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giovedì, luglio 17, 2008

Procida attiva per la raccolta differenziata

Dopo mesi di mobilitazione della cittadinanza sull’emergenza rifiuti, a Procida permane una condizione di totale incertezza, sia sulle modalità gestionali ed operative del servizio di raccolta rifiuti, sia sull’inizio di una efficace raccolta differenziata continuamente rinviato dall’Amministrazione.

I procidani, in difesa del territorio isolano e nel solco delle battaglie civili dei tantissimi cittadini e movimenti della regione Campania che si battono contro la logica dell'incenerimento, chiedono l’abbandono definitivo del progetto del dissociatore/inceneritore, sia esso ubicato sul territorio isolano o su una nave al largo, e l’avvio urgente di una raccolta differenziata ‘vera’, che conduca l’isola a un rapido raggiungimento degli standard virtuosi di tantissimi comuni campani e italiani.

Perciò, in funzione di questi obiettivi, ha organizzato un incontro pubblico venerdì 18 luglio alle ore 17,30 presso la Sala Consiliare del Comune di Procida, sul tema:

sul tema:
"RACCOLTA DIFFERENZIATA: risorse ed opportunità"
Ne parliamo con l'Assessore all'Ambiente della Provincia di Napoli e
con il Sindaco di Procida. e Carla Poli del Centro Riciclo Vedelago (TV).

Per contatti:

Coordinamento Cittadinanza Attiva Isola di Procida
Sede provvisoria: Via Regina Elena 23
tel. 0818969545 - procidattiva@gmail.com

domenica, marzo 02, 2008

CAMPANIA:Bassolino va avanti ma il cammino non sarà facile.

La decisione di Antonio Bassolino di andare avanti dopo il rinvio a giudizio lascia apparentemente immutato lo scenario politico in Campania. Sebbene il governatore debba fare i conti con una maggioranza che dopo l’uscita dell’Udeur e la sfiducia dei Socialisti è di colpo divenuta risicata, difficilmente il Consiglio regionale potrà sciogliersi se non sarà lo stesso Bassolino a fare un passo indietro. Cosa che per il momento il governatore ha escluso di voler fare. Tuttavia la strada per lui non sarà in discesa. Il governatore, infatti, dovrà fare i conti con la difficoltà di tenere coesa una maggioranza che tra defezioni e vicende giudiziarie ora come ora può contare su soli 31 consiglieri (erano 41 fino ad un mese fa) e dove anche tra gli alleati non mancano le voci critiche, specie a sinistra. Davanti ad un’opposizione che ne chiede le dimissioni, e sembra meno disposta che in passato a fare sconti, è il solo Pd a fare quadrato intorno al governatore, e le richieste di discontinuità che piovono da sinistra (Prc e Sinistra Arcobaleno chiedono una svolta e voto in tempi rapidi), non è un caso che sia stato lo stesso Bassolino, nel dibattito svoltosi in settimana, a parlare realisticamente di un ’sentiero stretto’. Un sentiero sul quale incamminarsi per andare avanti con la legislatura almeno per un altro anno, profilando anche l’ipotesi di andare al voto prima della scadenza naturale del 2010. “Abbiamo di fronte obiettivi impegnativi su cui dobbiamo lavorare con slancio e determinazione - ha detto Bassolino in Consiglio - come la soluzione dell’emergenza rifiuti, alcuni grandi progetti per lo sviluppo, lo statuto, la nuova legge elettorale, le deleghe agli enti locali. Darsi questi obiettivi significa avere davanti almeno un anno di lavoro. Dopodiché si farà una riflessione per vedere se - come io mi auguro - ci saranno le condizioni per andare avanti oppure se invece può essere giusto dare la parola ai cittadini”. Bassolino, rispondendo poi ad alcuni interventi che gli avevano attribuito la volontà di andare avanti in ogni caso fino al 2010, aveva sottolineato: “Io non ho detto che penso di andare avanti fino alla fine del 2010 certamente e ad ogni costo. Ma, che siamo consapevoli di avere davanti ‘un sentiero stretto’”. In un Consiglio dove i numeri sono incerti sarà da verificare inoltre l’atteggiamento che assumerà l’Italia dei Valori il cui leader Antonio Di Pietro chiede le dimissioni del governatore ma i cui esponenti campani sembrano più tiepidi nel volere la fine della consiliatura. Dunque, Bassolino - come lui stesso ammette - ha davanti a sé un sentiero stretto. Se si allargherà o restringerà ulteriormente molto potrebbe dipendere anche dall’esito dalle prossime elezioni politiche in Campania, su cui la vicenda rifiuti potrebbe giocare un ruolo importante.

martedì, gennaio 15, 2008

“Voler bene alla Campania” Legambiente: “in piazza per uscire dall’emergenza”

Rifiuti, manifestazione nazionale a Napoli sabato 19 gennaio. Legambiente: “in piazza per uscire dall’emergenza”

“Voler bene alla Campania” è il titolo che Legambiente ha scelto per la manifestazione nazionale indetta per sabato prossimo a Napoli dall’associazione. Legambiente invita cittadini, comuni virtuosi, aziende, associazioni e organizzazioni di categoria a scendere in piazza per dimostrare che si può e si deve uscire dall’emergenza rifiuti. Le ACLI napoletane hanno aderito prontamente alla importante manifestazione sottolineandone l'aspetto propositivo teso a legare la risoluzione dell'emergenza alla prospettiva di una campania pulita e sostenibile.

“Dobbiamo dire con forza dei no e promuovere i sì: no all’emergenza permanente, no alla camorra che ci avvelena la vita, no ai demagoghi che soffiano su ogni protesta. Sì a una politica che sa decidere, sì ai sindaci che fanno la raccolta differenziata, sì agli impianti di riciclaggio e compostaggio”, sottolineano il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza e il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonuomo.

Nell’appello che promuove la manifestazione Legambiente ricorda come esista già un’altra Campania che non deve fare i conti con la spazzatura, con l’incapacità degli enti locali, con i disordini e con gli allarmi. Questa Campania è fatta di 145 Comuni che raccolgono in maniera differenziata almeno il 35% dei rifiuti urbani, con picchi fino al 90%, e li avviano al riciclaggio al pari delle migliori esperienze del Nord Italia. Ma anche di numerose aziende, capaci di costruire e gestire impianti di riciclaggio, tecnologicamente avanzati, che sono costrette, paradossalmente, ad importare materie prime-seconde (contenitori in plastica, vetro, carta e cartone) da fuori regione per far funzionare a regime i loro impianti”. C’è insomma una Campania che si muove al passo col resto del Paese e che valorizza al meglio il suo territorio, le sue produzioni, l’ambiente. “È questa la Campania – continuano i due dirigenti dell’associazione ambientalista – che chiamiamo a manifestare sabato pomeriggio. È questa la Campania da cui ripartire”.

mercoledì, gennaio 09, 2008

Rifiuti, ancora tensione a Pianura. Prodi: De Gennaro commissario e tre termovalorizzatori.


Almeno tre termovalorizzatori, ad Acerra, Santa Maria La Fossa e Salerno e un numero di discariche tale da consentire l'autosufficienza regionale a medio termine nella gestione dei rifiuti. E' questo quanto prevede il piano operativo del Governo per la Campania. L'ex capo della polizia responsabile per 120 giorni. Scontri nella notte.

domenica, gennaio 06, 2008

A PROPOSITO DI RIFIUTI: LA CIVICA DISEDUCAZIONE


di: Domenico Pizzuti
Anche il Prefetto Pansa, a cui va l’onore delle armi, è rimasto vittima del girone infernale dello smaltimento dei rifiuti in terra campana, ed in presenza di autorevoli pareri contrar per decisione del Consiglio dei Ministri è stato prolungato il sistema straordinario del Commissariamento per lo smaltimento dei rifiuti. A nostro avviso, per le profonde radici delle disfunzioni del sistema di smaltimento dei rifiuti nel tessuto sociale, la discussione non può essere limitata alle forme istituzionali di gestione del ciclo dei rifiuti, straordinaria o ordinaria, in riferimento alla individuazione delle responsabilità delle fallimentari gestioni di circa tre lustri. Di seguito alcune considerazioni minime per darsi ragioni come cittadino pensante di un malfunzionamento che prima dell’ immagine danneggia i cittadini ed è sintomo di una crisi sociale piu vasta. Una prima considerazione, a partire dall’ alto richiama l’attenzione sui sistemi di comunicazione tra Commissariato ed Enti locali, soprattutto Comuni, ed in ultima o prima istanza le popolazioni locali, per i veti incrociati dei primi e le resistenze e proteste delle seconde per decisioni che interessassero i loro territori percepite come dannose per la salute dei cittadini e penalizzanti un territorio. Cioè, senza scomodare le procedure di una “democrazia deliberativa” che non sono molto di casa non solo in terra nostra, è in questione il funzionamento dei sistemi di comunicazione al fine di ottenere partecipazione e consenso alle deliberazioni e decisioni di responsabili ed Amministratori. Quindi uno stile di governo talvolta centralistico ed in altre informale o personalistico, senza nascondersi il groviglio di interessi in campo puliti e meno puliti non solo economici ed anche giuridici tra cui i decisori erano chiamati a districarsi E di conseguenza si impone la domanda: quale l’efficacia dei sistemi di controllo istituzionali e centrali se la deriva e potuta durare quattordici anni e passa. A meno di ipotizzare senza ingenuità un sistema di potere locale e centrale che si tiene sopra le teste dei cittadini per difesa, preservazione e riproduzione, ribadendo a chiare lettere ”il re e nudo”. Anche se non è mancata costantemente l’azione di informazione documentata da parte della stampa specialmente locale ed un libero dibattito. In secondo luogo, rivolgendoci al basso, alle comunita locali dei cittadini, al tessuto o stile delle relazioni sociali, appare plausibile riferirsi alle ripetute manifestazioni di localismo, particolarismo e familismo da parte delle comunita locali interessate a discariche o siti di stoccaggio e simili, cavalcate da sindaci di ogni estrazione partitica e qualche volta anche da rappresentanti delle chiese locali. Riteniamo pertanto che, unitamente agli stili di governo ed all’ “etica pubblica” da osservare da parte degli amministratori, si debba rivolgere l’attenzione ad atteggiamenti e comportamenti diffusi e radicati di componenti delle comunità locali in senso particolaristico, frutto di una prolungata “diseducazione civica” se e stato concesso di edificare secondo le convenienze di singoli e famiglie, ed è mancata o e stata stravolta una visione del “bene comune” secondo l’ opposizione di “dentro e fuori” come “pulito e sporco”. E non ha sopperito un etica cattolica non puramente individualistica e verticale nel modellare l ethos dei comportamenti collettivi. Senza toni apocalittici che ci sono estranei, riteniamo che l’ossimoro della c.d. “emergenza rifiuti”, non manifesti solo il fallimento di sistemi istituzionali di governo con sperpero di risorse pubbliche senza giustificati risultati, ma sia il sintomo di cui una crisi sociale piu vasta che, come argomentava Enzo Giustino su questo giornale, è anche un ripudio della modernità non solo tecnologica, ma democratica ed etica nel senso comunicativo, deliberativo e di primato degli interessi collettivi o del bene comune possibile.

Saviano: "Ecco tutti i colpevoli della peste di Napoli" (rifiuti &altro)



È UN territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l'ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E' una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all'opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all'opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un'impresa - l'Ecocampania - che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.
Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l'ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l'inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell'antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico - è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano. Nel caso dell'inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all'anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall'estero: da ogni parte d'Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l'autorizzazione dalla Regione. Aveva però l'unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l'unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell'inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l'emergenza rifiuti del 2003. Chianese - secondo le accuse - è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l'emergenza e quindi riuscì con l'attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all'amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l'appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all'avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L'emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un'azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell'80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d'Italia è stato intombati a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E' in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E' in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l'ossessione dell'informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell'informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.

Non è affatto la camorra ad aver innescato quest'emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l'emergenza e con l'apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell'immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall'emergenza non si vuole e non si po' uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L'emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle "sacchette" di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L'80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l'eroe epico che strappa le braccia all'Orco che appestava la Danimarca: "il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla". Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.

venerdì, dicembre 28, 2007

Campania, prorogata l'emergenza rifiuti

Lo smaltimento dei rifiuti in Campania «tornerà alla normalità nei prossimi 11 mesi».

Ne è certo il ministro dell'Interno Giuliano Amato, che al termine del Consiglio dei ministri ha illustrato le misure adottate, che prevedono la proroga dell'emergenza appunto fino al 30 novembre, e le figure di un «commissario gestore» dell'emergenza che «affiancherà gli enti locali» e un «commissario liquidatore» per risolvere «la partita finanziaria che si è accumulata nel corso degli anni».

Il commissario gestore, ha spiegato il ministro, «sarà un commissario ma non nella pienezza attuale: affiancherà gli enti locali ai quali torneranno attribuzioni e che avranno poteri in parte attuativi e in parte sostitutivi», mentre al commissario liquidatore spetterà «liquidare tutte le partite finanziarie accumulatesi negli anni delle gestioni precedenti».

«Il prefetto di Napoli - ha proseguito Amato - tornerà a fare il prefetto di Napoli, cosa ce non ha mai cessato di fare ma che era un part-time: non potrà ignorare la raccolta e tutta la problematica collegata, ma si tratta di un trasferimento importante».

Il commissario gestore, come detto, sarà il prefetto Cimmino, fino a ieri, ha detto il ministro, «vice di Pansa» e che quindi «conosce bene la situazione».

Il commissario liquidatore deve essere ancora nominato. Sarà lui che «dovrà giocare la partita finanziaria della liquidazione» di tutte «le situazioni che si sono venute a creare con l'emergenza rifiuti».

«La montagna ha partorito il topolino: il provvedimento adottato oggi da palazzo Chigi in merito all'emergenza rifiuti in Campania evidenzia l'ennesima sottovalutazione della gravità del problema». Lo afferma Marco Di Lello, della segretaria nazionale Sdi/Ps ed assessore al Turismo e Beni Culturali della Regione Campania. «A distanza di 4 anni, in cui il governo ha assunto la titolarità del Commissariato, anziché assumere ai massimi livelli il potere commissariale e responsabilizzare nel contempo gli enti locali - ha aggiunto - mantiene in vita una struttura commissariale che da 14 anni si è dimostrata incapace di affrontare il problema e nomina una nuova pletora di subcommissari e quel che è più grave non indica una via d'uscita concreta, mentre le condivisibili proposte della Commissione Bicamerale Rifiuti attendono ancora risposte. Prodi ed il suo governo non possono continuare a sottovalutare un problema così grave che riguarda la seconda regione d'Italia e sei milioni di cittadini».

NAPOLI. Il ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha resto noto la proroga dello stato di emergenza rifiuti in Campania al 30 novembre 2008.


La decisione è stata adottata dal Consiglio dei Ministri. Scelto anche il nuovo Commissario straordinario, il dottor Umberto Cimmino, promosso prefetto lo scorso 21 dicembre. Cimmino, già vicario del predecessore Alessandro Pansa alla Prefettura di Napoli, avrà una “linea diretta” con lo stesso Pansa, il quale seguirà ancora da prefetto di Napoli l’evolversi della crisi. Cimmino è di Grumo Nevano (Napoli). La sua carriera è stata svolta quasi tutta negli uffici del ministero dell’Interno, poi a Napoli come viceprefetto vicario. Accanto a Cimmino ci sarà un commissario liquidatore (un magistrato della Corte dei Conti) indicato dal ministero dell’Economia.

La lettera del sindaco di San Giorgio a Cremano a Napolitano: «In pericolo la salute dei miei concittadini»


Giorgiano: «Non mi importa se serviranno l’esercito, la protezione civile o anche i caschi blu dell’Onu. Fate presto!»

La città di San Giorgio a Cremano, ricca di storia, cultura e splendide ville Vesuviane, di cui mi onoro di essere sindaco dallo scorso mese di maggio, sta vivendo l’emergenza più terribile della sua storia recente. Nelle strade di un territorio di appena quattro chilometri quadrati che ospita cinquantamila abitanti sono attualmente ammassate oltre mille tonnellate di immondizia, che non riusciamo a raccogliere e a smaltire con le nostre sole forze. Faccio appello a Lei, che rappresenta la più alta Istituzione del nostro Paese, affinché lo Stato venga in nostro soccorso.
La mia città è allo stremo ed i rischi che scoppi una emergenza di carattere igienico-sanitario sono ormai altissimi. La salute dei miei concittadini, in particolare gli anziani ed i bambini, è in serio pericolo e nei prossimi giorni, se non ci sarà una inversione di rotta, sarò costretto ad imporre la chiusura a tutti i negozi, gli uffici pubblici e le scuole. Non mi importa se serviranno l’esercito, la protezione civile o anche i caschi blu dell’Onu: ciò che conta è ripulire la città e farlo subito, senza tentennamenti. Le Istituzioni nazionali sono chiamate a prendere una decisione definitiva sulla gestione del sistema integrato dello smaltimento dei rifiuti in Campania, prima che sia troppo tardi. Il «ciclo dei rifiuti», pensato negli scorsi anni dal Commissariato straordinario per l’emergenza, va finalmente «chiuso» compiendo una scelta definitiva tra i termovalorizzatori, i rigassificatori e la riapertura delle discariche.
Qualsiasi sia la decisione, questa va presa in tempi strettissimi perché non abbiamo più tempo da perdere. Come sindaco di San Giorgio a Cremano sono pronto a fare la mia parte ed a collaborare con i Comuni limitrofi per individuare spazi in cui ospitare un gassificatore ed un sito di tritovagliatura. Inoltre farò ogni sforzo, in un momento così drammatico, per incrementare i livelli di differenziazione dei rifiuti, utilizzando strumenti che possano coinvolgere in maniera efficace tutte le famiglie del territorio, quali la raccolta porta a porta. Tempo per discutere non c’è ne è più. E’ arrivato il momento delle scelte.
Signor Presidente, La scongiuro di farsi portavoce presso le altre Istituzioni dello Stato del grido di dolore della collettività che rappresento: FATE PRESTO!
Domenico Giorgiano,
Sindaco di San Giorgio a Cremano

domenica, dicembre 23, 2007

Il Natale di Napoli tra i rifiuti e il mare della pace



Nei giorni di Natale ecco una Napoli a due facce: da un lato la vergogna dei cumuli di rifiuti, simbolo di una crisi irrisolta e sempre più preoccupante, dall’altra lo spettacolo di una Piazza del Plebiscito trasformata in autentica attrazione con la «pedana mediterranea» allestita dall’artista Michelangelo Pistoletto. dalla prima pagina de Il Mattino di oggi

venerdì, novembre 23, 2007

Biùtiful cauntri: un documentario sulle battaglie dell'ecomafie in Campania in concorso al Festival di Torino di Nanni Moretti.






Biùtiful cauntri un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea
D'Ambrosio, Peppe Ruggiero
prodotto da Lionello Cerri per LUMIERE & CO.

Allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina. Un educatore ambientale che lotta contro i crimini ambientali. Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di discariche.
Storie di denuncia e testimonianza del massacro di un territorio.
Siamo in Italia, nella regione Campania dove sono presenti 1200 discariche abusive di rifiuti tossici. Sullo sfondo una camorra imprenditrice che usa camion e pale meccaniche al posto delle pistole.
Una camorra dai colletti bianchi, imprenditoria deviata ed istituzioni colluse, raccontata da un magistrato che svela i meccanismi di un'attività violenta che sta provocando più morti, lente nel tempo, di qualsiasi altro fenomeno criminale.

proiezioni:
sabato 24 novembre 2007 ore 20.00 Cinema Greenwich 1 (Via Po 30) .
seguirà un dibattito
domenica 25 novembre 2007 ore 10.00 Cinema Greenwich 1 e ore 14.30
Cinema Ambrosio 3 (Corso Vittorio Emanuele 52)

Immondizia, la nuova droga per la camorra: 600 milioni all’anno

Dal 2002 in Campania 151 persone arrestate, 355 denunciate ed 88 aziende coinvolte
Immondizia, la nuova droga per la camorra: 600 milioni all’anno
Complicità dei colletti bianchi

Resi noti in una conferenza stampa i nomi delle quattro persone finite in carcere nell’ambito dell’operazione Matrix che ha bloccato un presunto traffico di rifiuti speciali tra la Calabria e la Campania. Si tratta di Antonio Coppola, 49 anni di Polla (Salerno), arrestato e associato al carcere di Sala Consilina; Gerardo Coppola, 41 anni di Polla, Attilio Argentano, 46 anni, e Salvatore Capasso, 38 anni, entrambi di Castrovillari, tutti e tre sottoposti agli arresti domiciliari.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di rifiuti speciali. Le indagini sono partite nell’agosto del 2005 ed hanno portato anche alla notifica di un provvedimento di obbligo di firma e di 9 avvisi di garanzia. Nell'ambito dell'operazione, inoltre, sono state denunciate 102 persone, compiute cinque perquisizioni domiciliari e sequestrati otto tir.

“L'operazione Matrix, iniziata nell'agosto del 2005, è partita – spiega il sostituto procuratore Baldo Pisani - dopo un controllo effettuato dai carabinieri di Laino Borgo su alcuni camion che trasportavano rifiuti. Da questo controllo è iniziata un'attività d'indagine particolare e approfondita. E' stato verificato come all'incirca 25mila tonnellate di rifiuti dal 2001 venissero illegalmente introdotte, in violazione dei diversi protocolli che ne vietavano l'ingresso in Campania”.

Sull’operazione è intervenuta anche Legambiente che in una nota ribadisce come la Campania rappresenta il “core business” del traffico illegale dei rifiuti. “Da anni la monnezza rappresenta la nuova droga. O per essere più esatti, il settore dove la criminalità ambientale con l'appoggio di colletti bianchi, riesce a realizzare profitti cospicui, secondi solo al mercato degli stupefacenti. Il profitto degli ecocriminali - dice Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania - è di oltre seicento milioni di euro all'anno”.

Dal 2002 a oggi, ricorda Legambiente, in Campania sono già 151 le persone arrestate, 355 quelle denunciate con il coinvolgimento di 88 aziende. Ogni giorno il guadagno di un trafficante campano di rifiuti è pari a 25mila euro mentre il fatturato mensile di un imprenditore campano che ha smaltito rifiuti fuori Regione è pari circa un milione e mezzo di euro.

martedì, novembre 06, 2007

Costretti a vendere rifiuti e nessuno si scandalizza

Lavora alla Scuola della Pace, a Scampia, dove sono accolti bambini italiani e rom. Una battaglia quotidiana, spicciola e ambiziosa nello stesso tempo, quella di Enzo Somma della Comunità di Sant’Egidio. Ha i toni pacati di chi sa che la convivenza e l’integrazione hanno bisogno di tempi lunghi e di parole chiare. Aspettando l’integrazione che verrà, intanto c’è lo spettacolo degradante del mercatino della spazzatura a corso Garibaldi. «In questo spettacolo a recitare la parte più degradante sono proprio i rom. Certo c’è il disagio del quartiere, ma colpisce che nella nostra società del benessere c’è chi per sopravvivere deve vendere quello che raccoglie nella spazzatura. È questo tipo di povertà che dovrebbe scandalizzarci». Invece? «Invece prevale il clima di allarme sociale. Tutto finisce nel calderone dell’intolleranza: il mercatino dell’immondizia non è la stessa cosa dell’omicidio di Roma. È solo fastidio urbano». Sono due problemi differenti. Ma far prosperare questo degrado non spinge verso l’invocazione di misure come la tolleranza zero, facendo di tutta l’erba un fascio? «È un rischio reale. C’è una percezione indistinta del presenza dei rom. La soluzione è quella di dare una sistemazione dignitosa ai migranti e ai nomadi. Opportunità di accoglienza che in altre parti d’Europa e d’Italia funzionano. Vanno eliminate le sacche di illegalità dove trova terreno fertile la criminalità, nostra e loro. Purtroppo si preferiscono le scorciatoie». Che tipo di scorciatoie? «La caccia al rumeno. La convivenza urbana non si ottiene facendo delle città delle fortezze, ma includendo i diversi. L’Italia ha bisogno degli stranieri». Anche dei venditori di rifiuti? Non è un degrado esterno che si aggiunge al degrado che produciamo noi? «I rom possono essere una risorsa come ogni persona. A loro non è data la possibilità di emergere. Nessuno li assume. Gli chiedono il permesso di soggiorno che non hanno, perché i rom non sono solo rumeni, molti sono ex-jugoslavi, fuori dell’Europa. La criminalità va a pescare tra i disperati. E la mancata integrazione li espone a questi rischi». Che cosa bisognerebbe fare non tra dieci anni, ma oggi? «Posso dire quello che facciamo. Con la nostra scuola, che tiene insieme bambini italiani e rom, proviamo a creare quotidianamente la convivenza. Ed è qualcosa che possono fare tutti. Amicizia, solidarietà e non rifiuti». p.t.

sabato, luglio 07, 2007

Napoli: Rifiuti, Pansa si presenta: "Possiamo farcela"



"Il percorso e' in salita, ma le salite si fanno e questa strada la possiamo percorrere". E' uno dei passaggi della conferenza stampa che il neo commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, Alessandro Pansa, prefetto di Napoli, ha tenuto oggi per fare il punto della situazione dopo la nomina di ieri. "Il mio auspicio e' che il percorso individuato venga rispettato senza che si verifichino incidenti - ha aggiunto Pansa - l'obiettivo è quello di arrivare all'ordinarietà senza picchi di crisi, facendo in modo che la situazione migliori progressivamente". Il prefetto di Napoli ha poi spiegato che il suo intento sara' quello di proseguire la strada tracciata dall'ex commissario Guido Bertolaso. "E' un lavoro già in atto da tempo e io continuero' quello che da mesi sto già seguendo - ha concluso Pansa - ci sono le condizioni perché ci sia una continuita' che va tutelata.

Il fatto che si sia deciso di nominare un prefetto come commissario straordinario per l'emergenza rifiuti ''non significa affatto un atto di sfiducia nei confronti delle istituzioni locali''. E' lo stesso neo commissario Alessandro Pansa a sottolinearlo. ''Anzi - spiega Pansa - mi sembra che in questa circostanza il meccanismo sia stato proprio quello di riaffidare un po' di piu' un ruolo al territorio. Non è sfiducia, è un meccanismo per passare all'ordinarietà nella maniera meno dolorosa, meno complessa, più efficace possibile''. Il suo ruolo del resto, dice Pansa, è proprio quello di traghettare la complessa vicenda rifiuti per poi ''passare la mano agli enti locali entro la fine dell'anno''. ''Il mio lavoro è essenzialmente questo - ribadisce - è il trasferimento dall'esproprio della competenza a livello statale per riportarla invece all'ordinarietà, rappresentata dagli enti locali''. Una linea, quella della corresponsabilità, ''non certo nuova, la stiamo mettendo in atto da mesi'', dice Pansa. Lo provano i tavoli che si sono alternati, gli incontri con tutte le istituzioni. I poteri straordinari, ribadisce il neo commissario, servono. ''Se si passa subito all'ordinarietà non si utilizzano i poteri straordinari del commissario che servono ancora - ha sottolineato - non a stravolgere ma ad accorciare delle procedure di garanzia in materia di acquisizione, conferimento di incarichi, appalti''.

"Agiremo in totale trasparenza e manterremo le promesse. I cittadini devono avere fiducia". Lo ha detto il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, da ieri commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, nel corso di una conferenza stampa convocata oggi in Prefettura. "In questo momento i cittadini sono spaventati dalle soluzioni che possono arrecare danno all'ambiente - ha detto il prefetto - ma vogliono anche che si esca presto dall'emergenza. Né da parte mia, né da parte del governo, c'è alcuna volontà omicida, seguiremo un percorso senza penalizzare la salute dei cittadini". Il prefetto Pansa ha poi fatto riferimento alle proteste dei cittadini di Acerra, in provincia di Napoli, relative alla realizzazione del termovalorizzatore. "I cittadini di Acerra non si lamentano a caso - ha detto Pansa - cominciamo dunque a bonificare il territorio spiegando loro di non voler agire in danno della salute.
di Lorenzo Crea Fonte: http://www.napoli.com/stamparticolo.php?articolo=15576

i rifiuti erano un problema già nel 1741, anche a Roma.

 
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venerdì, giugno 01, 2007

RIFIUTI: BASSOLINO, IN CAMPANIA NOSTRE RESPONSABILITA'. MA NON SOLO...

(ASCA) - Roma, 31 mag - Le responsabilita' per la situazione dei rifuiti in Campania? ''E' evidente e non e' in discussione che ci siano nostre responsabilita', intendo della Regione e del sistema istituzionale locale. Si tratta di vedere, pero', se sono soltanto le nostre...''. E' quanto pensa il governatore della Campania, Antonio Bassolino che oggi ha avuto una lunga audizione presso la Commissione sul ciclo dei rifiuti a palazzo san Macuto. Al termine dell'audizione, incontrando i giornalisti, Bassolino ha ricordato ''la lunga storia'' dei rifiuti in Campania fatta ''di diversi Commissari, anche presidenti, sia di centro-sinistra che di centro-destra e funzionari dello Stato. Ora - ha poi aggiunto - e' l'ora di superare le difficolta' in cui ci troviamo e di dare la massima collaborazione al Commissariato, a Bertolaso per uscire da una emergenza e completare il ciclo dei rifuiti''. Un ciclo, ha poi detto ancora, che si deve concludere con i termovalorizzatori. Per questo la Regione sta insistendo per arrivare alla costruzione di un terzo complesso, quello di Salerno, che si dovra' ''aggiungere'' a quelli di Acerra e S.Maria la Fossa ''e non sostituirli''. La regione Campania, poi, mettera' in campo 110 milioni di euro per il compostaggio e altri impianti industriali di smaltimento mentre appare indispensabile ''alzare i livelli'' della raccolta differenziata su tutto il territorio.
gc/mar/sr
RIFIUTI: BASSOLINO, TERMOVALORIZZATORI, FONDI POR E FILIERA INDUSTRIALE
(ASCA) - Napoli, 31 mag - Collaborazione strettissima fra Regione Campania e il Commissario Bertolaso per la stesura di un nuovo piano rifiuti; utilizzo di almeno tre termovalorizzatori (attualmente nessuno e' attivo. Quello di Acerra, Napoli, sara' pronto ad ottobre; se ne costruira' uno a Santa Maria La Fossa, Caserta, e Salerno si e' resa disponibile ad un terzo impianto); creazione di una filiera industriale per la riduzione dei rifiuti, la restituzione degli imballaggi, il riciclo ed il riuso; massiccio utilizzo di risorse europee, almeno 400 milioni di euro nei prossimi sette anni, per incrementare la raccolta differenziata e bonificare i territori. Questi, in estrema sintesi, i punti significativi della relazione del presidente della Campania, Antonio Bassolino, nel corso dell'audizione di fronte alle Commissioni ambiente congiunte. Nel passaggio conclusivo, il governatore, rivolgendosi ai Commissari, ha dichiarato: ''Ho cercato di delineare lo sforzo nel quale siamo impegnati, in assoluta collaborazione con il Commissario Bertolaso e con tutti i livelli istituzionali, secondo il forte principio piu' volte ribadito dal Presidente Giorgio Napolitano. Se il Piano di Bertolaso sara' applicato integralmente e se il quadro che ho prospettato sara' effettivamente avviato noi potremo dire di essere, non solo usciti dall'emergenza, ma anche di aver superato gli indubbi ritardi e di aver quindi posto le condizioni strutturali di un nuovo ciclo, fondato sulla partecipazione e la responsabilita' di tutti i soggetti interessati e degli stessi cittadini. Credo che questo lo dobbiamo ai nostri concittadini. Abbiamo tutta l'intenzione e la determinazione di corrispondere a questo dovere''.

sabato, maggio 26, 2007

RIFIUTI: IERVOLINO QUERELA CASINI PER ACCUSA 'SUBALTERNITA' A CAMORRA'


(ASCA) - Napoli, 25 mag - Come aveva annunciato nei giorni scorsi, il Sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, ha esposto querela nei confronti di Pier Ferdinando Casini che, intervenendo sull'emergenza rifiuti a Napoli, aveva parlato di una classe politica paralizzata da una ''subalternita' almeno psicologica, nei confronti della camorra''. Alle parole di Casini Iervolino aveva replicato sostenendo: ''L'accusa di essere 'psicologicamente subalterna' alla camorra, che spaccia droga e uccide, e' davvero troppo grande'' ed aveva annunciato che non avrebbe esitato a sporgere querela se non fosse arrivata un'immediata smentita da parte del leader dell'Udc. La smentita non e' arrivata e il primo cittadino ha sporto querela. tmn/mcc/ss

venerdì, maggio 25, 2007

www. emergenzarifiuti campania.it

il sito ufficiale del commissario delegato ai rifiuti Guido Bertolaso.
A prescindere dalle valutazioni, utile per conoscere, informarsi e giudicare. Ci sono documenti, notizie,foto e rassegna stampa quotidiana. Presente anche un Filo diretto con Bertolaso che lo presenta così:

Stiamo lavorando per liberare la Campania dall'assedio dei rifiuti. Chi vuole potrà inviarmi, tramite questo sito, commenti sul nostro operato, suggerimenti, contributi, segnalazioni di casi difficili, rendiconti sulla situazione del luogo in cui vive. Non risponderò a nessuno, perché dedicherò tutto il mio tempo alla gestione dell'emergenza rifiuti, ma leggerò con attenzione i vostri messaggi e i vostri consigli. Grazie.
Guido Bertolaso
Commissario Delegato
per l'emergenza rifiuti in Campania.

Continueremo a pubblicare opinioni, documenti e notizie per contribuire alla formazione di una cittadinanza attiva e responsabile.
La situazione rifiuti è il primo tema all'ordine del giorno in Campania, conviene saperne di più e affrontare consapevolmente un periodo in cui la partecipazione non potrà essere generica o attendista o incendiaria (la diossina avanza) o localista.

RIFIUTI, CHE FARE

RIFLESSIONE. GUIDO VIALE: RIFIUTI, CHE FARE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 maggio 2007.
Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta
studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del
lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell'
Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (Anpa). Opere di Guido
Viale: segnaliamo particolarmente Il Sessantotto, Mazzotta, Milano 1978; Un
mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano 1994, 2000; Tutti in taxi,
Feltrinelli, Milano 1996; Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino
1999; A casa, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2001; Vita e morte
dell'automobile, Bollati Boringhieri, Torino 2007]

La questione dei rifiuti in Campania e' un concentrato di tutte le crisi del
nostro paese: crisi culturale, politica, amministrativa, economica,
occupazionale, ambientale, urbana, sanitaria, securitaria: insomma, una
bancarotta della democrazia.
La crisi nasce innanzitutto da una sottovalutazione della questione dei
rifiuti, che continua ancor oggi a essere considerata un ambito settoriale e
non un tema che incrocia tutti gli ambiti della vita, sia quotidiana che
istituzionale. Ci si riempie la bocca con le parole crescita e sviluppo,
senza rendersi conto che una gestione lungimirante del ciclo dei rifiuti e
delle filiere che li generano puo' trasformarsi in una fonte di occupazione
qualificata, di impresa innovativa, di reddito e di qualita' della vita e
dell'ambiente. Ma anche senza rendersi conto che non saper gestire i propri
rifiuti distrugge la principale industria del territorio, il turismo, e
"l'attrazione degli investimenti": quella capacita' che oggi mette in
competizione tutte le citta'-regioni del mondo. Cosi' le ambizioni di
Napoli, capitale del Mediterraneo, insieme al cosiddetto "Rinascimento
napoletano", sono state definitivamente affossate sotto un cumulo di
immondizia.
In materia, destra e sinistra non hanno fatto nulla che le distinguesse tra
loro. Quindici anni fa la giunta Rastrelli (An) aveva varato un piano dei
rifiuti che attribuiva la parte onerosa del ciclo (la raccolta) ai comuni e
ai loro consorzi, e quella in cui si guadagna (gli impianti) ai privati.
Anzi, a un privato, la societa' Fibe, che con un'unica gara (sulla cui
correttezza sono stati avanzati molti dubbi) si era aggiudicata costruzione
e gestione di tutti gli impianti previsti dal piano: tre inceneritori e
cinque impianti di trattamento meccanico-biologico (Mtb), comunemente
chiamati Cdr (da combustibile ricavato dai rifiuti: uno dei due prodotti,
quello destinato ad alimentare gli inceneritori, che dovrebbero uscire da
quegli impianti; l'altro si chiama Fos, frazione organica stabilizzata, ed
e' un terriccio usato per ricoprire cave e discariche).
*
L'infelice scelta di Acerra
Ma insieme agli impianti, alla Fibe era stato attribuita anche la scelta del
sito in cui costruirli (per aggiudicarsi l'appalto i concorrenti dovevano
gia' disporre delle aree) e questa, per convenienze sue, aveva scelto
Acerra, l'area piu' infestata dai tumori di tutta l'Europa.
L'amministrazione regionale aveva cioe' abdicato da quella che e' la
funzione per eccellenza di chi ha responsabilita' di governo del territorio,
ma le due giunte successive (Bassolino) non hanno mai messo in discussione
quelle scelte, nonostante che ve ne fossero tutte le condizioni (tanto e'
vero che il contratto con la Fibe alla fine e' stato rescisso); e nonostante
che i presidenti di tutte e tre le giunte fossero stati investiti dei poteri
straordinari connessi alla gestione commissariale.
Per 15 anni si e' lasciato che le cose corressero verso il baratro:
percentuali irrisorie di raccolta differenziata; dieci milioni di "ecoballe"
uscite dai Cdr: cioe' balle di immondizia, vere e proprie bombe ecologiche,
accatastate in immense piramidi, da fare invidia a quella di Cheope; quasi
mille discariche illegali, ma non clandestine, di rifiuti industriali e
ospedalieri provenienti da mezza Italia e gestite dalla camorra; altre
centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti che periodicamente si
accumulano per le strade, fino a quando qualcuno non le incendia spargendo
nell'aria piu' diossina di trenta inceneritori messi insieme; decine e
decine di treni per portare nel resto dell'Italia e in Germania un
gigantesco campionario dei nostri rifiuti made in Italy; decine di migliaia
di lavoratori, un vero e proprio esercito, in cui si sovrapponevano gestioni
comunali, appaltatori privati, consorzi a cui i comuni non hanno mai voluto
cedere le competenze e, dulcis in fundo, Lsu (lavoratori socialmente utili)
in carico alla giunta di destra, poi quelli delle giunte di sinistra; tutti
ingannati con la promessa di lavorare a una raccolta differenziata che non
si e' mai fatta. A riprova del fatto che i rifiuti sono il ricettacolo non
solo delle cose che non ci servono piu', ma anche delle persone di cui ci si
vuole sbarazzare: con politiche cosiddette di workfare senza capo ne' coda.
La gestione commissariale ha trasformato il cancro in metastasi, affidando
la soluzione del problema alle stesse persone - i presidenti della giunta
regionale - che, come titolari dell'ordinaria amministrazione ne erano stati
esautorati. Ma anche quando la palla e passata al prefetto Catenacci (in una
regione dove l'intreccio tra camorra e rifiuti e' il nodo da sciogliere) le
cose non sono cambiate. Non perche' lo scontro con la malavita organizzata
sia stato troppo aspro, ma perche' non c'e' stato: per non disturbare i
sindaci che non volevano "interferenze" nei loro feudi, fatti di appalti e
gestioni dirette che spesso non arrivavano nemmeno al tre per cento di
raccolta differenziata. Cosi' abbiamo visto tanti sindaci indossare la
fascia tricolore per mettersi alla testa di mobilitazioni contro le
discariche decise dal commissario, ma nessuno fare la stessa cosa per
impedire lo sversamento di rifiuti industriali mille volte piu' pericolosi
nelle cave abusive gestite dalla camorra, che tutti sanno dove sono e tutti
sanno di chi sono.
*
Uno spirito di delega
Oltretutto, la gestione commissariale ha accentuato nella popolazione uno
spirito di delega, per cui, a risolvere il problema, deve essere "lo Stato".
Questo offusca la responsabilita' diretta dei cittadini non solo rispetto
alla raccolta differenziata (che con amministrazioni latitanti e' peraltro
impossibile fare); ma anche rispetto alla regolare riconferma di maggioranze
e sindaci che nella gestione dei rifiuti vedono solo occasioni di malaffare
e di clientele.
L'attuale gestione del commissario Bertolaso non promette di meglio, perche'
non sono cambiati i presupposti che ne definiscono gli obiettivi: cioe'
prender tempo - come si e' fatto negli ultimi 15 anni - in attesa che siano
pronti i tre impianti di incenerimento definiti dalla nuova gara di appalto
da 4,5 miliardi di euro (avete letto bene: quattro virgola cinque miliardi
di euro), divisa in tre lotti, ma andata deserta gia' due volte. Tanto che
la Fibe, pur licenziata ed esclusa, e' ancora li' al suo posto; a "finire il
lavoro", come direbbe Bush. La Fibe, peraltro, si era aggiudicata la gara in
project-financing, cioe' anticipando il denaro dell'investimento, perche'
contava di recuperarlo con i proventi dell'inceneritore. Come ci insegna
infatti il caso da manuale dell'Asm di Brescia, l'inceneritore e' una
macchina per fare soldi: non solo a spese degli utenti - i comuni che
producono i rifiuti - ma anche dei contribuenti: attraverso i famigerati
incentivi denominati Cip6. Ma ora che gli inceneritori sono stati finalmente
esclusi dai benefici del Cip6, che senso ha continuare a costruirli?
All'incasso puo' ancora aspirare la Fibe, o chi la sostituira'; ma
l'inceneritore di Acerra, se mai entrera' in funzione, avra' il suo daffare
a bruciare - per i prossimi 15-20 anni: quanto e' l'arco della sua vita
utile - le "ecoballe" accumulate dagli impianti di Cdr; senza poter
accogliere nemmeno un grammo dei rifiuti che verranno prodotti da ora in
poi. E senza il Cip6 nessuno vorra' mai piu' finanziare con denaro proprio
nuovi inceneritori. D'altronde, per costruirne uno, tra gare, progettazione,
autorizzazioni e cantiere - ammesso, e ovviamente non concesso, che la
popolazione non frapponga ostacoli - ci vogliono almeno quattro anni. Tutto
il lavoro di Bertolaso per tappare i buchi in attesa dei nuovi inceneritori
campani e' dunque una fatica di Sisifo, che non fara' avanzare di un palmo
la situazione.
Che fare allora? La montagna di errori - per usare un eufemismo - accumulati
negli anni sono una pietra al collo di chiunque si cimenti con il problema.
La discarica che il nuovo commissario ha ottenuto di aprire a Serre (l'esito
della vicenda dimostra comunque che ricorrendo fin da subito al negoziato si
sarebbe probabilmente ottenuto lo stesso risultato in modo piu' rapido e
meno traumatico) e' appena sufficiente ad assorbire meta' del milione di
tonnellate di rifiuti che gia' ora si trova per strada. E poi?
*
Via gli imballi
Poi. Primo: bisogna ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti. Non
c'e' alternativa: va vietata in tutta la regione, a tempo indeterminato e
fino alla ricostituzione di uno stato di normalita', la vendita al dettaglio
di prodotti imballati, sia alimentari che non (compresa l'acqua minerale e
le bibite gassate), introducendo l'obbligo dei contenitori riusabili per la
vendita dei prodotti sfusi, con esenzioni limitate ai soli casi in cui, per
ragioni sanitarie, il rischio supera quello determinato dall'attuale
accumulo di rifiuti per le strade. Si fa gia' da molte altre parti d'Italia
e d'Europa. In Campania bisogna solo rendere generale e obbligatoria la
cosa. Contestualmente, va fatto obbligo alla rete della distribuzione al
dettaglio, e alle relative associazioni di categoria, di spacchettare i beni
venduti e di avviare gli imballaggi agli impianti di recupero. Lo stesso
deve valere per tutti gli inutili supplementi dei quotidiani e per la
pubblicita' cartacea. Da soli, gli imballaggi costituiscono il 40 per cento
in peso dell'intera massa dei rifiuti urbani, ma fino al 60-70 per cento in
volume.
Ne potrebbe anche nascere del buono. 1: la sperimentazione, da parte della
cittadinanza, che si puo' vivere bene anche senza, o con molti imballaggi in
meno; 2: la costruzione di canali di reverse-logistic (restituzione agli
impianti di trattamento dei vuoti e dei prodotti dismessi) da parte dei
commercianti e delle loro associazioni; 3: il potenziamento di detti
impianti - molti possono essere realizzati e montati in pochi mesi; 4: lo
stimolo per i produttori di beni di consumo - durevoli e non - a mettere in
produzione articoli che comportino minor spreco di materiali. E' un
esperimento che potrebbe far compiere alla Campania il salto di un'intera
fase storica, trasformandola nel laboratorio di un'economia piu'
sostenibile.
Secondo: la raccolta differenziata, per essere efficiente, deve essere fatta
porta-a-porta, con una responsabilizzazione diretta non solo di ogni singolo
utente ma anche, e soprattutto, degli addetti (alias, operatori ecologici).
A questi spetta individuare le diverse tipologie di utenze servite, i loro
problemi, e contribuire a trovare le soluzioni piu' acconce per ciascuna di
esse con un confronto in seno ai rispettivi gruppi di lavoro.
E' una scelta organizzativa che professionalizza gli operatori,
trasformandoli in lavoratori cosiddetti front-line. Richiede
un'organizzazione capillare del servizio, la formazione continua degli
addetti e, ovviamente, personale motivato, economicamente incentivato, e
maggiori risorse: infinitamente meno, comunque, di quelle che sono state
sprecate in anni di gestioni scellerate. L'esperienza insegna che si possono
raggiungere percentuali di raccolta differenziata del 60-70 per cento anche
in contesti urbani difficili in un anno o poco piu'. D'altronde alcuni
centri della Campania questi obiettivi li hanno gia' raggiunti grazie agli
sforzi dei loro amministratori: dunque, si puo' fare. La raccolta
differenziata i cittadini la fanno volentieri e ne sono orgogliosi.
Terzo: la costruzione di nuovi impianti di trattamento meccanico-biologico
e/o la riabilitazione di quelli esistenti deve mirare a un ulteriore
recupero di materiali dal rifiuto residuo (frazione organica stabilizzata,
plastica, cartaccia e metalli). Le tecnologie per farlo sono disponibili e
gia' ampiamente sperimentate e il residuo da destinare alla discarica puo'
scendere fino al 10 per cento di quanto prodotto. A questo punto il miraggio
degli inceneritori che ci liberino finalmente (e quando?) dai rifiuti perde
ogni ragion d'essere: sia ambientale, sia anche, e soprattutto, economica.
*
Come le piramidi di Giza
Quarto: il pregresso, cioe' le montagne di ecoballe. Viene la tentazione di
dire: che restino la', come le piramidi di Giza; a perenne monito dei rischi
connessi alla riconferma di sindaci inetti. E invece no. Qui, in presenza di
un impegno concreto della popolazione campana, e di poteri sostitutivi nei
confronti di tutti i comuni e i consorzi inadempienti, si puo' chiedere per
l'ultima volta alle altre regioni italiane di farsi carico di una parte
almeno del loro smaltimento: in impianti dedicati (inceneritori e
discariche) e non (centrali a carbone, cementifici) che siano in grado di
contenere gli impatti di quel disastro. E' un debito che le altre regioni
hanno contratto nel tempo, perche' la maggior parte delle discariche abusive
che inquinano la Campania sono state riempite con rifiuti provenienti da
fuori.
Quinto: per quanto riguarda l'ordine pubblico, le cause della montagna di
rifiuti che invade la Campania sono camorra e corruzione o, piu' spesso, la
contiguita' tra camorra e amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli. Per
combattere entrambe non mancano le leggi (il codice penale), ne' gli
strumenti (prefetti, polizia, carabinieri, guardia di finanza,
magistratura).
Forse, qui come altrove, manca del tutto la volonta' politica e, a monte,
tra noi cittadini ed elettori, una cultura adatta ai problemi da affrontare.

ho tratto questo testo da:
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 100 del 25 maggio 2007
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it