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sabato, luglio 17, 2010

Otto milioni di poveri in Italia. Le Acli: aiutare di più la famiglia

In Italia le famiglie povere sono 2 milioni e 657 mila, il 10,8% del totale. Complessivamente, sono 7 milioni e 810 mila le persone indigenti, il 13,1% dell'intera popolazione. Sono alcuni dei dati diffusi ieri dall'Istat sulla povertà in Italia. Nella ricerca si sottolinea che il fenomeno della povertà, maggiormente diffuso nelle regioni meridionali, è fortemente associato a bassi livelli di istruzione, a modesti profili professionali e all'esclusione dal mercato del lavoro. Ma dallo studio emerge anche un altro dato interessante: la famiglia, con il suo insostituibile sostegno, si rivela in molti casi un fondamentale strumento per arginare gli effetti della crisi economica. Su questo aspetto si sofferma al microfono di Luca Collodi il presidente delle Acli, Andrea Olivero: http://212.77.9.15/audio/ra/00219144.RM
R. – Ancora una volta a supplire la situazione drammatica sono le famiglie che vanno ancora incontro a tutte le esigenze dei propri componenti, andando a mettere a disposizione il reddito, distribuendo reddito all’interno del nucleo familiare e, soprattutto, consumando i propri risparmi in questo momento di grave crisi. Insieme a questo, quella riforma degli ammortizzatori sociali, che è avvenuta sostanzialmente senza che venisse discussa nelle aule parlamentari, perché in molte regioni d’Italia gli enti locali, il governo, e anche le forze sindacali e sociali, hanno trovato delle intese per estendere alcuni benefici anche a categorie che fino ad oggi erano escluse, ma che in realtà sono state quelle più colpite dalla crisi, a partire dai lavoratori con contratti a tempo determinato, precari, che comunque hanno visto in questa situazione qualche aiuto a fronte dell’ambiente che c’era in precedenza. Tutto questo ha aiutato, però ... attenzione! ... perché i dati ci dicono che soprattutto l’estrema povertà rimane stabile su livelli altissimi.

D. – Ora il problema è come combattere questa povertà che interessa il 13 per cento della popolazione italiana. Il problema è che sulla famiglia non ci sono mai state politiche di aiuto concrete...

R. – Noi crediamo che si potrebbe ad esempio andare a riformare la social card, facendola diventare un vero strumento universalistico. Se da un lato si può fare questo, per quanto riguarda appunto l’estrema povertà, dall’altro lato noi crediamo sia necessario invece, per quanto riguarda le forme di impoverimento in questi ultimi mesi, in particolare con la recrudescenza della crisi, che si debba agire andando a mettere in campo delle politiche di sostegno alla famiglia. Se la famiglia, come anche questa volta è stato rilevato, è il vero soggetto che tiene va messo nella posizione di poter esercitare meglio la sua funzione.

giovedì, maggio 20, 2010

"Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili"

La camera dei deputati ha appena approvato un provvedimento "Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili" che rende un pò di giustizia a più di 100.000 famiglie che si sono dedicate da almeno 18 anni alla cura in casa di un parente disabile. il lavoratore del settore privato o autonomo potrà vedere erogata in anticipo la propria pensione a determinate condizioni

martedì, maggio 11, 2010

Dalle Acli un piano triennale per rilanciare la carta acquisti

L'associazionismo intende giocare da protagonista nella lotta alla povertà e, per farlo, è pronto ad affiancare i comuni nella gestione dei servizi, a cominciare dall'erogazione di una social card tutta nuova, con caratteristiche e potenzialità rafforzate. É questa l'idea di base su cui le Acli, Associazioni cristiane dei lavoratori, una delle organizzazioni no profit più radicate sul territorio, con quasi un milione di iscritti, hanno costruito la proposta di un piano triennale contro la povertà assoluta che, con un costo di 665 milioni di euro l'anno, dovrebbe consentire un incremento medio del 23% del reddito delle famiglie beneficiarie.
Il progetto, elaborato da un gruppo di esperti coordinati da Cristiano Gori, docente di politiche sociali all'università Cattolica di Milano, è stato anticipato in aprile in occasione della conferenza organizzativa dell'organizzazione e sarà presentato entro la fine del mese corrente alle autorità politiche e alle parti sociali.
«Ci eravamo assunti l'impegno di avanzare proposte concrete nell'anno europeo per la lotta alla povertà - spiega il presidente delle Acli, Andrea Olivero - e, con il lancio della nuova social card, ora proviamo a farlo, in una logica di welfare locale e sussidiario, perfettamente in linea con la riforma federalista dello Stato». «D'altra parte - aggiunge - sui poveri in Italia c'è un allarmante vuoto di rappresentanza; la politica è tradizionalmente disattenta e, al netto delle sperimentazioni e degli interventi di alcune Regioni, proprio la social card, pur con tutti i suoi limiti, è stata finora l'unica misura di contrasto a livello nazionale».
Le principali caratteristiche del piano Acli sono tre. La prima riguarda gli importi, che dovrebbero salire in media a 133 euro mensili contro i 40 attuali, con un costo progressivo di 665 milioni l'anno per tre anni, dal 2011 al 2013. La seconda riguarda l'abolizione del limite di età e di ogni preclusione verso i cittadini stranieri stabilmente residenti: il che farebbe crescere il numero dei potenziali destinatari fino a due milioni e 400mila. La terza novità, infine, riguarda l'integrazione della prestazione monetaria con i servizi alla persona gestiti dai comuni.
Altro elemento di rilievo è la previsione di soglie d'accesso e importi differenziati in base al costo della vita nelle diverse regioni. Come ricorda lo studio preparatorio, «il carovita al Nord è superiore in media del 30% rispetto al Sud e, contrariamente a un diffuso luogo comune, la povertà assoluta si presenta in misura significativa anche al di fuori del Mezzogiorno», anzi «le famiglie in questa condizione si dividono in egual misura tra Centro-Nord e Sud».
«La nuova social card – riassume Olivero – si configura come il primo tassello di un livello essenziale dei diritti sociali. Anche il futuro assetto federalista dello stato, infatti, avrà bisogno che siano assicurati diritti di base uguali per tutti». La card, così, potrebbe diventare lo strumento d'elezione per abbinare l'erogazione monetaria di integrazione al reddito con le prestazioni sociali del nuovo welfare.

di Elio Silva http://www.ilsole24ore.com/


lunedì, luglio 13, 2009

LA SOLITUDINE DELLE FAMIGLIE ITALIANE.

I dati confermano che nel nostro paese il peso dell'assistenza alla popolazione che invecchia ricade quasi del tutto sulla famiglia. O meglio, sulle donne e in particolare sulle figlie adulte. Che sempre più ricorrono ai servizi delle immigrate. Ora le nuove norme sull'immigrazione sono un'ulteriore conferma che lo Stato italiano è poco attento ai veri problemi delle famiglie. Non solo le abbandona sostanzialmente a se stesse Ma rende anche più difficile e complicato il ricorso alle risposte che, con difficoltà, tentano di darsi da sole. Per esempio, tramite le cosiddette "badanti".

Più che altrove le famiglie italiane sono sole: sono meno aiutate dalle politiche sociali, e quindi più sovraccariche di responsabilità nei confronti dei propri membri più deboli, e spesso sono anche maggiormente indotte a fare un passo indietro rispetto a importanti scelte di vita. È, del resto, un dato di fatto ampiamente riconosciuto che siamo uno dei paesi avanzati con sistema di welfare più obsoleto, meno in grado cioè di proteggere dai rischi e di promuovere scelte virtuose nella popolazione. Non a caso ci troviamo con occupazione giovanile tra le più basse e una delle peggiori combinazioni nell’area Ocse tra fecondità e partecipazione femminile al mercato del lavoro.

LAVORO FEMMINILE COME RISPOSTA ALL’INVECCHIAMENTO

La persistente denatalità dell’ultimo quarto di secolo ci ha fatti diventare uno dei paesi al mondo con maggior invecchiamento. Siamo però anche meno attrezzati a rispondere alle sfide che tale processo pone, proprio per la fragilità del nostro sistema di welfare e la bassa occupazione di giovani e donne. Svezia e Francia, ad esempio, hanno livelli di longevità simili ai nostri. Il cruciale rapporto tra anziani inattivi su occupati è però notevolmente peggiore nel nostro paese: uno su due, contro una media Unione Europea a 15 del 38 per cento. La causa è la nostra più bassa fecondità, che rende più pesante il numeratore, unita alla minor partecipazione femminile al mercato del lavoro, che rende meno corposo il denominatore.
Questo significa che le famiglie italiane, già tradizionalmente sole, si trovano con un crescente aumento della domanda di cura e assistenza dei propri membri anziani non autosufficienti. E che la spesa per protezione sociale, già ora molto squilibrata, è destinata a essere ancor più sbilanciata verso pensioni e sanità.
È ampiamente riconosciuto che una delle risposte principali all’invecchiamento della popolazione passa attraverso l’aumento dell’occupazione femminile, indispensabile per rendere più sostenibile il sistema delle finanze pubbliche da un lato, e più solido il benessere economico delle famiglie, dall’altro.
Ma proprio la combinazione tra accentuato invecchiamento e gravi carenze del sistema di welfare pubblico rischiano di comprimere la partecipazione femminile al mercato del lavoro. (1)

LE BADANTI COME RISPOSTA ALLE CARENZE DEL SISTEMA DI WELFARE

L’indagine Galca, Gender Analyses and Long Term Care Assistance, realizzata nell’ambito di un progetto promosso dalla Commissione europea e coordinato dalla Fondazione Giacomo Brodoloni, ha confrontato Italia, Danimarca e Irlanda, analizzando costi, strutture e responsabilità familiari. Nei primi due paesi, più del 90 per cento degli anziani viene assistito a domicilio o in appartamenti attrezzati, mentre l’Irlanda registra una quota di assistiti in “istituti” – case di riposo o residenze sanitarie – superiore al 20 per cento. Quando l’assistenza è a domicilio, però, in Italia è quasi esclusivamente un familiare, prevalentemente donna, che si fa carico degli anziani, mentre in Danimarca è il servizio pubblico.
I dati confermano come nel nostro paese il peso dell’assistenza alla popolazione che invecchia ricada quasi per intero sulla famiglia, o meglio sulle donne, e in particolare sulla generazione delle figlie adulte. Queste ultime si avvalgono sempre più dei servizi delle immigrate. In Italia troviamo infatti il maggior numero di lavoratori stranieri impegnati in quelli che statisticamente vengono chiamati “servizi alle famiglie”: il 10,8 per cento del totale, contro l’1,2 per cento del Regno Unito e l’1,9 per cento degli Stati Uniti.
Secondo stime prudenti, le sole badanti (escluse le colf) sono complessivamente 700mila, delle quali almeno 300mila senza permesso di soggiorno. Va detto che larga parte degli stranieri che lavorano nel nostro paese, a causa dei vincoli della legge vigente, entra comunque in Italia in modo irregolare. La successiva regolarizzazione per chi trova un impiego presso una famiglia non è però né semplice e né scontata. Una condizione che rimane quindi problematica e instabile, a svantaggio di tutti. Molte famiglie si trovano da un lato con un problema apparentemente risolto, ovvero con una persona che svolge l’attività di cura necessaria, ma dall’altro con un nuovo problema, ovvero la lunga e complicata procedura per sanare la situazione di irregolarità della colf o badante attraverso la lotteria del decreto flussi che fissa quote limitate. Ora, il Ddl sicurezza rende le cose, se possibile, ancora più dolorose e complicate con la norma che punisce a titolo di reato l’ingresso e il soggiorno illegale degli stranieri.
A perderci sarà la parte più virtuosa dell’immigrazione, le famiglie italiane con maggior necessità di assistenza, ma anche il sistema paese nel suo complesso. Supponiamo infatti che i cittadini italiani decidano di osservare rigorosamente la nuova legge. In tal caso, crollerebbe il sistema di welfare informale e precipiterebbe ulteriormente l’occupazione femminile. Un disastro, tanto più in una fase di recessione come l’attuale.
Una delle tante conferme che lo Stato italiano è poco attento ai veri problemi delle famiglie: non solo le abbandona sostanzialmente a se stesse e tarda a mettere in campo quelle riforme strutturali al sistema di welfare che consentirebbero al paese di crescere di più e ai singoli di vivere meglio, ma rende anche più difficile e complicato il ricorso alle risposte che le famiglie tentano, con difficoltà, di darsi da sole.

(1)Per una analisi approfondita vedi Daniela del Boca e Alessandro Rosina Famiglie Sole Il Mulino 2009.

mercoledì, ottobre 22, 2008

GOVERNO: ACLI, RISCHIO 'ROTTAMAZIONE' PER LE FAMIGLIE ITALIANE

(ASCA) - Roma, 21 ott - ''La questione piu' urgente per le famiglie italiane non e' comprare una nuova automobile o un frigorifero, ma arrivare alla quarta settimana. A meno di non puntare alla 'rottamazione' delle famiglie''. Cosi' commenta il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, la scelta del governo di favorire con agevolazioni fiscali il mondo dell'industria, rimandando a data da destinarsi gli interventi promessi e annunciati a favore delle famiglie italiane, e operando per giunta un taglio del 32% al Fondo Famiglia per il 2009. ''La risposta alla crisi finanziaria non puo' andare solo in direzione delle banche e delle imprese'', afferma Olivero, che apprezza a questo proposito le parole del governatore di Bankitalia Mario Draghi. ''E' urgente e necessario un intervento straordinario per sostenere le famiglie, un segnale di svolta per iniettare fiducia nella societa'. E' tempo di agire sulla leva fiscale con l'introduzione graduale del quoziente familiare, applicando il nuovo sistema al di sotto di un tetto massimo di 30-40mila euro di reddito familiare, favorendo cosi' i nuclei meno agiati''.

''Cambiano le stagioni - conclude il presidente delle Acli - si alternano le maggioranze, ma il terreno delle politiche familiari rimane un deserto: nessun disegno organico, nessun intervento fiscale pensato a misura di chi cresce dei figli''.

giovedì, settembre 04, 2008

Aumentano le separazioni fittizie per cercare vantaggi fiscali: un paradosso che va sanato con il quoziente familiare

“SE SEPARARSI E’ UN AFFARE E SPOSARSI UNO SVANTAGGIO FISCALE, ALLORA IL GOVERNO SI DIA DA FARE PER PROMUOVERE UNA VERA POLITICA PER LA FAMIGLIA”.

In merito ai dati relativi alle “separazioni simulate” che coinvolgerebbero il 5% delle coppie italiane , l’On. Luigi BOBBA (PD) dichiara quanto segue: “In Italia la separazione è un affare, il matrimonio un onere. Era un fatto già noto ma non può non sorprendere la notizia relativa al numero sempre più crescente di ‘separazioni simulate’, ovvero quelle poste in essere solo per poter pagare meno tasse ed accedere a varie agevolazioni di tipo fiscale.
E’ la dimostrazione di come la legislazione italiana, in particolare in materia tributaria, sia ‘contro la famiglia’, in barba ai principi costituzionali che la dovrebbero tutelare.
Ma se separarsi è più conveniente che non vivere da marito e moglie, se essere formalmente single è più vantaggioso che non essere una famiglia, allora il Governo dovrebbe impegnarsi per promuovere una vera politica per la famiglia, anziché insistere con operazioni una tantum quali il ‘bonus bebè’ che producono effetti da pannicello caldo.
A cominciare dall’introduzione del ‘quoziente familiare’, spesso invocato (soprattutto in campagna elettorale) ma del quale fin’ora nessuno ha iniziato a discutere concretamente”.

mercoledì, maggio 21, 2008

Acli S.Giuseppe Vesuviano:“La Famiglia oggi e i nuovi valori”

23 Maggio 2008 ore 18,00 Sala Consiliare Comune di San Giuseppe Vesuviano
Col Patrocinio del Comune di San Giuseppe Vesuviano


Introduzione
Antonio Agostino Ambrosio Sindaco del Comune di San Giuseppe Vesuviano

Interventi
Eleonora Cavallaro Presidente Regionale delle Acli
Pasquale Orlando Presidente Provinciale delle Acli Napoli
Paola De Vivo Sociologia Economica all’Univerità degli Studi di Napoli FedericoII
Don Angelo Giugliano Responsabile dell’Ufficio di Pastorale Familiare Diocesi di Nola

Modera
Flaviana Cozzolino Presidente delle Acli di San Giuseppe Vesuviano

venerdì, marzo 28, 2008

Follini: «Aiuti alle famiglie e riduzione del peso fiscale»

Sostegno alla famiglia attraverso una politica fiscale che faccia leva soprattutto sulla riduzione e la detrazione. È la ricetta presentata ieri da Marco Follini e Andrea Sarubbi in un incontro del Pd con le associazioni presieduto dal presidente delle Acli Pasquale Orlando. Follini, capolista al Senato, ribadisce la centralità della famiglia e lo fa da chi, nel Pd, vuol tenere viva la presenza cattolico-democratica che, dice, «secondo me e Sarubbi ha un’ampia cittadinanza». «Naturalmente - avverte Follini - avendo cura di non ideologizzare l’argomento. Non mi convince l’uso strumentale che il Pdl fa di un tema così delicato». Follini mette in guardia dal rischio di trascinare un argomento come la famiglia nel tritacarne della polemica elettorale. «Il tema non è il bipolarismo etico. Bisogna evitare - sostiene - di contrapporre, come il Pdl tenta di fare, il polo delle virtù al polo delle licenze. Per un partito come il nostro che ha a cuore i corpi intermedi della società la famiglia è uno dei luoghi cruciali. Le famiglie sono state il grande ammortizzatore sociale degli anni della crisi economica, oggi la domanda da porsi è come lo Stato può andare incontro a queste comunità». Quanto al merito delle cose da fare a favore della famiglia, Follini insiste sulla leva fiscale. «Non basta - dice - una riduzione generalizzata dell’Irpef se non è accompagnata da azioni mirate a sostegno della maternità, della natalità. In quest’ambito rientra il tema dell’occupazione femminile: le donne devono essere messe in condizioni di non dover scegliere tra il lavoro e la maternità. Molte cose, su questi temi, il governo Prodi ha già fatto, ora bisogna incrementare l’azione». Su questo fronte è impegnato in prima linea anche Sarubbi. «Ogni famiglia deve essere messa in condizione di poter avere i figli che desidera, aiutando in particolare le donne a non dover scegliere una volta per tutte tra famiglia e lavoro», dice il giornalista, candidato alla Camera in Campania 1. Sarubbi, pur non essendo napoletano (è romano), si è calato nella realtà cittadina, sta girando le periferia, sta incontrando i giovani, sta conoscendo la dura realtà. «Ho conosciuto - racconta sarubbi - due giovani che vogliono sposarsi. Sono fidanzati da nove anni. Lui guadagna 400 euro, lei 1.100 ma deve darne 500 indietro all’azienda. A Fuorigrotta il fitto di una casa costa 750 euro al mese. Con cinque euro al giorno come farebbero a vivere? È difficile dire a due giovani di sposarsi se poi non li si aiuta». Sarubbi pone anche il tema delle deducibilità delle spese per i figli. «Non è possibile - dice - che se compro un computer posso detrarre le spese e se compro i pannolini nonn posso detrarre nulla». p.mai.

sabato, marzo 15, 2008

Le Acli: rischio povertà al 27% serve un patto per le famiglie

"Il 27% delle famiglie in Campania vive in povertà: rischio che aumenta se in casa ci sono minori o anziani». Eleonora Cavallaro, presidente regionale Acli, parte dai dati per chiedere la firma al «patto per la famiglia». Dicono sì il cardinale Sepe, il ministro Bindi, il sindaco Iervolino, i candidati al Senato per il Pd Alfonso Andria, Anna Maria Carloni e Teresa Armato, e alla Camera Andrea Sarubbi. Le Acli mettono al centro la famiglia «valore in cui la Campania crede molto - precisa Sepe - ma soggetto debole che va sostenuto». «Interventi che non possono avere carattere settoriale», per la Iervolino «c’è bisogno di un rilancio delle politiche di sviluppo per il Sud».


A Rosy Bindi ospite delle Acli, è inevitabile parlare dell’allarme immondizia.

«Temo che il centrodestra utilizzi in modo strumentale questo argomento - spiega la Bindi - io penso che anche il Pd dovrebbe proporlo come argomento ma in senso positivo, per mostrare che risultati sta ottenendo e dimostrando che si sta uscendo dall’emergenza. Occorre rialzare la testa. Eppoi in Campania ci sono candidati di valore. Penso a Iannuzzi, alla Carloni, ad Andria solo per citarne alcuni». Parole che precedono la difesa di Bassolino. «Non credo sia giusto individuare un solo responsabile, è colpa di tutti ma soprattutto del governo centrale di centrodestra che, in questi anni, ha governato a lungo». «Alla Regione Campania, per i prossimi tre anni, sono stati assegnati 146 milioni di euro per gli asili nido - ha detto il ministro - si può passare così dall’1,5 per cento dei servizi per i bambini, al 6-7%. È bene che le imprese e i sindacati vigilino perché questi soldi si spendano bene». Perché, in Campania come altrove, il tema degli investimenti e dello sviluppo è centrale: «A creare problemi ci vuole poco, a trovare soluzioni ci vuole tempo. Il tema centrale è il lavoro, per questo dobbiamo lavorare».

lunedì, gennaio 14, 2008

FAMIGLIA: BINDI, RILANCIARE I CONSULTORI


(ASCA) - Roma, 12 gen - Rilanciare i consultori familiari per potenziare la loro vocazione socio-assistenziale e rispondere con interventi sempre piu' capillari e tempestivi alla maggiore complessita' sociale, valorizzando le migliori esperienze del nostro Paese e promuovendo un modello multidisciplinare, in grado di rispondere ai diversi bisogni della famiglia. Questo uno degli obiettivi degli accordi voluti e promossi dal Ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, che le amministrazioni regionali italiane stanno firmando in queste settimane con il Dipartimento per le politiche familiari. Sette quelli sottoscritti dalla fine di novembre a oggi, con la Provincia autonoma di Trento e le Regioni Liguria, Sardegna, Sicilia, Lazio, Toscana e Veneto. Le intese raggiunte finora comportano per la riorganizzazione del ruolo dei consultori a favore delle famiglie l'erogazione di oltre 20 milioni di euro. Ai 15 a carico del Fondo nazionale per la famiglia, pari al 75 per cento del finanziamento, si sommano gli stanziamenti messi a disposizione dalle regioni, che per i consultori ammontano a circa cinque milioni di euro. I fondi sono immediatamente disponibili e saranno impiegati per potenziare e riorganizzare i servizi forniti dai consultori, con criteri di qualita', efficienza e produttivita'.
Il Ministro Bindi e' convinto che, ''in un contesto in cui le relazioni parentali sono piu' fragili e in cui cresce la solitudine sociale delle famiglie, il consultorio debba diventare un punto di riferimento, trasformandosi da ambulatorio ostetrico e ginecologico in un servizio percepito dalla famiglia come una struttura amica, sulla quale si puo' sempre contare. Dagli psicologi agli educatori, dal mediatore familiare all'assistente sociale, c'e' bisogno di un'equipe formata da diverse figure professionali in grado di aiutare i genitori nel percorso di crescita e formazione dei figli, per affrontare insieme i conflitti generazionali e le crisi di coppia, per promuovere la capacita' di essere coniugi e genitori''. Da qui la decisione di dedicare un'attenzione particolare, nell'ambito degli accordi siglati con le Regioni, agli interventi finalizzati a: promuovere spazi di ascolto per la famiglia; contrastare l'abbandono dei minori; prevenire la violenza in famiglia contro bambini, donne e anziani, rafforzando la collaborazione con scuole e forze dell'ordine; educare alla genitorialita' e preparare al parto; creare ''spazi neutri'' di incontro per i figli di genitori sperati; promuovere azioni di supporto per i nuclei con persone disabili, tossicodipendenti o non autosufficienti; favorire l'integrazione degli immigrati. Senza trascurare l'aiuto delle gestanti e delle madri in difficolta', per applicare in modo sempre piu' efficace il compito di promozione e tutela della maternita', che la legge 194 del 1978 assegna proprio ai consultori familiari. L'obiettivo e' creare una rete di servizi vicini alla famiglia nella sua vita quotidiana e capace di mettere in comunicazione le diverse realta' che se ne occupano: oltre ai consultori, i centri per la famiglia, le associazioni e i numeri utili che assistono le persone in difficolta'. red-cam/cam/ss

venerdì, gennaio 11, 2008

ROMA: "Riduttivo leggere parole di Benedetto XVI in chiave negativa"

PAPA/ ACLI ROMA: SPRONE A MIGLIORARE CONDIZIONI DI NOSTRA CITTA'

"Riduttivo leggere parole di Benedetto XVI in chiave negativa"

Roma, 10 gen. (Apcom) - "La parole del Papa sono uno sprone ad andare avanti e a migliorare le condizioni di vita nella nostra città": questo il pensiero del presidente delle Acli di Roma, Gianluigi De Palo, dopo il discorso di Benedetto XVI nell'udienza per gli auguri di inizio anno con il sindaco Walter Veltroni, la giunta comunale, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, e il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra.

"Credo sia importante ristabilire una gerarchia di priorità. Non è possibile lavorare sempre sull'emergenza. Anche perché la sensazione è che ci sia una città reale, che è quella di cui parla il Papa, dove le famiglie in difficoltà riescono a malapena ad arrivare a fine mese, dove i giovani non trovano il lavoro e gli immigrati vivono vite al limite della dignità; e una città virtuale dove i problemi maggiori sembrano essere quelli relativi alle battaglie ideologiche. In tal senso vedo necessaria una pianificazione e un coinvolgimento maggiore delle Associazioni che non solo sono insostituibili, ma in molti casi sono le uniche che lavorano in quelle zone di frontiera dove le Istituzioni latitano. Le Acli di Roma sono disponibili per una seria politica di concertazione".

De Palo vuole andare oltre le "sterili polemiche", di legge in una nota, e richiama l'attenzione di Comune, Provincia e Regione in particolare verso le famiglie: "Sono sicuro che il Vescovo di Roma con il suo intervento voleva richiamare l'attenzione sulle reali difficoltà delle persone. E' riduttivo leggere ogni volta le parole di Benedetto XVI in chiave negativa. Semmai il suo intervento ha evidenziato come ogni scelta deve tenere sempre presente il Bene Comune e mai il singolo individuo, a cominciare dall'attenzione all'istituzione della famiglia, spesso minata da attacchi insistenti e minacciosi".

venerdì, dicembre 14, 2007

S. Giorgio a Cremano: seminario acli su Famiglia e lavoro.

V Seminario del Laboratorio regionale per un PATTO CAMPANO PER LA FAMIGLIA

“La famiglia: Soggetto sociale e Attore di Sviluppo Viaggio interregionale e internazionale alla ricerca della via campana per conciliare sostegno alla famiglia e sviluppo economico e sociale della comunità "

14 dicembre 2007, Ore 16.00
SAN GIORGIO A CREMANO, Villa Bruno, Via Cavalli di Bronzo, 20

mercoledì, dicembre 05, 2007

La famiglia in Italia è veramente riconosciuta?


Molti si chiedono se la legge finanziaria 2008 in discussione in Parlamento ‘riconosca’ la famiglia e il suo ruolo nella società. C’è chi sostiene di sì, perché – secondo questa tesi - la famiglia sarebbe pienamente tutelata e non ci si dovrebbe attardare a fare tante distinzioni tra le varie forme di convivenza.

Si capisce allora come il testo della Finanziaria e dei collegati prevedano una serie di misure (bonus agli incapienti, sconti sull’Ici, una unificazione di detrazioni e assegni familiari che è sostanzialmente una partita di giro, ecc.) che si riferiscono genericamente a qualsiasi situazione di aggregato domestico. Il loro scopo è quello di fare sì che la gente non resti a piedi prima della fine del mese. La famiglia trova qui la sua collocazione come etichetta di riferimento per una politica di emergenza contro la povertà. Se questo sia un effettivo riconoscimento della famiglia andrebbe quantomeno discusso. La realtà è che le famiglie rimangono penalizzate nel fare famiglia, perché non vengono rimossi i fattori di iniquità verso chi si impegna a relazioni di reciprocità nella coppia e ad avere figli. Ad esempio, continua la redistribuzione (perversa) di importanti risorse economiche dalle famiglie allo Stato se si considera che il prelievo per gli assegni familiari supera di gran lunga quanto viene ridato alle famiglie e viene utilizzato per appianare altri debiti nella spesa pubblica. Fare una vera politica familiare richiede la modificazione di questo meccanismo, come di tanti altri che portano al persistere di una reale mancanza di riconoscimento di quanto le famiglie fanno per sostenere il Paese, specie per quanto riguarda il costo dei figli, ma anche di tutte le altre attività di cura. Le famiglie attendono equità sociale, sia verticale sia orizzontale, nella distribuzione e redistribuzione delle risorse. Non chiedono elemosine o promesse. Chiedono che le misure siano tali non solo da poter arrivare alla fine del mese, ciò che riguarda tutte le singole persone come persone, ma di poter essere riconosciute nelle funzioni sociali che esse svolgono in quanto si impegnano al bene comune del Paese attraverso la produzione di quel capitale sociale e umano che è loro specifico. Tutto questo sembra ancora una volta rimandato al futuro. Il riconoscimento economico e sociale delle famiglie, specie se numerose (e in Italia lo sono già da tempo quelle che hanno 3 o più figli), segna dei deficit assai vistosi. A quando un reale riconoscimento delle famiglie nella legge che ridistribuisce le risorse del Paese?

giovedì, novembre 08, 2007

Diritti dei bambini, desideri dei genitori


Laboratorio ACLI CAMPANIA sulle Politiche di Promozione della Famiglia
BENEVENTO Giovedì 8 Novembre 2007 ore 16,30
seminario provinciale dal tema:

“La Famiglia che accoglie”

“I Diritti dei Bambini, i Desideri dei Genitori”

Sala Museo del Sannio Piazza S. Sofia.
Benevento ospiterà il prossimo appuntamento del “Laboratorio per un patto campano per la famiglia”, organizzato dalle Acli campane insieme alle sedi provinciali dell’associazione per trovare “una via campana per conciliare sostegno alla famiglia e sviluppo economico e sociale” della regione. Al centro dell’incontro sannita sono “I diritti dei bambini, i desideri dei genitori”. I lavori si svolgeranno l’8 novembre alle 16.30 presso la sala Museo del Sannio in piazza Santa Sofia a Benevento.

sabato, settembre 29, 2007

Patto Campano per la Famiglia Laboratorio ACLI Salerno


Famiglia e Generazioni: “Giovani ed Anziani uniti per una società migliore”
29.IX.2007 ore 15.30 – Palazzo della Provincia - Sala “G. Bottiglieri”

Comitato Tecnico Scientifico costituito da:

1. Pasquale STANZIONE (Preside Facoltà Giurisprudenza UniSa)
2. Gabriella AUTORINO (Ordinario Diritto Comparato - Facoltà Giurisprudenza UniSa; Componente Commissione ministeriale per la Famiglia - Direttrice del Laboratorio “Persone e Famiglia”);
3. Salvatore SICA (Ordinario Diritto Privato Comparato - UniSa);
4. Giuseppe ACOCELLA (v. Presidente CNEL);
5. Amato LAMBERTI (Ord. Storia del Giornalismo - Facoltà di Sociologia UniNa – Presidente Osservatorio sulla Povertà)

Ore 15.30 – Saluti

- Emilio Fusco jr. (Presidente ACLI Salerno)
- Mons. Gerardo Pierro (Arcivescovo Metropolita Salerno Campagna Acerno);
- On. Vincenzo De Luca (Sindaco Salerno)
- Angelo Villani (Presidente Provincia di Salerno)
- Antonio Valiante (v. Presidente Giunta Regionale Campania)
- On. Alfonso Andria (Europarlamentare)

Ore 16.45 – Presiede

- Emilio Fusco Sr. (Segretario FAP ACLI Campania)

Introduce

- Eleonora Cavallaro (Presidente ACLI Campania)

Intervengono

- Pasquale Stanzione (Preside Facoltà di Giurisprudenza - UniSA)
Evoluzione del Diritto di Famiglia
On. Marie Panayotopoulos Cassiotou (Europarl. – (Rappr. Conferenza Greca delle Famiglie)
L’esperienza della Grecia
- On. Mimmo Lucà (Pres. Commissione Affari Sociali - Camera Deputati)
Le Condizioni sociali delle famiglie in Italia
- On. Silvio Lai (Commissione Politiche Sociali Regione Sardegna)
L’esperienza della Regione Sardegna
- Lidia Borzì (Resp. Nazionale ACLI – Area Progetti)
Le Progettualità delle ACLI sul tema della Famiglia
- Giuseppe Acocella (v. Presidente CNEL)
Politiche familiari e relazioni tra generazioni
- Intervento conclusivo dell’On. Clemente Mastella (Ministro Giustizia)

Segreteria Organizzativa
ACLI SALERNO
c.so V. Emanuele,127 84122 Salerno
089/226979 – 252706 fax 089/251948
e.mail: salerno@acli.it

martedì, luglio 10, 2007

A Calitri (AV) il primo seminario del laboratorio per la stesura del “Patto campano per la famiglia”


Discuteranno sul tema “La famiglia che sostiene, la famiglia da sostenere” l’assessore D’Amelio, il senatore Bobba, il vicepresidente della Liguria Costa

Avellino, 12 luglio 2007 – Continua il suo percorso il “Laboratorio” organizzato dalle Acli della Campania e che nel prossimo mese di gennaio porterà alla firma di un “Patto regionale per la Famiglia”, progetto che ha già ricevuto l’adesione, tra gli altri, di Antonio Bassolino, Alessandra Lonardo, S.E. Crescenzio Sepe, Rosa Russo Jervolino, Cristiana Coppola.

Giovedì 12 luglio, presso la sala della Comunità Montana “Alta Irpinia” di Calitri (AV) si svolgerà il primo seminario del laboratorio regionale, dal titolo “La Famiglia che sostiene, la Famiglia da sostenere” all’interno del tema più ampio “Famiglia e welfare”. “Con questo laboratorio – afferma la presidente regionale delle Acli Eleonora Cavallaro – intendiamo dare un contributo concreto alla costruzione di un clima di dialogo e di propositività alla ricerca di una “via campana per conciliare sostegno alla famiglia e sviluppo economico e sociale della nostra comunità”.

Il laboratorio si configura come un luogo di confronto interregionale ed internazionale, aperto a tutti gli attori del territorio: istituzioni religiose e civili, società civile, parti economiche e sociali, partiti, per costruire una proposta tutta campana. Il laboratorio è strutturato come un viaggio in 27 tappe che, a partire dall’incontro di Calitri, toccherà tutte le province campane in ognuna delle quali sarà approfondito un tema specifico: “Famiglia e Lavoro” a Napoli, “Famiglia e Immigrazione” a Caserta, “Famiglia e Generazioni” a Salerno, “La famiglia che accoglie” a Benevento.

Ad introdurre l’incontro ci sarà il professor Giuliano Minichiello, membro del Comitato Tecnico Scientifico (presieduto dal presidente emerito della Corte Costituzionale Francesco Paolo Casavola e composto anche dai professori Felice Casucci, Paola De Vivo, Massimo Marrelli,ed Enrico Quadri) che avrà il compito di supportare la stesura del “Patto”. Interverranno: Luigi Bobba (Senatore della Margherita), Lucien Bouis (Conseilleur au CESE et Administrateur de l'Union nationale des associations familiales), Massimiliano Costa (Vicepresidente e assessore alle Politiche Sociali della Regione Liguria), Rosa D’Amelio (Assessora alle Politiche Sociali della Regione Campania), Gerardo Salvatore (Presidente delle Acli di Avellino), Francesco Alfano (Arcivescovo di S.Angelo dei Lombardi), Giuseppe Di Milia (Sindaco di Calitri e Presidente della Comunità Montana “Alta Irpinia”), Rosanna Repole (Presidente del Consorzio Servizi Sociali “Alta Irpinia”), Antonio Petoia (Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Avellino). Le conclusioni saranno affidate a Vittoria Boni, responsabile nazionale del Dipartimento Welfare delle Acli.

“L’idea di un laboratorio regionale – continua la Cavallaro - nasce dalla nostra attenzione per le famiglie, investite da problemi e responsabilità di fronte alle quali sono lasciate sempre più sole, al punto da rappresentare il soggetto debole della società, soprattutto in Campania. Qui, ai “normali” problemi quali invecchiamento della popolazione, famiglie sempre più piccole, maternità ritardata, allungamento della permanenza nella famiglia d’origine, si aggiungono delle aggravanti: un tasso di occupazione che non cresce; una crescente rinuncia da parte delle donne a presentarsi sul mercato del lavoro a causa di una bassa domanda ma anche a causa delle forti carenze nell’offerta di taluni servizi di pubblica utilità, come i servizi di asili nido e quelli dell’assistenza domiciliare per gli anziani; una povertà al 27%, che riguarda soprattutto le famiglie con minori; una dispersione scolastica altissima; una carenza di abitazioni per le giovani coppie; un aumento dell’immigrazione su territori già problematici. E’ chiaro quindi che i problemi che frenano la nascita e lo sviluppo delle famiglie riguardano la crescita dell’intera comunità. Da qui la necessità di un approccio sistemico e da qui la proposta di un “Patto Campano per la Famiglia” che preveda un mix – adeguato alla realtà campana appunto - di misure di politiche sociali, abitative, economiche, fiscali, ma anche educative, formative e nel campo della comunicazione.

Per comunicazioni: Michele M. Ippolito (Portavoce Acli Campania) - 3403008340

domenica, luglio 01, 2007

Acli Campania: Patto regionale per la famiglia

Le Acli della Campania lanceranno ufficialmente l’idea della stesura di un “Patto regionale per la Famiglia” lunedì 2 luglio a Napoli, a partire dalle ore 16.30 presso Castel dell’Ovo nel corso di una manifestazione dal titolo “La famiglia: Soggetto sociale e Attore di sviluppo”.
  • il programma
  • sabato, giugno 23, 2007

    La famiglia: Soggetto sociale e Attore di Sviluppo 2 luglio 2007, Ore 16.30 Napoli, Castel dell’Ovo



    La famiglia: Soggetto sociale e Attore di Sviluppo
    “ Viaggio interregionale e internazionale alla ricerca della via campana per conciliare sostegno alla famiglia e sviluppo economico e sociale della comunità "

    Convegno di presentazione del Laboratorio regionale per un
    PATTO CAMPANO PER LA FAMIGLIA

    2 luglio 2007, Ore 16.30 Napoli, Castel dell’Ovo Antro di Virgilio

    16,30 Saluti
    - Pasquale Orlando – Presidente ACLI NAPOLI
    - Rosa Russo Iervolino – Sindaco di Napoli
    - Riccardo di Palma – Presidente Provincia di Napoli
    - Alessandra Lonardo - Presidente Consiglio Regione Campania
    - Alfonso Andria – Parlamentare Europeo

    17,30 Presiede
    - Prof.Francesco Paolo Casavola – Presidente Comitato Tecnico Scientifico ACLI CAMPANIA

    Introduce
    - Eleonora Cavallaro – Presidente ACLI CAMPANIA

    17,45 Interventi
    La famiglia e l’evoluzione demografica in Europa
    - Stéphane Buffetaut – Membre du Comité Économique et Social Européen (CESE)
    Le condizioni sociali delle famiglie in Italia
    - Mimmo Lucà – Presidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
    L’esperienza toscana
    - Federico Gelli – Vice Presidente Giunta Regione Toscana
    L’esperienza campana
    - Antonio Bassolino – Presidente Giunta Regione Campania

    19,00 Conclusioni
    - Andrea Olivero – Presidente Nazionale ACLI
    - Rosy Bindi – Ministro delle Politiche per la Famiglia

    Per comunicazioni: Michele M. Ippolito (Portavoce Acli Campania) - 3403008340

    martedì, giugno 19, 2007

    acli: patto campano per la famiglia: partiamo dai contenuti: lavoro, welfare, accoglienza, generazioni, immigrazione.












    SCEGLI IL TUO TEMA E SCRIVI SULLA CARTOLINA LA TUA IDEA PER IL PATTO CAMPANO PER LA FAMIGLIA
    NAPOLI 2 luglio 2007 - Convegno di presentazione del Laboratorio ACLI CAMPANIA sulle Politiche di Promozione della Famiglia
    "La famiglia: Soggetto sociale e Attore di Sviluppo
    Viaggio interregionale e internazionale alla ricerca della via campana per conciliare sostegno alla famiglia e sviluppo economico e sociale della comunità -"
    CALITRI, 12 luglio 2007 - si terrà il seminario provinciale dedicato al tema “Famiglia e Welfare" dal titolo:
    “ La famiglia che sostiene, la famiglia da sostenere”
    Seguiranno 4 incontri presso altri 4 Comuni della Provincia di Avellino, dove il tema verrà declinato su argomenti specifici come le nuove fragilità delle famiglie, la necessità di un fisco amico per le famiglie, i livelli essenziali di assistenza, i servizi per l’infanzia e gli anziani etc.

    SALERNO, 29 settembre 2007 - si terrà il seminario provinciale dedicato al tema “Famiglia e Generazioni” dal titolo:
    “ Giovani ed anziani uniti per una società migliore”
    Seguiranno 4 incontri presso altri 4 Comuni della Provincia di Salerno, dove il tema verrà declinato su argomenti specifici come Anziani risorsa sociale, politiche per scongiurare il declino demografico, confronto tra i modelli culturali di ieri e di oggi, il valore della tradizione e della memoria.

    BENEVENTO, 18 ottobre 2007 - si terrà il seminario provinciale dedicato al tema “La Famiglia che accoglie” dal titolo:
    “I Diritti dei Bambini, i Desideri dei Genitori”
    Seguiranno 4 incontri presso altri 4 Comuni della Provincia di Benevento, dove il tema verrà declinato su argomenti specifici come adozioni nazionali ed internazionali, affido, genitorialità e responsabilità educative, famiglia e media.
    CASERTA, 16 novembre 2007 - si terrà il seminario provinciale dedicato al tema “Famiglia e Immigrazione” dal titolo:
    “L’impatto dei fenomeni migratori sulla composizione familiare”
    Seguiranno 4 incontri presso altri 4 Comuni della Provincia di Caserta, dove il tema verrà declinato su argomenti specifici come le politiche per rispondere alla femminilizzazione dell’immigrazione, famiglia e pluralismo sociale, culturale e religioso, misure di housing sociale, lo sviluppo dell’imprenditoria etnica.

    NAPOLI, 6 dicembre 2007 - si terrà il seminario provinciale dedicato al tema “Famiglia e Lavoro” dal titolo:
    “Il Lavoro Buono che fa Crescere la Famiglia”
    Seguiranno 4 incontri presso altri 4 Comuni della Provincia di Napoli, dove il tema verrà declinato su argomenti specifici come misure per conciliare i tempi di vita e di lavoro, Giovani, Precariato e Famiglia, Povertà ed Esigibilità dei Diritti, Economia solidale e Sviluppo della famiglia

    Napoli, Gennaio 2008 - Convegno di chiusura del Laboratorio e proposta del Patto Campano per la Famiglia.

    giovedì, maggio 17, 2007

    Le Acli propongono un Patto Campano per la Famiglia

    A pochi giorni dal Family Day chiesta la nascita di un laboratorio che coinvolga tutte le parti sociali, civili, economiche e religiose

    Napoli, 17 maggio 2007 - A pochi giorni dal Family Day, a cui hanno partecipato recandosi a Roma con ben 135 pullman, le Acli della Campania ribadiscono le ragioni di una manifestazione non di protesta ma di promozione e lanciano una sfida: che la Campania diventi laboratorio di una nuova politica di sostegno alla famiglia come soggetto sociale e attore di sviluppo. Un laboratorio di analisi e studio delle buone pratiche esistenti a livello locale, nazionale ed internazionale non solo con riferimento alle politiche sociali ma a tutte le politiche e pratiche che producono conseguenze sulla promozione della famiglia.
    “Chiediamo la nascita di un laboratorio che coinvolga tutte le parti, Istituzioni civili e religiose, società civile, sindacati, parti economiche e partiti, per arrivare ad un Patto Campano per la Famiglia – afferma la presidente regionale Eleonora Cavallaro - che attui un approccio sistemico e preveda una rete articolata di misure capaci di incidere finalmente su problemi che riguardano tutta la società campana.”
    “Un Patto – continua la Cavallaro - che declini soluzioni per una povertà al 27% che nega l’esigibilità di diritti elementari, per favorire il lavoro delle donne e la conciliazione con il desiderio di maternità, per fermare la denatalità che ormai comincia ad interessare anche la Campania (se è vero come dice l’Istat che si fanno meno bambini che a Bolzano!). Un Patto che disinneschi una sorta di scontro tra generazioni e che torni a valorizzare gli anziani come risorsa sociale anche fornendo loro i servizi e le cure di cui necessitano e torni a parlare di età lavorativa non solo di età pensionabile. E’ necessario che si investa per creare più opportunità di lavoro per i giovani anziché pretendere che i padri e le madri continuino a lavorare (forse nella sadica speranza che non arrivino a godere della loro pensione!). Un Patto che risponda ai nuovi bisogni, di assistenza, di formazione di casa di lavoro di un’immigrazione caratterizzata sempre di più dalla presenza di donne e bambini.”
    “Dal momento che i problemi sono tanti non è forse ora di mettere da parte le ideologie e le polemiche e iniziare a lavorare tutti insieme, ciascuno per il suo ruolo, per costruire un futuro di coesione sociale per la nostra regione? Le ACLI sono pronte a fare le loro parte.”

    Per comunicazioni: Michele M. Ippolito (Portavoce Acli Campania) - 3403008340