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sabato, ottobre 30, 2010

PENSIONI E INVALIDI. BOBBA (PD): “NON POSSONO PAGARE SEMPRE I PIU’ DEBOLI”.


“I più fragili non possono sempre pagare le disfunzioni tra Istituzioni pubbliche - questo il commento di Luigi BOBBA, vicepresidente PD della Commissione Lavoro della Camera, alla risposta che Laura Ravetto, a nome del Governo, ha dato all’interrogazione sul perché l’INPS dovesse chiamare ad un’ulteriore visita, dopo quella effettuata dalla ASL, soggetti portatori di handicap o disabilità gravi, che hanno fatto richiesta o sono già titolari di pensioni di invalidità civile.

“Se le Istituzioni pubbliche non dialogano tra di loro non possono poi scaricare sui soggetti più deboli le loro inefficienze. Chiedo che il tavolo tecnico costituito tra Regioni, l’INPS, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della salute, risolva subito tale questione e che si attivi rapidamente una completa e proficua collaborazione istituzionale tra INPS e ASL, volta a colpire gli abusi, non a vessare i cittadini più indifesi. Ho invece apprezzato il chiarimento circa i soggetti affetti da gravi handicap cognitivi o fisici: le Linee guida si prestavano a interpretazioni dubbie o scorrette rispetto al dettato legislativo. Ora è invece chiaro che, per esempio, un soggetto affetto dalla sindrome di Down o un deambulante non autonomo rientrano pienamente nella fattispecie prevista dalla legge”.

Nella replica l’On. Luigi BOBBA ha richiesto che per i cittadini che non possono deambulare autonomamente la visita di accertamento presso il proprio domicilio, non sia a richiesta, come oggi avviene, ma automaticamente disposta dall’INPS.

venerdì, giugno 05, 2009

DIRITTI E SALUTE: ASL, "BOCCIATE" LE CARTE DEI SERVIZI



A 15 anni dall'introduzione delle Carte dei Servizi delle Pubbliche Amministrazioni i risultati di un monitoraggio dei documenti adottati dalle strutture sanitarie. Un piano comune d'azione tra Patronato Acli e Lega Consumatori

Roma, 5 giugno 2009 - A 15 anni dall'introduzione in Italia delle "Carte dei servizi" nella pubblica amministrazione, un monitoraggio realizzato dalle Acli analizza i documenti prodotti dalle Aziende sanitarie locali riscontrando una situazione di «sostanziale inadeguatezza». Superano di poco la metà (54%) le Asl che mettono a disposizione dei cittadini sul proprio sito la Carta dei servizi. Pochissime le Carte che contengono l'indicazione - prevista per legge - degli standard qualitativi.

Il monitoraggio è stato realizzato via web dal Patronato Acli, nell'ambito di un progetto di collaborazione con la Lega Consumatori per la tutela dei cittadini e dei lavoratori sul piano dei diritti previdenziali, socio-sanitari, il risparmio, la spesa e i consumi.

115 i siti Internet delle Aziende sanitarie locali monitorati dal Patronato Acli, su un totale di 196 Asl. Le Carte dei servizi - nate appunto per garantire la trasparenza e l'efficienza delle strutture pubbliche nei confronti dei cittadini - risultano elaborate da poco più di una Asl su due (54%), che rendono pubblico il documento sul proprio sito. Nel 37% dei casi non c'è traccia alcuna del documento sul sito della Asl. In altri casi (5%) la Carta dei servizi viene citata, ma non è consultabile. Il 4% delle Aziende sanitarie ha scelto invece di elaborare documenti alternativi.

Tra le Carte prodotte dalle Asl, appena 2 su 10 risultano elaborate in conformità con le disposizioni normative, che prevedono l'indicazione degli standard qualitativi (tempi di attesa, tempi di erogazione dei servizi, numero delle prestazioni) e la verifica di questi parametri nel tempo, per cui è richiesto un aggiornamento costante di questi documenti pubblici. E invece, la metà delle Carte dei servizi monitorate (51%) non mostra alcun riferimento temporale, il 12% appaiono redatte tra il 2002 e il 2006, e mai più aggiornate. Sono il 36% i documenti redatti o rivisti dal 2007 a oggi.

«Nella maggior parte dei casi - commenta il Patronato Acli - ci troviamo di fronte a semplici vademecum informativi sulle strutture sanitarie e le prestazioni erogate». Di qui l'impegno, assunto nell'accordo da Patronato Acli e Lega Consumatori, ad attivarsi congiuntamente sul territorio con iniziative di controllo e di sensibilizzazione per difendere il diritto all'informazione e alla partecipazione dei cittadini.

domenica, gennaio 13, 2008

Dopo di noi. Disabili al lavoro, ora non si perde più la reversibilità


HANDICAP: una norma permette di mantenere la pensione del genitore pure se occupati

Un classico gol in "zona Cesarini". Dopo una lunga melina in Parlamento e uno stop nella Finanziaria, l’ultimo giorno dell’anno è passato finalmente un provvedimento che dovrebbe garantire maggiori disponibilità ai disabili adulti che perdono i genitori. Nel decreto cosidetto "Milleproroghe" (n. 248 del 31/12/2007) il governo ha infatti inserito all’articolo 46 alcune «disposizioni a favore di inabili». Si tratta della possibilità di mantenere la pensione di reversibilità (o indiretta) del genitore, anche quando lo stesso disabile abbia un’occupazione e un reddito proprio. e condizioni previste per usufruire del beneficio sono però che «l’attività (lavorativa) abbia finalità terapeutica» e che l’orario di lavoro non superi «le 25 ore settimanali». Deve essere svolta o presso le cooperative sociali (individuate dalla legge 381 del 1991) o presso datori di lavoro che abbiano assunto il disabile «con convenzioni di integrazione lavorativa» in base alla legge 68 del 1999 (art. 11). Ultimo requisito – per evitare rapporti fittizi – è che il trattamento economico corrisposto al disabile dal datore di lavoro «non può essere inferiore al trattamento minimo delle pensioni a carico dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti incrementato del 30%» (7.488,72 euro per il 2008).

L’onere dal provvedimento viene calcolato in 1,2 milioni di euro l’anno. Soddisfatti i senatori teodem Binetti, Baio Dossi e Bobba, che assieme ad altri colleghi avevano sostenuto la battaglia delle associazioni, raccolta infine dal ministero del Tesoro nel decreto di fine anno.

Al di là dei tecnicismi, il provvedimento ha un significato di grande portata, perché spalanca a «decine di migliaia» di ragazzi disabili al 100 per cento le porte del mondo del lavoro. Così commenta, soddisfatto, Roberto Speziale, presidente dell’Anffas, l’Associazione delle famiglie delle persone con disabilità intellettiva e relazionale, che «da tre Finanziarie» si batteva «per togliere questo vincolo». Il motivo di tanta speranza in un futuro lavorativo per un numero così consistente di ragazzi disabili ha due ragioni. La prima è che «molti genitori prima non attivavano percorsi lavorativi proprio perché sapevano che i figli avrebbero perso il diritto alla reversibilità della loro pensione. Ora sono finalmente liberi dall’angoscia rispetto al futuro dei figli». Speziale ha in mente in particolare gli adulti affetti da sindrome di Down, in nome dei quali è stata in gran parte combattuta questa battaglia. Il secondo motivo è che «la platea di possibilità di inserimento lavorativo, prima confinata alle cooperative sociali, si allarga a tutti i datori di lavoro». Un’altra ricaduta positiva, secondo il presidente dell’Anffas è che «grazie all’innalzamento del "salario minimo", il governo ha dato dignità al lavoratore con disabilità. I lavori che prima venivano retribuiti con una sorta di "paghetta" oggi daranno diritto a un vero e proprio stipendio». E il lavoro diventa così veramente "terapeutico", cioè «fonte di soddisfazione, di sicurezza e fiducia delle proprie capacità».

Ugualmente contenta è Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’Associazione italiana persone Down. In Italia gli adulti Down sono 25 mila, di cui il mediamente il 10 per cento lavora, con punte del 20 per cento a Roma. L’80 per cento dei ragazzi Down impiegati in un lavoro (soprattutto portatini o addetti alla ristorazione, assunti con contratti part-time e con stipendi irrisori) ha meno di 25 anni ed è prevedibile che i loro genitori, prima o poi, li lasceranno. «Oggi non hanno più l’assillo di perdere la pensione di reversibilità del padre o della madre. Per loro il lavoro è importante, come per ciascuno di noi è insieme identità sociale e gratificazione personale. Però in questi anni ho visto tante famiglie rinunciare a inserire i figli nel mondo del lavoro proprio perché terrorizzate dalla prospettiva che in questo modo avrebbero perso il diritto alla reversibilità. Una cosa penosa sul piano personale e una grande sconfitta su quello sociale».

Una voce fuori dal corso è quella di Guido Trinchieri, presidente dell’Unione famiglie handicappati (Ufha), che rappresenta disabili gravi e gravissimi. «Al di là della soddisfazione per un decreto giusto e necessario – precisa Trinchieri – di questi provvedimenti mi indispone l’improvvisazione, il fatto che non siano inseriti in un quadro organico sull’handicap, che non si tenga conto delle priorità». E poi, che dire di un disabile che non ha alcuna possibilità di lavorare e che però perde la propria pensione di invalidità (246,73 euro mensili) se il suo reddito supera la quota di 14.466 euro l’anno? «Il disabile grave e gravissimo ha bisogno di assistenza continua. Se un genitore cerca di garantire un futuro al figlio, creandogli un reddito appena sufficiente, be’, questi perderà la pensione di invalidità. La legge anziché incoraggiarci a preoccuparci del futuro dei nostri figli, ci spinge a diseredarli».

Che il "dopo di noi" sia uno dei problemi più scottanti nell’arcipelago dell’handicap lo sottolinea anche monsignor Fernando Pavanello, presidente della Fondazioni trevigiana "Il nostro domani". E però è scettico sul fatto che il provvedimento del Governo sia il grimaldello attraverso il quale passeranno «decine di migliaia» di assunzioni. Piuttosto, si chiede, come mai le persone Down ospitate nelle comunità alloggio sono sottoposte a trattamenti differenti a seconda della Asl di appartenenza, per cui in una Asl non devono pagare nulla e nella Asl confinante devono contribuire alla retta con 45 euro al giorno? Ma questa è un’altra storia.
di Antonella Mariani e Francesco Riccardi

martedì, dicembre 11, 2007

«Sicurezza sul lavoro la Regione faccia di più» Damiano: centrale il ruolo delle Asl

CORRADO CASTIGLIONE Sulle morti bianche nei luoghi di lavoro il ministro Cesare Damiano si difende, spiegando che il problema non si risolve soltanto con le assunzioni degli ispettori. In ogni caso, dice, il ministero non ha grandi possibilità di controllo. Così rispedisce al mittente la polemica sollevata dall’assessore regionale Corrado Gabriele - che chiedeva più ispettori per la Campania - rilevando piuttosto che in materia di sicurezza è fondamentale, invece, il ruolo degli ispettori sanitari delle Asl e dunque la competenza della Regione. E a Palazzo Santa Lucia oggi è già fissato un incontro fra i vertici dell’amministrazione, sindacati e imprese, alla presenza del governatore Antonio Bassolino. Damiano interviene a Napoli nel corso di un convegno promosso alla Camerca di Commercio dalla Fondazione Mezzogiorno Europa e rilancia, chiedendo a tutti di fare la propria parte: sul piano della repressione, ma anche della prevenzione. Parte dagli strumenti normativi: «È inutile - afferma - fare altre leggi, la 626 e la 123 dell’agosto scorso sono leggi buone, ma bisogna applicarle». Quindi si sofferma sul nodo assunzioni: «In un anno e mezzo ho già fatto assumere 1.450 nuovi ispettori del lavoro e gli ultimi 300 saranno assunti nel prossimo gennaio, come previsto dalla legge 123. Sarei molto contento di aumentare queste assunzioni. È semplicemente un problema di risorse disponibili, ma non tutto si risolve con l’assunzione di nuovi ispettori. Basti pensare che in tutto abbiamo 10mila ispettori per circa 4 milioni di aziende». Inoltre distingue: «Su casi come quelli della Thyssen il ministero del Lavoro non ha nessuna possibilità di controllo, se non per il rispetto degli orari di lavoro. La competenza sul controllo delle condizioni di lavoro è delle Asl e quindi del ministero della Salute, con il quale noi collaboriamo, ma soprattutto delle Regioni». Ancora, Damiano ricorda che soltanto nell’edilizia da agosto 2006 a ottobre 2007 sono 2800 le aziende che hanno chiuso (il 40 per cento poi ha riaperto per avere ottemperato alle prescrizioni) per effetto delle indagini svolte dagli ispettori del ministero. Infine, sottolinea l’aspetto della prevenzione: «Al di là dei controlli, resta fondamentale il ruolo di sindacati e aziende per migliorare gli standard di sicurezza». E su questo versante propone «premialità per le imprese che hanno un comportamento virtuoso sulla sicurezza. Sarebbe una vera rivoluzione se, di fronte al fatto che il bilancio dell’Inail ha un saldo positivo, una sola quota di questo saldo tornasse a coloro che devono avere un risultato, i lavoratori e le imprese, sotto forma di miglioramento delle tabelle di indennizzo, per quanto riguarda, ad esempio, le malattie professionali. Alle imprese potrebbe ritornare come diminuzione del costo del lavoro, solo però nel caso in cui queste imprese fossero in grado di dimostrare che hanno diminuito o drasticamente eliminato gli incidenti». Con il ministro polemizzano Cisl e Uil. Pietro Cerrito, segretario generale regionale Cisl osserva: «A me sembra una risposta molto parziale, perché anche gli ispettori del ministero possono fare tantissimo. Piuttosto il ministro invita a fare una riflessione sugli ispettori sanitari delle Asl e viene da chiedersi: ma quanti sono, come sono dislocati, che cosa hanno fatto finora?». Stessa musica con Anna Rea, segretario Uil: «È indubbio il fatto che gli strumenti ci sono, ma innanzitutto occorre verificare l’efficacia dei controlli finora attuati. E poi non si può sottovalutare il problema degli organici: alla Asl Napoli 5 ci sono appena 7 ispettori e presto 5 di essi andranno in pensione». Anche Michele Gravano, segretario regionale Cgil, insiste sulla necessità delle ispezioni: «È indubbio - dice - che la partita si giochi sui controlli, sia nella prevenzione che nella repressione». Ma sul rimpallo delle responsabilità Gravano preferisce non polemizzare: «Bisogna avere nervi saldi e fare quadrato, perché occorre dare un segnale forte su questa materia, verificando bene i risultati che hanno prodotto gli strumenti in campo e capire cosa si può fare perché si scongiuri il persistere delle morti bianche».

mercoledì, ottobre 17, 2007

Napoli: ripresa dello stato di agitazione degli operatori sociali e sociosanitari

ripresa dello stato di agitazione degli operatori sociali e sociosanitari e presidio per i giorni 24, 25 e 26 ottobre dalle 9.00 alle 14.00

Carissimi,
vi informo che, purtroppo, nonostante le continue sollecitazioni da parte nostra e assicurazioni da parte dei dirigenti della Asl Na1 e della Regione, niente è cambiato, da quando il 13 aprile scorso oltre 150 organizzazioni sociali di tutta la Campania, riunite nella sigla “Il welfare non è un lusso” e le confederazioni regionali di Cgil, Cisl e Uil, manifestarono chiedendo di aprire un tavolo di confronto con le istituzioni nazionali e locali per discutere della assoluta necessità di prevedere maggiori investimenti per il sistema di welfare. Un altro importante motivo della protesta, stava nel ritardo nei pagamenti per le prestazioni socio-assistenziali svolte dal terzo settore per conto della ASL Na1, visto la situazione abbiamo deciso, nostro malgrado, di intraprendere ulteriori iniziative di mobilitazione.

Tra le varie iniziative vi segnalo:

venerdi 19 ottobre CONFERENZA STAMPA alle ore 11.00, presso Il Complesso monumentale di S.Maria La Nova, organizzata insieme ai familiari, di denuncia della situazione di precarietà in cui versano i servizi socio-sanitari;
Mercoledì 24 ottobre - PRESIDIO alla Prefettura di Napoli, piazza Plebiscito
Giovedì 25 ottobre - PRESIDIO all’Assessorato alla Sanità della Regione Campania – Isola C3 Centro Direzionale
Venerdi 26 ottobre - PRESIDIO Regione Campania, Via S. Lucia.
Chiediamo alla Regione Campania di rispettare gli impegni e di assumere come fondamentali e prioritari alcuni obiettivi per dare centralità politica, culturale, finanziaria e programmatica alle politiche sociali:

far rientrare immediatamente il credito vantato dalle organizzazioni sociali
incrementare servizi e risorse economiche per il welfare locale
assicurare certezza nei tempi e nelle modalità di pagamento
convocare un tavolo di lavoro che, oltre all’adeguamento delle convenzioni, definisca una nuova modalità di co-gestione delle attività assistenziali e riabilitative.

Vi chiediamo, quindi, di unirvi a noi per i PRESIDI

Il comitato il welfare non è un lusso Cell. 3205698733

sabato, aprile 21, 2007

Avellino: Esperti a confronto su embrioni e bioetica



«La bioetica: un ponte tra due culture, scientifica e umanistica»: è il titolo dell'incontro che si terrà oggi presso il Centro Sociale «Samantha Della Porta», con inizio alle ore 9. Il convegno, organizzato dall'azienda ospedaliera «San Giuseppe Moscati», dalla seconda Università di Napoli, dal liceo scientifico «Mancini» e dal circolo Acli «Centro Storico», rientra nel progetto «Cultura della pace ed educazione alla legalità» avviato dai docenti e dagli studenti del «Mancini». «a conoscenza di argomenti di grande rilievo e attuali quali la bioetica, la riproduzione umana, la procreazione assistita, lo statuto e la difesa dell'embrione - sottolineano gli alunni dell'istituto di via De Concilii - hanno sollecitato in noi domande di senso: il senso della vita, del dolore, della felicità, della morte. Ci siamo pure chiesti quale senso abbia battersi in difesa dell'embrione e curarsi troppo poco di chi già si è schiuso alla vita; quale senso abbia il benessere materiale quando lo stesso non risponde al Ben-Essere dell'uomo e l'esistere, attraverso l'immagine, è senza consistenza». All'incontro parteciperanno il presidente della Provincia Alberta De Simone, il sindaco Giuseppe Galasso, il manager dell'Azienda "Moscati" Giuseppe Rosato, il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia della Sun di Napoli Giovanni Delrio, il rettore della Lumuci (Libera Università Multidisciplinare Umanitaria per la Cultura Internazionale) di Roma Dario Andretta, il Direttore Generale dell'Asl Av 2 Roberto Landolfi, il Dirigente del Liceo "Mancini" Giuseppe Gesa. Le relazioni saranno svolte da professori ed esperti e toccheranno gli argomenti filosofici, scientifici e medici. Coordinerà i lavori Matilde Spinello, coordinatore del servizio sociale dell'azione ospedaliera «Moscati» di Avellino.