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mercoledì, febbraio 27, 2008

Loredana Bertè esclusa dal Festival di Sanremo per plagio


Il brano "Musica e parole" di Loredana Bertè è stato escluso dal Festival di Sanremo. Tuttavia, la cantante si esibirà fuori gara. La Siae ha confermato le identità tra la canzone presentata dalla Bertè e "Ultimo segreto", del 1988. Lo ha annunciato durante una conferenza stampa il capostruttura di Raiuno, Raveggi. La decisione è stata presa dall’Organizzazione del Festival dopo essere venuta a conoscenza che il brano in concorso 'Musica e parole' poteva avere analogie e somiglianze con un brano gia' edito dal titolo 'L'ultimo segreto' del 1988.

"L'Organizzazione - si legge nel comunicato ufficiale -, pur non essendo stata formalizzata alcuna denuncia su questo episodio da nessuna casa discografica ai sensi dei commi 1 e 2 dell'art. 8 del regolamento del Festival, ha avviato una serie di accertamenti per verificare i fatti”.

Le conferme sono arrivate dalla Siae e dalla Discoteca Nazionale di Stato: in un LP dal titolo 'Sesto senso' figurava un brano dal titolo 'L'ultimo segreto' (autori Alberto Radius e Oscar Avogadro) prodotto da Tullio De Piscopo e Alberto Radium. “Dopo aver verificato – si legge ancora nella nota - che il brano presenta identità del tema musicale con la canzone 'Musica e parole' (autori Avogadro, Radius e Berte') presentata nel 58º Festival ha deciso di escludere il brano 'Musica e parole' dalla gara”.

Il capostruttura di RaiUno, Giampiero Raveggi ha poi aggiunto che "la Rai si riserva di adire le vie legali, contro Radius e Avogadro ma anche contro l'editore, visto che i due autori avevano firmato la certificazione richiesta dalla Rai sul fatto che il brano fosse inedito.

La notizia della squalifica è stata data alla cantante da Pippo Baudo. A raccontare i termini del colloquio è stato lo stesso direttore artistico del Festival. La Bertè ritiene "di essere stata ingannata dagli autori del brano, ma rimandarla a Milano sarebbe stata una sconfitta per la sua vita".

E così Baudo e i rappresentanti della Rai hanno deciso di "adoperarsi per farla partecipare fuori gara al Festival". Personalmente - ha concluso il direttore artistico – ho telefonato a Radius che è però caduto dalle nuvole. Ha detto che non si ricordava, che lui scrive tante canzoni".

martedì, febbraio 26, 2008

Sanremo: il sociale e l'antisociale

Un movimento contro la canzone d'autore

di Simona Orlando
SANREMO (26 febbraio) - Al Festival di Sanremo c’è chi boccia le canzoni perché troppo disimpegnate, chi è insoddisfatto di quelle impegnate, chi tratta temi sociali per missione, chi per convenienza. Tra i bizzarri individui che si aggirano nella città dei fiori, ce ne è uno che è a capo del movimento popolare in favore della C.A.C.C.A., ovvero canzone d’amore contro canzone d’autore, volto alla valorizzazione della musica orecchiabile e spensierata. E’ uno di quelli che non trova offensiva la scosciata di turno, che torna a casa stanco dal lavoro e ha solo voglia di togliersi le scarpe e far riposare i neuroni. Non lo infastidisce la rima cuore/amore né il solito giro di do. I luoghi comuni? Lo rendono orgoglioso perché la troppa intelligenza è cosa da intellettuali. Non ne può più di brani che parlano di omosessualità e guerra e hanno la presunzione di insegnare a vivere e ha solo voglia di ascoltare una bella canzone.

Avvocato trentenne che viene dalla provincia veneta ha le idee chiare e riscuote consensi per la strada: «I cantanti sono ineleganti. Non hanno il coraggio di essere frivoli e indossano una maschera aurorale. In questo Sanremo è la notizia che crea il fatto. Della guerra ci parlano tutti in televisione, dell’amore nessuno. Ci manca la colonna sonora per le “limonate”, e questa sarebbe la vera funzione sociale». Si erge dunque a salvaguardia della “minoranza ignorante italiota”, e attraversa Sanremo con un cartello indosso, raccoglie firme per la lotta per la canzonetta, che fa capo a Porfirio Rubirosa (cantante italo argentino e noto playboy anni ’50), e cerca di arruolare più gente possibile nell’Esercito del Surf che aspira a liberalizzare le feste in spiaggia, a canticchiare motivi semplici sotto la doccia. Staziona davanti all’Ariston nella speranza di redimere anche Pippo.

Un’edizione che vanta tra i migliori testi degli ultimi anni

Sanremo, 25 febbraio 2008. Stasera riparte la kermesse sanremese con la sua 58° edizione, condotta dall’immancabile Pippo Baudo in tandem col vigoroso Chiambretti. Buone notizie sul fronte delle canzoni, almeno per i testi. Nonostante il tema sentimentale sia ancora il più gettonato, quest’anno verranno affrontati temi importanti sul fronte sociale, come il lavoro nero, la corruzione, la guerra, in linea con i gusti del pubblico che lo scorso anno premiò proprio le due canzoni più "impegnate". Diverse anche le strofe che si propongono di esplorare il lato esistenziale, anche con testi autobiografici.

Tra i big, spiccano i contenuti di Anna Tatangelo (scritti dal compagno Gigi D’Alessio) e di Frankie Hi-NRG, l'ermetismo spirituale di Loredana Berté, il pepato Max Gazzé che ha come tema il sesso telefonico.
Anche i testi delle cosiddette canzoni d’amore sono particolarmente efficaci ed originali, grazie ai talenti di Mario Venuti, Gianna Nannini (presente solo come autrice), Fabrizio Moro, Sergio Cammariere.

La canzone più solare e ottimista è di Francesco Tricarico, con tanto di licenza poetica.

lunedì, gennaio 07, 2008

Un Sanremo tutti-frutti. Baudo ha annunciato ieri il listone dei venti Big. Con le vecchie glorie arriva una folta schiera di giovani


Dopo giorni di post sui rifiuti, un pò di relax, (cambiando argomento?)

di MARINELLA VENEGONI da La Stampa.

Sarà sempre un gran polpettone televisivo di varia umanità & vallette bionde-e-brune, ma sotto sotto al Sanremone contano pure i cantanti, e l’immaginario collettivo che essi rappresentano. Con il grande successo in tutto il mondo del format tv American Idol, dove il pubblico da casa è chiamato a votare sconosciuti trasformandoli in star, il Festival (dal 25 febbraio su Raiuno), rientra nel gioco dell’attualità pulsante: solo che qui da noi c’è un catalogo di personaggi e artisti già noti o stranoti, ansiosi di tornare alla ribalta. Nel 2007 mise su un cast di buona qualità media, con i voti del pubblico e della critica che addirittura coincidevano; questa volta, quel diavolo d’un Baudo fa un passo avanti e uno indietro, proseguendo da una parte su quella strada, ma dall’altra imbarcando nella sezione Campioni alcuni storici personaggi che sembravano ormai affidati alla storia del costume. Il tipico parterre «per tutti», nella tetragona convinzione che il Festival resti un evento al quale il cittadino italiano di ogni età sia comunque incapace di sottrarsi. Nell’elenco dei venti resi noti ieri sera da SuperPippo a Domenica In, c’è insomma tutto e il contrario di tutto, il rapper duro e puro Frankie Hi e Toto Cutugno, il dancettaro Paolo Meneguzzi e il maestro Amadeus Minghi. Una varietà tanto pittoresca che neanche Montecitorio.

Musica d’autore
Per tornare a contare, per farsi ricordare dopo un disco sbagliato o un periodo moscio, si mettono in gioco Sergio Cammariere, che proprio a Sanremo ebbe il suo exploit qualche anno fa; Max Gazzè reduce da un lungo periodo di spaesamento creativo; i Tiromancino il cui leader Zampaglione s’è dato pure al cinema (il loro brano è sui licenziamenti di massa); l’ottimo cantautore siciliano Mario Venuti, che a Sanremo deve molto; Frankie Hi Nrg la cui presenza è un’autentica sorpresa. Tutti della generazione che veleggia intorno ai 40 anni, naufraga nel mare che la discografia non riesce più a fendere.

Poche donne
In controtendenza rispetto al mercato che le vede in ripartenza, le signore di Sanremo sono soltanto 5 su venti. In testa Loredana Bertè, in grande fervore creativo, che aspettava con ansia questo momento; Mietta che ha scritto una musica cui ha dato parole Pasquale Panella; Anna Tatangelo con una canzone sull’omosessualità del suo beau Gigi D’Alessio; L’Aura che è una valente ragazza di soli 22 anni.

Per tutti
La quinta donna è Lola Ponce, argentina che duetterà con Giò di Tonno. I due sono stati protagonisti del cocciantiano Notre Dame de Paris, e Lola sarà protagonista di Pia De’ Tolomei, il musical della Nannini, che non a caso è autrice del loro pezzo. Ritorna in scena Gianluca Grignani, reduce da un periodo di stasi creativa; con Eugenio Bennato tira aria di riscoperta folk.

Per i ragazzi
Sconvolgerà le ragazzine, e terrà le famiglie appese su Raiuno, la presenza della band giovanile dei Finley; anche Paolo Meneguzzi è destinato allo stesso pubblico.

New Entries
Il personaggio da scoprire è Tricarico, cantautore a dir poco originale, la cui ultima fatica è La situazione non è buona, una delle canzoni più divertenti del recente cd di Celentano; Fabrizio Moro ha vinto fra i giovani l’anno scorso con la canzone contro la mafia, sarà da tenere d’occhio.

La storia siamo noi
Grandi vecchi della kermesse, Toto Cutugno che nell’ultimo decennio era sparito almeno dall’Italia; l’immarcescibile Little Tony che festeggia i 50 anni di carriera; Amedeo Minghi e pure Michele Zarrillo, che punta sempre su Sanremo quando vuole tornare a galla.

sabato, marzo 10, 2007

1° SIMONE CRISTICCHI E 2° ALBANO, VINCONO IL FESTIVAL DELLA CANZONE ITALIANA E TESTIMONIANO L'ATASSIA A SANREMO


57° Festival della Canzone Italiana per l’atassia e per Paolo Zengara (AISA)

Simone Cristicchi e Albano, 1°e 2° classificati alla 57° Festival della canzone Italiana, testimoniano per i malati di atassia nella serata finale prima della salita sul palco dell’Ariston.

L’AISA, chiamata ancora per il terzo anno nella trasmissione “Saremo a Sanremo” programma televisivo di cultura musicale, gossip ecc, ha trasmesso dal Palafiori di Sanremo nei cinque giorni del festival. Nell’occasione ospiti con interviste di due importanti radio “Radio Kiss Kiss” (che trasmette da Napoli su territorio nazionale) con postazione dal negozio “PRENATAL” situata accanto all'ingresso del Teatro Ariston, con gli speakers Antonio Gerardi e Stefano Piccirillo e un'altra importante emittente radio che trasmette in Piemonte, “Radio GRP” ha ospitato il messaggio sociale legato all'Aisa per tutta la durata del Festival ed in particolar modo ha intervistato Paolo Zengara come testimonianza live dell'Associazione.
Fra i tanti amici che hanno dato il proprio contributo alla diffusione del messaggio, non solo le star Simone Cristicchi e Albano, ma un lungo elenco di artisti che vogliamo citare come ringraziamento del loro appoggio morale all'AISA, che si sono anche fatti ritrarre dalle foto e telecamere mostrando i volantini rappresentativi o dedicando un semplice autografo e lanciando anche loro il nostro messaggio: Gigi D’Alessio, Le Vibrazioni, Paolo Meneguzzi, Tosca, Pippo Baudo, i Pquadro, Alessandro Sortino delle IENE, Alan De Luca, Rober Arenales, Danny Mendez, Sara Galimberti, Romina Falcone e altri che saranno disponibili anche sul sito internet dell’AISA.
Lo hanno fatto di vero cuore, affiancando un testimonial colpito in prima persona: Paolo Zengara che da anni non smette di lottare per se e per altri contro questa patologia neuro-genetica rara, grave ed altamente invalidante che colpisce il sistema nervoso centrale, alterando il coordinamento dei movimenti e ostacolando la deambulazione fino a costringere l’uso della sedia a rotelle. Nei molti casi gravi è dipendente a complicanze respiratorie, comparsa di diabete, complicazioni cardiache, alla deglutizione, al linguaggio, all’udito, alla vista ecc.
Solo in Italia sono colpite da questa malattia, oltre 5.000 persone in rilievo aumento con un rance di età compreso tra i 2 e i 70 anni. Puo’ interessare chiunque, non rispetta età, ne sesso ne etnia, attualmente non esiste una cura anche se la ricerca in questo campo ha fatto e sta facendo passi da giganti, ma l’unica speranza è appunto lei: la Ricerca e fondi per incentivarla.
Paolo Zengara a Sanremo tra i Vip per rappresentare l’associazione cui ne è referente l’AISA, L'Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche é stata costituita nel 1982 per iniziativa di pazienti, loro familiari e medici.
L'A.I.S.A. ha lo scopo di informare e sensibilizzare l'opinione pubblica, la classe medica e gli enti cui sono affidati i servizi sanitari, di sostenere la ricerca scientifica e di organizzare attività di carattere sociale per gli ammalati.
L'associazione pubblica il trimestrale d'informazione "ARCHIMEDE" inviato a tutti i soci, e che si desidera pervenga a tutti gli interessati che ancora non lo conoscono, perché siano informati di quanto li può ri­guardare ed aiutare, se sei interessato puoi associarti o aiutarci nel rea­lizzare il programma dell'associazione.
Se vuoi puoi contribuire con offerte dirette per l'acquisto di attrezzature mediche specifiche ed aiutare la lotta contro l’atassia.
www.atassia.it ti aspetta su internet per darti tutte le altre informazioni.
Cinzia Clemente

lunedì, marzo 05, 2007

Sanremo, hanno vinto i temi sociali

Al Festival si impongono il “disagio mentale” di Cristicchi e l’ “antimafia” di Moro. In gara tanti brani impegnati. di Concita De Simone
Un vero e proprio plebiscito per i vincitori del Festival di Sanremo, rispettivamente per i Campioni Simone Cristicchi e per i Giovani Fabrizio Moro. Entrambi hanno vinto la rispettiva categoria, e ricevuto sia il Premio della Critica “Mia Martini” assegnato dai giornalisti della Sala Stampa che quello delle Radio-tv. Ma il dato è ancora più interessante se si pensa che “Ti regalerò una rosa” di Cristicchi e “Pensa” di Moro, sono canzoni a sfondo sociale. Canzoni impegnate che, insieme ad altre, segnano la svolta dell’edizione di quest’anno.

Ma il nuovo corso della musica italiana avrebbe potuto non essere avallato dal voto popolare abituato alle canzonette d’amore. E invece no. La rosa che il povero Antonio vuole regalare al suo amore impossibile Margherita e il rap antimafia, hanno colpito al cuore gli italiani. «Il cantautore ha un grande privilegio – ha commentato subito dopo la vittoria Cristicchi – osservare il mondo intorno a lui e raccontarlo. Questa canzone è esplosa in maniera prorompente dentro di me dopo il mio viaggio nei manicomi italiani; non avrei saputo parlare d’altro perché è stata una cosa che mi ha segnato molto dentro. Sono felice che la canzone sia arrivata a tutti. La cosa che più mi ha stupito è stata l’emozione delle persone che mi fermavano per testimoniare la commozione, soprattutto per il finale che nonostante sia tragico sembra dare una forza, un recupero di dignità».

Anche Fabrizio Moro ha rinforzato il significato della sua canzone asserendo: «Una canzone non può cambiare il mondo ma può smuovere le coscienze». Il giovane cantautore romano, nato a San Basilio e cresciuto a Guidonia, con la sua “Pensa”, un accorato rap contro la mafia, ha riscosso da subito consensi e standing ovation in platea. Apprezzato anche il video clip di Marco Risi, dedicato a Falcone e Borsellino, con le immagini, tra le altre, anche di Madre Teresa di Calcutta. Moro ha 31 anni, il padre camionista dell’Acea – una delle persone che più ammira, come ammette alla conferenza stampa subito dopo la premiazione – la mamma casalinga. Lui ha un impiego come facchino all’Hotel Parco dei Principi di Roma, e per venire a Saremo si è messo in aspettativa. È uno che è arrivato al Festival senza raccomandazioni, insomma. E ci è arrivato cantando: «Gli uomini passano e passa una canzone/ /Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione/ Che la giustizia no... non è solo un'illusione/Pensa prima di sparare/Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare…».

«Il mio non è un attacco ai mafiosi, è solo un invito alla riflessione – spiega Fabrizio –. Lo dico non per paura, anzi; ho tanta rabbia dentro di me quando osservo certi meccanismi. Questa è una canzone che vuole esprimere coraggio, speranza e amore per il prossimo. È dedicata a tutte le vittime della mafia, come Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Ninni Cassarà, Rocco Chinnici. Io li ho scoperti grazie alla tv, ma poi ho letto libri, fatto ricerche». Il giovane vincitore aggiunge anche un invito per i suoi coetanei: «Credo che ogni ragazzo che come me vive in un borgo di periferia, debba ad un certo punto scegliere da che parte stare. Amore per il prossimo significa riflettere prima di compiere un gesto criminale, ricordando quante persone sono cadute e combattono tuttora per la pace e la giustizia nel mondo».

Ma quelle di Cristicchi e Moro non sono state le uniche canzone impegnate di questo Festival. C’è stata una sorta di “svolta sociale” che ha abbracciato i drammi della società. Così, ad esempio, Fabio Concato, con la sua “Oltre il giardino”, ha interpretato il disagio di un cinquatenne licenziato e ormai fuori dal mercato, parlando anche dei guasti della nuova economia. «Da molto nella vita punto all’essenzialità – dichiara – . Non voglio passare come uno che fa esistenza monastica, ma i valori che perseguo sono lontani dalle cose inutili, che ci invadono grazie allo stillicidio delle pubblicità e che nella seconda parte del pezzo invito a lasciare da parte. Perché anche un’esperienza dolorosa può dare più senso alla vita». La stessa Milva, con “The show must go on”, testo scritto da Giorgio Faletti, descrive il fallimento di una star.

Antonella Ruggiero con “Canzone fra le guerre” ha cantato il dramma della guerra e la preghiera di una madre che vuole preservare il figlio dal dolore, in questo brano di grande tensione, scritto dalla stessa insieme a Cristian Carrara, giovane compositore e dirigente delle Acli. «C’è una dimensione di estremo terrore e allarme – spiega la cantante – che supera quello che vediamo nei telegiornali e che va oltre il disagio delle madri del nostro mondo». La Ruggiero comunque non è nuova ad affrontare temi difficili nelle sue canzoni: «Mi sembra normale, basta volerlo e si può davvero comunicare. Non credo che il pubblico che guarda Sanremo sia ottuso. Può comprendere anche messaggi forti». La guerra è protagonista anche di “La ballata di Gino”, dei giovani Khorakhanè, dove si racconta la storia di un disertore pacifista che scappa dal fronte. Una ballata stile De Andrè che risulta un apologo civilissimo, epico e popolaresco insieme. «Una storia vera – spiegano – cioè quella del genero di un nostro amico che durante la seconda guerra mondiale fu messo di forza su un treno ma lui era un pacifista, come cantiamo nella canzone, e allora in piena notte scese dal treno e scappò».

E così, nel primo Festival di Sanremo dove la parola più citata non è più “amore”, bensì “vita”, altri due testi significativi dai giovani: “Il senso della vita”, della giovane albanese Elsa Lila, trasferitasi in Italia nel 1997 per scampare alla guerra civile e “La vita subito” interpretata da Jasmine e firmata, tra gli altri, da Renato Zero, che canta «dare al futuro un nome noi per questo siamo qua». Che il futuro della canzone italiana sia nato a questo Sanremo?

"Non si parla di follia al ritmo di rap" ma meglio parlarne che tacere.

Ho trovato sulla Stampa questa bella intervista a Alda Merini, autrice esclusa da Sanremo, sulla canzone di Cristicchi. Ne parla con amarezza e dice che non la apprezza molto. Oggi su Repubblica ne parla in modo positivo. Sono tutte e due riflessioni significative sulla salute mentale, la gente, le strutture coercitive.
Del resto come dice la stessa poetessa citando il poeta: "non cercare di capire la vita, non cercare di capire Sanremo. E sarà tutta una festa".

«Sono stata chiusa 15 anni in manicomio e per noi non ci sono rose, solo terrore»
MICHELA TAMBURRINO

Alda Merini è un poeta, come tale tentò di partecipare al Festival di Sanremo e per accidente, per una lite tv, ne è diventata icona mediatica. Ma non ne è contenta: «Non mi piace parlare del Festival che mi ha pugnalata in diretta. Non capita spesso di essere assassinati a favore di telecamera».

Signora Merini, nonostante i suoi rapporti difficili con questa baudilandia, magari le sarà capitato di vederlo il Festival. Le è piaciuta la canzone di Cristicchi «Ti regalerò una rosa» che parla della follia?
«No, non molto. Forse dovrei ringraziare, si parla di matti, di manicomi e io sono stata rinchiusa per quindici anni. Ma è un territorio di cui si dovrebbe parlare a ritmo di rap. Capisco il messaggio, mi compiaccio ma il manicomio è illegalità, disperazione, terrore. Una rosa io la vorrei mettere sulla tomba di quelli che non ce l’hanno fatta. A noi sopravvissuti, grazie al fato e a qualcuno che ci ha salvato, serve altro».

Ma la canzone di Cristicchi almeno si prende la briga di parlare del problema riprendendo delle lettere vere, mai spedite, di persone con problemi di mente.
«Troppo raccontata, non c’è poesia e non c’è musica. Sarebbe stata meglio più stringata. Mi sono piaciuti di più i vecchi come me. Dorelli, Al Bano. Siamo noi che teniamo in piedi l’Italia, con un ottimismo che è una follia. I giovani imparino ad essere felici di quello che hanno e a non chiedere molto di più».

Dica la verità, con che animo ha visto il Festival?
«Certo, ho il dente avvelenato per l’esclusione ma non ce l’ho con Pippo Baudo. Anzi gli sono ancora grata perché una volta, tanti anni fa, mi pagò la bolletta del telefono e lo fece in modo magnanimo, mi stese una mano che non trema. Ho guardato il Festival cercando di trovare qualcosa. Mi spiace per Milva, una grande ma la canzone era oscena. Mi spiace per Nada Malanima, troppo goffa rispetto a quello che era. Non sempre si è vincitori. Però non sono queste le sconfitte, cerchiamo piuttosto di non perdere le guerre».

E la canzone contro la mafia di Fabrizio Moro le è piaciuta?
La mafia è entrata nella storia della letteratura italiana. E dunque, che si canti. Vede, io sono di bocca buona, mica come la luna che si è fatta rossa dalla vergogna durante il Festival. Io sono felice, perché qualcuno ancora mi fa applausi. Non ha idea di cosa vuol dire uscire vivi da un manicomio. Tutto diventa stupendo, perfino Pippo Baudo. Anche in manicomio c’erano le rose, stupende, in giardino. Scavalcavamo il recinto di notte per sentire quel profumo intensissimo e nessuno che ci abbia mai regalato una rosa».

mercoledì, febbraio 28, 2007

Alieni e alienati con Ruggeri e Dr.House contro Pippo. Ascolti in calo, super Pippo non rilancia Sanremo

La battaglia per gli ascolti in tv con Sanremo raggiunge il parossismo. Anche ieri si sono scatenati gli analisti di ascolti e share. Per contrastare Pippo in campo anche gli alieni di Ruggeri con un bel pò di alienati.

Roma, 28 feb (Velino) - Baudo non è super Pippo. Il Festival di Sanremo, “un’anomalia televisiva ieri sera un po’ noiosa” come ha scritto oggi Aldo Grasso sul Corriere della Sera, ha registrato il 44,82 per cento di share e nove milioni 760 mila telespettatori. Nel dettaglio, gli ascolti della prima parte del festival sono stati del 43,80 per cento di share e 12 milioni 452 mila telespettatori; nella seconda parte del 47,08 per cento di share e sei milioni 759 mila telespettatori. I picchi sono stati registrati alle 21,20 con 14 milioni 920 mila telespettatori, in termini assoluti, e alle 23,22 con il 54,91 per cento, in termini di share. Se la media ponderata del festival è superiore al 44,45 per cento di share realizzato l’anno scorso dalla prima serata di Giorgio Panariello, in realtà i telespettatori quest’anno sono stati meno. Deludente per Baudo soprattutto la fascia di prime time con il 37,94 per cento di share e 10 milioni 979 mila telespettatori. Il debutto l’anno scorso di Giorgio Panariello, con un festival diviso in tre parti e monco del Dopofestival, aveva registrato il 45,01 per cento di share e 13 milioni 61 mila telespettatori nella prima parte; il 43,92 per cento di share e 8 milioni 610 mila telespettatori nella seconda parte; e il 42,29 per cento di share e quattro milioni 301 mila telespettatori nella terza. Nel 2005 i telespettatori della serata di debutto del festival di Paolo Bonolis furono 16 milioni 599 mila, con il 54,69 per cento di share nella prima parte; 12 milioni 429 mila, con il 56,43 per cento nella seconda parte; e 6 milioni 462 mila, con il 54,10 per cento di share nella terza. Una media ponderata, per Bonolis, del 54,10 per cento di share. E Piero Chiambretti? Il ritorno del Dopofestival, cominciato alle 0,43 e rilevato fino alle 2, ha conquistato il 40,69 per cento di share e un milione 650 mila telespettatori. Ascolti rilevanti per le trasmissioni Rai dedicate al Festival. Uno Mattina ha ottenuto l’ascolto più alto nella seconda parte, con il 33,17 per cento di share e un milione 97 mila spettatori. La vita in diretta, nella seconda parte, è stata seguita da 2 milioni 762 mila persone, con il 25,26 per cento di share. Tg2 Costume e Società ha ottenuto il 14,50 per cento di share, con 2 milioni 349 mila spettatori.

A esultare questa mattina è anche il team di Striscia la notizia che emana la seguente nota stampa: “Nonostante Affari Tuoi facesse da traino al Festival di Sanremo, Striscia la notizia tiene testa al concorrente, ottenendo un ascolto eccezionale pari a 8 milioni quattromila telespettatori (28,11 per cento di share), mentre il game-show di RaiUno ha segnato 8 milioni 384 mila telespettatori (29,66 per cento di share). Il Tg satirico è risultato il programma più visto delle reti Mediaset”. È quindi considerato una vittoria il sorpasso, in una giornata come quella di ieri, del game show di Flavio Insinna dalla squadra di Antonio Ricci. Le curiosità in una serata dominata da Sanremo sono soprattutto tre. Il Dr.House e Il Bivio ieri hanno messo a segno per il prime time di Italia1 il 12,38 per cento di share e tre milioni 203 mila telespettatori, un risultato superiore di oltre due punti share ottenuto il martedì precedente dal programma della Gialappa’s band, impegnata in questi giorni su Radio2 a Rai dire Sanremo. Ballarò, su RaiTre, con lo share dell’11,45 per cento e tre milioni 143 mila telespettatori, ha conquistato più platea di Canale5: A spasso nel tempo, con Christian De Sica e Massimo Boldi, ha registrato l’11,31 per cento di share e tre milioni 176 mila telespettatori. Il secondo share più alto di seconda serata è stato conquistato da RaiTre con Blu Notte, che ha fatto il 9,66 per cento di share e 741 mila telespettatori. Sul fronte dei tg della sera, il Tg5 ha riconquistato il tetto del 30 per cento di share, precisamente il 30,01, con sette milioni 492 mila telespettatori. Il Tg1 ha confermato il primato col 34,85 per cento di share e otto milioni 624 mila telespettatori. Nel traino ai due principali tg, L’eredità, su RaiUno, ha ottenuto il 28,86 per cento di share e cinque milioni 390 mila telespettatori; Chi vuol essere milinario, su Canale5, ha realizzato il 28,20 per cento di share e cinque milioni 384 mila telespettatori.
(onp)

martedì, febbraio 27, 2007

Sanremo: parolacce e sociale nei testi

Parte Sanremo.....
Un evento che coinvolge in molti. Guardando ai testi emergono luci ed ombre. Per un primo excursus utilizzo un articolo della Stampa che si può raggiungere cliccando il titolo.


In un servizio realizzato dal settimanale «Tv Sorrisi e Canzoni» (che pubblica in esclusiva tutti i testi delle 34 canzoni di Sanremo, Campioni e Giovani), lo studio dei versi dei brani ha evidenziato, mai come quest’anno, la presenza di parolacce. Così, in «Oltre il giardino» di Fabio Concato, si può leggere il verso «dovrei dare quel che resta del mio culo per campare!». Il solitamente «politically correct» Daniele Silvestri, invece, attacca la sua «La paranza» con «Mi sono innamorato di una stronza», vocabolo che reitera ben due volte nel corso della canzone. Più diretto, tra i Giovani, Pietro Baù che in «Peccati di gola» qualifica la sua bella con un «che figlia di puttana!». Non è da meno Simone Cristicchi nella sua «Ti regalerò una rosa», dove inserisce il verso «puzzo di piscio e segatura», aggiungendo che «me la faccio sotto». Tema ribadito dal giovane Pier Cortese che declama «non ho neanche tempo per pisciare». Infine, arriva una signora come Milva e pronuncia un bell’«affanculo».

D’altro canto, più che nelle scorse edizioni, si evidenziano tematiche sociali. Concato parla dei guasti della nuova economia, cantando di un cinquantenne licenziato e ormai fuori dal mercato.
Cristicchi, in uno dei testi più intensi, scritto a forma di lettera, descrive l’orrore della vita di un malato mentale in un manicomio. Antonella Ruggiero dà voce al dolore di una madre e del suo bambino sotto i bombardamenti della guerra. Paolo Rossi, nel brano scritto da Rino Gateano, ironizza sulle «dolcezze» del vivere in Italia. E la stessa Milva, nel testo scritto da Giorgio Faletti, descrive il fallimento di una star. Ma anche nella sezione Giovani non mancano riferimenti sociali. Come in «La ballata di Gino» dei Khorakhanè, dove si racconta la storia di un disertore pacifista che scappa dal fronte, o il grido di Fabrizio Moro in «Pensa» che esorta i «picciotti» della mafia a ribellarsi e a deporre le armi.

lunedì, febbraio 05, 2007

I teodem arrivano anche a Sanremo

ITALIA IN MUSICA - L'Espresso
Artisti brizzolati di destra e di sinistra. Una spruzzata radicale e una teo-dem. Il Festival bipartisan di Baudo diabolico, Pippo Baudo, nella sua immensità. O apostolico, se si preferisce.
Ecumenico, se vi va. Si sa che Sanremo è in crisi, ogni anno dopo Fabio Fazio e Piero Chiambretti gli indici di share sono un attentato alle coronarie dei dirigenti Rai a cominciare dal capo di RaiUno Fabrizio Del Noce, e alla tranquillità psicopolitica del conduttore, si chiami Simona Ventura o Giorgio Panariello. Perché il presentatore del Festival non è professionista dell'intrattenimento come tutti gli altri, un Celentano o un Morandi, un Fiorello o un Teocoli: è l'eletto, quindi il depositario, il grande, anzi l'immenso sacerdote, a cui il Comune di Sanremo, la Rai e una quantità di altri istituti e organismi affidano volta per volta quel patrimonio preziosissimo e delicato che è il Festival, deposito di storia e di audience, specchio dell'italianità, risorsa televisiva e pubblicitaria, gran baraccone di svippati (secondo i malevoli), vetrina di quella reliquia suprema che è la canzone italiana.
Chiamato a compiere il miracolo dopo anni declinanti, ovviamente Superpippo non si è chiesto se la canzone italiana esiste, se esiste ancora, e quale sia eventualmente il suo stato di salute. Sarebbe come chiedersi se esiste la Prima repubblica. Oppure se esiste la famiglia, la mamma, la sposa, la cognata. Sono dubbi metafisici immensi che Baudo non si pone. Certo che la Prima repubblica esiste: forse non nelle procedure, nelle maggioranze e nelle minoranze, ma è viva e presente nella memoria, nella nostalgia, nel rimpianto: non dice sempre Sua Baudità che gli manca tanto la Dc? E qual era, lo schema risolutivo della Prima repubblica? Ma la lottizzazione, ça va sans dire. E allora un professionista sommo della spartizione si applica al problema del target di pubblico, delle fasce di audience, delle nicchie generazionali e scodella la sua ricetta. Forma una bella commissione, composta da Paolo Buonvino, Patrizia Ricci e Dario Salvadori, e via con il musica maestro.
Non diciamo però che lo spirito del Festival nell'interpretazione baudista è nazionalpopolare. Parola detestata da Baudo al punto, lo si ricorderà, da farlo erompere a suo tempo in un drammatico j'accuse contro l'allora presidente della Rai Enrico Manca. Postuliamo però, senza accanimento, che Pippo ricorda bene il compromesso storico: e allora, volete la solidarietà nazionale? La solidarietà generazionale? Eccovi Francesco con Roby Facchinetti, padre Pooh e figlio Dj ("Dio delle cittààà, e delle immensitàààà..."). Uomini soli, come diceva la vecchia canzone con cui proprio i Pooh vinsero a Sanremo. Oppure, se volete un pronunciamento esplicito a destra, ecco i fratelli uniti, cioè Gianni e Marcella Bella: una coppia di cui almeno lei, nel ricordo del coniglio dal muso infallibilmente nero, sottolineato nero, di 'Montagne verdi', è di destra destra (si era anche candidata alle europee con An, la destra che canta con la destra che conta).
Come dice il primo comandamento, anzi il decalogo intero di Pippo, Sanremo non è solo Sanremo, è l'arco più che costituzionale, senza nessuna conventio ad excludendum che non sia stabilita dal volere del pubblico. Quindi, dentro tutti: profumi di destra per Al Bano, forse non politici ma canori; sentori di centro e di centrismo per Johnny Dorelli, di cui si ricorda un verso piuttosto democristiano che diceva: "Per me che son nullità... nell'immeeeensità!": l'immensità va sempre forte, Pooh o non Pooh, Dorelli o non Dorelli.
Ma va da sé, come riconosce il manuale Cencelli di Pippo, che il pubblico voglia anche una spruzzata di sinistra. Non c'è che da chiederla ed è qui, à la carte: per esempio con il ritorno della rossa, strehleriana e brechtiana, ma all'occorrenza anche battiatiana, Milva (che ha presentato una canzone dal titolo provvisorio 'The show must go on', come in un celebre pezzo dei Queen: ma noi suggeriamo 'Alexanderplatz', segnale topografico della riunificazione postcomunista, un messaggio geopolitico e strategico prevedibilmente gradito ai dalemiani). Oppure Paolo Rossi, che tuttavia presenterà una canzone di Rino Gaetano con la mediazione politica di Claudia Mori in Celentano: e qui potrebbero nascere problemi bicamerali, perché ci si ricorda che il povero Rino Gaetano è stato il geniale ma trasversale autore di 'Nun te reggae più', in cui sillabava versi oltraggiosi come 'Pci Psi Pri Pli Dc Dc Dc... Nun te reggae più'. Un cantautore radicaloide, forse pannelliano, che oltretutto in quella canzone d'annata, dannata e condannabile citava tutti, da Agnelli, Pirelli, Cazzaniga a Bearzot, Raffa, Villaggio, da Causio a Thoeni, ma non Pippo Baudo, ohibò.
Praticamente tutti di sinistra erano i parolieri rifiutati, gli esclusi di lusso, Edoardo Sanguineti, Alda Merini, Margherita Hack, Rita Levi Montalcini: sarà che la commissione ha un pregiudizio verso i senatori a vita? Verso i poeti? Verso la Hack? Sono bei dilemmi politici, che potrebbero essere mitigati solo dal pensiero che tuttavia è passata Nada, con un brano intitolato 'Luna in piena': Nada è diventata una cantautrice sperimentale, oltre la canzone e presumibilmente oltre la politica, ma il suo vecchio amore per l'anarchico Piero Ciampi la colloca a sinistra della sinistra. E Fabio Concato, non è uno che ha una faccia da centri sociali?
Oltretutto, si presenta con una canzone che si chiama 'Oltre il giardino', con sentori di mirto ma soprattutto di Peter Sellers, quindi politicamente eretica.
A questo punto Baudo si dev'essere preoccupato, troppi sinistri, troppa Unione, ancorché di fatto: e ha chiamato Antonella Ruggiero. Ci siamo capiti: voce angelica. Intonazione celestiale, e acuti sublimi. Con un pezzo pacifista, 'Canzone fra le guerre'. Ma anche, la signora, una devota abitudine a interpretare con grande o immensa intensità, o con intensa immensità, chiedete a Don Backy, la grande musica del repertorio religioso, preferibilmente nelle cattedrali: è o non è una brillante strizzata d'occhio al cardinale presidente della Cei, in chiave teodem? Non è un bell'esempio di equilibrio, di equilibrismo, un gesto di riguardo quasi margheritico?
Il resto è intrattenimento spartitorio. Un po' di giovani, un po' di sconosciuti come il grande Piero Mazzocchetti, che ha spopolato in Germania, come Paolo Meneguzzi che ha spopolato in America Latina, e altri che hanno spopolato in posti spopolati; un po' di spirito jazz con Amalia Grè, un po' di Battisti con Leda, un po' di tutto, compresi Daniele Silvestri, Simone Cristicchi, Stadio, Velvet, Zero Assoluto, Tosca. Tosca? Problema politico aggiuntivo, perché porta una canzone dal titolo 'Il terzo fuochista': non sarà una rivendicazione sindacale, contro l'abolizione efficientista e neoliberista dei fuochisti, come è già accaduto in ferrovia con il secondo macchinista?
Vabbé, è andata. La Prima repubblica della canzone sopporterà anche i sindacati, già adeguatamente fronteggiati da Sua Immensità Baudo qualche decennio fa. Al massimo, se il conflitto diventa troppo caldo, si manderà in scena Mango, con la sua canzone intitolata interrogativamente 'Chissà se nevica': evocazione di Bernacca, di previsioni del tempo ineluttabilmente fallaci. Ma come si fa, a chiedere se nevica: ma è chiaro che non nevica, non è nevicato, non nevicherà. Sta cambiando il clima, chiedere a Pecoraro Scanio. Potrebbe arrivare la Seconda repubblica. Abbiamo male alle ossa, c'è un'umidità insolita anche per la Riviera dei fiori, in quel mare d'inverno che è come un film in bianco e nero visto alla tivù. Già, ha da passà l'inverno. Ha da passà Sanremo. Tutto passerà, ma non l'immensità.
di Edmondo Berselli

mercoledì, gennaio 03, 2007

LINO BANFI e GINO PAOLI VERSO SANREMO CON I RAGAZZI DI SCAMPIA

Lino Banfi cantante con l'accompagnamento musicale dei Ragazzi di Scampia sulle note di un brano scritto da Gino Paoli. E' il progetto presentato a Pippo Baudo per il Festival di Sanremo, fuori gara, da Rai Trade, l'etichetta che ha lanciato un anno e mezzo fa il gruppo di 17 giovani musicisti, ragazzi e ragazze, cresciuti nel malfamato quartiere napoletano.
I Ragazzi di Scampia si sono già esibiti sul palco del teatro Ariston durante l'ultima edizione del Festival di Sanremo, in gara nella sezione 'Gruppi' insieme a Gigi Finizio, con il brano 'Musica e speranza', firmato Gigi D'Alessio-Mogol, che mescolava pop e voglia di riscatto con un testo impegnato. Gino Paoli, che insieme a Lino Banfi-Nonno Libero (ambasciatore Unicef) ha aderito a questo nuovo progetto musicale e sociale, era stato uno dei primi artisti a credere nella forza dei Ragazzi di Scampia, tanto da tenere a battesimo il gruppo collaborando all'album di esordio, che vantava anche altri padrini illustri, tra cui Fiorello.
L'obiettivo comune è quello di mostrare l'altra faccia di Napoli e di Scampia, che non è solo teatro di violenza e delinquenza ma anche fucina di giovani talenti.