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domenica, novembre 16, 2008

La rivoluzione ambientale: differenze tra U.S.A. e Italia

Leonardo Becchetti - 12/11/2008
Con la nuova leadership americana la differenza tra Italia ed Usa in termini di giustizia climatica non è soltanto un problema di abbronzatura. Ed il tema è drammaticamente importante.
Il segretario dell’ONU Ban Ki Moon ha dichiarato al Forum mondiale di Davos che la guerra del Darfur è nata da una crisi ecologica dovuta alla carenza di fonti di acqua potabile. Il rapporto 2007 sullo sviluppo umano delle Nazioni Unite calcola che i bambini al di sotto di 5 anni nati durante una siccità hanno una probabilità tra il 35 e il 50 percento maggiore di essere malnutriti.

Negli anni ’90 sono morte circa 600.000 persone per disastri naturali collegati ai problemi del clima, di questi il 95 percento nei paesi poveri.
Da queste drammatiche evidenze è nato un nuovo concetto, quello di “giustizia climatica”, che lega inscindibilmente i problemi del clima a quelli della povertà e della giustizia sociale. E’ del tutto evidente infatti che impegnarsi contro il riscaldamento globale non è un atteggiamento “ecocentrico” in quanto le maggiori vittime delle catastrofi ambientali sono le popolazioni di quei paesi che hanno minori risorse e tecnologia per difendersi dalle calamità. Per questo motivo contribuire alla riduzione delle emissioni globali vuol dire allo stesso tempo lottare contro una delle conseguenze più nefaste della povertà economica.
Assumendo un atteggiamento di prudenza ed evitando catastrofismi speriamo tutti che l’ecosistema disponga di meccanismi spontanei di riequilibrio contro il fenomeno dell’aumento della temperatura media volti per evitare gli scenari negativi più temuti. Allo stesso tempo dobbiamo però constatare che le trasformazioni occorse negli ultimi anni e sotto gli occhi di tutti dipendono da un aumento di temperatura media di 0,76 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-rivoluzione industriale. In uno scenario senza interventi correttivi l’aumento di temperatura media arriverebbe a 6.4 gradi nel 2100 con conseguenze probabilmente drammatiche
La questione ambientale non è più, dunque come si riteneva fino a pochissimo tempo fa, un problema intergenerazionale che riguarda principalmente le generazioni future. Essa riguarda la generazione presente ma, come molti problemi, può essere trasformata in opportunità.
Il famoso rapporto Stern sottolinea infatti che, nello scenario senza intervento, i costi legati ai danni del cambiamento climatico possono arrivare al 20 percento del PIL mondiale mentre investendo l’un percento del PIL mondiale in un programma di riconversione industriale verso la sostenibilità ambientale è possibile neutralizzare la quasi totalità di questi maggiori costi.
Il programma del nuovo presidente americano, preoccupato dell’emergenza climatica ma anche desideroso di emanciparsi dalla dipendenza dai paesi petroliferi per l’approvvigionamento di energia prevede di investire 150 miliardi di dollari nel settore delle energie rinnovabili e della riconversione ambientale calcolando che da essi possano nascere almeno 5 milioni di posti di lavoro. La rivoluzione ambientale (nuovi modelli ibridi di automobili, impianti di energia rinnovabile, modifica dell’edilizia in direzione di una maggiore sostenibilità ambientale) sarà probabilmente l’equivalente della Tennessee Valley Authority rooseveltiana con la quale, con un programma di spese infrastrutturali, l’allora presidente degli Stati Uniti fece uscire il paese dalla grande depressione seguita alla crisi del ’29.
Il “visionario” Rifkin vede, in un parallelo con la rivoluzione della new economy e di internet degli anni ’90, la nascita di “intergrid”, ovvero di una rete di auto produttori locali di energia che scambiano la stessa sul mercato.
E noi in che direzione andiamo? Quella dell’ostruzionismo nei confronti del trattato di Kyoto ergendoci a leaders di coloro che si oppongono al cambiamento. Forse anche il nostro governo ha capito l’opportunità ventura di conciliare creazione di valore economico, sociale ed ambientale attraverso la nuova rivoluzione ambientale. Ma con la solita furberia italiana, che denota la nostra scarsa affidabilità ma che noi riteniamo indice di grande intelligenza, sta cercando di beneficiare di un bene pubblico globale (la sostenibilità ambientale) pagando il prezzo più basso possibile.

domenica, ottobre 19, 2008

Liberismo italiota:il caso dell'acqua.

Privatizzare l'acqua
Ci si aspetterebbe un serio dibattito politico su questo tema. Ma non ne avvertiamo i segnali.


di Mariano Leone
Diciamocelo e preoccupiamoci. Come per le autostrade costruite con i nostri soldi e dati in gestione a privati ci si appresta a fare la stessa cosa anche con l’acqua.. Si ! L’acqua dei nostri rubinetti sarà privatizzata . Abbiamo costruito gli acquedotti con i nostri soldi (l’acquedotto pugliese ha una storia epica) ed ora rischiamo di darlo in gestione ai privati. Con l ’art. 23 BIS DEL DECRETO LEGGE 112 si prevede l’affidamento diretto a società non pubblica ( quindi a privati) del servizio idrico. Con il titolo: Servizi pubblici locali di rilevanza economica, il decreto prevede che dal 31 Dicembre 2010 l’acqua possa essere privatizzata . La stessa norma priva gli enti locali della loro competenza nella gestione del territorio. Il pacchetto di norme non è un capolavoro di chiarezza. Il rinvio a regolamenti attuativi contribuisce ad incrementare le zone d’ombra, come pure indeterminata appare la regolamentazione della fase transitoria. Le modalità di affidamento legittimo a regime e le deroghe sono inoltre afflitte da una genericità preoccupante . Ma su tutto questo grava come un macigno il metodo. Un problema vitale come l’ipotesi di privatizzazione dell'acqua non può avvenire senza un dibattito parlamentare ed in assenza di dibattito pubblico. Gestire l’acqua significa gestire le falde, gestire il territorio. Sono ambiti che non possono essere affidati a privati. Le esperienze di gestione privata del sistema idrico sono state denunciate più volte come esperimenti negativi risolti comunque con l’incremento delle bollette per i consumatori. Il servizio idrico è quello che ha più resistito al processo di privatizzazione, ora con una norma ( art. 9 bis) “ le concessioni relative al servizio idrico rilasciate con procedure diverse dall’evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del 31 Dicembre 2010 …” Tradotto significa che dal 1 gennaio 2011 ci saranno nuove assegnazioni del servizio idrico. Liberismo italiota . Senza andare allo specifico per non appesantire questa narrativa , qual’è la filosofia politica di fondo? Si cerca di realizzare una concezione liberistica tutta italiana . Da una parte un processo di privatizzazione e dall’altra un rapporto privilegiato con chi già detiene una presenza massiccia sul mercato. Noi riteniamo che il sistema idrico sia dichiarato privo di rilevanza economica e pertanto debba sfuggire a questo processo di privatizzazione. Attendiamo un serio dibattito politico su questo tema. Ma non ne avvertiamo i segnali.
da Barilive.it

mercoledì, dicembre 19, 2007

Acqua, bene comune o di pochi?

Diritti umani e Pace
Acqua, bene comune o di pochi?

Angela Schito - 17/12/2007

Lo chiamano “il popolo dell’acqua”: sono giovani, adulti, donne e uomini da ogni parte d’Italia e insieme si battono giorno per giorno a favore dell’acqua come BENE COMUNE.


Di recente si è costituito in Italia il Forum dei Movimenti per l’ Acqua, una “rete di reti” che al suo interno raccoglie comitati territoriali, associazioni culturali, parrocchie, organizzazioni sindacali e politiche. E’ un movimento silenzioso, perché le sue azioni quotidiane non fanno notizia, ma sufficientemente agguerrito da porre un veto al processo di privatizzazione del servizio idrico in atto nel nostro Paese: in soli due anni è riuscito a presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela e la gestione pubblica dell’acqua.
Il processo di privatizzazione dell’acqua, altrimenti definito di “petrolizzazione” (con tutto il portato simbolico di questa espressione), ha interessato i Paesi occidentali e, con maggiori ricadute, i Paesi in via di sviluppo a partire dagli anni 80. Il principio che sottende la privatizzazione è quello che l’acqua, alla stregua di una merce, soddisfa un bisogno e come tale può essere commercializzata, tralasciando implicazioni di carattere ecologico (l’importanza dell’acqua per l’ecosistema e la biodiversità) e sociale (l’acqua non è più un bene comune, ma appartiene a chi la gestisce con i propri investimenti). Secondo la logica liberista, quindi, una gestione da parte di privati garantirebbe una maggiore razionalità, una riduzione degli sprechi e l’abbattimento dei prezzi per effetto della concorrenza. Nel tempo in Europa i privati sono entrati a pieno titolo come concessionari del servizio idrico, investendo e traendo profitto da questa attività; le imprese pubbliche di gestione dell’acqua, poi, diventando delle società per azioni, hanno accolto al loro interno soci privati che oggi controllano buona parte delle azioni. Acquisizioni, fusioni e alleanze tra colossi dell’acqua: oggi, nel mondo, sono in pochi a controllare questo nuovo mercato e sono tutte multinazionali con introiti da capogiro.
Ma come si fa a determinare il valore di un bene come l’acqua? E soprattutto, esiste una garanzia che questa gestione riesca a far giungere l’acqua a tutte le persone, anche alle più povere, quelle che sono tagliate fuori dalla logica del mercato perché insolventi? In questa sede l’intento non è certo quello di discutere dei risultati della privatizzazione o delle politiche tariffarie attuate. Piuttosto quello di riflettere sulle incongruenze dei nostri tempi.
Inutile rimarcare come oggi l’accesso all’acqua per molti individui sia tutt’altro che garantito: è in atto una vera e propria “crisi idrica” che, purtroppo, ci interessa sempre più da vicino. In diverse regioni del bacino del Mediterraneo, infatti, l’acqua è scarsa e mal ripartita: il degrado ambientale, il consumo di massa e il progressivo aumento della popolazione mondiale ci stanno mettendo davanti al rischio futuro di conflitti per il controllo della risorsa acqua. Nel Novembre 2002, il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti Economici, Sociali e Culturali dichiarò che l’accesso alle forniture di acqua pulita per uso personale e domestico costituiva un diritto umano fondamentale, marcando la distanza rispetto ad una concezione dell’acqua come bisogno. Nella dichiarazione Universale dei Diritti Umani, invece, non si fa riferimento esplicito al diritto all’acqua: oggi c’è chi sostiene che questa esplicitazione, ritenuta inutile per l’ovvia importanza che tale bene riveste per la vita degli individui, andava comunque fatta, per richiamare l’attenzione al dovere morale di ogni Stato di garantire tale diritto. E, del resto, come credere il contrario, quando nel mondo tutto sembra procedere verso la negazione di tale principio… Da bene dell’umanità, della collettività, l’acqua sta diventando un bene gestito da pochi. Ed è per questo che azioni come quelle promosse dalle organizzazioni del Forum per l’acqua assumono oggi un significato rilevante: la società civile può, attraverso la mobilitazione e un forte vincolo di solidarietà, appropriarsi di alcune risorse (negate) e mettere in questione gli interessi economici dei potenti.
Citando Petrella, economista politico che da anni si interessa al tema dell’acqua, la tendenza attuale a considerare l’acqua, insieme all’aria, alla terra e all’energia solare, dei beni comuni ha in sé una molteplice matrice culturale: religiosa, ecologica, sociale, ecc. Al di là delle radici culturali, che coesistono pacificamente, il movimento per l’acqua oggi si caratterizza per essere forte, libero da condizionamenti ideologico-politici e unito dalla volontà di creare i presupposti per una gestione democratica e partecipata del servizio idrico. Questo orientamento si è già rivelato vincente: di recente la Camera dei Deputati ha approvato un emendamento che blocca tutti i processi di privatizzazione della risorsa idrica fino alla riforma dell’intero settore. Un primo successo senz’altro, ma per il popolo dell’acqua la battaglia non si preannuncia facile.

mercoledì, giugno 27, 2007

Carovane per l’acqua: 24 Giugno - 1 Luglio


Carovane per l’acqua: 24 Giugno - 1 Luglio
Da domenica 24 giugno a domenica 1 luglio quattro carovane percorreranno l’Italia, toccando tutti i capoluoghi di regione ed i territori in cui sono nate vertenze sul tema dell’acqua. In ogni tappa verrà organizzata un’iniziativa pubblica (conferenze stampa, presentazione della campagna, concerti e spettacoli).

Il 1 luglio le carovane confluiranno a Roma per l’evento di chiusura, portando simbolicamente a Roma le firme che saranno consegnate il 10 luglio al Presidente della Camera.

CONCERTO A NAPOLI
“ Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua…”

Manifestazione concerto in concomitanza con l'arrivo della Carovana Nazionale dei Comitati per l'acqua pubblica.

NON TOCCATE L'ACQUA, L'ARIA, IL SOLE, LA TERRA...

Giovedì 28 giugno 2007 Napoli - Piazza Dante ore 18.00

parteciperanno:


Echi Flegrei La musica antica del popolo-tammorre e danza
Cruzatango Il folclore di popoli che combattono per la difesa della natura-Argentina, Bolivia, Uruguay...
Diaspora Parole nuove, parole giovani
Magnum Opus Banda Poeta, artista, performers , provocatore...rock
Ruaportalba Arte, musica, poesia, lotta, gioia
Enrico Capuano Un cantautore romano dal palco del 1° maggio... energia, la musica che lotta .
Blue Staff Una sola parola.........blues, l'anima soul di Napoli.
Massimo Ferrante Viva la Calabria saudita...
Don Vitaliano Della Sala nelle vesti di fine dicitore
Roberto Del Gaudio Dal teatro un grande autore, musicista...comico ?
Zì Catello L'acquaiuolo e la paranza di monte Coppola.
L'ultimo venditore d'acqua di Castellammare e le sue "fronne" d'acqua,
si balla e si fa festa
Giovanni Imparato Dal profondo della musica etnica, da Cuba alla tammurriata
Presenta Laura Angiulli
Gli artisti saranno intervallati da interventi delle Associazioni e dei Movimenti facenti parte dei Comitati per la difesa dell'acqua pubblica.

mercoledì, aprile 25, 2007

SICCITA': LEGAMBIENTE ONLINE, ALL'ITALIA RECORD SPRECHI D'ACQUA

(ASCA) - Roma, 24 apr - L'Italia ha un record davvero poco invidiabile: quello degli sprechi d'acqua. Siamo tra i principali consumatori di acqua al mondo, non solo per le perdite nella rete di distribuzione, ma anche per la leggerezza con cui abusiamo di questo bene. Da Legambiente qualche numero che da' l'idea del fenomeno. Ogni italiano usa 213 litri d'acqua al giorno, ma i consumi domestici potrebbero essere ridotti del 50% senza ripercussioni sul benessere. Ogni giorno c'e' una perdita media di 104 litri d'acqua per abitante, pari al 27% del totale dell'acqua prelevata. Le cause sono attribuibili al pessimo stato di manutenzione che porta a perdite tra il 20 e il 40%, con un valore medio nazionale del 33% e ad un'eta' delle tubature che oscilla tra i 25 e i 42 anni. Una pessima gestione della risorsa idrica che fa si' che nel nostro Paese, nonostante sia fra i piu' ricchi di acqua al mondo, con una disponibilita' teorica annua di 155 miliardi di metri cubi, pari a 2700 metri cubi per abitante, importanti aree soffrano ancora di scarsita' idrica. Il 12% della popolazione subisce discontinuita' nell'erogazione e questa percentuale sale al 24% nelle isole e al 18% nelle regioni meridionali. Le perdite idriche raggiungono ''vertici'' disastrosi in Molise (63% di acqua perduta sul totale erogato), Puglia (54%), Calabria (52%), Basilicata (50%), nell'hinterland napoletano (48%), in Abruzzo (45%, ma con punte anche del 75%) e in Sicilia (40%). Ma per dissetarsi la maggior parte di noi si affida all'acqua minerale in bottiglia. Un'abitudine che ci fa acquistare un altro record poco invidiabile: siamo il Paese dove si consuma in assoluto piu' acqua minerale al mondo, con un consumo pro-capite di 165 litri l'anno. La vetta della classifica delle regioni divoratrici d'acqua e' formata da Toscana con 198 litri pro-capite l'anno, Lombardia con 193 litri, Emilia-Romagna e Veneto con 179 litri pro-capite. Nella sola ristorazione si utilizza acqua minerale per oltre 700 milioni l'anno pari al 35% del mercato nazionale, mentre dopo anni di crescita a due cifre, ora il mercato familiare e' considerato quasi saturo (cresce al Sud, decresce al Nord). Tutto questo, nonostante l'acqua imbottigliata costituisca un peso ambientale elevatissimo per il nostro Paese (contenitori da riciclare o smaltire, tir inquinanti che viaggiano su strada per trasportarla). res-mpd/cam/ss


martedì, aprile 24, 2007

"Concerto per l'acqua". (in tempo di emergenza siccità è molto importante)


"Concerto per l'acqua" A Pozzuoli due giorni di musica con la presenza di padre Alex Zanotelli Giovedì 26 e venerdì 27 (dalle 18,00 alle 24,00) In Piazza della Repubblica


Due giorni di musica per promuovere la raccolta di firme per la Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell'acqua. Le associazioni dei Campi Flegrei e singoli cittadini, su proposta del Comitato Civico in difesa dell'acqua pubblica propongono musica e poesie per promuovere una legge che tuteli la risorsa e la qualità dell'acqua, la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, la gestione dello stesso servizio attraverso strumenti di democrazia partecipata.

Questi gli artisti che si alterneranno sul palco nel corso delle due serate: Roberto Lagoa, Charles & Marzouk band, Gatti distratti, Campania Felix, Carlo Faiello, D'Aqui dub famiglia, AcuiTrio, Cornamuse, Damadaka, Echi Flegrei, Lorenzo Niego e Mescla, Acqui Trio, Compagnia di Canto Libero, Max Maber Orkestra.
Giovedì Art Garage in "Walking on red flowers", coreografia Emma Cianchi, danza Paola Montanaro e intervento del poeta Mimmo Grasso.
Venerdì, a chiusura della manifestazione, concluderanno Salvatore Carnevale e padre Alex Zanotelli. Presenterà le serate l'attrice Lina Perrella.

Per l'occasione ci saranno banchetti per la raccolta di firme.

Promuovono l'iniziativa: Altro Modo Flegreo, Caracol, Ars Gratia, Coordinamento Donne Area Flegrea, Donne in nero, Gas Flegreo, le Ali di Dedalo, Le Tre Ghinee Nemesiache, Lux in Fabula, Rete per il Nuovo Municipio di Pozzuoli, Spirito di Gruppo.
Con il contributo del Partito della Rifondazione comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Verdi, Sinistra Ds, Cgil - Funzione Pubblica e gli sponsor "Alam Italy", "Sobar", "ArtGarage", Libreria "Cion Cion Blu" e Bottega "Dolci Qualità".
Iniziativa a cura del "Comitato Civico Flegreo per l'acqua" (333.5728107 - 338.1722826)

giovedì, gennaio 11, 2007

S. Giorgio a Cremano: raccolta firme per la gestione pubblica delle acque.



Sabato 13 gennaio 2007 P.zza Massimo Troisi San Giorgio a Cremano (Napoli)dalle ore 9,00 alle ore 14,00 Il Comitato Civico di San Giorgio a Cremano,in sintonia con le iniziative nazionali organizzate dai gruppi aderenti al Forum italiano dei movimenti per l'acqua,effettuerà una raccolta di firme per sostenere la
PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE CONCERNENTE :
PRINCIPI PER LA TUTELA, IL GOVERNO E LA GESTIONE PUBBLICA DELLE ACQUE E DISPOSIZIONI PER LA RIPUBBLICIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO.

Tutti i cittadini sono chiamati a dare il loro contributo affinche’ la gestione dell’acqua - oro azzurro del pianeta e diritto di tutti - non vada a finire nelle mani di coloro che vogliono farne merce su cui lucrare.