Visualizzazione post con etichetta politiche sociali. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta politiche sociali. Mostra tutti i post

mercoledì, luglio 07, 2010

Giulio Riccio: Lettera aperta al Presidente della Regione Campania


Signor Presidente, governare significa fare delle scelte e assumersene le responsabilità. E quanto più stretti sono i margini entro cui un' Amministrazione deve muoversi, tanto più le sue scelte diventano significative. Ho grande rispetto per la carica istituzionale che Lei ricopre e so quanto sia complicata l'azione di governo che ora è chiamato a svolgere. Astenendomi dall’ esprimere giudizi sul suo operato in questi primi mesi, ci tengo invece a sottolineare che il giudizio politico sull'attività del precedente governo regionale è stato espresso dagli elettori mentre il controllo sulla correttezza dei suoi atti compete alla magistratura contabile, amministrativa e ordinaria, e non certamente a Lei o a chi oggi ricopre incarichi nel suo governo. Se così fosse, nel naturale avvicendamento tra amministrazioni e governi di segno differente le istituzioni diventerebbero come la tela di Penelope: ciascun governo sarebbe impegnato nello smantellare quanto fatto dai precedenti, arrecando gravi disagi alla comunità, mettendo a rischio la coesione sociale e generando una quadro di incertezza piuttosto che quella stabilità, da tutti invocata. Non è sufficiente il rispetto del Patto di Stabilità, non troveremo mai la strada per una Campania migliore se all’interno dei nostri bilanci, non teniamo conto della salute delle famiglie, delle risorse necessarie per la cura dei non autosufficienti, della spesa per i servizi socio educativi per i nostri bambini. Il Patto di stabilità, sig. Presidente, non può diventare un alibi per far pagare ai cittadini più deboli il prezzo di una propaganda elettorale che ha ormai fatto il suo tempo. La comunità cresce solo se vengono garantiti i diritti. Il blocco degli stipendi dei lavoratori dell'Asl Napoli 1, quello dei forestali, hanno già creato tante tensioni e disagi altrettanto pesanti saranno gli effetti di quanto da qui a poco accadrà nei nostri territori in relazione, al trasporto pubblico locale e ai fondi per servizi sociali e socio-sanitari che saranno molto presto interrotti se proseguirà il ritardo nel trasferimento delle risorse dovute ai Comuni. Cosa intende fare il governo regionale per non arrecare danni irreparabili alla comunità? Quanto intende essere autonomo nelle sue scelte dalla politica economica della Lega che sta penalizzando fortemente il sud, dando un contributo determinante a far crescere nel paese un sentimento antimeridionale. Mi auguro che la vicenda dei trasferimenti ai Comuni delle risorse statali per le politiche sociali non diventi oggetto di scontro elettorale, in vista della futura tornata amministrativa, tra enti di diverso colore politico. La politica dia l'esempio di come si può cooperare per il benessere dell' intera collettività. La crisi che attraversa il paese determina la crescita del disagio sociale nel nostro territorio emerge la necessità che ad esso si continui a rispondere con un welfare fatto di servizi capaci di prevenire la cronicizzazione del disagio. La lotta all’esclusione sociale è una questione che non può e non deve appartenere semplicemente alla sfera dell'assistenza, ma deve essere inserita nelle politiche di crescita e sviluppo. Mi stupisce, quindi, che lei abbia voluto rinominare l'Assessorato regionale che si occupa di tali questioni sostituendo con il termine “Assistenza” la parola “Inclusione”. Il rispetto del Patto di Stabilità non è sufficiente a garantire e misurare il livello di civiltà di una Regione non può e non deve essere il paravento dietro il quale nascondere mancate scelte di merito, preferendo i tagli indiscriminati. Su questo punto bisogna fare una scelta: le politiche sociali vanno tenute fuori dagli scontri politici. Il Governo della Regione Campania guardi ad esse come a un campo neutro e le consideri irrinunciabili per lo sviluppo della comunità. Non si compiano scelte unilaterali, ma ci si confronti con i livelli istituzionali che quotidianamente si prendono cura del disagio. Si sblocchino le risorse, si convochi un tavolo anticrisi con i Comuni per compiere le scelte prioritarie per programmare crescita e inclusione sociale, in un'ottica di assunzione comune delle responsabilità. Se questo sarà il terreno di lavoro sono pronto a collaborare nell’interesse dei Cittadini. Se invece l’idea è quella di usare la funzione di governo regionale come una clava, per fare da ripetitore delle politiche economiche della Lega, allora sappia sig. Presidente che difenderemo la nostra Comunità.”Sono venuto a parlarvi col fucile del combattente per la libertà in mano e il ramoscello d’olivo nell’altra, non fate cadere il ramoscello d’olivo dalla mia mano …”Y.A..


Giulio Riccio Assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli.

venerdì, ottobre 24, 2008

Santi Sociali: Don Guanella.


Beato Luigi Guanella Sacerdote
24 ottobre - Comune
Fraciscio di Campodolcino, 19 dicembre 1842 - Como, 24 ottobre 1915
Luigi Guanella nacque a Fraciscio di Campodolcino (Sondrio) nel 1842. Nel 1866 divenne sacerdote. Nella sua attività pastorale avvicinò le esperienze del Cottolengo e di don Bosco, che incontrò a Torino e con il quale trascorse tre anni. Nel 1881 fondò i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza. Presto da Como si diffusero in Italia e anche in America, Asia e Africa. A Roma, con l'aiuto di Pio X, sorse la basilica del Transito di San Giuseppe. Guanella intervenne con don Orione nel terremoto della Marsica: gennaio 1915. Si spense pochi mesi dopo. È beato dal 1964. (Avvenire)
Etimologia: Luigi = derivato da Clodoveo
Martirologio Romano: A Como, beato Luigi Guanella, sacerdote, che fondò la Congregazione dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza per prendersi cura delle necessità dei più poveri e degli afflitti e provvedere alla loro salvezza.
1. BiografiaLuigi Guanella nacque a Fraciscio di Campodolcino in Val San Giacomo (Sondrio) il 19 dicembre 1842. Morì a Como il 24 ottobre 1915.La sua valle e il paese (m. 1350 sul mare) sono nelle Alpi Retiche. Fin dall'antichità vi si stabilirono delle comunità vissute, con fatica e stento, di agricoltura alpina e di allevamento e la cui storia, economia e struttura sociale fino al 1800 sono segnate dalla posizione geografica della valle chiusa sui due lati da due catene di monti altissimi, ma soggetta a invasioni di transito. La valle segna la via più breve di comunicazione tra il sud e il nord delle Alpi centrali, conferendo qualche vantaggio, soprattutto i privilegi di una certa libertà comunale concessa perché gli abitanti non ostacolassero le comunicazioni commerciali o militari. Fieri di questa libertà, fervidamente attaccati alla religione cattolica in contrasto col confinante canton Grigioni riformato, vivevano in povertà, dediti ai più duri lavori per garantirsi il minimo di sopravvivenza. Le qualità che ne riportò il G. furono l'abitudine al sacrificio e al lavoro, l'autonomia, la pazienza e la fermezza nelle decisioni, insieme a grande fede.Queste qualità si rafforzarono nella famiglia: il padre Lorenzo, per 24 anni sindaco di Campodolcino sotto il governo austriaco e dopo l'unificazione (1859), severo e autoritario, la madre Maria Bianchi, dolce e paziente, e 13 figli quasi tutti arrivati all'età adulta.A dodici anni ottenne un posto gratuito nel collegio Gallio di Como e proseguì poi gli studi nei seminari diocesani (1854-1866). La sua formazione culturale e spirituale è quella comune ai seminari nel Lombardo-Veneto, per lungo periodo sotto il controllo dei governanti austriaci; il corso teologico era povero di contenuto culturale, ma attento agli aspetti pastorali e pratici: teologia morale, riti, predicazione e, di più, alla formazione personale: pietà, santità, fedeltà. La vita cristiana e sacerdotale si alimentava alla devozione comune fra la popolazione cristiana. Questa impostazione concreta pose il giovane seminarista e sacerdote assai vicino al popolo e a contatto con la vita che esso conduceva. Quando tornava al paese per le vacanze autunnali si immergeva nella povertà delle valli alpine; si interessava dei bambini e degli anziani e ammalati del paese, passando i mesi nella cura di questi, e nei ritagli si appassionava alla questione sociale (Taparelli), raccoglieva e studiava erbe medicinali (Mattioli), si infervorava leggendo la storia della Chiesa (Rohrbacher). In seminario teologico entrò in familiarità col vescovo di Foggia, Bernardino Frascolla, rinchiuso nel carcere di Como, poi a domicilio coatto in seminario (1864-66), e si rese conto della ostilità che dominava le relazioni dello stato unitario verso la Chiesa. Questo vescovo ordinò G. sacerdote il 26 maggio 1866.Entrò con entusiasmo nella vita pastorale in Valchiavenna (Prosto, 1866 e Savogno, 1867-1875) e, dopo un triennio salesiano, fu di nuovo in parrocchia in Valtellina (Traona, 1878-1881), per pochi mesi a Olmo e infine a Pianello Lario (Como, 1881-1890).Fin dagli inizi a Savogno rivelò i suoi interessi pastorali: l'istruzione dei ragazzi e degli adulti, l'elevazione religiosa, morale e sociale dei suoi parrocchiani, con la difesa del popolo dagli assalti del liberalismo e con l'attenzione privilegiata ai più poveri. Non disdegnava interventi battaglieri, quando si vedeva ingiustamente frenato o contraddetto dalle autorità civili nel suo ministero, così che venne presto segnato fra i soggetti pericolosi ("legge dei sospetti"), specialmente dal momento che pubblicò un libretto polemico. Nel frattempo a Savogno approfondiva la conoscenza di don Bosco e dell'opera del Cottolengo; invitò don Bosco ad aprire un collegio in valle; ma, non potendo realizzare il progetto, il G. ottenne di andare per un certo periodo da don Bosco.Richiamato in diocesi dal Vescovo, aprì in Traona un collegio di tipo salesiano; ma anche qui venne ostacolato; si andò a rimestare le controversie di Savogno e gli fu imposto di chiudere il collegio. Si mise a disposizione del vescovo con obbedienza eroica. Mandato a Pianello poté dedicarsi all'attività di assistenza ai poveri, rilevando l'Ospizio fondato dal predecessore don Carlo Coppini, con alcune orsoline che organizzò in congregazione religiosa (Figlie di S. Maria della Provvidenza) e con queste avviò la Casa della Divina Provvidenza in Como (1886), con la collaborazione di suor Marcellina Bosatta e della sorella Beata Chiara. La Casa ebbe subito un rapido sviluppo, allargando l'assistenza dal ramo femminile a quello maschile (congregazione dei Servi della Carità), benedetta e sostenuta dal Vescovo B. Andrea Ferrari. L'opera si estese ben presto anche fuori città: nelle province di Milano (1891), Pavia, Sondrio, Rovigo, Roma (1903), a Cosenza e altrove, in Svizzera e negli Stati Uniti d'America (1912), sotto la protezione e l'amicizia di S. Pio X. Nell'opera maschile ebbe come collaboratori esimi don Aurelio Bacciarini, poi vescovo di Lugano, e don Leonardo Mazzucchi.Le opere e gli scopi che cadono sotto l'attenzione del G. (e gli impedirono di fermarsi con don Bosco) sono quelli tipici della sua terra di origine. Molti i bisognos: bambini e giovani, anziani lasciati soli, emarginati, handicappati psichici (ma anche ciechi, sordomuti, storpi): tutta la fascia intermedia tra i giovani di don Bosco e gli inabili del Cottolengo, persone ancora capaci di una ripresa: terreno duro e arido come la sua terra natale, ma che, lavorato con amore (nelle scuole, laboratori, colonie agricole) può dare frutti insperati.2. Il carisma e messaggio - la santitàIl carisma suo è l'annuncio biblico della paternità di Dio che per il G. costituisce un'esperienza personale profonda, di carattere mistico e profetico, e dà alla sua santità e missione una dimensione tipica e qualificata; esperienza che vuole partecipare specialmente ai più poveri e abbandonati: Dio è padre di tutti e non dimentica né emargina i suoi figli. Notevoli i suoi due scritti: Andiamo al Padre (1880) e Il Fondamento (1885). Le sue case si organizzano coerentemente in strutture a misura d'uomo, con spirito di famiglia e adattano un proprio metodo preventivo (cf. Regolamento dei Servi della Carità, l905), affidate alla paternità di Dio. La guida e la conduzione di tutto sono affidate a lui: "è Dio che fa".La santità di L.G. sta nella perfezione non solo morale, ma ontologica, conforme alla sua esperienza della paternità di Dio. Cercò sempre, fin dalla giovinezza, una coerenza tra il pensare, credere e agire; lo nota fin dal ginnasio il suo insegnante di religione: “Cerca con singolare diligenza di approfondire tutte le parti dell'insegnamento, sente ed ama quel che impara e ne informa la vita”. Come sacerdote, ministro di Dio, il suo incontro con Dio Padre fu partecipazione alla sua carità immensa, alla onnipotenza creatrice e provvidente, alla misericordia incarnata e redentrice e divenne crocevia di incontro degli uomini con Dio, attraverso e mediante la carità del santo verso i fratelli bisognosi.Si aggiungano le forme proprie del tempo: le devozioni al S. Cuore, alla Vergine Immacolata e un'ascetica austera di penitenze, di preghiere, di severità e osservanza, di lavoro e sacrificio per la missione della carità; in uno stile di semplicità, tolleranza, misericordia, speranza gioiosa, quasi in contrasto col suo carattere energico, volitivo, fatto per rompere gli indugi, qualche volta impulsivo e irascibile. Univa una volontà indomabile. Su questa via verso la santità guidò la discepola beata suor Chiara Bosatta, capolavoro della sua arte di educatore e di direttore spirituale.Il G. è stato proclamato beato da Paolo VI il 25 ottobre 1964 (Processi diocesani: 1923-1930, introduzione della causa: 15 marzo 1939). Il suo corpo è venerato nel Santuario del S. Cuore in Como.

venerdì, febbraio 01, 2008

CTA Campania - Seminario regionale "Turismo sociale e politiche familiari"




In vista dei Congressi Regionale e Nazionale delle Acli, il CTA della Campania nell’intento di offrire un contributo di analisi e proposta, organizza un seminario regionale dal titolo: “Turismo sociale e politiche familiari “.
Il seminario, peraltro, si inquadra in modo coordinato, nella più ampia iniziativa delle Acli Campania tesa alla costruzione di un “ Patto Regionale per la famiglia”.
L’appuntamento sarà l’occasione per affrontare il tema dei Buoni Vacanze e delle detrazioni fiscali per il viaggio e il tempo libero delle famiglie.
L' appuntamento è fissato per il 12 febbraio 2008 alle ore 15.30 presso la sede Acli di Napoli in Piazza PrincipeUmberto 14.
Interverranno:
- Pasquale Orlando presidente provinciale Acli Napoli
Pino Vitale presidente nazionale CTA
Eleonora Cavallaro presidente regionale Acli Campania –
i presidenti provinciali CTA della Campania – i presidenti provinciali Acli della Campania.

venerdì, maggio 25, 2007

Campagna nazionale di informazione e confronto su politiche sociali, pensioni e TFR


Continua la campagna nazionale voluta dalle ACLI e dal Patronato Acli per allargare il confronto e dibattito con i cittadini attorno alle questioni oggi in campo relativamente al varo della previdenza complementare e ai temi scottanti legati alle pensioni e alle politiche sociali.

Si tratta - come è scritto nel testo di presentazione dell'iniziativa - di questioni che riguardano tutti, non 'solo' i milioni di cittadini che entro il 30 giugno dovranno scegliere la destinazione del loro TFR. Per noi delle Acli, si tratta di questioni alla base della nostra ragion d'essere, che si inscrivono nel contesto più ampio del pensiero e dell'azione sociale: dalla tutela dei diritti sociali e previdenziali allo sviluppo di un welfare solidaristico e ispirato a principi universalistici...'.
Con la campagna, di fatto già avviata in tutto il territorio nazionale, le Acli intendono aprire spazi di dibattito e di riflessione con la cittadinanza; dare vita ad incontri sociali a carattere formativo e informativo; promuovere iniziative che coinvolgano le realtà territoriali e le parti sociali, chiamandole a confrontarsi con le proposte avanzate dalle Acli.


Vai alle pagine sulla campagna


Consulta l'agenda delle iniziative in corso

sabato, aprile 21, 2007

Lettera aperta a Romano Prodi


Caro Presidente,
i tagli agli enti locali stanno causando una contrazione della spesa sociale che, soprattutto al Sud, determina un peggioramento delle condizioni dei servizi socio-educativi e sociosanitari e un allargamento del divario tra risorse e bisogni. Le politiche sociali, fondamentali per migliorare la qualità della vita e delegittimare la criminalità, stanno sempre più cedendo il passo ad interventi prevalentemente di carattere repressivo e di ordine pubblico.

Ad un aumento della domanda sociale nel Mezzogiorno non è corrisposta un’adeguata crescita della rete dei servizi, e il terzo settore è relegato a un ruolo di semplice fornitore di manodopera a buon mercato, con la conseguenza di penalizzare sia la qualità dei servizi, sia quella del lavoro. Gli operatori sopportano mesi di ritardi nei pagamenti e molte migliaia di persone in condizioni di disagio vedono diminuire gli interventi di cura e di aiuto.

È per questi motivi che Le chiedo di prevedere, anche alla luce delle maggiori entrate fiscali, un più forte investimento per il sistema dei servizi sociali del Meridione, correggendo le gravi sperequazioni presenti tra Nord e Sud del Paese e valorizzando il significato del lavoro sociale nei processi di sviluppo.



Firma Pasquale Orlando


Cari amici, questa lettera nasce a seguito di una grande mobilitazione del terzo settore campano che ha coinvolto oltre 150 tra cooperative, associazioni e volontariato.
Se volete associarvi potete spedirla anche voi, via e mail.
Vi ricordo che l'indirizzo a cui inviarla è l.alfonso@governo.it
Per approfondire e ricevere altri formati:Ufficio Comunicazione Gesco Tel 081/7877516 int 206-218-243