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sabato, gennaio 09, 2010

Lo sport non cambia mai....la Coppa d'Africa di calcio si tiene regolarmente, lo spettacolo deve continuare....

Il capitano del Togo, Adebayor, portato via dal luogo dell'agguato

Il capitano del Togo, Adebayor, portato via dal luogo dell'agguato

Luanda, 09-01-2010

Il governo del Togo ha richiamato in patria la nazionale di calcio che doveva partecipare alla Coppa d'Africa di calcio e che ieri e' stata oggetto di un agguato nel quale hanno perso la vita due membri della delegazione e l'autista del pullman su cui viaggiavano.

Tre morti
Altri due morti dell'attacco al bus della nazionale togolese: l'allenatore in seconda e l'addetto stampa. Lo hanno precisato fonti della Confederazione africana (Caf) presenti a Cabinda.

Sono morti in seguito all'agguato di ieri contro il pullman della squadra. Lo ha riferito il corrispondente dell'emittente televisiva France 24 in Togo, citando "fonti concordanti". Oltre a loro, ieri, era deceduto l'autista del pullman.


Il Togo si ritira dalla Coppa d'Africa che prendera' il via domani in Angola. Lo afferma la Bbc dal proprio sito. Ieri, nell'enclave angolano di Cabinda, la selezione togolese e' stata vittima di un agguato armato. L'autista del pullman della Nazionale e' rimasto ucciso mentre 9 persone, compresi 2 giocatori, hanno riportato ferite. Il Togo e' inserito nel Girone B nel torneo insieme a Costa d'Avorio, Burkina Faso e Ghana. Nel frattempo lo spettacolo continua, lo sport o meglio il governo dello sport non cambia mai a nessuna latitudine......

giovedì, marzo 19, 2009

Il Papa, l’Aids e la malafede di Francia, Germania e Ue



Sull’aereo che portava il Papa nel suo primo viaggio in Africa, rispondendo ad una domanda di un giornalista di France 2 sulla posizione della Chiesa riguardo il problema della lotta all’Aids e dell’uso dei preservativi, Benedetto XVI, come è ormai noto, ha detto: «non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano con cure gratuite, non si può risolvere il flagello con la distribuzione di profilattici, al contrario, il rischio è di aumentare il problema». Insomma, una posizione meno rozza e tranchant di quelle restituite dai media (per chi fosse interessato alla trascrizione dell’intervista e farsi un’idea un po’ più personale qui il testo).
Per chiunque abbia un minimo di conoscenza, e magari anche un minimo di frequentazione con i progetti di sviluppo e di assistenza sanitaria in Africa, queste parole di Ratzinger appaiono più di buon senso che di dottrina. È vero, verissimo, che la pubblicità e la distribuzione di preservativi sia nelle megalopoli che nelle zone rurali hanno spesso creato più problemi che benefici e che sono servite più alla coscienza e ai budget delle agenzie occidentali piuttosto che alle popolazioni. Per battere l’Aids, come ha giustamento detto il Papa occorrono tre cose: a) “cure gratis”, b) “una umanizzazione della sessualità” a tutela soprattutto delle donne, c) “una vera amicizia per le persone sofferenti capace di sacrificio”. Insomma, una sfida un pochino più complessa della distribuzione del preservativo, e mi si permetta, un pochino più giusta, ragionevole, umana.
Certo, vallo a spiegare alle Big Farma, ballo a spiegare ai pagatissimi funzionari delle Agenzie Onu. Per loro (anche per i loro tour nella prostituzione locale) il preservativo basta e avanza, altro che cure gratis, altro che educazione alla sessualità (entra la quale sta l’uso del preservativo, altrimenti davvro fa danni), altro che amicizia a rischio della propria vita. Il Papa, del resto, se ne intende, tante sono le esperienze laiche o religiose che hanno vinto la battaglia con armi più complesse del preservativo. Dice con giusto orgoglio Benedetto XVI: «Penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà». Basti pensare al progetto Dream della Comunità di Sant’Egidio in Mozambico e ai suoi sorprendenti risultati.
Ora, i media, come sempre, hanno fatto di questo dibattitto serio, carne da macello e attaccare il Papa è ormai di moda in un continente che (povero illuso Giovanni Paolo II) si voleva richiamasse le proprie origini cristiane! Tutto questo, però, sta nell’ordine carnevalesco dell’oggi. Ma c’è qualcosa che è davvero intollerabile. Sono le prese di posizione dì governi come Francia e Germania e della Commissione europea. Questo no, risparmiatecelo, ministri e ministre arrossite un po’ di vergogna!
A salire in cattedra, oggi, infatti sono stati gli stessi responsabili di aver fatto carta straccia di tutti gli impegni internazionali da qualche decennio in qua, e questo fa un po’ incazzare. A parlare sono gli stessi rappresentanti di quei Governi che non arrossiscono neppure per aver fallito e tradito l’obiettivo fissato alla conferenza di Barcellona del 2002 di destinare agli aiuti internazionali lo 0,33 per cento del PIL entro il 2006. Di aver tradito e fallito un ulteriore impegno, quello preso nel 2004 sugli Obiettivi del Millennio, quando firmarono e controfirmarono con inchiostro invisibile l’impegno di innalzare la quota per la cooperazione allo sviluppo sino allo 0,7% del Pil entro il 2015. E ancora la promessa del G8 2005 che disse di voler raddoppiare l’aiuto all’Africa.Come stiano le cose l’ha spiegato poche settimane fa l’Ocse.”I Paesi donatori avevano promesso di aumentare i loro finanziamenti di circa 50 miliardi di dollari l’anno entro il 2015, a partire dai livelli del 2004 - si legge nel Development Co-operation Report pubblicato in questi giorni - ma le proiezioni dell’OCSE rispetto alla destinazione di questi fondi registrano una caduta complessiva di circa 30 miliardi ciascun anno. I numeri sono abbastanza eloquenti: tra 2006 e 2007 i Paesi di area Ocse hanno diminuito il loro impegno dell’8,5% a livello internazionale, con punte del 29,6% per il Regno unito, del 29,8% del Giappone, del 16,4% della Francia e dell’11,2% del Belgio. Anche l’Italia perde terreno: meno 2,6% nel 2007”. La crisi economica e finanziaria, infatti, ”che si e’ scatenata nei Paesi sviluppati, e sta ora colpendo i Paesi in via di sviluppo: riducendo i loro livelli di crescita e di commercio, di abbassare i margini che ricevono per risorse naturali, abbassando l’impatto delle rimesse e bloccando i flussi di investimenti verso i loro Paesi. Considerati i differenti gruppi di Paesi, l’Europa risulta aver aumentato i propri contributi del 3,1%, ma i Paesi europei membri dell’Ocse hanno ridotto il proprio impegno del 6,6%, i G7 del 13,9% mentre i Paesi non G7 hanno aumentato i loro contributi del 5,4%.L’OCSE/DAC chiede inoltre che Donatori E beneficiari coordinino meglio le loro attivita’, considerato che oggi circa 225 realta’ bilaterali e 242 multilaterali finanziano oltre 35mila attivita’ ogni anno. Il Rapporto rivela infatti che per 24 Paesi poveri meno di 15 donatori nel loro complesso assicurano meno del 10% degli interventi totali in quei Paesi, mentre il resto e’ ancora piu’ frammentato con grande dispendio di sforzi e di costi di transazione.

lunedì, novembre 10, 2008

Nell'«Africa casertana», la cantante Miriam Makeba ha cantato per l'ultima volta


Agli stati generali della scuola

Mama Africa muore a Castel Volturno
L'ultimo assolo contro la camorra

Nell'«Africa casertana», la cantante Miriam Makeba
ha cantato per l'ultima volta -

CASERTA - Il destino ha voluto che morisse in un'altra Africa, quella casertana, dove la camorra ammazza gli extracomunitari. E lei, simbolo della lotta all'apartheid, era venuta a cantare contro, come aveva sempre fatto nella sua vita.
Mama Africa, Miriam Makeba è uscita di scena ieri notte dopo l'ultimo grido contro. Aveva speso tutta la sua vita per l’impegno civile ed è morta «sul campo», a Castel Volturno, un luogo-simbolo della lotta alla criminalità ed alla sopraffazione, dove aveva voluto partecipare a tutti i costi, nonostante le non brillanti condizioni di salute, al concerto anticamorra a sostegno dello scrittore Roberto Saviano.

UNA CRISI CARDIACA - Makeba è morta nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno dove era stata trasportata dopo essere stata colta da un malore, al termine della sua esibizione al concerto anticamorra, organizzato a Baia Verde di Castel Volturno, nell'ambito degli Stati generali della scuola. Dopo l’esibizione, dietro al palco la Makeba ha chiesto una sedia per sedersi, ritenendo che si trattasse di un problema passeggero. Chi le stava vicino - tra gli altri, il nipote Nelson e il suo manager italiano che l’avevano accompagnata nella sua trasferta in Campania - si è reso conto che le condizioni della cantante erano preoccupanti. Con una telefonata al 118 è stata fatta giungere sul posto un’autoambulanza, che ha trasferito l’artista nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno. I medici hanno riscontrato una crisi cardiaca ed hanno avviato le cure, che sembravano aver dato un buon effetto. Miriam Makeba sembrava essersi ripresa. Dopo un po', però, è sopraggiunta una seconda e più forte crisi e la cantante è morta. La salma di Miriam Makeba è stata composta nella sala mortuaria della clinica Pineta Grande

UNA VITA CONTRO - L’artista di colore, 76 anni, era divenuta famosa in tutto il mondo per essersi battuta vigorosamente contro il regime dell’apartheid che aveva dilaniato il suo Paese, il Sudafrica. Non a caso era diventata delegato delle Nazioni Unite. E non a caso il suo impegno contro la segregazione razziale, ingigantito dalla fama di cantante nota in tutto il mondo, aveva causato la reazione del governo sudafricano che, nel 1963 - in pieno regime di apartheid - l’aveva costretta all’esilio ed aveva messo al bando tutti i suoi dischi. Da alcuni anni, per motivi professionali, la Makeba si era già trasferita in Europa, anche se continuava a frequentare di tanto in tanto il suo Paese d’origine. Dopo che le fu imposto l’esilio, per tornare in Sudafrica, Miriam Makeba dovette attendere quasi 30 anni: soltanto nel 1990, infatti, Nelson Mandela riuscì a convincerla a tornare nella terra dove era nata - sua madre era di etnia swazi e suo padre, morto quando lei aveva sei anni, era uno Xhosa - e che era stata costretta ad abbandonare.

AMERICANA D'ADOZIONE - Trasferitasi prima in Europa e poi negli Stati Uniti, proprio in quella lunga fase della sua vita, espresse il meglio di sè nel campo artistico. In America Miriam Makeba incise le sue canzoni più conosciute: Pata Pata, The Click Song e Malaika. Nel 1968 si sposò con Stokely Carmichael, un attivista per i diritti civili. Il matrimonio scatenò grandi polemiche negli Stati Uniti e la sua carriera ne subì un notevole rallentamento. Si separò dal marito - con il quale si era trasferita in Guinea - nel 1973. Nel 1985, dopo la morte della sua unica figlia, Bongi, tornò a vivere in Europa. Nel 2005 decise di dare il suo addio alle scene e lo fece con un memorabile tour, che toccò tutti i Paesi del mondo nei quali si era esibita. Ma il destino, per l’addio definitivo, le aveva riservato un altro appuntamento. Quello che ieri sera l’ha condotta sul palco di Baia Verde, a Castel Volturno, dove un pubblico accorso per una grande testimonianza di impegno civile, le ha riservato l’ultimo, indimenticabile applauso.

Nat. Fe.

domenica, agosto 19, 2007

I PROFUMI E I SAPORI DELL'AFRICA MEDITERRANEA

L'associazione un Mondo di Mondi presenta
I PROFUMI E I SAPORI DELL'AFRICA MEDITERRANEA
17-18-19 AGOSTO 2007
località San Silvestro
Sant' Agata De'Goti (BN)

> 19 agosto 2007
MARCIA DELLA PACE E DELLA SOLIDARIETÀ
ore 18.00 - Raduno Marcia della pace e della solidarietà
ore 18.45 - Partenza piazza ex-campo sportivo S. Agata De' Goti
ore 20.00 - Arrivo in località San Silvestro
- Migrazioni e multiculturalità tavola rotonda
ore 21.30 - Festa africana con Dj Aly
Kebab e Cous Cous - i profumi e i sapori dell'Africa Mediterranea
Balliamo per e con l'Africa

www.unmondodimondi.it
info@unmondodimondi.it
info 340 8537351--

martedì, gennaio 16, 2007

Speciale World Social Forum. Redattore Sociale racconta da oggi il grande raduno di Nairobi

AFRICA - Speciale World Social Forum.
Redattore Sociale racconta da oggi il grande raduno di Nairobi (20-25 gennaio) con un notiziario speciale gratuito, attraverso i corrispondenti di News from Africa e l'inviato a Nairobi. Nella nuova sezione Africa, a disposizione anche i 215 reportage pubblicati da marzo 2003 a oggi.
- Attesi oltre 100 mila delegati. Così la capitale keniana si prepara alla prima edizione completamente africana del summit mondiale dei movimenti per una globalizzazione alternativa.
- A Nairobi anche una delegazione della Caritas Italiana, che plaude alla scelta dell'Africa.
- Sempre più diffusa in Kenya la minaccia del turismo sessuale per ragazze e ragazzi minorenni, attratti da false promesse e guadagno facile. Debole il governo per paura dell'industria turistica. Parlano il missionario "Kizito" Sesana e il console italiano a Nairobi.

appello per il Darfur

Cari amici,
il 2007 si apre con buone e cattive notizie e molte speranze per i mesi a venire. Il governo di Khartoum ha firmato un cessate-il-fuoco di 60 gg con le forze ribelli del Darfur, stando alle dichiarazioni di un mediatore dello stato americano del New Mexico. Inviati speciali dell'ONU in Sudan avrebbero invece segnalato la volontà del regime di instaurare un nuovo dialogo con le forze ribelli. Noi di Italian Blogs for Darfur non dimentichiamo però che già nel maggio del 2006 ad Abuja era stato firmato un trattato di pace, i cui accordi non sono mai stati rispettati.
Nel corso dell'anno appena conclusosi, abbiamo cercato di fare tanto, talvolta senza successo, altre volte con inaspettati risultati, ma sempre e comunque con notevole difficoltà. E' il muro dell'indifferenza l'ostacolo più grande da superare. Ma noi contiamo sulla vostra sensibilità e solidarietà. Insieme si può fare tanto.
Chiediamo più informazione, ma soprattutto una maggiore qualità dell'informazione e più spazio a chi non può pagarselo. La televisione, soprattutto quella pubblica, ha l'obbligo morale di dare voce a chi soffre quotidianamente l'arroganza e la violenza dei regimi totalitari del mondo. Nel Darfur, ogni giorno, le storie di violenza e di morte si susseguono inesorabili. Ma i media italiani continuano a ignorarle.
In 1000 avete firmato il nostro appello per il Darfur! Grazie.
Più di mille internauti hanno già firmato il nostro appello on-line e nuovi vignettisti hanno accolto il nostro invito per "Una vignetta per il Darfur".
Ma non ci sono novità dal fronte della pace. Gli scontri continuano più feroci che mai nel Darfur e rischiano di estendersi ai Paesi confinanti, riaccendendo anche i rancori tra Nord e Sud del Sudan. La comunità internazionale è immobile dinanzi a tante atrocità, legata ai troppi interessi che pesano nello scacchiere internazionale, dai traffici d'armi e di petrolio della Cina e della Russia alle ingerenze francesi in Ciad, e alla sorda indifferenza delle Nazioni democratiche del mondo, prime fra tutte l'Italia, nella quale i colorati mercatini di Natale ruberanno la scena al mercato della vita in Darfur, dove i saldi sono già iniziati da anni. Fuori tutto.

"UNA VIGNETTA PER IL DARFUR"
La fantasia al servizio dell'informazione.
Continua l'iniziativa di Italian Blogs for Darfur rivolta ai vignettisti italiani. Visitate il blog http://itablogs4darfur.blogspot.com per consultare le 29 vignette dedicate al dramma del Darfur. Tra gli ultimi ad aderire in ordine cronologico: Squillante, Sergio Staino, Mauro Biani, Giò.
Un caro saluto
Cc: Italian Blogs for Darfur (IB4D) - http://www.savetherabbit.net/darfur - itablogsfordarfur@savetherabbit.net