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venerdì, dicembre 17, 2010

UN GIUBILEO PER NAPOLI. l discorso di apertura e di chiusura dell'Arcivescovo


UN GIUBILEO PER NAPOLI - CRESCENZIO CARDINALE SEPE versione testuale

-in allegato il discorso di apertura e di chiusura dell'Arcivescovo

Cari Amici, spettabili Autorità,
cari cittadini di questa amata terra,
ringrazio di cuore voi tutti, uomini e donne di buona volontà, per essere intervenuti così numerosi a questa convocazione per aprire insieme il Giubileo per Napoli.
La ricorrenza giubilare, nella tradizione biblica, nel ricordare all’uomo la signoria di Dio sul cielo e sulla terra, aveva in sé anche una valenza sociale: restituire all’uomo la giustizia e l’uguaglianza.
Il termine giubileo comunemente richiama alla mente quello a noi più familiare di giubilo, un sentimento di gioia intensa; gioia che é conseguenza di quel condono secondo il quale ognuno riacquistava la libertà e le proprietà perdute. Nell’Antico Testamento, il Giubileo era, dunque, una istituzione che garantiva la protezione dei più deboli e dei più bisognosi. In questa linea si pose anche Gesù quando, nella sinagoga di Nazareth, aprì il primo Giubileo cristiano, leggendo il rotolo di Isaia: “annunciare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,18). E se nell’anno di grazia il Signore ha restituito la vista ai ciechi, ha fatto sentire i sordi e parlare i muti, nessuno può rimanere inerme, cieco, sordo e muto di fronte a una città sofferente.
Ecco, allora, che l’esigenza diffusa di una stagione di rinascita della nostra terra ha ispirato l’ipotesi di un Giubileo, inteso nella sua valenza religiosa, civile e sociale, per ripristinare la giustizia e liberare Napoli, prigioniera di se stessa, dal sopruso, dal degrado, da ogni forma di oppressione e annunciare un messaggio di speranza agli abitanti di questa nostra terra.

lunedì, marzo 08, 2010

Viaggio nel Mezzogiorno d’Italia di Bartolo Ciccardini


Venerdì 19 marzo 2010 alle ore 17:30

Saletta rossa

Libreria Guida Portalba

Via Port’Alba 20-23 – Napoli

Infoline 081 446377 – email: elites@guida.it

Gerardo Bianco

Marco De Marco

Andre Geremicca

Isaia Sales

presentano

Viaggio nel Mezzogiorno d’Italia

ed. Guida

di Bartolo Ciccardini

Il suo viaggio nel Mezzogiorno, scritto in modo brioso e libero, è insieme, realistico e visionario.

C’è una tesi di fondo che percorre lo scritto e lo rende anche politicamente serio, ed è la centralità della questione meridionale. Ciccardini l’ha affrontata in modo originale, osservando, fantasticando, ragionando e seguendo, in certo senso, le orme di Giustino Fortunato, di andare, per conoscere, direttamente sul campo, sia pure non negli Appennini, ma nella terra del Sole. Ha finito per scrivere un intrigante Viaggio nel Mezzogiorno d’Italia che arricchisce, in questo genere narrativo, la ancora povera letteratura italiana.

(dalla prefazione di Gerardo Bianco)

Leggeranno alcuni brani gli attori Fulvio e Francesco Palmieri

sabato, ottobre 24, 2009

Napoli: Gli Inti Illimani si raccontano…


“GLI INTI-ILLIMANI SI RACCONTANO”... AI GIARDINI ALDOBRANDINI
PRIMA DEL CONCERTO DEL 30 OTTOBRE AL PALAEDEN DI FUORIGROTTA (UNICA TAPPA IN CAMPANIA)
LO STORICO GRUPPO CILENO INCONTRA I FAN NEL POLO CULTURALE DEI QUARTIERI SPAGNOLI

29 OTTOBRE, CHIESA PALAZZO MONDRAGONE (PIAZZETTA MONDRAGONE 18):
ORE 12.00, CONFERENZA STAMPA
ORE 21.00, INCONTRO CON IL PUBBLICO (INGRESSO LIBERO)

30 OTTOBRE, PALAEDEN (VIALE KENNEDY- INGRESSO ZOO):
ORE 21.30, INTI-ILLIMANI IN CONCERTO (EURO 15.00)


“Gli Inti si raccontano… lo storico gruppo, simbolo del movimento della musica popolare e “la nueva canción cilena”, incontrerà il pubblico di fan, giovedì 29 ottobre alle ore 21 nel nuovo Polo Culturale dei Quartieri Spagnoli, realizzato da Loro di Napoli diventando testimonial delle attività (laboratori di musica e danze popolari del Sud Italia, Festival delle arti popolari Terre in moto...) del Centro di cultura Popolare di Antonio Acocella che da anni lavora per la rivalutazione e la conservazione della cultura di tradizione popolare. Sempre ai “Giardini Aldobrandini” (Piazzetta Mondragone, 18), il 29 ottobre, alle 12, la conferenza stampa di presentazione del grande concerto degli Inti-Illimani (unica tappa in Campania) che si terrà venerdì 30 ottobre al Palaeden di Fuorigrotta alle 21.30.

Un modo per conoscere da vicino l’avventura di questi artisti, che parte nel lontano 1967, quando un gruppo di studenti si incontrarono all'Università Tecnica di Santiago con il sogno di diventare ingegneri, per poi dare vita al progetto Inti-Illimani. Da questo periodo inizia la loro attività compositiva, con la partecipazione alle prime compilations dedicate alla rivoluzioni in America Latina. Dopo le tournée in Sud America, arriva nel 1973 la prima in Europa, durante la quale gli Inti Illimani divengono esuli forzati a causa del colpo di stato di Augusto Pinochet. L'esilio in Italia, dove ai membri del gruppo venne riconosciuto il diritto diritto di asilo politico, durò dal 1973 al 1988.
Il gruppo, che conta 40 produzioni discografiche e innumerevoli premi e riconoscimenti, ha visto tante collaborazioni artistiche. tra le quali ricordiamo il celebre chitarrista John Williams e Paco Peña, Roberto de Simone, Peter Gabriel, Bruce Springsteen, Sting, Youssou’n e Dour.
Tra i progetti paralleli che segnano l'assoluta novità del loro odierno percorso musicale, é da annoverare la lunga serie dei Tributi a Victor Jara, il grande artista cileno che venne giustiziato con l’avvento del dittatore Pinochet. Un simbolo del loro paese d’origine ed un grande punto di riferimento per tutta la loro opera musicale.

Dopo la scissione, gli Inti storici Horacio Duran, Horacio Salinas e José Seves, creatori del repertorio emblematico, si incontrano musicalmente. A loro si unisce il noto musicista venezuelano Jorge Ball e i musicisti cileni Fernando julio (contrabasso), Camilo Salinas (piano e fisarmonica) e Danilo Doloso (percussioni).
Dal 1967 gli Inti-Illimani storici seguono il loro cammino di canto e musica, ritmo vibrante e poesia pura.

INFOTEL: 3357568189

giovedì, ottobre 22, 2009

Da San Gregorio Armeno alla Fiera dell'Arte Presepiale Napoletana

Decongestionare l'area di San Gregorio Armeno e far crescere il flusso di visitatori, cittadini e turisti, con beneficio non solo per gli artigiani presepiali, ma anche per tutti gli altri soggetti ed enti che, usualmente, se ne avvantaggiano, come gli albergatori, i commercianti, i musei e i luoghi di culto.
Questo è il piano per la Fiera di San Gregorio Armeno, su cui si sta lavorando da un anno, lungamente discusso e concordato nei mesi scorsi in numerose riunioni con gli operatori della fiera (l'ultimo dei quali si è tenuto questa mattina presso l'VIII Direzione Commerciale).
Piano che è già pronto e che nei prossimi giorni sarà reso operativo.
Quest'anno la storica fiera di San Gregorio Armeno cambia volto e si amplia, diventando la Fiera dell'Arte Presepiale Napoletana.
Ecco la sfida che il Comune di Napoli si è posto, in continuità con l'esperienza di rinnovamento avviata l'anno scorso, e che intende vincere attraverso:
a) Sinergia inter-istituzionale tra Comune , Regione ed Ente Provinciale per il Turismo
b) Concertazione con i principali attori del territorio e con le associazioni di categoria
c) Pianificazione territoriale integrata tra turismo, commercio, artigianato, cultura, legalità, viabilità, sicurezza, decoro.
d) Organizzazione in proprio da parte del Comune con la definizione degli standard di qualità della manifestazione e dei luoghi in cui questa si può realizzare, compendiando la tutela della tradizione, e degli interessi economici delle categorie con le più recenti normative in tema di sicurezza urbana.
e) Estensione dell'area dedicata alla fiera, che non sarà più concentrata solo nella storica strada, cioè S. Gregorio Armeno ma che prevede ulteriori punti espositivi in alcune delle principali aree di accesso al Centro Storico: Borgo Orefici, Piazza Mercato, Porta S. Gennaro/Piazza Cavour.
f) Conferma e potenziamento delle misure di sicurezza, viabilità e decoro messe in atto nella passata edizione della Fiera.
In sostanza quest'anno si avvierà una sperimentazione che se darà, come crediamo, i frutti sperati, sarà in grado di attuare uno stabile miglioramento delle condizioni della fiera e un allargamento dei benefici economici a questa associati (che non sono solo quelli degli operatori della fiera ma di tutta l'economia turistica e commerciale che ruota intorno ad un evento come questo) ad un'area molto più ampia del centro storico.
A questa sfida il Comune chiama a rispondere e a partecipare la parte più vivace e innovativa degli operatori, quella parte dell'imprenditoria artigianale e commercialeche è pronta a mettere in campo il proprio entusiasmo e voglia di fare, per operare a fianco alle Istituzioni in una modalità innovativa rispetto al passato.
La partenza della fiera dell'Arte Presepiale Napoletana è prevista nei prossimi giorni per i commercianti in sede fissa di San Gregorio Armeno, che avranno la possibilità da subito di esporre i propri prodotti, e per la prima metà di novembre per tutti gli altri.
Il piano è frutto di un lungo lavoro scientifico che, partendo dalle diverse modalità di arrivo dei visitatori all'area di San Gregorio, ha consentito di studiare tutti i possibili percorsi e dunque gli altri luoghi in cui estendere la fiera. (Si veda la mappa allegata)
Mentre infatti ci attendiamo che chi vorrà raggiungere la fiera con mezzi propri o autobus di linea (cittadini, abitanti della provincia e turisti che soggiornano in albergo)accederà direttamente all'area di San Gregorio Armeno transitando da Piazza del Gesù, faremo in modo che gli altri flussi (crocieristi, pullman turistici e utenti della metropolitana) siano orientati verso tre nuove porte di accesso, in cui saranno allocati alcuni operatori storici in eccesso rispetto agli stalli disponibili a San Gregorio, ovvero Piazza Mercato, Borgo Orefici e Porta S. Gennaro/Piazza Cavour.
La fiera dell'Arte Presepiale Napoletana sarà realizzata con il fondamentale contributo dell'Ente Provinciale per il Turismo nell'ambito delle iniziative turistiche legate al Natale a Napoli.
Come è noto la tradizione artistica presepiale napoletana, espressione dell'artigianato di eccellenza e di identità del nostro territorio, vive il suo momento di massima visibilità soprattutto negli ultimi 2 mesi dell'anno in quella che viene storicamente chiamata la Fiera di San Gregorio Armeno.
Il nome, come tutti sanno, deriva dalla famosa stradina del centro storico in cui nei secoli si sono concentrati i maestri presepiali che, con la loro arte di livello assoluto e ineguagliabile, attraggono ogni anno un numero sempre maggiore di cittadini e turisti.
I flussi però, nel corso del tempo, sono cresciuti talmente tanto da rendere sature le “vie del presepe”.
I disagi che negli ultimi anni si sono generati nell'area a partire da novembre, specie nei week-end, sono diventati tali che, se troppi sono ancora i visitatori della fiera, molti sono quelli che hanno rinunciato già da qualche edizione della stessa a visitarla, e d'altra parte chi decide di partecipare per onorare la tradizione resta spesso intrappolato nel flusso pedonale con poca libertà di fermarsi a guardare i prodotti artigianali, non riuscendo ad effettuare più gli acquisti.
In sintesi la fiera negli ultimi tempi è diventata un luogo intasato sempre più di visitatori e sempre meno di compratori, cosa denunciata dai commercianti stessi, i quali dopo aver contribuito a rendere grande questa manifestazione nel mondo, oggi si trovano a scontare i disagi di una dimensione che oramai è sfuggita al loro stesso controllo, con graveridimensionamento delle potenzialità commerciali dell'evento stesso.
Nel contempo, va ricordato, che, negli ultimi anni, sono intervenute diverse normative, in termini di sicurezza e viabilità, cui è necessario adeguarsi e che impongono all'Amministrazione di intervenire e trovare delle soluzioni che consentano unmiglioramento delle condizioni in cui si svolge la fiera, nell'interesse di chi vive, lavora, visita, si muove nell'area.
Ragion per cui già per l'edizione dell'anno scorso l'Amministrazione comunale, grazie al lavoro congiunto degli Assessori al Turismo, al Commercio, all'Igiene, alla Legalità, alla Viabilità e al Decoro, ha avviato un'opera che ha consentito di avviare tale percorso di miglioramento per una maggiore sicurezza e vivibilità della zona.
Il bilancio delle Fiere del 2008 è stato delineato in una riunione convocata il 20 gennaio scorso, che ha visto la costituzione di una cabina di regia che coinvolge dieci assessori e sette Direzioni Centrali per la programmazione e l’organizzazione, di concerto con le municipalità e le associazioni di categoria e dei consumatori, degli eventi a carattere commerciale e fieristico che hanno interessato e che interesseranno il territorio del Comune di Napoli dal Carnevale 2009 fino al Natale del 2011.
Tra le iniziative partorite negli incontri che la cabina di regia e il comitato tecnico di supporto hanno tenuto con le municipalità e le associazioni di categoria del commercio e dell'artigianato, è possibile ricordare ad esempio “Borgobello”, al Borgo degli Orefici, e il “Mercato del Contadino”, che si svolge tra Piazza Dante e Piazza Quattro Giornate, oltre alle fiere del “Torrone e dei Fiori” che avranno luogo in varie parti della città, in occasione della Commemorazione dei Defunti.
Le manifestazioni in questione, oltre alla loro valenza intrinseca, che tutti hanno avuto la possibilità di conoscere, hanno permesso all'Amministrazione di sperimentare un nuovo modello innovativo di gestione delle Fiere che vede impegnate in prima persona le associazioni che operano sul territorio.

L'assessore alla Mobilità Urbana
Agostino Nuzzolo
L'assessore allo Sviluppo
Mario Raffa
L'assessore alla Legalità
Luigi Scotti
L'assessore al Turismo
Valeria Valente

venerdì, settembre 11, 2009

Il vento del nord. Dal blog di Andrea SARUBBI.



di Andrea Sarubbi

Gli allergici alle statistiche si turino il naso, perché oggi vi rimbambisco di numeri: quelli su povertà e disagio in Italia, che ho ascoltato stamattina in un convegno a Napoli. C’era D’Alema, è vero, ma siccome non ha parlato di gossip politico non credo che i tg nazionali se ne occuperanno: tranne una battuta su Berlusconi (“Essendo cattolico, può confessarsi e quindi si concede parecchi peccati”) ed una su Bassolino (“Non lo esaltavo prima, non lo demonizzo ora”), i giornalisti alla ricerca di schermaglie dialettiche non hanno avuto molto da portare a casa. Peccato, perché il tema merita una riflessione seria. E la meritano soprattutto le cifre dell’Istat, a cominciare da quel 13,6% di famiglie sotto la soglia di povertà che significa – più o meno – mille euro al mese per un nucleo di due persone. Pochi i bisognosi al nord, qualcuno di più al centro, tantissimi al sud: in Europa, cari amici leghisti, l’Italia detiene infatti il tristissimo primato della disparità territoriale, spaziando dal 7,3% di poveri in Lombardia al 47% in Sicilia. Si risponderà che regioni ricche e regioni povere esistono dappertutto, ma anche qui i numeri parlano da soli: in Spagna si va dal 6,7% di bisognosi in Catalogna al 27% in Andalusia; in Belgio si oscilla tra l’8% dei fiamminghi poveri al 18% dei valloni. Eppure – ha notato Gianni La Bella, della Comunità di Sant’Egidio – da noi si sta facendo strada una “nouvelle vague negazionista della questione meridionale”. Invece, cifre alla mano, si scopre che nel nord nascono più figli e si vive più a lungo, oppure che il centro-nord riceve il 72% della previdenza, che tra l’altro occupa quasi tutto il budget della nostra spesa sociale. Proprio sulla spesa sociale, D’Alema ha ricordato che siamo un punto sotto la media europea (27,5% del Pil), tre punti sotto la Francia, tre e mezzo sotto la Svezia. Al capitolo “famiglia più infanzia” destiniamo appena l’1,2% del Pil, ai disabili l’1,5%, al reinserimento dei disoccupati lo 0,5%, alle politiche abitative addirittura lo 0,1%: la decima parte della media Ue. Il governo attuale ha definanziato tutte le leggi di spesa per la lotta alla povertà (compresi l’assegno per il terzo figlio, il prestito d’onore ed il credito d’imposta, nonché la 328 per il terzo settore) e le ha sostituite con la social card, che sarà certamente un atto caritatevole ma che risolve ben poco. Il Pd – ha annunciato D’Alema – presenterà quindi un disegno di legge a prima firma Livia Turco, perché venga avviato un piano nazionale di lotta alla povertà: servono 3 miliardi di euro e non sono pochissimi, ma al bilancio statale l’abolizione dell’Ici è costata di più. Chiudo con un dato ed una riflessione, entrambi sulla Campania. Il dato – fornito dal prefetto Alessandro Pansa – è quello sui lavoratori in nero o sui disoccupati, che a Napoli rappresentano il 60,5% del totale: l’economia sommersa sembra inarrestabile ed i suoi effetti perversi, perché le imprese che non dichiarano il proprio fatturato non riescono ad accedere ai finanziamenti bancari, finendo per rivolgersi all’usura. La riflessione, invece, è ancora di Gianni La Bella, che ha elencato alcuni episodi di cronaca dell’ultimo periodo: gli incendi ai campi rom di Ponticelli, la strage contro i nigeriani a Castel Volturno, l’aggressione agli srilankesi a Mergellina, le due ragazze rom annegate a Torregaveta e lasciate sulla sabbia nell’indifferenza dei bagnanti. E poi ha chiuso con una domanda, che vi rigiro:“È arrivato il vento del nord?”.

giovedì, maggio 28, 2009

Viaggio tra i borghi e le strade delle arti di Napoli”


“Borgo Orefici tra tradizione e innovazione –
Viaggio tra i borghi e le strade delle arti di Napoli”
“Otto anni di intenso lavoro, 96 mesi di impegno congiunto, un unico obiettivo: ridare dignità al Borgo Orefici e più in generale al Centro Storico di Napoli, attraverso il recupero urbanistico ed ambientale e la rivitalizzazione delle piccole attività commerciali ed artigianali che vi sono ubicate, tenendo presente l’attrattività turistica dell'area.
Un progetto di alta risonanza che ha radici lontane, ovvero in quel 7 maggio del 2001, quando il Comune di Napoli, la Regione Campania ed altri enti pubblici locali da un lato, e alcune associazioni di privati, tra cui il Consorzio Antico Borgo Orefici, il Consorzio Oromare, il Consorzio Il Tarì, dall’altro, stipularono un protocollo di intesa per la nascita e la crescita di un “Polo Orafo Campano” all’interno del quale il Borgo Orefici era destinato a costituire uno dei tre sistemi di sviluppo locale del settore.
Otto anni, dunque, ma i risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti. Un Borgo più vivibile e più sicuro, un consorzio di artigiani e commercianti che esportano i loro prodotti anche all’estero, una variegata offerta per collezionisti e curiosi dove ammirare ed acquistare gioielli e pietre preziose. H otel e servizi a disposizione di chiunque intenda trascorrere del tempo in uno di quei luoghi di Napoli che è riuscito a mantenere e a fare tesoro dell’antico assetto medioevale.
Scopo dell’amministrazione è continuare a promuovere il Borgo Orefici quale porta d’ingresso al Centro Antico di Napoli attraverso la creazione, grazie al lavoro dell’assessore Valente e al contributo della Provincia di Napoli e della Regione Campania, di circuiti turistico-culturali tematici ed iniziative coordinate di promozione dei prodotti dell’artigianato artistico.
Proprio per questo abbiamo già patrocinato diverse iniziative nell’ambito delle quali le botteghe ed i laboratori artigiani sono stati aperti al pubblico e si sono integrati con il patrimonio artistico e storico del Centro Antico dando vita ad un circuito culturale tematico di rilievo internazionale, unico al mondo.
Entro la fine del mese di giugno inoltre avremo un altro importante risultato: l’inaugurazione de “La Bulla”, il primo incubatore di imprese cittadino interamente dedicato all’artigianato orafo, che sorgerà in un immobile comunale sito in Via Duca di S. Donato concesso in comodato d'uso al Consorzio Antico Borgo Orefici.
Sono certo che “Borgo Orefici tra tradizione e innovazione - Viaggio tra i borghi e le strade delle arti di Napoli” attirerà cittadini e turisti, che interverranno all’evento per avere l'occasione di entrare in contatto con la produzione partenopea di alta qualità, all’interno di un edificio come l’Archivio di Stato, che è inserito nell’incantevole contesto storico di un Centro Antico che a breve diventerà un vero e proprio “Polo della cerimonia e del tempo libero.
Il convegno, infatti, sarà preceduto da una visita guidata a “I borghi e le strade delle arti di Napoli. I gioielli e i tessuti d’oro e d’argento dei maestri dell’arte”, mostra curata dalla dott.ssa Nicoletta D’Arbitrio che è in corso di svolgimento proprio presso l’Archivio di Stato.
Una mostra, inserita nel Maggio dei Monumenti, dedicata a gioielli e tessuti preziosi, importanti opere che più di ogni altra forma d’arte sapranno raccontare delle eccellenze dei maestri che da sempre operano nelle aree del Borgo Orefici e di Piazza Mercato secondo una tradizione artigianale mai interrotta.
Desidero, infine, ringraziare tutti coloro – imprenditori, uffici tecnici e assessori al ramo che si sono succeduti, al Comune, alla Provincia e alla Regione - che nel corso di questi otto lunghi anni, hanno lavorato per ottenere i risultati che presenteremo sabato.”

domenica, febbraio 08, 2009

Azione Cattolica Napoli: “Testimoni di sobrietà”.

Laboratorio Diocesano di Formazione
Domenica 8 febbraio 2009 ore 9,00-13.00
“Testimoni di sobrietà”
Il laboratorio è rivolto a tutti i responsabili parrocchiali, agli educatori e agli animatori dei gruppi, ma anche ai giovani e agli adulti.

Si inserisce nel percorso del mese della pace ed è un incontro con persone che testimonieranno come è possibile fare scelte responsabili per un consumo e un risparmio critico.

programma
Ore 8,30
Accoglienza e colazione
Ore 9,00
Preghiera del mattino

Ore 9,30
“Testimoni di sobrietà”

Interverranno
Pasquale Orlando, Presidente provinciale delle ACLI –

Salvatore Bonocore, Associazione Papa Giovanni XXIII –
Enrico Avitabile, Bottega del Mondo “ O Pappece”

Ore 10,45 Dibattito
Ore 11,00 Laboratori a cura dei settori
Ore 12,00 Celebrazione Eucaristica
Presso il Centro diocesano dell’Azione Cattolica Via dei Tribunali, 282 Napoli

martedì, dicembre 23, 2008

FERRARA E CANNAVARO INAUGURANO UN CAMPO DI CALCIO A SCAMPIA


cannavaro_e_ferrara.jpgUn nuovo spazio di aggregazione per i giovani di scampia. Un campetto da calcio in erba sintetica per stare lontani dalla strada ed essere “Campioni nella vita”. Ed è proprio questo il nome del progetto appoggiato e finanziato dalla fondazione Cannavaro Ferrara e dalla Fondazione Vodafone per il quartiere a nord di Napoli. La fondazione dei due ex giocatori del Napoli non è nuova a questo tipo di iniziative: già in altre zone della città sono stati avviati progetti sociali per il recupero sociale e strutturale dei quartiere simbolo del degrado.
Cannavaro e Ferrara accolti dagli abitanti del quartiere hanno salutato i piccoli della scuola calcio Arci Scampia, che ora potranno allenarsi in un vero campo di calcio. Madrina della manifestazione la showgirl maria mazza che insieme all’Assessore regionale alle politiche giovanili Alfonsina De Felice, all’assessore provinciale Angela cortese e all’assessore allo sport del comune di Napoli Alfredo Ponticelli, ha preso parte all’inaugurazione della nuova struttura polivalente.

Inaugurata dal campione del mondo di calcio Fabio Cannavaro e dall'ex giocatore Ciro Ferrara una nuova struttura sportiva polivalente a Scampia, periferia a nord di Napoli spesso simbolo di degrado. L'impianto, gia' in dotazione all'Arci e concesso in comodato d'uso dal Comune per 12 anni grazie all'assessore allo Sport Alfredo Ponticelli, e' stato risistemato grazie al contributo della Fondazione Cannavaro Ferrara, in collaborazione con una fondazione privata e la Provincia di Napoli, con l'obiettivo di "favorire l'integrazione sociale dei giovani piu' disagiati ed offrire loro valide alternative alla strada", come spiega il presidente Enzo Ferrara. Il progetto prevede una serie di azioni per il recupero della dispersione scolastica, con doposcuola e orientamento organizzati dalla Provincia, e per la facilitazione e promozione dell'occupazione giovanile, attraverso corsi di formazione e tirocini. "Qui a Scampia ho trovato tanto amore - dice Ciro Ferrara durante la presentazione - ci sono tantissime persone che lavorano perche' questi ragazzi possano avere una speranza per il futuro. La nostra fondazione non nasce per denunciare le storture della citta', ma per regalare un sorriso ai ragazzi, e in ogni caso il discorso sportivo non puo' mai essere importante quanto quello sociale". Sulla stessa lunghezza d'onda Cannavaro, secondo cui "ormai abbiamo capito che e' importante la presenza di strutture sul territorio. Io da ragazzino ho sempre giocato per strada, ma adesso e' molto piu' pericoloso. Dall'esterno si vede una Napoli in difficolta', ma io comunque tornero' a vivere qui. E' la mia citta', bisogna investirci e non scappare". E a chi gli chiede di portare i giocatori della nazionale a Scampia, Ferrara risponde che "sarebbe molto bello, ma non sono decisioni che posso prendere io. Quasi sicuramente pero' l'Italia giochera' a Napoli una delle partite di qualificazione, quella del 1 aprile".

martedì, dicembre 02, 2008

«Matrix, puntata su Napoli indegna»

il programma di mentana

L'ira del sindaco Iervolino contro il talk show:
«Ha ragione il parroco di Pianura, spegnete la tv»

NAPOLI - Il momento è difficile. Politicamente drammatico. Ma il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino non perde il piglio battagliero, o da avvocato d'ufficio come sostengono i denigratori, per difendere la città dagli strali del programma di Canale 5 «Matrix» che lunedì sera ha dedicato un ampio servizio alla situazione politica di Napoli dopo il suicidio dell’ex assessore del Pd Giorgio Nugnes con interventi del direttore del «Mattino», Mario Orfeo, e del «Riformista», Antonio Polito, entrambi molto critici verso il ceto politico cittadino. Sottolineature a cui si è aggiunto Enrico Mentana che ha più volte «punzecchiato» la scelta dell'assessore Enrico Cardillo di lasciare l'incarico «senza spiegazioni», ha aggiunto.

SPEGNETE LE TV - La Iervolino ha parlato di una rappresentazionedella città «veramente indegna. Io chiederei a questa gente di essere seria». «Ieri il parroco di Pianura - ha aggiunto - ha detto una cosa che, da vecchio consigliere di amministrazione della Rai e presidente della Commissione di Vigilanza mi dispiace sentire ma che è vera: "Spegnete le televisioni"». «Se vi sentite in pericolo su un vulcano che sta per scoppiare - ha proseguito Iervolino - scappate tutti. Io mi sento sicura».

SU NAPOLITANO - Infine ad un giornalista che ha chiesto un commento sulle preoccupate parole del Capo dello Stato nel corso del suo intervento di ieri alla Mostra d’Oltremare, il sindaco ha risposto: «Lui la condizione di Napoli la conosce, sarebbe assurdo aspettarsi che dicesse che tutto va bene. Certo - ha concluso - speriamo che la stampa parli della visita di oggi tanto quanto ha parlato dell’immondizia».

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39^ PUNTATA DI MATRIX
Lunedì 1 dicembre 2008
NAPOLI E GOMORRA
La puntata di Matrix è stata dedicata a Napoli. Abbiamo iniziato ascoltando l'intervento dello scrittore Roberto Saviano all'Accademia di Svezia, dove l'autore di Gomorra ha parlato della sua difficile situazione e di quella altrettanto preoccupante della sua città. In questi giorni nel capoluogo campano si è scatenata una bufera politico-giudiziaria. Un assessore importante del comune di Napoli ha presentato le sue dimissioni abbandonando la politica senza chiare motivazioni e un ex assessore, Giorgio Nugnes, nel mirino di un'inchiesta giudiziaria sulla rivolta di Pianura, sabato scorso si è tolto la vita. Intanto prendono corpo le voci che riferirebbero di un'altra inchiesta della magistratura che potrebbe scatenare un terremoto nella classe politica campana.
Sono intervenuti in trasmissione il direttore del Mattino Mario Orfeo e il direttore del Riformista Antonio Polito.

La puntata è stata seguita da una media di 1 Milione 290mila spettatori con 3 Milioni e 696mila contatti.

martedì, novembre 18, 2008

Mezzogiorno e coesione sociale.convegno a Napoli



Laura Pennacchi: La moralità del welfare


"La moralità del welfare
Contro il neoliberismo populista"
Saggi. Storia e Scienze sociali
Pagine 272, euro 27,00
isbn 978-88-6036-280-3
Il libro
Welfare state è ormai diventata un’espressione sconveniente. Da qualche tempo impera una sorta di tirannia degli stereotipi del neoliberismo, impostasi sia sul piano teorico che su quello empirico. Va di moda predicare la destatalizzazione, il trionfo di un ordinamento privatistico su scala globale, l’integrazione pre-politica e pre-statale della società mondiale affidata all’automatico coordinamento del mercato, l’isolamento e la spoliticizzazione dei cittadini, che renderebbero superflua la creazione della cittadinanza e dell’identità civica.
Nonostante i ripetuti fenomeni di crisi (specie finanziaria) che attraversano le nostre economie e le nostre società, il neoliberismo non si mostra per niente in disarmo; l’ultima tendenza, che nella versione nostrana ha conosciuto recenti successi editoriali, sta nella sua aggressiva riproposizione «populista», volta a criticare gli eccessi del «mercatismo», e a rilanciare strategie di autodifesa protezionistica.
Laura Pennacchi affronta in modo ragionato questi influenti luoghi comuni, troppo spesso subiti acriticamente, e ne discute con rigore e competenza, senza rinunciare a quella vis polemica che sembra ormai smarrita. Ne scaturisce una difesa non solo dell’efficacia, ma anche della moralità delle politiche di redistribuzione, cui lo Stato non può rinunciare se vuole ancora perseguire il suo conclamato presupposto di equità. È in gioco la democrazia stessa, al cui fondamento vi è un’idea di libertà intesa non come mero attributo individuale ma come impegno sociale e tensione egualitaria.
L’autrice
Laura Pennacchi, più volte eletta in Parlamento, è stata sottosegretario al Tesoro con Ciampi nel primo governo Prodi. Per i tipi della Donzelli ha pubblicato Lo stato sociale del futuro. Pensioni, equità, cittadinanza (1997) e L’eguaglianza e le tasse. Fisco, mercato e libertà (2004).
Donzelli editore
Ufficio stampa: Antonella Sarandrea
tel. 06 4440600
e-mail: a.sarandrea@donzelli.it
www.donzelli.it

sabato, ottobre 11, 2008

Prostituzione: Bazar bambini

Loro non lo sanno che mercoledì scorso le prostitute e i trans hanno manifestato in piazza contro il nuovo piano sicurezza. Non sanno chi sia il ministro per le Pari opportunità, e non gliene frega più di tanto.
Loro non sanno neanche di essere dei piccoli gigolò, forse, ché a 13 anni certe cose non sono ancora del tutto chiare. Gli altri, invece, quelli che accostano l'auto al marciapiede offrendo una manciata di euro in cambio della carne più giovane sul mercato, loro lo sanno benissimo. Sanno tutto. Sanno che quello è il corso Meridionale di Napoli, che a pochi metri c'è la Ferrovia, e che se un'auto dei carabinieri li becca con uno di quei bambini slavi sarà difficile spiegare. E non solo ai militari.Ma sanno anche che sono appena le dieci della sera, che la città pullula ancora di gente, e che nonostante ciò la little Amsterdam dei pedofili funziona a pieno regime. E' per questo, probabilmente, che non si pongono troppi problemi.Corso Meridionale, l'orologio segna le 22, ed è già il pienone. Le luci della concessionaria d'auto illuminano i volti dalla pelle scura, le teste ingelatinate e le pettinature strane, le scarpe all'ultima moda. Si trattano bene, i baby-gigolò. Anche perché, giovane o meno giovane, un corpo trasandato non lo vuole nessuno. Quando aprono il portafoglio, questi signori occhialuti coi capelli bianchi pretendono il meglio. E' come andare al ristorante e chiedere i datteri di mare, solo che questi datteri hanno un nome e un cognome, una famiglia, e una vita davanti.Ma chissenefrega. Sul corso ci sono i bambini, e qualcuno più grandicello. Sul lato opposto invece, una volta svoltato per via Giovanni Porzio, ci sono i nordafricani. Uno col basco in testa e il giubbotto di pelle nera. Col buio che c'è, quasi non si vede. Gli occhi di chi cerca sono abituati al buio, però, e ai colori esotici dei ragazzi che si prestano a tutto. Tra il corso Meridionale, via Porzio, via Padova, via Brindisi, via Nazionale, via Pavia, si snoda il sistema napoletano della prostituzione maschile. Ma è un sistema autoregolato, senza papponi: i soldi entrano puliti (per modo di dire) nelle tasche dei gigolò. I più grandi ci vivono. I più piccoli, che non hanno nessuno da mantenere, li usano per sganciarsi dal bilancio familiare o per comprarsi quel telefonino che il compagno di classe ha ricevuto come regalo per la promozione. La famiglia li lascia fare, a volte addirittura li spinge a battere il marciapiede.Damien ha 15 anni, una giacca di tuta col cappuccio, dei jeans stinti e un paio di Nike modello «Silver». Non aspetta neanche che uno lo chiami. Vede l'auto girare lentamente l'angolo, e questo gli basta per avvicinarsi al finestrino. «Che fai?», chiede. In realtà vuol sapere cosa vogliamo fare con lui, o piuttosto di lui. Qualche domanda buttata lì, col piglio del curioso che vuole attaccare bottone. Ma lui non ha tempo da perdere, e dopo un paio di domande a vuoto ci manda a quel paese: «Andate, andate». Gli altri due, che sono con lui all'angolo tra il corso Meridionale e via Brindisi, si alzano dal bordo della vetrina su cui erano seduti e gli si piazzano a fianco. E' il momento di andare.Entrando nel Centro Direzionale quando cala il buio, si può avere un'idea — seppur lontana — di cosa voglia dire tener nascosta la prostituzione, in un mondo parallelo regolato da leggi diverse. La grossa catena che di giorno impedisce ai mezzi l'accesso alla zona dei grattacieli, di notte magicamente viene via. Tutti possono entrare, con ogni mezzo, e con ogni intenzione. A ogni angolo c'è una vedetta, a ogni porticato c'è un viavai. I motorini circolano liberamente, e non una volante che provi a fermarli.Anche lì gironzolano gli slavi. Fino a poco tempo fa avevano occupato un'intera ala del parcheggio sotterraneo. Una volta murato — perché ancora incompleto — hanno sfondato le pareti in diversi punti per accamparsi sotto terra. Allora il traffico dei minori si svolgeva di nascosto: gli appuntamenti venivano presi in via riservata, magari dopo aver agganciato un bambino a qualche semaforo. La camorra sembra che non c'entri niente anche perché, in base a una specie di codice d'onore, la pedofilia è un reato di cui vergognarsi. Questo è un mercato totalmente extracomunitario dove, quando i papponi esistono, anche loro sono extracomunitari.Ora i bambini sono usciti allo scoperto, sulla strada. La prostituzione al chiuso, si svolge per lo più all'interno di qualche cinema porno in zona ferrovia. E lì si fa quel che si vuole, ché se per strada almeno un minimo bisogna stare attenti, nei cinema è il sovvertimento di qualunque ideale, la mortificazione di ogni anelito di dignità. Nessuno ha paura, nei cinema. Delle retate, dopotutto, non si parla più ormai da tempo.In strada, invece, chi ha più paura sono i pedofili. Arrivano con le auto sul corso Meridionale e si guardano intorno. Uno di loro, dopo aver scorto il teleobiettivo che lo stava immortalando, ha ingranato la prima ed ha lasciato due righe di gomma bruciata sull'asfalto. Forse oggi leggerà il giornale, o magari qualcuno, in ufficio, gli racconterà di quei maiali che quando cala il buio lasciano moglie e figli per andare a caccia di bambini slavi. Forse, forse, forse. Forse qualcuno dirà «che schifo», e allora un brivido gli salirà su per la schiena.

lunedì, ottobre 06, 2008

Mentalità Il tifoso avversario? Si può accoltellare, ma non denunciare. Ecco la filosofia ultrà

Secondo il tifo violento è la «polizia il primo nemico». La logica, raccontata in intercettazioni, è: nemici sempre, infami mai


NAPOLI - Un tifoso avversario si può accoltellare, magari ammazzare, ma non va mai denunciato alla polizia che è «il primo nemico». Le regole dell’omertà vigono anche nelle tifoserie ultrà come emerge dall’inchiesta condotta dal pm di Napoli Antonio Artituro e dalle indagini della Digos che hanno portato oggi all’arresto di supporter di due gruppi del tifo azzurro, le Teste Matte e gli Niss. Un episodio significativo è ricostruito dalla Digos e dai pm di Napoli. Riguarda l’arresto di un tifoso napoletano che aveva accoltellato un veronese e che era stato denunciato e fatto arrestare dal supporter della tifoseria scaligera ferito. La conversazione è stata intercettata il 28 settembre 2007.
Al telefono Giuseppe Nota, ultrà azzurro arrestato, e Riccardo, tifoso veronese.
Riccardo: questo signore qua non c’entra assolutamente col gruppo. Questo è il classico tifoso della domenica che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.......Fidati, non ti avrei neanche chiamato. Cioè nemici da sempre, per sempre, ma infami quello mai
Nota: sì sì però noi abbiamo gli stessi ideali
Riccardo: infami quello mai
Nota: immagina, sai noi che facemmo l’anno scorso? Incidenti col Bologna...a Bologna li presero due tre di loro...in carcere. Noi ci abbiamo mandato 500 euro con tutto che siamo rivali
Riccardo: Se voi avete il nome di questo, ti prego di mandarlo che facciamo di tutto per convincerlo..anche pagare di tasca nostra che lui vuole come risarcimento danno....nemici oltre la morte, ma infami mai! Soprattutto con chi ci fa divertire
Nota: Bravo, bravo
Riccardo: Siamo rimasti di merda. Perchè effettivamente questo ha infamato. Se io parto da Napoli a fare il confronto all’americana io non riconosco nemmeno uno che mi spara in faccia.
«La conversazione denota - scrive il gip Luigi Giordano - in tutta la sua drammaticità il paradosso dell’atteggiamento dei due interlocutori, tra l’altro divisi da un’acerrima rivalità (l’ostilità esistente tra la tifoseria del Verona e quella del Napoli non ha eguali in ambito nazionale) che non si soffermano affatto sulla gravità di quanto accaduto (l’accoltellamento di una persona) che anzi viene giustificato nell’ottica ultras, quanto piuttosto sulla collaborazione data alla polizia dal denunciante ritenuta un’infamia inconcepibile. Nessuna pietà o quantomeno comprensione, viene dimostrata verso la vittima che, anzi, è destinataria del disprezzo di entrambi». Il giudice sottolinea che Riccardo «considera un’onta da cui prendere assolutamente le distanze il comportamento del tifoso veronese che aveva denunciato». Si tratta, per il tifoso, di «un vero e proprio tradimento della mantalità ultras», come commenta il gip.

domenica, settembre 28, 2008

Un corteo di almeno seimila persone ha sfilato ieri tra Chiaiano e Marano contro la discarica.

Un corteo di almeno seimila persone ha sfilato ieri tra Chiaiano e Marano, ribadendo l’opposizione della popolazione locale e dei partecipanti provenienti da altre zone di Napoli, della Campania e d’Italia, alle soluzioni messe in atto dal governo per affrontare la cosiddetta emergenza rifiuti.Una giornata di mobilitazione che ha cercato di riaprire il dibattito sulle soluzioni alternative al poco avanguardistico sistema basato su discariche e inceneritori. Tra i partecipanti alla manifestazione anche il prof. Paul Connet, teorico della strategia “rifiuti zero”, che è intervenuto durante il corteo. La manifestazione ieri chiedeva che una delegazione di cinquanta persone – tra civili e rappresentanti delle istituzioni – potesse entrare nella cava di Chiaiano, da mesi presidiata dai militari, per poter verificare l’effettiva “bonifica” che starebbero approntando i tecnici del Commissario ai rifiuti Bertolaso. Ma dopo una trattativa durata poco più di mezz’ora, alla fine del percorso del corteo, la giornata si è chiusa ancora una volta con scontri tra polizia e manifestanti, e con la precisazione di Bertolaso che in quanto “area di interesse nazionale” la cava sarà eventualmente accessibile ai soli rappresentanti delle istituzioni. La manifestazione, scioltasi definitivamente soltanto verso le 22, ha stabilito di riprendere a riunirsi in forma di assemblea permanente in attesa di nuovi sviluppi.
La ricompattazione del movimento che si oppone al piano governativo per i rifiuti e all’apertura della discarica a Chiaiano è ripresa da giovedì 25 settembre, quando i parteciapanti ad una fiaccolata nei pressi della stazione di Chiaiano avevano bloccato cinque camion dell’ esercito scortati dalla polizia. I camion, contenenti brecciolino, erano stati in seguito deviati verso via Toscanella mentre il corteo aveva proseguito pacificamente verso Marano. Il 26 settembre invece i comitati di Chiaiano e Marano avevano organizzato una dimostrazione con 20 camion, per simulare il traffico che si creerà se, mantenendo le condizioni attuali, si dovesse avere un transito giornaliero di una cinquantina di camion di rifiuti diretti alla discarica. Come prevedibile, essendoci un'unica arteria viaria in cui si concentrerebbe sia la mobilità ordinaria del quartiere che il viavai degli autocompattatori, il traffico si è letteralmente paralizzato.
Per lo “Jatevenne Day” indetto per ieri 27 settembre, il corteo sarebbe dovuto partire alle quattro di pomeriggio. Ma oltre ai rallentamenti fisiologici, a ritardare la partenza ha contribuito anche l’intervento dei carabinieri, che verso le 14,00 ha fermato tre attivisti. Una vera e propria “operazione antiterrorismo”, in cui quattro volanti di carabinieri con pistole e mitragliette puntate hanno bloccato il camion degli attivisti del centro sociale Insurgencia che trasportavano protezioni di plexiglas e coreografie di gommapiuma destinate al corteo. I materiali sono stati classificati come "armi improprie", e i tre attivisti sono stati condotti nella Caserma Caracciolo in Corso Vittorio Emanuele, dove sono stati trattenuti per circa tre ore.
Partito definitivamente verso le 17.30, il corteo ha sfilato pacificamente per due ore verso Marano, con i suoi variegati partecipanti – oltre ai comitati dei cittadini residenti c’erano diversi gruppi di associazioni, comitati di categoria, centri sociali campani e non, tra cui anche una delegazione del movimento No Dal Molin, sorto contro la base Nato di Vicenza.
Tra gli ospiti d’onore del “Jatevenne Day” c’era anche il prof. Paul Connet, docente statunitense e teorico del sistema “rifiuti zero”, promotore di un modello di smaltimento totale dei rifiuti solidi urbani tramite raccolta differenziata e trattamento a freddo delle frazioni residuali, e per questo fermo oppositore del sistema di discariche e inceneritori, attualmente indicato dalla nostra classe politica come unica soluzione possibile. “In tutto il mondo stanno riuscendo a praticare una raccolta differenziata superiore al 70% del totale dei rifiuti, che permette un recupero dei materiali, il compostaggio dei materiali organici utilizzabile in agricoltura e la creazione di numerosi posti di lavoro. Perché non a Napoli?” si è chiesto il prof. Connet parlando al microfono davanti al corteo. “Ci sono tre ragioni per cui Napoli non è con il resto del mondo: Berlusconi, Bassolino, Bertolaso. Il problema non è la gente di Napoli, ma la sua leadership politica. Utilizzare la polizia e l’esercito contro la popolazione è un atteggiamento camorristico, dovrebbero al contrario collaborare con i residenti. Siamo pronti a parlare con i leader politici delle reali soluzioni”, ha concluso Connet.
Alla fine del suo percorso il corteo è arrivato infine a via Cupa del Cane, strada di accesso alla cava prescelta per la discarica tra Marano e Chiaiano. La Digos aveva autorizzato l’avanzamento del corteo solo fino al numero civico 85 della strada, poco prima cioè del presidio di carabinieri e polizia che da mesi controlla giorno e notte l’ingresso della cava. Nonostante fosse ormai quasi del tutto buio è iniziata la trattativa per l’accesso della delegazione di cinquanta persone, tra civili e rappresentanti istituzionali, all’interno della cava. Ma dopo una mezz’ora di parlamentazioni portate avanti con poca fiducia da entrambe le parti, è partita la prima carica della polizia per allontanare i manifestanti dall’ingresso della discarica, a cui alcuni attivisti hanno risposto con lancio di pietre e petardi. La seconda carica della polizia è stata più pesante e ha colpito indiscriminatamente diversi partecipanti alla manifestazione, mentre contemporaneamente i carabinieri hanno lanciato i lacrimogeni. Le fonti ufficiali parlano di quattro feriti tra le forze dell’ordine, colpiti dal lancio di pietre e di petardi. Tra i manifestanti si potevano contare ieri almeno una ventina di feriti e contusi, colpiti da manganellate alla testa o al torace. Le uniche armi in possesso dei comitati di Chiaiano e Marano che componevano le prime file della barricata erano caschi protettivi per la testa, mancandp le barriere di plexiglas sequestrate poche ore prima. Ma tra le file alle loro spalle non mancava chi invece si era armato di pietre.
Come e perché è fallita la trattativa? “Il sito non era adeguatamente illuminato”, spiegano dalla struttura del sottosegretario Bertolaso. “Non è mai stato negato a rappresentanti delle istituzioni l'accesso al sito dove sarà realizzata la discarica - dice Marcello Fiori, coordinatore della struttura - e dunque già lunedì mattina il sindaco e gli altri rappresentanti degli enti locali interessati potranno entrare nella cava, dove tra l'altro sono già stati. Chi non potrà entrare sono invece i cittadini - conclude - in quanto il sito di Chiaiano è dichiarato di interesse strategico nazionale” (ANSA). “Al termine del corteo, dopo un ulteriore trattativa andata male” - dichiarano in un comunicato stampa poche ore dopo i Comitati contro la discarica di CHiaiano e Marano e la Rete Campana Salute e Ambiente – “abbiamo fatto quello che avevamo pubblicamente annunciato. Siamo andati avanti verso la cava! Solo con i nostri corpi o strumenti esclusivamente difensivi dei colpi, come i caschi. Questo avevano deciso infatti i cittadini partecipanti del presidio”.
Il bilancio della giornata è positivo per quanto riguarda la riuscita mobilitazione e il ricompattamento delle diverse anime del movimento che contesta il piano rifiuti imposto dalla triade Berlusconi-Bassolino-Bertolaso. Ma per quanto riguarda la possibilità di portare avanti un vero dialogo e trattative concrete con questa classe dirigente il percorso non sarà facile. La partecipazione dei cittadini residenti è stata forse minore che prima dell’estate – lungo le strade non mancavano sguardi decisamente sfiduciati – ma per altri aspetti non è mancata la solidarietà – come quando le case intorno al presidio su richiesta del corteo hanno acceso le luci fuori ai balconi per contrastare il buio crescente, così come molti commercianti hanno raccolto l'apppello alla serrata delle saracinesche.
“Avevamo chiesto al termine della Manifestazione che una delegazione di almeno 50 cittadini entrasse nella cava”, spiegano i Comitati nel comunicato. “Un fatto simbolico ma fondamentale, per significare che quel territorio è di chi lo vive e non può essere espropriato dalla democrazia e militarizzato dagli eserciti. Avevamo anche chiesto che Bertolaso aprisse finalmente un confronto pubblico sulle alternative a megadiscariche e incenerimento, alternative che esistono ma vengono scartate per ragioni di business”.
“Abbiamo provato a mediare” - dice invece una nota il sindaco di Marano, Salvatore Perrotta – “per una soluzione che permettesse di concludere senza problemi una manifestazione che si era svolta in assoluta calma e tranquillità. Invece è mancato quel buon senso che sarebbe necessario sempre, ed è mancato sia da una parte che dall'altra. La cosa che rammarica è che siamo di fronte a una autentica occupazione militare del territorio, che peraltro impedisce a centinaia di cittadini di rientrare nelle proprie abitazioni. Ci piacerebbe vedere un simile dispiegamento di forze dell'ordine contro la camorra ed invece abbiamo rischiato noi stessi, io come sindaco e l'onorevole Barbato, parlamentare della Repubblica, di finire sotto le manganellate” (ANSA).

sabato, settembre 27, 2008

2008: fuga dalla Campania . Chi può scappa.

Il Meridione, per sopravvivere, dopo mezzo secolo si rimette in marcia. Il «rinascimento campano» è finito. In un anno, dal Sud al Nord, sono emigrati in 120 mila. Cinquantamila solo dalla Campania, più 65 mila emigrati pendolari e 26 mila finiti all´estero. Napoli nel 2007 ha perso il 14 per cento degli abitanti. Nel resto del Paese pochi se ne accorgono. Nessuno ne parla.
Ma la massa impressionante dei poveri, in maggioranza invisibili alle statistiche, cresce e fa paura. «Più dei rifiuti - dice il sociologo Giovanni Sgritta - più dei tifosi violenti, dei rom o degli immigrati».
Chi resta non ha alternative. Concetta, a Giugliano, alleva sei figli in una stanza di dodici metri quadrati, senza pavimento e priva di intonaco. Ha ventidue anni ed è riuscita a finire le elementari. Quando tutti sono a letto, per qualche ora, fa entrare chi la paga. Antonio, in giugno, ha perduto la pizzeria di Mondragone. Strozzato dal mutuo, non ha pagato le rate all´usuraio cui lo ha indirizzato la sua banca. «Era un amico - dice - per punirmi mi ha fatto violentare la moglie, di cinquant´anni». È in questo deserto che lo Stato consegna la Campania al "Sistema". La camorra si nutre di vuoto. Ad Acerra, per dare una lezione ai bambini che non volevano diventare "pali", in una notte ha fatto segare panchine, alberi e lampioni. A Benevento ferma i vecchi che rubano scatolette al supermercato. O pagano la metà, o il cibo viene sequestrato. «Ormai - dice Gaetano Romano, direttore della Caritas campana - solo la criminalità ha soldi da investire e lavoro da offrire. La regione si trasforma in una holding camorristica. Migliaia di genitori, in questi giorni, hanno potuto comprare i libri di scuola grazie agli spacciatori. Per la prima volta la stanchezza dei poveri, la rabbia degli immigrati e la concentrazione dei criminali, generano una spinta inarginabile. Così, Napoli e la Campania, precipitano nell´abisso del razzismo».
Non è, purtroppo, un´emergenza. Lo è però la novità generata: i poveri del Sud, in crescita vertiginosa, in Italia non sono più un argomento pubblico e nessuno si muove davanti allo scoppio della loro disperazione. Decenni di allarmi, ingigantiti per battere cassa: e ora che la marea sale davvero, marcita nel razzismo, nessuno che ci badi. «I poveri sono anonimi e faticosi - dice padre Antonio Valletti nel centro Hurtado di Scampia - e ci fanno vergognare. Per il Paese non sono più una voce di spesa. Riconoscerli imporrebbe un intervento. Alla pubblicità, signora dell´opinione pubblica, non piacciono: in tivù, non esistono. Così la politica non ha interesse ad allargare lo spazio dei loro diritti. Dobbiamo prendere atto che siamo l´Africa dell´Europa: con più violenza e meno dignità». I numeri confermano. La Campania è ormai la regione europea con la concentrazione più alta di famiglie povere, di disoccupati, di donne che non lavorano e di minorenni in miseria. Poco meno di 2 milioni in regione, 240 mila solo a Napoli. Quasi uno su tre non ha il necessario per sopravvivere. Due su dieci non mangiano più di tre volte alla settimana. Otto su dieci non possono pagare l´affitto. I disoccupati sfiorano il 40 per cento. Tra chi lavora, due su dieci guadagna meno di mille euro al mese, uno su dieci meno di 500. Oltre la metà dei residenti accumula almeno 200 euro di debiti al mese. Il pil pro capite è di 16 mila euro all´anno, contro i 33 mila della Lombardia. Un contratto su due è a termine. La dispersione scolastica è del 45 per cento.
Tra le 80 regioni europee più arretrate, occupa la posizione numero 68. I poveri, nel Meridione, sono ormai poco meno di 6 milioni. «L´agghiacciante verità taciuta - dice Luigi Tamburro, presidente del banco alimentare di Caserta, il più grande d´Italia - è che migliaia di persone e di bambini ormai fanno la fame. La società della competitività, fondata sul consumo, ha esaurito il proprio serbatoio di umanità. Siamo soli davanti ad una tragedia italiana di cui si ignora la pericolosità». Centinaia di dibattiti, politici, storici e letterari: retorica sulla «questione meridionale», nessun aiuto concreto. L´Italia, con la Grecia, è l´unica nazione europea a non avere un piano di lotta contro la povertà. L´unica ad aver cancellato ogni sostegno.
Finiti i soldi anche per l´assegno, 350 euro al mese, della Regione Campania. Il rapporto annuale della Commissione contro l´esclusione sociale, è ignorato.
Il nuovo governo non l´ha mai nemmeno riunita. Per questo nel giorno di San Gennaro, patrono di Napoli, la mensa di piazza del Carmine scoppia. In fila, tra anziani e immigrati, anche genitori e figli. Parlano della strage degli africani, nella notte, a Castelvolturno. Condannano la rivolta degli immigrati contro gli omicidi. «Questa volta - dice Gaetano, disoccupato con due bambine in braccio - i Casalesi hanno fatto bene. I negri andavano puniti: rubano i lavori e noi finiamo a mangiare dai preti». Una guerra nuova: non solo tra i poveri, ma tra questi e la criminalità che, sconfitto lo Stato, deve difendersi dalla rivolta dei propri sicari, o di nuovi concorrenti. «La Campania - dice Alex Zanotelli, missionario alla Sanità - non è più un serbatoio significativo di schiavi per il Nord. Il Paese ha scelto: musulmani e neri, per pagare ancora meno la mano d´opera clandestina e ammorbidire l´islam. Lo scontro esplode qui: italiani poveri contro stranieri poveri. Vincono i secondi, perché la Campania ormai è la piattaforma logistica per le scorie non smaltibili dell´Europa. Solo un africano accetta di vivere in una discarica e riconosce l´affare spietato tra politica e criminalità, il patto massone per la "somalizzazione" del Sud. Lo Stato ci mette terra, uomini e miseria, la camorra soldi e controllo. Non si capisce che siamo prossimi all´esplosione. Chi può scappa: nelle strade si agita una massa di disperati che non ha più nulla da perdere».
Dopo trent´anni di rifiuti tossici che hanno distrutto l´agricoltura, qui si aspettavano i soldati per bonificare i terreni. Invece i militari arrivano per presidiare nuove discariche e nuovi inceneritori. «L´immagine-simbolo - dice Maurizio Braucci, tra gli sceneggiatori di "Gomorra" - è quella di Ponticelli. Una folla di poveri, stracciati e sporchi, nascosti dietro montagne di immondizia, che prende a sassate famiglie di zingari in fuga. È il simbolo della Campania, ma pure del Paese che ha scelto la militarizzazione sociale. Indifferenti all´evidenza dello scandalo: perché i mediatori della miseria vivono di paura, perché chi ha voce e potere appartiene al sistema che trasforma l´emergenza cronica in povertà». Eppure l´Italia in recessione, che nega o minimizza, con questa miseria che straripa deve fare i conti. L´abisso non è più costruito di casi estremi, ma di normalità. Lucia, a Sant´Angelo dei Lombardi, ritira ogni mese una pensione di 580 euro. Ne spende 360 d´affitto e 100 per aiutare il figlio disoccupato. «Per cibo, bollette, medicine e vestiti - dice - mi restano 4 euro al giorno». Ad Aversa decine di bambini vanno a scuola lunedì, mercoledì e venerdì. Martedì, giovedì e sabato lavorano per la criminalità: 50 euro al giorno, per pagarsi vitto e alloggio in famiglia. «Il Paese - dice don Luigi Merola, ex parroco a Forcella, costretto a lasciare per le minacce di morte e oggi sotto scorta - alla povertà si è arreso. Taglia i fondi all´istruzione, finge che l´occupazione sia una questione del mercato, condanna i poveri alla delinquenza. L´accelerazione della deriva di Campania e Meridione nella miseria, sotto gli occhi di tutti, è spaventosa. Se non diventa il problema centrale del Paese, il federalismo si tradurrà in una scissione nordista di fatto. L´unico esercito che al Sud faceva paura era quello degli insegnanti: toglierli significa ammettere di mirare al consenso attraverso il controllo della camorra».
La gente, resa apatica da una storia di prepotenze e umiliazioni, è scossa da una paura nuova. «Anche la solidarietà - dice la sociologa Enrica Morlicchio - è allo stremo. Città e paesi sono in mano agli usurai, che riciclano denaro sporco ricattando i poveri. Le case della Campania sono depositi di armi e droga: unica fonte di sostentamento anche per le famiglie oneste». Nei salotti ci si consola ricordando la miseria del dopoguerra. Ma lo spettro ormai ha un profilo preciso: "l´assalto ai forni", la rivolta dei poveri contro lo Stato assente che li ignora. «Il governo - dice Antonio Mattone della comunità di Sant´Egidio - non lotta più contro la povertà, ma contro i poveri. La violenza di quest´anno a Napoli, contro le discariche, contro i rom e contro gli immigrati, è stata premiata. La lezione è semplice: se è filmata dalle tivù, in base alle opportunità elettorali, la violenza della piazza decide. Un cortocircuito civile che in Campania può travolgere tutti. I poveri ormai sono la maggioranza, non rispondono più a nessuno, cominciano a unirsi. Il Sud in miseria, fondato su emigranti, immigrati e criminali, sta spazzando via la politica ostaggio della finanza: l´Italia rischia di smarrire la fiducia non nella ripresa, ma nella democrazia». Come Marina. Da trent´anni vive in un sottoscala a Villa Literno grazie ai 600 euro concessi alla figlia colpita da un´encefalite. È mezzogiorno e il figlio più grande, disoccupato, dorme davanti al focolare spento. L´altra figlia, separata, oggi non ha cibo per i tre bambini. Questa notte l´hanno presa mentre stava per tuffarsi dal balcone nel vicolo.
«Se l´assisto - dice - non posso lavorare. Se lavoro, perdo il diritto al suo assegno». Una frattura storica, la rottura del vincolo tra miserabile, favore e potere. Migliaia di fantasmi, in Campania, si chiedono cosa significhi, se ancora abbia una valore, essere liberi. «La scure che sta tagliando il Paese - dice Marco Rossi Doria, maestro di strada - è la fine dell´interesse della politica per chi ha bisogno di giustizia. La vigliaccheria dell´italietta, la rimozione collettiva della povertà, consente alle istituzioni di confrontarsi esclusivamente con l´economia. I tagli alla scuola, che ricacciano i bambini del Sud nelle strade, sono il simbolo di una condanna definitiva alle mafie. Questo accanimento particolare contro i poveri, con l´arma dell´istruzione negata nel nome del rigore, è il via libera pubblico alla criminalità». Nessuno, in Campania, invoca il fallito assistenzialismo clientelare del passato. In una terra divisa tra fuga e guerra, non ci si vergogna però più di lanciare un «allarme nazionale sui poveri». «Ogni settimana - dice il sociologo Enrico Rebeggiani - se ne vanno centinaia di donne sole. Non era mai accaduto. La regione, come il resto del Sud, si svuota di giovani intraprendenti. La politica è ridotta a reclutamento dei leader prepotenti delle moltiplicate ribellioni possibili: solitamente accade quando i regimi autoritari sono al tramonto».
Per questo, affrontare il cambiamento con l´emergenza che mobilita esercito, polizia e ronde, alimenta la ritirata. «Il Paese - dice Andrea Morniroli della cooperativa Dedalus - deve riconoscere una responsabilità nuova verso i poveri. Sacrificare la Campania e il Meridione alla paranoia della sinistra contro Berlusconi, non legittima solo la corruzione del potere: distrae una coscienza civile e trascina l´Italia dalla povertà regionale alla cultura nazionale dell´arretratezza armata». In via S. Maria Ante Saecula 109, rione Sanità a Napoli la casa grigia di Totò, chiusa e quasi introvabile, è abbandonata. Sembra crollare. Nel "basso" hanno aperto un´officina abusiva. Il Comune aveva promesso al mondo un museo. È stata venduta a un anonimo privato. Un vigile tira un lenzuolo blu, steso ad asciugare dalla casa di fronte. Copre anche la targa, sporca e illeggibile. Forse vuol cancellare chi, anticipando una tragedia, faceva ridere. Ed è stato confuso con un comico.

sabato, settembre 20, 2008

Cardinale Crescenzio Sepe: Napoli non morirà: vedo la svolta

Le ragioni della speranza e della fede nell'energica omelia del Cardinale

Criminalità, povertà, coscienza civile: nella sua omelia il cardinale Crescenzio Sepe affronta ancora una volta le emergenze della città: cominciando dall'allarme camorra. La città si è da poco svegliata con le notizie della strage criminale di immigrati a Castelvolturno. La camorra ha alzato ancora il tiro, mettendo il suo marchio su un fenomeno, quello dell'immigrazione, che nelle campagne a nord di Napoli ha assunto dimensioni preoccupanti. Un problema che la camorra cerca di risolvere a modo suo, dando vita, giovedì 18, a un massacro di immigrati (in questo caso africani) senza precedenti. E sul quale il Cardinale lancia il suo anatema. "Deponete le armi: ciò con cui oggi uccidete, domani ucciderà anche voi e le vostre famiglie". L'arcivescovo di Napoli si rivolge ai sicari della camorra - da lui paragonati a serpenti velenosi - dopo i due agguati nel Casertano: "Finché questi portatori di morte - dice - non saranno sconfitti avremo sempre un cimitero riempito dall'odio e dalla violenza". "Disperati che provocano la morte in nome del dio denaro, della droga. Diffondono una morte che costa tante vite, non solo dei giovani, ma spesso anche tra loro''. Pubblichiamo ampi stralci dell'omelia.

di Crescenzio Sepe
(...) A nulla servirebbe il prodigio del santo Patrono se noi non sapessimo rispondere con fede e con carica cristiana tanti bisogni spirituali e umani della nostra gente. Penso, in particolare, alle sofferenze delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese; alla solitudine degli anziani o all'abbandono dei malati; al grave disagio dei giovani che cercano con tutte le forze un lavoro e non lo trovano; ai tanti precari o sotto-occupati che vedono svanire le loro speranze; penso allo stuolo di ragazzi della strada, vittime della camorra o della delinquenza organizzata. Chi, poi, non prova sofferenza nel leggere gli impietosi dati statistici sull'evasione scolastica?
Sono sotto i nostri occhi le tante aree depresse dove i più deboli sono abbandonati ad un destino ingrato e dove il malaffare e le organizzazioni camorristiche trovano terreno fertile per impiantare e coltivare illegalità, soprusi, violenze e morte. Sono problemi terribili che riguardano tanti, troppi nostri fratelli e sorelle. (...)
Cosa dire a questa nostra bella e tormentata Città? Rispondiamo con il coraggio della nostra fede, come ci ha assicurato Cristo e come S. Gennaro ci ha testimoniato: Napoli non perdere la tua fede; non farti rubare la speranza; rialzati; rivestiti di luce; non puoi continuare a restare nascosta, ma fa che la tua bellezza risplenda davanti al mondo intero.
(...) E', invece, nostro dovere combattere uniti, con le armi della solidarietà e della comunione fraterna. E', certamente, un compito difficile ma, nello stesso tempo, grandioso quello che grava sulle spalle di ogni cristiano, di ogni uomo di buona volontà. Ma possiamo farcela! Questa terra non morirà! L'ho detto e lo ripeto con forza e convinzione perché il popolo napoletano ha in sé il coraggio delle sue radici e della sua identità; ha quella vivacità di fede e di pensiero, quell'inventiva che ha reso e rende grande la nostra storia religiosa, artistica e culturale; la capacità di adattarsi a qualsiasi fatica, di sorridere e di sentirsi famiglia sotto lo stesso cielo. La sensazione di trovarsi di fronte a un momento di svolta si avverte attraverso molti segni, forse non tutti chiaramente percepibili, ma non per questo meno reali. Ma per una soluzione definitiva e strutturale, bisogna che ognuno, nel proprio specifico campo di responsabilità e competenza, sia disposto a suonare il tasto dell'impegno personale e individuale. In altre parole, per brillare davanti agli uomini, questa nostra città deve diventare la casa comune dove ognuno, quasi fosse estensione del tetto domestico, svolge la sua propria esistenza, sentendola e vivendola come casa propria. Per raggiungere questo traguardo, bisogna che la città, splendida porzione di terra benedetta da Dio, sia costituita a misura d'uomo, costruita, cioè, sulla base delle esigenze che la dignità di ogni persona reclama: il lavoro, i servizi, la tutela della salute, la crescita culturale e civile. Una città, quindi, parametrata sulla base di una giustizia sociale che bandisce ogni privilegio, con unica eccezione: quella di mettere i poveri al primo posto e di declinare a loro favore tutti i verbi che nel vocabolario della solidarietà cristiana sono scritti in caratteri indelebili: accogliere, assistere, confortare, promuovere. In una parola amare, che è il dato costitutivo di riconoscersi seguaci di Cristo.
L'unico vero "alibi" che Napoli può e deve invocare è rappresentato proprio da chi è privo di mezzi e continua a restare ai margini: poveri di ogni genere e, accanto ad essi, i giovani in cerca di lavoro che hanno diritto a una difesa non "d'ufficio", ma reale e appassionata, dal momento che senza il loro apporto, sarà difficile parlare di città futura.
Schierarsi a fianco di chi si trova in difficoltà non fa parte, per la Chiesa, come ci ripete il Papa, di una strategia di impegno sociale o politico, ma è risposta al comandamento di amore per il prossimo. (...)




giovedì, settembre 11, 2008

Incontro tra le Giunte di Regione Campania e Comune di Napoli (supergiunta). Le decisioni prese.

Incontro tra le Giunte di Regione Campania e Comune di Napoli

10/09/2008 - Si sono riunite oggi, 10 settembre 2008, a palazzo Santa Lucia, le giunte della Regione Campania e del Comune di Napoli. Queste in sintesi le misure decise:

Tempi certi per i cantieri. Verrà attuata una verifica per vedere caso per caso dove è possibile organizzare più turni di lavoro. in tal senso la Regione assicura piena disponibilità a rivedere gli accordi economici con le imprese che si sono aggiudicate i lavori.

Comunicazione. Verrà incrementata la comunicazione con i cittadini. In particolare si pensa di ricorrere alla cartellonistica per indicare la durata dei lavori prevista cantiere per cantiere. Verrà istituito anche un numero verde per le segnalazioni dei cittadini. ''Avremo grande attenzione ai tempi'', ha sottolineato Bassolino.

Più vigili in strada. L'obiettivo indicato dal presidente e' quello del 20% di uomini in piu' in piazza. Già domani il vicepresidente della giunta regionale, Antonio Valiante, convocherà gli assessori competenti per avviare un piano che preveda un utilizzo delle più moderne tecnologie.
''Non finanzieremo straordinari - ha detto Bassolino - ma corsi di formazione per un numero consistente di vigili. Obiettivi un miglior controllo dei parcheggi abusivi, il rispetto delle corsie preferenziali, la lotta alla sosta selvaggia e il controllo dei limiti di velocità''.

Mobilità. Si dà attuazione al piano parcheggi di interscambio con l'apertura di Chiaiano, Madonnelle e Bartolo Longo (ottobre), Pianura (novembre), Scampia 2 (marzo 2009), e Centro Direzionale (giugno 2009). Contemporaneamente si prevede l'apertura di diverse stazioni della circumvesuviana collegate ai parcheggi di interscambio; la tranvia di Poggioreale a dicembre e a San Giovanni le stazioni di circumvesuviana e ferrovie dello stato tra gennaio e febbraio.

Fondi per disabili e bimbi rom. La regione stanzia 40 milioni di euro al sostegno delle fasce deboli. due gli interventi previsti: si punta all'incremento dell'assistenza domiciliare dei disabili con l'obiettivo di passare dalle quattro ore alla settimana alle quattro ore al giorno e alla scolarizzazione dei bimbi rom con interventi di accompagnamento concordati con le famiglie, in particolare con le madri dei bimbi.

Valorizzare il porto. In programma la riqualificazione del molo San Vincenzo e della darsena di Via Acton. ''Pensiamo - ha detto il presidente Bassolino - ad un rapporto forte con importanti forze imprenditoriali per rilanciare questa parte della città".

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