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mercoledì, dicembre 14, 2011

In memoria delle vittime di Firenze. Il 17 e il 18 dicembre raccolta di firme straordinaria nelle piazze italiane


I promotori della campagna "L’Italia sono anch’io", per la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia e il diritto di voto alle elezioni amministrative, esprimono una “ferma condanna” dei drammatici episodi di razzismoavvenuti domenica scorsa a Torino e ieri a Firenze con la morte di due cittadini senegalesi. “Siamo preoccupati e indignati – scrivono - per l'escalation di violenza che segna un imbarbarimento delle relazioni umane e sociali in questo paese, di cui sono vittime innanzitutto i cittadini stranieri”.

Sabato 17 e domenica 18 dicembre, in molte piazze Italiane ci sarà unaraccolta straordinaria di firme per la presentazione al Parlamento delle due proposte di legge di iniziativa popolare, una sulla cittadinanza l'altra sul diritto di voto. "Le due giornate - annunciano i promotori - saranno dedicate alla lotta contro il razzismo e contro tutte le discriminazioni. A Torino e Firenze parteciperemo alle iniziative di piazza promosse dalle associazioni locali perché simili episodi non si ripetano più. Invitiamo le tantissime realtà che organizzeranno iniziative in quelle giornate a indossare un segno di lutto al braccio, in ricordo delle due vittime di Firenze".

"Tutti dobbiamo essere consapevoli che quanto successo non può essere derubricato a gesto isolato di un folle, o, nel caso di Torino, ad atti di bullismo. Bisogna invece prendere atto che il germe del razzismo non è stato sconfitto, odio e pregiudizi prendono ancora troppo spesso la via della violenza mettendo a rischio la civile convivenza di tutti".

"Ma c’è anche un’Italia diversa - aggiungono -, che alla paura e all’insicurezza del futuro risponde non con la chiusura nichilista ma cercando risposte insieme ai tanti, italiani e stranieri, che credono ancora nella possibilità di costruire un mondo migliore, in cui ingiustizia, odio e violenza siano espunti per sempre dalla storia". L'auspicio dei promotori è che, "depositate le firme, venga immediatamente calendarizzata dal Parlamento la discussione sulle due proposte di legge, arrivando al più presto a garantire quei diritti di cittadinanza troppo spesso negati alle persone di origine straniera".

La campagna L'Italia sono anch'io è promossa da Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli,Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 - Seconde Generazioni, Sei Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco. Sostiene l’iniziativa l’editore Carlo Feltrinelli. Portavoce del Comitato promotore è il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, Graziano Delrio.

Le informazioni sulla campagna e sui banchetti su www.litaliasonoanchio.it

sabato, giugno 11, 2011

"L'AMBIGUO RISPETTO. RIFLESSIONI ANTROPOLOGICHE SU INCONTRI CULTURALI CONOSCERE L'ALTRO E' TAPPA OBBLIGATA"

IMMIGRAZIONE- ACLI COLF: "L'AMBIGUO RISPETTO.
RIFLESSIONI ANTROPOLOGICHE SU INCONTRI CULTURALI"-
SIGNORELLI(UNI NAPOLI):"CONOSCERE L'ALTRO E' TAPPA OBBLIGATA "


“Conoscere l'altro è per ciascuno di noi una tappa obbligata. E’, infatti, a partire dal nostro rapporto con gli altri che si possono costruire percorsi, sia a titolo individuale, come rappresentanti di strutture e come cittadini, per giungere a strategie che portino ad una pacifica convivenza.” Così Amalia Signorelli, professore ordinario di Antropologia culturale all’Università di Napoli, in un approfondimento tematico promosso in seno ad ACLI –COLF dal titolo: “L’ambiguo rispetto. Riflessioni antropologiche sugli incontri culturali” .

L'incontro, tappa ulteriore di un ciclo di incontri dedicati all’approfondimento della prevenzione del conflitto nell’ambito del lavoro domestico e di cura, ha messo in luce come la casa diventi territorio di confine e di incontro tra culture diverse che dovrebbero convivere pacificamente e comeì "la complessità giunga fino nel cuore delle nostre vite".

“Quello italiano è, in sostanza, un caso difficile poiché è affetto, nei confronti dei migranti da “un atteggiamento schizofrenico” con strutture, come quella delle Acli, nelle quali gli immigrati si inseriscono in maniera tutt’altro che conflittuale; con una scuola che in molti casi sa accogliere la diversità. Al contempo, abbiamo una legislazione molto dura ma regolarmente costellata da sanatorie”. Questo, secondo Amalia Signorelli il quadro di riferimento in cui si muove la vita dei migranti in Italia.

Per Signorelli: “Gli italiani si dividono in due filoni”. E anche qui emerge l’atteggiamento schizofrenico che percorre la società: “il primo ha un orientamento fortemente etnocentrico con pesanti scivolamenti verso il razzismo”, l’altra, la parte maggioritaria, mostra “rispetto delle culture altre” .

“E’ da questo filone – ha spiegato ancora Signorelli- che è stato formulato il concetto di multiculturalismo: un’idea che in altri paesi, con una grande tradizione di immigrazione, ha già avuto una connotazione politica: come in Gran Bretagna, in Olanda, ma anche Australia e Canada, paesi di “meticciato” per definizione”. “L’Italia – ha proseguito la studiosa- ha avuto una grande tradizione migratoria: l’emigrante italiano era alla mercé di tutto e tutti quando, nell’epoca della maggiore ondata migratoria gli emigranti italiani si muovevano verso i paesi più ricchi. L’Italia, a quel tempo, non faceva patti bilaterali, come oggi, ma proponeva solo contingenti e scambi”. “Eppure – è stato concluso durante il dibattito- questa forte esperienza di buona parte della nostra popolazione non è stata elaborata da tutti”.

Quanto al concetto di multiculturalismo, ebbene, secondo Signorelli: “il termine può essere usataocon diverse accezioni che è bene distinguere: la prima, un’accezione descrittiva sulle società multiculturali ovvero quelle in cui ci sono gruppi portatori di culture diverse”. "Tuttavia – ha fatto presente più volte la studiosa- non esistono società non miste. Tutte le culture sono ibride e sono dunque multiculturali, non esiste al mondo una società non multiculturale. Anzi, il multiculturalismo, in alcuni paesi, diventa sintesi e cultura locale”. L’altra accezione è relativa all’uso uso prescrittivo del termine. “Ma – ha rilevato- non basta volere la convivenza pacifica perché questa avvenga. Occorre, invece, conoscere la situazione e costruire una strategia per arrivare ad una convivenza pacifica. La competenza antropologica nell'analisi della situazione è, dunque, molto utile”.

Una competenza che mette in luce: "come spesso si consideri la cultura altrui come totalmente compatta e integrata”. Ma “Questa “reificazione della cultura” – ha rivelato l’antropologa - è impossibile perché ogni cultura ha chiaramente all’interno radicali differenziazioni e stratificazioni che sono generazionali e di potere. Senza contare che maschile e femminile sono portatori di pensieri diversi, le donne sono portatrici di differenze culturali sostanziali nell’ambito di ogni cultura”. “Occorrerebbe, dunque, una verifica operativa di convergenze e divergenze”.

“Altro elemento da tenere sotto osservazione - ha poi rilevato l'antropologa- è il mutamento: è un merito degli antropologi francesi l’aver formalizzato il fatto che non c’è cultura che non muta. E la situazione migratoria è aperta al mutamento culturale in maniera massiccia”.

Toccato, in ultima battuta, il tema della sicurezza : “tutto il problema della sicurezza evoca la figura minorataria del migrante di pelle scura, dedito a sopravvivenze di forma piratesca. Eppure non è certo quello che tocca maggiormente le nostre vite. Ma questo è lo stereotipo. Mentre la presenza dei migranti in Italia sta incidendo in tutt’altri modi: l’accompagnamento alla morte degli anziani e le nascita di nuove generazioni sono totalmente delegati agli stranieri” .

E, infine, la cittadinanza che non sempre gli stessi immigrati dichiarano di non volere se non per motivi di convenienza "ognuno di loro fa esperienze diverse- ha rilevato Signorelli allieva di De Martino- che ha ricordato il concetto da lui formulato di “patria culturale” ossia non fondato sul senso di appartenza al luogo di nascita ma relativo alla scoperta di appartenere ad un luogo dove si è compreso qualcosa di importante per se stessi, dove si è fatto qualcosa di buono e dove dunqu può emergere una “dimensione morale dell’uomo adulto”.

sabato, febbraio 12, 2011

Immigrati/ Lampedusa, Acli a Maroni: riaprire Centro accoglienza

Appello al governo: "Sia garantita l'assistenza umanitaria"


Per fronteggiare l'emergenza dell'ondata di immigrati che fuggono dai paesi del Maghreb in rivolta, Le Acli chiedono al ministro dell'Interno Robero Maroni che sia riaperto il Centro di accoglienza di Lampedusa. Gli sbarchi di immigrati a Lampedusa sembrano infatti inarrestabili, oltre mille in sette giorni, e quasi tutti dalla Tunisia. E le Acli lanciano l'apello: "Sia fatto ogni sforzo da parte del governo e delle autorità locali per garantire l'assistenza umanitaria", in attesa di un intervento dell'Ue.
"L'acuirsi della crisi politica dei Paesi del Maghreb - afferma Antonio Russo, responsabile dell'immigrazione per le Acli - richiede un intervento urgente dell'Unione Europea e una strategia adeguata di accoglienza degli stranieri che fuggono e potrebbero ancora fuggire dai Paesi in rivolta". Ma "nel frattempo - aggiunge - occorre garantire la doverosa accoglienza umanitaria alle persone che sbarcano sulle coste siciliane, ma appare per questo preoccupante l'indisponibilità finora mostrata dal Ministro Maroni a riaprire nell'emergenza il Centro di accoglienza di Lampedusa".
"Non vorremmo rivivere - continua Russo - una nuova stagione di chiusura nei confronti dei migranti, senza che neppure sia offerta loro la possibilità di una prima accoglienza, delle cure necessarie e di esercitare il diritto di proporre domanda d'asilo". E "affinché siano rispettati i diritti umani di circa mille persone giunte sulle coste siciliane negli scorsi giorni, auspichiamo - concludono le Acli - che il governo fornisca attraverso le autorità locali la necessaria accoglienza e assecondi le richieste dei cittadini di Lampedusa di riapertura del Centro".

lunedì, gennaio 17, 2011

CLICK DAY IMMIGRATI: ACLI, PATRONATI PENALIZZATI DA PROCEDURA INFORMATICA



Preoccupa fortemente i Patronati la procedura informatica per il decreto flussi 2010, attiva da oggi sul sito del ministero dell'Interno in vista del primo click day del 31 gennaio. ''Pur apprezzando le innovazioni informatiche apportate al sistema di compilazione e di invio delle domande - afferma il Patronato Acli - permangono le perplessita' su una procedura che penalizza di fatto i datori di lavoro, soprattutto famiglie, che si rivolgeranno ai Patronati e alle associazioni, come gia' accadde nel 2007''.

Il sistema di accoglimento delle richieste si basa infatti sul criterio cronologico (ora, minuto, secondo...) della ricezione delle domande da parte del Ministero dell'Interno, fino all'esaurimento dei posti disponibili (52.080 per il primo click day). Tutti gli invii, compresi quelli generati con l'assistenza delle associazioni o dei patronati, verranno gestiti in maniera singola, domanda per domanda. Di conseguenza, proprio le associazioni e gli enti di Patronato, che avranno numerose domande da inviare, saranno oggettivamente svantaggiate rispetto alle richieste inviate autonomamente dai privati.

''Siamo costretti ancora una volta ad una situazione antipatica'' afferma il vicepresidente delegato del Patronato Acli Fabrizio Benvignati. ''Abbiamo la preoccupazione e il dovere morale di informare i cittadini che si rivolgono a noi sul rischio che la loro domanda potrebbe non rientrare nella graduatoria per motivi connessi alla procedura telematica. La nostra mediazione, di cui siamo formalmente incaricati proprio dal Ministero dell'Interno, potrebbe paradossalmente rivelarsi svantaggiosa per il cittadino, al quale daremo ovviamente tutta la nostra assistenza, suggerendogli tuttavia l'invio autonomo della domanda''.

''Queste complicazioni - continua Benvignati - vanno purtroppo ad aggiungersi alle anomalie tante volte denunciate di questo sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro di personale non comunitario che andrebbe profondamente rivisto. Sappiamo che almeno la meta' dei lavoratori richiesti, formalmente residenti all'estero, sono in realta' presenti in Italia in modo irregolare. Far incontrare ricerca e offerta di lavoro a distanza di migliaia chilometri e' praticamente impossibile. Sarebbe piu' utile ed efficace l'introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro che duri almeno sei mesi. O almeno consentire una prenotazione degli ingressi regolari in Italia anche attraverso le strutture dei Patronati che gia' lavorano nei Paesi di immigrazione verso l'Italia''.

domenica, gennaio 02, 2011

Il decreto Flussi in Gazzetta Ufficiale dal 31.Dicembre 2010.


Parte il conto alla rovescia verso i clic day, le date dalle quali sarà possibile inviare via internet le domande. Famiglie e imprese potranno chiedere di far entrare in Italia i lavoratori stranieri, i cittadini stranieri che sono già qui potranno invece chiedere la conversione in permessi per lavoro di permessi rilasciati per altri motivi.

Il primo clic day è fissato a lunedì 31 gennaio, quando, dalle ore 8.00, sarà possibile spedire le domande per i lavoratori subordinati di ogni settore cittadini di Paesi che hanno accordi con l’Italia e quindi godono di 52.080 ingressi riservati. Sono: Albania; Algeria; Bangladesh; Egitto; Filippine; Ghana; Marocco; Moldavia; Nigeria; Pakistan; Senegal; Somalia; Sri Lanka; Tunisia; India; Perù; Ucraina; Niger e Gambia.

Dalle 8.00 di mercoledì 2 febbraio potranno partire le domande per lavoratori domestici come colf, babysitter, badanti ecc., cittadini di altri Paesi, che non hanno accordi con l’Italia. Gli ingressi autorizzati sono 30.000

Dalle 8.00 di giovedì 3 febbraio, potranno partire le domande per gli altri ingressi autorizzati dal decreto flussi: lavoratori che hanno completato speciali programmi di formazione e istruzione nel Paese di origine e 500 discendenti di italiani in Argentina, Uruguay, Venezuela o Brasile. Via anche alle domande per le conversioni dei permessi di cittadini di Paesi che non hanno accordi con l'Italia.

Lo sportello immigrati, delle ACLI, rimane a disposizione dei datori di lavoro e delle famiglie per informazioni e prenotazione delle domande.

venerdì, dicembre 10, 2010

Test sulla lingua italiana per il permesso di soggiorno: l’assistenza delle Acli agli immigrati



Immigrati in Italia

Roma.

Entra in vigore oggi, giovedì 9 dicembre, il decreto del ministero dell'Interno che subordina il rilascio del 'permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo' (la ex-carta di soggiorno) al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana.

I cittadini stranieri possono effettuare la prenotazione online della prova d'esame attraverso il sito webhttp://testitaliano.interno.it.

Gli uffici del Patronato Acli diffusi in tutti il territorio italiano sono organizzati per garantire ai cittadini immigrati le opportune informazioni e l'assistenza eventualmente necessaria per inoltrare le domande di prenotazione per lo svolgimento dei test. Gli esami è previsto che inizino a febbraio, entro 60 giorni dalle prime richieste.

"E' probabile - ha affermato il responsabile del servizio immigrazione del Patronato Acli, Pino Gulia - che il nuovo sistema avrà bisogno di un periodo di rodaggio, malgrado l'impegno profuso dai funzionari delle amministrazioni coinvolte: il ministero dell'Interno e quello dell'Istruzione, le questure e le prefetture, i centri provinciali per l'istruzione degli adulti.

Di fatto questo test - ha aggiunge Gulia - aggrava il lavoro già oneroso dell'amministrazione pubblica e rischia di prolungare ulteriormente le procedure per il rilascio della ordinaria documentazione necessaria ai cittadini stranieri, creando problemi in particolare a quanti hanno oggi in scadenza il permesso di soggiorno e sono in possesso dei requisiti per richiedere il permesso Ce per lungo-soggiornanti".

Filiberto Parente. Foto di Luigi Mastromarino. Tutti i diritti riservati.

Entra in vigore oggi, giovedì 9 dicembre, il decreto del ministero dell'Interno che subordina il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo (la ex carta di soggiorno) al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana. I cittadini stranieri possono effettuare la prenotazione online della prova d'esame attraverso il sito web http://testitaliano.interno.it

Gli uffici del Patronato Acli diffusi in tutti il territorio italiano sono organizzati per garantire ai cittadini immigrati le opportune informazioni e l'assistenza eventualmente necessaria per inoltrare le domande di prenotazione per lo svolgimento dei test.
Gli esami è previsto che inizino a febbraio, entro 60 giorni dalle prime richieste. «E' probabile - afferma il responsabile del servizio immigrazione del Patronato Acli Pino Gulia - che il nuovo sistema avrà bisogno di un periodo di rodaggio, malgrado l'impegno profuso dai funzionari delle amministrazioni coinvolte: il ministero dell'Interno e quello dell'Istruzione, le questure e le prefetture, i centri provinciali per l'istruzione degli adulti. Di fatto questo test aggrava il lavoro già oneroso dell'amministrazione pubblica e rischia di prolungare ulteriormente le procedure per il rilascio della ordinaria documentazione necessaria ai cittadini stranieri, creando problemi in particolare a quanti hanno oggi in scadenza il permesso di soggiorno e sono in possesso dei requisiti per richiedere il permesso Ce per lungo-soggiornanti».

«L'anomalia di questa procedura - aggiunge Antonio Russo, responsabile immigrazione per le Acli - è quella di istituire una "prova" della conoscenza elementare della lingua senza aver prima mai previsto e progettato un piano articolato per l'insegnamento della lingua italiana. Chiediamo cioè agli immigrati di fare i test senza avergli mai fatto fare i corsi, se non quelli affidati all'iniziativa dei soggetti di volontariato. E' evidente che i test non garantiscono di per sé l'effettiva integrazione degli immigrati né certo soddisfano l'esigenza di sicurezza della popolazione italiana. Il rischio è che si configurino come l'ennesima complicazione sul percorso di regolarizzazione e integrazione dei cittadini stranieri».

Oggi, giovedì 9 dicembre, è entrato in vigore il decreto del Ministero dell'Interno che subordina il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo (la ex carta di soggiorno) al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana. I cittadini stranieri possono effettuare la prenotazione online della prova d'esame attraverso il sito web http://testitaliano.interno.it Gli esami dovranno iniziare entro 60 giorni dalle prime richieste.

Gli uffici del Patronato Acli di Benevento sono organizzati per garantire ai cittadini immigrati le opportune informazioni e l'assistenza eventualmente necessaria per inoltrare le domande di prenotazione per lo svolgimento dei test. “E' probabile - afferma la responsabile del Patronato Acli di Benevento Angela Ciullo - che il nuovo sistema avrà bisogno di un periodo di rodaggio, malgrado l'impegno profuso dai funzionari delle amministrazioni coinvolte: il ministero dell'Interno e quello dell'Istruzione, le questure e le prefetture, i centri provinciali per l'istruzione degli adulti.

Di fatto questo test aggrava il lavoro già oneroso dell'amministrazione pubblica e rischia di prolungare ulteriormente le procedure per il rilascio della ordinaria documentazione necessaria a cittadini stranieri, creando problemi in particolare a quanti hanno oggi in scadenza il permesso di soggiorno e sono in possesso dei requisiti per richiedere il permesso Ce per lungo-soggiornanti”.

“Anche le Acli sannite - dichiara Filiberto Parente (nella foto), presidente del Simposio immigrati - si attiveranno, in collaborazione con l’Ufficio Territoriale di Governo della Prefettura di Benevento nel cercare e ricercare occasioni per progetti formativi anche per la lingua italiana per stranieri.

Per il prossimo anno bisognerà mettere in cantiere con le istituzioni del territorio corsi per far crescere reti civiche e di servizio, che vadano nella direzione di promuovere efficienti meccanismi di integrazione”. “Sarà necessaria una pedagogia del diritto sul tema dell’immigrazione - conclude Parente - che miri ad integrare due soggetti: la pubblica amministrazione e gli stranieri e in maniera indiretta il tessuto sociale e territoriale in cui gli stranieri risiedono”.

domenica, novembre 21, 2010

Presidio per la regolarizzazione




A Roma presidio sotto la pioggia per la regolarizzazione Le organizzazioni sociali e sindacali chiedono “atti concreti e responsabili” da parte del governo. Russo: “Clandestini dopo venti anni di lavoro in Italia”. Maioni: “Casa farà l’Inps con i soldi delle persone truffate?”

ROMA – La pioggia di questo pomeriggio non ha bloccato i rappresentanti degli immigrati e delle organizzazioni sociali e sindacali che dal primo pomeriggio si sono dati appuntamento dinanzi alla Prefettura di Piazza Santi Apostoli, a Roma. Obiettivo del presidio: chiedere ai ministri Maroni e Sacconi “atti concreti e responsabili” sul tema della regolarizzazione dei lavoratori immigrati. Alla manifestazione, che si è svolta in contemporanea in 43 diverse città italiane, hanno aderito Acli, Antigone, Arci, Asgi, Cgil, Cir, Cnca, Emmaus Italia, Fcei, Libera, Terra del fuoco, Progetto diritti onlus e Sei-Ugl.

“C’è un bisogno di legalità in questo paese espresso in primo luogo dagli immigrati, ma anche dalle famiglie e dalle imprese, a cui è necessario dare una risposta – afferma Antonio Russo, responsabile nazionale area Immigrazione delle Acli. – Vogliamo aprire un tavolo di trattativa con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e con quello del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, perché venga affrontata questa emergenza, che ha visto il suo massimo picco nelle proteste di Brescia e di Milano”. “L’emergenza – precisa il responsabile immigrazione delle Acli, “è nata con la legge 102 del 2009 che prevedeva la regolarizzazione di colf e badanti”: una legge pensata per favorire l’emersione del lavoro nero, tant’è che le lavoratrici e i lavoratori “emersi” sarebbero circa 300 mila. “Ma quello che non si dice mai – continua Russo – è che per raggiungere l’obiettivo era previsto che le persone che facevano richiesta di regolarizzazione vedessero sospesi i procedimenti amministrativi a loro carico. Gli unici che non potevano usufruire di questa possibilità erano gli scafisti e i responsabili del reato di tratta. Eppure – precisa – la circolare Manganelli impedisce di ottenere il permesso di soggiorno a quanti sono stati oggetti di doppia espulsione, ovvero di doppio fermo di polizia”.
La richiesta delle organizzazioni, dunque, è quella di recepire la direttiva europea n.52 che permetterebbe di estendere la possibilità di usufruire dell’articolo 18 del Testo unico sull’immigrazione anche da parte di chi denuncia di essere stato costretto al lavoro irregolare. Una seconda richiesta è quella della proroga del permesso di soggiorno per chi, dopo aver perso il lavoro, ha tempo solo sei mesi per trovarne uno nuovo. “Sono innumerevoli i casi di lavoratori immigrati che hanno perso il permesso di soggiorno pur vivendo in Italia da anche venti anni con i loro figli e le loro famiglie. Se non riescono a trovare un nuovo lavoro nel giro di sei mesi – sottolinea Russo – diventano irregolari. Per la legge clandestini”. “Cosa farà l’Inps con i soldi delle persone che sono state truffate? – si chiede Raffaella Maioni (nella foto), responsabile nazionale di Acli Colf –. Sono comunque soldi frutto di una truffa”. Il problema – secondo la responsabile di Acli Colf – è che “le truffe si sono innestate sulla regolarizzazione di colf e badanti”, per cui ora sarebbe “necessario creare canali strutturali di ingresso regolare per i migranti”.

giovedì, ottobre 28, 2010

Immigrazione rosa

Immigrazione rosa
sogno Campania

Presentato il dossier Caritas-Migrantes: la presenza degli extracomunitari è cresciuta sette volte di più rispetto agli anni Novanta. È donna il 58.3 per cento degli stranieri, il primato alle ucraine

di ILARIA URBANI

La Campania è tra le mete più gettonate in Italia dall'immigrazione rosa. Questo è soltanto uno dei tasselli del decimo dossier statistico immigrazione 2010 Caritas-Migrantes, presentato ieri al centro Fernandes a Castel Volturno. Secondo il rapporto si registra una crescita del flusso migratorio in regione pari almeno a sette volte, rispetto agli inizi degli anni Novanta. Nel 1991 gli immigrati regolari in Campania erano 31.081, 68.159 nel 2000. Oggi sono 202.647. Cifra che tiene conto anche dei nuovi minori in attesa di registrazione all'anagrafe, degli immigrati in attesa di regolarizzazione e di quelli giunti sul territorio per ricongiungimenti familiari. Di questi il 58.3 per cento è donna. Il 61 per cento arriva dall'Europa (paesi comunitari e non), il 18 dall'Africa e il 15.2 dall'Asia. Dalle Americhe il 5.2 e lo 0.2 dal resto del mondo.

Il primato va all'Ucraina: 23 immigrati su cento provengono dall'ex stato sovietico. A seguire spicca la Romania con il 16.4, il Marocco con l'8.3, la Polonia è presente con una percentuale del 7.3. E ancora i cinesi presenti in Campania sono poco più di cinque su cento immigrati. Quattro rispettivamente albanesi e cingalesi. Dalla Bulgaria invece arriva il 2.9 per cento dei migranti. E il due per cento sia dall'Algeria che dalla Tunisia. In totale sono 165 le nazionali presenti sul territorio. La Campania è settima tra le regioni italiane a presenza migratoria. Almeno un immigrato su tre al Sud sceglie la regione che infatti ospita il 37.3 per cento degli stranieri emigrati nel Mezzogiorno. Appena il 10 per cento della media nazionale. "Questo non significa che nel meridione ci sono meno immigrati, ma minore è la percentuale di regolari", precisa Giancamillo Trani, coordinatore regionale dell'Area immigrazione della Caritas Campania. Quasi la metà degli stranieri sceglie di vivere a Napoli e provincia. Il capoluogo accoglie il 49.9 del totale degli immigrati. Segue Salerno con il 22.8 per cento, Caserta con il 19.6, Avellino con il 7 e Benevento con il 3,7. I minori stranieri, dai 0 ai 17 anni, sono soltanto il 16 per cento, contro il 24 per cento di Lombardia e Veneto. Più dell'82 per cento invece sono gli immigrati tra i 18 e 60 anni.

La manodopera che lavora: il 55,7 per cento dei migranti, arrivati in Campania entro il 31 dicembre 2009, ha chiesto infatti il permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Il 37,2 per ragioni familiari. Ai cinesi va il record del risparmio con il 29,2 per cento di denaro guadagnato inviato in patria. Il totale delle ricchezze accumulato dagli immigrati in Campania, dal 2000 al 2009, è di 1.517.531.000 euro. Il 4,5% del dato nazionale. Dopo i cinesi, i più parsimoniosi sono gli ucraini, i romeni, i marocchini e i russi. Al primo posto tra i settori occupazionali si attestano lavori di costruzioni ed edilizia con il 13,5 per cento. Dodici immigrati su cento invece sono impiegati nel commercio, poco più di dieci stranieri su cento in alberghi e ristoranti. L'8,3 per cento ha scelto l'informatica. La collaborazione domestica, appannaggio di badanti ucraine, romene e latinoamericane, incide con il 6,6 per cento.

venerdì, agosto 20, 2010

IMMIGRATI: ACLI, E' ORA DI UNA RIFLESSIONE VERA SU IDEA CITTADINANZA


(ASCA) - Roma, 19 ago - ''Spero che l'occasione del 150.esimo anniversario dell'indipendenza italiana sia anche l'occasione per fare una riflessione sull'idea di cittadinanza del nostro Paese e sul ruolo che vogliamo dare nel futuro ai milioni di immigrati che da anni vivono, lavorano, pagano le tasse e hanno figli in Italia'': tracciando il bilancio dello stato dell'integrazione degli stranieri in Italia Antonio Russo, responsabile area immigrazione delle Acli, non nasconde la sua preoccupazione. ''L'Italia - dice all'ASCA - negli ultimi decenni non si e' accorta di essere diventata un Paese di immigrazione e non c'e' una legislazione in grado di affrontare questo processo epocale''. Le politiche italiane sono come il tentativo ''di arginare un fiume in piena'' e scontano il fatto che non mancano i ''politici che soffiano sui temi dell'immigrazione, e sono bravissimi a farlo'', mentre ''ministri e parlamentari non si prendono le loro responsabilita'''.

Ma il quadro generale, noto e tutt'altro che nuovo, spiega Russo, diventa piu' preoccupante se si guarda da vicino alle dinamiche economiche, sociali, del mercato del lavoro, in cui ormai la presenza straniera e' parte fondamentale senza che, nella maggior parte dei casi, sia stato offerto un quadro legislativo adeguato. L'integrazione degli stranieri, insomma, c'e', ma ''va avanti molto lentamente''. Lo testimonia, ad esempio, l'aumento del lavoro dipendente straniero, soprattutto al Nord, la dinamicita' imprenditoriale, superiore a quella degli italiani, la crescita ormai in tutto il Paese delle 'seconde generazioni', i figli nati in Italia da genitori stranieri che ''vanno nei nostri asili, nelle nostre scuole, studiano con nostri figli, pensano e parlano come loro''. Ma, anche se non mancano esempi positivi, soprattutto al Centro-Nord, questa integrazione procede a rilento e la colpa e' tutta ''di una legislazione che non sempre agevola processo di integrazione''.

sabato, giugno 12, 2010

IMMIGRAZIONE – RUSSO (RESP.IMMIGRAZIONE ACLI): “NECESSARIA RIFORMA LEGGE CITTADINANZA”.


IMMIGRAZIONE – RUSSO (RESP.IMMIGRAZIONE ACLI): “NECESSARIA RIFORMA LEGGE CITTADINANZA”.

PEREGO (D.G. MIGRANTES): “LEGISLAZIONE VIGENTE INCAPACE DI AFFRONTARE REALTÀ MULTICULTURALE”

(2010-06-11)

“Degli oltre 4 milioni e mezzo di cittadini immigrati che vivono in Italia, il 12% sono bambini, che condividono gli impegni e i sogni dei nostri figli; bambini verso i quali le Acli hanno sempre mostrato grande attenzione e sensibilità attraverso un impegno costante volto a favorirne l’integrazione”. Lo ha affermato il responsabile dell’area immigrazione delle Acli, Antonio Russo, tra gli auditi della Commissione Affari Esteri della Camera in riferimento all’esame delle proposte di legge C103 sulle nuove norme in materia di cittadinanza.

“Fin qui il lavoro delle Acli. Siamo ora in attesa di una riforma della legge in vigore (legge 91 del 1992): una riforma orientata ad una diversa filosofia retta dal principio dello “ius soli”, o meglio ancora dello “ius domicili”; una riforma che non obblighi gli immigrati ad abbandonare la propria cittadinanza e che riduca i tempi per l’acquisizione della cittadinanza italiana”.

“Ci troviamo oggi in una realtà sempre più dinamica e interculturale che la legislazione vigente sembra non essere in grado di affrontare – ha affermato il Direttore Generale della Fondazione Migrantes, Giancarlo Perego.

“Per questo crediamo nel diritto dello “ius soli” per le seconde generazioni, nell’accesso alla cittadinanza in maniera trasparente e secondo tempi più brevi. Tutti elementi – ha concluso Perego - che garantiscono una maggiore partecipazione al voto ed al servizio civile, due elementi fondamentali per la crescita della democrazia e della coesione sociale”. (11/06/2010 – ITL/ITNET)

venerdì, aprile 30, 2010

Immigrazione: protestano Acli, sindacati e patronati


Contra la circolare Manganelli che pone sullo stesso piano stranieri colpevoli esclusivamente di essere illegalmente presenti nel nostro Paese e stranieri colpevoli di reati per motivi di ordine e sicurezza

Roma, 30 aprile 2010 - Cgil, Cisl, Uil, Acli con i propri rispettivi Patronati aderenti al raggruppamento Ce.Pa (Inca, Inas, Ital, Patronato Acli) esprimono perplessità in merito alla circolare, a firma del Capo della Polizia Manganelli, relativa all'esclusione dall'emersione da lavoro irregolare dei lavoratori stranieri (svoltasi nel settembre 2009) che non hanno rispettato il provvedimento di espulsione disposto nei loro confronti perché entrati in Italia eludendo i controlli alla frontiera.

Infatti la legge di emersione da lavoro irregolare del 3 agosto 2009 (L.102/09) ha previsto la regolarizzazione dei rapporti di lavoro di assistenza alla persona e di lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare venendo di fatto incontro alle famiglie che si sono rivolte a cittadini stranieri irregolari per fronteggiare la gestione quotidiana della vita e della salute dei propri componenti. Le crescenti e a volte impellenti necessità familiari, cui il sistema di welfare insufficiente non riesce a dare pronta risposta, hanno purtroppo in molti casi indotto queste famiglie ad occupare lavoratrici e lavoratori stranieri non in regola con le norme sul soggiorno e pertanto impossibilitati a lavorare nel pieno dei diritti e doveri previsti da una regolare assunzione, condizione tesa a tutelare entrambe le parti.

Queste famiglie hanno affidato i propri cari e le proprie case a dei lavoratori, con i quali hanno instaurato rapporti di fiducia e spesso di mutuo-aiuto, riscoprendo così la solidarietà che sembra oramai valore raro nella frenesia e nell'anonimato della società dei nostri giorni. Legami, questi, che per molte famiglie si rivelano indispensabili perché rispondenti a bisogni assoluti e inderogabili. A tal motivo la legge sull'emersione ha ammesso alla procedura di emersione anche quei lavoratori per cui era stata disposta l'espulsione motivata per ingresso o per permanenza irregolare.

Cgil, Cisl, Uil, Acli con i propri rispettivi Patronati aderenti al raggruppamento Ce.Pa, ritengono che l'interpretazione della norma data dal Capo della Polizia, con la circolare n. 1843 del 17 marzo 2010 sia di carattere particolarmente restrittivo anche perché mette sullo stesso piano stranieri colpevoli esclusivamente di essere illegalmente presenti nel nostro Paese e stranieri colpevoli di reati per motivi di ordine e sicurezza dello Stato o per reati quali furto, rapina, violenza sessuale, riduzione in schiavitù o altri di grave entità.

Tale interpretazione, infatti, ha l'effetto di penalizzare quegli stranieri per i quali è stata richiesta dalle famiglie la regolarizzazione ma che hanno avuto la sorte di essere fermati dalle Forze dell'Ordine più volte e per questo condannati, a differenza di chi, nelle stesse condizioni, non è stato mai fermato e pertanto potrà proseguire l'iter della regolarizzazione. Inoltre questa stessa interpretazione va a penalizzare le famiglie per le quali la legge sull'emersione aveva cercato di sopperire alle carenze del nostro sistema socio-sanitario. Queste famiglie infatti stanno rischiando di trovarsi all'improvviso sole e senza il sostegno di questa assistenza garantita da cittadini stranieri.

Cgil, Cisl, Uil, Acli con i propri rispettivi Patronati aderenti al raggruppamento Ce.Pa ritengono che il reato contestato nella circolare a questi cittadini stranieri non debba rientrare tra quelli previsti dagli art. 380 e 381 del Codice di Procedura penale (così come sostenuto anche dalla recente Ordinanza sospensiva del Tar Toscana).

Chiedono pertanto al Ministero dell'Interno di voler riconsiderare la circolare summenzionata, alla luce di un criterio di ragionevolezza, al fine di ammettere i cittadini stranieri (per i quali è stata richiesta regolarizzazione in base alla legge 102/09 e che non hanno ottemperato all'espulsione prevista per il solo fatto di aver eluso le frontiere) all'iter della regolarizzazione così da venire incontro anche alle esigenze delle famiglie e dei loro cari.

domenica, aprile 04, 2010

Nuovi cittadini e nuove città: immigrazione e interculturalità in un Paese che cambia

scarica invito convegno immigrazione milano

Nuovi cittadini e nuove città:
immigrazione e interculturalità
in un Paese che cambia

MILANO
VIA DELLA SIGNORA 3
Salone Clerici
7 aprile 2010 - ore 17,30
Da qualche secolo la città è il luogo in cui vivono e,probabilmente sempre più vivranno in futuro, in Italia, in Europa e nel Mondo, la gran parte delle persone.È il luogo dove donne e uomini sperimentano forme di convivenza generative di nuova cittadinanza e di speranza civile. In esse si incontrano uguaglianze e diversità,discordia e nuove opportunità di crescita di comunità in continuo mutamento. Dal sud al nord del Paese, nelle città e nei piccoli comuni, ma, soprattutto,nelle grandi aree metropolitane,crescono comunità sempre più interculturali ed interetniche. Nella ricchezza del confronto e, a volte persino nel conflitto delle periferie sociali, nascono nuove città. Più marcatamente dall'inizio del nuovo secolo l'Italia è divenuta Paese d'immigrazione.Circa quattro milioni e mezzo di cittadini stranieri la abitano,contribuiscono a migliorarla e fanno domanda di accesso a diritti fondamentali e ad una cittadinanza sociale e politica in molte circostanze ancora largamente incompiuta. In un Paese che cambia, in cui i livelli istituzionali più prossimi alle comunità sono continuamente sollecitati a sviluppare politiche inclusive, si rende necessario un quadro definito di politiche strutturali,affinché l'immigrazione cessi di essere percepita come problema e trovi nel dibattito culturale e politico una diversa collocazione. Di qui la promozione di un'iniziativa che,nel confronto di posizioni, proposte e vissuti differenti, offra al dibattito in corso sull'immigrazione, un altro punto di vista e contribuisca ad accompagnare l'affermarsi di nuovi diritti di cittadinanza.

Nuovi cittadini e nuove città: immigrazione e interculturalità in un Paese che cambia

Programma

L'impegno delle ACLI sui temi dell'immigrazione
Antonio Russo
Responsabile Area Immigrazione Presidenza nazionale ACLI

Lotta alle discriminazioni e diritti dei rifugiati
Laura Boldrini
Portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)

L'immigrazione nelle aree metropolitane: una sfida e un'opportunità
Gianni Bottalico
Presidente provinciale ACLI Milano, Monza e Brianza Responsabile nazionale Aree metropolitane

Le politiche municipali sull'immigrazione a Milano
Mariolina Moioli
Assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali del Comune di Milano

Interventi programmati
Don Roberto Davanzo
Direttore Caritas Ambrosiana

Pasquale Orlando
Presidente provinciale ACLI Napoli Responsabile nazionale ACLI Centro integrato per il Mezzogiorno

Anna Busnelli
Responsabile Area Immigrazione ACLI Milano, Monza e Brianza

Ernesto Rodriguez Esperto immigrazione

Conclusioni

Andrea Olivero
Presidente nazionale ACLI