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domenica, giugno 21, 2009

Saviano: ecco le storie disperate di un Sud sempre meno europeo


di Marco Alfieri

«La questione meridionale, in fondo, continua a esistere». Siamo sempre lì, «al vecchio Giuseppe Mazzini, che ai nuovi militanti della Giovane Italia diceva: ricordatevi, l'Italia sarà soltanto quel che sarà il sud Italia…». Cos'altro è, dopotutto, «quella tragica diaspora di cervelli campani, pugliesi, calabresi o siciliani verso il nord che interrompe la speranza di migliorare il mezzogiorno, se non questione meridionale? Certo, la politica ha buon gioco a passarla sotto silenzio. Ma ci sono interi territori, paesi, che si stanno svuotando nel silenzio dell'opinione pubblica e dei media. Purtroppo sono rare le persone di talento che riescono a restare al sud. Il cinismo e l'apatia ti divorano. Che tu sia fabbro o musicista, quando tutto diventa impossibile, la quotidianità o anche solo una serata da passare in tranquillità, non puoi far altro che galleggiare, e appagarti di tutto…». L'altro ieri, per Mondadori, è uscito il nuovo libro di Roberto Saviano.

S'intitola La bellezza e l'inferno e raccoglie una serie di articoli e racconti brevi 2004-2009. Lo scrittore che ha svelato al mondo gli orrori e le miserie di Gomorra, ieri è venuto al Sole 24 Ore, e ha discusso con noi di politica, di economia, di criminalità, di bellezza, che è poter continuare a scrivere «ai miei lettori. A chi ha reso possibile che Gomorra divenisse un testo pericoloso», come sta scritto nel frontespizio di copertina del suo libro. Certo in una vita costretta. E di inferno, o almeno di un suo spicchio perverso: i brogli di Napoli, l'incendio siciliano a poche ore dal voto, e «l'astensionismo che ha paralizzato mezzo meridione, impedendo a molta gente di partecipare in modo pulito alla cosa pubblica».

Dice Saviano «che il sud continua ad essere un bacino enorme di voti facili, acquistati a poco». Una prassi consolidata, il voto di scambio, «ma ai tempi della Dc e del Psi era centrato su un baratto chiaro: un voto, un lavoro. Adesso lo scambio è costruito sui 50 euro. Sui 25 euro. Sul telefonino nuovo. Sul corso di formazione. Sono queste le nuove monete della politica meridionale. Tutto è svilito, svalutato».

Per Saviano l'astensionismo nasce da qui. «Lo dimostra come sia stato più alto alle Europee dove c'era meno da guadagnarci dal voto. Alle amministrative, invece, al seggio ci vai, perché in questo modo ti risparmi un mese di mutuo, o una spesa al supermercato pagata». Non sono esempi a caso quelli di Saviano, ma è la mappatura delle forze dell'ordine su questa terribile peste che è il voto di scambio. «Solo che c'è un salto di scala fortissimo rispetto ai tempi di Giovanni Falcone. Oggi i cartelli sanno che la politica va gestita con enorme cura. Non mettono più loro uomini direttamente, ma fanno al modo delle grandi corporation, in grado di fare pressioni sulla politica con il loro business economico. Le cosche hanno in mano il ciclo del cemento, dei trasporti, del petrolio». I punti nevralgici. «Ovvio che riescano ad indirizzare il consenso e i voti senza quasi sporcarsi le mani».

Ma così la politica diventa qualcosa di inutile, «che ti da un sollievo momentaneo, come quello dei pusher». Un placebo corruttivo. «E poi svaluta tutto. Chiunque vada su, poco cambia. Tanto rosso o nero che sia, sappiamo bene dietro chi comanda. Tanto più nella politica locale, dove la criminalità organizzata cerca la trasversalità. E non si salva nessuno». Nessuno.

Dice Saviano che lo stesso voto europeo «ha riacceso gli appetiti sulla grande fame di capitali pubblici per sostenere intere strutture di welfare che lo stato italiano non è più in grado di mantenere. Questa è oggi l'Europa vista dal meridione: una nuova grande Cassa del mezzogiorno. A Napoli, Reggio Calabria, Bari, Palermo, i fondi Ue servono per tenere insieme i corsi di formazione, la disoccupazione, le clientele e le attività sportive». Per questo il cambiamento elettorale alla provincia di Napoli fa pensare molto Saviano. «È difficile credere, dopo quel che è successo sui rifiuti e l'attenzione sui cartelli criminali, raccontata in mondovisione, che a Napoli si sia fatta una campagna elettorale senza citare mai una volta, la parola camorra. Mai, dico mai, un riferimento alle contraddizioni della criminalità organizzata. Mai un accenno al ciclo del cemento, o al fatto che molte persone coinvolte nella campagna hanno avuto problemi enormi con i cartelli criminali».

Purtroppo, invece, «prevale il cinismo che nasce dal quotidiano campare», dice Saviano. «L'idea che chi vuole che le cose cambino in realtà sta solo speculando sulle tue aspettative». A tutto questo contribuisce una politica ridotta a merce di scambio. «Un tremendo suk. E non è moralismo il mio, badate. La politica, lo insegnano gli anglosassoni, è anche affermazione delle proprie ambizioni e del proprio talento. Ma questo non significa rubare o saccheggiare, dovrebbe essere anzi uno stimolo a gestire meglio la cosa pubblica».

Com'è lontana l'America, per Saviano. «Democratici o Repubblicani, fa lo stesso. Piena di passione, di speranza. Da noi è ridotta ad un pantano. Lo diceva già Giustino Fortunato: al sud fa politica di solito il più brigone, il più furbo. Il figlio più di talento, fa l'imprenditore. O se ne va».
Invece l'ultima volta che Saviano ha sentito un tuffo al cuore è stata quella volta al Circo Massimo, ottobre 2003. «I tre milioni di Sergio Cofferati. Perché se non parla al cuore, se è a cuore freddo, la politica è finita. Spacciata». Per questo, «mi chiedo: ma davvero l'elettorato meridionale non si rende conto di quanto siano infettati molti suoi amministratori? Io non lo credo. Perché poi il 50 euro del voto di scambio ti torna indietro con interessi usurai quando ti intombano i rifiuti vicino a casa, o gli scarti tossici sotto le scuole dei tuoi figli, come in Calabria, o nelle discariche satolle in Campania, o quando sei costretto ad emigrare o a lavorare militarizzato nei cantieri».

Non solo sud, dice però Saviano. Perché il grande intreccio sale e sale come la linea della palma di Leonardo Sciascia. Ogni anno, si mangia un pezzetto di Stivale. «Il problema è proprio questo. Al nord cittadini e istituzioni non hanno cognizione vera della piaga. Al nord la mafia non è un problema sociale, come a Scampia, a Casal di Principe o a Locri, ma economico, perché ormai le mafie investono quasi solo qui. Al sud, non le conviene. Lo dicono i rapporti del Procuratore nazionale antimafia».

Siamo alla grande spartizione. «La ricostruzione dell'Abruzzo alla camorra, l'Expo di Milano alla n'drangheta». Come? «Una sola parolina magica: sub-appalto. La grande impresa pulita vince la gara, ma poi, dietro, chi fornisce il calcestruzzo? Chi le pale meccaniche? Chi i carpentieri? E chi ti fa il massimo ribasso del 40%?». Già il pool antimafia di Antonino Caponnetto lo diceva: «se l'unico criterio di aggiudicazione è sempre e solo il minor costo al minor tempo possibile di realizzazione, vinceranno sempre loro, le imprese colluse».

Ma dice Saviano che con la crisi salirà ancora la linea della Palma. «Gli studi dell'Onu ci dicono che la grande recessione sta spingendo il narcotraffico ad entrare nelle banche europee. La liquidità sta per finire lì dentro, con una certa perversa lungimiranza. Perché non entrano per impossessarsene. Ma per orientare e governare la ripresa economica, dirottando i flussi finanziari su quelle attività e quei settori d'impresa che decideranno le sorti del paese domani».
Nemmeno si può fermare questa peste solo con le belle parole. «Le associazioni, le denunce, i manifesti, gli appelli. No. Solo il business sano scaccerà i soldi marci. Solo se rendi conveniente fare i soldi puliti si riesce a sconfiggere Gomorra». Oggi pagare l'estorsione paradossalmente conviene. «In cambio hai sicurezza sul posto di lavoro, garanzia di consegna nei tempi dei Tir, le assicurazioni a sconto, uno sportello prestiti senza interessi usurai, i permessi per aprire i locali e i prodotti della spesa in offerta, come il latte, che i casalesi compravano da Parmalat al 30% in meno».

E poi l'inferno, come un pezzo di titolo del suo nuovo libro, per Saviano «è sempre più l'idiozia della classe dirigente meridionale, convinta che se si denuncia il marcio si allontanano gli investimenti. Parliamo del bene, non del male, dicono. Parliamo di turismo, non di camorra. Ma questa è una colossale bugia. Perché non puoi incentivare il turismo se distruggi le coste, o se il circuito viene alimentato con i soldi sporchi».

«È come se parlando del male tifassi per il male», s'immalinconisce Saviano. «Un'accusa che viene fatta a me e ai tanti maestri di strada che provano a cambiare le cose, ma che proprio non sopporto. Quasi fosse la missione di un fissato, di un mistico». Per questo, ripete, ci vuole la convenienza, anche utilitaristica, a fare business pulito.

«E' la Silicon valley che si deve fare nel sud. E questo lo possono fare solo grandi aziende illuminate. Chi ha uno spirito diverso, come Adriano Olivetti, che arrivò a Napoli e fece costuire piccole villette per i suoi dipendenti vista mare». Non un dettaglio romantico. «Già Eleonora Pimentel De Fonseca istituì il diritto di ogni napoletano a vedere il mare, che poi era il modo per fermare il futuro abusivismo». I rivoluzionari partenopei e Olivetti. «Ripartiamo da qui», dice Saviano. «Dal migliorare le piccole cose della vita quotidiana: i bus che arrivano in tempo, il laboratorio di analisi che funziona… Una quotidianità infernale ti peggiora solo, ti abbruttisce. Né basta per salvarsi il blasone della storia, o una cultura grandiosa alle spalle. Sarebbe solo un grande alibi…».

giovedì, novembre 27, 2008

«Via il glamour dai boss»: Saviano spiega la camorra agli studenti californiani

sul settimanale «A»

«Via il glamour dai boss»: Saviano spiega la camorra agli studenti californiani

Centinaia di universitari americani alla «lezione» dello scrittore a Los Angeles. E per lui rinunciano al basket

NAPOLI - E' difficile spiegare la camorra ai ragazzi americani. Una realtà lontana, che i teenagers d'oltreoceano possono solo intuire attraverso le frequenti incursioni che tanto cinema e tv statunitensi hanno compiuto nel mondo della criminalità organizzata di matrice italiana, o più spesso italo-americana. Ci è riuscito però Roberto Saviano, che durante la sua trasferta negli States per presentare «Gomorrah» - questo il titolo negli USA - al pubblico americano, ha incontrato professori e studenti alla prestigiosa University of Southern california, dove, ironia del caso, hanno studiato anche i registi Steven Spielberg e George Lucas.

«NON CONFONDETEMI CON UNO DI LORO» - «Quando andate al cinema, non guardate al mafioso come ad un eroe. E soprattutto vi prego, non confondetemi con uno di loro - sono state le raccomandazioni agli studenti americani del giovane scrittore, riportate dal settimanale «A» - Una volta, durante un ricevimento all'estero, una signora mi trattava con rispetto e ammirazione perchè aveva capito che mi chiamavo Roberto Soprano. Forse pensava che fossi un parente di Tony Soprano, il boss mafioso della serie tv. Io voglio continuare a fare tutto il possibile per togliere il "glamour" alle figure della malavita organizzata».

LA PARTITA DEI LAKERS? MEGLIO SAVIANO - E' difficile del resto distinguere tra realtà e finzione per ragazzi che timidamente confessano che pur di ascoltare lo scrittore hanno rinunciato ad andare alla partita dei Los Angeles Lakers contro i Detroit Pistons. E invece del basket, orgoglio nazionale per tutti i tifosi americani, preferiscono una intera rassegna di film su Napoli e la sua realtà. Ammirazione di Saviano per i titoli scelti: «L'oro di Napoli» di De Sica, «Morte di un matematico napoletano» di Martone, «Il divo» di Sorrentino e «Le mani sulla città» di Rosi. «Voi - prosegue Roberto - mentre guardate un film sulla mafia o sulla camorra, non dimenticatevi mai della realtà. Ciò che vedete è fiction, certo, ma magari a trecento metri dal cinema c'è qualcuno in una situazione simile. La ferocia delle cose che ho scritto nel mio libro è tutta vera. Dimostrata da dati, inchieste, processi. Non ho inventato niente». I giovani universitari che lo ascoltano forse pensano ad una realtà molto lontana da loro, ma Saviano sa bene che a poche centinaia di metri dal campus in cui sta parlando c'è la violenza delle gang di L.A., che non è poi molto diversa dalla ferocia delle faide di Scampia.

A.S.

venerdì, novembre 21, 2008

la camorra pezzotta gomorra. guadagna pure su saviano. e che cazz...

Era un «test», quello fatto col dvd pirata di «Gomorra» venduto nelle edicole napoletane con tanto di bollino Siae taroccato. Secondo il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Giovanni Mainolfi, «i clan stanno tentando di utilizzare i canali legali del commercio per rivendere i prodotti contraffatti».
Dopo il servizio del Corriere del Mezzogiorno che mostrava come in alcune grosse edicole del centro storico venisse esposto il film di Matteo Garrone prima ancora dell'uscita ufficiale in home video, le Fiamme gialle hanno operato il sequestro di circa 2.000 dvd (tra cui, per l'appunto, «Gomorra») scovando il deposito clandestino dove venivano conservati i dischi pirata prima di essere consegnati agli edicolanti. Si trova a Forcella, come avevano lasciato intendere gli stessi esercenti, e a gestirlo era O. C., già denunciato dalle forze dell'ordine sei mesi fa per lo stesso tipo di reato. Denunciato a piede libero, l'uomo non è stato arrestato perché cardiopatico, mentre i due edicolanti sorpresi dalla Gdf a vendere «Gomorra» col bollino appartenente alla serie «Ballando con le stelle», e con la grafica caratteristica dell'abbinamento editoriale, sono stati denunciati per ricettazione e commercio di materiale contraffatto. Al momento la loro posizione è al vaglio degli inquirenti, ma è improbabile che alla denuncia segua un provvedimento di sequestro dei punti vendita. «Tutto lascia supporre che si trattasse di un tentativo, una specie di sondaggio — spiega il comandante Mainolfi — I clan vogliono capire se è possibile immettere i dvd taroccati nel circuito legale delle edicole. La vicinanza del deposito alle edicole stesse, la quantità esigua di dvd forniti ai commercianti, sono indizi che portano decisamente in questa direzione». I due edicolanti hanno risposto in maniera molto vaga alle domande degli investigatori: è ancora da accertare, dunque, se la vendita dei dvd contraffatti sia stata loro imposta oppure no. Come resta da accertare la provenienza dei bollini Siae. L'ipotesi più plausibile sembra al momento quella che riguarda la catena del macero corrotta. Dei numerosi prodotti inviati quotidianamente al macero dagli edicolanti, infatti, non tutti vengono realmente macerati. A salvarsi sono soprattutto i bollini, relativamente ai quali esiste un vero e proprio mercato. La conclusione a cui sono arrivati gli uomini del comando provinciale, diretti nell'operazione dal comandante del primo gruppo della Gdf Ciro Natale, è che la versione «deluxe» del falso Gomorra sia stata realizzata appositamente per conquistare il mercato delle edicole. «Comprare in edicola è segno di garanzia — dice Natale — in più il dvd stesso ha una parvenza con nessuno.
di legalità». Ora le indagini vanno avanti. Le Fiamme gialle cercano di risalire alla filiera: «Non sono degli sprovveduti — dice il colonnello —. Hanno eseguito fotomontaggi, recuperato bollini Siae, plastificato la confezione». Collegamenti espliciti con la camorra non sono ancora emersi, ma è difficile che qualcuno possa smerciare migliaia di dvd contraffatti a regola d'arte in uno dei territori a più alta concentrazione criminale dell'intera regione, Forcella, senza aver stretto accordi

l'ho copiato da Stefano Piedimonte da il Corriere del Mezzogiorno,
http://www.napolionline.org

domenica, novembre 09, 2008

Parte la campagna per Gomorra agli Oscar



LOS ANGELES - Prima di gala domani all'Egyptian Theatre di Los Angeles per il film di Matteo Garrone, ispirato all'omonimo romanzo di Roberto Saviano, già vincitore del Gran premio della giuria al festival di Cannes e candidato italiano come miglior film straniero. Di fatto, parte così la campagna per lanciare verso gli Oscar Gomorra, che proprio ieri ha avuto cinque nomination per gli oscar europei (come Il divo di Paolo Sorrentino), gli Efa che si terranno il 6 dicembre a Copenaghen. Accompagnata da Garrone e dal produttore Fandango Domenico Procacci, la pellicola aprirà la rassegna cinematografica New Films from Italy in una serata di gala cui sono stati invitati tanti nomi del cinema americano, da Andy Garcia a Taylor Hackford. Il film ha già una distribuzione americana, la Ifc che se ne era aggiudicata i diritti già al festival di Cannes per una cifra sotto il milione di dollari. E la Ifc sta coltivando l'idea, confermata in Italia dalla Fandango, di anticipare l'uscita nelle sale Usa di Gomorra, prevista a gennaio, intorno alla metà di dicembre per consentire un eventuale ingresso del film italiano anche nella corsa ad altre categorie tecniche. "Un tentativo difficile da realizzare ma che comunque cercheremo di portare avanti con la Ifc", ha detto Procacci annunciando che martedì è anche prevista una proiezione ai Golden Globes. Comunque, per sapere se Gomorra è riuscito ad entrare nella rosa dei candidati al miglior film straniero bisognerà attendere il 22 gennaio, un mese prima della notte degli Oscar. Ma già quella di lunedì all'Egyptian Theatre di Hollywood Boulevard sarà una serata di gala realizzata da Artemide, in collaborazione con il Ministero dei Beni e Attività Culturali, L'Italian Film Commission e L'American Cinemateque. Il main sponsor della serata curerà anche le luci, con lampade scelte tra le più rappresentative di Artemide Design. Seguirà una cena esclusiva al ristorante Ago di Beverly Hills. Intanto Gomorra ha già trovato fan d'eccezione come Martin Scorsese che durante il New York Film Festival a ottobre ha organizzato una proiezione riservata. In attesa della notte degli Oscar, Gomorra ha già cominciato ad avere successo in America. La pellicola, che racconta i traffici e i giri di affari della camorra in Campania, è stata infatti premiata a fine ottobre a Chicago: Saviano e Garrone sono risultati i vincitori del premio Hessische Filmpreis per il migliore adattamento cinematografico di un'opera letteraria. Il romanzo di esordio del 29enne Saviano è da due anni a questa parte in testa alle classifiche internazionali e ha venduto finora quasi due milioni di copie. Da quando è uscito il libro, nell'ottobre del 2006, lo scrittore vive sotto scorta della polizia, per sfuggire alle minacce di ambienti della camorra napoletana, l'ultima delle quali ipotizzava un attentato a Saviano da portare a termine prima di Natale.

martedì, ottobre 14, 2008

Caso Saviano: PINO DANIELE: BISOGNA RESISTERE E SPERARE per NAPOLI

Pentito: «C'è un piano per uccidere Saviano»I Casalesi lo vogliono morto entro Natale
Uno dei capi della cosca si sarebbe già procurato i detonatori per l'esplosivo. Aumenta il livello di protezione dello scrittore di Gomorra
PINO DANIELE: BISOGNA RESISTERE E SPERARE NAPOLI - «Bisogna resistere con uno spiraglio di speranza perchè le cose possano cambiare». Con queste parole il cantautore napoletano Pino Daniele, rispondendo ai cronisti, ha commentato la notizia del piano dei Casalesi per uccidere lo scrittore napoletano Saviano, autore del libro denuncia ’Gomorrà. «Penso che la denuncia di Roberto Saviano sia una denuncia molto forte e non fine a se stessa ma bisogna resistere con uno spiraglio di speranza affinchè le cosa possano cambiare», ha detto Pino Daniele a margine della presentazione della 8a edizione della Lingua italiana nel mondo presentata oggi alla Farnesina, di cui il cantautore è uno dei testimonial

giovedì, settembre 25, 2008

Iervolino: Parole di apprezzamento sulla candidatura all’Oscar di Gomorra «È una scelta vincente»



Dietrofront di Rosa Russo Iervolino su «Gomorra». Ieri il sindaco di Napoli ha speso parole di apprezzamento sulla scelta di candidare il film di Matteo Garrone agli Oscar ma appena qualche settimana fa non aveva risparmiato rilievi critici nei confronti dell’effetto prodotto dal best-seller dello scrittore Roberto Saviano. «Il film che Matteo Garrone ha tratto dal libro “Gomorra”, di Roberto Saviano, apre uno spaccato di forte realismo sul giro d’affari e di potere che la camorra detiene in determinati territori - sostiene oggi il primo cittadino - È una denuncia che colpisce duro, ma di straordinaria efficacia comunicativa, e rappresenta quindi un’arma potente di lotta contro questa organizzazione criminale. Sono sicura che la scelta di candidarlo agli Oscar, che onora un giovane e coraggioso scrittore della nostra terra, si rivelerà vincente e auguro al film di raccogliere a Los Angeles ampi consensi» conclude. In passato, invece, più volte la Iervolino, cercando di mettere in luce anche gli aspetti positivi della città, ha ripetuto che «non c’è solo “Gomorra” a Scampia, non solo scene di disperazione e negatività. Gomorra dà un’immagine unilaterale del quartiere». L’ultima occasione è stata offerta, l’11 giugno scorso, dalla presentazione del libro inchiesta «Dalla periferia del welfare al centro della solidarietà» di Fabio Corbisiero e Elisabetta Perone, ricercatori della facoltà di Sociologia. In quella circostanza il sindaco ha sostenuto che Scampia non è solo quartiere dormitorio o rione-bancomat di droga e soldi sporchi per la camorra. Ma è anche, ha detto, il luogo dove si concentrano gli sforzi formativi dei volontari, in una ricerca continua di solidarietà partecipata che punta a creare possibilità di inserimento sociale. Infine ha ricordato l’incidenza del terzo settore: Napoli è un territorio ricco di capitale sociale, che andrebbe organizzato e finanziato in una visione di insieme per rendere costanti e armonici gli sforzi formativi.

mercoledì, settembre 24, 2008

Cinema, Gomorra designato per Oscar Saviano: "Raccontare è resistere"


Gomorra, il film di Matteo Garrone, è stato designato oggi dall'Anica per rappresentare l'Italia agli Oscar.
Tratto dall'omonimo best seller di Roberto Saviano, ha già vinto il Grand Prix al festival di Cannes. Bisognerà ora attendere il 22 gennaio per sapere se Gomorra è riuscito ad entrare nella rosa delle nomination per l'Oscar straniero che sarà assegnato il 22 febbraio a Los Angeles.

"Sono contento di questa designazione. In America capiranno che raccontare non è diffamare, ma resistere". Così Roberto Saviano ha reagito alla designazione di Gomorra.

"La notizia di oggi mi fa ovviamente grande piacere, ancora di più sapere che è stata all'unanimità. La soddisfazione di questo momento - ha detto il regista, Matteo Garrone - voglio condividerla con tutti: il cinema è un'arte collettiva e come tale va intesa in occasioni piacevoli come questa. Mi piace ricordare il gioco di squadra di Gomorra, da Roberto Saviano agli attori, ai produttori, all'ultimo della troupe".

domenica, luglio 06, 2008

Difficoltà a trovare lavoro, vacanze e considerazione: I casalesi (cittadini di Casal di Principe) si scoprono considerati da tutti come camorristi.

...ma è un regalo della camorra non di Gomorra..........

«Sei di Casal di Principe? Non puoi lavorare»
Il sindaco: «Mi sembra strano il ”no” ad alcuni concorrenti, pronto a fare opportuni accertamenti»



ROSARIA CAPACCHIONE Casal di Principe. Uno è commercialista, un altro è ragioniere, due sono periti tecnici. Titolo di studio regolare, esperienze professionali come da richiesta curriculare, fedina penale immacolata. Un solo neo: la residenza a Casal di Principe, terra di camorra e di «Gomorra». Hanno risposto ad alcune offerte di lavoro, inserite nei siti internet, provenienti da Viterbo, Siena, Altopascio. Sono stati scartati senza nessuna ragione apparente. Sospettano che il problema sia tutto nel domicilio appestato, nell’apparentamento mediatico tra Casale e la camorra. Non hanno prove, nemmeno un indizio. Ma nessuno riuscirà mai a scalfire la convinzione della loro capacità professionale insuperabile, della candidatura imbattibile. Ed è per questo che, dopo aver sottoscritto la lettera allo scrittore Roberto Saviano, un mesetto fa, si sono rivolti anche al sindaco, Cipriano Cristiano, chiedendo tutela e rispetto dei diritti. Lo avevano fatto in pubblico, nel corso di un’assemblea aperta seguita alla lettera della studentessa letta alla festa della Polizia. Lo hanno ribadito in privato, offrendo la loro collaborazione per la ricostruzione dei casi-scandalo e la preparazione di un dossier. Per evitare, dicono, che un domani sulla porta d’ingresso di bar e ristoranti venga affisso il cartello per vietare l’ingresso «ai cani e ai casalesi». Un paradosso, quello denunciato dai ragazzi di Casal di Principe. Anche perché le aziende che avrebbero scartato le loro domande di lavoro sono tutte concentrate in una parte d’Italia che da anni ospita maestranze che arrivano dall’agro aversano. Diventando, in qualche caso - come l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria - anche colonia decentrata del clan dei Casalesi, dei camorristi casalesi. «È questo il dato che mi lascia perplesso - commenta il sindaco Cristiano - perché i nostri concittadini, buoni o cattivi che siano, si sono sempre ambientati benissimo nelle altre parti d’Italia, trovando lavoro presso terzi o avviando importanti attività imprenditoriali. Ma voglio vederci chiaro, esaminando i casi che mi sono stati segnalati uno per uno. Prima di gridare allo scandalo ho l’obbligo di accertarmi che non si montando una sorta di vittimismo di ritorno». Poi spiega: «Alle stesse offerte di lavoro hanno risposto anche altri ragazzi della nostra zona, e mi risulta che alcuni abbiano ottenuto il contratto. Le esclusioni potrebbero avere, e voglio credere che sia così, delle normali ragioni di mercato. Attenti, però, a gridare al razzismo anti-casalese. Voglio prima capire. Confesso, però, che un paio di casi non mi convincono: effettivamente potrebbe essere successo qualcosa di strano. È per questo che ho messo su una specie di gruppo di lavoro, proprio con gli autori della lettera scritta a Saviano. In settimana li incontrerò ancora e se mi convincerò che sono stati discriminati, la tutela mia e del Comune non mancherà».


I giovani: caro Saviano, ci vedono tutti camorristi




TINA CIOFFO Ludovico Coronella, 27 anni, è uno dei venti firmatari della lettera indirizzata a Roberto Saviano, autore di Gomorra, acquisita dal sindaco Cipriano Cristiano. È un casalese che al suo attivo ha quasi due lauree: la prima è in Scienze dell’amministrazione, per la seconda in Economia gli mancano tre esami. È un casalese che denuncia la diffidenza che è costretto a sopportare e solo per il semplice fatto di essere di Casal di Principe. Nella lettera, assieme ai suoi compagni di ventura, scriveva: «Sono stanco di essere ferito da sguardi diffidenti e sorrisi abbozzati, di essere esposto a giudizi sommari, spiegare che anche nel mio paese ci sono persone perbene, stanco di un’attenzione mediatica che alimenta un falso sillogismo ”essere casalese essere camorrista”». E aggiungeva: «Le inchieste, i libri, le trasmissioni televisive contribuiranno a salvare delle vite ma così muoiono le nostre speranze di cittadini normali. A Padova, a Milano, a Roma che idea si sono fatti della mia terra, come si riuscirà a spiegargli che qui non esiste solo la camorra ma soprattutto gente in cerca di una possibilità?». Il suo, assieme agli altri ragazzi, era un grido di aiuto che oggi a distanza di mesi è riuscito a diventare solo ancora più acuto. «Essere di questo paese - afferma Coronella - è come avere un marchio a vita». Una specie di lettera scarlatta stampata sul petto. «La gente - spiega - verso di noi è diffidente, scettica e ha paura. Le aziende del Nord o quelle del centro Italia, a parità di condizioni tra un casalese e un salernitano, preferiranno sempre il secondo». Una discriminazione pesante che Coronella crede venire anche dai paesi più vicini. «Per rendersene conto - dice - basta andare a Caserta o anche a Santa Maria Capua Vetere. I casalesi, e con questo intendo i giovani di Casal di Principe, sono considerati dei disturbatori, come coloro che è meglio tener lontani perché prima o poi ti combinano qualche guaio». La difficoltà è perfino nella prenotazione delle vacanze. «So di casi - racconta - di albergatori che preferiscono non ospitare chi viene da questo paese». A Capri, a una coppia di sposini casalesi in viaggio di nozze è stato chiesto di presentarsi in caserma solo perché sui documenti c’era scritto residente e domiciliato a Casal di Principe. E c’è addirittura chi ha chiesto l’autografo su una copia di Gomorra, quasi a testimoniare l’esistenza di quegli ”esseri” oggetto di tanto studio. «La prossima settimana incontreremo il sindaco - continua Coronella - che vuole aiutarci ma qui il vero sostegno deve arrivare dallo Stato creando lavoro, aggregazione e movimenti culturali». Una ricetta che sono in molti a declamare ma per il giovane le idee sono più chiare che per altri. «Si potrebbe organizzare una scuola di teatro, programmare una giornata delle associazioni invitando i gruppi esterni a Casal di Principe e alla Provincia, avviare un gemellaggio e uno scambio di esperienze valido e fattivo con realtà diverse dalle nostre. Le imprese, con eventuali incentivi dello Stato, potrebbero essere spronate a creare dei posti di lavoro direttamente nel paese».

sabato, giugno 21, 2008

«Cappotto di legno» così i Casalesi uccidono Saviano: rapper canta la morte dello scrittore

Il brano su Mtv con una clip realizzata sotto la direzione di Salvatores
«Cappotto di legno» così i Casalesi uccidono Saviano: rapper canta la morte dello scrittore
Lucariello, voce degli Almamegretta e fortemente voluto dallo stesso Saviano, che ha supervisionato il testo - Vedi e ascolta


Roberto Saviano all'uscita dell'aula-bunker (Pressphoto)
Roberto Saviano all'uscita dell'aula-bunker (Pressphoto)
NAPOLI – Roberto Saviano ucciso dalla camorra. Ipotesi di pura finzione, alla base del brano «Cappotto di legno», ispirato alla vicenda dell’autore di «Gomorra» e alla sua «condanna a morte» da parte del clan dei Casalesi, nuovo lavoro del rapper partenopeo Lucariello, voce degli Almamegretta e fortemente voluto dallo stesso Saviano, che ha direttamente supervisionato il testo. «Cappotto di legno», nel gergo della malavita propriamente la bara, nasce dalla sincera stima reciproca e da una fitta corrispondenza iniziata nell’estate del 2007 tra Lucariello e Roberto. Nel testo, costruito sulla base di indispensabili informazioni e suggestioni fornite dallo stesso Saviano, Lucariello capovolge la classica retorica anticamorra, descrivendo dalla prospettiva di un killer di Casale l’immaginario omicidio del giovane scrittore.
Interamente in dialetto il testo, che inserisce al termine i campionamenti della voce di Nicola Schiavone, padre del boss Francesco detto «Sandokan» che definì il suo accusatore, Roberto Saviano, «un buffone, un pagliaccio». Lucariello, nato e cresciuto e Scampia, si è avvalso per gli arrangiamenti di Ezio Bosso, giovane compositore, curatore peraltro della colonna sonora di «Io non ho paura», pellicola diretta da Gabriele Salvatores. E proprio il regista premio Oscar per «Mediterraneo» ha curato la sceneggiatura del video, interamente prodotto e finanziato da MTV Italia, della canzone, in cui la voce cruda di Lucariello si fonde perfettamente con gli archi di Bosso negli spazi suggestivi del Teatro All’antica di Sabbioneta.
E’ la prima volta in assoluto che l’emittente musicale cara ai giovani di tutto il mondo finanzia e produce un videoclip. «Cappotto di legno» ha avuto il privilegio grazie al particolare messaggio sociale che veicola, inserendosi alla perfezione nel progetto ideato da MTV «No mafie», a cui è dedicata l’intera giornata di venerdì 20 giugno, giorno in cui l’emittente ha cominciato a passare il video in anteprima.
Antonella Salese

sabato, giugno 14, 2008

Rea e De Silva «alleati» contro Baricco: sbagliate le critiche a Roberto Saviano

L'autore di «Seta» aveva etichettato il best seller come «la metamorfosi ultima del giornalismo». I due scrittori dissentono

NAPOLI - Ermanno Rea e Diego De Silva riscattano Roberto Saviano dopo le critiche di Alessandro Baricco a «Gomorra» pubblicate dal «Corriere della Sera». «Il romanzo di Saviano - ha dichiarato ieri Baricco sul Corsera - aldilà del suo valore civile altissimo, mi sembra il tipico frutto del trionfo di questa categoria di narrazione che prevale sull’informazione, la metamorfosi ultima del giornalismo». «La sua è una cultura di trincea - replica Rea - Ricordo che quando Saviano, ancora ragazzino, lavorava alla Fondazione del Premio Napoli, di cui sono stato presidente per 5 anni, lo rimproveravo perchè si esponeva troppo. Spesso gli tagliavano gli articoli oppure non glieli firmavano». «Napoli - continua lo scrittore - è una città difficile, che ti costringe a una condizione di prigionia, dalla quale ci si congeda di continuo, ma nella quale poi si ritorna sempre. Anch’io, nonostante nel mio ultimo libro parli di un addio a Napoli, penso di tornarvì.

Gli fa eco Diego De Silva: «Dietro il successo di Gomorra e del filone letterario da inchiesta c’è la spia di una mancanza più forte: la Campania è una terra che dovrebbe essere raccontata molto di più. Se Napoli ultimamente è al centro della produzione letteraria, è perchè è la città che racconta, molto meglio di altre, le trasformazioni sociali. Le anticipa fungendo da campanello d’allarme, trovandosi spesso nel suo destino di capro espiatoriò. I due scrittori napoletani, concorrenti al Premio Strega 2008, hanno parlato stamani alla cerimonia di votazione degli studenti romani che hanno scelto il loro vincitore ideale tra i 12 concorrenti di quest’anno. Il risultato ha visto, come libro preferito ’La solitudine dei numeri primì di Paolo Giordano. Diego De Silva e Ermanno Rea concorrono con due romanzi che hanno al centro Napoli e le sue contraddizioni: rispettivamente ’Non avevo capito nientè, storia di un avvocato napoletano che difende un becchino di camorra, e ’Napoli ferrovià, l’amicizia tra un ex-naziskin e un vecchio comunista nata nella stazione ferroviaria del capoluogo campano.

sabato, maggio 17, 2008

Gomorra, applausi alla «prima» Il film di Matteo Garrone non tradisce le aspettative

NAPOLI - Il film, attesissimo, non ha tradito le aspettative: applausi a scena aperta per Gomorra trasposizione del bestseller di Roberto Saviano. La pellicola firmata da Matteo Garrone e prodotta da Domenico Procacci non ha deluso gli spettatori confluiti al cinema Modernissimo di Napoli per l'anteprima. Tra il pubblico, oltre a numerosi giornalisti, anche Maurizio Gemma della Film Commision Campania, il magistrato Raffaele Marino, don Tonino Palmese dell’associazione Libera, l'assessore regionale Claudio Velardi.
Al multisala del centro storico si sono dati appuntamento gli abitanti dei quartieri periferici come Scampia - epicentro delle riprese - che hanno partecipato alle riprese del film, i due giovani attori debuttanti Marco Macor e Ciro Petrone (emozionatissimo soprattuto quando è comparso il suo nome sui titoli di coda), protagonisti di un episodio del film, comparse, maestranze, numerose associazioni attive sul territorio come «I figli del Bronx», «Chi Rom e chi no», ma anche magistrati amministratori locali e esponenti della società civile napoletana. Il direttore della Film Commission Regionale Maurizio Gemma prima dell’inizio del film ha salutato i presenti sottolineando: «Collaborare a questo progetto è stato anche un impegno culturale e civico. Napoli ha dimostrato ancora una volta di essere una città straordinaria»

giovedì, aprile 24, 2008

Parte il blog di Anno Zero. http://annozero.blog.rai.it/


ecco la presentazione:

Annozero, fin dalla prima puntata, ha scelto convintamente il web come strumento per interagire con chi ci segue, per integrare online l’informazione e gli approfondimenti della nostra trasmissione.
Sul sito di Annozero è possibile vedere in streaming (in diretta e in differita) tutte le nostre puntate, ma non solo. È possibile segnalarci esperienze o storie da raccontare, mettersi in contatto con la redazione, leggere i nostri editoriali e una selezione delle tante lettere che ci inviate.
Finora, per dare spazio ai contatti tra gli spettatori di Annozero, abbiamo utilizzato il nostro forum. Ora, per accrescere le possibilità di scambi d’idee semplici e immediati, abbiamo deciso di aprire il blog. In questo spazio chiunque potrà commentare la diretta televisiva del giovedì e le riflessioni che pubblicheremo durante la settimana. La nostra scommessa è chiara: arricchire un media “classico” come la televisione con le occasioni di confronto e discussione che offre internet. Una scommessa che, con i vostri contributi, non potremo che vincere. Per rispetto di chi legge, naturalmente, i commenti offensivi, fuori tema, o pubblicitari (spam) verranno cancellati.

Anno Zero stasera
La ferocia dei clan e il controllo del territorio, il coraggio di chi denuncia “O sistema” e l’esperienza quotidiana di chi vive nelle terra della Camorra. Questa sera la puntata di Annozero era “Ritorno a Gomorra”, con un reportage di Sandro Ruotolo e Luca Bertazzoni da Casal Di Principe, il feudo dei Casalesi.
In studio sono intervenuti lo scrittore Roberto Saviano, autore del bestseller “Gomorra”, il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Franco Roberti, il rapper Lucariello degli Almamegretta e lo scrittore Sergio Nazzaro.

domenica, aprile 20, 2008

I ragazzi a Roberto Saviano: «Fai il sindaco di Napoli». «No, resto scrittore»


Saviano agli studenti: «Io, deluso dall'inerzia della politica, non farò mai il sindaco»

NAPOLI - Sapete una cosa? I boss del clan Mazzarella, quello che comanda qui a San Giovanni, allevavano squali e piranha nei loro garage». Lo scrittore cita il loro quartiere, e il nome della famiglia malavitosa che lo inquina, e tra gli studenti si diffonde un sonoro mormorio: è una platea sensibile, attenta, quella di una scuola di frontiera che ai ripetuti atti di vandalismo subiti ha risposto a suon di seminari e ore speciali di dibattito sulla legalità. «I camorristi vogliono ostentare il loro potere, impressionare la gente. Capisco che possiate subire il loro fascino anche a me è successo, lo ammetto: oggi però, piuttosto che negare il loro ascendente, preferisco lavorare, e scrivere, per smontarlo».
Quando l'auto della scorta parcheggia e fa scendere Roberto Saviano nel cortile dell'istituto professionale «Livatino », nessuno degli studenti raccolti nell'aula magna sa qual è il nome del relatore invitato a parlare di camorra. L'arrivo dello scrittore è una sorpresa per tutti: per motivi di sicurezza solo il preside Aristide Ricci e il gruppo di insegnanti impegnate nel progetto «I giovani e le periferie» sono al corrente della notizia. Quando gli studenti vedono Saviano, l'applauso scatta fragoroso, lungo e spontaneo: tutti in piedi, la sorpresa sul volto, per salutare quello che, a giudicare dall'entusiamo, per loro è un eroe.
Quasi due ore di intenso dibattito, in cui lo scrittore, sollecitato dalle domande dei ragazzi, descrive le dinamiche della criminalità organizzata, i loro affari, i loro interessi, anche internazionali: «Pensate che un'intercettazione ha rivelato che dopo l'11 settembre un clan di Nola sperava di poter fare affari sfruttando la ricostruzione dei luoghi devastati dall'attentato terroristico». Saviano non si sottrae quando gli studenti parlano di «politica corrotta» e «responsabilità dello Stato»: «Gli ultimi anni sono stati dolorosi.
Chiara Marasca

mercoledì, febbraio 06, 2008

www.robertosaviano.it , l'autore «sotto scorta» di Gomorra ora sbarca su internet


E per l'11 aprile è fissata la prima del film tratto dal libro

Il sito ufficiale sarà online dal 24 febbraio. Il giovane scrittore ha chiesto a quattro universitari di coordinare il progetto sul web

NAPOLI - Dal 24 febbraio basterà un clic su www.robertosaviano.it per accedere al sito ufficiale del giovane scrittore autore del bestseller «Gomorra». Alla costruzione delle pagine web stanno lavorando quattro ragazzi, sparsi qua e là per la Penisola.
Eccoli: Alice, che studia Pubblicità a Torino, coordina il progetto del sito; Andrea, che vive a Bologna, è webmaster e si occupa della parte grafica, Alessandro, casertano, che nei giorni delle minacce dei clan a Saviano creò il blog www.sosteniamosaviano.it, sta raccogliendo il materiale apparso sui quotidiani e le riviste italiane mentre Luisa, che ha origini campane e studia a Roma lavora alle traduzioni dalla stampa estera.
«L’idea del sito è venuta a Roberto – spiega Alice - ed è stato lui a creare i contatti tra noi quattro, che l’avevamo incontrato e conosciuto in diverse occasioni. Non sarà un blog, dunque nessun intervento quotidiano dello scrittore ma, piuttosto, una raccolta completa di tutto il materiale d’archivio sul percorso da lui compiuto in questi anni». In una sezione del sito ci saranno tutti gli articoli scritti da Saviano prima della pubblicazione di Gomorra, e pubblicati da Il Manifesto, Diario e il Corriere del Mezzogiorno e sul sito Nazione Indiana, uno spazio conterrà le interviste e gli interventi radiofonici e televisivi, e un altro la rassegna stampa completa; una pagina web sarà poi dedicata allo spettacolo teatrale tratto dal besteller di Saviano, alla cui scrittura ha collaborato l'autore e, dall’11 aprile in poi, giorno della prima, una sezione conterrà anche tutte le informazioni sul film «Gomorra» di Matteo Garrone.
Nelle gallerie fotografiche, poi, gli scatti di giovani reporter napoletani e le musiche dei gruppi partenopei con i quali Saviano ha incrociato la propria strada, racconteranno, a loro modo, il «territorio». Già da adesso, è possibile iscriversi alla newsletter, che sarà mensile, mandando una mail all’indirizzo info@robertosaviano.it.
Chiara Marasca

domenica, gennaio 06, 2008

Saviano: "Ecco tutti i colpevoli della peste di Napoli" (rifiuti &altro)



È UN territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l'ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E' una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all'opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all'opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un'impresa - l'Ecocampania - che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.
Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l'ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l'inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell'antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico - è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso erano vicino alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano. Nel caso dell'inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all'anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall'estero: da ogni parte d'Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l'autorizzazione dalla Regione. Aveva però l'unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l'unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell'inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l'emergenza rifiuti del 2003. Chianese - secondo le accuse - è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l'emergenza e quindi riuscì con l'attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all'amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l'appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all'avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L'emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un'azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell'80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d'Italia è stato intombati a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E' in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E' in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l'ossessione dell'informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell'informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.

Non è affatto la camorra ad aver innescato quest'emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l'emergenza e con l'apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell'immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall'emergenza non si vuole e non si po' uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L'emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle "sacchette" di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L'80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l'eroe epico che strappa le braccia all'Orco che appestava la Danimarca: "il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla". Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.

sabato, dicembre 01, 2007

Nazzaro, la cronaca diventa scrittura rap: «Ma la camorra non è un genere letterario»


Esce «Io, per fortuna c'ho la camorra»
Nazzaro, la cronaca diventa scrittura rap: «Ma la camorra non è un genere letterario»
Il giovane autore: «Io vado sul campo: parlo con la gente. Presa diretta del reale. L'unica realtà è la dignità delle persone del Sud»

NAPOLI - Sergio Nazzaro ha scritto «Io, per fortuna c'ho la camorra» (Fazi editore). Storie che sembrano avere una cadenza rap con «metriche» incazzate nere. Racconti di ordinaria malavita, il male del Sud che detta le regole del vivere. Camorra «24 ore su 24». Spaccati dall'hinterland Casertano e Napoletano, no man's land, su cui scende qua e là anche una compassionevole ironia (vedi lo schiattamorti che porta all'obitorio i morti ammazzati nella guerra di camorra anni Ottanta e si «vanta» di averli raccolti tutti lui). Cartoline dalla terra di «Gomorra». Conosciamo l'autore.
Chi sei (è vero che hai natali svizzeri)? Da quanto tempo scrivi?
«Sì, sono nato in Svizzera, perchè sono figlio di emigranti che poi sono tornati nella loro terra d'orgine. Ieri come oggi per mangiare devi lasciare il Sud. Ma l'emigrazione non è un discorso che interessa a qualcuno. Scrivo da molto tempo, cercando di narrare ciò che vivo e narrare la terra a cui mi sento profondamente legato»

Una curiosità: ma è vera la storia di Sessa Aurunca e degli spinelli «proibiti»?
«Si è vera. L'ipocrisia borghese, l'ipocrisia dello Stato in merito alla questione delle droghe leggere, molti anni fa, per diversi giorni ha fatto sì che la violenza si abbattesse su dei ragazzi inermi. Certo fu la camorra a picchiare, come è anche vero che i deputati perbenisti tutti valori, chiesa e famiglia li ritrovi a fare festini a base di coca con ragazze squillo. Poi se la squillo ti va in overdose, basta tirarsi dietro le spalle la porta. La soluzione alla maggior parte dei problemi».
Se quella e le altre storie sono vere vai dritto ad incanalarti filone «no fiction»?
«Non mi interessano le categorie della scrittura. Non credo di avere le qualità per definirmi tale e quindi indicizzare il mio scrivere. Ho letto molto per non sapere chi sono i veri scrittori. Io vado sul campo: parlo e vivo con la gente. Presa diretta del reale. L'unica realtà è la dignità delle persone del Sud».
Quale molla ti ha (so)spinto a scrivere un libro sulle tue esperienze in terra di camorra?
«Se vivi, se osservi, soffri, puoi rimanere in silenzio? Il merito vero è di Massimiliano Governi, uno dei migliori editor italiani che ha scovato i miei articoli e mi chiesto di scrivere un libro. Ha fatto sua la realtà del Sud, e ha reso i miei appunti sparsi un libro».
La «tesi» "per fortuna c'ho la camorra" è la stessa messa in luce da Francesco Merlo (e da parecchi altri in verità)? Il fatto cioè che la malavita soprattutto extracomunitaria che affligge il Nord, qui se ne deve stare buonaperchè il territorio è monopolizzato dai clan.
«In certi frangenti della nostra vita nazionale, veramente ti viene da sospirare "Io per fortuna c'ho la Camorra". Almeno ci mettono la faccia, agiscono secondo il loro schema. Dopo la lettura di un libro come "La Casta" ti viene da sospirare "Io per fortuna c'ho la Camorra"».
Pur frammentato in racconti brevi, il libro appare convincente, personale, anche nell'impianto a scorrimento per immagini. Però lo sai che ti metteranno in croce come il primo clone di Saviano?
«La Camorra e il Sud non sono un genere letterario. Scrivo da molto tempo, le date dei miei articoli parlano da sole. Ma soprattutto ci sono moltissimi giornalisti che hanno scritto e scrivono di ciò che è il Sud e di ciò che accade al Sud. Una donna coraggiosa su tutte è Rosaria Capacchione. Non credo che esitano gare a chi è più bravo. In zona di guerra cerchi di aiutarti, di scambiarti informazioni per comprendere meglio. Per difenderti a vicenda. Roberto Saviano ha sensibilizzato con grande coraggio. Ha sollevato il coperchio. È importante sapere che non ci sono cloni, ma persone che sentono dentro di sè la necessità di raccontare perchè non possono tacere. Non sono pochi. Questo forse spaventa: milioni al Sud sanno e conoscono».
Nella dedica in copertina Roberto scrive «ne abbiamo vista qualcuna insieme». Da quanto tempo lo conosci?
«Conosco Roberto da molti anni, ci siamo scambiati idee e opinioni. Stimo il suo impegno e la sua scrittura».
Alessandro Chetta

lunedì, novembre 19, 2007

Il boss Ranucci aveva paura di Saviano: «Spero che i giudici non leggano Gomorra» Saviano: «Ho paura, ma non mi fermo:la gente vuole e deve sapere.


19 novembre 2007
Camorra e politica
I timori del capoclan di Sant'Antimo recluso a Novara
NAPOLI — I clan requisiscono i biglietti per le giostre, alle prime comunioni regalano esibizioni di cantanti e sperano che i giudici non abbiano letto «Gomorra». Emerge un inedito spaccato della vita malavitosa dall'ordinanza di custodia cautelare che i carabinieri hanno notificato a tredici affiliati ai clan Ranucci e Petito di Sant'Antimo (l'unica persona sfuggita alla cattura durante il bliz di venerdì, Raffaele Femiano, soprannominato «Michele Placido » per i suoi folti capelli bianchi, è stata catturata ieri a Pozzuoli). Vizi, manie, affari, pubbliche relazioni: nelle 702 pagine a firma del gip Pia Diani c'è di tutto. Per esempio, l'affiliazione «politicamente corretta» di un immigrato di colore al clan Petito: in questa circostanza, nota il gip, il boss Antonio Petito compie «una sorta di descrizione dei princìpi d'onore inseriti nel manuale del perfetto camorrista ». L'immigrato in questione è un senegalese chiamato Jo e fa lo spacciatore per un gruppo rivale. Parlando con lui, Petito usa un buffo italiano che ricalca, probabilmente, quello parlato da Jo: «L'importante che noi essere amici e tu non creare problemi a noi e noi non creare problemi a te. No problema: massima fiducia. Perché se uno sta 'mmiez' 'a via e fa il camorrista, non fare mai scortesie anche se tu un altro colore. Noi uguale: nessuna differenza». Nella vita dei camorristi, ogni tanto, irrompe anche qualche libro: non è detto che siano loro a leggerlo, come ha fatto Vincenzo Di Lauro, figlio secondogenito di Ciruzzo 'o milionario. Capita che lo leggano gli avvocati, i quali poi — è il caso di quello che assisteva Antimo Ranucci, detenuto a Novara in regime di 41 bis — si preoccupano. Il 3 ottobre 2006 quest'avvocato telefona a Stefano Ranucci, reggente del clan: sta cercando di far revocare al vecchio boss il carcere duro, ma «Gomorra» può essere un ostacolo: «...anche se di questi tempi, Stefano... Io stavo leggendo qualche libro dove ci stanno gli scrittori che si divertono a parlare di tutto e di tutti. Eh, l'hai letto tu il libro? Roberto Saviano... Si chiama "Gomorra": segnati il titolo, "Gomorra" con la G... Parla di tutto e di tutti, Stefano, quindi speriamo che non lo abbiano letto in Sorveglianza: perché un trafiletto c'è...». Le alleanze implicano anche scambi di favori e di regali. Il boss Luciano Sarno, dell'omonimo clan di Ponticelli, per la prima comunione di un figlio di Stefano Ranucci come regalo al bambino pagò le spese dei cantanti. Lo racconta il pentito Paolo Di Grazia. E' un'intercettazione ambientale, invece, a rivelare che, in occasione della festa patronale di Sant'Antimo, i clan si sono spartiti biglietti omaggio per le giostre montate nel piazzale antistante alla stazione. Dice infatti Teresa Di Domenico al figlio Antonio Petito, detenuto a Poggioreale: «Quest'anno hanno preso, ad esempio, tremila biglietti e sono stati dati tutti in mano a uno e questo li ha divisi a tutti quelli, diciamo così, in modo da non creare discussioni ». Dalle intercettazioni, a proposito di voti venduti e acquistati, spunta anche un cognome, Cesaro: sono diversi i politici della zona con questo cognome e appartengono a vari partiti. Il più noto è Luigi Cesaro, avvocato ed ex deputato di Forza Italia: ma la vicenda è ancora tutta da chiarire e lo stesso ex parlamentare auspica che questo avvenga presto.
Titti Beneduce
La replica
Lo scrittore: «Ho paura, ma non mi fermo:la gente vuole e deve sapere»
Intervista telefonica di Roberto Saviano con il Tg1

NAPOLI - «E' partita una tendenza che sta mettendo molta paura a questi clan e poi soprattutto, ed è questa la cosa determinante, gli spettatori vogliono e devono sapere». Così si e' espresso il giornalista Roberto Saviano, autore del libro sulla camorra «Gomorra», intervistato telefonicamente dal Tg1. Alla domanda se si era abitato a ricevere minacce, Saviano ha risposto: «Non ci si abitua mai, rifarei quello che ho fatto anche se riconosco che a volte mi pesa».