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sabato, ottobre 04, 2008

Cattolici e politica: nasce Per (persone e Reti)


E’ nata una nuova casa politica
Luigi Bobba: “Non sarà una corrente”
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ROMA. Ancora una volta è stato Luigi Bobba a indossare i panni del mediatore. E illustrando la nuova associazione PeR (Persone e Reti) ai presenti, ha affermato: “Non abbiamo intenzione di formare una nuova corrente: questa nuova realtà non è assolutamente una reincarnazione dei teodem”. Già, qualche mese fa – l’ex presidente delle Acli – aveva rassicurato i maliziosi sul fatto che i cattolici del Pd non hanno assolutamente intenzione di “cambiare casa”. (In allegato il testo completo dell’articolo)


di Francesco Rositano

Allegati Gestione allegati / Rassegna stampa

lunedì, settembre 29, 2008

PD: PARTE L'ASSOCIAZIONE 'PER'. LUIGI BOBBA, "MA NON E' UNA CORRENTE".

(ASCA) - Roma, 29 set - Domani, con il seminario 'La laicita' in Italia', parte la nuova associazione 'PeR', Persone e Reti, che raccoglie molti esponenti cattolici del Pd. 'Noi ci siamo. Non contro qualcuno ma per il Paese', dice Luigi Bobba nel corso della conferenza stampa a Montecitorio di presentazione dell'iniziativa di domani. PeR, continua Bobba, rappresentera' un luogo 'di confronto e di dialogo' con l'obiettivo di 'rinnovare la cultura politica democratica rifacendosi ai valori della Chiesa'. Bobba chiarisce che 'noi non ci mettiamo in polemica con nessuno ne' - assicura - ci inventiamo una nuova corrente. E non chiudiamo l'esperienza di teodem'. Rappresenta 'un qualcosa di piu'' che ha come obiettivo quello di 'dare una risposta all'appello del Papa e formare nuove generazioni di laici cristiani impegnati nella politica'.
Bobba spiega che 'sara' un'associazione nuova, non una nuova associazione, per due motivi: vi saranno impegnate personalita' del mondo politico-istituzionale, ma anche di quello professionale, culturale e associativo; non sara' un'associazione dall'alto ma dal basso, che raccogliera' tante reti presenti sul territorio che nascono da matrice cristiana'. PeR, continua, rappresentera' un banco di prova per le capacita' di proposta sui temi eticamente sensibili, dal testamento biologico alla famiglia.
Al seminario di domani prenderanno parte, fra gli altri, oltre a Bobba, Paola Binetti, Pierluigi Bersani, Pierluigi Castagnetti, Vannino Chiti, Paolo Gentiloni, Enrico Letta, Renzo Lusetti, Pierferdinando Casini, Walter Veltroni e Francesco Rutelli.

domenica, marzo 30, 2008

IL CANDIDATO: LUIGI BOBBA (PD), NOI CLERICALI? MA SE GUARDIAMO AD OBAMA..."

IL CANDIDATO: LUIGI BOBBA (PD), NOI CLERICALI? MA SE GUARDIAMO AD OBAMA..."


(ASCA) - Roma, 29 mar - Piemontese, originario di Cigliano in provincia di Vercelli, 53 anni, sposato e padre di due figlie, Luigi Bobba candidato capolista per il Partito Democratico nel collegio Piemonte 2, una carriera tutta interna alle Acli, sino a diventarne presidente nazionale, ha guadagnato notorieta’ come attivo esponente del Terzo settore. Tra i promotori di Retinopera, coordinamento del laicato cattolico impegnato nella vita sociale e politica, e’ stato vicepresidente della Banca Popolare Etica.
Entrato in politica nel 2006, e’ stato eletto al Senato nella Margherita in Puglia, dando vita al gruppo di parlamentari divenuti noti come ’teodem’. Attualmente e’ segretario del Pd di Vercelli.
Le politiche di sostegno alla famiglia vorrebbero essere il cuore delle proposte del gruppo ’Teodem’.
In concreto, quali misure proponete?
BOBBA - ’L’attenzione alla famiglia e alle politiche di sostegno alla natalita’, all’occupazione delle donne e alla cura degli anziani, non e’ un tema squisitamente cattolico.
E’ una questione di straordinario interesse generale; e’ un’emergenza non riconosciuta con la quale il nostro Paese non puo’ non misurarsi. Purtroppo la mancanza di una vera strategia di politiche familiari, risale indietro nel tempo.
Semmai con il Governo Prodi si sono colmate alcune lacune, grazie anche all’istituzione di un Ministero della Famiglia.
Resta pero’ un gap molto consistente con i grandi paesi europei, in particolare con la Francia dove si spende per la famiglia un valore corrispondente a tre punti di PIL (circa 40/45 miliardi di euro), mentre l’Italia e’ inchiodata ad un punto di PIL (14 miliardi circa).
Dunque serve una svolta, un cambio di marcia. Un Paese con uno squilibrio demografico troppo marcato avra’ difficolta’ sia ad affrontare i costi crescenti della spesa assistenziale, sanitaria e previdenziale; sia a restare competitivo sul mercato globale, dato che le schiere dei lavoratori giovani tenderanno ad assottigliarsi negli anni a venire.
E’ dunque sbagliato recintare questo tema come se fosse caro solo ai cattolici. Se i credenti che fanno politica hanno sollevato la questione, non e’ per un interesse confessionale, bensi’ perche’ hanno a cuore il futuro del Paese e delle famiglie italiane.
Attraverso le politiche familiari sono in gioco due grandi valori: la liberta’ e l’eguaglianza. La liberta’ di poter mettere al mondo, allevare ed educare i figli che si desiderano; l’eguaglianza tra le famiglie che hanno figli e quelle che scelgono di non volerne. La liberta’ di fare figli e’ seriamente messa in discussione dall’assenza di sostegni (assegni, fisco, servizi) adeguati.
Assenza che si scarica in particolare sulle donne costrette spesso a scegliere tra lavoro e vita familiare.
Equita’ perche’ la nostra Carta Costituzionale all’art. 31 tutela proprio quella proiezione di futuro che sono i figli.
Dunque l’attenzione del legislatore per la famiglia e’ motivata dal garantire un futuro a tutta la comunita’. E solo politiche amichevoli per la natalita’ la possono assicurare.
Dunque occorre ristabilire la soglia naturale di riproduzione della popolazione, passando da 1,29 figli per donna ai due figli che le donne italiane effettivamente desiderano. Come fare? Nel programma del PD si individuano quattro strumenti principali: una misura unica di 2500 Euro per ogni figlio che sommi detrazioni fiscali e assegni familiari; incremento della durata dei congedi parentali da 6 a 12 mesi con una copertura completa dal mancato salario, anziche’ l’attuale 30%; un incremento piu’ che significativo del numero degli asili nido, passando dall’attuale 6% di copertura della domanda effettiva al 25%; e infine un complesso di misure che favoriscano effettivamente (part-time, defiscalizzazione dei contributi) l’occupazione delle donne che oggi e’ di quasi 10 punti inferiore alla media europea.
Insomma per un Paese piu’ competitivo ma anche piu’ equo e piu’ aperto al futuro non si puo’ che ripartire dalla famiglia’.
Perche’ vi siete chiamati Teodem? Non c’e’ il rischio di clericalizzare la politica? I critici vi accusano di essere la lunga mano del cardinal Ruini. Cosa risponde?
BOBBA - ’Questa critica si presenta come un insulto, quasi fossimo delle persone incapaci di decidere con la propria ragione in modo laico senza per questo dimenticare i valori in cui si crede. Questa favoletta di essere i portaordini del Card. Ruini e’ veramente stantia e ridicola.
Come legislatore seguo innanzitutto la Carta Costituzionale (la nostra Bibbia civile la defini’ il Presidente Ciampi) e poi cerco di tradurre in leggi cio’ che mi appare come il bene comune per il nostro Paese.
Non si capisce perche’ un credente dovrebbe mettere fuori dalla porta del Parlamento e della politica i valori in cui si riconosce. Quasi che questi valori che sono la sorgente di un agire per il bene comune non avessero piena cittadinanza nel dialogo pubblico, nella politica.
Mi appello a Barack Obama che ha giustamente osservato che e’ un assurdo pratico pensare che i valori che guidano la vita personale non debbano avere un riflesso anche nell’azione politica. Chi li vuole confinare nella sfera privata, confonde la laicita’ con il laicismo, l’autonomia delle scelte politiche con l’assenza di riferimenti di valore. Quasi che la democrazia e le istituzioni potessero essere indifferenti a cio’ che si esprime nella societa’ civile. La politica riguadagnera’ forza, credibilita’ tanto piu’ sara’ capace di interpretare questi valori. La Chiesa, i credenti, le molte presenze, opere e istituzioni che sono nati dalla fede cristiana non sono un ostacolo, un ingombro, ma una risorsa per una comunita’ piu’ responsabile, libera e giusta. Altro che clericalizzazione della politica! I veri clericali sono coloro che non accettano di tradurre questi valori in linguaggio universale, cioe’ accettabile anche da chi non crede; o quanti pensano che le istituzioni debbano essere indifferenti, estranee a questo universo valoriale.
Infine perche’ teodem? La sigla nata, quasi per scherzo, ha avuto fortuna fino a entrare nel nuovo dizionario Zanichelli.
Dunque forse, al di la della caricatura, segnala un problema.
Quale? La rappresentanza dei valori (teo) non puo’ essere lasciata in esclusiva al centro destra. Deve essere una prerogativa e una preoccupazione anche di chi appartiene allo schieramento riformatore, al Partito Democratico. Questa la funzione che abbiamo cercato, pur tra tante ostilita’, di assolvere in questi due anni di legislatura. Forse oggi la criticita’ di questa scelta e’ piu’ chiara e anche lo stesso segretario del PD Veltroni l’ha esplicitata in piu’ occasioni.
La nascita del PD puo’ essere una straordinaria occasione per intessere dialoghi, approfondimenti in vista di nuove sintesi. Nel rispetto della pluralita’ delle culture presenti nel PD, ma anche con l’intento di creare positive contaminazioni. Non chiedendo a nessuno abiure, ma neppure favorendo arroccamenti e chiusure. Forse la legislatura che si apre, ormai lontana dal confronto muscolare di due schieramenti omnicomprensivi, puo’ essere un’occasione straordinaria per evitare che il bipolarismo politico diventi bipolarismo etico e che i temi della biopolitica siano affrontati con la prudenza, l’attenzione che questioni cosi’ delicate meritano.

mercoledì, febbraio 27, 2008

"Laici e cattolici? Una separazione che non esiste"

Il segretario propone una "sintesi alta": serve "una laicità eticamente sensibile"
Binetti: "Speriamo che si riesca a contenere la spinta laicista dei radicali"

Veltroni: "Laici e cattolici?
Una separazione che non esiste"


ROMA - Dire che il nodo è stato sciolto sarebbe sbagliato. Anche perchè la questione della convivenza laici e cattolici all'interno del Pd si svilupperà, in un modo o nell'altro, solo cammin facendo. Di sicuro oggi il segretario Walter Veltroni ha proposto quella che viene definita una sintesi alta e non una mediazione al ribasso. Per cui le divisioni tra laici e cattolici sono "caricaturali": la laicità deve essere "eticamente esigente" e tra laici e cattolici è consigliabile "un incontro virtuoso". Poi, come in tutte le cose, specie in politica, c'è l'aspetto un po' più... prosaico. E tutto sommato oggi si può dire che la questione è chiusa/congelata anche grazie all'ingresso nelle liste di due candidati teodem: il giornalista Andrea Sarubbi, 37 anni, faccia pulita, scuole dai salesiani, microfono dei papa boys all'epoca di Tor Vergata e oggi conduttore delle rubrica "A mia immagine" il sabato e domenica; e il professore Mauro Cerruti, uno degli estensori della Carta dei valori del Pd.

"Non sono per bilanciare".
Veltroni ha annunciato le candidature durante il seminario organizzato dai cattolici del Pd oggi nella Sala conferenze davanti a Montecitorio. Un incontro organizzato da Franceschini e Fioroni mesi fa e che in questi gionri, da quando è stato ufficilizzato l'ingresso di nove radicali nelle liste del Pd, ha assunto un significato ben oltre le intenzioni originali. "Sono due candidature di cui vado orgoglioso" ha detto Veltroni precisando che non si tratta di un bilanciamento dopo l'alleanza con i radicali. "I cattolici - ha spiegato - mi hanno chiesto una selezione attenta delle candidature. La stiamo facendo e abbiamo deciso di arricchire le nostre liste con persone che hanno una visione eticamente esigente della politica". Nel Pd, sia chiaro, "non serve usare il bilancino, dire quanti laici ci sono e quanti cattolici, perchè nel nostro partito coesistono, per fortuna, forze diverse".

Le tribù cattoliche. Bilancino o no, è innegabile che il Pd abbia ereditato al suo interno, direttamente dalla Margherita, 130 parlamentari cattolici e almeno quattro truibù: i popolari, i più numerosi e i più forti, da Marini a Castagnetti passando per il ministro Fioroni, il numero 2 del partito Dario Franceschini e il capogruppo Antonello Soro. I teodem, un'invenzione di Francesco Rutelli che data 2006, sono i più conservatori (i popolari li accusano di essere "clericali"), i più accaniti nelle battaglie etiche che hanno segnato la legislatura del governo Prodi e i più sospettosi per l'ingresso dei radicali. Contano personaggi come Luigi Bobba, Paola Binetti, Emanuela Baio Dossi, Enzo Carra e Marco Calgaro. Poi i cristiano-sociali (Mimmo Lucà e Marcella Lucidi), i cosiddetti "cattolici adulti", espressione coniata da Prodi nel 2005, tra cui Rosy Bindi, Arturo Parisi, Franco Monaco e Giulio Santagata. Chiude la lista delle tribù il gruppo dei cattolici-liberali (Marco Follini, Dorina Bianchi, Luigi Zanda e lo stesso Rutelli.

"Laicità eticamente esigente". E' contenuta in queste tre parole la sintesi alta con cui oggi Veltroni ha cercato di chiudere la questione. Con una parola d'ordine: superare le divisioni che sono una questione d'antan, vecchia e antica, "rischiamo di tornare ai tempi di Porta Pia". Il Pd, ha detto il segretario, vuole "superare la contrapposizione secca tra laici e cattolici che si bollano reciprocamente come laicisti e oscurantisti" e punta invece ad una "laicità eticamente esigente, che sostituisca la cultura dell'aut-aut con quella dell'et-et'". Laici e cattolici devono saper far
"prevalere la ricerca del bene comune". E questo è il compito della politica: "Con pazienza e umiltà costruire un punto comune che non opprima le posizioni di ciascuno". Basterà per tenere a bada i sospetti?

Sarubbi: tra Vaticano e cartoni animati. Il giornalista, emozionato e orgogliso per la candidatura, ha precisato di "non essere la longa manus del Vaticano". "Semplicemente, conosco bene la base del mondo religioso e rappresento questo mondo, la 'Chiesa del grembiule'". Mai iscritto a un partito ma da sempre appassionato di politica, Sarubbi cita il personaggio dei cartoni Buzz Lightyear per sintetizzare il rapporto laici-cattolici: "Questo personaggio è convinto che ci sia un'emergenza intergalattica che invece non c'è... Ecco, queste discussioni sui Radicali e sul rapporto tra laici e cattolici, penso che distolgano l'attenzione dai problemi veri: l'emergenza intergalattica non è il dialogo laici-cattolici ma sta nel fatto che ci sono persone bisognose che chiedono che ci occupiamo di loro".

Dai cattolici gli auguri al Pd. Prima di Veltroni hanno parlato Andrea Riccardi, leader della comunità di Sant'Egidio e in predicato, fino a poco tempo fa, di diventare direttore dell'Osservatore Romano; il pedagogista salesiano don Carlo Nanni, amico del cardinal Bertone; e poi lo storico Guido Formigoni e il sociologo Franco Garelli. Relatori di altissimo livello. Come la platea con esponenti di tutte le associazioni e le organizzazioni "bianche", a partire dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Riccardi, a cui Veltroni nei giorni scorsi aveva chiesto di scendere in campo, ha annunciato che non si candiderà ma ha augurato "un bel futuro" al Pd, perchè "la sua avventura sarà decisiva per ridare identità all'Italia".

I dubbi della Binetti. Al termine del seminario la senatrice teodem Paola Binetti si mostra cautamente ottimista. "Veltroni mi ha convinto" dice precisando che "nessuno di noi ha mai voluto o cercato di arroccarsi sulle proprie identità". Tutto risolto? "La speranza - sorride - è che Veltroni riesca a contenere lo spirito laicista dei radicali". Insomma, polemiche e divisioni sembrano rinviate. Binetti-Bonino: potrebbe essere un tema ricorrente nelle cronache dal Pd.

domenica, febbraio 24, 2008

I cattolici nel PD (magari con Luigi Bobba capolista)


Torino, 23 feb. - (Adnkronos) - ''Ringrazio Lorenzo Cesa per la proposta di entrare nelle liste dell'Udc, ma ho scelto convintamente di stare nel Partito democratico e di partecipare a questa nuova avventura non rinunciando certo alle mie convinzioni e alla mia storia''. Cosi' il senatore Luigi Bobba risponde al segretario nazionale dell'Udc che oggi aveva invitato gli esponenti del Pd critici sull'accordo con i radicali, a scegliere l'Udc.

''Ho condiviso la scelta del Pd di andare 'liberi' alle elezioni. E' questa la strada maestra da seguire e anche l'eventuale accordo con i Radicali non puo' sottrarsi a questo principio - aggiunge Bobba - chi sottoscrive un programma, chi si candida nel Pd non puo' alzare altre bandiere, non puo' appartenere ad altri partiti.

''I cattolici nel Pd non sono ne' ospiti mal sopportati ne' componente marginale: sono una realta' decisiva per costruire un grande partito nazionale, un partito del Paese, un partito capace di rigenerare la democrazia conclude - quella democrazia a cui i cattolici hanno dato, nella storia della Repubblica, un contributo decisivo''.

sabato, marzo 10, 2007

Bobba: giusto manifestare per la famiglia, ma non sarò leader

Il deputato dl: gli elogi di Bertone al mio libro? Un grande regalo, tra noi c’è amicizia .
ROMA—Nessun cattolico impegnato in politica, Teocon o Teodem che fosse, avrebbe resistito alla tentazione di ostentare ai quattro venti politici una «benedizione» del calibro di quella ricevuta dal cardinal Tarcisio Bertone. Invece Luigi Bobba, 52 anni, senatore della Margherita, ex presidente delle Acli inventore (con Enzo Carra) della sigla «Teodem», ha preferito un profilo bassissimo dopo la presenza del segretario di Stato vaticano alla presentazione del suo libro Il posto dei cattolici, martedì a palazzo Giustiniani: «Un magnifico regalo, una bellissima sorpresa. Ma preferisco non avventurarmi su questo terreno. Ho sempre abitato a Vercelli e Bertone è stato vescovo di quella città per cinque anni. C’è affetto, amicizia».
Ma il gesto del segretario di Stato è apparso esplicito quanto la frase pronunciata quel pomeriggio («I cattolici in politica non sono la ‘longa manus’ della Santa Sede e nemmeno della Cei»). La spiegazione di Bobba è diplomatica: «Da lui è venuto un segnale di valorizzazione delle presenze dei cristiani, ovunque siano collocati, ma che non vogliano tacere la loro identità. Ed ha ricordato che la riproposizione di alcuni valori non negoziabili manifesta l’interesse della Chiesa a difendere quei soggetti più deboli destinati ad essere travolti da un’egemonia culturale». Non altro, giura Bobba.
Una posizione di basso profilo, dunque, nonostante molti avessero interpretato la «benedizione» di Bertone come la nomina a leader del cosiddetto partito del Family day. «Non ho la possibilità, nè il desiderio di mettermi al comando di nessuno schieramento — ribatte Bobba — certo se movimenti ed associazioni assumono iniziative per dar vita a manifestazioni in difesa della famiglia è un segnale che accolgo ben volentieri. Prodi ha fatto bene ad inserire la famiglia tra le priorità del governo, e se arrivano robuste sollecitazioni in tal senso da parte di movimenti è sicuramente una sollecitazione positiva». E la manifestazione di domani? «Non penso che i Dico siano una priorità per il Paese».
Parole pacate però forti nella sostanza: niente toni bellicosi, solo ragionamenti diritti. Come il fulcro del suo libro edito da Einaudi: un attacco sia al «moderatismo», al rischio che un cattolico in politica corre di «diventare marginale nella forza politica o nella coalizione in cui opera», sia al «fondamentalismo», cioè la «difesa dei valori cristiani e dell’Occidente come bandiera politica.., per ridare a un Paese incerto e confuso un’identità venuta meno». Non è un caso se il libro si conclude con una citazione di Tellhard de Chardin, il «gesuita proibito» che trovava «Dio in terra», addirittura nel profondo dell’evoluzionismo.
Nel libro insomma Bobba si pone il problema di «una nuova stagione di impegno civile e politico» quindici anni dopo la fine della Dc e dell’unità politica dei cattolici. Questo ex presidente delle Acli fortemente voluto da Francesco Rutelli nelle liste del Senato sa polemizzare senza insultare. Nel 2005 se la prende con chi organizza pellegrinaggi medjugoriani fissando l’ora del miracolo: «Che cosa assurda, la Madonna non appare a comando come in un palinsesto tv». Quando il governo, nel luglio 2006, ripristina l’Ici per i beni ecclesiastici utilizzati a scopi commerciali quasi esulta: «Decisione giusta, i cattolici non vogliono privilegi». Per questa cifra culturale e politica, per questo stile così poco «politichese» e molto cristiano-sociale (le radici ideologiche di Bobba affondano nella corrente Dc di Forze Nuove) Bertone apprezza l’autore de «Il posto dei cattolici»? Bobba sorride e risponde nel suo modo: «Ma no. Io ho solo riproposto, come altri, il nesso tra valori e politica». Teodem fino in fondo.
Paolo Conti dal Corriere della Sera.
GIOVEDI 15 MARZO ORE 18- SALA DELLA MUNICIPALITA' DI S.GIOVANNI A TEDUCCIO (sala R.D'Angelo via Atripalda) A NAPOLI, SARA' PRESENTATO IL LIBRO "IL POSTO DEI CATTOLICI" di LUIGI BOBBA. PARTECIPANO MASSIMO MILONE, MARIO DI COSTANZO, MARCO ROSSI, DONATO MOSELLA, PASQUALE ORLANDO.

domenica, febbraio 11, 2007

Ma i teodem smorzano la critica: è il male minore

Bobba: "E' un punto di partenza. Ora si realizzi il programma dell'Unione a favore delle famiglie"

I teodem della Margherita non si sentono in ginocchio dopo quella che è parsa una sconfitta sui Dico. Anzi, «raddoppiano»: lanciano l'iniziativa di un'associazione di circoli per marcare ancora di più la loro «ispirazione cristiana» in politica. Ma il loro giudizio sul provvedimento non coincide con quello preoccupato del Papa e dell'Osservatorio Romano per il quale
La pattuglia di teodem della Margherita, con i loro tre voti a Senato, potrebbero fare la differenza. Tuttavia si rendono conto che i rapporti di forza dentro il centrosinistra non consentono loro di tirare la corda. «E' il miglior risultato possibile - ammette Paola Binetti - in questo momento storico e con questa maggioranza così variegata. Bisogna prendere atto della realtà democratica». In fin dei conti, aggiunge Luigi Bobba, «Non si lede la Costituzione»: «Ora però si deve pensare alla famiglia. Le unioni civili non sono in cima ai pensieri degli italiani, non ci sono folle di conviventi che assediano il Parlamento. La Margherita chiederà che i 3,4 miliardi di maggiori entrate fiscali vengano destinati alle famiglie». Per Emanuela Baio «è un apprezzabile sforzo di conciliare le diverse sensibilità della coalizione: diamo pienamente atto al lavoro faticoso e paziente svolto dalla ministra Bindi».
La verità, spiegano nella Margherita, è che i teodem sono stati ammansiti da Rutelli: in cambio hanno mano libera di farsi i loro circoli. Per il momento frenano perchè non voglio rimanere chiusi nel fortino e radicalizzare lo scontro con l'ala più laica e radicale della sinistra che già affila le armi per «migliorare» i Dico (Rifondazione, Pdci, Verdi e Rosa nel pugno sono pronti a presentare emendamenti). Il rischio che vedono i parlamentari della Margherita legati alla Cei è di perdere un'altra battaglia. Esattamente come sta facendo Rutelli quando dice che il testo non può essere stravolto. «Deve essere chiaro a tutti - avverte Carra - che il nostro voto ci sarà se non ci saranno trappole in Parlamento. Noi siamo leali, non siamo dei terroristi parlamentari, ma se ci saranno agguati, risponderemo colpo su colpo».
Messi all'angolo dagli ex Popolari della Margherita e in difficoltà di fronte alla linea dura della Cei contro i Dico, i teodem ieri mattina hanno valutato perfino l'ipotesi di sciogliersi e proseguire la loro «crociata» come singoli parlamentari. E invece alla fine hanno deciso di rilanciare la loro presenza dentro il partito e sulla scena politica. Nei prossimi giorni, appunto, costituiranno un'associazione con l'obiettivo di costituire circoli in giro per l'Italia. Negano che si tratti di una nuova corrente della Margherita e che questa iniziativa sia legata alle dinamiche congressuali, ma c'è chi guarda con sospetto alla nascita di questi circoli: sono sempre gli ex Popolari di Franceschini e Castagnetti. In questi ambienti si pensa che la scelta dei teodem sia una mossa teleguidata da Rutelli, e che serva a sostenerlo nella battaglia del congresso. Macchè, rispondono loro, «vogliamo un'associazione di persone che, nel percorso di costruzione del Partito Democratico, non voglio tradire l'ispirazione cristiana».
Comunque sia, quando il provvedimento sulle coppie di fatto arriverà al Senato, l'Unione dovrà preoccuparsi di far passare il testo uscito l'altro giorno dal Consiglio dei ministri. Con tutta l'opposizione che già dichiara di essere contro, i «miglioramenti» in senso laico rischiano di combinare la frittata. Andreotti, che al Senato voterà contro, dà un suggerimento a Prodi: «Se posso dare un consiglio alla maggioranza, direi che questo è il classico argomento da accantonare, mettere in frigorifero e tenercelo fino a tempi migliori». Un altro senatore cattolico, Marco Follini, invece sostiene che sui Dico è giusto aprire il confronto in Parlamento: «Non deve essere nè uno scontro di civiltà nè una sfida all'O.K. Corral». Mentre nell'Unione si scaldano gli animi Mastella, che chiederà ai suoi tre senatori di non votare il ddl, se la prende con il leader dei Ds: «È singolare che Fassino dica che bisogna ricercare consensi nell'opposizione. Ma perché non è un'eresia se questo è detto da Fassino, lo è invece se detta da noi?».
da La Stampa Amedeo La Mattina

sabato, febbraio 10, 2007

“E IO TEODEM ORA SONO SODDISFATTO”

“Dobbiamo analizzare a fondo il disegno di legge, ma mi pare che ci sia stata una correzione di rotta”. Luigi Bobba, senatore della Margherita, ex presidente delle Acli, esponente di primo piano dei “teodem”, commenta il disegno di legge sulle coppie di fatto e rileva che “si attiene, con le correzioni apportate, al programma dell’Unione”.
Importanti correzioni?
“Direi di sì. Nel senso che l’elemento chiave, che non ci piaceva, cioè la dichiarazione congiunta, poiché creava di fatto un altro istituto familiare, è sparito. Invece ci si attiene alla legge esistente sulla certificazione anagrafica. Per noi questo era un elemento decisivo. Inoltre non si insiste più sulle unioni caratterizzate solo da un vincolo di tipo sessuale, ma si considerano anche quelle affettive di tipo solidaristico, per esempio tra fratello e sorelle o altri gradi di parentela”.
Quindi secondo lei, si allontana l’idea dei Pacs?
“Sicuramente ed è quello che noi chiedevamo, perché così era scritto nel programma di governo. Rutelli ha ribadito fino all’ultimo minuto la contrarietà della Margherita ad un similmatrimonio. Quello che è stato approvato ieri sera è un testo che corrisponde a quel programma e che ha assunto le preoccupazioni che noi avevamo espresso in modo netto e chiaro”.
Ieri mattina vi davano per sconfitti.
“Bisogna sempre aspettare la fine della partita e non fermarsi al primo tempo. Su temi di questo genere se la discussione è vera, cioè se le posizioni vengono espresse in modo limpido, si può trovare un punto di mediazione e anche di convergenza. Ma, ribadisco, bisogna parlare chiaro, non tacere e camuffare le proprie posizioni”.
E delle patenti di laicità che alcuni cattolici del centrosinistra si sono scambiati ieri con la lettera dei 60?
“Io non ho mai inteso dare patenti di laicità a nessuno e per questo non ho firmato quella lettera. Ho solo cercato di interpretare una situazione nuova nel rapporto tra valori, espressione politica e scelte legislative. Di fronte a problemi totalmente inediti, come quelli dei cosiddetti eticamente sensibili, non si può invocare il passato, quando ci si occupava di scelte economiche e sociali e si discuteva della laicità in politica rispetto a quei problemi. Da ora in avanti dovremo occuparci sempre di più di problemi che interpellano la vita quotidiana delle persone e delle famiglie e non possiamo usare la foglia di fico della laicità per non andare a fondo delle cose. Dobbiamo invece saper trovare soluzioni che corrispondano a quei valori che noi riteniamo alla radice del modello di persona e di società in cui crediamo e a cui ci ispiriamo”.
Usando sempre l’antico istituto della mediazione?
“Naturalmente. Ma con la consapevolezza che vi sono punti su cui non si può mediare”.
Vale per le coppie di fatto?
“Si. La mediazione su una norma che apre le porte ad un’altra forma di istituto familiare è un equivoco per due motivi: non è prevista dalla Costituzione, non è stata prevista dal programma dell’Unione”.
Vi hanno anche accusato di aver preso ordini da Ruini.
“Una stupidaggine. Sono cresciuto alla scuola delle Acli e so assumermi le responsabilità. Sono un legislatore e chi fa politica deve saper respirare con la società. Non abbiamo mai bussato alla porta di Ruini o di Betori. Tuttavia un legislatore che si estrania dalla società, cioè che non ascolta le attese delle persone, le ragioni civili e, perché no, anche religiose, che fanno parte del nostro patrimonio culturale, non coglie nel profondo le dinamiche del Paese. Come hanno fatto molti dei firmatari del documento dei 60 di fronte al referendum sulla fecondazione. Vorrei che qualcuno di loro facesse almeno una piccola autocritica”.
da L'Eco di Bergamo. Alberto Bobbio.

giovedì, febbraio 08, 2007

Coppie di fatto, ecco le novità dei 'Dico'

La legge vale per i conviventi legati da rapporti affettivi ma anche di parentela
In arrivo diritti e doveri, come quello della tutela del più debole nel caso di interruzione dopo tre anni della relazione

Adnkronos/Ign) - Sono diverse le novità che i Dico introducono nell'ordinamento italiano, molte delle quali anticipate da Rosy Bindi e Barbara Pollastrini. Per ammissione delle stesse ministre, il testo è stato limato fino all'ultimo minuto. I Dico regolamentano le convivenze omosessuali e eterossessuali, prevedendo dei diritti 'ex novo', senza introdurre nuovi istituti giuridici o strumenti amministrativi che ledono i diritti della famiglia o prefigurino realtà "paramatrimoniali".
A parte la dichiarazione 'contestuale' di convivenza, anticipata già nel pomeriggio, tra le novità ci sono i diritti riconosciuti dai Dico: assistenza in caso di malattia e ricovero, decisioni in materia di cure, salute e in caso di morte, permesso di soggiorno, assegnazione alloggiativa nell'edilizia pubblica, riduzione dell'imposizione fiscale in caso di successione testamentaria, successione e locazione, agevolazioni nel trattamento pensionistico. Ma i Dico prevedono anche doveri, come quello della tutela del convivente più debole nel caso di interruzione dopo tre anni della relazione.
La legge vale per i conviventi legati da rapporti affettivi, ma anche da rapporti di parentela. La Bindi ha fatto l'esempio di un nipote cha assiste una vecchia zia. Il Ddl, ovviamente, riguarda le persone maggiorenni e capaci, e i diritti introdotti non sostituiscono quelli già esistenti. Le disposizioni sulle convivenze more uxorio, quindi, restano valide.
Per quel che riguarda le pensioni, come anticipato, non si parla di un diritto alla reversibilità. Il Ddl impegna invece il legislatore a varare una nuova norma nell'ambito dell'annunciata riforma delle pensioni. Come ha spiegato il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, i diritti che non hanno un contenuto economico-patrimoniale (come ad esempio l'assistenza ospedaliera o le visite in carcere) possono essere concessi fin da subito. Per quelli che invece hanno requisiti economici (come la successione legittima, agevolazioni in materia di lavoro, la possibilità di subentro nel contratto di locazione in caso di morte o di cessazione della convivenza) ci sarà bisogno di un certo numero di anni (tre o nove) di convivenza per maturarli.
La legge non disciplina la poligamia, perché parla esplicitamente di "due persone" come parti essenziali di una convivenza di fatto. Del Ddl non possono usufruire le persone che convivono per motivi lavorativi. "La perpetua - ha ironizzato Amato - rimane fuori dalla legge". Tutto quello che riguarda la legislazione sui figli, sui minori in generale e sulle adozioni, non viene toccata dalla legge.
E' prevista, come ha spiegato il ministro Pollastrini, una "sorta di retroattività" per il riconoscimento delle convivenze che sono in essere da diversi anni e che vengono 'coperte' dalla nuova normativa. Come? Chi convive potrà entro nove mesi dall'entrata in vigore della legge dimostrare che la convivenza è iniziata prima. Sono previsti anche accertamenti sull'effettiva convivenza e sanzioni in caso di dichiarazione di convivenza mendace.

PRODI ACCELERA SU UNIONI CIVILI, PER MASTELLA INTESA POSSIBILE

Roma, 8 feb. (APCom) - Prodi accelera sulle unioni civili e pensa a stringere i tempi per l'approvazione di un disegno di legge sui diritti delle convivenze di fatto. A Palazzo Chigi si è appena concluso un vertice tra il presidente del consiglio e i ministri Rosy Bindi, Barbara Pollastrini, Giuliano Amato, Clemente Mastella, Massimo D'Alema e Francesco Rutelli per mettere a punto il testo da portare all'esame del Consiglio dei ministri. Favorevole all'intesa sul tema il ministro della Giustizia Clemente Mastella. "Prima si fa e meglio è", ha sintetizzato lasciando la riunione di Palazzo Chigi. E farlo presto significa, per il Guardasigilli, "evitare inutili tensioni". Ma sul tema resta tutto il suo dissenso: "Anche se la mia collaborazione istituzionale è corretta e garantita, le mie posizioni sul problema restano quelle di prima: non ho cambiato opinione o idea". L'incontro si svolge dopo che ieri la Margherita, su proposta di Francesco Rutelli, ha raggiunto un accordo a favore dell'ultima stesura del ddl illustrata da Rosy Bindi. Un testo che distingue bene i diritti e doveri delle persone che convivono dall' impossibile creazione di un 'simil-matrimonio'. "Ci siamo impegnati nel programma dell'Unione ad approvare una normativa su prerogative e responsabilità di chi convive, soprattutto a tutela del convivente più debole, in una società in cui cresce la frammentazione", ha detto Rutelli. Il tema delle unioni di fatto ha acceso il dibattito nellla Margherita: gli ex del partito popolare hanno presentato un documento più che avallato da Franceschini, Soro e Marini. Il testo ha raccolto rapidamente 60 firme, non solo di 'ex Ppi': oltre ai mariniani Oliverio e Ladu, hanno firmato anche i parisiani Monaco, Magistrelli, Procacci e Treu. Nel partito di Rutelli molti si sono poi attestati su posizioni laiche, come Paolo Gentiloni. A spingere per un accordo nella Margherita è anche il segretario di Rifondazione Comunista Giordano. "Rutelli dovrebbe lavorare per convincere i suoi e farne rientrare il dissenso".

lunedì, febbraio 05, 2007

I teodem arrivano anche a Sanremo

ITALIA IN MUSICA - L'Espresso
Artisti brizzolati di destra e di sinistra. Una spruzzata radicale e una teo-dem. Il Festival bipartisan di Baudo diabolico, Pippo Baudo, nella sua immensità. O apostolico, se si preferisce.
Ecumenico, se vi va. Si sa che Sanremo è in crisi, ogni anno dopo Fabio Fazio e Piero Chiambretti gli indici di share sono un attentato alle coronarie dei dirigenti Rai a cominciare dal capo di RaiUno Fabrizio Del Noce, e alla tranquillità psicopolitica del conduttore, si chiami Simona Ventura o Giorgio Panariello. Perché il presentatore del Festival non è professionista dell'intrattenimento come tutti gli altri, un Celentano o un Morandi, un Fiorello o un Teocoli: è l'eletto, quindi il depositario, il grande, anzi l'immenso sacerdote, a cui il Comune di Sanremo, la Rai e una quantità di altri istituti e organismi affidano volta per volta quel patrimonio preziosissimo e delicato che è il Festival, deposito di storia e di audience, specchio dell'italianità, risorsa televisiva e pubblicitaria, gran baraccone di svippati (secondo i malevoli), vetrina di quella reliquia suprema che è la canzone italiana.
Chiamato a compiere il miracolo dopo anni declinanti, ovviamente Superpippo non si è chiesto se la canzone italiana esiste, se esiste ancora, e quale sia eventualmente il suo stato di salute. Sarebbe come chiedersi se esiste la Prima repubblica. Oppure se esiste la famiglia, la mamma, la sposa, la cognata. Sono dubbi metafisici immensi che Baudo non si pone. Certo che la Prima repubblica esiste: forse non nelle procedure, nelle maggioranze e nelle minoranze, ma è viva e presente nella memoria, nella nostalgia, nel rimpianto: non dice sempre Sua Baudità che gli manca tanto la Dc? E qual era, lo schema risolutivo della Prima repubblica? Ma la lottizzazione, ça va sans dire. E allora un professionista sommo della spartizione si applica al problema del target di pubblico, delle fasce di audience, delle nicchie generazionali e scodella la sua ricetta. Forma una bella commissione, composta da Paolo Buonvino, Patrizia Ricci e Dario Salvadori, e via con il musica maestro.
Non diciamo però che lo spirito del Festival nell'interpretazione baudista è nazionalpopolare. Parola detestata da Baudo al punto, lo si ricorderà, da farlo erompere a suo tempo in un drammatico j'accuse contro l'allora presidente della Rai Enrico Manca. Postuliamo però, senza accanimento, che Pippo ricorda bene il compromesso storico: e allora, volete la solidarietà nazionale? La solidarietà generazionale? Eccovi Francesco con Roby Facchinetti, padre Pooh e figlio Dj ("Dio delle cittààà, e delle immensitàààà..."). Uomini soli, come diceva la vecchia canzone con cui proprio i Pooh vinsero a Sanremo. Oppure, se volete un pronunciamento esplicito a destra, ecco i fratelli uniti, cioè Gianni e Marcella Bella: una coppia di cui almeno lei, nel ricordo del coniglio dal muso infallibilmente nero, sottolineato nero, di 'Montagne verdi', è di destra destra (si era anche candidata alle europee con An, la destra che canta con la destra che conta).
Come dice il primo comandamento, anzi il decalogo intero di Pippo, Sanremo non è solo Sanremo, è l'arco più che costituzionale, senza nessuna conventio ad excludendum che non sia stabilita dal volere del pubblico. Quindi, dentro tutti: profumi di destra per Al Bano, forse non politici ma canori; sentori di centro e di centrismo per Johnny Dorelli, di cui si ricorda un verso piuttosto democristiano che diceva: "Per me che son nullità... nell'immeeeensità!": l'immensità va sempre forte, Pooh o non Pooh, Dorelli o non Dorelli.
Ma va da sé, come riconosce il manuale Cencelli di Pippo, che il pubblico voglia anche una spruzzata di sinistra. Non c'è che da chiederla ed è qui, à la carte: per esempio con il ritorno della rossa, strehleriana e brechtiana, ma all'occorrenza anche battiatiana, Milva (che ha presentato una canzone dal titolo provvisorio 'The show must go on', come in un celebre pezzo dei Queen: ma noi suggeriamo 'Alexanderplatz', segnale topografico della riunificazione postcomunista, un messaggio geopolitico e strategico prevedibilmente gradito ai dalemiani). Oppure Paolo Rossi, che tuttavia presenterà una canzone di Rino Gaetano con la mediazione politica di Claudia Mori in Celentano: e qui potrebbero nascere problemi bicamerali, perché ci si ricorda che il povero Rino Gaetano è stato il geniale ma trasversale autore di 'Nun te reggae più', in cui sillabava versi oltraggiosi come 'Pci Psi Pri Pli Dc Dc Dc... Nun te reggae più'. Un cantautore radicaloide, forse pannelliano, che oltretutto in quella canzone d'annata, dannata e condannabile citava tutti, da Agnelli, Pirelli, Cazzaniga a Bearzot, Raffa, Villaggio, da Causio a Thoeni, ma non Pippo Baudo, ohibò.
Praticamente tutti di sinistra erano i parolieri rifiutati, gli esclusi di lusso, Edoardo Sanguineti, Alda Merini, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini: sarà che la commissione ha un pregiudizio verso i senatori a vita? Verso i poeti? Verso la Hack? Sono bei dilemmi politici, che potrebbero essere mitigati solo dal pensiero che tuttavia è passata Nada, con un brano intitolato 'Luna in piena': Nada è diventata una cantautrice sperimentale, oltre la canzone e presumibilmente oltre la politica, ma il suo vecchio amore per l'anarchico Piero Ciampi la colloca a sinistra della sinistra. E Fabio Concato, non è uno che ha una faccia da centri sociali?
Oltretutto, si presenta con una canzone che si chiama 'Oltre il giardino', con sentori di mirto ma soprattutto di Peter Sellers, quindi politicamente eretica.
A questo punto Baudo si dev'essere preoccupato, troppi sinistri, troppa Unione, ancorché di fatto: e ha chiamato Antonella Ruggiero. Ci siamo capiti: voce angelica. Intonazione celestiale, e acuti sublimi. Con un pezzo pacifista, 'Canzone fra le guerre'. Ma anche, la signora, una devota abitudine a interpretare con grande o immensa intensità, o con intensa immensità, chiedete a Don Backy, la grande musica del repertorio religioso, preferibilmente nelle cattedrali: è o non è una brillante strizzata d'occhio al cardinale presidente della Cei, in chiave teodem? Non è un bell'esempio di equilibrio, di equilibrismo, un gesto di riguardo quasi margheritico?
Il resto è intrattenimento spartitorio. Un po' di giovani, un po' di sconosciuti come il grande Piero Mazzocchetti, che ha spopolato in Germania, come Paolo Meneguzzi che ha spopolato in America Latina, e altri che hanno spopolato in posti spopolati; un po' di spirito jazz con Amalia Grè, un po' di Battisti con Leda, un po' di tutto, compresi Daniele Silvestri, Simone Cristicchi, Stadio, Velvet, Zero Assoluto, Tosca. Tosca? Problema politico aggiuntivo, perché porta una canzone dal titolo 'Il terzo fuochista': non sarà una rivendicazione sindacale, contro l'abolizione efficientista e neoliberista dei fuochisti, come è già accaduto in ferrovia con il secondo macchinista?
Vabbé, è andata. La Prima repubblica della canzone sopporterà anche i sindacati, già adeguatamente fronteggiati da Sua Immensità Baudo qualche decennio fa. Al massimo, se il conflitto diventa troppo caldo, si manderà in scena Mango, con la sua canzone intitolata interrogativamente 'Chissà se nevica': evocazione di Bernacca, di previsioni del tempo ineluttabilmente fallaci. Ma come si fa, a chiedere se nevica: ma è chiaro che non nevica, non è nevicato, non nevicherà. Sta cambiando il clima, chiedere a Pecoraro Scanio. Potrebbe arrivare la Seconda repubblica. Abbiamo male alle ossa, c'è un'umidità insolita anche per la Riviera dei fiori, in quel mare d'inverno che è come un film in bianco e nero visto alla tivù. Già, ha da passà l'inverno. Ha da passà Sanremo. Tutto passerà, ma non l'immensità.
di Edmondo Berselli

sabato, febbraio 03, 2007

Bobba: "Maggiori entrate subito a famiglie numerose"

"Governo ha occasione per rimediare all'ingiustizia dell'incapienza" Dichiarazione del senatore dell'Ulivo Luigi Bobba

"Le maggiori entrate devono prioritariamente essere utilizzate per sostenere i cosiddetti incapienti, ovvero coloro che non possono godere interamente delle detrazioni fiscali previste dalla legge per i figli o i familiari a carico". Lo dichiara il senatore dell'Ulivo Luigi Bobba, che aggiunge: "Si tratta di una questione che riguarda milioni di famiglie che subiscono dal sistema fiscale una clamorosa ingiustizia a cui oggi governo e maggioranza di centrosinistra, grazie alle maggiori entrate e a quanto disposto dall'articolo 1 della Finanziaria per il 2007, possono realisticamente riparare".
"Il fenomeno dell'incapienza è molto consistente. Alcune stime segnalano un'incapienza media di 800 euro all'anno. Il governo può cominciare a restituire il 'maltolto' alle famiglie più numerose, in particolare a quelle che hanno tre o più figli. Questa operazione, se si restituissero 200 euro per figlio a carico, costerebbe circa quattrocento milioni di euro. È una scelta da fare presto per evitare, come ci segnala l'Istat, che il fenomeno della povertà si concentri ulteriormente proprio fra le famiglie numerose. Non è accettabile che le famiglie che investono sul futuro siano sempre più sospinte nell'area della povertà dove - conclude Bobba - nel 2004 erano poco più del 21% e ora, invece, sono diventate più del 26,2% ".

domenica, ottobre 15, 2006

Teodem. Il documento finale.

L'appuntamento romano dei Teodem ha fatto molto discutere sia nel mondo politico che in quello sociale. Un buon successo dell'incontro, numerosi articoli, tanti interventi. A questo punto pubblichiamo il documento finale della Convention significativamente intitolato: "Per il Partito Democratico". Poi qualcuno definisce i Teodem la destra della Margherita....

PER IL PARTITO DEMOCRATICO

Il processo costituente del partito democratico pone un interrogativo radicale per chi viene dal cattolicesimo sociale, dalla tradizione del popolarismo e dall’esperienza cattolico-democratica, dall’ispirazione cattolico-liberale. Come realizzare una presenza politica che valorizzi quelle culture, quelle radici, segnandone contemporaneamente un avanzamento?
La pura evocazione delle radici, di un’identità che ha accompagnato la grande avventura prima della DC e poi del nuovo partito popolare, appare oggi come un’operazione che non risponde pienamente alle tante incertezze che segnano la nascita del partito democratico.
Quelle radici, quella storia, quei valori non sono consumati, non sono stati sconfitti, come è avvenuto per il comunismo e per molte realizzazioni del socialismo. Quei valori sono ancora vivi, sono ben presenti nella coscienza di non pochi credenti impegnati nel campo politico; sono i valori di cui è impregnata la nostra Carta Costituzionale. Ma nella società post-secolare c'è bisogno di una lettura che utilizzi nuovi modelli interpretativi, per tentare una possibile anticipazione del futuro.
Percepiamo uno scarto, quasi un’inquietudine di fronte alle nuove domande che il nostro tempo porta con sé: dall’individualizzazione e frammentazione dell’esperienza lavorativa all’invecchiamento della popolazione; dal crescere dell’immigrazione alle nuove frontiere della scienza e della tecnica; dall’acuirsi dei contrasti tra nord e sud al ritorno impetuoso del fattore religioso; dall’esplodere del terrorismo all’emergere di una nuova coscienza globale; dalla richiesta di governabilità alle domande sulla qualità della democrazia e sul valore della cittadinanza.
Fenomeni, problemi, bisogni, speranze, attese inesistenti o latenti nell’agenda del XX secolo che, se da un lato rischiano di minare la convivenza democratica, dall'altro ripropongono il tema della libertà e invocano nuove forme di equità e di responsabilità.
Di qui la decisione di prendere la parola. Di non rassegnarsi a vedere la presenza dei cristiani in politica irrilevante, silenziosa o nostalgica di un passato che non ritorna.
Di qui la volontà di riconoscere l'importanza di quel ricco tessuto di relazioni umane, sociali, economiche e spirituali che è alimentato dalla fede cristiana.
Di qui il desiderio di offrire linguaggio, cultura e una possibile rappresentanza politica a questa rete sociale, umana e spirituale ancora ben radicata e viva nelle comunità del nostro Paese.
Di qui l’urgenza di rimettere a fuoco il nesso tra valori e politica per non consegnare alla destra e alle strumentalizzazioni di ogni parte politica una sorta di esclusività nella rappresentanza dei valori.
La nostra è un’opera di resistenza e di innovazione.
Di resistenza ad un laicismo da combattimento che ha fatto dei diritti individuali un assoluto; che vuole confinare il fattore religioso unicamente nella sfera del privato; che fa della neutralità dello Stato una nuova religione da professare anche nella società civile dove, invece, la libertà dei soggetti sociali, a cominciare dalla famiglia, deve potersi esprimere pienamente.
Di resistenza all’avanzare di una religione senza fede; di un cristianesimo ridotto a tradizione anziché scelta impegnativa per la vita personale; di un richiamo alle radici cristiane come risposta al bisogno di appartenenza di una società sempre più confusa e disorientata.
Ma anche di innovazione. Perché nelle tradizioni politiche del ‘900 non troviamo risposte alle contraddizioni e ai problemi del nostro tempo. Le ricette del passato sono in gran parte consunte perché la società di domani sarà sempre più segnata dalla creatività e dalla conoscenza.
Di innovazione perché siamo consapevoli che non è più tempo di partiti di soli cattolici, ma che occorre essere “lievito” e “lampada” nei diversi schieramenti politici in cui si articola il bipolarismo.
Il nostro compito è nel centro sinistra, la nostra prospettiva è nel partito democratico.
Non come destino ineluttabile, esito scontato di decisioni verticistiche, processo inarrestabile da legittimare e nel quale trovare una qualche collocazione. Piuttosto prospettiva da delineare, soggetto a cui dare fondamenta, crogiuolo di culture diverse, luogo plurale dove possono convivere differenze. Ma altresì occasione per promuovere un’identità nuova in cui le parole libertà e fraternità, equità e rischio, nazione e comunità, talenti e giustizia sociale, solidarietà e sussidiarietà, identità e questione democratica, paura e speranza del futuro, rifiuto della guerra e nuove responsabilità globali, solitudine e amicizia possono trovare una nuova sintesi.
Non c’è oggi nuovo linguaggio, nuova cultura politica senza un riferimento chiaro ad una antropologia, ad una visione dell’uomo incentrata sulla inalienabile dignità della persona. Il richiamo ai valori non negoziabili non è rinuncia alla laicità della politica, anzi rappresenta un'occasione in più per esprimerli in termini di ragionevolezza civica. Ogni progetto che eluda questa necessità è costruito sulla sabbia, non può durare né gettare un ponte verso un futuro. Tanto meno comunicare parole di speranza specie per le generazioni più giovani.
Per chi viene dal cattolicesimo sociale e si riconosce nella radice del popolarismo come cultura politica, sarebbe del tutto inimmaginabile un approdo tardivo alla casa social-democratica. Sia perché i cattolici in Italia hanno dato vita ad una originale cultura e presenza politica, sia perché il radicamento sociale e popolare della Chiesa in Italia è assolutamente diverso da quello di molte altre realtà europee, sia, infine, perché le famiglie politiche europee appaiono sempre più come un retaggio del passato piuttosto che come forme politiche aperte al futuro.
Per questo vogliamo mettere in evidenza nove punti che sono parte integrante del nostro sentire e che percepiamo come determinanti per costruire la cultura, l’identità di questo nuovo soggetto. Quasi l’indicazione di principi fondativi per il nuovo partito democratico. 2
- una visione personalista della libertà, cioè una lettura dell’uomo, del suo destino come essere in relazione con gli altri e non come soggetto orientato a vivere in modo individualistico la propria libertà;
- un rifiuto esplicito della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e la promozione della pace attraverso il potenziamento degli organismi internazionali, conferendo loro nuovi poteri, nuove responsabilità nel contrastare le inaccettabili disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo e nell’affrontare le nuove emergenze globali;
- un’etica del limite, come argine al determinismo tecnologico, all’invadenza della tecnica, alla manipolazione della vita e, per converso, una promozione della libertà della ricerca scientifica a favore della vita;
- una visione del mercato come strumento di civilizzazione, come regolatore degli scambi e non come nuova invisibile ideologia che conforma la mente e i comportamenti delle persone, dei corpi sociali e delle istituzioni;
-la promozione dell’equità sociale come via per offrire a tutti, specialmente ai più deboli e alle generazioni più giovani, opportunità di vita e di crescita;
- una forte autonomia dei corpi intermedi, soggetti vitali di una democrazia partecipata, sorgente di cittadinanza attiva, antidoto alle derive mediatiche e plebiscitarie che minacciano le democrazie moderne ;
- un assetto delle istituzioni e delle regole elettorali che restituisca qualità alla nostra democrazia e vitalità alla partecipazione e alla cittadinanza;
- una concezione della famiglia come soggetto sociale, come luogo di costruzione delle relazioni fondamentali nella vita di una persona, come società naturale fondata sul matrimonio, come legame sociale indispensabile per la tenuta della coesione sociale di una comunità;
- una visione integrale dei diritti umani individuati nella Dichiarazione Universale del 1948. Contro una lettura oltranzista e libertaria che fa di quella dichiarazione un “menu a la carte” di cui servirsi a seconda dei momenti, estrapolando i singoli diritti dal tessuto unitario della Dichiarazione.
Prima ancora di discutere della forma organizzativa, il processo costituente del partito democratico non può eludere la ricerca di principi fondativi, cioè degli elementi costitutivi della nuova identità. Non siamo interessati a partecipare ad un confronto centrato prevalentemente sulle forme organizzative o sulle quote da assegnare ai diversi gruppi dirigenti.
Siamo invece convinti che il futuro del nostro Paese non si costruisce su contrapposizioni artificiose o personalistiche ma abbia bisogno di un bipolarismo diverso: mite ma non indulgente sui valori. Un bipolarismo che si regga su soggetti forti che, nelle rispettive coalizioni, sappiano imprimere prospettive programmatiche chiare e veramente orientate all’interesse generale. 3
Noi, come credenti impegnati in politica, non vogliamo sottrarci a questa responsabilità, determinati nella difesa dei nostri valori ma aperti all’incontro, al dialogo, alla collaborazione.
Per il bene della nostra patria.

mercoledì, settembre 27, 2006

TEODEM: una nuova questione cattolica. Valori e politica nella società postsecolare

Roma 12 - 13 ottobre 2006
Sala San Salvatore in Lauro Piazza San Salvatore in Lauro
14 ottobre 2006
Sala Conferenze
Via S. Andrea delle Fratte 16


Valori e politica nella società post-secolare.

Oltre il cattolicesimo democratico? Questo potrebbe essere l’interrogativo che fa da filo conduttore del seminario “TEODEM. La nuova questione cattolica.”
Oltre il cattolicesimo democratico non è l’abbandono di una grande avventura politica che ha caratterizzato la presenza dei cattolici nella vita sociale e nelle istituzioni del nostro Paese. Non è un voler dimenticare il contributo essenziale che i cattolici democratici hanno dato allo sviluppo dell’Italia e al compimento della democrazia del nostro Paese. Non è tanto meno un voler aprire piccole polemiche parrocchiali, rendendo ancor più irrilevante e insignificante la presenza politica dei cristiani nel nostro Paese.

E’ invece un tentativo di riprendere tra le mani quella storia, quella tradizione, quella cultura lasciando ciò che vi è di caduco e inserendole nella nuova prospettiva europea.
E’ cercare fondamenti nuovi all’agire politico, ritrovando un nesso fecondo tra valori e politica.
E’ osare una nuova sintesi di fronte a problemi assolutamente inediti quali l’invecchiamento della popolazione, la flessibilità e l’individualizzazione del lavoro, l’immigrazione, l’irrompere della bioetica e il sorgere della società della conoscenza.
Il seminario si pone un triplice obiettivo:
- affermare, non solo la legittimità, ma altresì la coerenza tra una politica con una forte ispirazione di valori religiosi e una collocazione nell’area di centro sinistra. E’ da respingere il postulato che solo la destra possa farsi paladina dei valori e che questi siano invece sempre più estranei a chi opera nel campo della sinistra
- attingere dalla presenza, dalle opere, dalla cultura, dal tessuto spirituale che il cattolicesimo ancora alimenta nel nostro Paese, risorse creative ed originali per dare forma ad una traiettoria di futuro per l’Italia
- verificare se e come la prospettiva del partito democratico può diventare non tanto un destino inevitabile, ma un processo appassionante in grado di coinvolgere le migliori energie del campo riformatore.
Una politica fortemente ancorata ai valori, una rigenerazione dell’esperienza cattolico-democratica e un contributo essenziale alla nascita di un nuovo soggetto politico, non possono essere caratteri e obiettivi meramente individuali, né possono essere ridotti a percorsi personali, seppur di valore. Abbisognano di una riflessione culturale organizzata, di una visibilità politica e di una capacità di comunicare specialmente con le generazioni più giovani.
Questo ci muove, questo ci sta a cuore, questo vogliamo costruire.
Paola Binetti, Luigi Bobba, Marco Calgaro, Enzo Carra, Emmanuela Baio Dossi

Programma
Giovedì 12 ottobre
ore 17,00 1^ sessione
Apertura: ANTONELLO SORO
Introduzione: MARCO CALGARO
Chi rappresenta i nuovi ceti popolari?
Coordina: PAOLA BINETTI
Comunicazioni di: BRUNO MANGHI, ILVO DIAMANTI
Interventi programmati: GIOVANNI BIANCHI, MARCO GRANELLI, FRANCO PASQUALI
Venerdì 13 ottobre
ore 9,30 2^ sessione
Chiesa e politica nel tempo di Benedetto XVI
Coordina: LUIGI BOBBA
Comunicazione di: ANDREA RICCARDI
Interventi programmati: GIANCLAUDIO BRESSA, PIER LUIGI CASTAGNETTI, ANTONIO POLITO, ALDO MARIA VALLI, LUIGI ZANDA
Dibattito
ore 13,00 buffet
ore 15,00 3^ sessione
Immigrazione o invasione? Identità, cittadinanza e sfide post global
Coordina: EMANUELA BAIO DOSSI
Comunicazioni di: GIOVANNA ZINCONE, KHALED FOUAD ALLAM
ore 17,30 4^ sessione
Italia 2011
Coordina: LUIGI BOBBA
Dialogo, confronto tra: ANDREA OLIVERO, PIER PAOLO BARETTA, VILMA MAZZOCCO
e
FRANCESCO RUTELLI
Sabato 14 ottobre
ore 9,30 5^ sessione
Questione cattolica e partito democratico
Coordina: ENZO CARRA
Interventi di: CIRIACO DE MITA, GIUSEPPE FIORONI, DARIO FRANCESCHINI, ERMETE REALACCI,GIULIO SANTAGATA,WALTER VELTRONI

ore 13,00 Conclusioni
Il Seminario è promosso da:
- Benedetto Adragna
- Emanuela Baio Dossi
- Dorina Bianchi - Paola Binetti - Luigi Bobba - Daniele Bosone - Marco Calgaro - Andrea Causin - Enzo Carra - Massimiliano Costa - Emilio Del Bono - Cristina De Luca - Lorenzo Dellai - Mariapia Garavaglia - Davide Gariglio - Federico Gelli - Gianpaolo Fogliardi - Andrea Losco - Renzo Lusetti - Luigi Lusi- Riccardo Milana - Guglielmo Minervini - Maria Paola Merloni - Donato Mosella - Demetrio Naccari - Franco Narducci - Rino Piscitello - Amedeo Piva - Edoardo Pollastri - Simonetta Rubinato - Gianluca Susta - Patrizia Toia