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A partire dall'esperienza associativa vissuta nelle ACLI e da quella amministrativa a Napoli e Castellammare di Stabia utilizzo questo spazio per affrontare i temi del dialogo tra le generazioni, del lavoro, della formazione, del welfare, della partecipazione e della loro necessaria innovazione.
Il criticatissimo emendamento di sicurezza proposto alcune settimane fa dal senatore dell'Udc Gianpiero D'Alia, che prevede la possibilità di censurare i siti web che ospitano contenuti riconducibili all'istigazione a delinquere e all'apologia di reato, è stato approvato. Il Ministro dell'Interno, dopo segnalazione dell’autorità giudiziaria, avrà il potere di ordinare ai fornitori di servizi internet (inclusi ISP come Telecom Italia, Tiscali e Fastweb) la rimozione o l'oscuramento tramite filtraggio dei siti che presentano i contenuti pericolosi. Se l'ISP non ottempera alla richiesta entro 24 ore, sono previste pesanti sanzioni, fino ad un massimo di 250.000 euro. La legge nasce come reazione alla nascita di gruppi che inneggiano alla criminalità nei maggiori siti di social network: su Facebook sono infatti recentemente apparsi gruppi di fan di noti mafiosi, ma anche petizioni a favore degli stupratori, o a sfondo xenofobo. La reazione dei più importanti colossi a rischio censura, come il sito di condivisione video YouTube ed il sopracitato social network Facebook, non si è fatta attendere. Secondo la portavoce di Facebook Debbie Frost, l'emendamento di D'Alia "mira a chiudere l'intera ferrovia di una nazione a causa di alcuni discutibili graffiti in una singola stazione". "Prendiamo molto seriamente la comparsa di contenuti che incitano alla violenza, e lavoriamo per rimuoverli nella maniera più celere possibile" dichiara la Frost. "Per ogni contenuto controverso pubblicato su Facebook, ci sono letteralmente migliaia di interazioni positive, che promuovono la comunicazione, l'amicizia ed il commercio". Le affermazioni della portavoce Facebook sono effettivamente suffragate dai numeri: sono ad esempio 433 i membri del fan club Provenzano, ma il gruppo dedicato agli eroici magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino conta circa 370.000 sostenitori. Secondo Google Italia (ricordiamo che YouTube è un servizio di Google) la Legge D'Alia è un attentato alla libertà di espressione, e si accanisce contro determinate aziende. Anche il mondo politico è in subbuglio: Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, ha pubblicato sul suo blog un breve ma esplicito articolo intitolato "Internet in Italia: come Cina e Birmania", e giudica la legge "antidemocratica e incostituzionale". I detrattori dell'emendamento puntano il dito sulla scarsissima competenza in materia della classe politica italiana, incapace di comprendere e valutare in maniera adeguata il funzionamento e le dinamiche dell'universo web. Nell'attesa che l'emendamento venga esaminato dalla Camera, il senatore D'Alia si difende dalle critiche definendo il suo disegno come uno "strumento operativo non generalizzato", ma il popolo della rete non ci sta: sono infatti già comparsi su Facebook nuovi gruppi che osteggiano, in maniera più o meno audace, il provvedimento. |
Raffaele Cutolo
NAPOLI — Se pure fosse una goliardata, il presidente della commissione antimafia l'ha presa piuttosto male. L'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, dopo aver ricevuto nella casella email del senato diverse comunicazioni riguardanti i gruppi di Facebook che inneggiano a noti camorristi, ha deciso di parlarne col ministro Maroni reputando «indispensabile che la polizia postale si occupi della questione». Lo riferisce la parlamentare del Pd Luisa Bossa, ex sindaca di Ercolano ed oggi componente della commissione antimafia, la quale ha scritto un'interrogazione a Maroni chiedendo «se siano previste unità specializzate all'interno della Direzione Investigativa Antimafia che si occupano specificatamente di infiltrazioni mafiose su internet». «Appare ormai evidente — scrive la parlamentare — che la mafia usa i mezzi moderni della comunicazione per scopi propagandistici e per crearsi le basi per i suoi affari criminali. Ne sono un esempio eclatante i numerosi gruppi nati su un social network diffusissimo come Facebook in onore di boss come Raffaele Cutolo, Totò Riina e Bernardo Provenzano. Questo fenomeno, denunciato anche dal Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, non va sottovalutato. Si tratta di una vera e propria infiltrazione mafiosa». L'ex sindaca di Ercolano, più volte impegnata nella difficile lotta ai clan già durante il suo mandato, ha parlato col presidente Pisanu della questione Facebook. Pisanu ha risposto: «Incontrerò Maroni per decidere su cosa fare nell'immediato futuro. Credo che occorra attivare la polizia postale. Al ministro ho consegnato personalmente la lista dei siti antimafia che mi hanno inviato comunicazioni relative di gruppi filo-camorristici ». «Ho fatto il sindaco in una zona di camorra per diversi anni — commenta Luisa Bossa — E' mortificante, dopo tutto il lavoro fatto sulla legalità, dopo tutto l'impegno profuso per far crescere una generazione più sana insieme con le scuole, le parrocchie e le agenzie educative, vedere questi siti internet aperti a tutti in cui, per scherzo o per serietà, si inneggia ai capi della criminalità organizzata».