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domenica, ottobre 24, 2010

I sindaci dei comuni vesuviani non firmano l'intesa e Bertolaso promette: non arretriamo di un passo


Guido Bertolaso va avanti nonostante i sindaci dei comuni vesuviani non abbiano firmato il piano per cercare una soluzione ai problemi legati alla discarica di Terzigno (guarda il video reportage) e l'allestimento di un secondo sversatoio nell'area. L'accordo andrà avanti in modo «unilaterale», ha detto il capo della Protezione civile in una conferenza stampa convocata dopo l'incontro con i sindaci dei comuni vesuviani. «Noi da questo documento non arretriamo di un passo - ha affermato Bertolaso - va altre quello che dovevamo fare, lo Stato anche in questo caso farà lo Stato. Una decisione non di fermezza ma che significa saggezza». A proposito dell'apertura della discarica di cava Vitiello, invece, «per ora è rimandata alle calende greche, per ora lì non si fa nulla: il nostro obiettivo è di non utilizzarla ma non per questo dobbiamo cancellarla».

L'esito dell'incontro tra Bertolaso e i sindaci sembrava già scontato dopo le proteste della nottata e della mattinata, arrivate dopo una settimana di scontri. Proprio a questo proposito i sindaci all'uscita del vertice hanno lanciato un appello ai propri concittadini. «Faccio appello ai cittadini perchè abbiamo fiducia nelle istituzioni. Noi continueremo a dare battaglia. Basta però con atti vandalici e violenze che non fanno bene a nessuno. Serve senso civile», ha spiegato il primo cittadino di Terzigno, Domenico Auricchio. Nel complesso, i sindaci del vesuviano, dopo che la Ue è intervenuta bacchettando l'Italia, chiedono maggiori garanzie su tutte le misure: non solo per la non apertura di cava Vitiello, ma anche per la sicurezza della discarica Sari di Terzigno.

Anche se non hanno firmato il documento stilato nella serata di sabato, hanno sottolineato come da parte del capo della Protezione civile Guido Bertolaso ci sia un atteggiamento di apertura per «rispettare gli impegni».«Dobbiamo dare garanzie ai nostri cittadini se cava Sari sia sicura o meno - ha detto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella lasciando il palazzo della Prefettura di Napoli - c'è necessità di fare gli opportuni controlli e riscontri con tecnici di nostra fiducia e capire quale sia il reale stato della discarica».

L'intesa prevede la sospensione, per tre giorni, dei conferimenti nella cava Sari per consentire non solo la copertura del terreno, ma anche l'avvio dei prelievi tecnici necessari per gli accertamenti di natura sanitaria e ambientale disposti dalle istituzioni. Un tempo necessario per attendere, inoltre, attendere il responso delle analisi alla presenza di specialisti individuati dagli enti locali. Dopo questa temporanea sospensione, nella cava Sari potranno essere sversati unicamente i rifiuti della cosiddetta «zona rossa» ossia i comuni vesuviani. L'invaso, salvo particolari criticità, dovrà essere riempito fino ad esaurimento.

In mattinata i cittadini hanno chiesto ai rispettivi sindaci di non firmare il documento sulle misure da adottare stilato proprio da Bertolaso, dal presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e dal prefetto di Napoli Andrea De Martino. Richiesta arrivata dopo aver manifestato, come accade ormai da giorni, anche sabato notte il dissenso. Secondo i manifestanti è, infatti, inaccettabile che si parli solo di accantonamento del progetto di apertura di un secondo sversatoio all'interno di Cava Vitiello, mentre sollecitano un provvedimento legislativo che cancelli del tutto questa ipotesi. Preoccupazioni vengono espresse anche in merito alla bonifica di Cava Sari, la discarica attualmente in esercizio dalla quale si sono levati miasmi che hanno scatenato la protesta degli ultimi giorni.


La protesta è arrivata anche in città a Napoli, dove manifestanti hanno attuato posti di blocco in alcune strade, riversando immondizia accumulata accanto agli
ormai pieni ed insufficienti cassonetti. In piazza Carlo III è stato anche incendiato un autocompattatore. AChiaiano la gente è preoccupata che, in seguito allo stop dello sversamento di rifiuti nel sito Sari, a Terzigno, i camion possano cambiare direzione e raggiungere la cava di Chiaiano, dove in passato si sono registrate analoghe violente rivolte. Un blocco stradale è stato attuato in via Sant'Anna dei Lombardi, nel centro della città, da un gruppo di residenti che hanno protestato per la presenza di cumuli di rifiuti non rimossi da diversi giorni, gettando in strada la spazzatura. Sul luogo sono intervenuti la polizia e i vigili urbani che hanno deviato il traffico. Il blocco è stato rimosso dopo alcune ore. Ancora, decine di persone hanno inscenato una manifestazione dinanzi all'ingresso della discarica di Chiaiano, rallentando l'accesso degli autocompattatori.

Intanto c'è anche chi cerca di agire sul fronte della prevenzione. Il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, in un'ordinanza vieta dal 1° novembre 2010 a tutti gli esercenti di attività commerciali del territorio, sia a posto fisso che itinerante, di fornire sacchetti per la spesa non biodegradabili.

Va registrato anche un incidente mortale verificatosi a Giugliano. Un capoturno della società del Comune di Napoli deputata alla raccolta rifiuti è deceduto dopo essere stato investito da una pala meccanica mentre era in corso lo smaltimento nello stabilimento Stir del centro partenopeo.

mercoledì, febbraio 10, 2010

Bertolaso si dimette

Guido Bertolaso

Guido Bertolaso

Il capo del Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso è indagato nell'inchiesta svolta dalla magistratura di Firenze sugli interventi eseguiti alla Maddalena in vista del G8 dello scorso anno, poi spostato all'Aquila. Arrestato Balducci, responsabile del G8 sardo.

"Per non intralciare l'operato degli organi inquirenti, ho immediatamente messo a disposizione del presidente del Consiglio tutti i miei incarichi". Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Bertolaso in una nota dopo commentando le indagini sui lavori per la realizzazione del G8 nell'isola de La Maddalena, che hanno portato nel corso della mattinata di oggi alla perquisizione nella sede della Protezione civile di via Ulpiano e alla notifica al Capo del dipartimento di un avviso di garanzia.

"Chiederò al pubblico ministero - ha dichiarato Guido Bertolaso - che si sta occupando dell'indagine di procedere al più presto al mio interrogatorio cosi' da poter fornire tutte le informazioni in mio possesso. Abbiamo assicurato al personale della Polizia Giudiziaria pieno supporto, consegnando tutti i documenti in nostro possesso e ribadisco ancora una volta la più totale fiducia nell'operato della magistratura. Per non intralciare l'operato degli organi inquirenti ho immediatamente messo a disposizione del Presidente del Consiglio tutti i miei incarichi".

"Mi sono sempre definito un servitore dello Stato - conclude Bertolaso - e, come sempre, rimango a disposizione del mio Paese".

Indagato per corruzione
Guido Bertolaso è indagato per corruzione nell'inchiesta della magistratura di Firenze. Gli è stato notificato dai carabinieri del Ros un avviso di garanzia emesso dalla magistratura fiorentina.

Inchiesta sugli appalti per il G8 alla Maddalena
Angelo Balducci, incaricato dell'attuazione delle opere per il G8 alla Maddalena, è stato arrestato dai carabinieri del Ros nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti per i lavori in Sardegna. Balducci è presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Oltre a Balducci sarebbero state arrestate anche altre persone.

E' stata perquisita la sede della protezione civile a Roma Lo confermano dalla stessa Protezione Civile, sottolineando che Balducci non è "mai stato dipendente della Protezione Civile, nè tantomeno vicecapo".

Ad avviare l'inchiesta sugli appalti per il G8 alla Maddalena sono state alcune intercettazioni del Ros nell'ambito dell'inchiesta di Firenze sull'urbanizzazione dell'area di Castello di proprietà dell'imprenditore Salvatore Ligresti finita sotto sequestro nel novembre 2008 su richiesta della procura del capoluogo toscano.

In quell'inchiesta il costruttore di origine siciliana, presidente onorario di Fondiaria Sai, è indagato assieme al suo braccio destro Fausto Rapisarda, agli ex assessori comunali Graziano Cioni (sicurezza sociale) e Gianni Biagi (urbanistica), e a due architetti progettisti. Per tutti l'ipotesi di reato e' concorso in corruzione. Ed e' proprio uno dei due architetti indagati per la vicenda di Castello, il fiorentino Marco Casamonti, l'anello di congiunzione con Angelo Balducci, ex vice del capo della Protezione civile e attuale presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici. Casamonti, titolare dello studio Archea, uno dei progettisti dell'hotel a cinque stelle che a La Maddalena avrebbe dovuto ospitare i capi di stato e di governo.

E' intercettando lui che spunta il nome di Balducci che viene cosi' intercettato a sua volta. Casamonti questa mattina e' stato perquisito: per lui l'accusa è di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

mercoledì, luglio 29, 2009

Rifiuti: Bertolaso Vuole commissariare 11 Comuni in Campania

Rifiuti, la lista nera di Bertolaso
Vuole commissariare 11 Comuni

di Dario Del Porto e Roberto Fuccillo
Undici Comuni rischiano lo scioglimento perché ritenuti «gravemente inadempienti» nella raccolta e gestione dei rifiuti. La struttura guidata dal sottosegretario Guido Bertolaso è pronta a chiedere al ministero dell´Interno di procedere nei confronti di sette amministrazioni del Casertano e quattro della provincia di Napoli: Castel Volturno, San Marcellino, Aversa, Trentola Ducenta, Maddaloni, Casal di Principe, Casaluce, Giugliano, Afragola, Qualiano e Nola.

I nomi dovrebbero essere ufficializzati oggi. La scure, afferma Bertolaso, che ieri è stato sentito dalla commissione sul ciclo dei rifiuti, colpirà «Comuni che non raccolgono la spazzatura, non fanno la differenziata e dunque non fanno quel che dovrebbero così come previsto dalla legge». E gli altri 540 comuni della regione? «Sono meno birichini», replica il sottosegretario.
«Vogliono sciogliere il comune? - commenta il sindaco di Castel Volturno, Francesco Nuzzo - mi fanno solo un piacere, venissero loro a gestire una situazione difficile come la nostra. Si addebitano ai comuni responsabilità di altri. Affrontiamo emergenze che mortificano i lavoratori, abbiamo bisogno di supporti. Oltre ai cittadini, vivono sul nostro territorio 15 mila immigrati clandestini e 20 mila italiani che occupano case realizzate abusivamente e non sono censiti: certo non fanno la raccolta differenziata».

Si dice «basito» Giovanni Pianese, sindaco di Giugliano: «Il termine stabilito dalla legge è il 31 dicembre 2009. Come fa Bertolaso a trarre già le somme? Abbiamo ereditato un servizio in proroga, ma siamo riusciti a fare una nuova gara, a giorni apriremo le buste, poi finalmente partiremo col nuovo sistema che prevede anche il porta a porta. Sono ottimista sulla possibilità di raggiungere l´obiettivo a fine anno. E non dimentichiamo quel che ha sofferto questa terra. Al mio sollecito per la bonifica di Taverna del Re non ho ancora avuto risposte».


Anche Geremia Biancardi, neosindaco di Nola, fa notare che «i provvedimenti vanno per annualità. Con la precedente amministrazione, Nola aveva il 35,6 per cento di differenziata, largamente sopra gli obiettivi. E per il 2009 non abbiamo dubbi di centrare il 25. Stimo Bertolaso, vogliamo collaborare, ma evidentemente gli portano dati errati». Fra i possibili destinatari c´è anche un senatore del Pdl, Enzo Nespoli, sindaco di Afragola, ieri presente all´audizione: «Ho trovato una ditta che era stata selezionata dal commissariato. Non facevano nulla per rescindere il contratto, ho dovuto affrontare un contenzioso di nove mesi. Ora abbiamo fatto una nuova gara, ma aspettiamo il certificato antimafia per la ditta vincitrice. Cosa deve fare un povero sindaco, senatore o meno?»

giovedì, ottobre 02, 2008

L’Irpinia deve salvare il Formicoso. Il Formicoso può salvare l’Irpinia.

Oggi in in Irpinia c’è una grande piazza per chi vuole fare politica nel senso più alto della parola. Questa piazza si chiama Formicoso. Siamo riusciti ancora una volta a fare una manifestazione senza provocare incidenti.

C’erano molte irpinie sul Formicoso, c’erano quasi diecimila persone, ma ora dobbiamo estendere lo sforzo. Si può e si deve unire questa bellissima provincia, piena di tante risorse, umane e paesaggistiche. Oggi sul Formicoso abbiamo difeso la costituzione, abbiamo onorato Guido Dorso e Carlo Levi, Francesco De Sanctis e Rocco Scotellaro. Come comitato avremmo preferito la richiesta di immediata smilitarizzazione dell’area, ma, tenendo conto anche delle ragioni dei sindaci, abbiamo deciso di chiedere che il filo spintato venga tolto immediatamente dopo i carotaggi, quale che sia l’esito.

Chiediamo ai rappresentanti irpini in Parlamento di adoperarsi perché Bertolaso accolga questa richiesta. In caso contrario veramente vorrà dire che questo Governo pensa solo agli effetti televisivi delle sue scelte. E allora veramente i sindacati dovranno decidersi a indire uno sciopero generale, non solo per il Formicoso, ma tutti i piccoli paesi, sempre più abbandonati a se stessi. E allora veramente tutti gli Irpini dovranno partecipare a una lotta che non è per salvare solo un pezzo di terra, ma la dignità di tutta la provicnia.

L’Irpinia deve salvare il Formicoso. Il Formicoso può salvare l’Irpinia.


franco arminio

martedì, agosto 05, 2008

Call center immondizia: tante telefonate e tante piccole e grandi sorprese...

Lo dicevamo ieri che il call center dedicato a segnalare i rifiuti residui nell'area napoletana e campana sarebbe stato invaso dalle telefonate. E' stato così. Alcuni commentatori del blog anche sugli aggregatori chiedevano come mai dovessero essere i cittadini a segnalare dove si annida l'immondizia. In realtà dopo mesi di crisi è normale che ci siano scorie ed anche minidiscariche.
Non è proprio il concetto di nascondere la polvere sotto il tappeto ma non ci siamo lontani. Una collaborazione cittadini e istituzioni è indispensabile ora e soprattutto domani per far funzionare la raccolta differenziata che resta l'unica soluzione concreta alla crisi dei rifiuti. Nel frattempo leggiamo sul Mattino un pò di storie ascoltate al call center.
Nel frattempo l'immondizia percepita è diminuita e la collaborazione istituzionale (mancate firme al pulman PD) continua.....

da Il Mattino DANIELA DE CRESCENZO Alle 9,02 hanno già chiamato da Ponticelli, da via Delle Puglie, da Lusciano e da Quarto. Alle 13 le segnalazioni sono diventate 114. Alle 20, quando si conclude la prima giornata del call center «Napoli Pulita», le richieste d’aiuto sono 250, più che raddoppiate. Il telefono non ha mai smesso di squillare. Frigoriferi, televisori, materassi, bidet e lavandini: i napoletani sono stanchi di vederli in strada. Eppure, evidentemente, molti continuano a trattare la propria città come una discarica. «Scusi, ho già chiamato mezz’ora fa. Avevo dimenticato che in via Domenico Rea c’è anche un cane morto: posso segnalarlo a voi o devo rivolgermi alla Asl?»: Enrico chiama da Ponticelli e vorrebbe liberarsi finalmente di quella carcassa, ma non sa come fare. Anna, l’operatrice del call center, tranquilla risponde: «Non si preoccupi, inoltreremo noi la sua richiesta». Ha appena abbassato che il telefono torna a squillare. Questa volta segnalano la presenza di un motorino senza targa, senza ruote e coperto di rifiuti proprio al centro di via Toledo. Maria, invece, chiama da via Vecchia Capodimonte: «Qui l’aria è irrespirabile - protesta - in strada c’è spazzatura di ogni tipo: carta, plastica, mobili, sacchetti aperti. Io ho due bambini piccoli e deve restare tappata in casa». Da via Caravaggio chiama una donna anziana: «all’altezza del civico 73 c’è una rampa dove i commercianti continuano a depositare gli avanzi di cibo. E poi ci sono sanitari, mobili, materassi. Potete venire?». L’appello si ripete telefonata dopo telefonata. «Quando arrivate?». Come all’indomani del terremoto la gente ripete «fate presto». E i ragazzi del call center riempiono moduli su moduli. Il punto d’ascolto, voluto dalla struttura del sottosegretariato e si avvale della collaborazione del customer care delle Poste italiane. Il compito dei sedici dipendenti che dalle 9 alle 20 si alternano al telefono è quello di raccogliere le segnalazioni che vengono poi inoltrate alle strutture di Bertolaso. «Gli interventi vengono realizzati a seconda del materiale segnalato - spiega lo staff del sottosegretario - se ci sono rifiuti ingombranti passiamo la segnalazione alle imprese che per conto dei Comuni raccolgono i rifiuti (nel caso di Napoli l’Asia ndr), se, invece, ci sono rifiuti speciali o pericolosi, intervengono anche la Asl e l’Arpac e si provvede allo smaltimento attraverso ditte specializzate». Un meccanismo non semplice che per funzionare richiede tempo e denaro. «Ci hanno segnalato di tutto - racconta Antonio Piccinini, uno degli operatori - ci chiedono di far prelevare perfino divani, frigoriferi, lavatrici, televisori. Una donna, poi, mi ha chiesto di liberare la strada dagli scarafaggi, ma io le ho spiegato che questo è compito della Asl». Tutte le persone al lavoro sono dipendenti delle poste che si sono rese disponibili a collaborare all’iniziativa: «Ci fa piacere dare una mano», dice Anna De Franchis. «È giusto offrire questo servizio ai cittadini», sostiene Enza Corcione. Ma parlare a lungo è difficile, il telefono continua a squillare. Questa volta risponde Francesco De Vincentis: «A Fuorigrotta, all’esterno del mercatino in via Metastasio, ci sono decine e decine di cartoni abbandonati. E c’è perfino chi ha lasciato un box per bambini», spiega una donna. E un’altra rilancia: «Se arrivano a raccogliere il frigo sotto casa mia richiamo e le offro il caffè». Chiamano ancora dal Vomero, dal centro storico, dalla zona collinare. E poi dai comuni della provincia. E dal casertano. Da San Cipriano d’Aversa, la patria della rifiuti connection, segnalano plastica e vetro sui marciapiedi. Così, telefonata dopo telefonata, si disegna la mappa dei punti ancora critici. E dell’inciviltà di chi continua a scaricare perfino l’amianto all’angolo della strada.

lunedì, agosto 04, 2008

081-2444081 chiama al call center per segnalare rifiuti non rimossi in campania (invaso da telefonate)

Rifiuti Campania: apre call center
'Partecipa anche tu', si potra' segnalare immondizia in strada
(ANSA)- NAPOLI, 3 AGO -Sara' attivo da domani il call center per consentire ai cittadini di contribuire a tenere pulita la Campania e risponde al numero 081-2444081. Lo annuncia la struttura del sottosegretario per l'emergenza ai rifiuti Guido Bertolaso.L'iniziativa 'Partecipa anche tu' permettera' ai cittadini di contribuire a mantenere pulite le strade e si potra' segnalare la presenza di spazzatura in strada.Il servizio, realizzato in collaborazione con Poste, sara' attivo dal lunedi' al venerdi' dalle 9 alle 20.

martedì, luglio 24, 2007

Incendi sul Gargano: Vendola chiede lo stato di calamità

Incendi sul Gargano, identificate due vittime
martedì, 24 luglio 2007 9.55 136
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BARI (Reuters) - Due persone sono morte e numerose altre sono rimaste intossicate o ustionate in una serie di incendi che si sono sviluppati in Puglia tra le località turistiche di Peschici e Vieste, sul Gargano, bloccando più di un migliaio di bagnanti in diverse spiagge della zona e costringendo le autorità ad evacuare alcuni complessi turistici.

Lo riferiscono la Regione Puglia, la Capitaneria di porto di Manfredonia e vigili del fuoco,

Sul fronte degli incendi che ogni anno devastano la Penisola, quella di oggi, secondo il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, "è la peggiore giornata che si possa ricordare a memoria d'uomo".

Le fiamme hanno messo in allarme anche oltre 4.000 bagnanti, bloccati sulle spiagge, che sono stati poi soccorsi e portati via mare a Manfredonia e alle Isole Tremiti.

Dopo aver inizialmente indicato un bilancio di quattro vittime, l'assessore regionale ai Servizi sociali, Elena Gentile -- impegnata in Prefettura a Foggia dove è stata istituita un'unità di crisi -- ha confermato l'identificazione di sole due vittime.

Si tratta, secondo quanto riferito dai vigili del fuco, di un fratello e di una sorella 80enni di Peschici, colti dalle fiamme a bordo della loro auto, dove probabilmente avevano cercato la salvezza.

Numerosi anche i feriti soprattutto tra chi è rimasto nell'entroterra, con la Polizia municipale di Peschici che parla di "pronto soccorso e scuola elementare della città pieni di feriti, ma nessuno in maniera grave". Secondo quanto riferito dalla polizia, si tratta soprattutto di casi di intossicazione da fumo e di ustionati.

Secondo il 118, nelle zone interne si sono registrati 300 intossicati mentre altre due persone hanno riportato ustioni e un ragazzo ha subito diversi traumi cadendo dal tetto della sua abitazione dove aveva trovato rifugio.

VENDOLA CHIEDE STATO DI CALAMITA

Intanto il presidente della Regione, Nicki Vendola, ha chiesto lo stato di calamità naturale per i gravi danni provocati nelle zone colpite dalle fiamme.

"Alle famiglie va il mio personale cordoglio e quello dell'intera Giunta. I roghi stanno provocando gravissimi danni ad abitazioni, alle infrastrutture turistiche e più in generale all'intera economia, a bellezze naturali irripetibili, nelle zone più incontaminate del Gargano e soprattutto mettendo a rischio la vita di numerose persone", ha detto Vendola in una nota.

Anche il presidente del Consiglio Romano Prodi, secondo quanto si legge in un comunicato diffuso nel pomeriggio, è rimasto "particolarmente turbato dalla notizia delle vittime", e ha espresso il suo dolore per la tragedia avvenuta in Puglia.

Il ministro della Difesa Arturo Parisi "ha dato immediatamente disposizioni per l'impiego di uomini e mezzi delle Forze Armate per concorrere alle operazioni di spegnimento incendi e di soccorso alla popolazione", si legge in un comunicato.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è messo in contatto con il presidente Vendola e il prefetto di Foggia, esprimendo cordoglio e solidarietà ai familiari delle vittime e vicinanza ai cittadini e ai turisti che stanno sfollando dalla zona.

FIAMME VICINO AD ABITAZIONI E CAMPING

Per far fronte ai numerosi incendi degli ultimi giorni, il ministro dell'Interno Giuliano Amato, d'intesa con il presidente del Consiglio, ha dato indicazione "per un uso pianificato e coordinato" a livello centrale di tutte le risorse a disposizione dei Vigili del Fuoco, della Protezione civile e della Forestale, "in modo da garantire la massima copertura con uomini e mezzi in ogni Regione interessata dall'emergenza", si legge in una nota del Viminale. Tutte le Prefetture sono state mobilitate per dare il proprio contributo.

In Puglia è giunto anche il responsabile della Protezione civile, Guido Bertolaso, che assieme ad alcuni funzionari sta coordinando l'unità di crisi per assistere gli abitanti della zona degli incendi.

"Sicuramente non si tratta di autocombustione. (Il rogo) E' dovuto o a qualche distrazione o alla mano dell'uomo. Al 99% (si tratta di un atto) dovuto all'uomo", ha detto un funzionario del Dipartimento della Protezione civile facendo riferimento alle possibili cause dell'incendio.

"Ora la cosa più difficile è sapere quante persone sono state messe in salvo e ricongiungere le famiglie", ha spiegato il funzionario.

La Protezione civile ha attivato un call center -- al numero 0884-962802 -- da chiamare per avere notizie e informazioni. Il Dipartimento -- che nella giornata di oggi, ha ricevuto 100 richieste di intervento di aerei Canadair per spegnere vasti incendi -- ha aggiunto che sul posto hanno partecipato ai soccorsi anche due elicotteri del dipartimento e uno della Marina militare. Sono intervenute anche alcune motovedette della Guardia di Finanza, dei carabinieri e della Guardia Costiera.

Secondo una prima ricostruzione, le fiamme hanno distrutto alcune roulotte posteggiate in campeggi della zona.

La Capitaneria di porto di Manfredonia ha riferito che i turisti, per fuggire alle fiamme che si stavano propagando nell'entroterra, si sono riversati sulle spiagge attorno alle quali un forte vento di libeccio ha spinto il rogo, bloccando centinaia di persone, tra cui molti bambini e molte donne.

In una zona residenziale di Peschici, le fiamme sono arrivate a lambire alcune abitazioni mentre un albergo, diversi campeggi e villaggi turistici della zona sono stati evacuati.

sabato, luglio 07, 2007

Napoli: Rifiuti, Pansa si presenta: "Possiamo farcela"



"Il percorso e' in salita, ma le salite si fanno e questa strada la possiamo percorrere". E' uno dei passaggi della conferenza stampa che il neo commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, Alessandro Pansa, prefetto di Napoli, ha tenuto oggi per fare il punto della situazione dopo la nomina di ieri. "Il mio auspicio e' che il percorso individuato venga rispettato senza che si verifichino incidenti - ha aggiunto Pansa - l'obiettivo è quello di arrivare all'ordinarietà senza picchi di crisi, facendo in modo che la situazione migliori progressivamente". Il prefetto di Napoli ha poi spiegato che il suo intento sara' quello di proseguire la strada tracciata dall'ex commissario Guido Bertolaso. "E' un lavoro già in atto da tempo e io continuero' quello che da mesi sto già seguendo - ha concluso Pansa - ci sono le condizioni perché ci sia una continuita' che va tutelata.

Il fatto che si sia deciso di nominare un prefetto come commissario straordinario per l'emergenza rifiuti ''non significa affatto un atto di sfiducia nei confronti delle istituzioni locali''. E' lo stesso neo commissario Alessandro Pansa a sottolinearlo. ''Anzi - spiega Pansa - mi sembra che in questa circostanza il meccanismo sia stato proprio quello di riaffidare un po' di piu' un ruolo al territorio. Non è sfiducia, è un meccanismo per passare all'ordinarietà nella maniera meno dolorosa, meno complessa, più efficace possibile''. Il suo ruolo del resto, dice Pansa, è proprio quello di traghettare la complessa vicenda rifiuti per poi ''passare la mano agli enti locali entro la fine dell'anno''. ''Il mio lavoro è essenzialmente questo - ribadisce - è il trasferimento dall'esproprio della competenza a livello statale per riportarla invece all'ordinarietà, rappresentata dagli enti locali''. Una linea, quella della corresponsabilità, ''non certo nuova, la stiamo mettendo in atto da mesi'', dice Pansa. Lo provano i tavoli che si sono alternati, gli incontri con tutte le istituzioni. I poteri straordinari, ribadisce il neo commissario, servono. ''Se si passa subito all'ordinarietà non si utilizzano i poteri straordinari del commissario che servono ancora - ha sottolineato - non a stravolgere ma ad accorciare delle procedure di garanzia in materia di acquisizione, conferimento di incarichi, appalti''.

"Agiremo in totale trasparenza e manterremo le promesse. I cittadini devono avere fiducia". Lo ha detto il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, da ieri commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, nel corso di una conferenza stampa convocata oggi in Prefettura. "In questo momento i cittadini sono spaventati dalle soluzioni che possono arrecare danno all'ambiente - ha detto il prefetto - ma vogliono anche che si esca presto dall'emergenza. Né da parte mia, né da parte del governo, c'è alcuna volontà omicida, seguiremo un percorso senza penalizzare la salute dei cittadini". Il prefetto Pansa ha poi fatto riferimento alle proteste dei cittadini di Acerra, in provincia di Napoli, relative alla realizzazione del termovalorizzatore. "I cittadini di Acerra non si lamentano a caso - ha detto Pansa - cominciamo dunque a bonificare il territorio spiegando loro di non voler agire in danno della salute.
di Lorenzo Crea Fonte: http://www.napoli.com/stamparticolo.php?articolo=15576

venerdì, giugno 01, 2007

RIFIUTI: BASSOLINO, IN CAMPANIA NOSTRE RESPONSABILITA'. MA NON SOLO...

(ASCA) - Roma, 31 mag - Le responsabilita' per la situazione dei rifuiti in Campania? ''E' evidente e non e' in discussione che ci siano nostre responsabilita', intendo della Regione e del sistema istituzionale locale. Si tratta di vedere, pero', se sono soltanto le nostre...''. E' quanto pensa il governatore della Campania, Antonio Bassolino che oggi ha avuto una lunga audizione presso la Commissione sul ciclo dei rifiuti a palazzo san Macuto. Al termine dell'audizione, incontrando i giornalisti, Bassolino ha ricordato ''la lunga storia'' dei rifiuti in Campania fatta ''di diversi Commissari, anche presidenti, sia di centro-sinistra che di centro-destra e funzionari dello Stato. Ora - ha poi aggiunto - e' l'ora di superare le difficolta' in cui ci troviamo e di dare la massima collaborazione al Commissariato, a Bertolaso per uscire da una emergenza e completare il ciclo dei rifuiti''. Un ciclo, ha poi detto ancora, che si deve concludere con i termovalorizzatori. Per questo la Regione sta insistendo per arrivare alla costruzione di un terzo complesso, quello di Salerno, che si dovra' ''aggiungere'' a quelli di Acerra e S.Maria la Fossa ''e non sostituirli''. La regione Campania, poi, mettera' in campo 110 milioni di euro per il compostaggio e altri impianti industriali di smaltimento mentre appare indispensabile ''alzare i livelli'' della raccolta differenziata su tutto il territorio.
gc/mar/sr
RIFIUTI: BASSOLINO, TERMOVALORIZZATORI, FONDI POR E FILIERA INDUSTRIALE
(ASCA) - Napoli, 31 mag - Collaborazione strettissima fra Regione Campania e il Commissario Bertolaso per la stesura di un nuovo piano rifiuti; utilizzo di almeno tre termovalorizzatori (attualmente nessuno e' attivo. Quello di Acerra, Napoli, sara' pronto ad ottobre; se ne costruira' uno a Santa Maria La Fossa, Caserta, e Salerno si e' resa disponibile ad un terzo impianto); creazione di una filiera industriale per la riduzione dei rifiuti, la restituzione degli imballaggi, il riciclo ed il riuso; massiccio utilizzo di risorse europee, almeno 400 milioni di euro nei prossimi sette anni, per incrementare la raccolta differenziata e bonificare i territori. Questi, in estrema sintesi, i punti significativi della relazione del presidente della Campania, Antonio Bassolino, nel corso dell'audizione di fronte alle Commissioni ambiente congiunte. Nel passaggio conclusivo, il governatore, rivolgendosi ai Commissari, ha dichiarato: ''Ho cercato di delineare lo sforzo nel quale siamo impegnati, in assoluta collaborazione con il Commissario Bertolaso e con tutti i livelli istituzionali, secondo il forte principio piu' volte ribadito dal Presidente Giorgio Napolitano. Se il Piano di Bertolaso sara' applicato integralmente e se il quadro che ho prospettato sara' effettivamente avviato noi potremo dire di essere, non solo usciti dall'emergenza, ma anche di aver superato gli indubbi ritardi e di aver quindi posto le condizioni strutturali di un nuovo ciclo, fondato sulla partecipazione e la responsabilita' di tutti i soggetti interessati e degli stessi cittadini. Credo che questo lo dobbiamo ai nostri concittadini. Abbiamo tutta l'intenzione e la determinazione di corrispondere a questo dovere''.

venerdì, maggio 25, 2007

www. emergenzarifiuti campania.it

il sito ufficiale del commissario delegato ai rifiuti Guido Bertolaso.
A prescindere dalle valutazioni, utile per conoscere, informarsi e giudicare. Ci sono documenti, notizie,foto e rassegna stampa quotidiana. Presente anche un Filo diretto con Bertolaso che lo presenta così:

Stiamo lavorando per liberare la Campania dall'assedio dei rifiuti. Chi vuole potrà inviarmi, tramite questo sito, commenti sul nostro operato, suggerimenti, contributi, segnalazioni di casi difficili, rendiconti sulla situazione del luogo in cui vive. Non risponderò a nessuno, perché dedicherò tutto il mio tempo alla gestione dell'emergenza rifiuti, ma leggerò con attenzione i vostri messaggi e i vostri consigli. Grazie.
Guido Bertolaso
Commissario Delegato
per l'emergenza rifiuti in Campania.

Continueremo a pubblicare opinioni, documenti e notizie per contribuire alla formazione di una cittadinanza attiva e responsabile.
La situazione rifiuti è il primo tema all'ordine del giorno in Campania, conviene saperne di più e affrontare consapevolmente un periodo in cui la partecipazione non potrà essere generica o attendista o incendiaria (la diossina avanza) o localista.

RIFIUTI, CHE FARE

RIFLESSIONE. GUIDO VIALE: RIFIUTI, CHE FARE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 maggio 2007.
Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta
studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del
lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell'
Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (Anpa). Opere di Guido
Viale: segnaliamo particolarmente Il Sessantotto, Mazzotta, Milano 1978; Un
mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano 1994, 2000; Tutti in taxi,
Feltrinelli, Milano 1996; Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino
1999; A casa, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2001; Vita e morte
dell'automobile, Bollati Boringhieri, Torino 2007]

La questione dei rifiuti in Campania e' un concentrato di tutte le crisi del
nostro paese: crisi culturale, politica, amministrativa, economica,
occupazionale, ambientale, urbana, sanitaria, securitaria: insomma, una
bancarotta della democrazia.
La crisi nasce innanzitutto da una sottovalutazione della questione dei
rifiuti, che continua ancor oggi a essere considerata un ambito settoriale e
non un tema che incrocia tutti gli ambiti della vita, sia quotidiana che
istituzionale. Ci si riempie la bocca con le parole crescita e sviluppo,
senza rendersi conto che una gestione lungimirante del ciclo dei rifiuti e
delle filiere che li generano puo' trasformarsi in una fonte di occupazione
qualificata, di impresa innovativa, di reddito e di qualita' della vita e
dell'ambiente. Ma anche senza rendersi conto che non saper gestire i propri
rifiuti distrugge la principale industria del territorio, il turismo, e
"l'attrazione degli investimenti": quella capacita' che oggi mette in
competizione tutte le citta'-regioni del mondo. Cosi' le ambizioni di
Napoli, capitale del Mediterraneo, insieme al cosiddetto "Rinascimento
napoletano", sono state definitivamente affossate sotto un cumulo di
immondizia.
In materia, destra e sinistra non hanno fatto nulla che le distinguesse tra
loro. Quindici anni fa la giunta Rastrelli (An) aveva varato un piano dei
rifiuti che attribuiva la parte onerosa del ciclo (la raccolta) ai comuni e
ai loro consorzi, e quella in cui si guadagna (gli impianti) ai privati.
Anzi, a un privato, la societa' Fibe, che con un'unica gara (sulla cui
correttezza sono stati avanzati molti dubbi) si era aggiudicata costruzione
e gestione di tutti gli impianti previsti dal piano: tre inceneritori e
cinque impianti di trattamento meccanico-biologico (Mtb), comunemente
chiamati Cdr (da combustibile ricavato dai rifiuti: uno dei due prodotti,
quello destinato ad alimentare gli inceneritori, che dovrebbero uscire da
quegli impianti; l'altro si chiama Fos, frazione organica stabilizzata, ed
e' un terriccio usato per ricoprire cave e discariche).
*
L'infelice scelta di Acerra
Ma insieme agli impianti, alla Fibe era stato attribuita anche la scelta del
sito in cui costruirli (per aggiudicarsi l'appalto i concorrenti dovevano
gia' disporre delle aree) e questa, per convenienze sue, aveva scelto
Acerra, l'area piu' infestata dai tumori di tutta l'Europa.
L'amministrazione regionale aveva cioe' abdicato da quella che e' la
funzione per eccellenza di chi ha responsabilita' di governo del territorio,
ma le due giunte successive (Bassolino) non hanno mai messo in discussione
quelle scelte, nonostante che ve ne fossero tutte le condizioni (tanto e'
vero che il contratto con la Fibe alla fine e' stato rescisso); e nonostante
che i presidenti di tutte e tre le giunte fossero stati investiti dei poteri
straordinari connessi alla gestione commissariale.
Per 15 anni si e' lasciato che le cose corressero verso il baratro:
percentuali irrisorie di raccolta differenziata; dieci milioni di "ecoballe"
uscite dai Cdr: cioe' balle di immondizia, vere e proprie bombe ecologiche,
accatastate in immense piramidi, da fare invidia a quella di Cheope; quasi
mille discariche illegali, ma non clandestine, di rifiuti industriali e
ospedalieri provenienti da mezza Italia e gestite dalla camorra; altre
centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti che periodicamente si
accumulano per le strade, fino a quando qualcuno non le incendia spargendo
nell'aria piu' diossina di trenta inceneritori messi insieme; decine e
decine di treni per portare nel resto dell'Italia e in Germania un
gigantesco campionario dei nostri rifiuti made in Italy; decine di migliaia
di lavoratori, un vero e proprio esercito, in cui si sovrapponevano gestioni
comunali, appaltatori privati, consorzi a cui i comuni non hanno mai voluto
cedere le competenze e, dulcis in fundo, Lsu (lavoratori socialmente utili)
in carico alla giunta di destra, poi quelli delle giunte di sinistra; tutti
ingannati con la promessa di lavorare a una raccolta differenziata che non
si e' mai fatta. A riprova del fatto che i rifiuti sono il ricettacolo non
solo delle cose che non ci servono piu', ma anche delle persone di cui ci si
vuole sbarazzare: con politiche cosiddette di workfare senza capo ne' coda.
La gestione commissariale ha trasformato il cancro in metastasi, affidando
la soluzione del problema alle stesse persone - i presidenti della giunta
regionale - che, come titolari dell'ordinaria amministrazione ne erano stati
esautorati. Ma anche quando la palla e passata al prefetto Catenacci (in una
regione dove l'intreccio tra camorra e rifiuti e' il nodo da sciogliere) le
cose non sono cambiate. Non perche' lo scontro con la malavita organizzata
sia stato troppo aspro, ma perche' non c'e' stato: per non disturbare i
sindaci che non volevano "interferenze" nei loro feudi, fatti di appalti e
gestioni dirette che spesso non arrivavano nemmeno al tre per cento di
raccolta differenziata. Cosi' abbiamo visto tanti sindaci indossare la
fascia tricolore per mettersi alla testa di mobilitazioni contro le
discariche decise dal commissario, ma nessuno fare la stessa cosa per
impedire lo sversamento di rifiuti industriali mille volte piu' pericolosi
nelle cave abusive gestite dalla camorra, che tutti sanno dove sono e tutti
sanno di chi sono.
*
Uno spirito di delega
Oltretutto, la gestione commissariale ha accentuato nella popolazione uno
spirito di delega, per cui, a risolvere il problema, deve essere "lo Stato".
Questo offusca la responsabilita' diretta dei cittadini non solo rispetto
alla raccolta differenziata (che con amministrazioni latitanti e' peraltro
impossibile fare); ma anche rispetto alla regolare riconferma di maggioranze
e sindaci che nella gestione dei rifiuti vedono solo occasioni di malaffare
e di clientele.
L'attuale gestione del commissario Bertolaso non promette di meglio, perche'
non sono cambiati i presupposti che ne definiscono gli obiettivi: cioe'
prender tempo - come si e' fatto negli ultimi 15 anni - in attesa che siano
pronti i tre impianti di incenerimento definiti dalla nuova gara di appalto
da 4,5 miliardi di euro (avete letto bene: quattro virgola cinque miliardi
di euro), divisa in tre lotti, ma andata deserta gia' due volte. Tanto che
la Fibe, pur licenziata ed esclusa, e' ancora li' al suo posto; a "finire il
lavoro", come direbbe Bush. La Fibe, peraltro, si era aggiudicata la gara in
project-financing, cioe' anticipando il denaro dell'investimento, perche'
contava di recuperarlo con i proventi dell'inceneritore. Come ci insegna
infatti il caso da manuale dell'Asm di Brescia, l'inceneritore e' una
macchina per fare soldi: non solo a spese degli utenti - i comuni che
producono i rifiuti - ma anche dei contribuenti: attraverso i famigerati
incentivi denominati Cip6. Ma ora che gli inceneritori sono stati finalmente
esclusi dai benefici del Cip6, che senso ha continuare a costruirli?
All'incasso puo' ancora aspirare la Fibe, o chi la sostituira'; ma
l'inceneritore di Acerra, se mai entrera' in funzione, avra' il suo daffare
a bruciare - per i prossimi 15-20 anni: quanto e' l'arco della sua vita
utile - le "ecoballe" accumulate dagli impianti di Cdr; senza poter
accogliere nemmeno un grammo dei rifiuti che verranno prodotti da ora in
poi. E senza il Cip6 nessuno vorra' mai piu' finanziare con denaro proprio
nuovi inceneritori. D'altronde, per costruirne uno, tra gare, progettazione,
autorizzazioni e cantiere - ammesso, e ovviamente non concesso, che la
popolazione non frapponga ostacoli - ci vogliono almeno quattro anni. Tutto
il lavoro di Bertolaso per tappare i buchi in attesa dei nuovi inceneritori
campani e' dunque una fatica di Sisifo, che non fara' avanzare di un palmo
la situazione.
Che fare allora? La montagna di errori - per usare un eufemismo - accumulati
negli anni sono una pietra al collo di chiunque si cimenti con il problema.
La discarica che il nuovo commissario ha ottenuto di aprire a Serre (l'esito
della vicenda dimostra comunque che ricorrendo fin da subito al negoziato si
sarebbe probabilmente ottenuto lo stesso risultato in modo piu' rapido e
meno traumatico) e' appena sufficiente ad assorbire meta' del milione di
tonnellate di rifiuti che gia' ora si trova per strada. E poi?
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Via gli imballi
Poi. Primo: bisogna ridurre drasticamente la produzione dei rifiuti. Non
c'e' alternativa: va vietata in tutta la regione, a tempo indeterminato e
fino alla ricostituzione di uno stato di normalita', la vendita al dettaglio
di prodotti imballati, sia alimentari che non (compresa l'acqua minerale e
le bibite gassate), introducendo l'obbligo dei contenitori riusabili per la
vendita dei prodotti sfusi, con esenzioni limitate ai soli casi in cui, per
ragioni sanitarie, il rischio supera quello determinato dall'attuale
accumulo di rifiuti per le strade. Si fa gia' da molte altre parti d'Italia
e d'Europa. In Campania bisogna solo rendere generale e obbligatoria la
cosa. Contestualmente, va fatto obbligo alla rete della distribuzione al
dettaglio, e alle relative associazioni di categoria, di spacchettare i beni
venduti e di avviare gli imballaggi agli impianti di recupero. Lo stesso
deve valere per tutti gli inutili supplementi dei quotidiani e per la
pubblicita' cartacea. Da soli, gli imballaggi costituiscono il 40 per cento
in peso dell'intera massa dei rifiuti urbani, ma fino al 60-70 per cento in
volume.
Ne potrebbe anche nascere del buono. 1: la sperimentazione, da parte della
cittadinanza, che si puo' vivere bene anche senza, o con molti imballaggi in
meno; 2: la costruzione di canali di reverse-logistic (restituzione agli
impianti di trattamento dei vuoti e dei prodotti dismessi) da parte dei
commercianti e delle loro associazioni; 3: il potenziamento di detti
impianti - molti possono essere realizzati e montati in pochi mesi; 4: lo
stimolo per i produttori di beni di consumo - durevoli e non - a mettere in
produzione articoli che comportino minor spreco di materiali. E' un
esperimento che potrebbe far compiere alla Campania il salto di un'intera
fase storica, trasformandola nel laboratorio di un'economia piu'
sostenibile.
Secondo: la raccolta differenziata, per essere efficiente, deve essere fatta
porta-a-porta, con una responsabilizzazione diretta non solo di ogni singolo
utente ma anche, e soprattutto, degli addetti (alias, operatori ecologici).
A questi spetta individuare le diverse tipologie di utenze servite, i loro
problemi, e contribuire a trovare le soluzioni piu' acconce per ciascuna di
esse con un confronto in seno ai rispettivi gruppi di lavoro.
E' una scelta organizzativa che professionalizza gli operatori,
trasformandoli in lavoratori cosiddetti front-line. Richiede
un'organizzazione capillare del servizio, la formazione continua degli
addetti e, ovviamente, personale motivato, economicamente incentivato, e
maggiori risorse: infinitamente meno, comunque, di quelle che sono state
sprecate in anni di gestioni scellerate. L'esperienza insegna che si possono
raggiungere percentuali di raccolta differenziata del 60-70 per cento anche
in contesti urbani difficili in un anno o poco piu'. D'altronde alcuni
centri della Campania questi obiettivi li hanno gia' raggiunti grazie agli
sforzi dei loro amministratori: dunque, si puo' fare. La raccolta
differenziata i cittadini la fanno volentieri e ne sono orgogliosi.
Terzo: la costruzione di nuovi impianti di trattamento meccanico-biologico
e/o la riabilitazione di quelli esistenti deve mirare a un ulteriore
recupero di materiali dal rifiuto residuo (frazione organica stabilizzata,
plastica, cartaccia e metalli). Le tecnologie per farlo sono disponibili e
gia' ampiamente sperimentate e il residuo da destinare alla discarica puo'
scendere fino al 10 per cento di quanto prodotto. A questo punto il miraggio
degli inceneritori che ci liberino finalmente (e quando?) dai rifiuti perde
ogni ragion d'essere: sia ambientale, sia anche, e soprattutto, economica.
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Come le piramidi di Giza
Quarto: il pregresso, cioe' le montagne di ecoballe. Viene la tentazione di
dire: che restino la', come le piramidi di Giza; a perenne monito dei rischi
connessi alla riconferma di sindaci inetti. E invece no. Qui, in presenza di
un impegno concreto della popolazione campana, e di poteri sostitutivi nei
confronti di tutti i comuni e i consorzi inadempienti, si puo' chiedere per
l'ultima volta alle altre regioni italiane di farsi carico di una parte
almeno del loro smaltimento: in impianti dedicati (inceneritori e
discariche) e non (centrali a carbone, cementifici) che siano in grado di
contenere gli impatti di quel disastro. E' un debito che le altre regioni
hanno contratto nel tempo, perche' la maggior parte delle discariche abusive
che inquinano la Campania sono state riempite con rifiuti provenienti da
fuori.
Quinto: per quanto riguarda l'ordine pubblico, le cause della montagna di
rifiuti che invade la Campania sono camorra e corruzione o, piu' spesso, la
contiguita' tra camorra e amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli. Per
combattere entrambe non mancano le leggi (il codice penale), ne' gli
strumenti (prefetti, polizia, carabinieri, guardia di finanza,
magistratura).
Forse, qui come altrove, manca del tutto la volonta' politica e, a monte,
tra noi cittadini ed elettori, una cultura adatta ai problemi da affrontare.

ho tratto questo testo da:
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 100 del 25 maggio 2007
Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
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