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domenica, ottobre 21, 2007

Napoli accoglie il Papa


Napoli, 21 ott. (Adnkronos/Ign) - Nonostante la pioggia, una folla immensa ha accolto Benedetto XVI arrivato poco fa a Napoli. A dare il benvenuto al Papa, giunto in elicottero da Roma, alla Stazione Marittima del porto il presidente del Consiglio Romano Prodi e il Guardasigilli Clemente Mastella.

Il Pontefice, come nel suo stile non si tratterrà molto nel capoluogo partenopeo oggi blindatissimo. La sua partenza è prevista per le 17.30. Poche ore quindi ma estremamente significative per questa giornata che segna l'ottavo viaggio pastorale. Tra breve il Papa celebrerà l'Angelus in piazza del Plebiscito. Poi incontrerà i leader religiosi convenuti nella città per il meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant'Egidio

Quella di oggi è la terza visita di un Papa nel capoluogo campano e cade nel 28esimo anniversario della prima visita di Karol Wojtyla. Le due volte precedenti, il 21 ottobre del 1979 e il 9 novembre 1990, infatti, fu sempre Giovanni Paolo II a recarsi a Napoli: nel primo caso, il Papa era di ritorno da una visita al santuario di Pompei; nel secondo caso, invece, si trattò di una lunga visita pastorale ricca di incontri e momenti religiosi. Se per Ratzinger questa è la prima volta da pontefice, diversi sono stati invece i viaggi fatti a Napoli da cardinale, l'ultimo, nel 2004, quando ha presieduto nella cattedrale l'ordinazione episcopale di mons. Bruno Forte arcivescovo di Chieti-Vasto e originario del clero di Napoli.

Napoli, Sepe: ''Città pronta a risorgere con il Papa''

Città del Vaticano, 20 ott. (Adnkronos) - ''Napoli è pronta a ricevere il Papa; Napoli è pronta finalmente a risorgere''. E' questo il messaggio che il cardinale Crescenzio Sepe (nella foto) ha voluto inviare all'opinione pubblica in un testo diffuso nella mattinata di oggi dalla sua diocesi, alla vigilia della visita pastorale del Santo Padre nel capoluogo campano. La speranza è il tema del messaggio dell'arcivescovo, speranza che è virtù dei giusti ''per risollevare le sorti di un popolo meraviglioso, di una comunità civile ed economica''. E in questo contesto, afferma ancora il cardinale, la Chiesa di Napoli non può essere che Chiesa missionaria.

''Il Santo Padre, Benedetto XVI - scrive l'arcivescovo alla guida della diocesi partenopea - viene nella nostra terra per confortarci nella fede, per sostenerci nell'esaltante e faticoso lavoro del Vangelo, per incoraggiare gli sforzi di una Chiesa, la nostra adorata Chiesa di Napoli, bella di storia e di coraggio, che cerca con ogni mezzo e instancabile tenacia di rendere ragione della fede che è in lei''.

E ancora Sepe insiste sul nesso forte che esiste fra la ''speranza'' di un futuro diverso e l'arrivo di Ratzinger nel capoluogo campano. ''Il Papa viene tra noi - si legge infatti nel messaggio - nella nostra amata città, per rilanciare il percorso della speranza che è virtù dei giusti, di tutti gli uomini di buona volontà, dei credenti diversi per fede e anche di chi la fede la cerca o ancora non la trova. L'imperativo speranza non può che diventare la parola d'ordine per risollevare le sorti di un popolo meraviglioso, di una comunità civile ed economica, spesso costretta dal pessimismo e dalla sfiducia di una collettività ancora ripiegata su se stessa, ad essere prigioniera solo dei suoi fallimenti, più che essere consapevole delle sue enormi risorse''.

Ancora, scrive il cardinale, ''Il Santo Padre Benedetto XVI viene in mezzo a noi per rafforzare il nostro desiderio di essere Chiesa missionaria, aperta alla novità dei figli di Dio, incarnata nei diversi territori della nostra diocesi. La diocesi di Napoli vuol parlare al cuore dell'uomo contemporaneo che chiede, e ne ha pieno diritto, di ricevere il Vangelo con parole comprensibili, così da farlo diventare cibo quotidiano, vita vissuta''.

''Il Santo Padre Benedetto XVI viene a Napoli perché Napoli, accogliendo Pietro - si legge nella conclusione del messaggio - accolga in lui Cristo che lo ha inviato. Noi tutti siamo pronti a rinnovare la nostra fedeltà al Signore e la nostra passione per una vita trasformata da Cristo. Napoli è pronta a ricevere il Papa; Napoli è pronta finalmente a risorgere''.

sabato, agosto 04, 2007

Welfare: Acli, "equilibrato" il Protocollo d'intesa

Il presidente Olivero: «Attendiamo la traduzione dell’accordo in legge. Non vengano tradite le intenzioni annunciate. Ma si allarghi il confronto istituzionale al Terzo Settore»

Giudizio sostanzialmente positivo delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani sul Protocollo d’intesa su “previdenza, lavoro e competitività” siglato nei giorni scorsi da governo e parti sociali, “per l’quità e la crescita sostenibili”. «Un documento equilibrato - secondo il presidente delle Acli Andrea Olivero – innanzitutto per la sua organicità, che tiene sostanzialmente insieme, in un quadro complessivo non ancora in ordine, le ragioni di equità sociale e compatibilità economico-finanziarie». «La volontà e la decisione di guardare ai problemi nel loro insieme – afferma Olivero –, in una prospettiva che travalica la stessa legislatura, è l'unico modo appropriato per affrontare riforme di questa portata».

Bene anche, per le Acli, «il tentativo di porre in essere un riequilibrio tra le generazioni». «Finalmente – commenta Olivero - si pone con decisione il problema dei giovani, toccando alcuni punti chiave per dare speranza ai lavoratori flessibili: copertura figurativa piena, totalizzazione, accesso al credito, riscatto della laurea...». «Certo – continua il presidente delle Acli – mentre riguardo alle pensioni da erogare nei prossimi anni si è stati attenti al dettaglio, con risultati sostanzialmente equi (con qualche distinguo per i lavoratori autonomi), per quanto riguarda i giovani il protocollo poteva osare di più, ponendo ad esempio riferimenti più precisi rispetto alle misure previdenziali volte a garantire l'entità delle future pensioni».

«Sarebbe stato utile in questo senso allargare il confronto alle rappresentanze dei giovani e in particolare del Terzo Settore – critica Olivero –. Avremmo avuto probabilmente meno polemiche e ricatti politici e più proposte concrete e coraggiose per il futuro del Paese. Il Terzo settore in questi anni è stato il più importante gestore, insieme allo Stato, del welfare italiano, e ha la titolarità secondo noi per partecipare ai tavoli di concertazione sociale».

Sullo lo scontro politico in corso e le annunciate battaglie d’autunno, il presidente delle Acli commenta: «Noi attendiamo la traduzione dell’accordo in legge. Augurandoci che non vengano tradite le intenzioni annunciate e riservandoci un giudizio più articolato sui singoli punti. Ben venga quindi, in autunno, il dibattito politico su questi temi, perché sono quelli veri, intorno ai quali si concentrano necessità e aspettative dei cittadini. Ma si allarghi il confronto istituzionale al Terzo Settore. Nessuna importante riforma del welfare può essere fatta senza coinvolgere anche quelle forze che, più dinamiche e innovatrici perché maggiormente a contatto con i problemi ed i territori, possono creare opinione pubblica e consenso sociale».

venerdì, luglio 20, 2007

scalinatella longa longa, pensioni tra scaloni e scalini...


Damiano: ''Lunedì incotro con utte le parti sociali''
Pensioni, via libera del Cdm dopo firma con i sindacati
Disco verde dalla coalizione, con distinguo da parte di Bonino e di Ferrero. In pensione a 58 anni nel 2008, poi quota 95 nel luglio 2009 con età minima 59 anni, quota 96 nel gennaio 2011 con età minima a 60 anni e infine quota 97 nel gennaio 2013 con la minima a 61 anni. I lavoratori considerati sottoposti a lavori usuranti saranno 1,4 milioni. L'accordo sulle nuova previdenza raggiunto all'alba, dopo una notte di trattative più volte sospese. Prodi: ''Rispettati i limiti di spesa''

Roma, 20 lug. (Adnkronos/Ign) - ''Date le difficoltà inziali abbiamo ottenuto un consenso largo sull'accordo'' illustrato dal premier Romano Prodi ai sindacati sulla riforma delle pensioni. Lo ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Letta, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. ''Nel corso della riunione (Cdm, ndr) abbiamo ottenuto un consenso largo e date le difficoltà è una risultato significativo per il Governo. Questo lascia ben sperare sul futuro delle misure perfezionate stanotte''. Soddisfazione esprime anche il ministro Cesare Damiano: "Secondo me non era scontato arrivare ad un accordo perché è stata affrontata una materia estremamente complessa". Così il titolare del Lavoro. Quello raggiunto "è un giusto compromesso qualitativamente molto alto". Il ministro ha quindi sottolineato che "ha vinto la concertazione lunga, paziente e quotidiana e poi ha vinto la squadra di governo".

Fonti di Palazzo Chigi riferiscono che però anche questa mattina durante il Consiglio dei ministri ci sono stati dei distinguo: una riserva sull'esame del testo da parte del ministro delle Politiche comunitarie Emma Bonino e la perplessità sul meccanismo del superamento dello scalone da parte del Ministro delle Politiche sociali, Paolo Ferrero.

Il disco verde della coalizione comunque c'è stato e segue l'accordo di questa mattina, intorno alle 6, eraggiunto tra Governo e sindacati al termine di una notte di trattative più volte sospese. Accordo raggiunto che prevede l'andata in pensione a 58 anni nel 2008, poi quota 95 nel luglio 2009 con età minima 59 anni, quota 96 nel gennaio 2011 con età minima a 60 anni e infine quota 97 nel gennaio 2013 con la minima a 61 anni. I lavoratori considerati sottoposti a lavori usuranti saranno 1,4 milioni.

Dunque un mix tra scalini e quote 'vincolate' dall'età minima. Dal primo gennaio 2008, dunque, si potrà andare in pensione con 58 anni e 35 di contributi mentre dal primo luglio 2009 si potrà andare in pensione con quota 95 ma con una età minima di 59 anni e 35 di contributi. Dal primo gennaio 2010 la pensione sarà possibile con quota 96 ma con 60 anni di età e 35 di contributi mentre dal primo gennaio 2013 si andrà in pensione con almeno 61 anni di età e sempre 35 anni di contributi.

Inalterato il meccanismo di pensionamento di anzianità per le donne. Diverso invece il sistema per i lavoratori autonomi che andranno in pensione con un anno in più: dal 2008 dunque con 59 anni e 35 di contributi e nel 2013 con almeno 62 anni. Per chi ha 40 anni di contributi il governo ha garantito 4 finestre agevolando così il pensionamento di vecchiaia. Per quel che riguarda i coefficienti di trasformazione il loro aggiornamento è stato rinviato al 2010 mentre sono circa un milione e quattrocento i lavoratori usurati esonerati dalla riforma.

Prossimo appuntamento ora lunedì con il governo che convocherà tutte le parti sociali per chiudere i tavoli di concertazione aperti sul Welfare. A confermarlo è lo stesso Damiano. Non solo rivalutazioni delle pensioni basse, quindi, ma anche ammortizzatori sociali ed interventi per la competitivita' che troveranno spazio in un Protocollo. "Si realizza in questo modo la piu' conistente redistribuzione dei redditi degli ultimi vent'anni", spiega il ministro.

giovedì, luglio 12, 2007

Partito democratico: COMITATO 14 OTTOBRE: APPROVATO IL REGOLAMENTO

Approvato al termine della riunione del Comitato 14 ottobre, in Piazza SS. Apostoli, il Regolamento quadro per l'elezione delle Assemblee Costituenti dell'Ulivo-Partito Democratico.

In particolare, il regolamento ha previsto l'elezione diretta dei segretari regionali, il collegamento delle liste ad un candidato segretario e la rappresentanza delle donne capolista per il 50%. Per
partecipare alle primarie si dovrà versare un contributo di 5 euro, 2 euro per i giovani sotto I 25 anni. Tra gli altri capisaldi del regolamento i tre coordinatori del Comitato 14 ottobre, Mario Barbi, Maurizio Migliavacca e Antonello Soro hanno ricordato: la massima apertura ai cittadini che si vogliono candidare, il forte radicamento nei territori e l'apertura a una competizione delle idee.
Il premier Romano Prodi ha sottolineato l'alto valore democratico espresso dalla riunione: "E' stata una bella discussione e le votazioni si sono concluse con una larghissima maggioranza

Molto soddisfatto il segretario DS Piero Fassino: Sono regole che permetteranno il 14 ottobre l'elezione dell'assemblea costituente e del nuovo segretario con un'amplissima partecipazione dei cittadini'. Sara' una straordinaria occasione di democrazia e di partecipazione per creare un rapporto forte tra cittadini e politica. Le primariesaranno il modo migliore per favorire una riforma della politica, creando un partito federale e a base regionale.

Per il vicepremier Francesco Rutelli: Il 14 ottobre e' la piu' grande esperienza democratica che abbia mai visto nascere un partito in Italia. Abbiamo iniziato un cammino appassionato e completamente nuovo. Ci saranno migliaia di persone a partecipare e anche tanti giovani.

martedì, giugno 19, 2007

PD ACCELERA: IL 14 OTTOBRE LA SCELTA DEL SEGRETARIO

ROMA - Il 14 ottobre i cittadini che voteranno per l'Assemblea costituente del Partito democratico ne eleggeranno anche il segretario. E' quanto ha deciso il 'Comitato dei 45' dopo quattro ore di riunione scegliendo la formula delle liste collegate ai candidati alla segreteria. Insomma, si tratta di un'elezione diretta del leader, un'opzione che secondo Romano Prodi "non indebolirà il governo". Soddisfatti i big delle tre anime del nuovo soggetto riformista: Ds, Margherita e prodiani.
Si voterà dunque in 475 collegi (quelli della vecchia legge elettorale). Ci saranno liste bloccate (senza la possibilità di esprimere una preferenza) collegate ai candidati nazionali che intendono correre per la segreteria. Sulla base dei risultati del voto, i membri della Costituente eleggeranno formalmente il segretario. Si tratta di un metodo identico a quello della corsa per la Casa Bianca. Una vera e propria svolta (di fatto una inversione a U) rispetto alle decisioni dell'ultima riunione del Comitato, a fine maggio, che stabiliva che il leader sarebbe stato scelto dai delegati alla Costituente una volta eletti.
Il premier, che sarà presidente del nuovo partito e dell'Assemblea, mostra di aver accettato la novità positivamente, nonostante fino a qualche settimana fa non fosse particolarmente convinto: "Serve un segretario forte. Il governo non sarà indebolito. Abbiamo trovato un accordo completo". Niente paura, dunque, di una diarchia con Palazzo Chigi, di una doppia leadership che possa mettere nell'angolo il capo del governo: "Voglio essere chiaro - ha detto Prodi ai 45 - si è fatto riferimento a me e al mio ruolo, ma non ci sono dubbi. Il Pd deve avere un segretario forte". Anzi, il premier sembra essersi convinto che per puntellare un governo in difficoltà sia questa l'unica strada possibile: "Un governo serio ha bisogno di un partito serio alle spalle".
Prodi parla anche di "una larga possibilità di partecipazione di liste", del resto ha sempre sostenuto la necessità di avere molti candidati alla segreteria, e sottolinea il carattere federale del nuovo soggetto, tanto che sempre il 14 ottobre verranno eletti anche i segretari regionali.
Un po' tutti i big dell'Ulivo sottoscrivono l'accordo raggiunto e la Margherita sembra particolarmente entusiasta. Se infatti Dario Franceschini (capogruppo del Listone alla Camera) parla di "una giornata di svolta", il coordinatore dei Dl Antonello Soro (che è anche uno dei tre coordinatori che lavorano alle regole) spiega che il segretario sarà un vero leader: "Non sarà solo uno speaker o un organizzatore, ma sarà un capo politico". Il presidente del Senato Franco Marini é convinto che si tratti di "una buona scelta". Soddisfatto, quando lascia il vertice di Piazza Santi Apostoli, anche il vicepremier Francesco Rutelli.
Assente Massimo D'Alema, in Lussemburgo per il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, il leader dei Ds Piero Fassino dice che quella decisa è "una soluzione ragionevole, giusta e che realizza il massimo di partecipazione democratica dei cittadini". Anna Finocchiaro (presidente dei senatori dell'Ulivo) sottolinea che si arriverà presto a "un leader forte con una investitura popolare". E ricorda che sarà garantita la presenza delle donne. I candidati delle liste saranno infatti alternati e i due generi saranno presenti al 50%.
Ora i partiti e i big che vorranno correre devono cominciare a lavorare. In molti, durante la riunione, hanno ribadito l'esigenza che la competizione non si risolva in una gara tra Ds e Margherita: le liste, insomma, dovranno essere trasversali. 100 firme saranno sufficienti per presentarne una e il termine scade il 14 settembre. Resta per ora aperto un tema di non poco conto: chi vince, se nessuno dei candidati raggiunge il 50% dei consensi? Il nodo sarà sciolto dai tre coordinatori (Migliavacca, Soro e Barbi) nelle prossime settimane.

mercoledì, maggio 23, 2007

Prodi: e' nato il comitato 14 ottobre per il Partito Democratico

"E' nato il comitato del 14 ottobre. Inizia un'attività veramente collettiva, cominciamo a costruire un nuovo partito diverso dal passato". Così il premier Romano Prodi commenta, all'uscita da piazza Santi Apostoli, la nascita del comitato promotore nazionale per il Pd, composto da 45 persone.

"I membri sono 45, ma non c'è stato un blocco, cioè solo esponenti Ds e Dl e ministri, ma è nata una cosa in cui non vogliamo più distinguere il futuro che sarà comune".

Il comitato, che si riunira' mercoledi' prossimo, ha gia' fissato una serie di scadenze per le tappe di avvicinamento al nuovo partito: un seminario entro la meta' di giugno e una accelerazione (entro il 20 giugno) per le proposte che dovranno sovrintendere alla elezione dell'Assemblea Costituente del Pd.
Confermata poi la data del 14 ottobre quando "i cittadini votando si iscriveranno al partito e cominceranno una grande avventura democratica".

Giudizio positivo di Piero Fassino, segretario dei Ds, che al termine della prima riunione del comitato ha detto che "l'organismo e' equilibrato e rappresentativo con un mix di dirigenti politici nazionali, di esponenti delle istituzioni locali, di societa' e di partiti. Con una quota significativa di donne, oltre un terzo, e con rappresentativita' delle diverse sensibilita' politiche che concorrono alla formazione del Pd".

Soddisfatto il leader della Margherita, Francesco Rutelli: "Abbiamo finalmente una creatura che nascerà il 14 ottobre con una enorme partecipazione popolare".

"Da oggi ad allora (14 ottobre, ndr), dobbiamo costruire le condizioni perché la nascita del partito democratico sia anche un aiuto e uno stimolo per rafforzare l'azione del governo, per migliorarne i risultati e la buona pratica nel rapporto con gli italiani".

Ecco l'elenco dei componenti:
Giuliano Amato, Mario Barbi, Antonio Bassolino, Pireluigi Bersani, Rosi Bindi, Paola Caporossi, Sergio Cofferati, Massimo D'Alema, Marcello De Cecco, Letizia De Torre, Ottaviano Del Turco, Lamberto Dini, Leonardo Domenici, Vasco Errani, Piero Fassino, Anna Finocchiaro, Giuseppe Fioroni,
Marco Follini, Dario Franceschini, Vittoria Franco, Paolo Gentiloni, Donata Gottardi, Rosa Jervolino, Linda Lanzillotta, Gad Lerner, Enrico Letta, Agazio Loiero, Marina Magistrelli, Lella Massari, Wilma Mazzocco, Maurizio Migliavacca, Enrico Morando, Arturo Parisi, Carlo Petrini, Barbara Pollastrini, Romano Prodi, Angelo Rovati, Francesco Rutelli, Luciana Sbarbati, Marina Sereni, Antonello Soro, Renato Soru, Patrizia Toia, Walter Veltroni e Tullia Zevi.

sabato, aprile 21, 2007

Lettera aperta a Romano Prodi


Caro Presidente,
i tagli agli enti locali stanno causando una contrazione della spesa sociale che, soprattutto al Sud, determina un peggioramento delle condizioni dei servizi socio-educativi e sociosanitari e un allargamento del divario tra risorse e bisogni. Le politiche sociali, fondamentali per migliorare la qualità della vita e delegittimare la criminalità, stanno sempre più cedendo il passo ad interventi prevalentemente di carattere repressivo e di ordine pubblico.

Ad un aumento della domanda sociale nel Mezzogiorno non è corrisposta un’adeguata crescita della rete dei servizi, e il terzo settore è relegato a un ruolo di semplice fornitore di manodopera a buon mercato, con la conseguenza di penalizzare sia la qualità dei servizi, sia quella del lavoro. Gli operatori sopportano mesi di ritardi nei pagamenti e molte migliaia di persone in condizioni di disagio vedono diminuire gli interventi di cura e di aiuto.

È per questi motivi che Le chiedo di prevedere, anche alla luce delle maggiori entrate fiscali, un più forte investimento per il sistema dei servizi sociali del Meridione, correggendo le gravi sperequazioni presenti tra Nord e Sud del Paese e valorizzando il significato del lavoro sociale nei processi di sviluppo.



Firma Pasquale Orlando


Cari amici, questa lettera nasce a seguito di una grande mobilitazione del terzo settore campano che ha coinvolto oltre 150 tra cooperative, associazioni e volontariato.
Se volete associarvi potete spedirla anche voi, via e mail.
Vi ricordo che l'indirizzo a cui inviarla è l.alfonso@governo.it
Per approfondire e ricevere altri formati:Ufficio Comunicazione Gesco Tel 081/7877516 int 206-218-243




lunedì, aprile 16, 2007

Conferenza Volontariato: Prodi, una grande ricchezza per il Paese

"Il volontariato e' la grande ricchezza del Paese". E' quanto afferma il premier Romano Prodi arrivando alla V Conferenza sul Volontariato, in corso a Napoli. "Sono venuto per prima cosa ad imparare- ha detto Prodi- secondo a lanciare un messaggio da parte del governo di grande fiducia". Secondo il presidente del Consiglio, "proprio il volontariato e' una missione importantissima per tenere insieme una societa', che ha necessita' di stare insieme e per sopperire a dei problemi grandissimi che abbiamo". La fortuna italiana, ha concluso Prodi, "e' che ci sono milioni di persone che fanno volontariato vero, cioe' quello non pagato in cui uno si mette a disposizione degli altri e questa e' la grande ricchezza del paese".
Fare volontariato significa "aver voglia di sporcarsi le mani in prima persona". Lo dice Romano Prodi, nel suo intervento nella seconda giornata della V Conferenza sul volontariato di Napoli. Le parole chiave della V Conferenza nazionale di Napoli, "che non a caso si svolge qui", osserva il presidente del Consiglio, sono gratuita', solidarieta', partecipazione". In Italia, continua il premier "sono censiti 4 milioni di volontari e di questi un milione sono quelli che operano in modo continuativo, inseriti in una organizzazione". Il volontariato, aggiunge Prodi, "e' una occasione di costruzione sociale, di sviluppo di un modello di coesione piu' forte e giusto".
"Dobbiamo necessariamente pensare ad un ammodernamento delle attuali regole del gioco". Lo afferma il presidente del Consiglio, Romano Prodi, durante il suo intervento alla V Conferenza nazionale sul volontariato di Napoli. "La legge per il volontariato (legge 266, ndr.)- spiega Prodi- sente certamente il peso dei suoi anni; tuttavia la strada a suo tempo imboccata e' quella giusta". Per questo, secondo il premier, "occorre migliorare la situazione esistente, senza pero' scomporre il molto di buono che e' stato fatto sino a questo punto nel settore".
Senza i legami sociali non puo' esserci alcuna crescita economica. Lo afferma il presidente del Consiglio Romano Prodi, durante il suo intervento alla V Conferenza nazionale del volontariato. Il vostro, continua Prodi rivolgendosi alla platea, "e' un lavoro che contribuisce a ricucire quei legami tra le persone che sono il fondamento della convivenza, insomma a costruire quel capitale sociale senza il quale non vi puo' essere neppure crescita economica".
da Vita non profit (redazione@vita.it)

martedì, marzo 20, 2007

Un appello per il partito democratico

abbiamo ricevuto da alcuni amici della rete di Incontriamoci un appello per il Partito Democratico e volentieri lo facciamo circolare.
Crediamo utile che i cittadini si facciano sentire, perchè sono decisivi per la costruzione del Partito Democratico, che può nascere bene solo se "democratico" significa aperto alla partecipazione di tanti.



La recente crisi di governo ha evidenziato come gli elementi caratterizzanti l'autonomia dei partiti della maggioranza, se non rispettano una sintesi politica condivisa, possano mettere in discussione la stessa sopravvivenza della coalizione.
La coscienza dei singoli eletti ha sovrastato l'interesse politico generale della maggioranza degli elettori che hanno voluto questo governo e temono il ritorno del governo di centrodestra. Timore non solo per il rischio della riproposizione di Berlusconi a Presidente del Consiglio, ma soprattutto perché si verrebbe ad interrompere un processo di riforme, iniziato da questo governo, tanto cauto quanto, alla prova dei fatti, coraggioso se raffrontato a quello di tutti i governi precedenti.

Per questo ci sembra che sia arrivato il momento opportuno perchè i 4 milioni di cittadini che hanno partecipato alle Primarie per scegliere il leader del Centrosinistra rifacciano sentire oggi tutti insieme la loro voce alta e forte.

Bisognerà infatti "rammentare" ai nostri eletti quale è la volontà popolare prevalente ed imporre che tutti i partiti della coalizione rispettino il Programma di Governo, presentato in campagna elettorale, e da tutti sottoscritto.

La crisi di governo ha poi dimostrato, come sia diventata urgente la nascita di un grande soggetto politico come il Partito Democratico che possa essere di riferimento per una coalizione riformista stabile e forte nella capacità di governo.

Lanciamo questo appello perché auspichiamo che il processo di costruzione del Partito Democratico non parta solo dai legittimi accordi dei partiti costituenti, ma si basi sulla volontà chiaramente espressa da milioni di elettori in occasione delle Primarie. Per questa ragione crediamo sia necessario che, nella costruzione di questo nuovo soggetto politico, sia dato il giusto peso e ruolo a chi ha partecipato alle Primarie e a continuato a dare il proprio sostegno politico al di fuori delle tradizionali strutture di partito.

Per questo proponiamo al coordinamento di Incontriamoci di fare circolare questo appello tra i suoi iscritti alla rete, per ridare forza e voce alla base degli elettori che hanno indicato, sia alle Primarie che alle Politiche, una volontà unitaria per un partito democratico e riformista.

Abate Matelda, Alemi Mahvash, Angeli Fiorella, Bargelli Franco, Bellumore Cinzia, Bianchedo Ines, Capponi Francesco, Ciabattoni Rossana, Corato Simonetta, Costa Claudia, Del Campo Michele, Fanchiotti Aldo, Claudio Francia, Iori Aurelio, Gervasio Leietta, Guastalla Giorgio, Ndiaye Insa, Pagani Fabio, Pellicelli Fausto, Pipari Domenica, Re Leonardo, Redini Marika, Rossi Antonia, Russo Carmine, Salanitro Maria, Sechi Alessandro, Stolfi Nicola, Traclò Francesco

Per sottoscrivere l'Appello clicca sul titolo.

lunedì, febbraio 26, 2007

Facciamo giustizia sulle tasse nascoste. Proposte per ripartire dalla famiglia.

Le tariffe di gas e luce sono tarate su consumi individuali penalizzando chi ha figli. Si intitolerà Norme per la promozione di un welfare generazionale e famigliare e sarà un progetto di legge «volto a rimuovere situazioni di mancanza di equità, a promuovere e investire sul futuro dell'Italia, cioè sulle famiglie con figli». Spiega a Vita il senatore Luigi Bobba, responsabile nazionale Dipartimento Welfare della Margherita, anticipandone gli indirizzi: «Abbiamo un duplice obiettivo. Sostenere, come in moltissimi altri Paesi, l'incremento del tasso di natalità e rendere conciliabili lavoro e vita in modo che le pari opportunità siano il veicolo della crescita dell'occupazione delle donne. I due tassi camminano insieme: se cresce l'occupazione, sale la natalità. Va resa effettiva la tutela e la promozione della famiglia di cui parlano gli articoli 29, 30 e soprattutto 31 della Costituzione».
A questo scopo la Margherita ha individuato cinque capitoli su cui lavorare: previdenza, fisco, servizi, assegni e tariffe. E un metodo, quello della trasparenza, in particolare contro le cosiddette tasse nascoste. Un rapido esempio: le tariffe di servizi come gas e luce sono per lo più tarate su un consumo individuale. È una scelta ragionevole ed equa nei confronti di chi ha figli e si ritrova un costo pro capite maggiore di quello di chi vive solo o in coppia?
Soglia di povertà relativa
Evidentemente è una situazione che va riequilibrata.
Come pure andrebbe ridefinito il sostegno pubblico per i figli a carico. Un parametro c'è. E si chiama soglia di povertà relativa, cioè 420 euro al mese: «Vorremmo che l'impegno pubblico si avvicinasse a questa soglia», spiega Bobba. «Chiediamo che lo Stato riconosca almeno il costo minimo per un figlio attraverso il sistema fiscale. Contemporaneamente pensiamo sia necessaria la rimodulazione del sistema delle deduzioni/detrazioni per i servizi che la famiglia acquista per i minori e per gli anziani non autosufficienti».
Sempre in tema di equità la Margherita punta a riformare i parametri della cosiddetta “situazione economica equivalente”. Oggi l'accesso ai servizi è valutato in misura inversamente proporzionale al numero: fino a due figli c'è un parametro, ma diminuisce per i successivi. Ora non sembra molto probabile che una famiglia più numerosa abbia costi minori di una famiglia con meno figli. In questo ambito, non ci sono economie di scala… Come accade in Francia, se aumentano i componenti deve crescere anche il quoziente.
Un anno di contributi
Altro aspetto rilevante, la previdenza. Il progetto di legge dovrebbe contenere il riconoscimento per le donne di una contribuzione figurativa per il lavoro di cura. Si tratterebbe cioè di una norma di discriminazione positiva per le donne alle quali andrebbero un anno di contributi per ciascun figlio. Avviene così in Gran Bretagna, in Germania.
L'ultimo capitolo, in via di elaborazione da parte del Dipartimento, riguarda un sistema di incentivi a favore della flessibilità e del part time in modo da conciliare lavoro e famiglia.
Quanto all'entità economica delle misure che la Margherita intende proporre, Bobba è chiaro: «Dovrebbe avere un peso analogo a quello del cuneo fiscale. Lì si partiva da un sistema economico e d'impresa con elettrocardiogramma piatto. Vista la possibilità di una ripresa, abbiamo scelto di pompare risorse in quella direzione. Adesso però occorre occuparsi della famiglia che, come ha per l'appunto scritto il direttore di Vita, “ha tirato i remi in barca”. Occorre un'iniezione di fiducia; si deve cambiare registro».

venerdì, febbraio 23, 2007

''Tra la manifestazione di Vicenza e il voto al Senato nessuna relazione''

''Non date la colpa a noi'': la Tavola della pace difende le proprie scelte e si augura che il governo dell'Unione possa riprendere la sua strada. Don Bizzotto (Beati Costruttori di Pace): ''Il governo deve rispettare il popolo''.

Con una conferenza stampa il network pacifista ha voluto sottolineare l'importanza che venga ricucita una maggioranza governativa, che risponda alle esigenze di pace e diritti che animano la società

Una conferenza stampa organizzata a Roma, presso l'Hotel Nazionale, in merito all'emergenza politica attuale per rilanciare l'appello alla formazione di un governo autorevole, capace di rispondere alla sfida della pace e dei diritti umani. Questo il senso dell'iniziativa pubblica con cui le associazioni riunite nella Tavola della pace hanno voluto far sentire la propria voce in questo contesto politico e istituzionale difficile. Con la consapevolezza che la strada è tutta in salita, soprattutto per la complessità di dover raccordare forze partitiche che in politica estera hanno manifestato da sempre posizioni diverse. Una necessità comunque inderogabile per poter garantire un futuro anche sul piano internazionale per il nostro Paese.
"Lungo questa strada - ha sottolineato il portavoce Flavio Lotti - il governo deve proseguire affrontando con pazienza e coraggio tutte le questioni aperte, anche le più delicate e spinose come quella dell'Afghanistan e di Vicenza. Deve cercare di ricomporre le differenze per raggiungere gli obiettivi comuni, per accrescere l'impegno dell'Italia nella lotta alla povertà, nel disarmo, nella promozione dei diritti umani e della giustizia, per la pace in Medio Oriente, per la cooperazione internazionale, per il rilancio e la democratizzazione dell'Onu". "Lungo questa strada - ha proseguito Lotti - il governo, se saprà ascoltare, troverà milioni di cittadini e centinaia di organizzazioni della società civile e di enti locali pronti a collaborare, in autonomia e spirito critico, con progetti e proposte concrete".
Grande disponibilità dunque verso il tentativo di Romano Prodi di ricucire le fila della propria maggioranza, ma anche una spiccata coscienza di come questo stesso intento abbia già dimostrato i propri limiti e una propria intrinseca debolezza. A partire dai 12 punti con cui il premier dimissionario è partito per rinsaldare la compagine di governo. Ricordando le numerose associazioni che siedono attorno alla tavole della pace (Agesci, Auser, Foxiv, Acli, Libera, Un ponte per, Legambiente, Cgil, e tante altre) il portavoce Lotti ha infatti osservato che "tra i 12 punti presentati ieri da Romano Prodi non ne abbiamo trovato uno che si proponga di aprirsi nei confronti della società civile". Proprio questa scarsa sensibilità verso una democrazia partecipata appare, per il network pacifista, un segnale che il percorso non è ancora maturo. Non a caso, chiudendo il suo intervento alla conferenza stampa, Don Aldini Pizzotto dei Beati costruttori della pace, ha voluto riprendere la questione di Vicenza sottolineando come il voto negativo al Senato non sia dipeso dalla manifestazione di sabato scorso contro il Dal Molin, ma al contrario dalla chiusura dimostrata dall'esecutivo verso le istanze locali: "la richiesta dei vicentini è che chi sta decidendo si rechi sul posto a vedere cosa succede. Inoltre la gente vuole capire, sapere e non subire le decisioni. Vicenza - ha concluso Don Pizzotto - non va trattata come un caso politico a se stante. Chiediamo che le richieste dei cittadini vengano rispettate".
Il tema della democrazia partecipata ha caratterizzato anche l'intervento di Grazia Bellini, portavoce della Tavola, la quale ha risposto alle recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica affermando: "la partecipazione dei cittadini è il sale della democrazia non il suo nemico, e nella distinzione dei ruoli rafforza la politica e le istituzioni democratiche".
La Tavola della pace ha anche rivendicato il ruolo giocato in questo senso, quello di aver contribuito a realizzare una "spinta dal basso, anche critica se necessario". Un merito che però ora rischia di essere cancellato creando così "un solco fra politica ed elettori ancora più profondo".
Un ultimo avvertimento è arrivato da Antonio dell'Olio, presidente di Libera: "Se si interrompe questo governo è un altro regalo che facciamo alle mafie".

L'APPELLO DELL'ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO: L'AZIONE RIFORMATRICE DEL GOVERNO DEVE CONTINUARE

Roma, 23 febbraio. Il CPS-Comitato per la promozione dello Sport per tutti, composto da nove associazioni sportive nazionali, in rappresentanza di 3 milioni di cittadini soci (Acsi, Aics, Csen, Csi, Cusi, Endas, Mspi, Uisp e Us Acli) lancia un appello al Presidente della Repubblica e alle forze politiche affinché il Governo possa continuare con decisione e con coerenza ad affrontare e a lavorare sulle priorità vere degli italiani, tra le quali va assunta una azione riformatrice nello sport.
In questi mesi si è aperta la strada ad un progetto nazionale per una nuova cultura sportiva, fortemente sostenuto dall'associazionismo di promozione sportiva che ha trovato, finalmente, un interlocutore autorevole nel Ministero per le attività sportive. Si tratta di una importante novità nel panorama politico e istituzionale del nostro Paese che non vogliamo perdere.
E' necessario proseguire con forza nel percorso di riforma del sistema sportivo italiano, che attualmente è inadeguato: c'è bisogno di nuove risorse, nuove opportunità, nuova strutturazione.
"Lo sport non può essere un'attività riservata a pochi, ma un diritto di tutti": questa è la strategia sulla quale chiediamo che il governo possa continuare a procedere.
Serve proseguire senza interruzioni sulla strada di una legge quadro sullo sport, che riconosca e metta al centro lo sport dei cittadini, lo sport sociale e per tutti, e che avvii nuove politiche pubbliche a livello di scuola, salute, ambiente e urbanistica, politiche sociali, in sintonia con le politiche sportive e sociali delle Regioni e degli Enti locali.

Il governo Prodi vada avanti. Appello di molte associazioni

Non c'è nessun motivo per trasformare il voto al Senato in una crisi politica generale.

Intervenendo al Senato il Ministro degli Esteri D'Alema ha evidenziato gli elementi di discontinuità che caratterizzano la politica estera del nostro governo indicando alcuni importanti impegni e obiettivi che debbono essere portati avanti con ancora più determinazione insieme alle organizzazioni della società civile e agli enti locali che nel nostro paese operano in tanti per la pace, i diritti umani e la giustizia.
Grandi sfide sollecitano il nostro paese ad assumersi sempre maggiori responsabilità in Europa e nel mondo. Di questa nuova politica c'è bisogno per contribuire attivamente al superamento dell'unilateralismo e delle logiche di guerra, per ridare spazio alla politica, al diritto e alle istituzioni internazionali democratiche, alla lotta alla miseria, alla prevenzione e soluzione pacifica dei conflitti, alla giustizia e alla democrazia internazionale.
Chiediamo al Governo Prodi di mantenere aperto il dibattito e il confronto che oggi si è svolto al Senato e di estenderlo a tutto il paese perché sempre più grande sia la consapevolezza e la partecipazione diretta dei cittadini e delle loro organizzazioni.
Ci sono molti valori e obiettivi condivisi dalla stragrande maggioranza degli italiani. Ci sono anche scelte che debbono ancora essere dibattute e compiute in modo democratico e partecipato.
Il Governo Prodi vada avanti. Lo deve agli italiani che non sopporterebbero di tornare indietro. Lo deve ai tanti cittadini del mondo che confidano nella nuova politica estera dell'Italia.
Primi firmatari:
Arci, Associazione per la pace, Auser, Beati i costruttori di pace, Centro per la pace Forlì Cesena, CNCA Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Consorzio Italiano di Solidarietà, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Libera, Lunaria, Rete Nuovo Municipio, Tavola della Pace, Uisp, Un ponte per...
Per adesioni: ufficiostampa@arci.it tavola@perlapace.it

giovedì, febbraio 08, 2007

Coppie di fatto, ecco le novità dei 'Dico'

La legge vale per i conviventi legati da rapporti affettivi ma anche di parentela
In arrivo diritti e doveri, come quello della tutela del più debole nel caso di interruzione dopo tre anni della relazione

Adnkronos/Ign) - Sono diverse le novità che i Dico introducono nell'ordinamento italiano, molte delle quali anticipate da Rosy Bindi e Barbara Pollastrini. Per ammissione delle stesse ministre, il testo è stato limato fino all'ultimo minuto. I Dico regolamentano le convivenze omosessuali e eterossessuali, prevedendo dei diritti 'ex novo', senza introdurre nuovi istituti giuridici o strumenti amministrativi che ledono i diritti della famiglia o prefigurino realtà "paramatrimoniali".
A parte la dichiarazione 'contestuale' di convivenza, anticipata già nel pomeriggio, tra le novità ci sono i diritti riconosciuti dai Dico: assistenza in caso di malattia e ricovero, decisioni in materia di cure, salute e in caso di morte, permesso di soggiorno, assegnazione alloggiativa nell'edilizia pubblica, riduzione dell'imposizione fiscale in caso di successione testamentaria, successione e locazione, agevolazioni nel trattamento pensionistico. Ma i Dico prevedono anche doveri, come quello della tutela del convivente più debole nel caso di interruzione dopo tre anni della relazione.
La legge vale per i conviventi legati da rapporti affettivi, ma anche da rapporti di parentela. La Bindi ha fatto l'esempio di un nipote cha assiste una vecchia zia. Il Ddl, ovviamente, riguarda le persone maggiorenni e capaci, e i diritti introdotti non sostituiscono quelli già esistenti. Le disposizioni sulle convivenze more uxorio, quindi, restano valide.
Per quel che riguarda le pensioni, come anticipato, non si parla di un diritto alla reversibilità. Il Ddl impegna invece il legislatore a varare una nuova norma nell'ambito dell'annunciata riforma delle pensioni. Come ha spiegato il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, i diritti che non hanno un contenuto economico-patrimoniale (come ad esempio l'assistenza ospedaliera o le visite in carcere) possono essere concessi fin da subito. Per quelli che invece hanno requisiti economici (come la successione legittima, agevolazioni in materia di lavoro, la possibilità di subentro nel contratto di locazione in caso di morte o di cessazione della convivenza) ci sarà bisogno di un certo numero di anni (tre o nove) di convivenza per maturarli.
La legge non disciplina la poligamia, perché parla esplicitamente di "due persone" come parti essenziali di una convivenza di fatto. Del Ddl non possono usufruire le persone che convivono per motivi lavorativi. "La perpetua - ha ironizzato Amato - rimane fuori dalla legge". Tutto quello che riguarda la legislazione sui figli, sui minori in generale e sulle adozioni, non viene toccata dalla legge.
E' prevista, come ha spiegato il ministro Pollastrini, una "sorta di retroattività" per il riconoscimento delle convivenze che sono in essere da diversi anni e che vengono 'coperte' dalla nuova normativa. Come? Chi convive potrà entro nove mesi dall'entrata in vigore della legge dimostrare che la convivenza è iniziata prima. Sono previsti anche accertamenti sull'effettiva convivenza e sanzioni in caso di dichiarazione di convivenza mendace.

PRODI ACCELERA SU UNIONI CIVILI, PER MASTELLA INTESA POSSIBILE

Roma, 8 feb. (APCom) - Prodi accelera sulle unioni civili e pensa a stringere i tempi per l'approvazione di un disegno di legge sui diritti delle convivenze di fatto. A Palazzo Chigi si è appena concluso un vertice tra il presidente del consiglio e i ministri Rosy Bindi, Barbara Pollastrini, Giuliano Amato, Clemente Mastella, Massimo D'Alema e Francesco Rutelli per mettere a punto il testo da portare all'esame del Consiglio dei ministri. Favorevole all'intesa sul tema il ministro della Giustizia Clemente Mastella. "Prima si fa e meglio è", ha sintetizzato lasciando la riunione di Palazzo Chigi. E farlo presto significa, per il Guardasigilli, "evitare inutili tensioni". Ma sul tema resta tutto il suo dissenso: "Anche se la mia collaborazione istituzionale è corretta e garantita, le mie posizioni sul problema restano quelle di prima: non ho cambiato opinione o idea". L'incontro si svolge dopo che ieri la Margherita, su proposta di Francesco Rutelli, ha raggiunto un accordo a favore dell'ultima stesura del ddl illustrata da Rosy Bindi. Un testo che distingue bene i diritti e doveri delle persone che convivono dall' impossibile creazione di un 'simil-matrimonio'. "Ci siamo impegnati nel programma dell'Unione ad approvare una normativa su prerogative e responsabilità di chi convive, soprattutto a tutela del convivente più debole, in una società in cui cresce la frammentazione", ha detto Rutelli. Il tema delle unioni di fatto ha acceso il dibattito nellla Margherita: gli ex del partito popolare hanno presentato un documento più che avallato da Franceschini, Soro e Marini. Il testo ha raccolto rapidamente 60 firme, non solo di 'ex Ppi': oltre ai mariniani Oliverio e Ladu, hanno firmato anche i parisiani Monaco, Magistrelli, Procacci e Treu. Nel partito di Rutelli molti si sono poi attestati su posizioni laiche, come Paolo Gentiloni. A spingere per un accordo nella Margherita è anche il segretario di Rifondazione Comunista Giordano. "Rutelli dovrebbe lavorare per convincere i suoi e farne rientrare il dissenso".

sabato, gennaio 27, 2007

NIL DIFFICILE VOLENTI. Il manifesto dei Volenterosi

Era il 1994 quando il professor Prodi, insieme al premio Nobel Modigliani e altri autorevoli economisti, firmò un appello all’allora premier Berlusconi stigmatizzando la scelta di quel governo di rinunciare alla riforma delle pensioni. Era il 1997 quando, divenuto Prodi presidente del Consiglio, si insediò una commissione presieduta dal professor Paolo Onofri che elaborò alcune serie proposte di riforma, rimaste lettera morta. Governare è difficile. Avere il coraggio di rischiare è ancora più difficile. Ma possono le inevitabili difficoltà frenare il futuro del nostro Paese?
Negli ultimi quindici anni, la politica e l’economia hanno subito una vera e propria rivoluzione: la competizione globale. Le protezioni che per decenni ci avevano consentito una vita tutto sommato comoda sono cadute: improvvisamente dall’est dell’Europa e dal sud est dell’Asia si sono affacciati sui nostri mercati imprese, lavoratori, governi che hanno in comune una straordinaria voglia di emergere e hanno poca pazienza per la qualità della vita, le protezioni sociali.
La prospettiva di vita sfiora, talvolta supera, gli 80 anni. L’accesso al mondo del lavoro avviene difficilmente prima dei 25 anni. Innalzare l’età pensionabile dei lavoratori sembra una bestemmia. Il concetto di merito invece di essere una stella polare appare come un attentato ai valori dell’eguaglianza e il rischio non coincide mai con l’opportunità. La concorrenza rischia di essere solo una parola di moda, cui però non seguono conseguenze. Scuola, sanità, previdenza, impresa, lavoro, trasporti, energia, telecomunicazioni, istituzioni: su questi dossier la competizione politica è a conservare, non a modernizzare.
E’ necessario rovesciare la prospettiva. Immaginare una scuola per gli studenti prima che per gli insegnanti, una sanità per i malati prima che per i medici, una previdenza per i pensionati di domani prima che per quelli di oggi o di ieri, incentivi alle imprese che accettano la sfida del mercato prima che a quelle in crisi, sostegno per chi cerca un lavoro prima che per chi già lo ha e magari non ha più troppa voglia di impegnarsi, ferrovie e linee aeree che si occupano di chi viaggia prima che di chi vi lavora protetto dall’inamovibilità, una pubblica amministrazione al servizio dei cittadini prima che dei dipendenti pubblici. Chiedere tutto questo è difficile, è vero. Ottenerlo difficilissimo. Ma è terribilmente necessario. Noi pensiamo che sia un dovere volerlo fortissimamente. Il futuro è meno lontano di quello che crediamo.
Essere volenterosi è il minimo che possiamo offrire alle nuove generazioni ed ai tanti italiani che al rischio e al merito ci sono già arrivati. Perché – complice la Rete, gli Erasmus, o Interrail - vivono ed operano, direttamente o indirettamente, in un mondo più grande. Ad essi vogliamo suggerire che c’è anche una politica a cui vale la pena di partecipare perché è una politica che “rischia” e che “merita”.
I volenterosi si danno appuntamento a Milano lunedì 29 gennaio. L'adesione a questo manifesto non implica alcuna opzione tra partiti o schieramenti esistenti né circa la creazione di nuove formazioni o intese politiche: esso non intende aprire un nuovo “cantiere politico” oltre a quelli già aperti a sinistra, al centro e a destra. Esso intende, invece, offrire un contributo di idee ed energie a tutte le formazioni politiche oggi esistenti e a quelle in formazione, che siano disposte ad aprirsi a un profondo rinnovamento della cultura cui esse ispirano i propri programmi e la propria azione.
Nil difficile volenti.

Tra i firmatari:
Alberto Alesina Luigi Bobba Daniele Capezzone Enrico Cisnetto Giuliano Da Empoli
Franco Debenedetti Maurizio Ferrera Francesco Giavazzi Pietro Ichino Fiorella Kostoris Alberto Mingardi Paolo Messa Savino Pezzotta Antonio Polito Gustavo Piga
Nicola Rossi Bruno Tabacci