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sabato, ottobre 30, 2010

PENSIONI E INVALIDI. BOBBA (PD): “NON POSSONO PAGARE SEMPRE I PIU’ DEBOLI”.


“I più fragili non possono sempre pagare le disfunzioni tra Istituzioni pubbliche - questo il commento di Luigi BOBBA, vicepresidente PD della Commissione Lavoro della Camera, alla risposta che Laura Ravetto, a nome del Governo, ha dato all’interrogazione sul perché l’INPS dovesse chiamare ad un’ulteriore visita, dopo quella effettuata dalla ASL, soggetti portatori di handicap o disabilità gravi, che hanno fatto richiesta o sono già titolari di pensioni di invalidità civile.

“Se le Istituzioni pubbliche non dialogano tra di loro non possono poi scaricare sui soggetti più deboli le loro inefficienze. Chiedo che il tavolo tecnico costituito tra Regioni, l’INPS, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della salute, risolva subito tale questione e che si attivi rapidamente una completa e proficua collaborazione istituzionale tra INPS e ASL, volta a colpire gli abusi, non a vessare i cittadini più indifesi. Ho invece apprezzato il chiarimento circa i soggetti affetti da gravi handicap cognitivi o fisici: le Linee guida si prestavano a interpretazioni dubbie o scorrette rispetto al dettato legislativo. Ora è invece chiaro che, per esempio, un soggetto affetto dalla sindrome di Down o un deambulante non autonomo rientrano pienamente nella fattispecie prevista dalla legge”.

Nella replica l’On. Luigi BOBBA ha richiesto che per i cittadini che non possono deambulare autonomamente la visita di accertamento presso il proprio domicilio, non sia a richiesta, come oggi avviene, ma automaticamente disposta dall’INPS.

venerdì, aprile 30, 2010

E’ quasi fatta, per i rimborsi sulle tariffe postali agevolate, almeno per quanto riguarda il non profi

promossa da VITA non profit

l'appello di VITA.IT verso le 15mila firme

E’ quasi fatta, per i rimborsi sulle tariffe postali agevolate, almeno per quanto riguarda il non profit. L’emendamento Pugliese (Pdl) e Bobba (Pd) presentato e approvato ieri in commissione Finanze (VI) e Attività Produttive (X) è stato formalmente recepito dal ministero dell’Economia e dunque dal governo.

La copertura dei 30 milioni è data dalle maggiori entrate derivanti dalla chiusura agevolata delle liti tra concessionari della riscossione e fisco, inoltre è da notare come l’emendamento indirizza il beneficio ai soli giornali editi da associazioni e organizzazioni senza fini di lucro, escludendo esplicitamente i giornali di partito e la pubblicazione degli organi professionali o dei sindacati, mentre le agevolazioni non dovranno superare il 50% della tariffa ordinaria.

PER APPROFONDIRE LEGGI QUESTA NEWS


LA PETIZIONE

L’aumento delle tariffe postali colpisce duramente la raccolta fondi di tutte le organizzazioni non profit e causa un ingente aumento dei costi con gravi ripercussioni sui fondi destinati ai progetti.

Il decreto interministeriale del 30 marzo 2010 pubblicato a tempo di record sulla Gazzetta Ufficiale del 31 marzo 2010 n. 75 in base al quale vengono soppresse le tariffe agevolate postali per tutta l'editoria libraria, quotidiana e periodica, in vigore con effetto immediato da oggi, colpisce in maniera molto dura le organizzazioni del settore non profit. L’ aumento è del 500% circa per ogni singola spedizione.

Pertanto, nonostante il decreto specifichi che un successivo provvedimento potrebbe stabilire ulteriori agevolazioni, ciò comporterà un periodo di vacatio tra l’entrata in vigore del primo e l’eventuale successivo che coincide con un momento dell’anno in cui in genere ogni organizzazione attua delle spedizioni ai propri donatori.

Le organizzazioni, pertanto, si appellano al governo affinché vengano immediatamente adottate delle misure che evitino un vertiginoso aumento del budget delle spedizioni che, anche in ragione delle tempistiche scelte per l’entrata in vigore del provvedimento, non potrà che tradursi in un decremento dei fondi destinati ai progetti.

Le organizzazioni, quindi, chiedono l’immediato ripristino delle tariffe agevolate per il non profit.


L’emendamento Pugliese (Pdl) e Bobba (Pd) è stato recepito dal ministero dell’Economia

E’ quasi fatta, per i rimborsi sulle tariffe postali agevolate, almeno per quanto riguarda il non profit. L’emendamento Pugliese (Pdl) e Bobba (Pd) presentato e approvato ieri in commissione Finanze (VI) e Attività Produttive (X) è stato formalmente recepito dal ministero dell’Economia e dunque dal governo.

La copertura dei 30 milioni è data dalle maggiori entrate derivanti dalla chiusura agevolata delle liti tra concessionari della riscossione e fisco, inoltre è da notare come l’emendamento indirizza il beneficio ai soli giornali editi da associazioni e organizzazioni senza fini di lucro, escludendo esplicitamente i giornali di partito e la pubblicazione degli organi professionali o dei sindacati,mentre le agevolazioni non dovranno essere superiore al 50% della tariffa ordinaria.Questa mattina, dunque, alla Camera, rispondendo all’interpellanza urgente (primo firmatario l’on. Gabriele Toccafondi, più altri 40 parlamentari del Pdl e della Lega) sulla questione, il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti ha fornito l’avallo, da parte del governo, al testo. Merito, bisogna riconoscerlo, della tigna e della costanza con cui l’onorevole Toccafondi ha preso a cuore la questione, investendo del problema sia il ministro dell’Economia (Tremonti) che il governo (Bonaiuti). Ora l’emendamento dovrà affrontare l’esame della commissione Bilancio (di cui è membro proprio Toccafondi), ma proprio l’onorevole scommette sul fatto che difficilmente il governo smentirà se stesso, dopo la risposta positiva fornita da Giorgetti alla sua interrogazione. Infine, a partire da martedì prossimo, l’intero dl incentivi (40/2010) passerà all’esame dell’aula per la votazione finale su tutto il decreto legge, forse anche con la richiesta di fiducia del governo. Restano in piedi due altri, non piccoli, problemi, però: se anche la stampa diocesana possa rientrare nel provvedimento (allo stato sembra di no) e la cifra della copertura, molto esigua (30 milioni), ma non si esclude che, tra l’esame in commissione Bilancio e l’aula, si possano apporre altre migliorie.

Passiamo ora a un esame più approfondito dell’interrogazione di Toccafondi e altri e della risposta del sottosegretario Giorgetti, che si è tenuta questa mattina alla Camera.

Nell’interrogazione di Toccafondi e altri 40 deputati del Pdl, ricordato che il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Economia sono stati costretti a emanare in data 30 marzo 2010 il decreto interministeriale che ha sospeso i rimborsi per le tariffe postali agevolate a Poste italiane,

“fatta salva la possibilità di destinare eventuali risorse aggiuntive (individuate dal ministero dell'economia e delle finanze o dal dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri) alla copertura delle agevolazioni sulle tariffe postali nell'anno in corso”, “tenuto conto che, a causa del forte impatto economico sul sistema editoriale italiano derivante dalla sospensione di tali agevolazioni, al fine di scongiurare eventuali effetti negativi in termini occupazionali ed aziendali e tutelare il pluralismo dell'informazione, il ministero dello Sviluppo economico ha comunicato di avere manifestato la propria disponibilità ad individuare una soluzione al problema delle tariffe postali agevolate nel corso dell'incontro tenutosi l'8 aprile 2010 tra il Governo, tutte le associazioni degli editori di quotidiani, periodici e libri, la concessionaria del servizio postale universale, nonché la Federazione nazionale della stampa italiana”, nel senso della “urgente necessità di promuovere un accordo quadro fra editori e Poste italiane spa”, l’interrogazione sottolinea con forza come “le maggiori conseguenze saranno subite in particolare dalle piccole associazioni, il no profit e la stampa cattolica e diocesana, che, dal 1o aprile fino a dicembre 2010, rischiano di sospendere le pubblicazioni e chiudere”, e dunque chiede al Governo “se sia intenzione del Governo adottare un nuovo regolamento in merito alle tariffe agevolate per spedizioni, limitando la platea dei destinatari, così salvaguardando le finalità dello strumento”.

Giorgetti, nella sua risposta orale all’interrogazione scritta, prima ricorda che le tariffe postali agevolate sono previste a favore di imprese editrici di quotidiani e periodici (5100 aziende editrici, 2900 editori profit e non profit che inviano pacchi) che non superino il 45% di spazio fisico dedicato alla pubblicità, onlus (di cui non profit religiosi 1400, non profit laici 3400), associazioni le cui pubblicazioni periodiche abbiano avuto riconosciuto il carattere politico dai gruppi parlamentari di riferimento, sindacati, associazioni professionali di categoria, associazioni d’arma e combattentistiche. Nel 2008, rende noto Giorgetti, le integrazioni a carico dello Stato risultano pari a 273,84 milioni di euro, sottolineando come “la frammentazione e la vastità della platea degli aventi titolo rappresenta notevole fattore di criticità per il sistema dei controlli posti in essere da Poste” e come dal “monitoraggio dell’andamento delle agevolazioni praticate da Poste negli ultimi sei anni gli stanziamenti non hanno mai coperto le compensazioni dovute” mentre permane la mancata restituzione a Poste dei fondi 2009 pari a 241 milioni di euro. “Poiché nel 2010 sarebbero stati disponibili risorse non superiori ai 50 milioni di euro”, il governo è stato costretto ad emanare il decreto interministeriale del 30 marzo 2010, che comunque fa salve la possibilità di destinare eventuali risorse aggiuntive alla copertura delle agevolazioni sulle tariffe postali per il 2010. Giorgetti ricorda come il governo si sia posto il problema e abbiamo organizzato un incontro generale l’8 aprile con tutti i soggetti interessati per arrivare a un accordo quadro e diversi tavoli tecnici, attualmente in corso di svolgimento presso la Presidenza del Consiglio, Dipartimento dell’Editoria, trattativa ancora in corso. Infine, la notizia: il governo approva l’emendamento Pugliese. Pare fatta. Nella risposta finale, infatti, Toccafondi si dichiara “soddisfatto” della risposta del governo e ricorda l’appello lanciato da Vita sull’abolizione delle tariffe postali agevolate, appello che in poche settimane ha raggiunto 15 mila firme, e l’importante e delicato momento attuale in cui giornali come Vita e gli organi di tutte le associazioni stanno facendo la campagna per uno strumento vitale come il 5xmille. “Il governo ha compreso il momento difficile che questo settore sta attraversando e, appoggiando l’emendamento Pugliese, cerca una soluzione tampone improcrastinabile, almeno per il non profit”. Che dire? Speriamo che stavolta vada tutto bene.

mercoledì, febbraio 27, 2008

"Laici e cattolici? Una separazione che non esiste"

Il segretario propone una "sintesi alta": serve "una laicità eticamente sensibile"
Binetti: "Speriamo che si riesca a contenere la spinta laicista dei radicali"

Veltroni: "Laici e cattolici?
Una separazione che non esiste"


ROMA - Dire che il nodo è stato sciolto sarebbe sbagliato. Anche perchè la questione della convivenza laici e cattolici all'interno del Pd si svilupperà, in un modo o nell'altro, solo cammin facendo. Di sicuro oggi il segretario Walter Veltroni ha proposto quella che viene definita una sintesi alta e non una mediazione al ribasso. Per cui le divisioni tra laici e cattolici sono "caricaturali": la laicità deve essere "eticamente esigente" e tra laici e cattolici è consigliabile "un incontro virtuoso". Poi, come in tutte le cose, specie in politica, c'è l'aspetto un po' più... prosaico. E tutto sommato oggi si può dire che la questione è chiusa/congelata anche grazie all'ingresso nelle liste di due candidati teodem: il giornalista Andrea Sarubbi, 37 anni, faccia pulita, scuole dai salesiani, microfono dei papa boys all'epoca di Tor Vergata e oggi conduttore delle rubrica "A mia immagine" il sabato e domenica; e il professore Mauro Cerruti, uno degli estensori della Carta dei valori del Pd.

"Non sono per bilanciare".
Veltroni ha annunciato le candidature durante il seminario organizzato dai cattolici del Pd oggi nella Sala conferenze davanti a Montecitorio. Un incontro organizzato da Franceschini e Fioroni mesi fa e che in questi gionri, da quando è stato ufficilizzato l'ingresso di nove radicali nelle liste del Pd, ha assunto un significato ben oltre le intenzioni originali. "Sono due candidature di cui vado orgoglioso" ha detto Veltroni precisando che non si tratta di un bilanciamento dopo l'alleanza con i radicali. "I cattolici - ha spiegato - mi hanno chiesto una selezione attenta delle candidature. La stiamo facendo e abbiamo deciso di arricchire le nostre liste con persone che hanno una visione eticamente esigente della politica". Nel Pd, sia chiaro, "non serve usare il bilancino, dire quanti laici ci sono e quanti cattolici, perchè nel nostro partito coesistono, per fortuna, forze diverse".

Le tribù cattoliche. Bilancino o no, è innegabile che il Pd abbia ereditato al suo interno, direttamente dalla Margherita, 130 parlamentari cattolici e almeno quattro truibù: i popolari, i più numerosi e i più forti, da Marini a Castagnetti passando per il ministro Fioroni, il numero 2 del partito Dario Franceschini e il capogruppo Antonello Soro. I teodem, un'invenzione di Francesco Rutelli che data 2006, sono i più conservatori (i popolari li accusano di essere "clericali"), i più accaniti nelle battaglie etiche che hanno segnato la legislatura del governo Prodi e i più sospettosi per l'ingresso dei radicali. Contano personaggi come Luigi Bobba, Paola Binetti, Emanuela Baio Dossi, Enzo Carra e Marco Calgaro. Poi i cristiano-sociali (Mimmo Lucà e Marcella Lucidi), i cosiddetti "cattolici adulti", espressione coniata da Prodi nel 2005, tra cui Rosy Bindi, Arturo Parisi, Franco Monaco e Giulio Santagata. Chiude la lista delle tribù il gruppo dei cattolici-liberali (Marco Follini, Dorina Bianchi, Luigi Zanda e lo stesso Rutelli.

"Laicità eticamente esigente". E' contenuta in queste tre parole la sintesi alta con cui oggi Veltroni ha cercato di chiudere la questione. Con una parola d'ordine: superare le divisioni che sono una questione d'antan, vecchia e antica, "rischiamo di tornare ai tempi di Porta Pia". Il Pd, ha detto il segretario, vuole "superare la contrapposizione secca tra laici e cattolici che si bollano reciprocamente come laicisti e oscurantisti" e punta invece ad una "laicità eticamente esigente, che sostituisca la cultura dell'aut-aut con quella dell'et-et'". Laici e cattolici devono saper far
"prevalere la ricerca del bene comune". E questo è il compito della politica: "Con pazienza e umiltà costruire un punto comune che non opprima le posizioni di ciascuno". Basterà per tenere a bada i sospetti?

Sarubbi: tra Vaticano e cartoni animati. Il giornalista, emozionato e orgogliso per la candidatura, ha precisato di "non essere la longa manus del Vaticano". "Semplicemente, conosco bene la base del mondo religioso e rappresento questo mondo, la 'Chiesa del grembiule'". Mai iscritto a un partito ma da sempre appassionato di politica, Sarubbi cita il personaggio dei cartoni Buzz Lightyear per sintetizzare il rapporto laici-cattolici: "Questo personaggio è convinto che ci sia un'emergenza intergalattica che invece non c'è... Ecco, queste discussioni sui Radicali e sul rapporto tra laici e cattolici, penso che distolgano l'attenzione dai problemi veri: l'emergenza intergalattica non è il dialogo laici-cattolici ma sta nel fatto che ci sono persone bisognose che chiedono che ci occupiamo di loro".

Dai cattolici gli auguri al Pd. Prima di Veltroni hanno parlato Andrea Riccardi, leader della comunità di Sant'Egidio e in predicato, fino a poco tempo fa, di diventare direttore dell'Osservatore Romano; il pedagogista salesiano don Carlo Nanni, amico del cardinal Bertone; e poi lo storico Guido Formigoni e il sociologo Franco Garelli. Relatori di altissimo livello. Come la platea con esponenti di tutte le associazioni e le organizzazioni "bianche", a partire dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Riccardi, a cui Veltroni nei giorni scorsi aveva chiesto di scendere in campo, ha annunciato che non si candiderà ma ha augurato "un bel futuro" al Pd, perchè "la sua avventura sarà decisiva per ridare identità all'Italia".

I dubbi della Binetti. Al termine del seminario la senatrice teodem Paola Binetti si mostra cautamente ottimista. "Veltroni mi ha convinto" dice precisando che "nessuno di noi ha mai voluto o cercato di arroccarsi sulle proprie identità". Tutto risolto? "La speranza - sorride - è che Veltroni riesca a contenere lo spirito laicista dei radicali". Insomma, polemiche e divisioni sembrano rinviate. Binetti-Bonino: potrebbe essere un tema ricorrente nelle cronache dal Pd.

giovedì, gennaio 03, 2008

"Bene governo su pensione reversibilità agli inabili"

Dichiarazione dei parlamentari del Pd, Emanuela Baio, Paola Binetti, Luigi Bobba, Nino Papania, Emilio Del Bono e Marco Calgaro

"Va dato atto al governo di aver accolto nel decreto milleproroghe una misura importante per la vita dei figli riconosciuti inabili e delle loro famiglie. Si tratta della rimozione dei vincoli alla concessione della pensione di reversibilità dei genitori al figlio che a causa di infermità o difetto fisico o mentale, è riconosciuto inabile, ma che svolge attività remunerata, con finalità terapeutiche". Lo dichiarano i parlamentari del Partito Democratico Emanuela Baio, Paola Binetti, Luigi Bobba, Nino Papania, Emilio Del Bono e Marco Calgaro.
"E' questa una misura molto importante perché permetterà alle tante famiglie di persone inabili, di superare il timore di perdere le risorse su cui contano per il futuro dei propri figli. Ma anche perché il lavoro, per la maggior parte di loro, è uno strumento terapeutico che, in questo modo, viene sostenuto e incoraggiato".
"L'approvazione della norma rappresenta un servizio alla famiglia da parte della società che, attraverso questa misura di solidarietà, si fa responsabilmente carico dei giovani disabili e delle loro famiglie. Questa misura è infine molto significativa poiché si configura come un momento di affermazione concreta e positiva del valore della dignità della vita, di quella di tanti ragazzi sfortunati che possono contare su una vita il più possibile simile a quella dei loro coetanei e, non a caso, si impegnano a svolgere una attività - e quindi a contribuire alla crescita del Paese - nell'ambito delle loro competenze e delle loro diverse abilità. Per queste persone – concludono i parlamentari - svolgere un'attività significa prima di tutto sentirsi riconosciuti come persone accettate, avere delle relazioni positive, senza perdere l'autonomia finanziaria, anche quando non possono più contare sul sostegno morale ed economico dei loro cari".

Roma, 3 gennaio 2008




D.L. 31-12-2007 n. 248
Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 31 dicembre 2007, n. 302.
46. Disposizioni in favore di inabili.

1. All'articolo 8 della legge 12 giugno 1984, n. 222, dopo il comma 1 sono aggiunti i seguenti:

«1-bis. L'attività svolta con finalità terapeutica dai figli riconosciuti inabili, secondo la definizione di cui al comma 1 con orario non superiore alle 25 ore settimanali, presso le cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, o presso datori di lavoro che assumono i predetti soggetti con convenzioni di integrazione lavorativa, di cui all'articolo 11 della legge 12 marzo 1999, n. 68, non preclude il conseguimento delle prestazioni di cui al citato articolo 22, comma 1, della legge 21 luglio 1965, n. 903.

1-ter. L'importo del trattamento economico corrisposto dai datori di lavoro ai soggetti di cui al comma 1-bis non può essere inferiore al trattamento minimo delle pensioni a carico dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti incrementato del 30 per cento.

1-quater. La finalità terapeutica dell'attività svolta ai sensi del comma 1-bis è accertata dall'ente erogatore della pensione ai superstiti.

1-quinquies. All'onere derivante dal presente articolo, pari a 1,2 milioni di euro annui a decorrere dal 2008, si provvede per gli anni 2008 e 2009 mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 5 dell'articolo 10 del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, e per l'anno 2010 mediante corrispondente riduzione della proiezione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008-2010, nell'ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando quanto a euro 400.000 l'accantonamento relativo al Ministero della solidarietà sociale e quanto a euro 800.000 l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e della previdenza sociale.».

martedì, novembre 13, 2007

5 per mille. Benvenuto, Bobba, Ferrante: "Subito dalle parole ai fatti"

dichiarazione dei senatori dell'Ulivo Giorgio Benvenuto, Luigi Bobba e Francesco Ferrante
"Bene, ma adesso il governo passi in fretta dalle parole ai fatti". Così i senatori dell'Ulivo Giorgio Benvenuto, Luigi Bobba e Francesco Ferrante commentano l'accoglimento da parte del Governo dell'Ordine del giorno sul cinque per mille che "impegna il governo a rendere stabile e senza limiti l'utilizzo del 5 per mille e a considerare 'tecnico' il tetto di 100 milioni predisposto nella Finanziaria 2008 in modo da integrarlo nel corso del 2008 per il 2009".
"Ci aspettiamo che il governo rispetti l'impegno preso ed emani al più presto un provvedimento per rendere strutturale la misura del 5 per mille, abolendo il tetto e trovando la copertura finanziaria ad una norma di grandissima utilità sociale che - concludono Benvenuto, Bobba e Ferrante - negli anni passati, più di 15 milioni di contribuenti hanno sottoscritto dimostrando di apprezzarne le finalità".

domenica, settembre 30, 2007

Cinque per mille, Bobba e Ferrante: "Che fine hanno fatto i pagamenti?"

'Che fine ha fatto il contributo destinato alle Ong e alle associazioni dai cittadini attraverso il 5 per mille dell'imposta sul reddito e incassati dallo Stato oltre un anno fa? Quanto tempo ancora dovranno aspettare le associazioni creditrici per ottenere quei fondi? Che iter avra' il contributo del 2007"? Sono queste le domande che i senatori della Margherita Francesco Ferrante e Luigi Bobba hanno rivolto oggi in una interrogazione al ministro dell'Economia e delle Finanze, per sapere quando e come verra' risolta l'assurda situazione che vede le associazioni e le fondazioni, le Onlus e le Ong creditrici nei confronti dello Stato che, a distanza di oltre un anno, non ha ancora provveduto a distribuire i contributi ottenuti attraverso il meccanismo del 5 per mille dell'imposta sul reddito del 2006. ''Questo assurdo ritardo -si legge nell'interrogazione- rischia di produrre un effetto negativo sulle future donazioni. Quasi 16 milioni di cittadini hanno scelto di destinare quella quota alle organizzazioni che si occupano di ricerca, di volontariato, di assistenza e che, grazie a quel contributo, possono incentivare le proprie attivita' indispensabili per tutti''. Moltissimi cittadini infatti, hanno scelto di destinare quella percentuale alla ricerca contro il cancro (700mila preferenze), molti alle Onlus, dall'Unicef (235.311), alle Acli (228.829), da Emergency alla Croce Rossa fino alla lotta alla sclerosi multipla o alla Lega del filo d'oro come ad altre organizzazioni di volontariato o di protezione ambientale. ''Bisogna risolvere al piu' presto questa situazione -concludono Ferrante e Bobba- quindi chiediamo al ministro di conoscere i motivi di questo gravissimo ritardo e se non ritenga utile mettere in atto provvedimenti che in futuro evitino di riproporre una situazione paradossale quale quella alla quale stiamo assistendo oggi''.

sabato, agosto 04, 2007

Difesa. Bobba: "Istituire servizio civile nazionale"

Dichiarazione del senatore dell'Ulivo Luigi Bobba

"Bene ha fatto il ministro della Difesa Arturo Parisi a ricordare che il servizio di leva è sospeso non soppresso o abolito. E che i nuovi impegni internazionali dell'Italia in operazioni di peace keeping e umanitarie richiedono la disponibilità di forze a cui tutti dobbiamo concorrere". Lo dichiara il senatore dell'Ulivo Luigi Bobba che aggiunge: "Varrebbe la pena di riprendere l'idea dello scomparso ministro Andreatta che aveva proposto non la sospensione della leva obbligatoria, ma un servizio al Paese - civile o in armi - per tutti i giovani italiani. Un modo di evidenziare il legame fra cittadini giovani e il proprio Paese con il dovere di servirlo sia in abiti civili che militari".
"In questo senso - spiega Bobba - intendo ripresentare, in forma aggiornata e innovativa, un disegno di legge per l'istituzione di un servizio civile nazionale per tutti i giovani - donne e uomini - che non svolgano il servizio militare. Un modo per evidenziare che la cittadinanza comporta, non solo diritti ma anche doveri e che - conclude Bobba - ci sono tante emergenze sociali e ambientali per cui si può lealmente servire il proprio Paese".

martedì, giugno 26, 2007

Energia. "Rivedere tariffe bollette per famiglie numerose"

"Ormai prossimi alla liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica è necessario e urgente rivedere il sistema dei costi delle bollette che penalizza gravemente e in modo immotivato le famiglie più numerose". A rilevarlo è il senatore dell'Ulivo Luigi Bobba.
"In Italia - spiega Bobba - è in vigore un sistema di pagamento dell'energia elettrica giustamente mirato a contenere e a punire gli sprechi, pensato a seguito alla guerra dei sei giorni. Il problema è che il calcolo degli sprechi viene fatto sul contatore e non su quanti vi sono dietro. Ne deriva che le famiglie numerose, pur avendo un consumo pro- capite inferiore al singolo, pagano di più, molto di più. Recenti stime indicano un sovrapprezzo pro- capite tra il 35 e il 40 per cento. E, con l'attuale sistema - continua Bobba -, se una famiglia con quattro figli avesse sei contatori in casa pagherebbe energia, gas e acqua meno della metà, in alcuni casi anche un quarto".
"L'Autorità per l'energia ha recentemente diffuso alcune proposte di nuove tariffe in cui però non compare alcuna previsione specifica sulla composizione del nucleo familiare. Eppure questo governo e la sua maggioranza potrebbero dare un effettivo, sostanzioso aiuto alle famiglie più numerose senza che esso gravi pesantemente sulle casse dello Stato. In questo senso - spiega il senatore dell'Ulivo - si colloca la proposta del Ministro per la famiglia Rosy Bindi di dare alle Regioni un fondo di trenta milioni di euro per poter sperimentare tariffe meno onerose per le famiglie numerose. Ma - prosegue Bobba - serve una soluzione più incisiva e lungimirante. Rivedere l'attuale sistema, individuando una tariffa in cui la parte fissa del prezzo del kilowatt sia aumentata e quella variabile, legata cioè al consumo, sia diminuita. La famiglia numerosa vedrebbe così la quota fissa spalmata su più kilowatt e la quota legata al consumo inciderebbe molto meno sulla bolletta. Così, inoltre, non verrebbero penalizzati neppure i singoli o famiglie meno numerose".

lunedì, maggio 14, 2007

Sinistra ascolta S. Giovanni: un articolo di Lucia Annunziata per far riflettere e discutere

Vabbè, capisco. Un milione di persone cosa volete che sia? Per altro non è nemmeno sicuro che siano state davvero un milione, perché si sa che in questi casi gli organizzatori esagerano. Così come si sa che quando ci sono le parrocchie di mezzo la folla si fa subito, e infatti che tipo di folla era, alla fine? Brutti, brutti, brutti persino peggio di quelli di Cl che almeno hanno l’estetica giusta, visto che sono espressione del Nord. Poi, se non bastasse, non avete guardato le tendenze demografiche, non avete forse visto che i dati ci danno ragione, in Italia, e anche in America, aumentano le famiglie senza matrimonio, e i figli fuori dal matrimonio? Mi arrendo, dunque, alla valanga di rassicurazioni che i pensatori, i leaders (e un po’ di basso cicaleccio) della sinistra, oggi tutta in versione «esperta di Vangelo», mi dicono per aiutarmi a dimenticare presto la giornata del Family Day. Nulla è successo, tutto è come prima.

Personalmente, i Vangeli non li sfoglio con frequenza, ma qualche conto con le mani, senza scomodare un pallottoliere, credo di saperlo ancora fare: e secondo questi conti, in un Paese in cui la coalizione al governo ha vinto per ventimila voti, c’è un’alta possibilità che quei ventimila voti fossero domenica in quella piazza. Se si aggiunge che la manifestazione è stata organizzata da Savino Pezzotta, uomo non esattamente sconosciuto alla sinistra, e da Luigi Bobba, senatore a pieno titolo del nuovo Pd, i dubbi sulla presenza di quei ventimila voti si fanno quasi certezza. Era davvero scontato, ed è oggi davvero indifferente, che quella piazza non sia stata parte delle mobilitazioni del centrosinistra? Sullo scontato non possiamo pronunciarci, visto che con i se non si va da nessuna parte; quanto all’efficacia basta guardarsi intorno.

I coraggiosi della laicità a Piazza Navona hanno messo su una bella festa, ma con lo sguardo rivolto indietro, rivelando di quanta nostalgia siano intessute le loro aspirazioni di oggi. La lontana equidistanza in cui si sono rifugiati i Ds ha negato quella che è, ancora oggi, la loro migliore qualità: la forza di stare in mezzo alle cose. Più che in ascolto sono apparsi così in imbarazzo. Ma il vero disastro ha attraversato come una lama i cattolici del futuro Partito Democratico: con Acli, Sant’Egidio, sindacato in piazza, e Bindi (e simili) a tentare freneticamente di lanciare un ponte qualunque con quella stessa piazza: chi pensa che una conferenza nazionale sulla famiglia sia una ottima risposta a tanti cattolici in piazza alzi la mano.

Del resto, dicono i commentatori, spaccare, infilare questo paletto nel cuore della unità dei cattolici del futuro Partito Democratico era proprio lo scopo di questa manifestazione. Se questo era l’obiettivo di Pezzotta, dei focolarini, e della Chiesa abbiamo solo da congratularci con loro: l’obiettivo è stato raggiunto. La domanda rimane: com’è possibile che gli italiani che vogliono difendere la famiglia - obiettivo in sé non così disprezzabile (dopotutto non si trattava di svastiche o croci uncinate) - partiti con Savino Pezzotta siano arrivati poi sotto il cappello di Silvio Berlusconi. Ed è una domanda cui la sinistra ancora non ha dato risposta. Sostenere infatti che questo sia il risultato di una enorme pressione della Chiesa, o di una abilità tattica della destra, non è credibile. La Chiesa era molto più forte e attiva nel lontano 1974, eppure il referendum vinse. E il centrodestra appare oggi più confuso e diviso del centrosinistra: persino in piazza San Giovanni domenica i suoi leader sono riusciti a litigare.

Invece di guardare indietro alla gloriosa data del referendum sull’aborto, il pensiero del centrosinistra avrebbe dovuto forse rivolgersi a un altro referendum, quello sulla procreazione assistita, perso drammaticamente pochi anni fa. Dopo quella sconfitta la sinistra avviò una riflessione sul proprio stesso voto, che aveva rifiutato quella scelta. Si disse, allora, che evidentemente stava crescendo nella popolazione italiana una ricerca intorno all’etica pubblica e privata dai profili diversi, in cui si coniugava il desiderio di cambiamento a un bisogno di certezze. Famiglia, Stato, cittadinanza, sicurezza sono del resto in tutta Europa (nelle analisi dello stesso centrosinistra) il grumo intorno a cui si desidera trovare quella solidità che serve ad affrontare tutto un mondo in rapida evoluzione: aperto dalla rottura delle frontiere dell’economia, della scienza e delle nazioni. Riflessioni che sono state riproposte recentemente anche dalle trasformazioni in corso in grandi Paesi guida come l’Inghilterra, e poi la Francia. Nazioni in cui nuove domande economiche e spirituali hanno - secondo l’opinione di tutti - provocato la fine dell’idea tradizionale di destra e sinistra.

Dunque, perché non riconoscere che sui temi della famiglia, dei diritti, della sicurezza, è al lavoro anche in Italia questa talpa che lentamente cambia la coscienza pubblica, inclusa quella di sinistra? Si è preferito invece dare vita a una vecchia competizione fra laici e cattolici, in cui, se di questo si tratta, si è finito con il dare la vittoria alle forze più conservatrici.

Certo, i principi sono importanti, e la politica è innanzitutto difesa di principi: non si può ammainare la bandiera della laicità. Ma se questi principi non si è capaci di trasformarli in provvedimenti reali, perché mancano i numeri nello stesso governo, perché c’è dissenso nella stessa base delle forze politiche che li propongono, perché c’è divisione nel Paese, bisognerà almeno dirsi che questa politica è inefficace? Se di recente c’è stato caso più perfetto di errata gestione di un percorso politico, certo io non lo ricordo.
(Lucia Annunziata su La Stampa di oggi. clicca il titolo)

giovedì, aprile 26, 2007

Luigi Bobba a Benevento per " Il posto dei cattolici".

Venerdì 27 aprile 2007, alle ore 17.30, presso il Seminario arcivescovile di Benevento, sito al viale Atlantici 69, sarà presentato il libro del senatore Luigi Bobba “Il posto dei cattolici” edito da Giulio Einaudi editore.
Ne discuteranno con l’autore l’On Mario Pepe, Mons. Pompilio Cristino e Pasquale Orlando. E’ prevista la partecipazione del sen. Clemente Mastella, Ministro della Giustizia. Il confronto sarà moderato da Ettore Rossi.
Il libro, che ha riscosso l’attenzione di tutti i mezzi di comunicazione a livello nazionale, riflette sulla delicata fase politica attuale: “Quindici anni dopo la fine della Democrazia cristiana e dell'unità politica dei cattolici, la responsabilità di animare una presenza organizzata dei cristiani nell'Italia bipolare è interamente affidata ai laici credenti. Spetta a loro assumere pienamente il valore dell'alternanza, scegliere con chiarezza il campo riformatore o quello conservatore, evitare l'illusione sia di poter ricostruire un partito simile alla Dc sia di potersi rifugiare in un moderatismo perdente o in un fondamentalismo falsamente rassicurante”.
Luigi Bobba, ricercatore e giornalista, è stato presidente nazionale delle Acli dal 1998 al 2006. Oggi è senatore della Repubblica eletto nelle liste della Margherita.
Il ricavato dei diritti d’autore del libro saranno destinati a sostegno della Scuola Professionale “Estrema do mar” realizzata dalle Acli a Inhassoro in Mozambico.

mercoledì, aprile 25, 2007

Nuove norme in materia di diritto alla pensione di reversibilità da parte dei figli inabili

DISEGNO DI LEGGE - d’iniziativa dei senatori BAIO DOSSI e BOBBA

Un disegno di legge per garantire il diritto alla pensione di reversibilità ai figli inabili superstiti. Questo l’oggetto di un’iniziativa legislativa della Senatrice Baio Dossi e del Senatore Luigi Bobba in materia di nuove norme di diritto alla pensione di reversibilità per i figli inabili.
Lo scopo del ddl è di introdurre una modifica alla normativa vigente che, a norma dell’articolo 13 del regio decreto - legge 14 aprile 1939, n. 636, convertito con modificazione, dalla legge 6 luglio 1939, n. 1272,- stabilisce che i familiari del lavoratore hanno diritto, al momento della morte del loro congiunto, in presenza di determinati requisiti, ad un trattamento economico. In particolare, nel caso di figli, costoro hanno diritto a percepire la cosiddetta pensione di reversibilità (detta anche pensione ai superstiti) nei seguenti casi: sempre, quando siano minori di età e comunque fino al raggiungimento della maggiore età; non oltre il ventunesimo anno di età se studenti di scuola media o professionale; non oltre il ventiseiesimo anno di età nel caso siano studenti universitari.
La norma non prevede invece limiti di età per i figli riconosciuti “inabili al lavoro” purché al momento del decesso del genitore siano a carico di questo.
In particolare, l’articolo del regio decreto legge già citato dispone che: ”Ai fini del diritto alla pensione ai superstiti, i figli in età superiore ai 18 anni e inabili al lavoro, i figli studenti, i genitori, nonché i fratelli celibi e le sorelle nubili permanentemente inabili al lavoro, si considerano a carico dell’assicurato o del pensionato se questi, prima del decesso, provvedeva al loro sostentamento in maniera continuativa. Il figlio riconosciuto inabile al lavoro a norma dell’articolo 39 del D.P.R. 26 aprile 1957, n.818, nel periodo compreso tra la data della morte dell’assicurato o del pensionato e il compimento del 18° anno di età, conserva il diritto alla pensione di reversibilità anche dopo il compimento della predetta età”.
L’interpretazione di tale disposizione ha creato non pochi problemi in sede giurisprudenziale, con riferimento alla modificazione dei requisiti per il percepimento della pensione di reversibilità. L’erede per avere diritto alla pensione di reversibilità deve essere inabile al lavoro e a carico del defunto. Per stabilire queste due condizioni l’ente erogatore della pensione prende come riferimento il momento del decesso del lavoratore. Ciò significa che se una persona viene riconosciuta titolare del diritto alla pensione di reversibilità, perché in quel momento ricorrono i requisiti necessari, questo stesso diritto viene meno, se successivamente, uno di questi requisiti viene a modificarsi, anche solo in parte o per un periodo temporaneo. Se quindi una persona giudicata “inabile al lavoro” è successivamente assunta o svolge una qualsiasi attività lavorativa, anche part-time, per la quale non percepisce un profitto adeguato per provvedere alle proprie esigenze di vita, questa perde il diritto alla pensione di reversibilità; e tale perdita è definitiva. In altri termini, come confermato dalla circolare INPS n.289 del 24 dicembre 1991, è esclusa la possibilità di ripristino della pensione anche nel caso in cui intervengano successivamente le dimissioni o il licenziamento. L’unica eccezione contemplata è stata fino ad ora individuata dall’INPS con la circolare n. 137 del 10 luglio 2001, nella quale è stato specificato che le persone dichiarate” persone svantaggiate” ai sensi dell’articolo 4 della legge 8 novembre 1991, n. 381 che svolgono attività lavorativa con finalità terapeutica presso cooperative sociali, conservano il diritto a percepire la pensione di reversibilità, in quanto l’attività svolta da costoro viene considerata come attività con funzione occupazionale terapeutica ai fini della specializzazione degli interessati e dello sgravio della famiglia dagli obblighi di sorveglianza e, quindi, non viene considerata ostativa al riconoscimento o all’erogazione della pensione ai supersiti in ragione delle sue funzioni ”essenzialmente terapeutiche” .
Nel ddl si ritiene invece giusto e opportuno,nonché necessario, estendere anche ad altre tipologie di lavoro svolto da parte di figli “inabili il riconoscimento a conservare il diritto di percepire la pensione di reversibilità.
La Corte Costituzionale ha avuto modo di pronunciarsi in più occasioni sui rapporti tra diritto alla pensione di reversibilità e titolarità di redditi da parte degli orfani. Anche la giurisprudenza ordinaria, con riferimento specifico alla inabilità, ha più volte affermato che il requisito della “inabilità al lavoro” del figlio superstite beneficiario della pensione di reversibilità non deve più essere limitato all’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa; bensì deve essere individuato nella concreta incapacità, tenuto conto delle condizioni del mercato lavorativo, di dedicarsi ad un’attività lavorativa utile ed idonea a soddisfare in modo normale e non usurante le primarie esigenze di vita dell’interessato.
Questo disegno di legge si prefigge dunque lo scopo di eliminare la denunciata irrazionalità derivante dalla “inesorabile” esclusione della pensione di reversibilità per la mera titolarità, da parte dell’orfano inabile, di un lavoro produttivo di un reddito anche minimo, in attuazione degli articoli 4 e 35 della Costituzione, che affermano il diritto di ognuno al lavoro.
A tal fine si propone dunque di modificare l’articolo 13 del già citato regio decreto- legge n. 636, del 1939, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 1272 del 1939, che disciplina il diritto alla pensione di reversibilità, aggiungendo espressamente la previsione che il figlio superstite riconosciuto inabile al lavoro non perda il diritto a percepire la pensione di reversibilità se svolge un’attività lavorativa comunque retribuita, purché il reddito annuo imponibile ai fini dell’imposta sul reddito (IRE) derivante dalla predetta attività lavorativa non superi quello stabilito per l’erogazione della pensione per gli invalidi civili, aumentato dell’indennità di accompagnamento. Nel caso di superamento della soglia di reddito così individuata, il diritto alla pensione di reversibilità viene temporaneamente sospeso, per essere riacquistato nel caso di cessazione della predetta attività lavorativa.

martedì, aprile 24, 2007

«Bonus bebè fino ai tre mesi»

L'assegno già dalla sedicesima settimana di gravidanza. Proposte della Margherita per il welfare familiare: anche incentivi al part-time
Iva al 4% per le famiglie numerose che debbono acquistare un'auto da almeno sei posti (e pagano un bollo salato). Più asili nido. Incentivi per il part-time. Estensione degli assegni familiari ai figli universitari. Riforma dell'indice di equivalenza Isee (il «quoziente familiare»). Infine, un «Conto personale di cittadinanza» e un «Assegno di nascita», che va dal quarto mese di gravidanza al terzo mese di vita.
Sono numerose le novità e le riforme contenute nel ddl "Norme per la promozione del welfare familiare e generazionale", proposto dai senatori della Margherita Luigi Bobba e Tiziano Treu. E’ un «insieme organico di strumenti per realizzare il sostegno alle famiglie», considerate come soggetto sociale. Sarà portato alla Conferenza nazionale di maggio, ha detto Bobba, responsabile welfare del partito, presentando ieri il ddl nella sede nazionale di Roma, con il coordinatore Antonello Soro e la responsabile per le Politiche di inclusione Margherita Miotto. Le misure sono economiche, di accesso ai servizi, di promozione del lavoro femminile e, infine, riguardano l'investimento generazionale. Sul primo versante si agevolano i recuperi delle detrazioni fiscali non effettuate dai cosiddetti «incapienti» (anche con assegni fino a 200 euro per familiare a carico) e quelle per le spese di assistenza a bimbi e anziani non autosufficienti. Una «Carta famiglia» (su modello francese) agevolerà 1'accesso a servizi culturali, ricreativi, turistici e di trasporto. Per l'indicatore Isee viene fornita una nuova scala di equivalenze, in modo da aiutare le famiglie numerose. Ad esempio, rimodellando le tariffe dei servizi pubblici locali (acqua, gas, rifiuti), che tanto incidono sui bilanci casalinghi. Il ddl punta poi a far realizzare 3mila nuovi asili entro il 2010, incrementando il Fondo istituito dalla finanziaria 2007. Sulla conciliazione tra lavoro e famiglia, oltre a misure di incentivo al part - time, si estende a un anno il congedo parentale (con aumento dell'indennità fino al 70% della retribuzione, per i nuclei a basso reddito, rispetto all'attuale 30% generalizzato) e si prevedono incentivi per i datori che assumono, o riassumono, chi ha lasciato il lavoro per accudire la famiglia in massima parte donne.
Infine, il «Conto di cittadinanza», presso l'Inps, in cui confluiranno, dalla nascita ai 25 anni, contributi volontari, prestiti d'onore, integrativi statali o regionali, borse o assegni di studio. «Il ddI- conclude Bobba - intende rimuovere gli ostacoli al desiderio di fare famiglia di molti giovani e interviene con misure concrete per costruire un nuovo modello di welfare centrato sull'investimento nella famiglia e nelle nuove generazioni». L’impegno di spesa complessivo si aggirerebbe sui due miliardi e mezzo di euro.

di G.San

giovedì, aprile 19, 2007

INCIDENTI LAVORO: BOBBA (ULIVO), "PIU' RISORSE PER L'ISPETTORATO DEL LAVORO"

Dichiarazione del senatore dell'Ulivo Luigi Bobba, componente commissione Lavoro
"Le morti sul lavoro vanno affrontate mettendo innanzitutto i servizi ispettivi in condizione di lavorare. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questa realtà: gli strumenti e i finanziamenti che il servizio dell'Ispettorato del Lavoro ha a disposizione per svolgere compiutamente il suo ruolo di tutela dei lavoratori è del tutto inadeguato". Lo dichiara il senatore dell'Ulivo Luigi Bobba che aggiunge: "Insieme alle risorse, é necessario che il tanto invocato coordinamento tra l'attività ispettiva dell'Inail, dell'Inps e degli Ispettorati provinciali del lavoro diventi una realtà per rendere più produttive ed efficaci le diverse aree di intervento".
"Non vi è dubbio - precisa il parlamentare dell'Ulivo - che l'assunzione di un numero cospicuo di ispettori da parte del Ministero del Lavoro, con l'aggiunta di nuove assunzioni prevista dalla Finanziaria, rappresentino uno sforzo importante e di questo ne prendiamo atto; tuttavia è inevitabile che tali misure saranno del tutto inutili se il Ministro dell'economia non procederà al più presto allo stanziamento delle risorse necessarie per garantire l'attività ispettiva". Bobba ha poi concluso sottolineando la necessità di "un impegno da parte di tutti in Parlamento per accelerare l'iter dell'approvazione del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro già deliberato dal Consiglio dei Ministri, ma intanto applichiamo la legge esistente".

sabato, marzo 17, 2007

BANCA ETICA: 8 ANNI, 27 MILA SOCI, E DA OGGI NUOVA SEDE CENTRALE



(Banca Etica festeggia i primi 8 anni di operativita'inaugurando la sua nuova sede centrale a Padova. Cerimonia anticipata al mattino da un convegno con il viceministro dell'economia Roberto Pinza, il senatore Luigi Bobba, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. A 8 anni dall'inaugurazione (l'8 marzo del 1999) Banca Etica conta su un capitale sociale di 19 milioni di euro distribuito tra 27 mila soci (tra questi ricordiamo 354 Enti pubblici, 7 Regioni, 47 Province, 300 Comuni; e le principali sigle dell'associazionismo laico e cattolico italiano), 400 milioni di raccolta di risparmio e affidamenti per oltre 300 milioni con un totale di 3000 finanziamenti erogati, 130 dipendenti e dieci filiali. Banca Etica e' riuscita - come informa una nota - a dar vita ad un vero e proprio polo finanziario alternativo, che
comprende anche Etica sgr (una societa' di gestione del risparmio), Etimos (un consorzio impegnato in attivita' di microcredito nei paesi in via di sviluppo) e la Fondazione culturale responsabilita' etica.
La nuova sede si trova all'interno di un complesso di edifici particolarmente innovativo, che nasce dal recupero di due palazzine liberty di inizio secolo, collegate da un corpo centrale completamente in legno, e si ispira ai piu' rigorosi
criteri della bioarchitettura: nella progettazione, nella scelta dei materiali, nelle soluzioni impiantistiche all'avanguardia per quanto riguarda la sostenibilita'
ambientale, il risparmio energetico e l'utilizzo di fonti rinnovabili. Un progetto innovativo, per chiedersi cosa significa costruire e abitare ai giorni nostri; cosi' come innovativa e' da sempre la proposta di Banca Etica, nata 8 anni fa per riportare la persona, e non il profitto, al centro dei meccanismi economici.
fdm/sam/lv

venerdì, marzo 16, 2007

Il viaggio che porta un cattolico nel Partito Democratico

Per Bobba “è tempo di andare oltre il cattolicesimo democratico se non si vuole essere travolti dalla montante cultura teocon”
Qual è il posto dei cattolici oggi? In particolare, di quelli impegnati in politica. Che significa per i cattolici costruire il Partito democratico? Dopo il centro degasperiano che guardava a sinistra, dopo il centrosinistra di Fanfani, dopo la solidarietà nazionale di Moro, esiste oggi una quarta fase del cattolicesimo democratico? Sono queste le domande cruciali che si pone Luigi Bobba nel suo ultimo libro, Il posto dei cattolici (Einaudi editori).
E’ il viaggio di un cattolico, cominciato più di 30 anni fa , quando giovane adolescente con il lavoro di cameriere in un albergo di montagna si pagava le vacanze nella comunità ecumenica di Taizè e cominciava a riflettere nei Carrefour (i gruppi di lavoro) attraverso il metodo della ricerca, del confronto, del lavorare insieme. E’ il viaggio del pellegrino che approda alla comunità di Bose e che si forma politicamente alla redazione della rivista Sette Giorni di Ruggero Orfei e Piero Pratesi. È il viaggio del dirigente ac1ista che «per quegli itinerari imprevisti della vita» si ritrova a Roma nel momento più delicato e conflittuale dell'organizzazione, individuando nel ritrovato fondamento della spiritualità il cardine dell'impegno sociale.
È un viaggio pieno di suggestioni.
La prima: la sfida dell'identità, che interpella i cattolici e che da memoria deve farsi «progetto culturale». Poi: la sfida della laicità, non più a partire dallo stato, ma a partire dai cittadini che si riconoscono i valori radicati, popolari, della tradizione cristiana. Infine: la sfida dell'etica pubblica, dove c'è spazio per i valori identitari del cattolicesimo italiano, purché si rifugga dalle «derive insidiose» del liberismo e della religione civile.
Dentro la cornice di queste tre grandi sfide c'è l’impegno del cattolico in politica, c'è il "posto"' che deve ricoprire. La coscienza del politico cattolico non può fare a meno di interrogarsi del perché la politica sia così screditata, del perché esista uno «scollamento» tra struttura partito e cittadino.
Non è stato sempre così, pensiamo alla straordinaria stagione della Costituente che era una grande agorà «dove si piantarono le fondamenta della nostra comunità». Oggi occorre ripartire da un grande manifesto di valori, non astratto, ma concreto, come concretissime sono le quattro direttrici, «i quattro punti cardinali» indicati da Giovanni Paolo II rivolgendosi al corpo diplomatico il 7 gennaio 2005 nella sala Clementina: la vita, la libertà, il pane e la pace.
Sono i quattro valori chiave dell'agire sociale e politico. Centrale spartiacque è oggi, in un mondo dominato dalla tecnica, la biopolitica, cioè «l’intervento del potere politico nelle questioni che riguardano la vita biologica delle persone». È tema laico e lo dimostrano le riflessioni di Habermas e Hanna Arendt.
È tema che chiede di prendere posizione.
A partire da questo è urgente una analisi seria della cultura cattolica democratica. Dice Bobba: «Viene il tempo di andare oltre il cattolicesimo democratico, se non si vuole dissolversi in un anacronistico moderatismo o essere travolti dalla montante cultura teocon».
I valori di riferimento non vanno nascosti; vanno proposti secondo il «metodo della ragionevolezza civica, ovvero argomentando e convincendo gli altri della bontà di una scelta». Di questa sfida se ne rende conto anche Baraci Obama che Bobba cita più volte.
Su queste basi, ma anche sulle straordinarie testimonianze di Caterina da Siena e di Tommaso Moro può nascere il Partito democratico, partito pluralista che deve assumere come principio regolativo della_ «l’autonomia della società civile organizzata».
Dentro questa organizzazione sociale c’è infatti in Italia la presenza sociale, educativa e caritativa della Chiesa che è rimasta più che mai vitale anche dopo «l’improvviso cedimento» della Democrazia cristiana.
Infatti conclude Bobba: «Un partito che si propone di diventare il baricentro politico di uno dei due schieramenti, non potrà non essere un "partito nazionale" (come lo furono la Dc e il Pci) e dunque non potrà non alimentarsi anche della cultura, dei valori e della presenza sociale che dal cattolicesimo traggono origine».
Il libro di Bobba ha anche il merito di ricordare due grandi virtù che il cattolico impegnato in politica non deve mai dimenticare: la prudenza, nel senso di «accortezza», capacità di comprendere la complessità del reale; e la speranza, che in politica significa «responsabilità del rischio», che in Luigi Bobba si esemplifica nella lezione datagli da Oscar Luigi Scalfaro dinnanzi alle sue titubanze nell'affrontare la battaglia referendaria dello scorso giugno: «Se nella mia vita politica avessi combattuto solo le battaglie che sulla carta apparivano vincenti, probabilmente sarei rimasto i poltrona ad aspettare quasi sempre!».
di ALBERTO GAMBINO da Europa.

mercoledì, marzo 14, 2007

GIOVEDI 15 MARZO ORE 18- SALA DELLA MUNICIPALITA' DI S.GIOVANNI A TEDUCCIO A NAPOLI, SARA' PRESENTATO IL LIBRO "IL POSTO DEI CATTOLICI"

GIOVEDI 15 MARZO ORE 18- SALA DELLA MUNICIPALITA' DI S.GIOVANNI A TEDUCCIO (sala R.D'Angelo via Atripalda) A NAPOLI, SARA' PRESENTATO IL LIBRO "IL POSTO DEI CATTOLICI" di LUIGI BOBBA. PARTECIPANO MASSIMO MILONE, MARIO DI COSTANZO, MARCO ROSSI, DONATO MOSELLA, PASQUALE ORLANDO.
spunti di rilessione.
Alcide De Gasperi definiva la Dc come “un partito di centro che guarda a sinistra”, Ma a distanza di 15 anni dalla fine di quell'esperienza politica, c'è ancora - e se c'è qual è, oggi - “Il posto dei cattolici"?, Se lo è chiesto Luigi Bobba, già presidente nazionale delle Acli e ora senatore della Margherita, che ha raccolto le sue riflessioni in un saggio pubblicato da Einaudi e presentato a Roma e in tante altre città. Un volume che, sebbene abbia le caratteristiche dell'istant book, è invece frutto di una riflessione iniziata qualche anno fa, quando per Bobba l'esperienza politica non si era ancora tramutata nell'adesione partitica allo schieramento di centro sinistra.
Come già era avvenuto per la “prima romana" anche le altre presentazioni non hanno mancato di radunare una platea numerosissima ed eterogena che andava dai rappresentanti delle istituzioni ai sindacalisti, agli esponenti del mondo della cultura e del volontariato fino alla gente comune" spesso disorientata dalle svolte continue della politica italiana. “Il libro - ha detto Bobba - parte da una domanda presente nella società italiana: non voglio tirare la Chiesa dalla mia parte, ma credo che, in mancanza di valori etici, le democrazie implodano”
Senza troppi rimpianti per i bei tempi andati della Dc, Bobba cerca il posto dei cattolici in quella che, riallacciandosi a De Gasperi, definisce “la quarta fase”: dopo gli anni del partito di centro, poi di centro che guarda a sinistra e poi di unità nazionale, ora il posto dei cattolici è nelle loro comuni radici di formazione all'agire sociale.
“Così come avvenne all'inizio del '900 in reazione al modernismo - ha ricordato - e così come è stato dopo il '68”. L'invito è stato di aprirsi al futuro, ricuperando la propria memoria “e coniugandola con l'osare. Anche perché - ha detto Bobba - oggi ci troviamo ad affrontare problemi che 15 anni fa non esistevano, dall'immigrazione all'etica, alla necessità di essere presenti nel mondo attraverso una politica estera che divenga un elemento fondante della nostra identità nazionale».
Insomma, il posto dei cattolici, non è uno solo (e di certo, per Bobba, non è da una sola parte politica): -Il bipolarismo politico - ha concluso - non si può tradurre in un bipolarismo etico: deve esistere un'etica pubblica condivisa e dobbiamo far vivere i valori trovando convergenze su quelli che sono i temi fondamentali della nostra cultura».
Uno tra gli altri: la solidarietà verso progetti di crescita per il continente africano, che Bobba testimonia devolvendo alla missione diocesana di Inhassoro i diritti d'autore del libro.

domenica, marzo 11, 2007

"Il posto dei cattolici" - Intervento del Prof. Andrea Riccardi. Appuntamento alla municipalità di S. Giovanni a Teduccio giovedì 15 marzo alle 18



La domanda percorre questo piccolo libro, onesto, sereno e intelligente di Luigi Bobba. E’ un libro in cui si respira un’aria nuova, mentre l’autore cerca di proporre una cultura dove collocare l’agire politico dei cattolici. E lo fa senza le angosce apocalittiche e gladiatorie di chi difende una fede assediata a rischio di fine (con atteggiamento pugnace, ma subalterno a un’opinione pubblica che gioca con le minoranze vocianti e le deconsidera). Lo fa anche senza il minimalismo di chi si sente moderno perché la fede ha sempre meno spazio nella vita e nella storia.
Infatti non è così: il credere non ha sempre meno spazio nella vita degli italiani. Siamo nei tempi definiti da Gilles Kepel come revanche de Dieu. Oggi il problema dell’identità personale e collettiva è fatto decisivo, mentre si ripropone il problema della fede a tutte le latitudini e nei diversi mondi religiosi.
In Italia. Bobba sa che i cattolici hanno un posto nel nostro paese. Dio ha un posto tra tanta gente. La nostra geografia umana è caratterizzata non poco dal popolo cattolico e dalla Chiesa, che fanno l’identità e la qualità del paese. Dopo la secolarizzazione e dentro di essa, il cristianesimo italiano (dai santuari al papa) è realtà rilevante e risorsa: risorsa nel pensare il futuro di un paese che sente di avere davanti a sé un orizzonte poco illuminato; risorsa di fede e di umana compagnia nella vita quotidiana, non sempre facile, degli italiani. Questo è il cristianesimo italiano: intimo e quotidiano con le gioie e le angosce della gente, come le Madonne dei santuari che ascoltano le preghiere di tutti o le porte aperte delle nostre comunità.
Così bisogna ricordarsi che la Chiesa non è parte o partito. Non ha mai accettato di farlo anche quando era più schierata. E’ Mater et Magistra, diceva Giovanni XXIII. Non è certo un genitore imbelle, che crea figli deboli senza insegnare niente. Ma lo fa da mater. Questa maternità è un patrimonio che va coltivato e rilanciato di generazione in generazione. L’italiano lo ha scoperto nelle ore di dolore, nella seconda guerra mondiale, nel ’78 in Laterano con la morte di Moro, per fare due esempi. Ed è una caratteristica delle fiducia e della simpatia con cui gli italiani guardano alla Chiesa.
Per questo, la “simpatia” tra la Chiesa e gli italiani è importante: nel senso profondo del termine greco. Non dimentico la prima descrizione della Chiesa (quella del capitolo 2 degli Atti): “godevano la simpatia di tutto il popolo”. Stavano dicendo tutta la verità del Vangelo, sarebbero stati perseguitati. La simpatia conta per una Chiesa che vuole parlare a tutti. Non è un caso che la prima enciclica di Benedetto XVI sia sull’amore. E la gente va volentieri ad ascoltare questo papa.
Mi colpisce che nel 1887, 120 anni fa, nelle sue istruzioni al Segretario di Stato, card. Rampolla, Leone XIII, il papa all’origine della collocazione della Chiesa nel Novecento, il secolo più secolarizzato della storia, scriva in un momento di crisi: per combattere i nemici che vogliono togliere alla Chiesa ogni influenza sociale bisogna -cito- “riamicare gli animi di tutti alla Chiesa e al papato”.
E’ la simpatia. La Chiesa è mater di tutti e materna con tutti. Ma è magistra: insegna, discute, sa che quel che dice non è condiviso da tutti, ma non vi rinuncia per tema di impopolarità, accetta anche di essere parte. Questo è il grande modello paterno costruito da Giovanni Paolo II, che resta un riferimento di pastoralità.
Ma è solo questione di papa e di vescovi? Quale posto dei laici, dopo che la DC non c’è più? -si chiede Bobba.
I laici sono stati i democristiani, altra classe dirigente cattolica accanto ai vescovi dal 1945 al 1990. Molto laica e autonoma, nonostante quel che si diceva. E’ però ormai una storia passata, su cui bisognerà scrivere. Ma oggi?
E’ un’impressione che spesso la stampa dà: cercare solo quello che dicono i vescovi.
C’è un posto dei cattolici nel paese. Ci sono cattolici che pensano; che operano nella vita del paese. Non meno di ieri. Originali anche. Spesso molto gratuiti. Risorse notevoli, anche in un tempo in cui si sono sfilacciate tante reti, come quelle dei partiti. La Chiesa è una rete di popolo in mezzo al nostro paese.
E in politica? Per Bobba c’è un posto dei cattolici in politica. Ed è significativo che, a meno di un anno dalla sua elezione, abbia sentito di scrivere per darne ragione. Il posto in politica è anche un fatto culturale. Perché in questa Italia del bipolarismo c’è una crisi di culture politiche capaci di ispirare visioni di lungo periodo. Mentre, invece, credo che la nostra cultura politica deve provare a riflettere sulla prospettiva di lungo periodo: dire insomma a che serve l’Italia in un’Europa che si dovrebbe fare, in un mondo dove sono emersi nuovi protagonisti asiatici, come l’India e la Cina, nuove civiltà che sono poi antiche. Qui c’è un posto dei cattolici anche nel partecipare alla ricerca delle visioni per un’Italia di domani.
La fede e la vita religiosa non sono un fatto residuale. Un modello è stato smentito nella storia del nostro tempo: il futuro sarebbe stato secondo il dogma: “più modernità, sempre meno religione”, con l’inarrestabile avanzata della secolarizzazione. Restava solo un posto privato alla fede. In realtà da quindici anni, Dio ritorna nella vita della gente e anche in pubblico. La globalizzazione pone a tutti il problema dell’identità, come Bobba nota. Si è nudi senza identità in un mondo globalizzato. E la riscoperta dell’identità è un fenomeno trasversale e globale. Identità vuol dire anche tradizione, tradizione di fede.
Il modello imperante nella cultura degli ultimi due secoli, a partire dalla Rivoluzione Francese, è stato: il nuovo, il moderno, il progresso si pensavano spesso o si costruivano con l’emancipazione dal mondo della tradizione. Sempre meno tradizione. Fino al ’68, estesa rivoluzione antropologica, “frattura instauratrice” per usare l’espressione di de Certeau, cioè congedo dalla tradizione a livello di massa e di giovani. Così sicuri del futuro da non aver bisogno di tradizione.
Ma oggi si scopre il dramma di quello che Todorov chiama “l’uomo spaesato”. C’è bisogno di riprendere il filo della tradizione, l’audacia del nuovo richiede un filo di Arianna nel percorso labirintico del futuro. Il futuro, la globalizzazione, la proiezione in un mondo così vasto, richiedono a tutti di muoversi dalla sponda della tradizione verso il domani.
Per i cattolici, il Vaticano II non è stato forse la riproposizione dell’essenza della traditio fidei? La tradizione ridotta all’essenziale ed esaltata in esso: la tradizione e le tradizioni -avrebbe detto il padre Congar. Il Vaticano II non è stato l’affermazione di un’emancipazione dalla tradizione, ma il filtro sapiente di un profondo ressourcement. Non è un caso che abbia parlato di Bibbia, liturgia… Senza ressourcement non c’è futuro. Le grandi civiltà orientali: penso all’India con un’impressionante continuità nel coniugare innovazione e grande tradizione, ma anche alla Cina malgrado le tante fratture con il mito dell’armonia.
Tradizione non è conservazione. Abbiamo un tradizionalismo spaventato che prende mondi religiosi, angoli di società. Ben altro è la tradizione, come radice profonda di una fede che viene da lontano, come trasmissione di generazione in generazione.
E’ qualcosa che una cultura di sinistra spesso non capisce o su cui si lavora poco. Mentre il rapporto tra la destra e i cattolici sembra inquadrarsi sull’orizzonte quasi naturale dei valori (ma ci sono altri problemi). Qui c’è il problema del rapporto tra il centro-sinistra e il mondo dei cattolici, che non è solo un problema di politica, ma di cultura: non solo tattico ed elettorale (anche se su questo si dovrebbe riflettere, ma non è compito mio), ma di rapporto con un pezzo importante dell’identità italiana. Mi chiedo: si può costruire il futuro del paese alla spagnola, prescindendo da questo tratto saliente, come un resto del passato? Così si costruisce il futuro a strappi, non per sintesi e sviluppi.
Bobba cita Barack Obama: “Dire che uomini e donne non dovrebbero far rifluire la loro morale personale nei dibattiti pubblici è un assurdo pratico”. Lui si muove in questa linea, che non si spiega come dipendenza o indipendenza dalla gerarchia, ma come radicamento in un terreno religioso ed etico, risorsa per la politica.
E’ superato -a mio avviso- il modello di costruzione del futuro come emancipazione della tradizione. Abbiamo bisogno di ressourcement, di spiritualità per affrontare un tempo difficile. Nei prossimi decenni la navicella Italia, fragile, anche se ricca, dovrà affrontare sfide ignote al passato: grandi orizzonti del mondo, ridimensionamento del suo posto nel mondo, nuove generazioni che salgono, confronto con gli immigrati, crisi demografica, ecc.
Bobba parla di una fase ulteriore alla cultura cattolico democratica, che non è stata la mediazione tra l’autorità ecclesiastica e la politica per De Gasperi e Moro (e io ho scritto la storia segreta di De Gasperi: cioè i suoi rapporti con Pio XII). E’ consistita nel far rifluire l’apporto dei cattolici e della loro visione alla costruzione della democrazia come identità della nuova Italia. Il grande problema oggi non è quello della mediazione o della presenza, ma della costruzione di una grande cultura politica, radicata e aperta.
Le riflessioni di Bobba sulla libertà si collocano oltre un modello emancipazionista di libertà (libertà da...), per essere libertà per. A p. 128 l’autore presenta dieci punti per cui spendere questa libertà, una specie di carta dei valori: “dall’unicità del nostro destino -scrive- con quello dei popoli poveri del Sud del mondo a una visione della famiglia come legame fondamentale per il vivere sociale; dal ridefinirsi del concetto di cittadinanza di fronte a una società sempre più mescolata alla necessità di assumere l’equità generazionale…”. L’ho già detto: è venuto il momento di discutere di idee su cui far crescere il paese. Infatti c’è un’eclissi del paese contro cui impegnarsi, come è sorte di non pochi paesi europei che sono stati grandi e ora sopravvivono. Qui sta il posto dei cattolici: dar anima, un supplemento d’anima, a questa ricerca.
di Prof. ANDREA RICCARDI