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domenica, febbraio 28, 2010

Mamma, ho perso la lista

La battuta dissacrante che gira da qualche ora, a Roma e dintorni, è che ormai non ha più senso accapigliarsi sul voto cattolico, sulle indicazioni della Cei, sui rapporti fra i candidati alla Regione Lazio e le gerarchie vaticane: è chiaro, da venerdì mattina, che Dio in persona fa il tifo per Emma Bonino. Tra uno che si è andato a mangiare un panino ed un altro che era tornato a prendere i lucidi con i simboli elettorali, infatti, il Pdl non è riuscito a presentare le liste provinciali a Roma.

Il che non significa, naturalmente, che Renata Polverini non si candidi più: intanto, perché il Pdl ha comunque presentato liste nelle altre 4 province del Lazio; inoltre, perché anche a Roma la coalizione che la sostiene è abbastanza ampia da consentire ai suoi elettori l’imbarazzo della scelta. Significa, però, che il Pdl a Roma prenderà zero-voti-zero e che avrà diversi eletti in meno nel Consiglio regionale: nella capitale c’erano infatti 7-8 candidati fortissimi, da 15-20 mila preferenze ciascuno, che non potranno essere eletti semplicemente perché nessuno ha presentato le loro candidature: hanno raccolto firme, godono di un certo consenso, campeggiano da mesi sui manifesti in ogni angolo della città, ma nessuno potrà votarli perché non troverà la lista sulla scheda elettorale. Considerando la natura del voto amministrativo, dunque, l’entità del danno è piuttosto evidente: pensare che il candidato Tizio (Pdl) – che si stava preparando a queste Regionali da anni, che da mesi non dorme più di 4 ore a notte e che ha investito tutti i risparmi della sua famiglia in spazi pubblicitari con il suo faccione – possa trasferire tutti i suoi voti su Caio (Udc) o su Sempronio (La Destra di Storace), per farli eleggere al posto suo, è onestamente folle. E se ne rende conto anche Renata Polverini, che ha annunciato di voler chiamare in causa il presidente della Repubblica nel caso in cui – come sembra – i ricorsi del Pdl vengano respinti dal Tar: con tutto il rispetto dovuto alla politica, che ha la sua ragion d’essere nella competizione leale tra le parti, non mi pare che ci sia molto da ricorrere se una lista non viene presentata entro il termine prestabilito. Così come non c’è la lista di Alleanza per l’Italia, perché Rutelli ha scelto consapevolmente di non schierarsi, nei faldoni presentati venerdì manca pure quella del Pdl, perché i suoi delegati hanno combinato un inguacchio: i motivi possono essere diversi, ma non mi pare che nei concorsi pubblici si distingua tra chi non si è presentato all’esame perché impreparato e chi non si è presentato perché aveva dimenticato di fare benzina ed è rimasto per strada. I radicali, che di queste cose sono maestri, stanno già dando battaglia, citando tutti i precedenti in materia da parte del Consiglio di Stato (che danno naturalmente torto al Pdl). Quelli del Pdl, abituati a confondere il consenso con le regole, parlano invece di “colpo di Stato”. Martedì, con la sentenza del Tar, ne sapremo di più.

Andrea Sarubbi


sabato, giugno 06, 2009

ELEZIONI/ Ore 15, si aprono le urne Guida al voto per le tre schede

ELEZIONI/ Ore 15, si aprono le urne
Guida al voto per le tre schede
Europee, Provinciali e Comunali: test per governo e opposizione
Scrutinio dalle 22 di domani a partire dai dati sulle europee

ROMA (6 giugno) - Dopo una notte di superlavoro e gli ultimi ritocchi della mattinata, è tutto pronto: si aprono alle 15 le porte delle 61.225 sezioni elettorali sparse in tutto il territorio dove oltre 49 milioni di italiani potranno esprimere il loro voto. Per il rinnovo dei 72 membri italiani del Parlamento europeo ma anche per il rinnovo di di consigli e presidenti di 62 Province e di consigli e sindaci di 4.281 Comuni, di cui 30 capoluogo di provincia.

Una macchina davvero complessa che, per quanto collaudata possa essere, riserva sempre qualche sorpresa dell’ultimora.

A Milano, per esempio, e nella neonata provincia di Monza e Brianza circa quattro milioni di schede elettorali per il rinnovo del consiglio provinciale sono state buttate all’ultimo momento per essere ristampate in tutta fretta. Lo ha deciso la Prefettura di Milano dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha escluso il simbolo della Dc di Giuseppe Pizza stabilendo che lo scudocrociato con la scritta “Libertas” può essere utilizzato solo dall'Udc di Casini.

Pronto per la due giorni di kermesse elettorale c’è un vero e proprio esercito tra presidenti, segretari di seggio e scrutatori: ben 367.350. Chi di loro è impegnato nei seggi in cui si vota sia per le europee che per le amministrative avrà un cachet maggiorato: 187 euro al presidente di seggio, 145 a segretario e scrutatore. Invece dei 150 e 120 euro per chi è impegnato nei seggi per le sole europee. Comunque, complessivamente i presidenti di seggio costeranno all’erario oltre 9 milioni di euro, segretari e scrutatori quasi 46 milioni.

In molti seggi gli elettori troveranno più d’una scheda. Può essere utile dunque ricordare le modalità del voto.

Europee - L’elettore riceverà un’unica scheda, di colore diverso a seconda della circoscrizione elettorale nelle cui liste è iscritto: grigio per l’Italia nord-occidentale; marrone per l’Italia nord-orientale; rosso per l’Italia centrale; arancione per l’Italia meridionale; rosa per l’Italia insulare. Il voto di lista si esprime tracciando sulla scheda un segno sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta. I voti di preferenza, nel numero massimo di tre, tranne che per le liste di minoranza linguistica collegate ad altra lista per le quali può esprimersi una sola preferenza.

Provinciali - La scheda è di colore giallo. Ciascun elettore può votare per uno dei candidati tracciando un segno sul relativo contrassegno. Il voto così espresso si intende attribuito sia al candidato alla carica di consigliere, sia al candidato alla carica di presidente; oppure può votare per uno dei candidati alla carica di presidente tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per uno dei candidati al consiglio provinciale ad esso collegato, tracciando anche un segno sul relativo contrassegno. Il voto così espresso si intende attribuito sia al candidato alla carica di consigliere provinciale corrispondente al contrassegno votato, sia al candidato alla carica di presidente della provincia.

Comunali
- Per le elezioni nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti di regioni a statuto ordinario (scheda azzurra) l’elettore può votare: per una delle liste tracciando un segno sul relativo contrassegno. Il voto così espresso si intende attribuito anche al candidato sindaco collegato. Può votare per un candidato a sindaco tracciando un segno sul relativo rettangolo non scegliendo alcuna lista collegata: il voto così espresso si intende attribuito solo al candidato alla carica di sindaco. Oppure può votare per un candidato a sindaco, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per una delle liste collegate tracciando un segno sul relativo contrassegno e il voto così espresso si intende attribuito sia al candidato alla carica di sindaco sia alla lista collegata. Infine può votare per un candidato a sindaco, tracciando un segno sul relativo rettangolo, e per una lista non collegata tracciando un segno sul relativo contrassegno e il voto così espresso si intende attribuito sia al candidato alla carica di sindaco sia alla lista non collegata (cosiddetto «voto disgiunto»). L’elettore va precisato, può esprimere un solo voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere comunale.

giovedì, giugno 04, 2009

Elezioni, notizie utili per i disabili a Napoli

Presso le sedi delle 10 municipalità alcuni taxi assicureranno il trasporto di elettori anziani e con difficoltà di deambulazione su loro richiesta e negli orari concordati. Napoli Sociale metterà inoltre a disposizione in ogni Municipalità un automezzo attrezzato per gli elettori non deambulanti.

Per fruire del servizio bisognerà contattare la Napoli Sociale nei giorni 3 e 4 giugno - dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17,30 e venerdì 5 giugno dalle 9 alle 13 - telefonando allo 08119573543, mandando un fax allo 08119577722 o mandando una mail all'indirizzo d.bello@napolisociale.it. Oppure rivolgersi direttamente alla propria Municipalità negli orari e nei giorni delle votazioni. Per ogni altra informazione è possibile contattare il servizio Politiche di inclusione sociale allo 0817953246.

Si ricorda che gli elettori non deambulanti potranno votare - per le elezioni europee - in qualunque altra sezione priva di barriere architettoniche, mentre - per le elezioni provinciali - la sezione dovrà essere situata all'interno dello stesso collegio nel quale è iscritto l'elettore

sabato, aprile 19, 2008

La "rivoluzione" maggioritaria. È finita la cultura sottesa alla Costituzione materiale della prima fase della Repubblica

Le spinte alla semplificazione in politica premiano messaggi forti, talora rozzi. In questo senso il successo berlusconiano nel 2008 è gemello di quello del 1994.

Scomparsi valori di riferimento, di scena rimangono soluzioni taumaturgiche e rivendicazioni locali. In attesa delle spiegazioni dei sociologi, l’elezione dei parlamentari della XVI legislatura registra la scomparsa dalle assemblee delle incarnazioni politiche della cultura dei cattolici democratici, di quella socialista e di quella comunista, così come era successo, dopo il fascismo, a quella liberale.

La “rivoluzione” maggioritaria del 1994 raggiunge un traguardo. La fine della cultura sottesa alla Costituzione materiale della prima fase della Repubblica consegna il paese a quanto c’era prima di essa: una prospettiva fortemente diseguale sul piano dello sviluppo dei territori; una richiesta di minimo intervento della mano pubblica sul piano della attuazione dei diritti, con in cambio un affievolimento dei doveri comunitari; una tutela dei cittadini improntata alla natura e dimensione dei loro interessi materiali rispetto alla loro dignità di persona. Il contrario della società aperta di Popper.

Nella transizione italiana irrompono due contenitori a vocazione maggioritaria, la cui ragione di vita è il governo del paese: superflua la proposta di una propria visione. Il tema delle identità si riduce a forze che brandiscono la presunta tutela di interessi territoriali come valori. Nella terra di nessuno, quale l’Italia sembra essere oggi, tutto appare come un “ricominciare”.

Vale per il tema del lavoro, della sua condizione, del suo ruolo. La discussione aperta da diversi attori politici e da soggetti sociali presenta, anche qui, caratteri regressivi. Dopo oltre un decennio di perdita di potere di acquisto dei salari, la soluzione del problema non è l’aumento degli stipendi ma la detassazione di straordinari e quant’altro possa rimpinguare la parte mobile delle retribuzioni (premi di produttività, ecc.), a sgravio ulteriore (dopo la decontribuzione di Prodi), del costo del lavoro delle imprese. La reintroduzione delle gabbie salariali, ufficializzando la segmentazione del mercato del lavoro, è un’altra tesi di forze oggi al governo. Su questa strada è possibile ipotizzare la reintroduzione tra breve del cottimo.

Dal ’900 siamo migrati: i nuovi lavori, i nuovi modelli di produzione, le flessibilità necessarie a sfidare la globalizzazione, i “non luoghi” del lavoro, la costruzione di un nuovo welfare, infine, richiedono però visioni moderne, non ricette ottocentesche. Perché va “assicurato secondo giustizia il riconoscimento dei diritti e la soddisfazione delle esigenze materiali e spirituali dei lavoratori”

Gianfranco Astori

domenica, aprile 13, 2008

Elezioni, cosa farete dal voto allo spoglio?



Riti scaramantici, riunioni familiari, lunghi viaggi in treno per raggiungere il comune di residenza. Sono tanti e diversi i modi di vivere l’appuntamento con il voto. C’è chi non si perde un telegiornale in attesa dei risultati definitivi, chi si prepara alla maratona elettorale come se fosse la finale di Sanremo, chi porta i figli in cabina elettorale, chi affronta la lunga trasferta per tornare a casa a votare. Voi come trascorrerete le lunghe giornate che ci separano dallo spoglio del lunedì sera?

Ognuno vive le elezioni a suo modo. Lo cantava anche Giorgio Gaber, descrivendo la giornata del voto come una domenica unica e speciale. Tutto comincia con il silenzio della chiusura della campagna elettorale e tutto finisce con il frastuono di chi esulta per la vittoria, un po' come in un grande campionato di calcio. C'è chi si riunisce con gli amici davanti alla televisione e mangia tra un exit pool e un altro, chi preferisce seguire i risultati in tempo reale su Internet, chi è partito per votare ed è rimasto nella sua città, chi passa il tempo a organizzare la vita dei bambini visto che le scuole sono chiuse, chi per scaramanzia deve seguire determinati riti, chi approfitta dell'occasione per parlare in famiglia del concetto di democrazia e chi invece una volta uscito dalla cabina elettorale considera chiusa la questione. Voi come passerete questi giorni in attesa dei risultati? Siete tra coloro che vivono le elezioni come un momento di socializzazione? Oppure pensate che il voto in quanto segreto sia anche rigorosamente privato? Aspettate con ansia l'ultimo spoglio? Insomma come trascorrerete questo lungo weekend?
da http://espresso.repubblica.it/

martedì, aprile 01, 2008

Elezioni: le proposte delle Acli internazionali

Da Londra il documento della Fai: riorganizzare i servizi consolari; approvare il disegno di legge sull'assegno di solidarietà; riformare il quadro normativo per l'insegnamento dell'italiano all'estero; sostenere l'associazionismo con benefici e agevolazioni

Roma, 1 aprile 2008 - «La legislatura appena conclusa ha avviato un processo positivo per i cittadini italiani residenti all'estero. Un processo che deve essere confermato dal prossimo importante e decisivo appuntamento elettorale». Si apre con giudizio favorevole sulla XV legislatura, quella che ha visto per la prima volta in Parlamento i rappresentanti degli italiani all'estero, il documento delle Acli internazionali sulle prossime elezioni politiche, presentato oggi a Londra in un incontro tra i dirigenti europei dell'associazione. La Fai, la Federazione delle Acli internazionali, «giudica positivamente», in particolare, «sebbene le difficoltà siano state numerose, l'attività legislativa che i parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere hanno espresso in un arco di tempo così breve».


Il documento, che invita i cittadini italiani residenti all'estero ad una «convinta partecipazione al voto», segnala ai candidati obiettivi e priorità per «rafforzare i diritti di cittadinanza, rappresentanza e partecipazione» degli emigrati italiani, quelli di lunga data ma anche le nuove generazioni.


La Fai parte dalla richiesta di una riorganizzazione - anziché riduzione - dei servizi consolari per gli italiani nel mondo, per «aumentare il livello di efficienza» non solo con un ampio ricorso alle tecnologie, ma con un «cambiamento culturale» basato sui i principi della «meritocrazia, formazione e valutazione». Per garantire i diritti pensionistici, fiscali e di assistenza sanitaria ai connazionali che vivono fuori dell'Italia, con un'attenzione particolare alle fasce più emarginate e meno abbienti, le Acli chiedono al prossimo Parlamento «l'approvazione, non più rinviabile, del disegno di legge sull'assegno di solidarietà». Si propone la «riforma del quadro normativo per l'insegnamento della lingua italiana all'estero», che favorisca la creazione di «percorsi compiuti e unitari di formazione, dai livelli di base a quelli più alti, e rivolti non solo agli italiani e ai discendenti ma anche agli autoctoni».


«L'associazionismo degli italiani all'estero rappresenta una ricchezza e un patrimonio per l'Italia», sostiene la Fai, che invita per questo a sostenere, anche sul piano legislativo il diritto dell'associazionismo in termini di benefici e agevolazioni: «La proposta di legge, già giacente in Parlamento, sul riconoscimento nell'ambito della Legge 383/2000 dell'associazionismo nazionale, di promozione sociale che opera all'estero, è uno dei provvedimenti più significativi da sostenere». Sul piano del lavoro, le Acli chiedono per le comunità italiane «opportunità di formazione continua adeguate alle necessità formative delle nazioni di accoglienza», «interventi di qualificazione, riqualificazione e aggiornamento delle conoscenze e delle competenze, con un occhio di particolare attenzione verso i giovani e la loro integrazione scolastica e professionale nei Paesi in cui vivono».


«I nostri connazionali all'estero - dice il presidente delle Acli e della Fai Andrea Olivero - sono una risorsa eccezionale, finora poco utilizzata perché non compresa - per la promozione della qualità italiana, del made in Italy». Nella competizione internazionale dei mercati e dei prodotti, «l'Italia ha la carta in più rappresentata dal network di presenza italiana nel mondo». Il Sistema Italia -spiega il documento della Fai - deve essere promosso e valorizzato a livello mondiale facendo leva sui suoi capitali umani e produttivi d'eccellenza, che comprendono anche le comunità all'estero e la nuova dimensione dell'emigrazione incarnata dai giovani italiani laureati che all'estero occupano spesso posizioni di grande rilievo. «C'è un'Italia nel mondo che si afferma nelle Università e nell'imprenditoria: a questi protagonisti occorre dare un'immagine forte dell'Italia, degna dei suoi valori e della sua tradizione. Il collegamento costante tra la business Community italiana all'estero e il Sistema Italia è dunque prioritario».



Infine il tema delle risorse. Per promuovere il Sistema Italia nel mondo e realizzare crescenti sinergie di rete, occorrono «più risorse» - afferma la Fai - «sapendo che esse non sono a fondo perso». «Senza considerare il valore economico straordinario del turismo di ritorno e dell'indotto italiano nel mondo, occorre sottolineare, per esempio, che soltanto dall'Europa giunge al nostro Paese un flusso finanziario annuo di 4,2 miliardi di Euro per le pensioni versate agli emigrati rientrati in Italia».


(Il documento in allegato)



Allegati - [Clicca sul link per il download]:


- documento della fai sulle elezioni politiche.doc (32.5 Kbytes)

domenica, marzo 30, 2008

Famiglia Cristiana: «Il capo del Pdl vuole ammaliarci ma è di cattivo gusto»

L’intervista \ Il direttore di «Famiglia cristiana»
Don Sciortino: non si usa il cardinale Ruini
«Il capo del Pdl vuole ammaliarci ma è di cattivo gusto»

ROMA — «E’ una strumentalizzazione. Un espediente per ammaliare i cattolici e portarli dalla propria parte ». E’ duro don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, nei confronti delle parole di Silvio Berlusconi sul cardinal Ruini (sa «che i voti dati a partiti diversi dal pdl sono persi»).

Perché?
«E’ stata un’uscita fuori luogo e fuori posto»

Non crede che Berlusconi abbia davvero riferito le parole di Ruini?
«Per quel che ne so io il cardinal Ruini non ha mai detto cose del genere. Quindi quando Berlusconi riporta il suo pensiero ne fa un uso indebito ai fini della campagna politica».

Un equivoco in buona fede?
«La buona fede in politica è tutta da dimostrare. Non si dice nulla se non c’è un interesse a riguardo. Questo però in generale».

E in questo caso specifico?
«Credo sia stato fatto un uso improprio della figura del cardinale. Nessuno ha autorizzato Berlusconi a farsene portavoce».

Nel bene o nel male Ruini è molto presente nelle dichiarazioni dei politici in questa campagna elettorale.
«In alcuni casi ci si lamenta che la Chiesa fa ingerenze. Quando fa comodo però la si tira in ballo».

E stavolta?
«E’ stata proprio tirata per i capelli».

Sorpreso?
«No. In campagna elettorale tutti usano tutti i mezzi a propria disposizione per avere consenso. Quanto questo serva al bene comune è tutto da dimostrare».

Ma la Chiesa appoggia o no Casini?
«Come ha detto monsignor Betori, segretario generale della Cei: la Chiesa non si schiera».

Però che Ruini sia lo sponsor di Casini è stato scritto.
«E’ una forzatura».

Ma è meglio Berlusconi o Veltroni?
«Questo lo decideranno gli elettori liberamente sulla base dei programmi presentati. Ben sapendo che a promettere sono tutti bravi, ma raramente le promesse vengono mantenute».

Questa è antipolitica?
«No. Ai miei lettori io ho dato il consiglio di esercitare comunque, al di là delle delusioni, il diritto di voto. Ma pensiamo alle promesse di tutela della famiglia: le hanno fatte tutti e abbiamo tasse scandinave e servizi da sud del mondo ».

Ma, sotto sotto, la Chiesa per chi tifa?
«Monsignor Betori l’ha detto: un po’ in tutti i partiti ci sono esponenti cattolici. Quello che sta a cuore alla Chiesa è che i politici cattolici dovranno tenere conto dopo le elezioni, della difesa della vita, della famiglia e della dottrina sociale».

Pensa che davvero ne terranno conto?
«La coerenza è un lusso per una politica ottusa e avida che continua ad aumentare i propri privilegi senza rendersi conto che le famiglie sono diventate davvero molto più povere e se non si farà qualcosa ci sarà una reazione molto forte».

Lei ha già deciso per chi voterà?
«Un’idea ce l’ho. C’è sempre il principio del minor male possibile».

Casini?
«Il voto è segreto. Doppiamente per me che oltre agli elettori devo pensare ai miei lettori».
Virginia Piccolillo

sabato, febbraio 16, 2008

I temi etici nell’urna

di Francesco Paolo Casavola
Si era cominciato con il richiedere un aggiornamento della legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza, rispetto alle evidenze delle esperienze cliniche e delle conoscenze scientifiche. Poi si è passati alla cosiddetta moratoria dell’aborto, formula evocativa della moratoria della pena di morte. Quindi l’episodio del preteso aborto illegale al Policlinico napoletano con intervento della polizia zelantemente allertata. Infine manifestazioni pubbliche di protesta delle donne a difesa del diritto come riconosciuto dalla legge in questione, nonché lettere a giornali, dichiarazioni di personalità, insomma una vera tempesta mediatica, con tutti gli ingredienti opportuni. Né va dimenticato che nel clima elettorale si ventila l’intitolazione di una lista politica, di candidati al Parlamento con programma antiabortista. Il primo sentimento che questa vicenda determina in quanti la vivono come destinatari di notizie dei media è di profondo turbamento. Un evento drammatico nella vita delle donne, ma di riflesso anche della coppia e delle famiglie, quale l’aborto, può diventare così platealmente, in una società democratica e civile, causa di scontro ideologico e partitico? Lungi da noi l’espediente farisaico, di quella falsa saggezza che vorrebbe su argomenti tanto inquietanti il silenzio. Ma si potrebbe discuterne con esperienza di vita e di scienza tra donne, madri mancate e no, tra medici ginecologi ostetrici psicologi assistenti sociali e quanti professionalmente sono coinvolti nell’attività di consultori e di cliniche, con la serietà e la franchezza che il tema richiede?
Innanzi tutto, lo spirito della legge, che voleva trarre l’aborto dalla clandestinità, con maggior danno anche fisico delle donne, aggravata discriminazione sociale tra le abbienti e le povere, per condurlo, con determinati presupposti, nella sfera del lecito, anzi dell’esercizio di un diritto, è stato bene interpretato e ha prodotto gli effetti sociali desiderati? È difficile non riconoscere la positività complessiva della disciplina legale, e anche la buona tecnica della costruzione del suo testo, pregio raro nella legiferazione italiana. Ovviamente nessuna legge è eterna e immodificabile. Qualora se ne voglia un miglioramento, si deve però evitare che non si rovesci in un peggioramento. È altrettanto ovvio che la legislatura da qualche giorno conclusa era la meno adatta ad affrontare una tale impresa, divisa com’è stata tra opposti radicalismi. È auspicabile che il nuovo Parlamento sia più adeguato al compito, ammesso che ne sia investito. Ci sono tuttavia materie, e questo è il caso, in cui le contrapposizioni di partito sono improprie. Nei problemi della vita umana, che si dislocano tra la esistenza personale e i modelli dei comportamenti sociali, è la riflessione etica che deve essere ascoltata dal legislatore. Non facciamo che il dibattito etico si irrigidisca in dogmi irriducibili, riproducendo sulla sua scala il conflitto politico. Se così accadesse, la sorte di una legge nuova o modificata sarebbe affidata all’aritmetica parlamentare o elettoral-refendaria, qualora si volesse tornare a interrogare il popolo. I luoghi della saggezza invece stanno nel dibattito pubblico, libero, critico e competente. Non nelle piazze e nelle strade o nelle associazioni in cui interessi e ideologie alimentano aggressività e intolleranza. Non dimentichiamo mai che una legge rispetto alle attese dei cittadini, non realizza tutto e solo il bene che ciascuno di essi vorrebbe, e neppure, per i pessimisti, il male minore, ma tutto e solo, questo sì, il bene possibile. Francesco Paolo Casavola

lunedì, febbraio 04, 2008

Elezioni probabili il 13 aprile

Consultazioni: confermate le posizioni, si va verso lo scioglimento della Camere
lunedì 04 febbraio 2008
Non ci sono state sorprese nelle consultazioni che Franco Marini ha avuto con i leader dei maggiori partiti. Così Silvio Berlusconi è rimasto sulle sue posizioni chiedendo il voto subuto per avere un governo "immediatamente operativo".Stessa linea per Gianfranco Fini per il quale "non ci sono le condizioni" per formare un governo per le riforme, tanto meno per fare il referendum. Non è stato dello stesso avviso Walter Veltroni che si è detto disposto a varare un governo a termine.

"Al presidente Marini abbiamo detto che per noi rimane valida l'ipotesi di un governo che in tre mesi, non in trent'anni, faccia una nuova legge elettorale per dare agli italiani la possibilità di scegliere, un intervento su salari e produttività e un intervento per la riforma della politica", ha sottolineato il leader del Pd Walter Veltroni dopo l'incontro con il presidente incaricato. "La nostra è una posizione ragionevole alla quale poteva corrispondere l'impegno di tutti. Registro la reazione della Cdl - ha aggiunto il leader del Pd - e credo che il rischio possa essere di un'ulteriore occasione mancata per la politica italiana". "Credo che dietro certe valutazioni ci sia la consapevolezza che uno schieramento di 14 partiti difficilmente può governare il Paese".

"Ho fiducia nella consueta saggezza del presidente Napolitano alla luce dei contenuti che gli trasmetterà il presidente Marini. Quanto dirà Napolitano sarà da noi assolutamente condiviso": così Walter Veltroni risponde a chi gli chiede se esistano spazi per un ulteriore incarico se Franco Marini scioglierà la sua riserva in senso negativo.

Se il presidente Napolitano dovesse optare per lo scioglimento domani, 5 febbraio, la prima domenica utile per le elezioni sarebbe il 23 marzo, ma sarà il giorno di Pasqua e dunque non si potrà votare. L'ultima domenica papabile é invece quella del 13 aprile. La scelta, dunque, dovrebbe cadere tra il 30-31 marzo, il 6-7 aprile e il 13-14 aprile.

martedì, settembre 25, 2007

Partito Democratico: domande e risposte

Le domande:

1 – Cosa succede il 14 ottobre 2007?
2 – Quando e come il Partito Democratico si costituirà a livello nazionale?
3 - Quando e come il Partito Democratico si articolerà sul territorio?
4 - Chi potrà votare il 14 ottobre?
5 – Come fare per votare?

Le risposte:


1 – Cosa succede il 14 ottobre 2007?
Inizia la costituzione del Partito Democratico. In circa 10.000 seggi sparsi su tutto il territorio italiano, si voterà per eleggere il Segretario politico nazionale, i 2.400 componenti dell’Assemblea Costituente nazionale, i Segretari politici regionali e i 4.800 componenti delle Assemblee Costituenti regionali. I componenti da eleggere saranno ripartiti fra i 475 collegi utilizzati per la quota maggioritaria della Camera dei Deputati nelle elezioni tra il 1994 e il 2001. La ripartizione avverrà in proporzione alla popolazione attualmente residente ed ai voti conseguiti dall’Ulivo alle elezioni Camera 2006, con un minimo per collegio di tre seggi nazionali e sei regionali. Ai collegi ove la partecipazione supererà il 20% dei voti ottenuti dall’Ulivo nel 2006, sarà attribuito un seggio aggiuntivo. Gli italiani all’estero voteranno, con modalità che saranno stabilite in un Regolamento apposito, per eleggere ulteriori 60 componenti dell’Assemblea nazionale.


2 – Quando e come il Partito Democratico si costituirà a livello nazionale?
Il 27 ottobre, convocata e presieduta da Romano Prodi, si riunirà per la prima volta l’Assemblea nazionale nella composizione eletta il 14 ottobre.
Se il 14 ottobre un candidato a Segretario avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea Costituente nazionale, Romano Prodi lo proclamerà Segretario nazionale. Diversamente, indirà in quella stessa seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati più votati e proclamerà Segretario nazionale il candidato che avrà ricevuto il maggior numero di voti validi da parte dell’Assemblea stessa.
L’Assemblea approverà quindi il Manifesto e lo Statuto nazionale del Partito Democratico.


3 - Quando e come il Partito Democratico si articolerà sul territorio?
La prima seduta delle Assemblee Costituenti regionali è convocata da Romano Prodi entro 30 giorni dallo svolgimento delle elezioni ed è presieduta dal Presidente del Collegio regionale dei garanti. Come primo adempimento, le Assemblee regionali eleggeranno, a scrutinio segreto, il proprio Presidente. Qualora il 14 ottobre un candidato a Segretario avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea regionale, il Presidente lo proclamerà Segretario regionale. Diversamente, indirà in quella stessa seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati più votati e proclamerà Segretario regionale il candidato che avrà ricevuto il maggior numero di voti validi da parte dell’Assemblea stessa.
Nel rispetto dei princîpi stabiliti dallo Statuto nazionale, le Assemblee regionali approveranno quindi i rispettivi Statuti regionali.
Le elezioni degli altri organismi, provinciali e comunali, si terranno entro il 31 dicembre 2007, nel rispetto dei principi stabiliti negli Statuti regionali.


4 - Chi potrà votare il 14 ottobre?
Tutti coloro che abbiano compiuto 16 anni alla data del 14 ottobre 2007 e che siano:
- cittadini italiani;
- cittadini dell’Unione Europea residenti in Italia;
- cittadini di altri paesi purché in possesso di regolare carta o permesso di soggiorno o documento equiparato (es: ricevuta rilasciata dagli Uffici postali attestante la regolare presentazione della richiesta di permesso o di suo rinnovo).


5 – Come fare per votare?
Occorre presentarsi al seggio territoriale di competenza fra le ore 7 e le ore 20 di domenica 14 ottobre con la carta di identità o documento equipollente e con la tessera elettorale (non è richiesta ai minorenni ed ai cittadini stranieri), dichiarare di voler partecipare alla costituzione del Partito Democratico, versare almeno 1 euro a testa quale contributo alle spese. Gli studenti universitari e i lavoratori fuori sede potranno votare nella città dove studiano o lavorano.
Agli elettori saranno consegnate due schede: una per l’elezione nazionale e una per quella regionale. Ogni scheda presenterà tanti riquadri quanti saranno le liste presentate nel collegio. Ogni riquadro conterrà nell’ordine: l nome o logo della lista, il nome del candidato Segretario nazionale o regionale sostenuto dalla lista, i nomi dei rispettivi candidati all’Assemblea Costituente nazionale o regionale.
Il voto si esprime apponendo un unico segno in un qualsiasi punto di uno dei riquadri.
La dislocazione territoriale dei seggi sarà adeguatamente pubblicizzata.

lunedì, febbraio 05, 2007

Primarie Unione: Orlando vince a Palermo.

(Adnkronos/Ign) - Unione 'alla prova' per le amministrative di primavera. Alta è stata ieri l'affluenza alle primarie del centrosinistra che si sono svolte in otto città e nella provincia di La Spezia. A Palermo ha stravinto Leoluca Orlando che sarà quindi il candidato sindaco dell'Unione alle prossime elezioni mentre a a Genova la diessina Marta Vincenzi.

L'ex sindaco di Palermo, appoggiato da Margherita, Italia dei Valori, Udeur e Sdi, ha vinto con oltre il 72% delle preferenze, per un totale di 11.919 voti. Distanti gli altri due candidati alle Primarie. Alessandra Siragusa, ex assessore comunale della giunta Orlando, appoggiata dai Ds che si è fermata al 20,11% con 3.887 voti, e l'europarlamentare di Rifondazione comunista Giusto Catania, appoggiato anche da Primavera siciliana e Pdci, si e' fermato al 7,88% con 1.523 voti.
Complessivamente sono stati 19.455 gli elettori dell'Unione che ieri, dalle 8 alle 22, si sono recati negli oltre 20 gazebo sistemati in vari punti della città, con un'affluenza leggermente minore rispetto a quella per le Primarie per le Politiche dello scorso anno.
Per il fondatore della Primavera di Palermo Leoluca Orlando "il successo di queste primarie è un chiaro segno della diffusa volontà di cambiamento e indica la possibilità di una alternativa all'attuale non-sindaco". Anche Alessandra Siragusa, seconda arrivata, si dice comunque soddisfatta. "Un venti per cento di risultato - ha detto - significa che a Palermo è nata una nuova classe dirigente e questa è una buona cosa per la città e per Orlando". La Siragusa ha espresso poi preoccupazione perché "dall'affluenza emerge che siamo leggermente cresciuti nelle periferie ma registriamo un calo non trascurabile nel centro", fino ad oggi vero e proprio zoccolo duro dell'elettorato di centrosinistra.
Mentre a Genova sarà Marta Vincenzi la candidata sindaco del centro-sinistra . L'europarlamentare diessina, ex presidente della Provincia, sostenuta da Ds e Margherita, ha vinto le primarie dell'Unione, con il 60% dei voti, seguita dall'ex presidente di Assoindustria Stefano Zara col 25,7% e da Edoardo Sanguineti (Prc e Pdci, i Verdi hanno appoggiato sia Sanguineti sia Vincenzi) con il 14,3%. Oltre 35mila i votanti.
Alle primarie della Spezia, 15.600 votanti hanno scelto i candidati a sindaco e a presidente della Provincia. Per la carica di sindaco, Massimo Federici, sostenuto dalla quasi totalità dell'Unione, ha raccolto circa l'85% dei consensi, contro il 15% di Ferdinando Giorgieri, appoggiato da Verdi e ambientalisti. Più combattuta la competizione per la Provincia. Ha vinto Vittorio Fiasella, della Margherita, attestandosi intorno al 38% dei voti. Pochissimi i voti di scarto dal secondo arrivato, Gino Ambrosini, anche lui della Margherita.

domenica, febbraio 04, 2007

Primarie dell'Unione, affluenza a macchia di leopardo

È stata un'affluenza a macchia di leopardo con alcune realtà in cui la risposta degli elettori è stata molto buona e altre in cui lo è stata meno, l'affluenza alle urne nelle città in cui si sono svolte le primarie dell'Unione per la scelta del candidato sindaco o presidente di Provincia, in vista delle elezioni di primavera. Dappertutto i seggi hanno aperto domenica tra le 8 e le 8:30 mentre la chiusura varia da città a città e si va dalle 20 di Lucca e Carrara, alle 21 di Genova, alle 22 di Palermo, La Spezia, Avezzano e l'Aquila.
Le sfide più attese sono quelle di Genova e Palermo: A Genova, dove l'affluenza è stata molto buona (30 mila alle ore 18), i tre candidati alla poltrona di sindaco (Marta Vincenzi, Stefano Zara ed Edoardo Sanguineti) si sono recati al seggio in mattinata. A Palermo alle 17, secondo stime degli organizzatori, hanno votato per la scelta del candidato sindaco oltre 10 mila elettori. In corsa sono Alessandra Siragusa, insegnante ex assessore comunale di giunte del centrosinistra, appoggiata dai Ds, Giusto Catania, professore, europarlamentare, presentato da Prc e Leoluca Orlando, deputato Idv, ex sindaco della città, appoggiato dai Dl. Alta l'affluenza anche a Carrara e a Lucca. A Carrara sono tre i candidati in corsa: il favorito Gianmaria Nardi, sostenuto da Ds, Margherita e Rifondazione, Elena Beisso, appoggiata da Pdci, Verdi e Italia dei valori e Angelo Zubbani, dello Sdi. A Lucca a contendersi il voto sono quattro candidati: l'ex presidente della Provincia Andrea Tagliasacchi, su cui puntano Ds e Margherita, considerato il favorito, Alessandro Tambellini, indipendente dell'Ulivo, Bruno Rossi per Idv, ed Elisa Del Chierico, indipendente di sinistra.
Al voto anche a Reggio Calabria (più di 3 mila votanti alle ore 14), l'Aquila (dove alle ore 17 erano 4.900 gli elettori ma erano state stampate 20 mila schede), Avezzano, Como (1.200 votanti alle ore 13), la Spezia. Per le provinciali, si vota a La Spezia e ad Ancona.

In vista delle amministrative: Unione, tensione per le primarie

Un appuntamento non solo locale: è un test per misurare la temperatura politica nazionale.
Da Genova a Palermo, sfida Ds-Dl

L'Unione sceglie oggi in molte città con le primarie i candidati alle prossime elezioni amministrative. Un appuntamento che diventa un test per misurare la temperatura politica nel centrosinistra alla prova con divisioni che riguardano la politica estera e quella economica. Gli occhi sono puntati soprattutto su Palermo e Genova, dove si vota per eleggere il nuovo sindaco e dove ci sono tensioni anche all'interno dell'Ulivo. Ma un certo interesse suscitano le votazioni anche in comuni importanti come Reggio Calabria, Belluno, L'Aquila, Alghero. Ad Agrigento invece il voto è stato rinviato.
Nel capoluogo ligure, dove sono pronte sessantamila schede, millecento scrutatori divisi in settantadue seggi, si confrontano il poeta Edoardo Sanguineti, sostenuto da Unione a Sinistra, Prc e Pdci, Marta Vincenzi, candidata dall'Ulivo e l'ex presidente di Assindustria Genova, Stefano Zara, lanciato in pista dal petroliere, presidente della Sampdoria, Riccardo Garrone.
In Sicilia invece cercano l'investitura per concorrere alla poltrona di sindaco di Palermo Alessandra Siragusa, insegnante, ex assessore comunale di giunte del centrosinistra, appoggiata dai Ds; Giusto Catania, professore, europarlamentare, presentato da Prc; Leoluca Orlando, deputato Idv, ex sindaco della città, appoggiato dalla Margherita. Alle urne anche a Reggio Calabria, dove si confrontano tre aspiranti candidato sindaco. Eduardo Lamberti Castronuovo, presentato dall'Ulivo, l'Udeur e lo Sdi; Nuccio Barillà, appoggiato dai Comunisti italiani, da Rifondazione: Giuliano Quattrone, espresso dalla lista comunale Uniti per la Città.
In Liguria si vota anche a La Spezia, sia per il sindaco, sia per la provincia. Per la carica di candidato a primo cittadino si confrontano Massimo Federici, storico esponente dell'Arci, assessore alla pianificazione nella giunta guidata da Giorgio Pagano e Ferdinando Giorgieri, professore, elemento di spicco del mondo ambientalista. Più complessa la sfida per il presidente della Provincia: Rifondazione Comunista punta sul medico Maurizio Graziano. La Margherita non ha trovato intesa sul candidato unico: il nome ufficiale, uscito dalla maggioranza, è quello di Marino Fiasella, assessore provinciale all'Ambiente. Si sono fatti avanti però anche il candidato sarzanese Gino Ambrosini, avvocato, e l'ex sindaco di Levanto Marcello Schiaffino. In Toscana sono chiamati a pronunciarsi gli elettori dell'Unione di Lucca e Carrara. A Lucca Ds e Margherita puntano sull'ex presidente della Provincia Andrea. Si vota anche ad Ancona, primarie chiuse, per scegliere il candidato alla Provincia.
(s. b.) da La Repubblica.it
www.repubblica.it

martedì, gennaio 30, 2007

Dopo il porcellum: Riforma elettorale e amministrative di primavera.

La storia ci dice che il Parlamento non è stato mai in grado di varare da solo una legge elettorale se si eccettua la scorsa legislatura quando, in modo unilaterale, il centrodestra ha approvato il cosiddetto “porcellum”, come l’ha definita, ma non in latino, il suo stesso artefice, l’allora ministro Calderoli. La legge elettorale oggi in vigore infatti è nata essenzialmente per impedire o ridurre al minimo la vittoria del centro-sinistra e di fatto ha reso instabile la maggioranza e ingovernabile il Paese. L’ipotesi referendaria sembra rappresentare una spinta, uno stimolo per cambiare le regole e per aprire processi di riaggregazione politica sia a destra che a sinistra. Prova ne è il fatto che il referendum è un approdo che grandi e piccole forze vogliono evitare. Ma i tempi sono molto stretti. A breve il comitato promotore dei referendum per cambiare la legge Calderoli avvierà la raccolta delle firme.
Ma il referendum non è sicuramente la soluzione ottimale. Il primo quesito così come è congegnato tende ad eliminare il premio di maggioranza alla coalizione per sostituirlo con quello di lista mantenendo lo sbarramento del 4% alla Camera e dell’8% al Senato. Si tratterebbe di un rimedio transitorio, di un palliativo. Il secondo quesito invece punta ad abrogare la norma sulle candidature plurime.
Come si vede i quesiti referendari non modificherebbero i difetti più gravi della legge Calderoli, ossia la scelta dei candidati realizzata solo dai partiti e la mancanza di un rapporto tra eletti e territorio. Nonostante questi limiti, qualora il governo non riuscisse nel tentativo di presentare in Parlamento una nuova legge elettorale, cui sta lavorando il ministro Chiti, le Acli - ha dichiarato il loro presidente nazionale Andrea Olivero- entrerebbero nel comitato referendario, ma solo ad alcune condizioni.
Anzitutto, bisognerebbe riprendere il nucleo essenziale della proposta Amato, l’idea di una “convenzione” largamente rappresentativa delle istanze presenti nella società, che una rappresentanza solamente partitica non può più intercettare od esprimere, come ha dimostrato la stessa bocciatura di questa proposta da parte dei partiti della maggioranza. Non siamo del resto entrati nel comitato elettorale proprio perché abbiamo visto il rischio reale che fosse “ostaggio” dei partiti, come puntualmente abbiamo verificato in queste settimane.
La disponibilità è subordinata dunque alla garanzia che il ruolo della società civile vada ben oltre la mobilitazione per la raccolta delle firme, ma si esplichi anche nel percorso verso una politica di ampio disegno riformatore. Insomma, il referendum non può essere la soluzione di tutti i problemi e l’approdo finale non può coincidere con un bipartitismo che sostituisca il bipolarismo.

Altro importante appuntamento politico è quello delle amministrative che si terranno nella prossima primavera. Si tratta di un banco di prova delicato per il governo che i sondaggi, di cui, in verità, più nessuno di noi ha fiducia, danno in continua perdita di consensi.
Saranno poco meno di 12 milioni, quasi un quarto dell'intero corpo elettorale, i cittadini chiamati alle urne. Alle provinciali voteranno oltre 3 milioni e mezzo di elettori (3.647.803 elettori) mentre alle comunali si recheranno alle urne più di 9 milioni di elettori (9.379.654 elettori).
Si vota in otto province (Vercelli, Como, Varese, Vicenza, Genova, La Spezia, Ancona, Ragusa) e in 934 comuni, 163 dei quali con popolazione superiore a 15 mila abitanti. Tra i 27 capoluoghi di provincia interessati alla consultazione ci sono città importanti del Sud (Reggio Calabria, Lecce, Taranto, Trapani, Agrigento, Oristano) del Nord (Verona, Asti, Cuneo, Alessandria, Parma, Gorizia) e del centro (L’Aquila, Latina, Lucca, Pistoia). Ma i luoghi dove è maggiormente concentrata l’attesa sono Genova al Nord e Palermo al Sud.
Per le prossime amministrative, l’Unione ha scelto la formula dell’“election day”, che si svolgerà domenica 4 febbraio, ossia di realizzare le Primarie di coalizione in quelle località dove si deve individuare il nuovo Sindaco o il nuovo Presidente della Provincia. E’ una strategia che condividiamo-dicono alle ACLI - perché è un metodo per la scelta delle candidature che punta a coinvolgere i cittadini, a renderli più partecipi della vita politica.