Esteri: Franco Frattini; Interno: Roberto Maroni; Giustizia: Angelino Alfano; Economia Giulio Tremonti; Difesa: Ignazio La Russa; Sviluppo economico: Claudio Scajola: Pubblica istruzione: Maria Stella Gelmini; Politiche agricole Luca Zaia; Ambiente Stefania Prestigiacomo; Infrastrutture Altero Matteoli; Welfare Maurizio Sacconi; Beni culturali Sandro Bondi.

Ministri senza portafoglio Riforme: Umberto Bossi; Semplificazione: Roberto Calderoli; Attuazione Programma: Gianfranco Rotondi; Politiche Comunitarie: Andrea Ronchi; Pari Opportunità: Mara Carfagna; Affari regionali: Raffaele Fitto; Politiche giovanili Giorgia Meloni; Rapporti con parlamento Elio Vito; Innovazione Renato Brunetta.

giovedì, gennaio 03, 2008

"Bene governo su pensione reversibilità agli inabili"

Dichiarazione dei parlamentari del Pd, Emanuela Baio, Paola Binetti, Luigi Bobba, Nino Papania, Emilio Del Bono e Marco Calgaro

"Va dato atto al governo di aver accolto nel decreto milleproroghe una misura importante per la vita dei figli riconosciuti inabili e delle loro famiglie. Si tratta della rimozione dei vincoli alla concessione della pensione di reversibilità dei genitori al figlio che a causa di infermità o difetto fisico o mentale, è riconosciuto inabile, ma che svolge attività remunerata, con finalità terapeutiche". Lo dichiarano i parlamentari del Partito Democratico Emanuela Baio, Paola Binetti, Luigi Bobba, Nino Papania, Emilio Del Bono e Marco Calgaro.
"E' questa una misura molto importante perché permetterà alle tante famiglie di persone inabili, di superare il timore di perdere le risorse su cui contano per il futuro dei propri figli. Ma anche perché il lavoro, per la maggior parte di loro, è uno strumento terapeutico che, in questo modo, viene sostenuto e incoraggiato".
"L'approvazione della norma rappresenta un servizio alla famiglia da parte della società che, attraverso questa misura di solidarietà, si fa responsabilmente carico dei giovani disabili e delle loro famiglie. Questa misura è infine molto significativa poiché si configura come un momento di affermazione concreta e positiva del valore della dignità della vita, di quella di tanti ragazzi sfortunati che possono contare su una vita il più possibile simile a quella dei loro coetanei e, non a caso, si impegnano a svolgere una attività - e quindi a contribuire alla crescita del Paese - nell'ambito delle loro competenze e delle loro diverse abilità. Per queste persone – concludono i parlamentari - svolgere un'attività significa prima di tutto sentirsi riconosciuti come persone accettate, avere delle relazioni positive, senza perdere l'autonomia finanziaria, anche quando non possono più contare sul sostegno morale ed economico dei loro cari".

Roma, 3 gennaio 2008




D.L. 31-12-2007 n. 248
Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 31 dicembre 2007, n. 302.
46. Disposizioni in favore di inabili.

1. All'articolo 8 della legge 12 giugno 1984, n. 222, dopo il comma 1 sono aggiunti i seguenti:

«1-bis. L'attività svolta con finalità terapeutica dai figli riconosciuti inabili, secondo la definizione di cui al comma 1 con orario non superiore alle 25 ore settimanali, presso le cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, o presso datori di lavoro che assumono i predetti soggetti con convenzioni di integrazione lavorativa, di cui all'articolo 11 della legge 12 marzo 1999, n. 68, non preclude il conseguimento delle prestazioni di cui al citato articolo 22, comma 1, della legge 21 luglio 1965, n. 903.

1-ter. L'importo del trattamento economico corrisposto dai datori di lavoro ai soggetti di cui al comma 1-bis non può essere inferiore al trattamento minimo delle pensioni a carico dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti incrementato del 30 per cento.

1-quater. La finalità terapeutica dell'attività svolta ai sensi del comma 1-bis è accertata dall'ente erogatore della pensione ai superstiti.

1-quinquies. All'onere derivante dal presente articolo, pari a 1,2 milioni di euro annui a decorrere dal 2008, si provvede per gli anni 2008 e 2009 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 5 dell'articolo 10 del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, e per l'anno 2010 mediante corrispondente riduzione della proiezione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008-2010, nell'ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando quanto a euro 400.000 l'accantonamento relativo al Ministero della solidarietà sociale e quanto a euro 800.000 l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e della previdenza sociale.».

venerdì, ottobre 19, 2007

Registrazione dei blog, protesta sul web

Me ne vado, «armi, bagagli e server in uno Stato democratico». Non è una minaccia, è Beppe Grillo infuriato per la proposta di legge presentata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi. Non poteva partire che da lui, il re dei bloggers, la protesta contro quella che giudicano una legge per «tappare la bocca a Internet».

A seminare il panico, sono gli obblighi di registrazione e la burocrazia varia che il disegno di legge prevede per i prodotti editoriali del web. E soprattutto le sanzioni previste per la diffamazione. Tutti i siti, compresi i blog dunque, dovranno registrarsi al Roc, il Registro per gli Operatori della Comunicazione. «Quale ragazzo – tuona Grillo – si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?». E invita i suoi fedelissimi a mandare mail di protesta all’indirizzo del sottosegretario Levi.

Ma prima di vedersi intasare la casella di posta elettronica, Ricardo Franco Levi decide di scrivere prima lui: «Lo spirito del nostro progetto non è certo questo – rassicura – Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile». Ma, è ovvio, quello di Grillo non può essere considerato un semplice blog personale, con il marasma che ha combinato. «Quando prevediamo l'obbligo della registrazione – continua Levi – non pensiamo alla ragazza o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog, pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell'editoria». E Levi difende anche il percorso di partecipazione con cui la proposta è stata costruita: «Non abbiamo lavorato nel chiuso delle nostre stanze: abbiamo pubblicato uno schema di legge e un questionario sul nostro sito internet e ci siamo fatti aiutare da esperti dell'economia e del diritto. Il risultato – spiega – è leggibile sul nostro sito dove pure si possono trovare in totale trasparenza tutti gli elementi e i dettagli dell'intervento pubblico a favore dell'editoria». Quanto al tema della responsabilità, commenta Levi «credo che sia un tema che a nessuno dovrebbe stare più a cuore di chi usa, apprezza e ama la Rete».

Comunque, c’è tempo. Il disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 ottobre: il Governo, su proposta del premier Romano Prodi ha delegato se stesso all’emanazione di un testo unico per il riordino dell’intera legislazione del settore editoriale. Ora il ddl passerà all’esame delle Camere.

Intanto, si scatenano i commenti. Il ministro Di Pietro usa il suo blog per scagliarsi contro la proposta che reputa «liberticida, contro l'informazione libera e contro i blogger che ogni giorno pubblicano articoli mai riportati da giornali e televisioni». «Per quanto ci riguarda – spiega Giuseppe Giulietti, deputato Ds e fondatore di Articolo21 – riterremmo un gravissimo errore l'assimilazione tra i siti editoriali tradizionali e l'intero universo dei blog». «Voglio sperare che il ddl del governo non voglia davvero regolamentare i blog nella rete, sarebbe come voler fermare l'acqua del mare», parafrasa il responsabile Informazione del Pdci, Gianni Montesano. Che però aggiunge: «Una cosa è la libera circolazione delle idee e delle informazioni, un diario; altra cosa un'iniziativa editoriale per la quale, in quel caso sì, è giusta una regolamentazione».

lunedì, agosto 27, 2007

Bossi alza i toni sul fisco: per fucili c'è sempre prima volta

chi lo dice, chi lo pensa, chi lo fa....nel senso che li usa.



MILANO (Reuters) - Intervenendo ad un comizio nel Bergamasco, Umberto Bossi ha alzato oggi i toni per riaffermare la determinazione della Lega sulla protesta fiscale, dicendo che sebbene i "padani" abbiano sempre pagato le tasse e non abbiano mai "tirato fuori i fucili", c'è sempre "una prima volta".

I toni duri del leader del Carroccio, espressi al microfono davanti a una folla di sostenitori riuniti a Cà San Marco, rafforzano la proposta di una "protesta" del Nord contro la pressione fiscale.

"A Roma - ha detto Bossi ripreso dai tg - pensano: 'Al nord sono un po' pirla. Parlano ma poi pagano, quindi non diamogli niente".

Ma, ha proseguito il leader della Lega, "se la Lombardia potesse chiudere i rubinetti, l'Italia morirebbe in cinque giorni, perchè l'Italia vive con i soldi della Lombardia".

La protesta fiscale "è una cosa pericolosa per i romanofili e per tutta la banda di chi vive sulle spalle dei lombardi e dei veneti e dei piemontesi, di quelli che pagano le tasse", ha detto ancora Bossi, che non è la prima volta che ricorre a metafore forti per arringare i suoi simpatizzanti.

"Finora gli è andata bene. A loro interessano solo i nostri soldi. I lombardi di fucili non ne han mai tirato fuori ma (per farlo) c'è sempre la prima volta".

Lo sciopero fiscale, lanciata dallo stesso Bossi da Ponte di Legno il giorno dopo Ferragosto, propone di pagare le tasse direttamente alle Regioni anziché allo Stato centrale, un modo per chiedere che in Finanziaria ci sia un maggiore impegno per il federalismo fiscale.

I toni di Bossi sono destinati a sollevare un coro di reazioni tra i politici, tra chi la considera solo una provocazione e chi ne accusa l'eccesso. Per il ministro e leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, "la chiamata alle armi di Umberto Bossi rivolta ai lombardi stanchi di pagare le tasse è inaccettabile, ma questo è un giudizio scontato. Ci sarà il solito polverone e, dopo, i fucili saranno usati solo per andare a caccia".

Per il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli, "Bossi fa del terrorismo politico". "Cosa ne pensano Berlusconi, Fini e Casini? Ci attendiamo una netta condanna delle deliranti affermazioni del leader leghista", aggiunge il deputato dei Verdi.

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giovedì, luglio 19, 2007

Approvato dal Governo il Dpef per gli anni 2008-2011 ora tocca al parlamento...

Il Consiglio dei Ministri del 28 giugno scorso ha approvato il Documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2008-2011. Il Dpef 2008-2011 pone l'accento su un modello di crescita sostenibile sotto il profilo finanziario, sociale e ambientale. Dopo gli interventi incisivi dei mesi scorsi, mirati a far uscire i conti pubblici da una situazione di emergenza, il dpef 2008-2011 intende agire prioritariamente sul fronte dello sviluppo economico, senza tuttavia mettere a repentaglio gli equilibri di bilancio conseguiti. Per trasformare la ripresa congiunturale in atto in una crescita duratura e sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale e finanziario è indispensabile ampliare l'orizzonte temporale di riferimento dell'azione pubblica, favorire una maggiore equità intergenerazionale e ridurre l'onere del debito per le future generazioni.


Dpef, Ici e rendite in risoluzione

La risoluzione di maggioranza sul Dpef conterra' l'indicazione per il taglio dell'Ici e le detrazioni per chi e' in affitto. Non ci saranno invece indicazioni sulle pensioni. Mentre contemplera' un'ulteriore indicazione per l'armonizzazione delle rendite finanziarie con un'aliquota unica al 20%. Lo ha detto il relatore al documento, Natale Ripamonti (Verdi) al termine di una riunione tra il governo e la maggioranza. Tra gli altri punti anche la riqualificazione della spesa.
La maggioranza delle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha dato mandato ai relatori al Dpef, Michele Ventura e Natale Ripamonti, a mettere a punto la Risoluzione di maggioranza al Documento che dovrà essere approvata in ciascuna Assemblea. E' quanto è emerso nella riunione dei rappresentanti della maggioranza delle commissioni che si è svolta a palazzo Madama. Nella risoluzione, annuncia Ripamonti, ci sarà "la revisione del Patto di stabilità interno in accordo con gli Enti locali, come annunciato da Padoa-Schioppa".

Gli altri punti che saranno contenuti nella risoluzione, spiega Ripamonti, riguardano l'armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie e il Mezzogiorno. Sugli interventi per il Sud, il relatore di maggioranza al Senato, precisa che "occorre ancora scegliere esattamente la misura".

"Dovrò mettere a punto la risoluzione ed è un lavoro lungo e impegnativo - commenta Ripamonti - ognuno ha delle sue proposte e bisogna trovare un accordo su un documento che sia condiviso da una maggioranza complicata". Il relatore di maggioranza alla Camera, Michele Ventura, precisa che "si lavorerà insieme perché com'è noto le Risoluzione di Camera e Senato non divergono di molto".
DPEF/ MAGGIORANZA DA' MANDATO A RELATORI SU RISOLUZIONE
Martedì sera la commissione Bilancio chiuderà l'esame del Dpef con il mandato al relatore, mentre mercoledì mattina il Dpef dovrebbe approdare in Aula a palazzo Madama. Ancora da definire i tempi della Camera che la prossima settimana sarà impegnata sul 'dl tesoretto' (fino a mercoledì) e poi sul ddl di riforma dell'ordinamento giudiziario.
Tutte le informazioni sul sito del governo

martedì, aprile 10, 2007

Tutela del consumatore e liberalizzazioni: in vigore le nuove norme

Sono in vigore dal 3 aprile le norme a tutela dei consumatori, per la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, contenute nella legge di conversione n. 40.E' stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 77 del 2 aprile 2007, il testo coordinato del decreto legge 31 gennaio 2007, n. 7 con la legge di conversione 2 aprile 2007, n. 40.
Il provvedimento, approvato definitivamente dal Senato il 30 marzo scorso, contiene regole che riguardano molti e differenti settori della vita economica. Ecco un quadro di sintesi ricavato dai titoli stessi del decreto:
· ricarica nei servizi di telefonia mobile, trasparenza e libertà di recesso dai contratti con operatori telefonici, televisivi e di servizi internet;
· misure per il mercato delle telecomunicazioni;
· informazione sui prezzi dei carburanti e sul traffico lungo la rete autostradale e stradale;
· trasparenza delle tariffe aeree;
· data di scadenza dei prodotti alimentari;
· misure per la concorrenza e per la tutela del consumatore nei servizi assicurativi;
· semplificazione nel procedimento di cancellazione dell'ipoteca nei mutui immobiliari;
· estinzione anticipata dei mutui immobiliari divieto di clausole penali;
· portabilità del mutuo;
· disposizioni a tutela dei cittadini utenti;
· comunicazione unica per la nascita dell'impresa;
· misure urgenti per la liberalizzazione di alcune attività economiche;
· misure per il mercato del gas;
· revoca delle concessioni per la progettazione e costruzione di linee ad alta velocità e nuova disciplina degli affidamenti contrattuali nella revoca di atti amministrativi;
· misure per il mercato del gas;
· disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale e di valorizzazione dell'autonomia scolastica;
· misure in materia di autoveicoli.

Per saperne di più
Il testo del decreto
Sintesi dei provvedimenti (tratta dal sito del Governo)

lunedì, marzo 26, 2007

Destinazione del TFR

Destinazione del TFR maturando, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ricorda:
Decreto interministeriale 30 gennaio 2007, recante “Attuazione dell’articolo 1, comma 765, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Procedure di espressione della volontà del lavoratore circa le destinazione del TFR maturando e disciplina della forma pensionistica complementare residuale presso l’INPS (FONDINPS)”.
Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ricorda che ai fini della espressione della volontà circa le destinazione del TFR maturando il lavoratore deve riconfermare la propria scelta eventualmente fatta precedentemente alla pubblicazione del decreto che contiene i moduli ufficiali TFR1 e TFR2
Infatti:
* la manifestazione della volontà di destinazione del TFR deve esse esercitata esclusivamente attraverso la compilazione dei moduli TFR1 e TFR2 allegati al decreto;
* la disposizione di cui al comma 6 dell’articolo 1 del decreto (“Per i lavoratori che successivamente al 31 dicembre 2006 e prima della data di pubblicazione del presente decreto avessero già manifestato al datore di lavoro la propria volontà di conferire il TFR ad una forma pensionistica complementare, è fatta salva la decorrenza degli effetti dalla data della scelta già compiuta, a condizione che tale scelta sia confermata mediante la compilazione del modulo TFR1 o TFR2, allegato al presente decreto, entro 30 giorni dalla predetta pubblicazione”) ha definitivamente chiarito che i soli moduli utilizzabili sono quelli denominati TFR1 e il TFR2, ma che comunque è fatta salva la decorrenza degli effetti della scelta della previdenza complementare già compiuta fino al 31 gennaio 2007, purché sia riconfermata mediante la compilazione dei soli moduli validi TFR1 e TFR2, entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto 30 gennaio 2007.

mercoledì, marzo 14, 2007

Colf e badanti stranieri, novità per oltre 1,1 mln

Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Niente più quote per colf e badanti stranieri. Lo prevede la legge delega Amato-Ferrero, in arrivo al Consiglio dei ministri la prossima settimana. Secondo la riforma che dovrebbe archiviare la legge Bossi-Fini, dunque, i lavoratori stranieri extracomunitari impiegati nei servizi di cura domestici e di assistenza alla persona non saranno più vincolati rigidamente al numero di ingressi stabilito nel decreto 'flussi' e la quota stabilita per il lavoro parasubordinato domestico potrà essere superata in caso di aumento della domanda interna.
Le persone straniere che nel 2006 hanno lavorato nel nostro Paese come colf e badanti sono stimate tra le 713mila e le 1.134mila unità (ricerca Cergas - Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale - dell'Universita' Bocconi), a fronte delle 500mila regolari e iscritte all'Inps a fine 2005.
''Speriamo che i provvedimenti annunciati - commenta con Labitalia Ramona Campari, responsabile nazionale per la Filcams Cgil delle colf - servano a favorire la regolarizzazione delle migliaia di lavoratrici straniere presenti sul nostro territorio. E speriamo anche - aggiunge - che questa scelta non diventi una scappatoia per rinunciare definitivamente a un welfare pubblico''. ''Questa rinuncia alle quote per colf e badanti - avverte Campari - dovrebbe in realtà intrecciarsi con una buona politica pubblica di welfare. Altrimenti, stando così le cose, le famiglie devono individuare le loro soluzioni in solitudine''.
La disciplina attuale in materia di colf extracomunitarie prevede che il datore di lavoro presenti (prima dell'arrivo del lavoratore in Italia) la domanda di nulla osta al lavoro, indirizzandola al competente Sportello Unico per l'Immigrazione con allegati, oltre ai documenti delle due parti, una dichiarazione di retribuzione minima salariale di 381,72 euro mensili. Le domande si presentano presso uno degli uffici postali abilitati e finora hanno fatto riferimento ai cosiddetti decreti flussi.
Se passerà la riforma Amato-Ferrero, non ci saranno più problemi di quote e ogni datore di lavoro interessato ad assumere una colf potrà presentare regolare domanda. All'arrivo in Italia è necessario provvedere entro 8 giorni alla firma del contratto e alla richiesta di permesso di soggiorno. Il datore di lavoro dovrà in un secondo tempo provvedere alla denuncia di assunzione entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre solare nel quale è avvenuta l'assunzione.
Per quanto riguarda le retribuzioni del personale domestico in Italia, il contratto collettivo nazionale di lavoro (appena rinnovato) prevede per la prima volta il riconoscimento delle diverse mansioni di pulizia e di cura. Per un'assistente familiare convivente, alla prima assunzione e che si occupa di una persona autosufficiente, con un orario di 54 ore settimanali, lo stipendio è di circa 850 euro, mentre per chi si occupa di una persona non autosufficiente è di circa 1.200 euro. La retribuzione oraria di una colf, invece, è di circa 7 euro.

domenica, marzo 04, 2007

Il nuovo sito del Ministero della solidarietà sociale

E' stato inaugurato il 19 febbraio scorso il nuovo sito del Ministero della solidarietà sociale.
'Il sito vuole essere uno spazio di informazione e partecipazione' ha dichiarato il Ministro, che infatti simbolicamente ha voluto dialogare direttamente con i cittadini attraverso un Forum (la trascrizione delle domande e delle risposte è disponibile sul sito del Ministero).
Nuova la struttura, nuova la grafica e nuovo il modo di presentarsi ai cittadini; non più le strutture che si presentano bensì i servizi erogati e le attività svolte nell'ambito delle missioni istituzionali.
Oltre ad illustrare l'organizzazione e l'attività istituzionale del Ministero, il sito è strutturato anche nelle seguenti aree tematiche: Associazionismo sociale - Comunicazione - Disabilità - Fondo nazionale per le politiche sociali - Immigrazione - Inclusione sociale - Infanzia e adolescenza - Livelli essenziali delle prestazioni sociali - Monitoraggio e valutazione delle politiche sociali - Persone anziane - Politiche per le dipendenze - Responsabilità sociale delle imprese - Servizio civile - Volontariato.
Con l'apertura del sito, si è completata anche nel web la fase di riorganizzazione delle attribuzioni dell'ex Ministero Welfare, ereditate distintamente dai due Ministeri, del Lavoro e della Solidarietà Sociale, che dal 19 febbraio hanno anche due distinti siti Internet.
per saperne di più:
Il sito del Ministero della solidarietà sociale

martedì, febbraio 27, 2007

Melandri domani al 1° incontro nazionale Consulte giovanili

Lavoro, casa, creatività e impresa, credito, rappresentanza e nuovi diritti.
Intorno a questi temi che segnano il futuro delle giovani generazioni, ruoterà domani il primo incontro nazionale delle Consulte Giovanili, in programma all’auditorium Parco della Musica di Roma.

Sono attesi circa settecento giovani, provenienti da ogni parte d’Italia, che fanno parte delle consulte locali, principale occasione di elaborazione e proposta delle politiche giovanili e prezioso strumento di confronto per comuni, province, regioni e comunità montane. Dopo la relazione del Ministro per le Politiche giovanili Giovanna Melandri, che si concentrerà sulle linee d’indirizzo elaborate nel Piano nazionale Giovani, saranno numerosi gli ospiti che si alterneranno al microfono e si confronteranno sui temi più sentiti da ragazzi e ragazze.

Per tutti loro è un appuntamento particolarmente atteso, considerato che è la prima volta che si ritrovano insieme grazie al coordinamento del ministero delle Politiche giovanili, creato anche per dare un punto di riferimento certo alle tante realtà locali. Un’occasione da non perdere per avviare un confronto e uno scambio tra esperienze diverse, un’opportunità per il ministero per ascoltare istanze e recepire la domanda di partecipazione dei giovani italiani.

domenica, febbraio 25, 2007

www.tfr.gov.it

il governo ha dedicato un sito al tema della previdenza complementare e dell'uso del tfr (trattamento di fine rapporto). E' un argomento importante ed attuale che conviene continuare ad approfondire.

Entro giugno molti sono chiamati ad una scelta difficile: liquidazione o pensione integrativa?

La decisione del Governo di anticipare la riforma della previdenza complementare al 2007, trova una più appropriata chiave di lettura se collocata nel quadro dell’intero sistema pensionistico, di cui la previdenza complementare è da considerarsi ormai parte integrante.
L’elemento più rilevante della riforma consiste nel tentativo di “sbloccare” il Tfr dei lavoratori dipendenti e di destinarlo ad un fondo pensione: se è vero che l’adesione alla previdenza complementare avviene su base volontaria, è pur vero che il lavoratore sarà chiamato a scegliere, entro sei mesi, in merito al destino del suo Tfr, e se non opererà alcuna scelta la normativa prevede che il Tfr venga comunque destinato, nel silenzio del lavoratore, ad un fondo pensione, secondo precise modalità.
È dunque una scelta libera, o si tratta di una scelta forzata? per approfondire

venerdì, febbraio 23, 2007

''Tra la manifestazione di Vicenza e il voto al Senato nessuna relazione''

''Non date la colpa a noi'': la Tavola della pace difende le proprie scelte e si augura che il governo dell'Unione possa riprendere la sua strada. Don Bizzotto (Beati Costruttori di Pace): ''Il governo deve rispettare il popolo''.

Con una conferenza stampa il network pacifista ha voluto sottolineare l'importanza che venga ricucita una maggioranza governativa, che risponda alle esigenze di pace e diritti che animano la società

Una conferenza stampa organizzata a Roma, presso l'Hotel Nazionale, in merito all'emergenza politica attuale per rilanciare l'appello alla formazione di un governo autorevole, capace di rispondere alla sfida della pace e dei diritti umani. Questo il senso dell'iniziativa pubblica con cui le associazioni riunite nella Tavola della pace hanno voluto far sentire la propria voce in questo contesto politico e istituzionale difficile. Con la consapevolezza che la strada è tutta in salita, soprattutto per la complessità di dover raccordare forze partitiche che in politica estera hanno manifestato da sempre posizioni diverse. Una necessità comunque inderogabile per poter garantire un futuro anche sul piano internazionale per il nostro Paese.
"Lungo questa strada - ha sottolineato il portavoce Flavio Lotti - il governo deve proseguire affrontando con pazienza e coraggio tutte le questioni aperte, anche le più delicate e spinose come quella dell'Afghanistan e di Vicenza. Deve cercare di ricomporre le differenze per raggiungere gli obiettivi comuni, per accrescere l'impegno dell'Italia nella lotta alla povertà, nel disarmo, nella promozione dei diritti umani e della giustizia, per la pace in Medio Oriente, per la cooperazione internazionale, per il rilancio e la democratizzazione dell'Onu". "Lungo questa strada - ha proseguito Lotti - il governo, se saprà ascoltare, troverà milioni di cittadini e centinaia di organizzazioni della società civile e di enti locali pronti a collaborare, in autonomia e spirito critico, con progetti e proposte concrete".
Grande disponibilità dunque verso il tentativo di Romano Prodi di ricucire le fila della propria maggioranza, ma anche una spiccata coscienza di come questo stesso intento abbia già dimostrato i propri limiti e una propria intrinseca debolezza. A partire dai 12 punti con cui il premier dimissionario è partito per rinsaldare la compagine di governo. Ricordando le numerose associazioni che siedono attorno alla tavole della pace (Agesci, Auser, Foxiv, Acli, Libera, Un ponte per, Legambiente, Cgil, e tante altre) il portavoce Lotti ha infatti osservato che "tra i 12 punti presentati ieri da Romano Prodi non ne abbiamo trovato uno che si proponga di aprirsi nei confronti della società civile". Proprio questa scarsa sensibilità verso una democrazia partecipata appare, per il network pacifista, un segnale che il percorso non è ancora maturo. Non a caso, chiudendo il suo intervento alla conferenza stampa, Don Aldini Pizzotto dei Beati costruttori della pace, ha voluto riprendere la questione di Vicenza sottolineando come il voto negativo al Senato non sia dipeso dalla manifestazione di sabato scorso contro il Dal Molin, ma al contrario dalla chiusura dimostrata dall'esecutivo verso le istanze locali: "la richiesta dei vicentini è che chi sta decidendo si rechi sul posto a vedere cosa succede. Inoltre la gente vuole capire, sapere e non subire le decisioni. Vicenza - ha concluso Don Pizzotto - non va trattata come un caso politico a se stante. Chiediamo che le richieste dei cittadini vengano rispettate".
Il tema della democrazia partecipata ha caratterizzato anche l'intervento di Grazia Bellini, portavoce della Tavola, la quale ha risposto alle recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica affermando: "la partecipazione dei cittadini è il sale della democrazia non il suo nemico, e nella distinzione dei ruoli rafforza la politica e le istituzioni democratiche".
La Tavola della pace ha anche rivendicato il ruolo giocato in questo senso, quello di aver contribuito a realizzare una "spinta dal basso, anche critica se necessario". Un merito che però ora rischia di essere cancellato creando così "un solco fra politica ed elettori ancora più profondo".
Un ultimo avvertimento è arrivato da Antonio dell'Olio, presidente di Libera: "Se si interrompe questo governo è un altro regalo che facciamo alle mafie".

L'APPELLO DELL'ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO: L'AZIONE RIFORMATRICE DEL GOVERNO DEVE CONTINUARE

Roma, 23 febbraio. Il CPS-Comitato per la promozione dello Sport per tutti, composto da nove associazioni sportive nazionali, in rappresentanza di 3 milioni di cittadini soci (Acsi, Aics, Csen, Csi, Cusi, Endas, Mspi, Uisp e Us Acli) lancia un appello al Presidente della Repubblica e alle forze politiche affinché il Governo possa continuare con decisione e con coerenza ad affrontare e a lavorare sulle priorità vere degli italiani, tra le quali va assunta una azione riformatrice nello sport.
In questi mesi si è aperta la strada ad un progetto nazionale per una nuova cultura sportiva, fortemente sostenuto dall'associazionismo di promozione sportiva che ha trovato, finalmente, un interlocutore autorevole nel Ministero per le attività sportive. Si tratta di una importante novità nel panorama politico e istituzionale del nostro Paese che non vogliamo perdere.
E' necessario proseguire con forza nel percorso di riforma del sistema sportivo italiano, che attualmente è inadeguato: c'è bisogno di nuove risorse, nuove opportunità, nuova strutturazione.
"Lo sport non può essere un'attività riservata a pochi, ma un diritto di tutti": questa è la strategia sulla quale chiediamo che il governo possa continuare a procedere.
Serve proseguire senza interruzioni sulla strada di una legge quadro sullo sport, che riconosca e metta al centro lo sport dei cittadini, lo sport sociale e per tutti, e che avvii nuove politiche pubbliche a livello di scuola, salute, ambiente e urbanistica, politiche sociali, in sintonia con le politiche sportive e sociali delle Regioni e degli Enti locali.

sabato, febbraio 17, 2007

Il ministro della Salute va alla guerra: guadagnare salute.

Livia Turco ha varato il suo piano per combattere diete errate ed eccessi che provocano gravi patologie Richiamo alla responsabilità, non punizioni alla Blair

Il progetto o «libro bianco», approvato ieri dal Consiglio dei ministri, ha un nome assai impegnativo, ancorché opaco: «Guadagnare salute». Frutto, come ha spiegato il ministro della Salute Livia Turco, del lavoro di ben nove ministeri, nasce dall’esigenza di sensibilizzare l’opinione pubblica e di promuovere campagne informative sui danni dell’errata alimentazione e dell’obesità, nonché del fumo e dell’eccesso di alcol.
Le probabilità che insorgano gravi patologie - disturbi cardiovascolari, tumori, diabete, malattie respiratorie, responsabili di morti precoci e di anni di vita funestati dalla malattia e dalla necessità continua di assistenza medica - potrebbero essere, in qualche misura, ridotte, evitando diete ipercaloriche e fuggendo alla tentazione di fumo e alcol. Considerati, da sempre, nemici della salute, come recita un antico detto, in auge nell’Ottocento: «Bacco, tabacco e Venere riducon l’uomo in cenere».
Il Sud perde la dieta mediterranea «virtuosa»
Difficile, dunque, avanzare riserve su un obiettivo così rispettabile come quello di tutelare e di migliorare la salute dei cittadini, al Nord e al Sud, che, a quanto pare, stando al rapporto Osservasalute 2006, stanno perdendo abitudini «virtuose» come la dieta mediterranea. Del resto che la prima medicina sia l’autocura, l’educazione alla salute, lo sosteneva già il padre della Medicina, Ippocrate, e Regimen, una delle sue opere più celebri, rimanda proprio al significato di «regola di vita».
La scelta di diffondere l’idea che la salute rappresenta innanzitutto una responsabilità individuale, peraltro ormai adottata in tutti i Paesi dell’Europa occidentale, può essere condivisa, purché naturalmente non siano messe in ombra le determinanti ambientali, sociali ed economiche che influiscono sui destini sanitari degli individui. E a patto, ancora, che l’ideale di salute pubblica non scivoli pericolosamente verso una forma di salutismo di Stato. Rassicura, comunque, il fatto che il progetto ministeriale - che mutua termini guerreschi come task force, campagne, nemici ecc. - non introduca però intenti coercitivi e punitivi come quelli proposti in Gran Bretagna, che tendono a colpire con un ticket maggiorato le visite e le analisi di coloro che si ammalano per i loro stili di vita.

La malattia e il peccato della trasgressione
Il ministro Livia Turco, anzi, ha tenuto a prendere nettamente le distanze dalla gelida Albione, definendo la ventilata procedura punitiva caldeggiata da Tony Blair una «via drastica, quasi vendicativa o comunque di stampo giustizialistico nei confronti dei cittadini, che sembra non tener conto dei molteplici fattori economici, sociali, mentali che stanno quasi sempre dietro un comportamento a rischio per la propria salute».
Nessuna «punizione», dunque. Se non vogliamo parlare, in generale, di quella di «sapere», in questo nostro tempo, che il nostro destino sanitario, prima ineluttabile, legato al fato e immerso in un’aura di sacralità e di mistero, è, come non mai, nelle nostre mani, come la parentela biologica, la costituzione genetica.
In un contesto di accelerazione del processo di medicalizzazione della vita, i malati saranno i trasgressori dell’ordine medico-sanitario, mentre le malattie saranno le sanzioni per la disubbidienza. Si apre uno scenario in cui «la salute e la malattia - ha scritto lo psicologo Aldo Carotenuto - si contendono l’uomo come il Bene e il Male: la sanità è diventata sinonimo di salvezza e la malattia evoca lo spettro del peccato».

sabato, febbraio 03, 2007

Bobba: "Maggiori entrate subito a famiglie numerose"

"Governo ha occasione per rimediare all'ingiustizia dell'incapienza" Dichiarazione del senatore dell'Ulivo Luigi Bobba

"Le maggiori entrate devono prioritariamente essere utilizzate per sostenere i cosiddetti incapienti, ovvero coloro che non possono godere interamente delle detrazioni fiscali previste dalla legge per i figli o i familiari a carico". Lo dichiara il senatore dell'Ulivo Luigi Bobba, che aggiunge: "Si tratta di una questione che riguarda milioni di famiglie che subiscono dal sistema fiscale una clamorosa ingiustizia a cui oggi governo e maggioranza di centrosinistra, grazie alle maggiori entrate e a quanto disposto dall'articolo 1 della Finanziaria per il 2007, possono realisticamente riparare".
"Il fenomeno dell'incapienza è molto consistente. Alcune stime segnalano un'incapienza media di 800 euro all'anno. Il governo può cominciare a restituire il 'maltolto' alle famiglie più numerose, in particolare a quelle che hanno tre o più figli. Questa operazione, se si restituissero 200 euro per figlio a carico, costerebbe circa quattrocento milioni di euro. È una scelta da fare presto per evitare, come ci segnala l'Istat, che il fenomeno della povertà si concentri ulteriormente proprio fra le famiglie numerose. Non è accettabile che le famiglie che investono sul futuro siano sempre più sospinte nell'area della povertà dove - conclude Bobba - nel 2004 erano poco più del 21% e ora, invece, sono diventate più del 26,2% ".

mercoledì, dicembre 27, 2006

Pensioni, bonus per chi resta

L'idea sarebbe di continuare a permettere di andare in pensione a 58 anni, ma con un trattamento un po' più basso, 3,5% in meno per ogni anno di anticipo rispetto ai 60. Sono queste le prime ipotesi dei tecnici del ministeri del Lavoro e dell'Economia; e qui si rischia, all'interno di una coalizione di governo nella quale l'ala sinistra non vuole i disincentivi. Più semplice la questione degli incentivi, l'altro caposaldo della riforma previdenziale che si sta cominciando a progettare: chi resterà al lavoro dopo i 60, avrebbe una pensione maggiorata di almeno l'1,5% ogni anno. Il risultato finale dovrà uscire da una trattativa con i sindacati, di cui non è ancora fissato l'inizio, ma che dovrebbe concludersi entro marzo. Le ipotesi di cui sopra, da indiscrezioni raccolte dall'Agi ieri, sono riferite ai lavori «non usuranti»; mentre soluzioni diverse si adotteranno per i lavori «usuranti» tra i quali è certo che saranno compresi gli operai delle linee di montaggio. Lo scopo sarebbe di aumentare l'età media effettiva di pensionamento grazie a scelte volontarie; mentre finora è stato sempre smentito un aumento obbligatorio dell'età pensionabile di legge per le donne.
E’ un doppio problema, quello che il governo Prodi 2 si trova di fronte. In prospettiva, occorre evitare - provvedendo per tempo - che dopo il 2015 un progressivo aumento della spesa previdenziale, culminante nel 2038, costringa i futuri governi a pesanti aumenti delle tasse. In un arco più breve, si intende sostituire la riforma Maroni del centrodestra, che dal 2008 impedirà a tutti di andare a riposo prima dei 60 anni (modifica dei criteri per le pensioni di anzianità).
Le critiche alla Maroni
La Maroni - criticata tecnicamente da molti economisti, ma comunque efficace - ridurrà la spesa di poco nel 2008, 320 milioni di euro, di somme crescenti negli anni successivi, 2,6 miliardi nel 2009, 4,7 miliardi nel 2010, 6,2 miliardi nel 2011, e stabili sui 7 miliardi negli anni ancora seguenti. Per disfarla, la posizione ufficiale del governo è che si dovranno trovare risparmi equivalenti. Ma l’ala sinistra della maggioranza non è d’accordo, perché, secondo i calcoli dell’Inps, per l’equivalenza non basterebbero nemmeno i disincentivi e occorrerebbe intervenire anche sulle regole obbligatorie (età per le donne).
«Basta parlare di innalzamento dell’età pensionabile e di riforma delle pensioni» ha infatti dichiarato ieri il capogruppo alla Camera del Pdci, Pino Sgobio, sostenendo che così «si tradirebbe il patto con gli elettori». E’ il Pdci il più duro; in parte disposta a discutere è Rifondazione comunista, il cui capogruppo al Senato Giovanni Russo Spena dice «sì agli incentivi volontari» e no ai disincentivi. Cosicché è proprio Roberto Maroni, della Lega, a notare che l’Unione «è divisa su tutto».
I lavori usuranti
Il programma elettorale dell’Unione, in realtà, prospetta «l’allungamento graduale della carriera lavorativa, tenendo conto del diverso grado di usura provocato dal lavoro».
Il memorandum di intesa tra governo e Cgil-Cisl-Uil, firmato il 26 settembre, prevede «flessibilità dell’età di pensionamento» attraverso «misure che favoriscano l’allungamento della permanenza nel mercato del lavoro»; non esclude dunque i disincentivi. Ma le confederazioni sindacali, la Cgil in particolare, temono di essere scavalcate a sinistra dai partiti e insistono che il governo deve «formulare una proposta unitaria».
L’ala riformista della maggioranza, come hanno ripetuto il segretario dei Ds, Piero Fassino, e il vicepremier Francesco Rutelli, invece intende andare avanti. Il radicale Daniele Capezzone invita il governo a «non accettare il veto del Pdci». Per accettare misure impopolari molto conterà il «do ut des»: nel memorandum governo-sindacati si prevede anche di migliorare le pensioni minime e di «superare» il divieto di cumulo pensione-lavoro.
da: "La Stampa. STEFANO LEPRI"