ROMA - È agli ultrà del calcio che il ministro dell’Interno deve predere le impronte, non ai rom. Famiglia Cristiana torna polemicamente sulla decisione di prendere gli impronte ai minorenni nomadi, con un accostamento ai recenti episodi di violenza nel mondo del calcio nell’editoriale del direttore Beppe Del Colle e nel commento non firmato «Di questo calcio possiamo benissimo farne a meno».
A partire dall'esperienza associativa vissuta nelle ACLI e da quella amministrativa a Napoli e Castellammare di Stabia utilizzo questo spazio per affrontare i temi del dialogo tra le generazioni, del lavoro, della formazione, del welfare, della partecipazione e della loro necessaria innovazione.
mercoledì, settembre 10, 2008
Famiglia Cristiana: « «Si prendano le impronte agli ultrà, non ai rom»
ROMA - È agli ultrà del calcio che il ministro dell’Interno deve predere le impronte, non ai rom. Famiglia Cristiana torna polemicamente sulla decisione di prendere gli impronte ai minorenni nomadi, con un accostamento ai recenti episodi di violenza nel mondo del calcio nell’editoriale del direttore Beppe Del Colle e nel commento non firmato «Di questo calcio possiamo benissimo farne a meno».
lunedì, luglio 07, 2008
"Lasciate in pace i bambini, le impronte prendetele a noi"
NOMADI - "Lasciate in pace i bambini, le impronte prendetele a noi"
Manifestazione di protesta a Roma organizzata dall'Arci, da Antigone e da altre associazioni contro la decisione del governo di prendere le impronte anche ai minori rom. In piazza dell'Esquilino raccolta delle impronte di privati cittadini che si autodenunciano. In mattinata una quindicina di assessori e consiglieri provinciali, comunali e regionali dell'area del centro sinistra e della sinistra (Pd, Sinistra democratica e Rifondazione) riuniti nel campo rom della Magliana vecchia in segno di protesta contro il "censimento razzista del governo".
Bologna. Appello al prefetto: ''Non schedateli''. Consegnato un documento firmato da parlamentari, politici locali, sindacati, associazioni ma anche religiosi. In calce anche le firme del sindaco Cofferati e della presidente della Provincia Draghetti. vai>>
NOMADI – "Siamo italiani come gli altri"
Riunite in piazza San Babila a Milano circa 250 persone da Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio e Toscana: un’invasione pacifica a suon di slogan e canti. “Italiani dal 1400”, “No al nuovo Olocausto”, “Siamo per la legalità”: queste le frasi contenute negli striscioni. Sucar Drome: “I prefetti possono acquisire dati precisi sulle presenze nei campi autorizzati direttamente dagli uffici anagrafici, senza il bisogno di rilievi segnaletici”. vai>>
NOMADI – Arrivano i Nas, campo a rischio chiusura
A Cagliari denunciate al comune pessime condizioni igieniche e devastazione. Non solo sporcizia, ma anche scarichi a cielo aperto, fango ovunque, topi, difficoltà a reperire l'acqua potabile e pericolo per gli impianti elettrici abusivi. Nel frattempo è la Regione che decide di intervenire con un finanziamento da 500 mila euro per la vivibilità nei campi di 10 città. Ma per quello di Cagliari, si profila la chiusura. vai>>
lunedì, giugno 16, 2008
L'emergenza sono gli italiani. La questione "rom" vissuta e guardata da un altro punto di vista
L'emergenza sono gli italiani |
La questione "rom" vissuta e guardata da un altro punto di vista (da Aesse 5 2008) Oggi è venuto un padre di famiglia romeno (e rom). Era in cerca di un posto per sé e per la sua famiglia, dopo gli sgomberi di questi giorni qui a Roma. Sua figlia è malata di idrocefalia triventricolare, operata e seguita già da anni al Policlinico di Roma. Vive con una valvola in testa. Fino a ieri erano in baracca, lungo la riva del fiume. Oggi siamo riusciti a trovar loro un posto, domani non lo so. Ecco uno dei risvolti della “emergenza rom”, come la definiscono strumentalmente da qualche tempo. Un’emergenza in cui, tra le altre cose, le identità si confondono: rom o romeni? Un’ignoranza in cui tutto è uguale. Un’emergenza discriminatoria che da secoli si ripresenta a ondate, in genere in corrispondenza di momenti storici difficili. A me sembra che il vero disagio sia quello della società italiana, con una forte crisi di identità e valori che fa nascere la paura. E la paura ha bisogno di qualcuno cui dare la colpa e che non può difendersi. Il popolo rom è un popolo che non ha terra, né rappresentanza, né diritti, perché è un popolo sostanzialmente clandestino. Un popolo con cui ce la si può prendere senza che alcuno, da destra a sinistra, dal campanile o dalla piazza, proferisca parola. Si parla di “campi rom”… Ma i rom non vivono nei campi, che sono un’invenzione occidentale. La vera causa di tutta la situazione che stiamo vivendo è proprio la politica fallimentare dei “campi nomadi” sorti dagli anni ’60 in poi. Delle riserve dove tra l’altro non vivono più i rom, ma un sottoproletariato urbano che di rom non ha più nulla. Perché è nei famigerati campi rom che si è compiuto quel “genocidio culturale” che neanche Hitler riuscì a ottenere con risultati così vincenti. Ciascuno di questi campi, poi, costa a Roma circa un milione di euro l’anno all’amministrazione comunale. Soldi che vanno a tutto un indotto (anche di malaffare), che si scanna sui bandi e offre “servizi” collegati alla gestione dei campi: recupero scolastico, servizi igienici, attività culturali e ricreative di vario genere. Servizi e attività sovvenzionate non controllate e che spesso non sono davvero realizzate. Noi, già nel 2000, abbiamo proposto, insieme ad altre 7 famiglie, un progetto-pilota di un “vero” campo nomadi perfettamente autogestito, a costo zero: attivato con un prestito, tutto restituito, di 80 milioni di lire. È piaciuto in Francia e Spagna, ma non qui. Io sono un gagiò, non sono un rom. Ma un giorno ho deciso di condividere la vita dei rom nei campi. Dai rom sono stato accolto, e tra i rom ho vissuto e lavorato fino al 2001. Tra loro ho conosciuto anche mia moglie Dzemila, con cui ora divido anche le fatiche e le gioie del centro di accoglienza “Padre Arrupe”, nato col sostegno dei gesuiti del Centro Astalli, e della “Casa di Marco”, una casa famiglia per bambini, italiani e stranieri, che abbiamo aperto nel 2006. Una scelta di accoglienza fatta con lo stesso spirito che avevamo nei campi: fare un cammino “di liberazione” insieme ad altre persone, ad altre famiglie. Per me la parola integrazione è quindi una bellissima parola. Anche il nostro matrimonio è stato ed è un incontro tra culture diverse, vissuto come una risorsa in più. Anche se mia moglie resta una romnì e io resto un gagiò. E tali dobbiamo rimanere. (l’autore è il responsabile del Centro di prima accoglienza “Padre Arrupe” di Roma - www.padrearrupe.com) |
giovedì, maggio 15, 2008
Napoli: Il campo rom fa deflagrare la città e la politica. Reazione anche a Bruxelles e in Curia.
Bassolino e il manifesto antirom del Pd:
«Inaccettabile, un pugno nello stomaco»
«È un messaggio sbagliato. Ci sono limiti da non superare mai.
Un conto è la questione sicurezza, un altro è l’intolleranza»
NAPOLI - Il governatore non usa giri di parole o inopportuno politichese per stigmatizzare l'accaduto: «I terribili fatti di Ponticelli chiamano tutti a una riflessione seria. L’insicurezza, la sofferenza sociale, il disagio civile ci dicono che le istituzioni, a tutti i livelli, e la politica devono fare di più per i grandi quartieri popolari di Napoli e di altre grandi città italiane. Ma quei fatti chiamano anche a una netta presa di distanza da azioni che offendono gravemente la dignità umana». Questo il commento di Antonio Bassolino al «pogrom» di cui sono stati vittime in questi giorni i nomadi dei campi di Ponticelli».
«Quelle fiamme, quelle grida, quegli applausi mettono i brividi. Ecco perchè anche quel manifesto del Pd sui muri di Ponticelli e ripreso dal Corriere del Mezzogiorno («Via gli accampamenti Rom da Ponticelli!») è un pugno nello stomaco per tutti noi. È un messaggio sbagliato e inaccettabile, perchè vi sono limiti da non superare mai. Un conto è la consapevolezza che la sicurezza è oggi una grande questione di cittadinanza, altro conto è sconfinare nell’intolleranza», conclude Bassolino.
Il PD si giustifica e condanna la violenza
Il Pd di Ponticelli, da par suo, condanna gli episodi di violenza e di intolleranza che hanno colpito i rom nel quartiere della periferia est di Napoli: è questo il messaggio contenuto in una nota del partito che chiarisce il contenuto del manifesto apparso nel quartiere e citato da Bassolino. «Il Pd di Ponticelli, come si evince anche da una innumerevole serie di dichiarazioni rese da esponenti istituzionali nei giorni scorsi sui giornali cittadini - si legge nella nota - ha condannato e condanna gli episodi di violenza e di intolleranza che si sono verificati in questi ultimi giorni». «Attraverso i suoi rappresentanti eletti nella Municipalità - aggiunge - ha innumerevoli volte segnalato, ben prima che accadessero i terribili fatti di questi giorni, la drammatica ed esplosiva situazione che si era creata nel quartiere». Nel comunicato si cita anche una lettera, inviata lunedì 12 maggio, al sindaco, al prefetto, al questore e al direttore della Asl Napoli 1: «Il Pd avvertiva che vi erano concreti pericoli che scoppiassero disordini e che la situazione degenerasse - conclude la nota - e lanciava un appello affinchè si intervenisse tempestivamente».
Nel frattempo Maroni nomina un Commissario
«Roma, Milano e Napoli avranno un commissario straordinario per i rom». Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, al termine dell'incontro al Viminale con il suo collega romeno, Cristian David, e prima di recarsi al Quirinale per illustrare al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «alcune delle misure che prenderemo» nell'ambito del pacchetto sicurezza. Per la nomina dei tre commissari, ha aggiunto il ministro, «non ci sono problemi di copertura finanziaria».
Dopo i recenti assalti ad alcuni campi rom, Maroni ha precisato che «non esiste un problema con la comunità romena in Italia, esiste il problema della sicurezza sentito dai cittadini a cui il Governo deve dare risposte efficaci». «È la gente che delinque, a prescindere dai paesi di appartenenza - ha aggiunto il ministro - Bisogna colpire i criminali per i fatti da loro commessi. Se chi delinque è straniero, va espulso». «Ma nell'emergenza sicurezza - ha sottolineato Maroni - non esiste una sottoemergenza romena, loro sono una comunità bene integrata, ci sono stati singoli episodi che hanno danneggiato l'immagine di questa comunità, ma loro sono perfettamente integrati e le relazioni tra i due paesi sono ottime». Espulsioni di massa? Un'ipotesi che «non esiste».
La Commissione Europea condanna...
La Commissione Ue «condanna con forza i comportamenti criminali individuali che ritiene debbano essere sanzionati dalle autorità competenti caso per caso». È quanto ha affermato la portavoce Pia Arenhkilde, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulle violenze nei confronti dei campi rom alla periferia di Napoli. Per quanto riguarda, poi, la questione più generale dell’immigrazione la portavoce ha sottolineato che più volte il presidente della Commissione Josè Manuel Durao Barroso ha sottolineato «l’importanza e l’apprezzamento del dialogo costruttivo e della cooperazione fra Romania e Italia». «Questa posizione è tuttora valida - ha spiegato la portavoce - e Italia e Romania devono fare il maggiore uso possibile della cooperazione bilaterale e delle possibilità previste dalle norme e dai fondi Ue».
I campi nomadi incendiati
Mentre arrivano le bacchettate da Bruxelles, si fa sentire anche la questura di Napoli per la quale le manifestazioni di questi giorni sono solo espressione di «intolleranza». La camorra, per il questore Antonino Puglisi, non c'entra. «Si tratta di reati gravissimi che danno un’immagine incivile della nostra città - ha aggiunto il questore - atti da cui tutti dobbiamo prendere le distanze, non a parole ma con i fatti». Puglisi si è detto sorpreso dalla presenza nel quartiere di «manifesti inneggianti all’intolleranza». E ha poi annunciato il pugno duro anche per chi ha soffiato sul fuoco della protesta. «Favoreggiare i raid con forme di solidarietà è un reato previsto dal codice - ha detto - e come tale andrà punito». In merito a presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nelle manifestazioni dei giorni scorsi, Puglisi ha manifestato un certo scetticismo. «Non sono sicuro - ha detto - che a fare gesti del genere siano stati malavitosi di un certo calibro: riportare tutto alla criminalità organizzata mi lascia un po' perplesso». Insomma, nei raid ci sarebbe la mano di singoli esponenti dei clan, non dell’intera organizzazione criminale.
Le proteste dei residenti
Per il questore Puglisi «le nostre indagini stanno portando all’identificazione dei responsabili dei raid». Altro discorso è quello della sistemazione dei rom cacciatì da Ponticelli. Tocca alle amministrazioni locali provvedere a trovare un posto per i rom, ha commentato il questore, «ma certo non può passare il principio che determinate persone non possano risiedere in certi ambienti».
Preoccupazione e dolore della Curia di Napoli
Preoccupazione e dolore «per i gravi episodi che stanno rendendo molto difficile la vita quotidiana e la convivenza civile in alcune parti della nostra area metropolitana» sono espresse dalla Curia arcivescovile di Napoli. «Probabilmente le generali condizioni ambientali acuiscono il clima di esasperazione e di tensione per i possibili danni di carattere igienico-sanitario. Ma questo non può assolutamente portare a comportamenti che compromettono o annullano la civiltà e la correttezza dei rapporti umani. Nessuno può pensare di agire impunemente violando, con atti gravissimi e talvolta anche delittuosi, l’ambito personale e familiare altrui». «La violenza, comunque manifestata, non può trovare alcuna giustificazione, anzi trova ferma condanna».
mercoledì, maggio 07, 2008
SICUREZZA: da Alemanno e Zingaretti la strategia romana. Nel frattempo calano gli omicidi e i nomadi vanno a scuola.
Il sindaco di Roma, che con il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, ha partecipato al primo vertice del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, ha annunciato un decreto legge sui temi della sicurezza e un incontro, forse già la prossima settimana, con il nuovo ministro dell’Interno. “Ci dovranno essere operazioni di polizia molto incisive contro il commercio abusivo, il caporalato e il lavoro nero, l’accattonaggio molesto e minorile, la prostituzione di strada”. E sui Cpt: “Strumento necessario, ma bisogna monitorarne l'efficacia”.
Zingaretti annuncia il risanamento dei ''luoghi di nessuno'': 40 milioni di euro per la ristrutturazioni delle ferrovie presenti sul territorio (155 in regione e 36 solo a Roma) e investimenti anche sull’educazione scolastica.
- Calano gli omicidi in Italia. Nel 2005 sono circa 10 per milione di abitanti, un valore inferiore della media europea (14 per milione di abitanti), e in forte diminuzione rispetto ai 13 omicidi del 2000. Secondo l'Istat l'Italia in Ue é uno dei paesi più sicuri; la maglia nera la detengono le ex repubbliche sovietiche del Baltico, Lituania, Estonia e Lettonia. E nel nostro paese la Campania. La diminuzione legata alla riduzione dei delitti della criminalità organizzata al Sud e nelle Isole. vai>>
NOMADI – Le associazioni puntualizzano
In neosindaco in campagna elettorale aveva parlato di 85 campi nomadi, ma le associazioni contestano. “I dati diffusi dai partiti della destra nel corso della passata campagna elettorale riguardo al fenomeno dei campi rom abusivi non rispondono a realtà”. E’ uno dei punti emersi ieri sera alla prima riunione del coordinamento informale “Rete Campi Precari”, riunitosi alla Casa dei Diritti Sociali a Roma che ha raccolto Arci Solidarietà Lazio, Hermes, Casa dei Diritti Sociali - che hanno la convenzione del Comune di Roma per operare nei campi attrezzati Capitolini - con altre realtà che intervengono, a titolo volontario, sia nelle strutture autorizzate sia negli insediamenti rumeni abusivi distribuiti sul territorio.
- Polemica tra le associazioni sui bambini Rom che vanno a scuola: i minori rom e sinti che, nel comune di Roma, vivono negli insediamenti autorizzati e sono in età di scuola dell’obbligo, tra i 6 e i 14 anni, "hanno una scolarità pressoché totale, oltre il 90% di loro frequenta la scuola". A dirlo è Salvo di Maggio, presidente della cooperativa Ermes della capitale. Ma secondo Opera Nomadi (dati forniti in occasione della campagna contro l’accattonaggio minorile "Infanzia negata. Futuro zero”), circa il 70% non va a scuola o non la frequenta assiduamente. vai>>
mercoledì, aprile 16, 2008
IMMIGRAZIONE - I day hospital parlano straniero
- Manca poco al traguardo di un milione. Al primo luglio 2007 gli immigrati in Lombardia erano circa 940 mila (regolari e clandestini), 78 mila in più rispetto al 2006. Secondo le proiezioni dell'Ismu, diventeranno 2 milioni nel 2025, nell'ipotesi di circa 50 mila ingressi all'anno. Il demografo Blangiardo avverte: “La Lombardia non è in grado di sopportare un flusso così alto". 130 mila senza permesso di soggiorno. La comunità più numerosa è quella proveniente dai paesi dell'Est Europa (poco meno di 300 mila). Calano disoccupati e lavoratori in nero. Alunni stranieri cresciuti del 16,4%. A Milano, dove gli immigrati sono 212 mila (+ 7,1% rispetto al 2006), c'è uno straniero ogni sei italiani.
- 534 prostitute lasciano la strada in tre anni. Primi dati dell'Osservatorio regionale Prostituzione-tratta. Caritas ambrosiana: ''Sono soprattutto le nigeriane a farsi avanti''.
- Gli immigrati votano, ma solo nei referendum consultivi. Su 1.546 comuni lombardi presi in esame, nel 20% dei casi ammessi anche gli extracomunitari residenti. Unico requisito richiesto: la regolare residenza da almeno tre anni.
- Rom ''sgomberati" dal rapporto? L'Ismu: "Nessuna censura". Il segretario della Fondazione Cesareo precisa: “La ricerca commissionata alla Caritas ambrosiana non è stata inserita per intero perché è sembrato più opportuno aggiungere la voce delle istituzioni e offrire un'analisi più obiettiva”.
mercoledì, febbraio 20, 2008
Se negozi in conto terzi, rom e rigattieri ambulanti si unissero tra di loro, nascerebbe finalmente una grande lobby del riuso
Per comprendere le cause dell’emergenza rifiuti a Napoli e, più in generale, la gestione dei rifiuti in Italia, la parola chiave é “lobby” (gruppo di pressione).
A rendere accettabile o meno l’azione di lobbying sono le sue finalità e gli interessi che rappresenta. Le istituzioni politiche, quasi sempre prive di spina dorsale, ondeggiano da una parte o dall’altra, a seconda di chi spinge di più. A offrire le migliori performance muscolari sono di solito industriali, affaristi, associazioni a delinquere... ma anche sindacati, gruppi di cittadini e imprenditori onesti. Chi spinge di meno rimane fuori dal gioco.
L’emergenza napoletana, tanto assurda da sembrare apposita, mette in campo con forza soluzioni altrimenti inaccettabili. I contributi alle energie rinnovabili (che per l’80% vanno agli inceneritori), grazie all’imposizione dell’Europa, dovrebbero tornare ai giusti destinatari. Però la Finanziaria 2007 contempla il ripristino dei contributi agli inceneritori in caso di necessità. E agli occhi di tutti, quale necessità é più impellente del disastro campano?
Eppure, rispetto agli inceneritori, esistono soluzioni più rapide: con il “porta a porta” spinto si arriva in un mese al 60% di differenziata. E introducendo (come chiede il Wwf) una moratoria dell’usa e getta e dei materiali non riciclabili, ecco che il residuo diminuirebbe al punto da non giustificare più la costruzione degli impianti. Ma il “porta a porta” (con tante eccezioni) attecchisce sopratutto al nord. Non é un caso: nel nostro settentrione i gruppi industriali, affamati di materia prima-seconda, premono perché venga incrementata la differenziata.
Insomma, nel grande gioco del lobbying, alcune soluzioni combaciano con l’interesse dei cittadini, altre no. Ma spesso l’ago della bilancia é proprio la forza latente dei cittadini. Il loro interesse é legato a impatto ambientale e carico sui contribuenti: considerando questi fattori, il riciclo soppianta sia incenerimento che discarica.
Questa logica indica però una priorità anche rispetto al riciclo: il riuso, il quale si poggia sulle economie popolari dell’usato, ovvero rigattieri, rovistatori di cassonetti e negozi dell’usato conto terzi. Il settore dell’usato italiano fattura come un conglomerato di grandi imprese, impiega decine di migliaia di persone e toglie alle discariche centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti e potenziali rifiuti. Ma purtroppo é un comparto marginalizzato e in buona parte informale.
Se negozi in conto terzi, rom e rigattieri ambulanti si unissero tra di loro, nascerebbe finalmente una grande lobby del riuso, capace di rivendicare, tra le altre cose, l’accesso alle merci riusabili impropriamente conferite tra i rifiuti.
Tra le lobby in campo sarebbe la più popolare e indubbiamente la più vicina agli interessi di tutti.
Pietro Luppi da Aesse
domenica, novembre 18, 2007
REPORTAGE DAL CAMPO NOMADI DI SCAMPIA. “ARREVUOTO” ED ALTRO
Di ritorno come residenza nel quartiere Scampia, ho partecipato ieri sera ad un’ inusuale assemblea serale degli abitanti dei vari campi dell’accampamento non autorizzato al fine di affrontare insieme le tensioni e le paure di questo difficile momento a livello nazionale ma non solo. Più di settanta abitanti (nomadi si fa per dire, sono lì da più di venti anni), uomini, donne e bambini, si assiepavano attorno ad un lungo tavolaccio posto sotto la veranda di un’abitazione delle c.d. “case rose” con grigi volti preoccupati ed impauriti per la caccia al romeno ma più in generale per l’ostilità avvertita nei confronti di nomadi e simili, sotto la guida dei volontari del gruppo “Chi rom…e chi no” e di componenti del Comitato cittadino pro Rom di Napoli. Si intendeva con questa assemblea partecipata dare una sveglia all’inerzia ed all’adagiamento di anni con la presa in carico della propria situazione, eleggendo anche dei rappresentanti dei vari campi come interlocutori con le istituzioni e la cittadinanza. Il sentimento comune era la preoccupazione per il futuro che si esprimeva in vari modi: L. mi dice: <>. Ed un’altra anziana donna:<<>>. Ed un altro:<>. E’ incombente la paura di sgomberi forzati dopo anni di permanenza in Italia anche se invisibili, e si evidenzia da alcuni la difficoltà di ottenere opportunità lavorative dipendente anche dalla loro ghettizzazione nei campi che costituisce uno stigma che non favorisce assunzioni ufficiali. C’è anche – a nostro avviso - un non detto che deriva da anni di vita precaria nei campi con difficili equilibri più o meno cristallizzati, e fondamentalmente da mancanza di uno status giuridico riconosciuto in seguito a fuga dalle guerre dei paesi balcanici a cui non si è voluto o potuto provvedere da parte di burocrazie ed istituzioni pubbliche. L’assemblea però fa un passo avanti, perché stimolata concorda su alcuni comportamenti da adottare e su impegni a cui dar seguito per facilitare l’accettazione dall’ambiente circostante e partecipare responsabilmente al miglioramento della propria condizione anche secondo i progetti del Comune di Napoli sul campo non autorizzato di Scampia per cui esistono finanziamenti ballerini nei discorsi privati e pubblici. In primo luogo, le famiglie si impegnano a mandare i propri figli a scuola, anche se non sono ancora disponibili i pulman di accompagnamento scolastico da parte del Comune di Napoli; a depositare l’immondizia negli appositi cassonetti anche se distanti dalla propria abitazione; ad evitare i fumi che disturbano gli abitanti del rione derivanti da fuochi per ottenere il rame che viene smerciato. E’ avanzata la proposta di chiedere agli organismi comunali un luogo separato per queste operazioni tradizionali che danno un reddito Gli impegni e le richieste per un miglioramento della propria situazione confluiranno in un documento che sarà approvato dall’assemblea nella prossima settimana e comunicato alla stampa. In esso si esprimerà la volontà di operare insieme, superando divisioni claniche, etniche e religiose, ed eleggendo a questo scopo nel contempo 5 rappresentanti che siano interlocutori con le istituzioni pubbliche e la società civile. E’ stato proposto un incontro con il Prefetto di Napoli perché non si dia corso a sgomberi forzati, senza alternative, e ad espulsioni immotivate. Ed una festa rivolta alla cittadinanza non solo per esibire prodotti folkloristici ma per illustrare il proprio modo di vivere al di là degli stereotipi diffusi. E’ l’inizio di un cammino comune con il supporto di volontari di gruppi ed associazioni che operano sul campo, che richiede continuità nel tempo, e che si deve incontrare con i progetti di accoglienza ed inclusione sociale ad opera del Comune di Napoli non solo per Scampia, in sedi convocate per favorire la partecipazione degli stessi soggetti di questi interventi pubblici. In ogni caso - preme sottolineare - guardando al futuro non si può trascurare la generazione che è nata in questi campi a cui bisogna offrire opportunità degne di una città sociale, come le borse di studio per percorsi teatrali date a 5 giovani di questi campi che avevano partecipato come attori al fortunato spettacolo “Arrevuoto”.
sabato, novembre 10, 2007
Romeni e comunità rom in Italia.
Il numero complessivo di romeni presenti in Italia appare stabilizzato e non ha in ogni caso subito brusche impennate. Quando si tratta di questo argomento, ci si avvale peraltro di stime imprecise e il nuovo status di cittadini neocomunitari non diminuisce – semmai aumenta - il livello di approssimazione nel calcolo.
In base alle valutazioni correnti, in Italia risiederebbero tra un minimo di 300.000 fino a un massimo di oltre un milione di romeni. Quest’ultima cifra, non priva di attendibilità seppure non documentabile, è fornita dalle stesse organizzazioni di riferimento dei romeni in Italia.
Secondo talune stime, si registrerebbe peraltro un’ inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, con un flusso di circa 15.000 persone che nell’ultimo anno sarebbero tornate in Romania, spinte dal miglioramento delle condizioni di vita nel loro Paese. Il tasso reale di crescita economica in Romania è infatti considerevole, attestato al 4,1%. In taluni settori, in particolare quello delle costruzioni, si registra una carenza di manodopera che è un freno a un ulteriore sviluppo. Si è dunque costretti ad importare lavoratori dall’Ucraina, dalla Moldavia o addirittura dalla Cina.
Gli aspetti di questa crescita a ritmi sostenuti – trascinata dall’arrivo in Romania di multinazionali alla ricerca di manodopera a costo moderato – sono visibili soprattutto a Bucarest, dove affiorano, almeno nelle aree centrali e in quel che rimane dei boulevard che ne fecero la ‘Parigi dell’est” (titolo conteso con Budapest ) una certa patina glamour e dove il costo delle case sopravanza quello di una città ben altrimenti turistica come la capitale ungherese.
L’afflusso di cittadini romeni verso l’Italia, si è dunque del tutto arrestato, per una serie di circostanze? In realtà, sarebbe inesatto affermarlo. Si è verificata la crescita di quella che nell’ultimo anno è divenuta, almeno nelle grandi aree metropolitane, la componente più visibile dell’immigrazione romena: parliamo della minoranza costituita da rom, nomadi come talora si dice in senso estensivo (e impreciso) o zingari come spesso si usa spregiativamente. Si tratta, come la maggior parte delle persone sa, di una minoranza transnazionale. Minoranza che è numerosa in Romania, più che in qualsiasi altro Paese d’Europa. Anche qui, come nel caso dei romeni in Italia le stime sono oltremodo imprecise: si va da un minimo di 400.000 a un massimo di tre milioni di persone di etnia rom stimate come residenti in Romania. Ciò dipende essenzialmente dal fatto che moltissime persone di origine rom, in un processo durato generalmente più generazioni, hanno conseguito una condizione di concreta emancipazione socio-economica e di ‘integrazione’ all’interno del modus vivendi predominante nella società romena. Queste persone o gruppi di persone, in alcuni rilevamenti, non vengono derubricati sotto la ‘voce’ rom, marginalizzante e suscettibile di un inquadramento discriminatorio.
L’identificazione tra romeni e rom , talora impropriamente entrata nel senso comune in Italia e non di rado ampiamente mediatizzata, è infatti invisa alla maggior parte della popolazione della Romania, dove i rom sono oggetto di pesanti pregiudizi e tenuti sotto controllo (in nessuna distretto amministrativo romeno la popolazione rom supera il 5-6% della popolazione e quasi tutte le aree si attengono alla medesima ‘media’ percentuale). Alcune delle più numerose comunità rom romene recentemente immigrate in Italia – come quelle provenienti da Craiova – spesso fuggono da una situazione non soltanto di discriminazione, ma di vera e propria intimidazione ad opera di sparuti quanto agguerriti gruppi anti-þigani (dove la parola þigani è evidentemente il corrispettivo in lingua romena di zingari).
Il fenomeno dell’immigrazione di ingenti comunità rom dalla Romania ha contributo ad amplificare nell’opinione pubblica italiana un sentimento di diffidenza, negli anni precedenti sempre vivo ma su livelli costanti. La percezione dei rom come ‘problema’ – magari risolvibile in termini unicamente repressivi - appare in Italia più viva che in Paesi come la Francia o la Germania. E’ discutibile – e verosimilmente del tutto errato – che ciò avvenga a causa di una ipotetica maggiore propensione all’intolleranza da parte degli italiani. E’ invece vero che altri Paesi - in primis i citati Francia e Germania – hanno saputo favorire serie politiche di integrazione non disgiunte da politiche di rigore – si veda a questo riguardo l’applicazione della direttiva 38 sull’espulsione dei cittadini comunitari privi di mezzi di sussistenza o recanti danno all’ordine pubblico. In Italia, per l’assenza non tanto di strumenti finanziari adeguati quanto di un’idonea programmazione politico-amministrativa, non ci si è posti, salvo rare eccezioni, il problema di mettere in atto una politica abitativa che coinvolga anche i rom, divenuti da tempo in massima parte stanziali, a dispetto della denominazione di ‘nomadi’.
Può essere interessante osservare che la comunità rom, la quale certamente nell’odierno contesto italiano presenta non comuni problemi di integrazione, in numerosi casi tende ad assimilarsi nel tessuto sociale in misura maggiore rispetto a comunità più ‘disciplinate’ ma anche meno disposte all’ibridazione con la maggioranza della società che li circonda.
La situazione presente richiede che venga attuate politiche di accoglienza e di cittadinanza nei confronti dei rom, laddove al concetto di cittadinanza è sottesa l’idea di eguaglianza sia di diritti sia di doveri. Per molto tempo in Italia – da parte di autorità governative e talora amministrazioni locali - è prevalsa la tendenza ad ignorare semplicemente la questione, se non in termini di mero problema di ordine pubblico.
La condizione della maggioranza dei rom presenti in Italia – evidentemente non tutti provenenti dalla Romania - è un ‘problema’ che può essere trasformato in risorsa, ma non ci si può attendere che in questo campo radicali trasformazioni di segno positivo possano avvenire senza adeguate politiche di sostegno.
Daniele Diviso da www.benecomune.net
giovedì, novembre 08, 2007
Sicurezza: «La migliore risposta resta l'integrazione»
Roma, 8 novembre 2007- «La migliore risposta all'esigenza di sicurezza dei cittadini resta l'integrazione». Lo afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero in riferimento al dibattito politico e mediatico seguito alla tragica vicenda di Tor di Quinto, a Roma, e al decreto legge sulla sicurezza emanato nei giorni scorsi dal governo ed ora in corso di definizione.
«Le misure straordinarie di polizia - spiega Andrea Olivero - sono e saranno sempre insufficienti o peggio inefficaci, se non precedute e accompagnate da una politica seria e responsabile di integrazione e promozione umana e sociale. Politica che è mancata da anni in Italia sul tema specifico dell'immigrazione, sempre vista come un problema da tollerare - se non da eliminare - e raramente considerata una risorsa su cui investire concretamente». «Ecco perché - ribadisce il presidente delle Acli - la prima misura da approvare per garantire davvero la sicurezza di tutti sarebbe la nuova legge sull'immigrazione, all'elaborazione della quale hanno concorso, per la prima volta, tutte le principali associazioni e organizzazioni impegnate quotidianamente sul campo. E poi una seria politica di collaborazione con l'Unione europea ed i Paesi di maggior affluenza migratoria, come si sta facendo ora bene con la Romania».
Nel merito del decreto approvato dal Governo, però, il presidente Olivero esprime «perplessità», in particolare per la scelta di affidare ai prefetti il potere di espulsione per 'esigenze di ordine pubblico': «Viene affidato ad un autorità amministrativa e non giudiziaria un potere indefinito e indefinibile, che incide profondamente sulla libertà della persona. Se ci sono dei reati da perseguire, si utilizzino gli strumenti del diritto penale vigente. Se questi sono insufficienti, si provveda a superarne i limiti. Il deficit di legalità è un problema tragicamente irrisolto nel nostro Paese da fin troppi anni. Ma attenzione a mettere a repentaglio le garanzie individuali di libertà per tener dietro ad una logica emotiva ed emergenziale».
«Il nostro non è buonismo cattolico - conclude -, come qualche politico 'cattolico' ha incredibilmente affermato, ma è realismo concreto, senz'altro ispirato al Vangelo, ma verificato dalla prassi quotidiana. Lavorare per la convivenza è l'unico modo per tenere insieme sicurezza e solidarietà, secondo quanto indicato da Papa Benedetto XVI. In altri termini, come ha scritto saggiamente Giuseppe De Rita, all'ansiosa domanda di sicurezza che proviene dall'opinione pubblica, alimentata dai media in maniera determinante, sarebbe serio rispondere con una 'progressiva responsabilizzazione comunitaria', che significa lavorare tutti per rinforzare il tessuto umano e sociale del nostro vivere insieme, dalla famiglia, al quartiere, alla città. Da Cogne a Garlasco, da Erba a Guidonia: la cronaca ci insegna che il problema della sicurezza e della convivenza non riguarda solo gli immigrati e non si risolve ottenendo qualche espulsione in più».
martedì, novembre 06, 2007
Costretti a vendere rifiuti e nessuno si scandalizza
martedì, settembre 11, 2007
IMMIGRATI: FERRERO, PER 140MILA ROM NO A MEGA-CAMPI, SI' INTEGRAZIONE
(ASCA) - Roma, 11 set - Non esiste una una 'via di mezzo' tra l'integrazione dei 140mila rom piu' o meno residenti in Italia, e il loro 'confinamento' in mega-campi, ipotizzati in alcuni grandi citta' italiane ma che, poi, ''e' difficile che non vengano gestiti da dalla malavita''. Ne e' convinto il ministro per la Solidarieta' Paolo Ferrero che ha incontrato questa mattina Maud De Boer Buquicchio, la vice segretario generale del Consiglio d'Europa, che ha sollevato nei confronti dell'Italia tre rilievi all'Italia rispetto alla condizione di Rom: integrazione scolastica, sgomberi forzati e espulsioni 'facili' e le condizioni inadeguate dei campi nei quali vivono. ''I mega-campi hanno un solo vantaggio: sono pochi. L'integrazione ha un solo svantaggio: genera un certo grado di litigio con l'opinione pubblica''. Tuttavia, secondo Ferrero, che ha annunciato un incontro previsto per la prossima settimana con i sindaci delle grandi citta' su questo problema, ''bisogna avere il coraggio virile di dire all'opinione pubblica che i 140mila rom presenti in Italia si possono integrare''. E per supportare questa tesi ha ricordato l'entrata in vigore della ripartizione dei 50 milioni di euro del Fondo per le politiche di integrazione dei migranti che prevede, per il capitolo Rom, sinti e camminanti, 3 milioni di euro per quattro progetti di superamento dei campi a Roma, Padova, Torino e Milano e un milione di euro per progetti di inserimento scolastico dei bambini rom a Roma, Bologna, Napoli, Firenze e Milano. sis/cam/ss (segue)
giovedì, gennaio 04, 2007
Caserta, incendio nel campo nomadi. Morti due sposini di 15 e 14 anni.
"La morte di Cristina Mihalache e Nicolae Ihnunt Laurentiu suscita profondo dolore; la vita è il bene più prezioso. Nessuno può restare indifferente di fronte a quanto accaduto oggi a Orta di Atella - dice il governatore della Campania, Antonio Bassolino - dove due giovanissimi sposi hanno perso tragicamente la vita in un contesto di povertà e abbandono". Per Bassolino "serve un lavoro continuo e costante per porre rimedio a situazioni di estrema difficoltà". Situazioni "come quelle che si verificano in molti campi rom abusivi presenti nel nostro Paese, dove vivono persone, donne e uomini, famiglie intere con bambini". "E' un grande e delicato tema, pieno di contraddizioni e di problemi, che reclama un impegno di tutti e una doverosa attenzione di tutte le istituzioni, nazionali e locali - afferma Bassolino - nel corso di questi anni, l'assessorato regionale alle Politiche Sociali si è fortemente impegnato per intervenire in diverse situazioni presenti sul territorio campano. Insieme con il Comune e con la Provincia di Napoli, è stato istituito un 'Tavolo permanente di concertazione sulle problematiche Rom', attraverso il quale la Regione ha finanziato la costruzione e il risanamento dei campi di Giugliano e Caivano, mentre altri importanti interventi sono in corso d'opera. Stiamo realizzando iniziative analoghe anche insieme alle amministrazioni di Giffoni, Battipaglia, Eboli, e in tutta la fascia a sud di Salerno". "Vogliamo potenziare ancora di più il nostro impegno, per garantire la messa in sicurezza dei campi a rischio e normali condizioni sanitarie e abitative ai loro abitanti. Per questo - conclude Bassolino - siamo pronti a collaborare con la Provincia di Caserta, la Prefettura e il Comune di Orta di Atella per aprire subito un tavolo operativo che si occupi costantemente dei campi rom in Terra di Lavoro".