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venerdì, aprile 24, 2020

Anziani al tempo del Coronavirus. Uscire dall'incubo sanitario e sociale.

Benevento: Ieri una buona iniziativa. Anziani al tempo del Coronavirus. Soddisfazione di Pasquale Orlando che ha promosso l'iniziatica con Fap Acli Napoli, Cives Benevento e Sannio Social Factory. Uscire dall'incubo sanitario e sociale. "Un approfondito confronto sulla questione anziani al tempo del coronavirus. Con esperti e operatori sociali e sindacali della terza età un dialogo ricco di prospettive di azione e di proposte, illuminato dalla pastorale di Francesco."

venerdì, settembre 30, 2011

Londra/Seminario internazionale "Lavoro, partecipazione, democrazia"

A Londra quattro giorni di incontri per parlare della situazione lavorativa di giovani, donne e italiani all'estero

Uno sguardo al mondo del lavoro in Europa e a quello degli italiani all’estero. Ma non solo, la condizione di giovani e donnenel mercato del lavoro europeo, le politiche attive del lavoro e la riduzione delle disuguaglianze sociali, le nuove forme della rappresentanza e il rapporto tra lavoro, partecipazione e democrazia. Di tutto questo si parlerà a Londra, dal 6 al 9 ottobre, in una quattro giorni di respiro internazionale promossa dalle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani). Un’occasione anche per fare il punto sulla presenza delle Acli nel mondo e sulle condizioni dei nostri connazionali all’estero in tempo di crisi.

Si parte giovedì pomeriggio, 6 ottobre, presso l’Ibis London Earls Court Hotel (47, Lillie Road Earl’s Court), con il seminario del Patronato Acli dedicato al tema: “Quale futuro previdenziale per i giovani lavoratori in Europa? Il ruolo del patronato nella previdenza e nell’advocacy in Europa”. Intervengono: Krzysztof Pater, del Comitato economico e sociale europeo (Cese), che presenterà il parere dell’organismo in merito al Libro Verde della Commissione europea sui sistemi pensionistici; Stefano Ricci, della direzione generale delle politiche previdenziali del Ministero del Lavoro; Fabrizio Benvignati, vicepresidente delegato del Patronato Acli.

Venerdì mattina, 7 ottobre, l’Assemblea generale della Fai, la Federazione delle Acli internazionali (Fai), con i presidenti e i rappresentanti delle Acli in Argentina, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda e Svizzera.

Sarà l’occasione per fare il punto sulla condizione degli italiani all’estero e riflettere sulle questioni in sospeso del rinnovo degli organismi di rappresentanza e della riforma del sistema elettorale deiComites e del Cgie.

Dal pomeriggio di venerdì a domenica 9 ottobre, il seminario internazionale “Work, Partecipation, Democracy (People, Rights, Civil Economy)”. Promosso dalle Acli con il sostegno del Centro europeo per i problemi dei lavoratori (Eza). Finanziato dall’Unione europea, con il patrocinio del Cese.

Tra gli interventi, nell’arco dei tre giorni: Piergiorgio Sciacqua, co-presidente Eza; Gijs Van Houten, responsabile per la ricerca di Eurofound; Martin Oelz, specialista giuridico dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil); Luca Jahier, presidente del terzo gruppo Cese;Conny Reuter, presidente della Social Platform; Bogdan Iuliu Hossu, presidente della Confederazione sindacale nazionale romena “Cartel Alfa”; Alfons Collado, del Movimento europeo dei lavoratori cristiani, già presidente dell’Acciò Catòlica Obrera (Aco); Alison Tate, direttore delle Relazioni esterne della Confederazione internazionale dei sindacati; Giuseppe Porcaro, segretario generale del European Youth Forum; Marco Cilento, consigliere della Confederazione europea dei sindacati; Georg Hupfauer, presidente del Movimento cattolico dei lavoratori tedeschi (Kab).

Partecipano il presidente nazionale delle Acli e della Fai, Andrea Olivero, e il vicepresidenteMichele Consiglio, responsabile della “Rete mondiale aclista”. Si terrà infine a Londra, nei giorni del seminario, la seconda tappa del percorso formativo dei Giovani delle Acli, impegnati nello sviluppo dell’associazione giovanile all’estero.

È da qualche anno che il lavoro – in Europa, nel cuore dell'Occidente – è tornato al centro di un dibattito sempre più preoccupato e allarmato. La discussione europea sul "lavoro dignitoso" ha guardato, fino ad un decennio fa, fuori dei propri confini, verso oriente e verso i tanti sud del mondo.Oggi, fenomeni che non è più sperabile considerare recessivi o contingenti, hanno riportato quella discussione nel cuore del vecchio continente, non solo per l'allargamento ad Est dell'Unione e non solo confinandola in alcuni (pochi) Paesi.
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mercoledì, ottobre 20, 2010

Luca Jahier, eletto ai vertici del Comitato Economico e Sociale Europeo, il ponte tra l'Unione Europea e la società civile europea.


Oggi, 19 ottobre 2010, insediamento della nuova consigliatura quinquennale del CESE, la struttura del democrazia partecipativa europea che ha oltre 50 anni ed è oggi composta da 344 membri provenienti dai 27 paesi membri dell'Unione europea, Luca Jahier è stato eletto Presidente del 3° Gruppo del CESE, i cui 109 membri rappresentano gli agricoltori, le piccole e medie imprese, le professioni liberali, le associazioni e fondazioni, le organizzazioni famigliari e umanitarie, le cooperative e le imprese sociali, i consumatori, le organizzazioni ambientaliste e dei diritti umani.
Il CESE è stato istituito nel 1957 dai Trattati di Roma. Composto di rappresentanti degli interessi delle varie componenti socioeconomiche della società, elabora – servendosi delle specifiche competenze dei suoi membri – pareri su tutta una serie di questioni di portata europea, destinati al Parlamento europeo, alla Commissione e al Consiglio dei ministri. Il Trattato di Lisbona ha notevolmente ampliato il numero di settori per i quali la consultazione del CESE è obbligatoria e su molti altri settori il CESE esercita il diritto di iniziativa e sviluppo il dialogo civile sia a livello comunitario, che con i paesi cui i quali sono in corso negoziati di adesione e con la grande maggioranza dei paesi e delle aree del mondo intero.

Luca Jahier, 47 anni, torinese, giornalista pubblicista, esperto di cooperazione internazionale allo sviluppo, già Presidente della FOCSIV (1994-1999), Responsabile europeo e internazionale delle ACLI (2000-2008), Segretario di Retinopera dal 2002 al 2007, Presidente del Consiglio nazionale ACLI dal 2008. Membro del Comitato Economico e Sociale Europeo dal 2002, dal 2006 è Vicepresidente del 3° Gruppo – Interessi diversi del CESE ed è stato autore di numerosi pareri, tra l'altro sull'agenda sociale europea, sull'Alleanza europea per le famiglie, sulla cooperazione con i paesi ACP (di cui ha anche presieduto il Comitato di monitoraggio ACP - UE nel passato biennio), sulla cooperazione Africa - Cina - Europa, sulla dimensione esterna della Strategia di Lisbona e da ultimo sull'economia sociale in Africa ed è stato tra i promotori del Forum europeo Immigrazione e integrazione, costituito due anni or sono dal CESE e dalla Commissione europea per coinvolgere la società civile europea nei processi legislativi concernenti l'immigrazione legale nell'UE.

Nel suo discorso di insediamento, Luca Jahier ha sottolineato la portata della sfida che sta di fronte ai membri del CESE in questo nuovo mandato, con l'entrata in vigore del nuovo Trattato di Lisbona e con gli spazi immensi che ora si aprono per tradurre in concreto il disposto dell'art 11 concernente la democrazia partecipativa, ma anche la nuova clausola sociale orizzontale e altre disposizioni concernenti per esempio i servizi di interesse generale. Le parole chiave della presidenza Jahier saranno "continuità", "innovazione" e "lavoro di squadra", e secondo un piano riassunto in "6 C" (dialogo civile, consultazione, consenso, categorie, comunicazione e cultura), nella prospettiva in particolare dei prossimi anni europei, 2011 sul Volontariato, 2012 sulla solidarietà tra le generazione e 2013, ancora in orso di definizione, sulla Cittadinanza attiva.
Nei prossimi due anni e mezzo Luca Jahier sarà affiancato nel suo compito da tre Vicepresidenti: Arno Metzler, tedesco, professioni liberali; Maureen O'Neil, scozzese, mondo del volontariato e della lotta alla povertà; Jillian van Turnhout, irlandese, da poco vincitrice del premio nazionale "Imprenditrice sociale del 2010" e attiva nel campo della protezione dei minori.

Maggiori informazioni sul lavoro del Gruppo III del CESE sul sito: http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.fr.group-3

martedì, agosto 10, 2010

Ecco gli italiani dai piedi leggeri. di Franco La Cecla

leggo questa riflessione sul sito del Sole24ore che da una lettura della condizione dei giovani e della difficoltà a costruire nuova classe dirigente in Italia.

http://www.ilsole24ore.com/

C'è una nuova classe, apparentemente invisibile, che si sta formando da circa vent'anni, una classe che non fa parte della borghesia italiana, che non rientra nell'esercito di precari, né in quello dei raccomandati per famiglia, politica, censo e appartenenza. È una strana compagine di quarantenni, trentenni, ventenni che ha abbandonato l'Italia appena finiti gli studi, o addirittura durante gli studi, fulminata sulla via dell'Erasmus dalla scoperta che la vita all'estero, in Europa, poteva essere tre volte più interessante, facile, appassionante che in Italia. Non si tratta di emigrati nel vero senso della parola e nemmeno di una fuga di cervelli, ma di italiani, ragazzi e ragazze, uomini e donne che stanno all'estero in Europa «come se fossero in Italia».


Quella che mi sembrava una scelta individuale era già invece la scelta di migliaia di architetti, esperti di comunicazione, curators d'arte, videoartisti, fotografi, psicologi, antropologi, registi, artisti, musicisti, danzatori e danzatrici. Il mio amico Emiliano Armani, piacentino, stava da quindici anni a Barcellona. Vi era andato a cercare una formazione in Italia impossibile, quella nello studio del grande Miralles che ti prendeva in stage, ma ti pagava anche. Incredibile per un giovane architetto che era abituato ad essere sfruttato dagli studi milanesi o a volte dover pagare per lavorare in un'agenzia di una grande firma. Emiliano sta ancora a Barcellona, la situazione è cambiata, un po' più difficile, oggi con la crisi, ma non ha la più vaga intenzione di tornare in Lombardia.Hanno scoperto che le complicazioni burocratiche, il clima fatiscente e ricattatorio dell'università italiana, lo strangolamento delle potenzialità giovanili è una malattia solo italiana e semplicemente, rapidamente si sono messi in salvo con un'ora di aereo, chi a Barcellona, chi a Berlino, chi a Parigi, chi ad Amsterdam e altri in Polonia, Portogallo, a Londra, e perfino a Riga e Vilnius.
Io che sono più anziano di loro, ho scoperto a un certo punto che era stupido vivere in una città cara e inefficiente come Milano e che Parigi offriva molto di più con un costo della vita molto inferiore e un'apertura al mondo impossibile a Milano. Quando mi chiedevano dieci anni fa perché stessi a Parigi rispondevo: «È l'unica città italiana che funziona». E non era una battuta, davvero per me Parigi era quello che l'Italia poteva essere se non fosse stata governata negli ultimi cinquant'anni da una classe dirigente che faceva e fa di tutto per restare indietro rispetto all'Europa e al mondo.
La mia era una protesta contro le regole ridicole di una società, quella italiana, che umiliava il merito e ignorava la globalizzazione con un disprezzo verso la cultura, gli intellettuali, i ricercatori. Ricordo ancora l'incredibile piacere di essere chiamato da agenzie sconosciute, da datori di lavoro mai visti, da centri di ricerca i cui direttori non mi avevano mai invitato a cena, ma avevano letto le mie ricerche. Che felicità essere giudicato dal proprio fare e non dalla propria rete di compiacenti alleati!

È lui però a dirmi che in realtà ha scoperto di essere italiano proprio a Barcellona. Perché, dice, gli italiani in Italia sono individualisti e non fanno quasi mai gioco di squadra, è solo all'estero che scoprono di avere qualcosa di particolare che li distingue dagli altri, un'italianità che gli "altri", gli "stranieri" riconoscono subito e che è considerata una qualità e non solo un tic nervoso. E ribadisce che Barcellona per lui è una città italiana, nel senso che lui ci si muove pensando di restare italiano, di non perdere i contatti con l'Italia. Ma è da Barcellona che può agire con una libertà e una creatività che in patria sarebbe solo punita come impertinenza giovanile e incapacità di rispettare faccendieri, speculatori, malavitosi e politici ignoranti.

Michele Ferrà è un siciliano che si è trasferito a Berlino per impiantare una casa di produzione di video e film. Berlino gli dà la tranquillità, l'efficienza, la convenienza - qui la vita costa quattro volte meno che in Italia - e una rete mondiale di contatti. Michele rimane siculo e palermitano fino in fondo, ma non tornerebbe mai a Palermo, città a cui non perdona il carattere nero, spaventosamente squallido e corrotto, la voragine della connivenza mafiosa e l'incapacità di sperare e di fare. Eppure lui non diventerà berlinese, né americano - paese in cui va spesso - né thailandese, paese in cui gira i suoi film.
Matteo Pasquinelli è un ricercatore nel campo dei mass-media e dei cultural studies. Ha fondato Rekombinant, è una delle persone più informate e preparate sul mondo del web, della trasformazione post-globale, delle mutazioni del neo-capitalismo. Pensate che gli abbiano mai offerto nulla in Italia? Pensate che l'Università di Bologna gli abbia spalancato le porte dei laboratori? Ma nemmeno per sogno. Allora sono dieci anni che vive sostenuto da istituzioni britanniche, olandesi, tedesche e che continua a inventare analisi della situazione reale, a scrivere sulle riviste specializzate, ad aprire siti. Lui non diventerà olandese, né tedesco perché è indelebilmente uno spinozista romagnolo, epicureo riminese, nelle sue valigie stipa, a ogni ritorno, farina di castagne dell'Appennino e sangiovese.

Quando andiamo a spasso in una delle sue città europee alla ricerca di un ristorante che non ci faccia troppo sentire la nostalgia a me della caponata e a lui della piadina, ho l'impressione che qualcosa di differente sta accadendo a una parte d'Italia. Queste persone e molte, moltissime altre sono l'Europa, senza bisogno di troppi discorsi e teorie, e hanno capito qualcosa che i teorici dell'Europa non hanno mai capito: che l'euro e l'Europa sono la possibilità di restare italiani, greci, spagnoli, francesi senza essere umiliati dalle stupide politiche nazionali dei rispettivi paesi. Essere europei significa mantenere una propria identità senza doverla confondere con un'appartenenza a una classe dirigente che in patria blocca i processi d'apertura e trasformazione.
Ovviamente questo è il quadro positivo, profondamente innovatore di questa compagine di nuovi europei, sono quello che George Steiner chiama "luftmenschafte", uomini dai piedi leggeri, una definizione sprezzante con cui i nazisti appellavano gli ebrei e tutti i cosmopoliti. La parte tragica sta nel fatto che questo è il risultato di un'espulsione: per l'Italia si tratta della liquidazione di una potenziale classe dirigente di professionisti, pensatori, ricercatori, imprenditori. E questa è davvero una tragedia: ognuno dei miei amici italiani in Europa condivide amari ricordi di strade bloccate, di rifiuti, di offerte di lavoro ricattatorie, di posti universitari in cambio di una beota fedeltà alla noia accademica.
Allora stare in Europa è diventata anzitutto una forma di cura, un dirsi: ma no, ma no, il mondo non può essere così meschino, c'è merito, speranza, possibilità di trovare persone con cui costruire assonanze e con cui inventare, sperimentare, creare senza il peso di coloro che hanno sempre fatto sì che il mondo dovesse sembrare solo un circolo chiuso e vizioso.

lunedì, novembre 23, 2009

Napoli: Forum della società civile: Verso il 2010 anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale


La Rappresentanza in Italia della Commissione europea organizza, con il Comune di Napoli e la Regione Campania, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, un Forum della società civile, dedicato alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Trecento partecipanti, italiani ed europei, si confrontano sui temi della nuova agenda sociale europea. Un’occasione di dialogo e di confronto tra la società civile, le istituzioni e il mondo accademico, in vista delle iniziative dell’Anno europeo 2010, dedicato dal Parlamento europeo e dal Consiglio UE, alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Intervengono al Forum, tra gli altri: Gianni Pittella, vice presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea, Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania, Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità, Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli, Rita Levi Montalcini, senatrice a vita, Alfredo Pallone, eurodeputato della Commissione parlamentare affari economici e monetari, Raffaele Tangorra, direttore generale della DG Inclusione e Diritti sociali del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, Guy Standing, docente dell'Università di Bath e Co-Presidente Basic Income Earth Network, Ludo Horemans, presidente dello European Anti Poverty Network.


Iscrizione on-line: Forum della società civile in vista dell'anno europeo 2010

Focus tematici:

Nota bene: tutti i focus si terranno alle ore 14.30 il giorno 27 novembre 2009. E' possibile effettuare una sola registrazione

__________________________

Contatti:

Elena Montani – 06.69999215 – Elena.montani@ec.europa.eu
Anne Marie Hazeloop – 06.69999253 – anne-marie.hazeloop@ec.europa.eu

Documenti da scaricare

giovedì, luglio 16, 2009

UN PARTITO FIGLIO DI NESSUNO

Stefano Menichini dal quotidiano "Europa" del 14.07.2009

Hanno scambiato il Partito democratico per qualcos’altro.
Per un punching-ball. Un tram. La Casa del Grande fratello. Hyde Park Corner. Un albergo a ore.
Una pedana del wrestling. Un posto dove ognuno possa fare e dire quello che crede, andare e venire a piacimento, farsi forte e bello finché sono accesi i riflettori. Un posto dove conta solo il posto che danno a me, il ruolo che danno a me, la visibilità che danno a me.
Se non è abbastanza, sparo a zero su tutto e su tutti.
Vediamo all’opera gli attori di questa recita poco divertente. Alcuni lo sono in senso tecnico, altri perché interpretano in senso teatrale il proprio mestiere, magistrato o politico, altri ancora perché la politica li ha trasformati da persone autorevoli in dichiaratori senza rete. Ma non sono loro i soli colpevoli.
C’è chi li ha messi in condizione di nuocere. Un gruppo dirigente che sembra non voler bene al proprio partito, tanto che a ogni occasione ne disconosce paternità e maternità. C’è chi non riconosce il Pd perché non gliel’hanno fatto fare come volevano loro (Veltroni e Franceschini), chi perché non hanno ascoltato i suoi consigli (Bersani), chi perché è finito in minoranza (Rutelli), chi perché non gli hanno telefonato (D’Alema), chi perché gli ha portato più male che bene (Prodi).
Chi perché gli anziani fanno ostacolo e chi perché i giovani sono supponenti. Chi perché i comunisti contano ancora troppo e chi perché contano troppo i democristiani.

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martedì, luglio 29, 2008

Sicurezza, Ue: '''Pacchetto' viola diritti umani e principi umanitari''

Bruxelles, 29 lug.- (Adnkronos/Aki)- "La preoccupazione per la sicurezza non può essere l'unica base per la politica di immigrazione. Le misure prese in Italia violano i diritti umani e i principi umanitari e possono provocare ulteriore xenofobia". Sono durissime le parole usate del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, presentando un rapporto sul pacchetto sicurezza adottato dal governo sulla base della sua visita compiuta a Roma il 19 e il 20 giugno. Il Commissario, si legge in un comunicato, "ha espresso forte preoccupazione per il 'pacchetto sicurezza' che sembra prendere di mira gli immigranti rom, e per la dichiarazione dello stato di emergenza in tre regioni italiane". Secondo il rapporto Hammarberg "la frequente adozione di misure legislative d'emergenza e di altre miusre da parte di uno Stato membro del Consiglio d'Europa indica la grave debolezza del meccanismo statale che sembra non essere in grado di trattare con i problemi sociali". Per Hammarberg "la vasta maggioranza dei Rom e dei Sinti hanno urgente bisogno di reale protezione dei propri diritti umani, in particolare i diritti sociali, come il diritto di alloggi adeguati ed istruzione, da parte delle autorità nazionali, regionali e locali". "Adottare lo Stato d'emergenza e fornire maggiori poteri ai 'commissari speciali' e alla Polizia - ammonisce ancora il Consiglio d'Europa - potrebbe non essere la migliore opzione possibile per trattare con i bisogni delle popolazioni Rom e Sinti". E critica le condizioni di vita in campi nomadi "come il Casilino 900" a Roma sono "inaccettabili". "Le autorità italiane devono dare priorità all'adozione di misure per il miglioramento delle condizioni di vita dei Rom e dei Sinti". "Le autorita' italiane -prosegue il documento- devono sforzarsi per fornire ai Rom e ai Sinti alloggi adeguati, che significano abitazioni strutturalmente sicure , anche da un punto di vista igienico e sanitario". "Lo sgombero dei Rom e dei Sinti non dovrebbe mai essere eseguito se le autorità non sono in grado di fornire alternative disponibili, in alloggi adeguati. Nel caso in cui questi sgomberi sono giustificati - prosegue Hammarberg nel rapporto - devono essere condotti nel pieno rispetto della sicurezza e della dignità delle persone coinvolte ed in stretta consultazione con le associazioni che difendono i loro interessi". ''Un'attenzione speciale", si sottolinea infine nel rapporto, deve essere rivolta alla "protezione dei diritti umani dei bambini Rom e Sinti, come stabilito, in particolare, dalla Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dei bambini".Nel mirino di Hammarberg anche "la decisione di criminalizzare l'ingresso di migranti e il soggiorno irregolare". In questo il commissario del Consiglio d'Europa vede "un preoccupante allontamento dai principi della legge internazionale vigente". Tali misure, dichiara, "possono rendere più difficile per i rifugiati chiedere l'asilo e potrebbe provocare un'ulteriore stigmatizazione e marginalizzazione di tutti i migranti". L'elenco delle critiche del Consiglio d'Europa non si ferma qui. Hammarberg "nota con grande preoccupazione che l'Italia ha forzatamente rimandato migranti in paesi in cui è provato l'uso della tortura". Il Commissario fa riferimento al "cittadino tunisino espulso per ordine del ministro dell'Interno, nel quadro della legge sulle misure d'emergenze per combattere il terrorismo", dichiarandosi "contrario al fatto che tali decisioni siano prese sull abase di assicurazioni diplomatiche".Il riferimento è Essid Sami Ben Khemais, espulso in giugno, nonostante avesse fatto ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo contro un precedente decreto di espulsione. La Corte aveva decretato la sospensione del decreto visto che la Tunisia "non garantisce i diritti umani". Nel comunicato diffuso anche a Bruxelles Hammarberg aggiunge: "Il diritto dell'appello (contro l'espulsione) è una pietra miliare del sistema europeo di tutela dei diritti umani". Infine, il commissario "esorta le autorità italiane a procedere rapidamente con la creazione di un'efficace istituzione nazionale sui diritti umani, per rafforzare il sistema di protezione del paese".

mercoledì, giugno 18, 2008

IMMIGRAZIONE - Direttiva rimpatri, "vince l'Europa della diffidenza"

Estensione fino a 18 mesi della permanenza nei Cpt ("ma solo in casi eccezionali, lo standard sarà di 6 mesi), e bando di 5 anni del rientro sul territorio Ue per gli irregolari. Sono tra i provvedimenti più contestati della direttiva approvata oggi in prima lettura dal Parlamento Europeo, con 369 voti a favore, 197 contrari e 107 astensioni. Le reazioni dei favorevoli e dei contrari. Fava (Pse): "Ha vinto l’Europa della diffidenza". Mauro (Ppe): "Ora in Europa non ci saranno più misure isolate sull'immigrazione". L'appello di Amnesty. L'Arci: "Una delle pagine più oscure nella storia d’Europa"

giovedì, giugno 12, 2008

65 ore di lavoro settimanale: almeno alcune perplessità sulla proposta UE


Michele La Rosa- 12/06/2008
Come al solito la Comunità Europea dà un colpo al cerchio ed uno alla botte....e la nostra nazione ha subito cambiato "registro". Ambivalente la posizione dell’U.E. che recepisce la parità di trattamento per i lavoratori temporanei e a tempo indeterminato, ma nel contempo dà il proprio assenso affinchè i lavoratori possano lavorare più di 48 ore raggiungendo le 60 ore fino alle 65 ore settimanali lasciandolo al giudizio del lavoratore.
Sono in disaccordo per ameno tre motivi:-si va sempre più verso la "individualizzazione" del rapporto di lavoro che renderà sempre più forti i già forti e sempre più deboli i più deboli; chi si preoccuperà della qualità del lavoro e delle organizzazioni?-ciò danneggerà l'occupazione specie dei più giovani; -non ne trarrà certo benefici la qualità del lavoro dei soggetti ed anche delle famiglie laddove il lavoratore per far fronte ad esigenze economiche sarà sempre più costretto a non essere in famiglia.
Ovviamente la nostra nazione si è allineata; e forse è significativo registrare che SOLO cinque nazioni hanno votato contro ed aspramente criticato la proposta (Spagna, Belgio, Grecia, Ungheria, Cipro); ben magra soddisfazione. La proposta va detto per completezza che,del resto, è stata criticata anche dai sindacati europei.

Il nostro paese -è stato detto- è per la "semplificazione" delle norme che regolano il rapporto di lavoro, e che, nella misura in cui va verso la "individualizzazione" del rapporto stesso (contraddicendo ad un secolo di orientamenti differenti) è anche nel segno di quanto chiesto- non tanto paradossalmente- dalla Presidente dei giovani industriali italiani.
Non credo però che saranno tutte rose e fiori neppure da questa parte della barricata, visto che gli imprenditori invece che con un sindacato avranno poi a che fare con tanti gruppetti semi-corporativi con cui trattare. E' questo che desiderano sperimentare come nuovo?

mercoledì, febbraio 13, 2008

Campania in retromarcia tra le regioni Ue: I numeri della graduatoria del divario



Sorpassati da sedici territori tra i quali Macedonia, Andalusia, Estremadura, Cornovaglia e Guadalupa

MARCO ESPOSITO La regione più ricca d’Europa è l’area di Londra. La più povera il Nordest della Romania. E la Campania è molto più vicina a quest’ultima che alla prima. Fatta cento la media di ricchezza di un cittadino europeo, Londra è a quota 303 e il Nordest romeno a 24. La Campania, tra le 271 aree messe in fila da Eurostat, occupa la parte bassa della classifica con 66,9 punti, con un preoccupante arretramento rispetto agli anni scorsi, quando era a pochi passi da quella quota 75 che segna il confine statistico tra aree economicamente in salute ed aree arretrate. Le aree povere sono in tutto 69, di cui cinque italiane: oltre alla Campania, sono sotto la soglia Puglia, Calabria, Sicilia e, a sorpresa, la Basilicata, che pure è uscita dal piano di aiuti europei del 2007-2013 perché sembrava ormai stabilmente sopra la soglia. E a preoccupare, oltre che la classifica in sé, è la tendenza. Se si confronta infatti la classifica del 2005, resa nota ieri, con quella del 2000, la nostra regione perde sedici posizioni e viene superata da tre territori della Repubblica Ceca, da cinque della Grecia (tra le quali la Macedonia centrale e la Tessaglia), due della Spagna (Estremadura e Andalusia), una francese (la Guadalupa, territorio d’oltremare), una polacca (la Centrale), una slovena (Vzhodna), una del Regno Unito (la Cornovaglia), una romena (Bucarest) e infine una italiana, la Calabria. Rispetto all’indice di ricchezza dell’Europa a 27 stati - che per definizione è sempre a quota 100 - la Campania è scivolata da 72,9 a 66,9 arretrando di sei punti in cinque anni. Nello stesso periodo (2000-2005) per esempio l’Andalusia è passata da 71,9 a 80,4 con un recupero di otto punti e mezzo rispetto allo standard comunitario. In Italia non c’è nessuna regione più povera della Campania, nonostante come certificano i dati sui fondi europei la regione abbia speso tutti gli incentivi di Agenda 2000 (2000-2006) realizzando il miglior risultato tra le sei regioni del cosiddetto Obiettivo 1 (ovvero del Mezzogiorno). Girando per l’Europa, è ormai difficilissimo trovare un’area più arretrata, almeno tra i paesi con lunga permanenza nell’Unione europea. Dopo esser stata sorpassata da Andalusia ed Estremadura, infatti, la Campania è più povera di tutte le regioni spagnole, così come di quelle irlandesi, britanniche, tedesche (compresa la Germania Est) e ovviamente austriache, belghe, olandesi, scandinave. Le uniche aree dell’Europa a quindici ancora con una ricchezza procapite inferiore a quella campana sono nel Nord del Portogallo e su qualche isola greca. Va rilevato però che se la Campania perde visibilmente colpi, è stata tutta l’Italia nel periodo considerato ad arretrare. Nella classifica 2005 non c’è nessun territorio italiano nella top-15, dove pure fa ingresso un’area dell’Est, Praga, che con una ricchezza pari a 160 si pone molto sopra la Lombardia (136,5) e la provincia autonoma di Bolzano (135,6). Eppure soltanto cinque anni fa Praga era a quota 137 mentre la Lombardia a 155,7 e Bolzano a 158,6. Infine una curiosità: l’Italia nel suo insieme non è stata ancora sorpassata dalla Spagna, anche se nel 2005 la distanza era ormai minima: 104,8 a contro 103.

Bianchi (Svimez): risorse statali mancate in anni cruciali della sfida
«Ma anche le Regioni cambino registro: puntare su grandi scelte»

FRANCESCO VASTARELLA «Ce lo aspettavamo. Il differenziale di crescita nelle regioni del Sud è stato elevatissimo rispetto alle altre aree europee dell’obiettivo convergenza, che sullo sviluppo hanno puntato tutto, non solo gli aiuti Ue». Luca Bianchi, vicedirettore Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno che per statuto promuove lo studio delle condizioni economiche del Sud. Perché una crescita così bassa nonostante la valanga di fondi strutturali dell’Ue dal 2000 al 2006? «Altrove la crescita è arrivata a quota 6% annua con porzione inferiori di finanziamenti europei, al Sud siamo scesi negli ultmi tempi a 0,4-0,5%. Il sistema non ha funzionato». Perché? «Sono state sbagliate le politiche di coesione con i fondi strutturali, in un Paese che complessivamente è cresciuto poco e con effetti moltiplicati nelle aree deboli. Quando si dice aree deboli si intende regioni che rappresentano il 40% della popolazione. A questo bisogna aggiungere le scelte non coerenti, sia quelle dei livelli regionali che di quelle centrali». A quali scelte si riferisce? «Allo Stato che ha fatto un passo indietro rispetto al Sud, con un forte calo delle risorse impegnate dal livello nazionale. In altre parole le risorse Ue sono state viste come sostitutive e non aggiuntive per lo sviluppo, proprio nel momento in cui si doveva puntare su entrambe per dare slancio alla crescita. Insomma, un assurdo passo indietro dello Stato e delle principali aziende pubbliche: non si è creduto nella capacità di crescita». Di quali aziende parla? «Le Ferrovie impegnano al Sud solo il 14% della spesa, tutto il resto va al Centro e al Nord. La stessa cosa per l’Anas. Insomma, lo Stato avrebbe dovuto costringere i grandi investitori a puntare sul Mezzogiorno e soprattutto rispettare il vincolo del documento di programmazione economica e finanziaria del 45% di spesa in conto capitale al Sud. Un modo per spezzare anche la spirale dei reciproci alibi, dello Stato che non ha investito e delle Regioni che non hanno saputo programmare». Per il futuro c’è possibilità di tornare a crescere a sufficienza? «Io sono ottimista. Ma devono appunto cambiare registro le Regioni nella programmazione, puntando su grandi interventi e soprattutto su quelli sovraregionali e sulle grandi reti. Insomma, senza discontinuità continueremo a guardare le regioni europee più deboli che balzano in avanti e con le quali sarà sempre più difficile competere in futuro».


lunedì, giugno 11, 2007

A Napoli dal 12 al 15 luglio la Summer School della Fondazione Mezzogiorno Europa

Il bando lanciato il 1 giugno vede già un boom di domande. Le richieste potranno essere presentate entro il 25 giugno
Dopo il successo riscosso lo scorso dicembre in occasione della prima Winter School , prenderà il via il 12 luglio la Scuola estiva di formazione politica “Cittadini, Politica, Istituzioni” organizzata dalla Fondazione Mezzogiorno Europa (www.mezzogiornoeuropa.it ), il think tank presieduto da Andrea Geremicca che raccoglie l'eredità politico culturale e il bagaglio di esperienze e competenze del "Centro Mezzogiorno Europa", fondato nel 1999 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La Scuola, che si concluderà il 15 Luglio e si svolgerà a Napoli nelle sale della Stazione Marittima, è rivolta a studenti universitari, dirigenti politici e amministratori per un’esperienza di analisi e formazione su temi di stringente attualità quali l’attuale crisi politica italiana, il rapporto fra politica e cultura, Europa e diritti di cittadinanza ed i nuovi modelli di partecipazione.
A confrontarsi con i cento partecipanti, che saranno selezionati attraverso il bando pubblico che si chiuderà il 25 giugno, esponenti del Governo, deputati europei, docenti universitari ed esponenti del mondo della cultura.
Il bando è scaricabile da: www.mezzogiornoeuropa.it/?d=formazione , le iscrizioni alla scuola invece si potranno fare esclusivamente compilando il modulo a questo link: www.mezzogiornoeuropa.it/?d=modulo.
Per ulteriori informazioni : formazione@mezzogiornoeuropa.it .
www.mezzogiornoeuropa.it
Segue il bando:
Cittadini.Politica.Istituzioni
Napoli
12>15luglio2007
Il format
La Fondazione Mezzogiorno Europa bandisce una selezione per titoli volta all’ammissione di 100 partecipanti ai workshop della Summer School. Le scuole di formazione si rivolgono ad una specifica tipologia di destinatari, interessati a partecipare con maggiore consapevolezza alla vita politica: laureati e ricercatori in scienze sociali e umanistiche; policy makers; docenti; quadri di partito e del sindacato.
Location
Centro Congressi Stazione marittima - Molo Angioino, Piazza Municipio - Napoli
Le sessioni
Quattro giorni di seminari e di discussione con personalità della politica, del mondo dell’impresa e delle istituzioni.
- sessione di apertura (giovedì pomeriggio), sessione di chiusura (domenica mattina)
- 4 workshop tematici (venerdì e sabato 9.30 >12.30; 14.30>17.30)
Temi dei workshop
POLITICA E CULTURA:
Come si ricostruisce un rapporto perduto;
LA CRISI ITALIANA:
Sistema elettorale, federalismo, modello istituzionale;
EUROPA E DIRITTI DI CITTADINANZA:
Bioetica, garanzie e tutele, cooperazione, multiculturalismo, libertà di stampa;
NUOVI MODELLI DI PARTECIPAZIONE:
Tavola rotonda con le Fondazioni.

sabato, aprile 14, 2007

TUTTI I DOCUMENTI DA PRESENTARE PER ISCRIZIONE ANAGRAFICA CITTADINI UNIONE EUROPEA

sportello cittadini stranieri

DOCUMENTI DA PRESENTARE PER ISCRIZIONE ANAGRAFICA CITTADINI UNIONE EUROPEA (d. leg.6 febbraio 2007 n. 30 g.u. 27 marzo n. 72).

A. Cittadini UE
B. Familiari comunitari dei cittadini UE
C. Familiari extracomunitari di cittadini UE


A-CITTADINO UE

Soggiorno fino a tre mesi
• Diritto di soggiorno per un periodo di tre mesi senza alcuna formalità
( documento di identità valido per l’espatrio).

Soggiorno oltre i tre mesi
• obbligo iscrizione anagrafica.

Documenti da presentare

1. SE LAVORATORE

Dipendente
• Contratto di lavoro con dichiarazione del datore di lavoro della relativa attualità
• Busta paga

Con collaborazione e progetto
• Contratto lavoro a progetto con durata della prestazione e corrispettivo
• Dichiarazione del committente da cui risulti l’attualità del contratto di lavoro a progetto
• Dichiarazione di gestione separata all’INPS

Socio lavoratore(cooperative)
• Visura camerale della cooperativa
• Fotocopia attribuzione Partita Iva cooperativa
• Dichiarazione Presidente cooperativa da cui risulta l’attualità del rapporto d lavoro e la sua iscrizione nel libro soci
• Busta paga

Autonomo

Di ditta individuale:
• Certificato iscrizione camera di commercio
• Fotocopia attribuzione partita IVA
• Fotocopia licenza comunale ove prevista (chiedere ufficio commercio)
• Dichiarazione documentata di avere risorse economiche sufficienti di cui al successivo punto 2


Amministratore/ socio di società
• Misura commerciale della società di data recente (non superiore ai tre mesi)
• Fotocopia partita IVA della società
• Dichiarazione documentata di avere risorse economiche sufficienti di cui al successivo punto 2
Libero professionista
• Iscrizione all’albo
• Dichiarazione documentata di avere risorse economiche sufficiente di cui al successivo punto 2

2- CITTADINO CON DISPONIBILITA’ DI RISORSE ECONOMICHE SUFFICIENTI

• Dichiarazione dei redditi del proprio paese con traduzione ufficiale asseverata c/o il Tribunale che dimostri il reddito annuo non è inferiore a € 5061.68 ( per n. 2 persone intese come famiglia o unione registrata); €10123.36 ( per ¾ persone intese come famiglia o unione registrata); € 15185.04 ( n. 4/5 persone intese come famiglia o unione registrata)
• TEAM ( tessera europea assistenza malattia ) oppure mod. E111.

3-CITTADINO CHE SEGUE UN CORSO DI STUDIO O FORMAZIONE PROFESSIONALE

• Iscrizione c/o un Istituto pubblico o privato riconosciuto dalla vigente normativa scuole pubbliche, private parificate, istituti riconosciuti dalla Regione, ecc.)
• Dichiarazione dei redditi del proprio paese con traduzione ufficiale asseverata c/o il Tribunale che dimostri il reddito annuo non è inferiore a € 5061.68 ( per n. 2 persone intese come famiglia o unione registrata); €10123.36 ( per ¾ persone intese come famiglia o unione registrata); € 15185.04 ( n. 4/5 persone intese come famiglia o unione registrata)
• TEAM ( tessera europea assistenza malattia ) oppure mod. E111.


B. FAMILIARI COMUNITARI DI CITTADINO UE
• Coniuge
• No partner in quanto in Italia non sono riconosciute le unioni registrate
• Figli di entrambi minori di 21 anni (compresi gli adottati)
• Ascendenti diretti di entrambi i coniugi (padre e madre se a carico)
• Figli di età superiore ai 21 anni se a carico

DOCUMENTI DA PRESENTARE
• Documento di identità alido per l’espatrio rilasciato nel loro paese o passaporto
• Certificati tradotti e legalizzati che dimostrino la qualità di familiare (certificato di matrimonio, nascita, ect.)
• Documenti per gli ascendenti diretti e per i figli di età superiore ai 21 anni che attestino la qualità di familiare a carico (busta paga o dichiarazione dei redditi o cud)
• Attestato richiesta iscrizione anagrafica del familiare
C- FAMILIARI EXTRACOMUNITARI DI CITTADINO UE

INGRESSO
• Passaporto e visto per i primi tre mesi senza iscrizione anagrafica

ISCRIZIONE ANAGRAFICA
• passaporto e visto di ingresso
• permesso di soggiorno
• certificati tradotti e legalizzati che dimostrino la qualità di familiare (certificato matrimonio, nascita)
• documenti per gli ascendenti diretti e per i figli di età superiore ai 21 anni che attestino la qualità di familiare a carico (busta paga o dichiarazione dei redditi o cud)
• attestato richiesta iscrizione anagrafica del familiare cittadino UE