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domenica, novembre 21, 2010

Presidio per la regolarizzazione




A Roma presidio sotto la pioggia per la regolarizzazione Le organizzazioni sociali e sindacali chiedono “atti concreti e responsabili” da parte del governo. Russo: “Clandestini dopo venti anni di lavoro in Italia”. Maioni: “Casa farà l’Inps con i soldi delle persone truffate?”

ROMA – La pioggia di questo pomeriggio non ha bloccato i rappresentanti degli immigrati e delle organizzazioni sociali e sindacali che dal primo pomeriggio si sono dati appuntamento dinanzi alla Prefettura di Piazza Santi Apostoli, a Roma. Obiettivo del presidio: chiedere ai ministri Maroni e Sacconi “atti concreti e responsabili” sul tema della regolarizzazione dei lavoratori immigrati. Alla manifestazione, che si è svolta in contemporanea in 43 diverse città italiane, hanno aderito Acli, Antigone, Arci, Asgi, Cgil, Cir, Cnca, Emmaus Italia, Fcei, Libera, Terra del fuoco, Progetto diritti onlus e Sei-Ugl.

“C’è un bisogno di legalità in questo paese espresso in primo luogo dagli immigrati, ma anche dalle famiglie e dalle imprese, a cui è necessario dare una risposta – afferma Antonio Russo, responsabile nazionale area Immigrazione delle Acli. – Vogliamo aprire un tavolo di trattativa con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e con quello del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, perché venga affrontata questa emergenza, che ha visto il suo massimo picco nelle proteste di Brescia e di Milano”. “L’emergenza – precisa il responsabile immigrazione delle Acli, “è nata con la legge 102 del 2009 che prevedeva la regolarizzazione di colf e badanti”: una legge pensata per favorire l’emersione del lavoro nero, tant’è che le lavoratrici e i lavoratori “emersi” sarebbero circa 300 mila. “Ma quello che non si dice mai – continua Russo – è che per raggiungere l’obiettivo era previsto che le persone che facevano richiesta di regolarizzazione vedessero sospesi i procedimenti amministrativi a loro carico. Gli unici che non potevano usufruire di questa possibilità erano gli scafisti e i responsabili del reato di tratta. Eppure – precisa – la circolare Manganelli impedisce di ottenere il permesso di soggiorno a quanti sono stati oggetti di doppia espulsione, ovvero di doppio fermo di polizia”.
La richiesta delle organizzazioni, dunque, è quella di recepire la direttiva europea n.52 che permetterebbe di estendere la possibilità di usufruire dell’articolo 18 del Testo unico sull’immigrazione anche da parte di chi denuncia di essere stato costretto al lavoro irregolare. Una seconda richiesta è quella della proroga del permesso di soggiorno per chi, dopo aver perso il lavoro, ha tempo solo sei mesi per trovarne uno nuovo. “Sono innumerevoli i casi di lavoratori immigrati che hanno perso il permesso di soggiorno pur vivendo in Italia da anche venti anni con i loro figli e le loro famiglie. Se non riescono a trovare un nuovo lavoro nel giro di sei mesi – sottolinea Russo – diventano irregolari. Per la legge clandestini”. “Cosa farà l’Inps con i soldi delle persone che sono state truffate? – si chiede Raffaella Maioni (nella foto), responsabile nazionale di Acli Colf –. Sono comunque soldi frutto di una truffa”. Il problema – secondo la responsabile di Acli Colf – è che “le truffe si sono innestate sulla regolarizzazione di colf e badanti”, per cui ora sarebbe “necessario creare canali strutturali di ingresso regolare per i migranti”.

martedì, agosto 11, 2009

Raffica di licenziamenti per i fuorilegge

L’allarme del sindacato: a rischio cingalesi e ucraini che non potranno essere regolarizzati a settembre


da Il Mattino
MARISA LA PENNA La reazione ai divieti imposti dal nuovo decreto contro l’immigrazione clandestina non si è fatta attendere. In tanti stanno infatti mettendo alla porta i propri dipendenti fuorilegge. In pochi giorni, infatti, oltre trenta lavoratori senza permesso di soggiorno si sono rivolti al sindacato per essere tutelati. Ne parla Jamal Qaddorah, responsabile del coordinamento immigrati della Cgil Campania. «Nelle ultime ore abbiamo ricevuto una trentina di immigrati. Ci hanno riferito di essere stati licenziati dall’oggi al domani dai loro datori di lavoro. Si tratta essenzialmente di cingalesi e ucraini le cui posizioni non possono essere regolarizzate a settembre. Non solo. Numerosi sono gli extracomunitari cacciati di casa perchè sprovvisti di permesso di soggiorno. I proprietari degli appartamenti dati in affitto, nel timore di finire in galera, non esitano a sfrattare, da un’ora all’altra, i propri inquilini dai quali prendevano cospicue somme di danaro» rivela Jamal Qaddorah. Il sindacalista parla di circa cinquantamila immigrati senza permesso che risiedono attualmente sul nostro territorio. Dice: «Con l’ultimo decreto del 2007 furono 40mila le richieste avanzate da immigrati clandestini che volevano essere regolarizzati».

Pasquale Orlando, presidente delle Acli di Napoli,
commenta: «Col nuovo decreto il rischio di licenziamenti per gli extracomunitari non in regola è altissimo. Le famiglie, a questo punto, preferiranno prendere collaboratrici comunitarie, soprattutto romene, che non hanno bisogno di permesso di soggiorno. Insomma conviene poco regolarizzare una colf, anzi quello che accadrà, almeno secondo le Acli, è un cambiamento radicale del mercato del lavoro domestico». «Le collaboratrici tenderanno ad essere ancora più ricattabili sotto il profilo economico – spiega infine Orlando – e saranno sfruttate, privilegiando certamente quelle nazionalità che hanno maggiori possibilità di stare sul territorio italiano». Ma da chi è composto, cosa fa e dove vive quest’esercito di «illegali»? La comunità più grande, a dire di Jamal, è quella ucraina (colf e badanti), seguita da quella cinese (commercio e abbigliamento). Poi ci sono i cingalesi (collaboratori domestici), gli ivoriani(impegnati nell’edilizia, alle pompe di benzina e negli autolavaggi) i ghanesi (ambulanti, edilizia e agricoltura), i nigeriani (ambulanti), i senegalesi (ambulanti), marocchini-algerini e tunisini (agricoltura, edilizia), capoverdiani (colf), e quelli provenienti dal Bangladesch (abbigliamento tessile). «La normativa prevede la regolarizzazione solo per badanti e colf. Come sindacato, abbiamo invece chiesto di allargare il decreto a tutti i tipi di impiego, ovviamente documentato per ostacolare il lavoro nero» spiega infine Jamail Qaddorah. In città i clandestini pagano salato un tetto e un letto nelle strade a ridosso di piazza Garibaldi e nel centro storico (Quartieri spagnoli, Sanità, Forcella). Ma la maggior parte risiede sul litorale domitio (Villa Literno, Castelvolturno).

domenica, agosto 09, 2009

Pacchetto sicurezza: da oggi in vigore, non tacciono le critiche dei missionari

Entra oggi in vigore la legge recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica" (il cosiddetto "Pacchetto sicurezza") approvato con voto di fiducia dal Parlamento lo scorso luglio. La nuova legge sulla sicurezza colpirà soprattutto chi è senza permesso di soggiorno, ma renderà più difficile e costosa anche la vita degli immigrati regolari. Per quanto riguarda invece gli immigrati non in regola con il permesso di soggiorno la legge prevede pesanti ammende da 5 mila a 10 mila euro e l’espulsione.


"Tutti tranne le colf e badanti se avranno un datore di lavoro disposto a metterle in regola" - sottolinea un articolo di Nigrizia che ha intervistato in proposito l'"avvocato di strada" Marco Gastaldo. Il Governo ha infatti concesso una via di fuga, approvando in via definitiva e con voto di fiducia a Camera e Senato, il 1 agosto, il decreto legge che permette la regolarizzazione di colf e badanti. "Leggi propaganda - le definisce Marco Gastaldo che nell'intervista a Afriradio a fianco, elenca una serie di gravi lacune del testo normativo. "Un testo che si ferma ai proclami, che non specifica, ad esempio, cosa accadrà al badante il cui assistito dovesse decedere, o che rischi corre il datore di lavoro che si è auto-denunciato per permettere l'emersione di un rapporto di lavoro illegale, nel caso in cui la richiesta venga respinta. In attesa di eventuali direttive che colmino queste fondamentali lacune, quanti datori di lavoro rinunceranno per paura?" - si chiede Gastaldo.

In questi mesi sono state moltissime le prese di posizione delle associazioni cattoliche e del mondo missionario contro il "Pacchetto sicurezza". "Parlamento e Governo hanno avuto una visione poco realistica delle cose, ma forse gli intenti erano altri: non certo quelli di risolvere i problemi dell'immigrazione irregolare in Italia nè della sicurezza dei suoi cittadini" - aveva denunciato Oliviero Forti, responsabile dell'Ufficio immigrazione della Caritas italiana. Le Acli in una nota si sono dette "seriamente preoccupate" per le conseguenze del disegno di legge sulla sicurezza che favorisce "nei fatti e nelle intenzioni, un clima pericoloso di paura e di sospetto che alimenterà la clandestinità anziché combatterla, renderà gli immigrati irregolari ancora più invisibili, soprattutto sui posti di lavoro, provocherà forti limitazioni nell'esercizio dei diritti fondamentali, complicando la vita degli stessi immigrati regolarmente residenti".

Oltre oltre 100 religiosi hanno sottoscritto l'appello 'Onoriamo i poveri' firmato chiede di per attuare pratiche di accoglienza, di solidarietà e di disobbedienza pubblica verso le norme contenute nel pacchetto sicurezza. L'appello lanciato dall'associazione 'Beati i costruttori di pace' e ripreso da diversi siti cattolici non intende proporre i religiosi "come oppositori politici", ma "come portatori di una necessità pastorale e civile, dichiarandoci obiettori di coscienza". Il settimanale cattolico 'Vita Trentina' ha lanciato una petizione online a favore dell'appello - promosso da aasociazioni laiche e cattoliche - "Pacchetto (in)sicurezza? Noi disobbediamo!" che chiede ai referenti politici "sostanziali modifiche alla legge", ai pubblici ufficiali di "praticare la disobbedienza civile" e alla cittadinanza di "sostenere tutte le iniziative di accoglienza, solidarietà e tutela dei diritti fondamentali di ogni persona".

Nel mondo missionario italiano vanno segnalati numerosi interverventi rilanciati puntualmente dall'agenzia di stampa Misna. In una nota il massimo organo dei missionari italiani, la Conferenza degli istituti missionari italiani (Cimi), ha espresso "sconcerto per quanto riguarda i provvedimenti sul tema degli immigrati". "Il decreto 'Sicurezza' è stato approvato alla Camera e al Senato della nostra Repubblica con voto di fiducia, ma non certo in un clima di fiducia" - sottolinea la Cimi. La Conferenza dei missionari è "ben consapevole che ogni stato ha il diritto-dovere di regolare le migrazioni, in pieno rispetto dei diritti umani dei propri cittadini e anche di ogni persona al mondo, come richiede la Costituzione della repubblica". Ma ribadisce che "come missionari siamo testimoni delle tragiche situazioni in cui sono costretti a sopravvivere centinaia di milioni di persone e famiglie a causa dell'impoverimento forzato e dei numerosi conflitti, con responsabilità anche internazionali". Il provvedimento "dichiarando colpevole di "reato" ogni immigrato clandestino, la legge colpisce le persone più deboli, lasciando impuniti quegli organismi (noti o clandestini) che sono coinvolti - in modo illegale e criminoso - nel reclutamento, trasporto e sfruttamento dei migranti" - denuncia la Cimi.

Particolarmente attenta al problema è stata - come detto - la voce del mondo missionario italiano, l'agenzia di stampa Misna. Ieri la Misna proponeva quattro articoli sul tema tra cui un'intervista a padre Vincent Mwagala, vice-parroco di origini tanzaniane a Lampedusa. "La legalità non deve avere né colore né nazionalità, le regole devono essere uguali per tutti” - sottolineava padre Mwagala. A proposito dell’introduzione del reato di ‘clandestinità’ il missionario afferma: "Se è giusto che uno straniero entri in Italia con un regolare visto (ma non dimentichiamo i potenziali richiedenti asilo in fuga da guerre e situazioni estreme) dovrebbe essere altrettanto giusta un’azione dello stato per garantire i diritti di cittadini stranieri che lavorano a migliaia in nero, senza alcun diritto, con paghe molto al di sotto della media, per datori di lavoro italiani che in questo modo eludono tasse e si arricchiscono alle spalle di emarginati della società. Per non parlare della burocrazia e delle lungaggini e complicazioni che ostacolano la possibilità di una permanenza regolare perfino quando se ne avrebbe diritto”.

Intanto c'è una prima vittima del "Pacchetto sicurezza": nei giorni scorsi a Ponte San Pietro (Bergamo) si è tolta la vita una ragazza marocchina di 27 anni, Fatima Aitcardi. Il fratello Mohamed - che ha un regolare permesso di soggiorno - ha raccontato che Fatima era disperata perché aveva tentato in tutti i modi di regolarizzare la sua posizione ed era terrorizzata dalla scadenza di oggi per l’entrata in vigore della nuova legge. [GB]

Fonte: Unimondo

mercoledì, luglio 08, 2009

Le badanti non sono retroattive

Mentre il sottosegretario Giovanardi propone una sanatoria per le badanti irregolari (e molti nella maggioranza apprezzano), i ministro Maroni e Sacconi sostengono che il reato di clandestinità previsto nel pacchetto sicurezza approvato il 2 luglio "non si può applicare a chi è già entrato in Italia anche se irregolarmente" e che "la legge non è retroattiva". Ma sono smentiti dai magistrati e dagli avvocati esperti del settore. Palamara (Associazione nazionale magistrati): saranno colpiti tutti gli irregolari oggi presenti in Italia. Trucco (Associazione studi giuridici sull'immigrazione): "La norma punisce non solo l'ingresso illegale nel paese, ma anche la permanenza. Gli irregolari non potranno più fare nemmeno gli atti di stato civile, né mandare i soldi nel paese d'origine". - "Espulsioni di massa". Concordano i legali dell'associazione Avvocati per niente: "Mentre in Europa potranno esserci solo espulsioni 'graduali e proporzionate', in Italia ci saranno espulsioni di massa e automatiche".

IMMIGRAZIONE - "Siano i prefetti a regolarizzare le badanti"
L'assessore della Toscana Salvadori propone di "dare ai prefetti il potere di regolarizzare le badanti e gli extracomunitari che hanno già un lavoro. Loro potranno verificare caso per caso le situazioni reali". Nella regione circa 20 mila colf e badanti sono senza permesso, anche se la maggior parte ha già fatto richiesta di regolarizzazione. Sant'Egidio e Acli plaudono all'iniziativa di Giovanardi: ''Finalmente si inizia a guardare in faccia alla realtà".

domenica, luglio 05, 2009

Giovanardi: “Bisogna regolarizzare le badanti”


LA LEGA SI OPPONE Il sottosegretario Giovanardi propone il permesso di soggiorno per le colf straniere che lavorano in nero. Il ministro Calderoli: “No”.


ROMA - Dopo aver approvato il contestato ddl sulla sicurezza, il governo si divide: sulle sorti delle 500mila colf e badanti, al lavoro nelle case italiane, che con la nuova legge sono diventate fuorilegge. Mentre il sottosegretario per la Famiglia Carlo Giovanardi (Pdl) propone una sanatoria per regolarizzarle, il collega per la semplificazione Roberto Calderoli (Lega) s’oppone senza mezzi termini.

“Impossibile mandarle via tutte”

“Se pensiamo di espellere centinaia di migliaia di collaboratrici domestiche extracomunitarie che hanno un rapporto di lavoro in essere qui in Italia, si rischia di trasformare tutto in una sorta di grida manzoniane”, ha detto ieri Giovanardi. “Propongo di regolarizzarle con un provvedimento d’urgenza”, ha aggiunto. La risposta del ministro Calderoli ? “È ora di finirla con l’idea che questo sia il Paese del ‘fatta la legge, trovato l’inganno’. Sanatorie non se ne possono fare. Sono state vietate dal Patto europeo per l’immigrazione del 2008”.

Almeno mezzo milioni di lavoratrici

Sono almeno 500mila le colf e le badanti irregolari in Italia. Lo stimano sia la Caritas Italiana che le Acli-Colf. L’ultima possibilità per metterle in regola c’è stata lo scorso anno, con il decreto flussi 2008 che prevedeva l’ingresso di 105.400 collaboratrici familiari. Ma le domande sono state 420mila (quattro volte i posti disponibili) e finora il ministero dell’Interno ha risposto solo al 10% delle richieste: le famiglie bisognose di assistenza aspettano da oltre un anno, spesso con la prospettiva di ottenere un rifiuto.City


sabato, giugno 27, 2009

Colf, Badanti: Bocciato l'emendamento che proponeva una sanatoria. Previste sanzioni anche per le famiglie che le ospitano

IL GOVERNO SI PREPARA A CRIMINALIZZARE 600 MILA BADANTI
ROMA
Decine di migliaia di badanti irregolari che da anni vivono e lavorano nel nostro paese rischiano adesso di ritrovarsi disoccupate e di precipitare nella clandestinità. Una situazione drammatica, che inevitabilmente finirà per ripercuotersi - anche dal punto di vista penale - sulle famiglie che le ospitano e che proprio alle loro mani hanno affidato la cura e l'assistenza di anziani, familiari malati e bambini.
E' quanto accadrà tra pochi giorni, quando il Senato avrà definitivamente approvato il disegno di legge sicurezza che, tra le altre cose, introduce anche il reato di clandestinità. Per scongiurare questa possibilità, che da settimane angoscia migliaia di famiglie e di lavoratrici, nei giorni scorsi il Pd aveva presentato un emendamento in cui si chiedeva una sanatoria per le circa 600 mila persone, tra badanti, colf e baby sitter che già oggi lavorano in Italia. Emendamento bocciato ieri dalle commissione Giustizia e Affari costituzionali al cui esame si trova il testo di legge, e dove sull'esigenza di mettere fine a una situazione paradossale, visto che riguarda persone fondamentali per l'assistenza familiare, ha prevalso quella di procedere il più velocemente possibile all'approvazione del ddl tanto caro alla Lega. Un voto favorevole alla sanatoria avrebbe infatti comportato un nuovo passaggio alla Camera (il quarto) ritardando così ulteriormente l'approvazione del provvedimento. «Oggi si poteva compiere un primo passo verso la legalità - commenta la senatrice Emanuela Baio, presentatrice dell'emendamento bocciato -, ma nonostante l'evidenza dei dati e l'importanza anche economica che la regolarizzazione delle badanti avrebbe comportato, la maggioranza preferisce il lavoro nero».
Le conseguenze, drammatiche per le lavoratrici straniere, non saranno leggere neanche per le famiglie che le ospitano. Sempre secondo quanto previsto dal ddl, infatti, chi ospita un immigrato irregolare rischia l'arresto da 6 mesi e 3 anni e una multa fino a 5 mila euro. «Ironia della sorte vuole che molte famiglie hanno chiesto ormai, una o due volte, di regolarizzare la posizione di queste collaboratrici - conclude Baio - ma il governo preferisce che siano clandestine».
Da settimane ormai ai centralini di associazioni come le Acli arrivano telefonate di persone preoccupate per quanto potrebbe accadere. Sono 600 mila le lavoratrici domestiche iscritte all'Inps, e si calcola che almeno altrettante siano in una situazione di irregolarità, pur lavorando stabilmente presso una famiglia. «Le conseguenze di questa situazione potrebbero essere drammatiche», spiega
Raffaella Maioni, responsabile nazionale delle Acli-Colf. «Stando alla nostra esperienza le famiglie non rinunceranno comunque all'aiuto offerto da queste persone, ma è chiaro che il clima di terrore che si è creato intorno agli stranieri potrebbe creare reazioni difficili da prevedere. Stiamo pagando una gestione non coscienziosa dei decreti di ingresso - prosegue Maioni - mentre servirebbe la programmazione di un nuovo decreto flussi».
E dire che solo poche settimane fa era stata il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna a chiedere di non criminalizzare le badanti. Richiesta accolta da Roberto Maroni, che aveva promesso un suo impegno in tal senso. «Terremo conto - aveva detto alla festa della polizia il titolare del Viminale - delle situazioni che hanno un forte impatto sociale come quella delle badanti». Ma si trattava solo di promesse elettorali.


Carlo Lania

lunedì, maggio 25, 2009

Colf e badanti: i numeri del fenomeno

La fotografia del lavoro domestico in Italia scattata dalle Acli Colf, in occasione della loro XVII Assemblea nazionale, che apre oggi pomeriggio a Roma (ore 16.00) con un convegno alla Pontificia università San Tommaso d'Aquino (Largo Angelicum 1)

Roma, 22 maggio 2009 - Più di un milione e mezzo di rapporti di lavoro attivi presso l'Inps a fine 2008 e 600mila lavoratori domestici registrati, in gran parte donne straniere. Ma le stime che comprendono le colf e le ‘badanti’ irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio.

L'ultimo decreto flussi ne ha previsto l'ingresso per poco più di 100mila (105.400), in aggiunta al decreto precedente che già nel 2007 aveva registrato 420.366 domande per lo svolgimento di attività domestiche e di cura sul totale di 740.813 istanze presentate.

La fotografia del lavoro domestico è scattata dalle Acli Colf in occasione della loro XVII Assemblea nazionale – ‘Per un nuovo welfare della cura oltre il fai da te’ - che apre oggi pomeriggio a Roma con un convegno alla Pontificia università San Tommaso d'Aquino. 160 delegate provenienti da tutta italia, il 40% immigrate.

Lavoratrici straniere

Dei circa 600mila lavoratori domestici regolarmente registrati, la stragrande maggioranza proviene da Paesi stranieri. Solo il 22,3% del totale è di nazionalità italiana. Le donne sono l'87% fra i lavoratori stranieri, il 96% fra gli italiani.

Il 20% proviene dalla Romania, il 12,7% dall'Ucraina, il 9% circa dalle Filippine e il 6% dalla Moldavia, per citare le comunità etniche e nazionali più numerose. Seguono Perù, Ecuador, Polonia e Sri Lanka, con percentuali che vanno dal 3,6 al 2,8% e rappresentanze minori di numerosi altri Paesi, europei, asiatici, africani e sudamericani.

‘Queste donne - commentano le Colf delle Acli - rappresentano oggi l'unica speranza delle famiglie italiane per la cura dei bambini e l'assistenza di anziani. Infatti è noto che il nostro welfare è largamente carente di adeguati servizi per l'infanzia, per le persone anziane o per i non autosufficienti’.

Lavoratrici italiane

Le lavoratrici italiane che lavorano nelle case sono prevalentemente sposate, separate o vedove con età superiore ai 40 anni, e svolgono lavori domestici ad ore.

Solo alcune si dedicano agli anziani, ma non in forma di co-residenza. Le donne italiane generalmente prestano servizi di cura e manutenzione della casa, le tradizionali incombenze domestiche di pulizia, riassetto locali, stiro, cucina, ecc.

‘Non si percepiscono tanto come lavoratrici domestiche - spiegano le Acli Colf - ma come casalinghe. Non considerano il lavoro domestico un vero lavoro, piuttosto un ripiego, che abbandonano appena possono’.

Nei periodi di crisi economica come quella attuale e di espulsione di manodopera da altri settori produttivi, sono molte le donne che ritornano nel settore domestico dove si verifica un aumento di domande di lavoro.

C'è poi il caso delle giovani, spesso studentesse, che per diverse ragioni (difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, necessità di mantenersi agli studi etc.) svolgono lavoro in qualità di baby sitter o di compagnia agli anziani. Inoltre è notevole è la presenza di pensionate ex-colf, che non possono vivere con l'importo misero di pensione maturata, che non è mai superiore al trattamento minimo Inps.

‘Per le italiane - aggiungono le Acli Colf - il lavoro domestico ad ore rappresenta un'occasione per arrotondare il bilancio familiare e per conciliare l'occupazione extradomestica, seppur svolta in un'altra casa, con le proprie esigenze casalinghe. Per le immigrate, la cui famiglia è rimasta in patria, è il modo per mantenere i figli, il marito o per costruire la casa’.

Famiglie divise

Secondo l'indagine Iref, l'istituto di ricerca delle Acli – ‘Il Welfare fatto in casa’ (2007) - le famiglie 'divise' sono più del 60%. Solo il 38% delle colf straniere, infatti, ha i familiari più stretti (figli o coniuge) che vivono tutti in Italia.

Nello specifico, il 57% delle lavoratrici vive ancora lontano dai propri figli, che sono affidati in Patria alle cure dell'altro coniuge (41%) o degli altri parenti (41%).

L'ingresso in Italia

Oltre 6 lavoratrici su 10 (63%) - nella ricerca Iref - raccontavano di essere è entrate in Italia con un visto turistico. Il 18% in maniera irregolare, senza nessun documento di ingresso. Al momento dell'indagine, quasi una colf su quattro (24%) dichiarava di vivere e lavorare in Italia in condizione di irregolarità.

Il 54% aveva un regolare permesso di soggiorno, il 18% era riuscito ad ottenere una carta di soggiorno.

Il lavoro sommerso

Più della metà delle colf straniere (57%) dichiara di svolgere il proprio lavoro completamente o in parte senza contratto. Il dato si ottiene sommando il numero di coloro che non possono avere un contratto perché residenti in Italia irregolarmente (24%) a coloro (33%) che pur possedendo il permesso o la carta di soggiorno, svolgono almeno un lavoro in nero.

Considerando i soli collaboratori ‘regolari’ oltre la metà (55%) denuncia delle irregolarità nei versamenti previdenziali: nel 24% dei casi non viene versato alcun contributo; mentre al 31% degli intervistati vengono versati solo parzialmente.

730, ecco le detrazioni per colf e badanti

Si avvicina a passi spediti la scadenza del 1° giugno. Lunedì prossimo è infatti l’ultimo giorno per la presentazione del 730 a un Caf dipendenti o a un professionista abilitato.

I commercialisti o il consulente, dovendo apporre il visto di conformità, sono obbligati a controllare i dati esposti nella dichiarazione alle risultanze della relativa documentazione e alle norme in materia di oneri deducibili e detraibili. È per questa ragione che occorre esibire la documentazione attestante le ritenute subite: Cud, altre certificazioni rilasciate dai sostituti d’imposta che hanno erogato redditi di lavoro autonomo occasionale, fatture, ricevute o quietanze di pagamento da cui risulti il tipo di spesa e chi l’ha sostenuta.

E nella lista per usufruire degli sconti fiscali ci sono anche i contributi versati per gli addetti ai servizi domestici e familiari: colf, baby-sitter o badante.

In particolare, per chi assume lavoratrici domestiche o che accudisce gli anziani e le persone non autosufficienti sono previste le seguenti deduzioni e/o detrazioni fiscali:
- per la Colf e la babysitter il datore di lavoro può dedurre dal proprio reddito (rigo E24 del modello 730), per un importo massimo di 1.549,37 euro l’anno, i contributi previdenziali Inps obbligatori versati. A tal fine è tenuto a conservare le ricevute dei bollettini Inps. Da ricordare che l’importo massimo deducibile è fisso e non varia in base ai redditi dichiarati.

-per la Badante: il datore di lavoro può detrarre dall’imposta lorda il 19% delle spese, per un importo massimo di 2.100 euro l’anno, sostenute per gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti, anziani e non. La detrazione spetta al soggetto non autosufficiente o ai familiari che sostengono la spesa. Attenzione: si può usufruire di tale detrazione solo se il reddito complessivo non supera 40.000 euro.

È bene anche tenere presente che le deduzioni per le colf e le detrazioni per la badanti sono cumulabili.

Una possibilità, quella di detrarre e dedurre queste spese, che accomuna milioni di famiglie italiane che vanno avanti grazie al prezioso aiuto fornito loro dalle collaboratrici domestiche e a quello delle badanti.

Si tratta di numeri importanti: più di un milione e mezzo i rapporti di lavoro attivi presso l’Inps a fine 2008 e 600 mila lavoratori domestici registrati, in gran parte donne straniere. C’è da dire, tuttavia, che le stime che comprendono anche colf e badanti irregolari arrivano a calcolarne fino al doppio. Secondo il Censis si calcola, infatti, che il 37% di questi rapporti di collaborazione sfuggano parzialmente o totalmente all’Istituto di previdenza sociale.

Per arginare il fenomeno del sommerso dei contributi per le collaboratrici domestiche le Acli Colf - in occasione della XVII Assemblea nazionale - hanno lanciato la proposta di cambiare le regole contributive e di offrire ai datori di lavoro la possibilità di consistenti detrazioni fiscali.

venerdì, maggio 15, 2009

"Le Acli colf per un nuovo welfare della cura oltre il fai da te",




Molto partecipata l'assemblea provinciale delle ACLI Colf di Napoli che ha messo al centro della discussione: "Le Acli colf per un nuovo welfare della cura oltre il fai da te".
All'assemblea ha preso parte la responsabile nazionale Pina Brustolin che ha illustrato i temi del congresso nazionale a partire dal contributo delle collaboratrici familiari ad un welfare della cura capace di tutelare i diritti delle lavoratrici e delle famiglie.
Al congresso di Napoli presieduto dal presidente delle ACLI Pasquale Orlando hanno partecipato oltre cento delegate provenienti dai diversi nuclei territoriali.
Preponderante la presenza di donne straniere (soprattutto ucraine che hanno espresso voglia di partecipazione associativa ed anche preoccupazione per la fase attuale in cui sembra emergere nel paese una diffidenza verso i lavoratori stranieri.
"proprio il lavoro precario e non tutelato provoca insicurezza anche sul lavoro- ha detto Orlando- bisogna quindi garantire diritti e tutela in un quadro di riconoscimento del lavoro di cura e di sostegno alle famiglie popolari bisognose di assistenza".
Il vice presidente delle ACLI Enzo Cirillo ha posto l'accento sulla opportunità di una più vasta opportunità di partecipazione consapevole alle ACLi non solo sul versante sindacale e di tutela ma anche a partire dal consapevole diritto alla qualità della vita e al protagonismo sociale delle tante lavoratrici straniere che si rivolgono all'associazione. Già disponibili numerosi circoli acli per ospitare le autonome attività delle lavoratrici domestiche oltre a incrementare le azioni formative linguistiche e professionali.
Presentato al congresso un report ragionato sulle attività svolte e una ricerca condotta dalle sociologhe Anna Cristofaro e Maria Laura Biscaglia che ha svelato numeri, provenienze, bisogni e aspettative delle colf a Napoli.
Eletti in conclusione il nuovo consiglio provinciale e il gruppo di delegate che parteciperanno al congresso nazionale previsto per la prossima settimana a Roma.
Giunti all'assemblea calorosi messaggi di apprezzamento e collaborazione dal console ucraino e dal console onorario della Polonia.
(nella foto la responsabile Brustolin con alcuni dirigenti delle ACLI E ACLI COLF DI NAPOLI)

giovedì, febbraio 05, 2009

Novità colf: Lavoro: comunicazioni dei datori di lavoro domestici


L'art. 16–bis, della legge n. 2/2009, comma 11, ha abrogato, a partire dal 29 gennaio 2009, l’obbligo per i datori di lavoro domestici di comunicare ai centri per l’impiego l’assunzione, la cessazione, la trasformazione e la proroga del rapporto di lavoro del personale domestico, così come previsto per la generalità dei casi dall’art. 9-bis della legge n. 608/1996 e successive modificazioni (l’ultima era intervenuto con l’art. 1, comma 1180, della legge n. 296/2006).

Tale obbligo si intende assolto con la presentazione delle comunicazioni stesse all’INPS, attraverso modalità semplificate.


l successivo comma 12 impone all’INPS l’onere di trasmettere le comunicazioni semplificate ai centri per l’impiego, al Ministero del Lavoro, all’INAIL ed alla Prefettura – UTG (per i lavoratori extra comunitari), nell’ambito del Sistema pubblico di connettività e nel rispetto delle regole tecniche di sicurezza, di cui all’art. 71 del D.L.vo n. 82/2005. Tale comunicazione assolve a tutti gli obblighi legali nei confronti degli Enti ed Istituti sopra richiamati (art. 4 – bis, comma 6, D.L.vo n. 181/2000).

mercoledì, giugno 25, 2008

Sanatoria: governo esclude colf e babysitter


Emendamento 'salva badanti' al disegno di legge sulla sicurezza. Acli: 'Incomprensibile e inaccettabile'

Roma, 25 giugno 2008 - «E' la dimostrazione che un intervento sanatorio è oramai improrogabile». Così le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani commentano il cosiddetto piano 'salva badanti', l'emendamento proposto ieri al disegno di legge sulla sicurezza dai ministri del Welfare Maurizio Sacconi e delle Pari opportunità Mara Carfagna. Un provvedimento che consentirebbe - 'in disciplina transitoria' - la regolarizzazione delle lavoratrici straniere che assistano 'persone che abbiano compiuto il settantesimo anno di età, oppure siano affette da gravi patologie o handicap che ne limitano l'autosufficienza e dispongano di riconoscimento dell'indennità di accompagnamento'.

Appare tuttavia «incomprensibile e inaccettabile» - aggiungono le Acli - «l'esclusione delle colf e delle baby sitter dalla proposta di regolarizzazione». Il 75% delle circa 410mila richieste di assunzione di lavoratrici domestiche riguarda infatti le colf (collaboratrici familiari) e solo il 25% le cosiddette 'badanti', che da contratto svolgono il ruolo di assistenti familiari. Di queste, poi, non tutte si occupano di ultrasettantenni o persone disabili. «Sia perché ottenere il riconoscimento dell'indennità di accompagnamento è spesso un'impresa - spiega la responsabile nazionale delle Acli-Colf , Pina Brustolin - sia perché l'emergenza sociale cui queste lavoratrici provvedono non è solo quella degli anziani malati o non autosufficienti, ma quella degli anziani soli, che hanno bisogno di compagnia più che dell'accompagnamento».

Ci sono quindi le colf e le baby sitter. «Cosa dirà il Governo - si chiedono le Acli - a quelle centinaia di migliaia di famiglie che affidano la cura della propria casa e soprattutto dei propri figli alle donne straniere, spesso in assenza di posti sufficienti negli asili nido? E come si concilia con le pari opportunità il trattamento diverso riservato a lavoratori che dovrebbero avere uguale dignità?»

«Occorre un ulteriore scatto di coraggio e di realismo» afferma il presidente delle Acli Andrea Olivero, che ribadisce la proposta al Governo di avviare una regolarizzazione, «come fu fatta nel 2002», per tutti i cittadini stranieri che dimostrino al 30 maggio di lavorare da almeno tre mesi in Italia, sulla base di requisiti idonei e nel rispetto delle dovute indagini per accertamenti di ordine pubblico. «Una decisione - spiega Olivero - che avrebbe ricadute positive in termini di sicurezza e tranquillità sociale andando a vantaggio delle famiglie, delle imprese e delle stesse casse dello Stato, che da una regolarizzazione estesa dei lavoratori stranieri potrebbe guadagnare fino a 3 miliardi di euro in termini di imposte e contributi previdenziali».

venerdì, aprile 04, 2008

le badanti sono più dei dipendenti del Servizio Sanitario nazionale

Cergas: le badanti sono più dei dipendenti del Ssn


Le badanti sono più numerose dei dipendenti del sistema sanitario nazionale. Lo dikce una ricerca del Cergas-Bocconi. Francesco Longo, il direttore, ha spiegato che in Italia ci sono ormai 700mila badanti contro 670mila dipendenti del Ssn.
Le 700mila badanti sarebbero peraltro solo quelle regolarizzate, mentre una recente ricerca delle Acli ne conta in totale 2 milioni.
Anche valutando solo questo numero, significa che le badanti coprono un servizio dal valore quantificabile in 7 miliardi di euro l'anno, contro i 150 milioni previsti dal fondo per la non autosufficienza. Si domanda allora Longo: se le badanti dovessero rientrare fra i servizi sociosanitari garantiti dal welfare, dove si prenderebbero tutti questi i soldi?



giovedì, gennaio 24, 2008

Le badanti in Italia: ripensare le forme di assistenza familiare


Lavoro e Welfare
Le badanti in Italia: ripensare le forme di assistenza familiare

Cristiano Caltabiano - 21/01/2008

Il tema delle assistenti familiari è ritornato prepotentemente alla ribalta delle cronache all’inizio del 2008: ad Albano Laziale, una donna di 81 anni è morta a causa delle ferite che avrebbe riportato in un violento diverbio con la sua “badante”. La tragica vicenda è ancora al vaglio degli inquirenti, quindi si dovrà attendere la conclusione delle indagini per fare chiarezza su questo episodio drammatico.

Ad ogni buon conto, il rischio è che tale caso giudiziario possa essere strumentalizzato. La tentazione di fare di tutta l’erba un fascio è sempre presente, soprattutto fra i fautori di una politica di “tolleranza zero” nei confronti degli immigrati. Senza contare che la presunta colpevole dell’omicidio è una lavoratrice proveniente dalla Romania. Un gruppo nazionale che provoca spesso reazioni scomposte nell’opinione pubblica: da un velato senso di apprensione ad una ostilità aperta, ben esemplificata dallo stereotipo sulla “pericolosità dei rumeni”. In tal senso, è necessario ragionare con cautela, per evitare che l’onda montante della xenofobia dilaghi nella nostra società. Bisogna inquadrare in un contesto più ampio il fenomeno delle collaboratrici domestiche, riflettendo sulle cause che spingono molte famiglie italiane a pagare una persona di un’altra nazionalità per accudire gli anziani o, semplicemente, per tenere in ordine la propria casa.
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  • Bene Comune.net

  • sabato, novembre 24, 2007

    L’allarme delle Acli di Napoli: “Il nuovo decreto flussi infrangerà i sogni di centinaia di immigrati”

    Le dichiarazioni di Pasquale Orlando a margine della presentazione di una ricerca sulle discriminazioni sul posto di lavoro realizzata dalle Acli.


    Napoli, 24 novembre 2007 – “Centinaia di persone immigrate stanno venendo illuse dal nuovo decreto dei flussi: solo per pochi di loro ci sarà una stabilizzazione in Italia, per gli altri, invece solo dei sogni infranti.” Lo afferma il presidente provinciale delle Acli di Napoli Pasquale Orlando, a margine della presentazione della ricerca realizzata dalle Acli sulle varie forme di discriminazione nei confronti degli immigrati e in particolare delle donne, che rappresentano ormai la maggioranza delle persone impiegate nei lavori di cura. Orlando riporta che “ogni giorno, nelle sedi delle Acli e del Patronato Acli in tutta la provincia decine, centinaia di immigrati vengono a chiederci informazioni sui flussi: insomma, la domanda supera di molto l’offerta, nonostante nel nostro Paese ci sia un enorme bisogno di questi lavoratori stranieri che spesso si adattano a dei compiti a cui gli italiani non vogliono più assolvere.”

    La ricerca delle Acli mostra che esiste un enorme rischio di discriminazione sul posto di lavoro degli immigrati e soprattutto delle immigrate. Quelle più a rischio di discriminazione sono le più giovani e da meno tempo in Italia. La prima discriminazione è quella contrattuale: il 28% delle collaboratrici domestiche immigrate (Colf) dichiara di non aver mai avuto un contratto. Discriminazioni anche sui livelli retributivi e in generale sui trattamenti. Le colf che stanno peggio di tutte sono quelle con un unico committente.

    Il 34% delle collaboratrici domestiche intervistate nell’ambito della ricerca delle Acli dichiara di essere stato costretto a lasciare i propri figli nei paesi di provenienza. La richiesta di ricongiungimento è una pratica con tempi molto lunghi e nella maggior parte dei casi le donne immigrate che curano i nostri figli in Italia non possono più badare ai loro. I bambini e le bambini rimangono con i nonni o negli ambiti familiari dei paesi d’origine.

    Nella ricerca delle Acli viene dedicata attenzione anche alle varie forme di violenza. Circa il 17% delle intervistate dichiara infatti di aver subito provocazioni o vere e proprie violenze sessuali. Le più esposte naturalmente sono le immigrate più giovani con contratti di collaborazione con uomini soli. L’assenza di permesso di soggiorno rende più deboli le donne immigrate che oltre ad essere obbligate a lavorare per vivere rischiano di essere sempre ricattate per la loro condizione di clandestinità.

    Per comunicazioni: Michele M. Ippolito (Portavoce Acli Napoli) - 3403008340

    martedì, luglio 10, 2007

    colf e badanti: oggi scadono i contributi Inps

    Si versa la seconda rata del 2007. Ecco la tabella con gli importi

    ROMA - C'è tempo fino a martedì 10 luglio per versare i contributi dei lavoratori domestici (come colf e badanti) realtivi al trimestre aprile-giugno 2007.

    Si può utilizzare uno dei bollettini di conto corrente postale inviati dall'Inps a casa dei datori di lavoro. Chi non li avesse ricevuti può ritirarli di persona presso un ufficio INPS, richiederli telefonicamente al numero 803164 o scaricarli dal sito internet www.inps.it.

    Il contributo per i lavoratori domestici è determinato in base alla retribuzione e all'orario di lavoro: se quest'ultimo non supera le 24 settimanali, il contributo è commisurato a tre diverse fasce di retribuzione oraria; se invece l'orario di lavoro settimanale supera le 24 ore (è cioè di almeno 25 ore settimanali), il contributo dovuto è fisso, qualunque sia l'importo della retribuzione oraria. In quest'ultimo caso l'importo del contributo è sensibilmente più basso, a patto che le ore siano effettuate tutte presso lo stesso datore di lavoro.

    Ricordiamo che il datore di lavoro deve versare l'intero importo del contributo, compresa la quota a carico del lavoratore, che potrà poi essere trattenuta dalla busta paga. Nella tabella sono indicati gli importi del contributo orario in relazione alla retribuzione:
  • tabella
  • venerdì, giugno 22, 2007

    Colf straniere: il 57% lavora in nero. guadagnano in media 880 euro al mese per 42 ore di lavoro a settimana, le irregolari prendono meno di 750 euro

    Solo il 25% delle collaboratrici domestiche vuole rimanere in Italia
    Colf straniere: il 57% lavora in nero
    Indagine Iref: guadagnano in media 880 euro al mese per 42 ore di lavoro a settimana, ma le irregolari prendono meno di 750 euro

    ROMA - Lavorano in nero, del tutto o in parte, nel 57% dei casi, 6 su 10 vivono lontane dai figli o dal marito, si sentono membri della famiglia per cui lavorano nel 60% dei casi ma solo una su 4 è intenzionata a rimanere in Italia. È la fotografia delle Collaboratrici domestiche straniere in italia quale emerge dall indagine «Il Welfare fatto in casa» realizzata dall'Iref, Istituto di ricerche educative e formative delle Acli, presentata a Roma.
    STIPENDI - Le colf guadagnano in media 880 euro al mese per 42 ore di lavoro a settimana. Esiste però una differenza di stipendio tra le collaboratrici regolari e quelle che non lo sono. Le prime godono di maggiori garanzia economiche e guadagnano anche 1.000 euro al mese; le colf irregolari o che sono in Italia da meno di 2 anni hanno un guadagno medio di 750 euro. Anche il costo delle ore di straordinario varia a seconda della regolarità o meno delle collaboratrici. Lavorare oltre 40 ore settimanali frutta alle colf irregolari solo 145 euro in più, a fronte dei 300 euro che guadagnano le collaboratrici in regola.
    L'INDAGINE - Dall'indagine emerge appunto che solo il 25% delle colf vuole rimanere in Italia contro la maggioranza che è intenzionata, invece, a tornare in Patria o spostarsi altrove, al più presto (28%) o non appena conclusa l'esperienza lavorativa (47%), purchè duri solo pochi anni ancora (60%). Sono in particolare coloro che assistono persone non autosufficienti o convivono con la persona assistita, le cosiddette «badanti», a non voler portare avanti il proprio lavoro ancora per molto (69-70%). Del resto, già al momento della partenza, 6 donne su 10 pensavano di venire in Italia soltanto il tempo necessario per risparmiare dei soldi. È un futuro dunque piuttosto incerto quello del welfare italiano «fatto in casa».
    Welfare: Bobba, contro lavoro nero badanti più detrazioni
    ''E' vergognoso che il 57 per cento delle badanti straniere lavori senza contratto. Non possiamo permetterlo. La tutela delle loro condizioni lavorative passa anche per il sostegno alle famiglie italiane, attraverso la predisposizione, gia' nella prossima Finanziaria, di aumenti per la detraibilita' delle spese per le badanti straniere in misura maggiore dei poco piu' dei 400 euro annui previsti ad oggi''. Lo dice il senatore dell'Ulivo Luigi Bobba, a commento dell'indagine nazionale delle Acli e realizzata dall'Iref 'Il Welfare fatto in casa' sulla condizione delle collaboratrici domestiche straniere. ''Se per la casa la detrazione attuale possibile e' fino al 41per cento, per le persone sarebbe giusto prevedere una misura pari al 50 per cento. La regolarizzazione delle badanti straniere - spiega Bobba - contrasterebbe il sommerso, favorendo nuovi versamenti sia previdenziali che fiscali non generando, quindi, oneri rilevanti per le casse dello Stato. Nelle scorse Finanziarie - osserva Bobba - sono state previste detrazioni per la casa, per i decoder, per i frigoriferi: perche' non aiutare chi si prende cura di chi non e' autosufficiente? Rendere visibile il 'welfare invisibile' permetterebbe di aiutare le badanti straniere e le famiglie italiane che, senza di loro, si troverebbero in serie difficolta' per l'organizzazione della vita quotidiana. Gia' si muovono passi per favorire la loro inclusione sociale e professionale, per esempio con le discussioni sul ricongiungimento familiare e sul permesso di lungo periodo. Ma l'augurio - conclude Bobba - e' che l'impegno continui a trovare spazio nelle politiche familiari del governo e della maggioranza che lo sostiene''.


  • Vitaonline


  • mercoledì, giugno 20, 2007

    Il welfare fatto in casa

    Indagine Acli sul mondo delle collaborazioni domestiche

    Giovedì 21 giugno, a Roma, alle ore 12,00, presso la sede nazionale dell'Associazione (Via Marcora 18/20 - zona V.le Trastevere/P.zza Ippolito Nievo) le Acli presentano la ricerca "Il welfare fatto in casa", indagine nazionale sui collaboratori domestici stranieri che lavorano a sostegno delle famiglie italiane. Interverrà il ministro delle Politiche per la famiglia Rosy Bindi e il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero.

    La ricerca è stata realizzata dall'Iref, l'istituto di ricerca delle Acli, che ha interrogato nei mesi di marzo e aprile un campione statistico di 1000 collaboratrici familiari straniere (66 nazionalità diverse), attraverso un questionario somministrato 'faccia a faccia'. L'indagine descrive e quantifica i principali aspetti della collaborazione domestica, restituendo la complessità del vissuto dei lavoratori immigrati e saggiando gli esiti dell'incontro di questi collaboratori con le famiglie italiane. Tra i temi affrontati, oltre al profilo socio-demografico degli intervistati, il progetto migratorio e le traiettorie d'ingresso, le condizioni di lavoro (mansioni, carichi, salari, accordi contrattuali, ecc.) e il legame sviluppato con le famiglie italiane.

    mercoledì, marzo 14, 2007

    Colf e badanti stranieri, novità per oltre 1,1 mln

    Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Niente più quote per colf e badanti stranieri. Lo prevede la legge delega Amato-Ferrero, in arrivo al Consiglio dei ministri la prossima settimana. Secondo la riforma che dovrebbe archiviare la legge Bossi-Fini, dunque, i lavoratori stranieri extracomunitari impiegati nei servizi di cura domestici e di assistenza alla persona non saranno più vincolati rigidamente al numero di ingressi stabilito nel decreto 'flussi' e la quota stabilita per il lavoro parasubordinato domestico potrà essere superata in caso di aumento della domanda interna.
    Le persone straniere che nel 2006 hanno lavorato nel nostro Paese come colf e badanti sono stimate tra le 713mila e le 1.134mila unità (ricerca Cergas - Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale - dell'Universita' Bocconi), a fronte delle 500mila regolari e iscritte all'Inps a fine 2005.
    ''Speriamo che i provvedimenti annunciati - commenta con Labitalia Ramona Campari, responsabile nazionale per la Filcams Cgil delle colf - servano a favorire la regolarizzazione delle migliaia di lavoratrici straniere presenti sul nostro territorio. E speriamo anche - aggiunge - che questa scelta non diventi una scappatoia per rinunciare definitivamente a un welfare pubblico''. ''Questa rinuncia alle quote per colf e badanti - avverte Campari - dovrebbe in realtà intrecciarsi con una buona politica pubblica di welfare. Altrimenti, stando così le cose, le famiglie devono individuare le loro soluzioni in solitudine''.
    La disciplina attuale in materia di colf extracomunitarie prevede che il datore di lavoro presenti (prima dell'arrivo del lavoratore in Italia) la domanda di nulla osta al lavoro, indirizzandola al competente Sportello Unico per l'Immigrazione con allegati, oltre ai documenti delle due parti, una dichiarazione di retribuzione minima salariale di 381,72 euro mensili. Le domande si presentano presso uno degli uffici postali abilitati e finora hanno fatto riferimento ai cosiddetti decreti flussi.
    Se passerà la riforma Amato-Ferrero, non ci saranno più problemi di quote e ogni datore di lavoro interessato ad assumere una colf potrà presentare regolare domanda. All'arrivo in Italia è necessario provvedere entro 8 giorni alla firma del contratto e alla richiesta di permesso di soggiorno. Il datore di lavoro dovrà in un secondo tempo provvedere alla denuncia di assunzione entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre solare nel quale è avvenuta l'assunzione.
    Per quanto riguarda le retribuzioni del personale domestico in Italia, il contratto collettivo nazionale di lavoro (appena rinnovato) prevede per la prima volta il riconoscimento delle diverse mansioni di pulizia e di cura. Per un'assistente familiare convivente, alla prima assunzione e che si occupa di una persona autosufficiente, con un orario di 54 ore settimanali, lo stipendio è di circa 850 euro, mentre per chi si occupa di una persona non autosufficiente è di circa 1.200 euro. La retribuzione oraria di una colf, invece, è di circa 7 euro.

    domenica, gennaio 07, 2007

    SPORTELLO Colf e badanti. Entro il 10 gennaio i contributi Inps

    Mercoledì 10 gennaio scadono i termini per versare all'Inps i contributi per lavoratori domestici (come colf e badanti) del trimestre ottobre-dicembre 2006.
    Per il pagamento va utilizzato uno dei bollettini di conto corrente postale inviati dall'Inps direttamente a casa dei datori di lavoro. Chi non li avesse ricevuti può ritirarli di persona presso un ufficio INPS, richiederli telefonicamente al numero 803164 o scaricarli dal sito internet www.inps.it.
    Il contributo per i lavoratori domestici è determinato in base alla retribuzione e all'orario di lavoro: se quest'ultimo non supera le 24 settimanali, il contributo è commisurato a tre diverse fasce di retribuzione oraria; se invece l'orario di lavoro settimanale supera le 24 ore (è cioè di almeno 25 ore settimanali), il contributo dovuto è fisso, qualunque sia l'importo della retribuzione oraria. In quest'ultimo caso l'importo del contributo è sensibilmente più basso, a patto che le ore siano effettuate tutte presso lo stesso datore di lavoro.
    Ricordiamo che il datore di lavoro deve versare l'intero importo del contributo, compresa la quota a carico del lavoratore, che potrà poi essere trattenuta dalla busta paga. Nella tabella sono indicati gli importi del contributo orario in relazione alla retribuzione:
    Retribuzione oraria effettiva
    Contributo orario con CUAF *(Fra parentesi la quota a carico del lavoratore)
    Contributo orario senza CUAF *(Fra parentesi la quota a carico del lavoratore)
    Rapporti di lavoro di durata inferiore alle 24 ore settimanali:
    Retribuzione oraria effettiva da € 0 a € 6,70
    1,23 (0,28)
    1,16 (0,28)
    Retribuzione oraria effettiva oltre € 6,70 fino a € 8,18
    1,39 (0,32)
    1,31 (0,32)
    Retribuzione oraria effettiva oltre € 8,18
    1,69 (0,39)
    1,60 (0,39)
    Rapporti di lavoro di durata superiore a 24 ore settimanali:
    0,89 (0,20)
    0,85 (0,20)
    *Il contributo senza la quota CUAF (Cassa Unica per gli assegni familiari) è dovuto quando il lavoratore è coniuge del datore di lavoro o è parente o affine entro il terzo grado e convive con il datore di lavoro.
    per dubbi puoi rivolgerti al Patronato Acli, CORSO LUCCI 121 80142 Napoli.