domenica, marzo 28, 2010

La Banca del voto. Io non posso votare.....

di Andrea Sarubbi

Jaska ha 25 anni e, come Monica Bellucci, viene da Città di Castello; anzi, è più tifernate di lei, perché Monica è di Lama, un paese ad una decina di km, nel Comune limitrofo di San Giustino. Il nome Jaska non è propriamente umbro, e neppure il suo cognome: Jaskarandeep Singh Gakhal è infatti originario del Punjab, Stato dell’India settentrionale ai confini con il Pakistan, ma all’età di 6 anni è arrivato in Italia con la sua famiglia.
Ha fatto qui le elementari, le medie, il liceo scientifico-tecnologico ed ora studia Scienze Politiche a Perugia.

Gli ultimi 19 anni della sua vita li ha trascorsi dunque in Italia, così come i suoi genitori, e vorrebbe restare qui anche per la sessantina (speriamo abbondante) che ancora gli rimane: questa è casa sua, punto. Eppure, su internet si fa chiamare spesso Jaska Trasmigrante e normalmente mette nel suo profilo Facebook l’immagine di un uomo con la valigia, perché è così che si sente. O meglio, perché è così che lo costringiamo a sentirsi.
«Faccio parte di quella consistente fetta del popolo italiano che, un secolo dopo il suffragio universale maschile e mezzo secolo dopo il voto alle donne, non potrà votare in queste elezioni. Per noi si sono dimenticati di applicare le regole della democrazia, per noi nessuno si è strappato le vesti. Noi siamo gli immigrati, siamo i figli degli immigrati e dei rifugiati, nati in Italia o arrivati qui da piccoli. Le normative vigenti sanciscono per noi lo status di cittadini di serie B. Fintantoché le leggi non cambiano non potremo essere gli Obama italiani, ma nemmeno insegnanti, avvocati, magistrati, impiegati e dirigenti pubblici, ingegneri, architetti, notai, vigili del fuoco, poliziotti, militari, bidelli, autoferrotranvieri e qualsiasi altra attività che preveda l’accesso mediante concorso pubblico».
A fronte di quei milioni di italiani che in queste ore stanno disertando le urne, Jaska morirebbe dalla voglia di votare. Perché la sua Regione sta eleggendo un nuovo presidente e lui – che pure è impegnato in politica – non può partecipare alla scelta, per almeno due motivi: il primo è che, nonostante sia italiano di fatto, è ancora straniero di diritto, a causa di una legge sulla cittadinanza che aspetta solo di essere cambiata; il secondo è che, cittadinanza o meno, l’Italia non ha ancora applicato quella disposizione della convenzione di Strasburgo che estende il diritto di voto alle amministrative anche ai residenti non comunitari. Vorrei lanciare una provocazione, ma è una provocazione seria: se c’è tra i lettori di questo blog (o tra i loro conoscenti) un cittadino italiano residente in Umbria che magari non sarebbe andato a votare, perché la politica non gli interessa o perché non si riconosce in nessun candidato, contatti tra oggi e domattina Jaska (jaska.singh@gmail.com) e vada a votare a nome suo. Tenetemi aggiornato: se funziona questa specie di banca del voto, abbiamo inventato una nuova forma di disobbedienza civile.
P.S. Non vorrei esagerare, ma proviamoci lo stesso: se c’è qualche ragazzo di seconda generazione che ha lo stesso problema di Jaska, scriva nel testo dei commenti il proprio nome, la propria mail e la Regione (o il Comune, se deve eleggere anche un sindaco) in cui risiede ma non ha diritto di voto. Non si sa mai.
Andrea Sarubbi (nella foto alla conferenza organizzativa delle ACLI di Napoli)

Silenzio elettorale......


Regionali, affluenza in calo. Alle 12 ha votato solo il 12,9% degli elettori


In Emilia-Romagna sono 4 i punti in meno di affluenza rispetto al dato delle precedenti regionali (16,9%) e quasi 10 punti in meno rispetto alle politiche del 2008 (22,5%). Stesso trend a livello nazionale

BOLOGNA, 28 MAR 2010 - Alle ore 12 in Emilia Romagna ha votato per le regionali il 12,9 per cento degli elettori, in calo di 4 punti rispetto alle precedenti omologhe (16,9% alle regionali 2005; 22,5% alle politiche 2008). A Bologna città ha votato il 12,4% degli aventi diritto (16,9% alle regionali 2005; 22,1% alle politiche 2008).

A livello nazionale, affluenza in calo di 3 punti rispetto alle precedenti consultazioni, con ben otto regioni su 13 in cui, alle 12, la percentuale dei votanti non ha raggiunto il 10% degli aventi diritto. Il dato di sintesi, ufficioso, segnala che complessivamente nelle 13 regioni l'affluenza si è attestata al 9,7%, contro il 12,6% delle regionali 2005. Nella lettura dei numeri, bisogna tener conto del fatto che quest'anno le rilevazioni vengono effettuate dal Viminale solo per 9 delle Regioni chiamate alle urne. Per effetto delle leggi elettorali locali, Toscana, Marche, Calabria e Puglia hanno comunicato autonomamente i dati relativi al proprio territorio. Stamani i seggi si sono aperti alle 8.

La rilevazioni rese note dal ministero, riferite a Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania e Basilicata, indicano che in queste nove regioni nelle prime quattro ore di voto la percentuale dei votanti è stata del 10,19% contro il 13,05% registrato nelle consultazioni omologhe del 2005. Il numero di votanti è stato più alto al Nord che al Sud: tutte le regioni settentrionali, infatti, si mantengono sopra il 10%, con l'Emilia Romagna che registra il tasso più alto pari al 12,9%, ma anche il divario più consistente (4 punti) rispetto alle precedenti regionali. Dalla Toscana in giù i votanti scendono attestandosi generalmente tra il 9 e l'8%, con la Calabria che ha la percentuale più bassa: 6,5%. In calo l'affluenza anche alle comunali (-2,8) alle provinciali (-4 punti) dove spicca il dato dell'Aquila: 8,58% contro il 19,41%.

Al voto 41 milioni di italiani

Primi dati, affluenza in calo

Elezioni amministrative per 13 regioni e 460 comuni. Seggi aperti oggi dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Occhi puntati in particolare su Piemonte, Lazio, Liguria e Puglia, regioni nelle quali la partita si deciderà sul filo di lana. Alle 12 votanti intorno al 10%: circa tre punti in meno rispetto alla consultazione del 2005

A metà circa delle rilevazioni giunte al Viminale, la percentuale di affluenza alle urne alle ore 12 per le regionali va attestandosi poco sopra il 10%, in calo di circa tre punti rispetto alle regionali del 2005. Gli elettori hanno tempo sino a domani alle 15 per ridisegnare la mappa del governo locale. Centrodestra e centrosinistra si contendono la guida di tredici Regioni, quattro Province, 462 Comuni (di cui nove capoluoghi): oltre 41 milioni di italiani sono chiamati a votare per rinnovare governatori, presidenti, sindaci, giunte e consigli. I seggi saranno aperti dalle ore 8 alle 22 di oggi e dalle 7 alle 15 domani. Lo scenario attuale vede il centrodestra alla guida di due Regioni (Lombardia e Veneto) una Provincia (Imperia) e due Comuni (Lecco e Matera); il centrosinistra al comando in undici Regioni, tre Province e sette Comuni. Gli elettori riceveranno una scheda verde per le Regionali: Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Una scheda gialla per le Provinciali: Imperia, Viterbo, L’Aquila e Caserta. Una scheda azzurra per le Comunali: Mantova, Lecco, Lodi, Venezia, Macerata, Chieti, Andria, Matera, Vibo Valentia più altri 453 Comuni.


http://www.repubblica.it/politica/2010/03/28/news/la_giornata_del_voto-2954974/

Secondo il Viminale alle 12 i votanti sono stati attorno al 10% degli aventi diritto
Alcuni sondaggisti prevedono che a disertare saranno in due milioni

Regionali, alle urne fino alle 22 e domani mattina
I primi dati sull'affluenza: un calo di 3 punti

Un mini-comizio di Silvio Berlusconi al seggio: "Se molliamo ci troviamo Di Pietro"


Regionali, alle urne fino alle 22 e domani mattina I primi dati sull'affluenza: un calo di 3 punti
ROMA - C'è il dato definitivo, riferito alle 12, comunicato dal Viminale che riguarda l'affluenza al voto per le elezioni Regionali. Un dato che conferma il trend negativo messo in evidenza nel corso della mattinata, con una percentuale di circa tre punti sotto quella registrata alle precedenti elezioni: 10,19% rispetto al 13,05% precedente. Superiore, ma anch'essa in calo, l'affluenza alle elezioni comunali, pari al 11,95% rispetto al 14,84% precedente. Dati sensibilmente inferiori, infine, per le elezioni provinciali con il 9,12% rispetto al 13,43% precedente.

La grande incognita. I primi dati confermano che è alta la possibilità di un aumento dell'astensione. Isondaggi, finora, non sono ottimisti: parlano di un milione e - nella più nera delle previsioni - addirittura di due milioni di votanti in meno. Sono gli stessi sondaggi a rilevare, poi, che sarebbe soprattotto il Pdl al Sud ad essere maggiormente penalizzato dall'astensione, mentre - al Nord - sarebbe la Lega a trarre vantaggio dal diffuso malcontento.

Il voto dei candidati. La candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio ha votato poco minuti dopo le undici nella scuola media 'Virgilio', di via Giulia, nel centro di Roma. Emma Bonino, che abita a Trastevere, è arrivata al seggio a piedi, da sola. Indosso la stessa giacca rosa shocking con la quale appare nei manifesti elettorali. La leader Radicale è stata accolta dagli applausi nei corridoi della scuola e molti hanno voluto fotografarsi con lei. Al momento di votare, rivolgendosi ai fotografi, ha detto: "E' la mia trentesima campagna elettorale, ma non vi ho mai visti qui".


Renata Polverini, jeans e camicia bianca, è arrivata a piedi al seggio elettorale a San Saba. "Pensa se ora non c'e' il nome", ha detto scherzando con gli scrutatori del seggio, nella scuola elementare "Franchetti" in piazza Gian Lorenzo Bernini. A chi le faceva gli auguri ha risposto con una battuta: "Di Pasqua?". "Sono emozionata", ha ammesso.

Il voto dei leader:Berlusconi. Un mini-comizio al seggio del presidente del Consiglio, che è arrivato alle 11.45 al seggio elettorale numero 502 per votare nella scuola media Dante Alighieri, via Scrosati, a Milano. Al termine delle operazioni di voto, dopo le foto rituali di un numero cospicuo di fotografi e cameramen di varie televisioni, il capo del Governo ha detto: "Se molliamo ci troviamo Di Pietro. Non bisogna mollare. Il clima è preoccupante ed è quello che è stato creato da una campagna elettorale che tutti sanno come si è sviluppata e quali argomenti siano stati messi in campo", ha detto lasciando il seggioin riferimento agli episodi che hanno caratterizzato le ultime due giornate di campagna elettorale, in particolare il pacco bomba destinato alla Lega.

Bersani.
Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha invece votato alla 11 a Piacenza. Assieme alla moglie Daniela e alla figlia più grande Elisa, 25 anni (l'altra, Margherita, ha ancora solo 17 anni) ha raggiunto a piedi il seggio della Scuola primaria Pezzani, che dista qualche centinaio di metri da casa sua e dove vota da molti anni. Sorridente e rilassato, ai giornalisti che gli hanno chiesto se ha dormito bene, visto che questa è la sua prima partita "in panchina" da "allenatore del Pd", Bersani ha risposto: "Ho dormito benissimo e ne avevo proprio bisogno, ho la coscienza a posto, abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Poteva essere migliore se, come in tutti i Paesi del mondo, ci fosse stata la possibilità di un confronto diretto tra i contendenti".

Di Pietro. "E' una scelta di campo quella che gli elettori devono fare: tra chi difende tutti i giorni la Costituzione, come l'Italia dei Valori, e chi viola regolarmente le leggi e la democrazia. In questo momento c'è bisogno di contrastare questa deriva antidemocratica rappresentata da Silvio Berlusconi e dalla sua corte". Lo ha detto Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori, lasciando il seggio della scuola elementare di Curno, dove stamattina ha votato.


Domenica delle Palme


Con la Domenica delle Palme o più propriamente Domenica della Passione del Signore, inizia la solenne annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione.
La Domenica delle Palme giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della successiva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima.
I Vangeli narrano che giunto Gesù con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme (era la sera del sabato), mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui; se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito.
Dice il Vangelo di Matteo (21, 1-11) che questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9) “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”.
I discepoli fecero quanto richiesto e condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme.
Qui la folla numerosissima, radunata dalle voci dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente rendevano onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”.
A questa festa che metteva in grande agitazione la città, partecipavano come in tutte le manifestazioni di gioia di questo mondo, i tanti fanciulli che correvano avanti al piccolo corteo agitando i rami, rispondendo a quanti domandavano “Chi è costui?”, “Questi è il profeta Gesù da Nazareth di Galilea”.
La maggiore considerazione che si ricava dal testo evangelico, è che Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, acclamato come solo ai re si faceva, a cavalcioni di un’asina.
Bisogna dire che nel Medio Oriente antico e di conseguenza nella Bibbia, la cavalcatura dei re, prettamente guerrieri, era il cavallo, animale nobile e considerato un’arma potente per la guerra, tanto è vero che non c’erano corse di cavalli e non venivano utilizzati nemmeno per i lavori dei campi.
Logicamente anche il Messia, come se lo aspettavano gli ebrei, cioè un liberatore, avrebbe dovuto cavalcare un cavallo, ma Gesù come profetizzato da Zaccaria, sceglie un’asina, animale umile e servizievole, sempre a fianco della gente pacifica e lavoratrice, del resto l’asino è presente nella vita di Gesù sin dalla nascita, nella stalla di Betlemme e nella fuga in Egitto della famigliola in pericolo.
Quindi Gesù risponde a quanti volevano considerarlo un re sul modello di Davide, che egli è un re privo di ogni forma esteriore di potere, armato solo dei segni della pace e del perdono, a partire dalla cavalcatura che non è un cavallo simbolo della forza e del potere sin dai tempi dei faraoni.
La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo adatto al di fuori della chiesa; i fedeli vi si radunano e il sacerdote leggendo orazioni ed antifone, procede alla benedizione dei rami di ulivo o di palma, che dopo la lettura di un brano evangelico, vengono distribuiti ai fedeli (possono essere già dati in precedenza, prima della benedizione), quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa.
Qui giunti continua la celebrazione della Messa, che si distingue per la lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il ciclico calendario liturgico; il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è il testo del Vangelo di s. Giovanni.
Il racconto della Passione viene letto alternativamente da tre lettori rappresentanti: il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso. Esso è articolato in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura.
Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, conservati quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. Si usa in molte regioni, che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.
In molte zone d’Italia, con le parti tenere delle grandi foglie di palma, vengono intrecciate piccole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace.
La benedizione delle palme è documentata sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di cerimonie e di canti adeguato all’importanza sempre maggiore data alla processione. Questa è testimoniata a Gerusalemme dalla fine del IV secolo e quasi subito fu accolta dalla liturgia della Siria e dell’Egitto.
In Occidente giacché questa domenica era riservata a cerimonie prebattesimali (il battesimo era amministrato a Pasqua) e all’inizio solenne della Settimana Santa, benedizione e processione delle palme trovarono difficoltà a introdursi; entrarono in uso prima in Gallia (sec. VII-VIII) dove Teodulfo d’Orléans compose l’inno “Gloria, laus et honor”; poi in Roma dalla fine dell’XI secolo.
L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha origine soltanto devozionale, come augurio di pace.
Da venti anni, nella Domenica delle Palme si celebra in tutto il mondo cattolico la ‘Giornata Mondiale della Gioventù’, il cui culmine si svolge a Roma nella Piazza S. Pietro alla presenza del papa.
Autore: Antonio Borrelli da http://www.santiebeati.it/dettaglio/20254

sabato, marzo 27, 2010

ACLI Napoli: il progetto Punto Famiglia si concretizza sul territorio





Le attività che si stanno realizzando sono in linea con uno degli obiettivi principali che le ACLI provinciali di Napoli stanno perseguendo dal 2009 e che si raccordano e si intrecciano con le attività dei volontari del Servizio Civile Nazionale per il progetto “Comunità famiglia di Famiglie”, progetto che ha visto l’assegnazione alle ACLI Provinciali di 10 volontari attivi da gennaio 2010.

Il protagonismo familiare rappresenta una risposta alla frammentazione del tessuto sociale in quanto consente di generare benessere non solo per le famiglie stesse, ma per l’intera comunità favorendo la crescita della coesione sociale.

“Per le ACLI di Napoli – afferma Vincenzo Cirillo, Vice Presidente Provinciale ACLI e Responsabile dei Punti Famiglia napoletani - la famiglia rappresenta un fattore coesivo particolarmente efficace; infatti non è solo un soggetto da assistere, ma una risorsa sociale da valorizzare sviluppando la sua capacità di autotutela e autopromozione”.

Attraverso le attività progettuali del Punto Famiglia le ACLI si prefiggono di promuovere nuove prassi nello stare insieme dei diversi circoli e realtà aggregative del territorio, sviluppando uno stare insieme partecipato e incisivo sui territori dove i diversi circoli sono allocati e promuovendo un bene comune frutto di azioni condivise.

“Inoltre grazie alle attività - sottolinea ancora il vice presidente Cirillo - che si verranno a sviluppare, sotto molti aspetti totalmente differenti da quelle che le ACLI sono abituate a fare e per le quali spesso sono conosciute, la sigla ACLI verrà strappata all’idea comune che la identifica quasi esclusivamente, almeno nel territorio napoletano, come fornitore di servizi di segretariato sociale per acquisire una più ampia connotazione di Associazione e quindi di realtà aggregativa capace di farsi fucina di idee, nonché agente propulsivo, nella costruzione del benessere comune”

In questa prospettiva, le attività del Punto Famiglia sono finalizzate ad innescare un circolo virtuoso tra famiglie e comunità perché intendono promuovere l’aggregazione intra ed interfamiliare in modo da rivalutare il valore della prosocialità familiare.

“Nel processo che conduce alla cittadinanza attiva della famiglia, anche l’informazione è un elemento fondamentale – dice Pasquale Orlando Presidente Provinciale ACLI di Napoli - perché consente di accedere alle risorse e alle opportunità presenti sul territorio, favorisce l’acquisizione di una maggiore consapevolezza riguardo ai propri diritti/doveri e quindi alla possibilità di incidere sugli eventi e permette, pertanto, la partecipazione attiva alla vita della comunità. Per tali ragioni, le iniziative del progetto sono finalizzate anche a promuovere nelle famiglie una maggiore conoscenza dei servizi del territorio.”

Attraverso tale proposta non si vuole operare per le famiglie, bensì con le famiglie, ovvero assieme ai membri, siano essi bambini, giovani, anziani, immigrati, disabili, persone sole, in modo che le stesse possano avere possibilità di prendere parte in maniera attiva (e non solo come beneficiari passivi) alle attività di progetto ed essere i principali protagonisti del proprio benessere

La mission dell’idea progettuale si muove per rispondere in modo concreto, efficace ed efficiente alle domande/bisogno delle famiglie emergenti dai territori sui quali le azioni si andranno a sviluppare.

“Nello specifico le azioni si muovono – ci dice Maria Anna, psicologa - su varie linee di intervento rivolte ad ogni singolo componente del nucleo familiare tipo e saranno così suddivise:

a) Spazio famiglia, ovvero una serie di servizi integrati operanti non solo per la famiglia, ma con la famiglia, sostenendola nei difficili compiti di crescita dei figli e di armonizzazione dei tempi di vita, del lavoro e dell’impegno civico.

All’interno dello spazio famiglia sono attivi i seguenti servizi:

counselling psicopedagocico per le famiglie;
servizio di mediazione familiare;
percorsi di sostegno alla genitorialità;
attivazione di gruppi di auto-muto-aiuto per le famiglie;
percorsi di in-formazione sull’affido e sull’adozione;
consulenza previdenziale,
consulenza fiscale,
consulenza giuridica.
b) Spazio ludoteca/centro di aggregazione minorile destinata a bambini tra i 6 e gli 11, e ad adolescenti tra gli 11 e i 14 anni, che funziona per tutto il pomeriggio.

“Lo spazio ludoteca si presenta - sottolinea Mara, educatrice - come "offerta di spazio", uno spazio dove incontrarsi, giocare e dove trovare un "sano divertimento". Un luogo d'incontro in cui proporre attività che favoriscano l'accrescimento delle potenzialità creative e lo sviluppo fisico e psichico del bambino”.

Le Attività inerenti quest’azione sono così strutturate :

Laboratori di: pittura, attività manuale, recitazione, ballo, musica, attività motoria.
Attività didattiche e sostegno scolastico, anche durante le pause dell’anno scolastico, intrattenendo costanti rapporti di collaborazione con gli insegnanti e l’equipe socio-psico-pedagogica delle scuole.
Creazione di spazi permanenti per motivare alla lettura, alla scrittura e allo studio, per ridurre le difficoltà di apprendimento e il fenomeno della dispersione scolastica;
Informatica, ricamo, attività culinarie, ecc…;
Attività ludiche, per garantire il diritto al gioco, inteso come momento essenziale per poter esprimere i propri potenziali creativi;
Attività ludiche all’aperto (Villa comunale, piazze, strade, giardini), per consentire ai minori di avere un contatto maggiore con la natura e di conoscere meglio il territorio in cui vivono;
Escursioni, gite organizzate e visite guidate;
Campi estivi d’integrazione per ragazzi dai 6 ai 14 anni, come centro ludico-pedagogico da supporto alle famiglie durante la chiusura delle scuole.
c) Spazio di aggregazione giovanile: questa linea di intervento progettuale è rivolto ad adolescenti e giovanissimi, tra i 14 e i 25 anni in forma singola o associata. Particolare attenzione è rivolta ai gruppi informali: cioè ai gruppi che si trovano agli angoli delle strade, sulle panchine, nei parchi e in altri luoghi di libera frequentazione e ai giovani che frequentano le scuole secondarie e le università.

“I servizi offerti dallo spazio di aggregazione – intervengono Daniela, Martina ed Antonio, volontari del Servizio Civile - toccano le tematiche più svariate e lo fanno in linea con le direttive Europee in materia giovanile attraverso metodologie di apprendimento non formale e informale, attraverso il dialogo non solo interculturale, ma anche intergenerazionale in quanto le azioni proposte ai giovani inevitabilmente si rivolgono e ricadono anche sugli adulti che vivono quotidianamente a contatto con loro, siano essi genitori, insegnanti, allenatori, volontari, ecc.”

d) Spazio di aggregazione sociale per adulti e anziani: questo servizio si propone di promuovere iniziative di animazione e di incontro per adulti ed per anziani, valorizzando il patrimonio di "memoria" e favorendo l'incontro tra generazioni. All'interno di questo spazio saranno programmate varie iniziative quali:

corsi di ginnastica,
laboratori,
incontri con medici,
giochi collettivi;
tornei di carte;
tornei di bocce;
gite ecc…
In conclusione, il Punto Famiglia ACLI si presenta come innovativo secondo innumerevoli aspetti tra cui l’integrazione con i servizi presenti sul territorio nell’intento di instaurare un vero e proprio lavoro di rete di cui spessissimo si parla, ma che è sempre meno presente, a discapito dei destinatari dei vari interventi, sballottati da un servizio all’altro.

Pertanto le attività del Punto Famiglia ACLI, favoriranno l’autoconsapevolezza negli operatori e negli utenti, sia a livello del singolo individuo, sia al livello dell’appartenenza alla comunità, promuovendo un “modo di essere comune” e una reciprocità di legami che stanno alla base di una “comunità” e del “Benessere Comune”.

Us. ACLI: Itinerario religioso a cavallo. Pietrelcina S.Giovanni Rotondo

Artefici del nostro futuro” (i giovani delle Acli accolgono l’invito del Card. Sepe a “riconoscere i crocifissi” nel mondo d’oggi)

Artefici del nostro futuro

La riflessione delle Acli

Ancora una volta il cardinale Sepe infonde
speranza nei giovani partenopei e lo invitandoci
a “riconoscere i crocifissi” e a “schiodare
gli indifesi dalle loro croci”. Anche la bellissima
lettera che ci ha voluto indirizzare in
occasione della Quaresima, come tutti gli altri
documenti da lui scritti da quando è pastore
della chiesa di Napoli, trasuda amore
per le ragazze ed i ragazzi.

Il cardinale sa bene che i più esposti al
degrado e al malessere sociale dei nostri territori
sono proprio i giovani, che, in tanti,
quotidianamente, vivono la loro personale
“passione”, non solo in Quaresima ma per
tutto l’anno. Alla radice di tante situazioni
difficili ci sono le condizioni problematiche
delle famiglie di provenienza, con retroterra
di disoccupazione e sottooccupazione, scolarizzazione
bassa o assente, analfabetismo
e non è infrequente la situazione di assenza
di un genitore a causa di detenzione. Ma la
cosa più grave che può colpire un giovane è
la mancanza di speranza.

La fede può fare tanto ma è giusto che i
giovani non vengano abbandonati dai loro
fratelli più adulti, che devono assumere
sempre più il ruolo di “custodi” dei piccoli.
E allora bisogna gridarlo forte che è necessario
che la nostra società riparta dai giovani,
che bisogna innanzitutto valorizzare il
patrimonio umano, vero capitale sociale
della città, puntando su cultura della legalità,
nel senso del radicamento dei valori del
lavoro (specialmente con percorsi di uscita
dai circuiti illegali dei giovanissimi) e della
convivenza civile, ma anche sul rafforzamento
dell’identità sociale locale.

I nostri giovani dovrebbero, invece, imparare
a dire “basta” all’attesa di una soluzione
calata dall’alto (dal Comune, dallo
Stato o da qualunque altro soggetto) che
porta ad una generalizzata passività nei confronti
del disagio socioculturale di cui si è
vittima e che non spinge a sfruttare le opportunità
di socializzazione. E’ vero, oggi di
“buoni maestri”, che mostrino la giusta via,
ce ne sono pochi, troppo pochi. Per fortuna
il cardinale è uno di quelli e, ancora una volta,
ci apre gli occhi e ci dimostra che la scelta
tra impegno civile e rassegnazione non
può essere ancora rinviata.

Gli inviti del nostro arcivescovo non possono
cadere nel vuoto, perché non ci sono alternative:
o i giovani salveranno Napoli o
Napoli è destinata a morire. Anche grazie alla
forte spinta del cardinale noi siamo pronti
a fare la nostra parte. A Pasqua Cristo risorge
per tutti ed anche noi siamo chiamati
a far rinascere i nostri cuori e le nostre terre.

Michele M. Ippolito
Segretario provinciale dei Giovani delle ACLI di Napoli e
Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani delle Acli

elezioni regionali campania: guida al voto

Il Consiglio Regionale si compone di 60 consiglieri eletti nelle rispettive circoscrizioni elettorali delle 5 province campane, così ripartiti:

Napoli (32 consiglieri);
Salerno (11);
Caserta (9);
Avellino (5);
Benevento (3).

I consiglieri vengono eletti con criterio proporzionale, sulla base delle liste circoscrizionali provinciali con applicazione di un premio di maggioranza legato al presidente eletto.

In virtù del premio di maggioranza, le liste collegate al candidato proclamato eletto alla carica di presidente della Giunta regionale ottengono almeno il sessanta per cento dei seggi del Consiglio. Nel calcolo delle percentuali di seggi del Consiglio non è conteggiato il seggio che spetta al presidente eletto.

La votazione per l’elezione del Presidente della Giunta regionale e per l’elezione del Consiglio regionale avviene su un’unica scheda. La scheda reca i nomi e i cognomi dei candidati alla carica di presidente, al cui fianco sono riportati, il contrassegno del gruppo di liste ovvero i contrassegni dei gruppi di liste riunite in coalizione con cui il candidato è collegato.

Ciascun elettore può, con un unico voto, votare per un candidato alla carica di presidente e per una delle liste a esso collegate, tracciando un segno sul contrassegno di una di tali liste.

Nel caso in cui l’elettore tracci un unico segno sulla scheda a favore di una lista, il voto s’intende espresso anche a favore del candidato presidente a essa collegato.

Ciascun elettore può, altresì, votare per un candidato alla carica di Presidente, anche non collegato alla lista prescelta, tracciando un segno sul relativo rettangolo (cosiddetto voto disgiunto).

L’elettore può esprimere, nelle apposite righe della scheda, uno o due voti di preferenza, scrivendo almeno il cognome dei due candidati consiglieri compresi nella lista stessa.

Nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza.

venerdì, marzo 26, 2010

Conferenza Organizzativa e programmatica delle ACLI CAMPANIA

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CAMPANIA

CONFERENZA ORGANIZZATIVA E PROGRAMMATICA

NAPOLI 26 MARZO 2010


La Conferenza Organizzativa e Programmatica delle ACLI Campania è convocata per le ore 15 del giorno 26 marzo 2010 presso la sede di Napoli in Via Fiumicello 7.
La relazione sul tema "“Sentinelle del Territorio, Costruttori di Solidarietà” sarà tenuta dal presidente regionale Eleonora Cavallaro.
Al centro della nostra riflessione il documento nazionale e il percorso associativo campano dalla governance al patto campano per la famiglia fino alle riflessioni sul modello organizzativo che nel Mezzogiorno assumono particolare rilevanza anche dopo il forte documento della Conferenza Episcopale sul Sud e lo sviluppo del paese.
Faremo tesoro della importante elaborazione emersa dalle COP provinciali e dal ragionamento comune espresso nella riunione macroregionale di napoli.

giovedì, marzo 25, 2010

RAIPERUNANOTTE: 6 MILA A PALADOZZA E 200 MAXISCHERMI PER SANTORO

mercoledì, marzo 24, 2010

Sondaggi elettorali segreti....


Alle scorse elezioni politiche italiane un sito inglese (?) si inventò risultati delle corse dei cavalli con nomi riconoscibili per presentare sondaggi elettorali la cui pubblicazione è vietata dalla legge.
Oggi nella quasi vigilia di importanti elezioni regionali come si soddisferà la curiosità degli elettori?
Tra domani e dopodomani lo scopriremo.

Oggi vogliamo ricordare il 30° anniversario dell' assassinio di Mons. Romero in El Salvador.

Dal sito Città della Gioia onlus che puoi raggiungere cliccando il titolo prendiamo questa bella pagina per ricordare Oscar Romero a cui tanti nostri circoli sono intitolati.

A 30 anni dall'assassinio di Mons. Romero. “Se mi uccideranno – aveva detto – risorgerò nel popolo salvadoregno”

    Mercoledì 24 Marzo 2010 alla ore 19,00 alla Rettoria di S.Maria della Speranza a via Ghisleri - Scampia, Messa per il XXX anniversario della morte di Mons. Romero

    Oscar Romero rappresenta la storia di un'altra Chiesa, meno conosciuta, non quella della gerarchia, ma quella che ha sposato, in nome di Dio, la causa degli oppressi, lottando e morendo al loro fianco.

    Uomo di cultura, Oscar Romero riceve la sua formazione accademica presso la Pontificia Università Gregoriana.

    «L’oligarchia –dichiarava Romero– vedendo che incombe il pericolo di perdere il completo dominio che ha sugli investimenti e sull’esportazione agroalimentare, e il monopolio sulla terra, difende i suoi egoistici interessi, non con ragioni, non con l’appoggio popolare, ma con l’unica cosa che ha: il denaro, che le permette di acquistare armi e pagare mercenari che massacrano il popolo e soffocano ogni legittima espressione che chieda giustizia e libertà».

    Nota lasciata a Paolo VI da Romero durante l'udienza concessagli il 24 giugno 1978: "Lamento, Santo Padre, che nelle osservazioni presentatemi qui in Roma sulla mia condotta pastorale prevale un'interpretazione negativa che coincide esattamente con le potentissime forze che là, nella mia arcidiocesi, cercano di frenare e screditare il mio sforzo apostolico",

    Scrive Oscar Romero “Uno non deve mai amarsi al punto da evitare ogni possibile rischio di morte che la storia gli pone davanti. Chi cerca in tutti i modi di evitare un simile pericolo, ha già perso la propria vita”.

    Il 14 febbraio 1978 riceve la laurea Honoris Causa dall'Università di Georgetown.
    Nel 1979 è candidato al premio Nobel per la pace.
    Nel febbraio 1980 riceve la laurea Honoris Causa dall'Università di Lovanio.
    In occasione del viaggio in Europa per ritirare quest'ultima laurea, incontra Giovanni Paolo II e gli comunica le proprie preoccupazioni di fronte alla terribile situazione che il suo paese sta attraversando.

    Omelia del 23 marzo nella quale mons. Romero si rivolge agli uomini delle forze armate.
    Traduzione in italiano:


    "Vorrei rivolgere un invito particolare agli uomini dell’esercito... Fratelli, appartenete al nostro stesso popolo, uccidete i vostri fratelli contadini; ma davanti ad un ordine di uccidere che viene da un uomo deve prevalere la legge di Dio che dice: NON UCCIDERE... Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine che sia contro la legge di Dio... Una legge immorale nessuno deve adempierla. È ora, ormai, che recuperiate la vostra coscienza e obbediate anzitutto ad essa, piuttosto che all’ordine del peccatore. La Chiesa, che difende i diritti di Dio, della legge di Dio, della dignità umana, della persona, non può rimanere in silenzio di fronte a così grande abominazione. Vogliamo che il governo si renda conto sul serio che non servono a niente le riforme se sono macchiate con tanto sangue… In nome di Dio, dunque, e in nome di questo popolo sofferente i cui lamenti salgono al cielo sempre più tumultuosi, VI SUPPLICO, VI PREGO, VI ORDINO IN NOME DI DIO: BASTA CON LA REPRESSIONE!”.

    La sera del 24 marzo alle 18.30 nella cappella della Divina Provvidenza Romero terminò la sua breve omelia. Prese il corporale per stenderlo sull'altare ed in quell'attimo si udì uno sparo. Romero cadde di schianto. Il colpo venne dal lato occidentale della Cappella dell'Ospedale, dove l'Arcivescovo risiedeva con i più poveri e abbandonati. Il proiettile penetrò all'altezza del cuore, senza però toccarlo. Era un proiettile esplosivo. Provocò una emorragia diffusa. Il colpo fu preceduto da tre flash del fotografo che si era installato sul pulpito. Al terzo flash il colpo, che a molti parve lo scoppio di una lampadina. Passato il primo momento di stupore, alcune religiose ed altre persone cercarono di aiutarlo. Madre Juanita prese in grembo la testa di Monsignore e gli levò la stola dal collo.

    Le sue ultime parole sono registrate da una suora presente alla messa.

    fonte: http://current.com/items/90892749_oscar-romero-con-mons-romero-dio-passato-per-el-salvador-ignacio-ellacuria.htm

    Fattorie Sociali: Provincia Teramo per modello impresa etica


    Un forum permanente sull’impresa sociale con un referente all’interno della Provincia.

    L’impegno lo ha assunto l’assessore provinciale alle Politiche sociali, giovanili e alla sanità, Renato Rasicci, a conclusione dell’incontro su “Agricoltura e fattorie sociali” che si è svolto questa mattina alla Sala Polifunzionale di via Comi, a Teramo.
    Esperti nazionali e locali si sono confrontati sulle molte opportunità offerte da una impostazione “sociale” delle imprese agricole.
    Le fattorie sociali, un’esperienza nata nel nord Europa, sono aziende agricole che affiancano all’attività tradizionale progetti ad alto valore sociale: possono essere iniziative di tipo culturale, didattico o formativo rivolte a persone in condizione di disagio psichico o fisico o in momentanea condizione di svantaggio con l’obiettivo di garantire un percorso di reinserimento. Vere e proprie filiere produttive di servizi ad alto valore etico, quindi; strutture in grado di coinvolgere in un ruolo attivo e partecipativo quelli che sono sempre stati considerati come semplici soggetti di programmi di cura.
    Altro elemento caratterizzante è che queste attività non seguono logiche assistenzialistiche ma conservano la propria natura imprenditoriale tentando però di riprodurre in agricoltura quel modello di economia sociale che mira a coniugare il profitto dell’azienda con il “bene” della collettività. Rurabilandia, ad Atri, è la prima esperienza abruzzese codificata di “fattoria sociale” anche se iniziative simili, che agiscono seguendo lo stesso modello, se ne contano a decine a partire dalla rete di “fattorie didattiche” coordinate dall’Arssa.
    Come ha specificato Alfonso Pascale, presidente della Rete delle fattorie sociali: “questo tipo di impostazione può rappresentare un valore aggiunto per l’impresa tradizionale perché amplia il tipo di funzioni e di servizi”.
    Inoltre, come affermato da Monica Gaggiano, dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria, questo tipo di attività è ricompresa fra quelle finanziabili dal progetto europeo (Rete Rurale Europea - RRE) che accompagna e integra tutte le attività legate allo sviluppo delle aree rurali per il periodo 2007-2013”. Roberto Finuola, del Ministero delle attività economiche ha contestualizzato queste iniziative all’interno delle politiche pubbliche italiane ed europee : FSE (Fondo sociale europeo) e Fers (Fondo europeo di sviluppo regionale); Piano sanitario nazionale; interventi di integrazione socio sanitaria previsti sia dalle Asl che dalle Regioni.
    “Si tratta di cominciare a fare rete – ha affermato Roberto Carnessale, teramano e membro del direttivo nazionale delle Fattorie Sociali – sensibilizzando gli enti e le istituzioni locali; recuperando i beni comuninali oggi inutilizzati, e sono tanti, per darli in concessione alle imprese sociali; individuando quei prodotti tipici e di nicchia che possono diventare oggetto di un progetto di filiera”.
    .
    Ai lavori sono intervenuti anche il presidente Valter Catarra e l’assessore all’Ambiente, Francesco Marconi.

    “Per un Paese Solidale Chiesa italiana e Mezzogiorno”.

    Riflessione del Presidente Regionale Acli Sicilia Santino Scirè

    Il documento Cei :
    “Per un Paese Solidale Chiesa italiana e Mezzogiorno”

    Il Documento approvato dalla CEI “Per un Paese Solidale Chiesa italiana e Mezzogiorno” se non sarà letto con molta attenzione rischia una semplificazione miope e fuorviante, come purtroppo è avvenuto in altre circostanze nei confronti delle prese di posizione dei Vescovi italiani.

    Il Documento a mio avviso è significativo innanzitutto per il Titolo che reca: la Chiesa italiana ritiene infatti che il Mezzogiorno sia risorsa per tutto il Paese; la mancata risoluzione dei problemi meridionali getterebbe dunque un’ombra sinistra, una seria ipoteca sulla costruzione di un Paese unito e solidale.

    Occorre pertanto una svolta che prima che essere economica e politica sia culturale, cioè di valore, di priorità di scelte per la costruzione di un reale “bene comune” che sia per tutto il nostro Paese.

    Certamente il Documento dei Vescovi si sofferma opportunamente su quelli che sono alcuni dei mali meridionali da rimuovere con decisione e senza ulteriore remore, ad iniziare dal controllo su interi territori che la criminalità organizzata continua purtroppo ad esercitare.

    Questa dura diagnosi non può tuttavia far passare questo importante Documento come una mera presa di posizione antimafia, in quanto molto opportunamente i nostri Vescovi, memori innanzitutto della loro funzione pastorale, sottolineano due dimensioni dell’agire soggettivo e comunitario che sono altrettanto prioritari.

    Mi riferisco alla ribadita necessità di far fronte all’emergenza educativa, quale causa prima della crescente anomia sociale, ed inoltre al metodo da parte dei cattolici di mettersi in gioco con esperienze esemplari di aggregazione sociale che aiutino a coltivare la speranza.

    Di rilievo mi pare, infine, il fatto che al di la dell’efficacia delle forme organizzative del recente passato, sia stato sottolineato nel Documento la necessità di avviare una nuova stagione di responsabilità sociale e politica per uscire definitivamente nel Mezzogiorno da una mentalità di assistenzialismo e di dipendenza dai centri di erogazione delle risorse pubbliche.

    Le ACLI siciliane esprimono profondo consenso rispetto a queste indicazioni della gerarchia della Chiesa Cattolica italiana e trovano ulteriore motivo di speranza e di impegno rispetto a ciò che da tempo l‘Associazione in Sicilia sta tentando di costruire in termini di positiva risposta alla crescente disgregazione sociale ed al depauperamento delle nostre migliori risorse umane , a causa della incessante e drammatica emigrazione dei giovani scolarizzati.

    Santino Scirè

    martedì, marzo 23, 2010

    Appello al voto di Andrea Sarubbi, deputato al parlamento

    Camera dei deputati, martedì 16 marzo 2010

    Carissime, carissimi,
    la vita a Montecitorio non è sempre facile, ma va avanti. Il desiderio di testimoniare una politica pulita, al servizio degli altri, sopravvive anche alle difficoltà del clima attuale: un’atmosfera pesante, dove chi urla si fa sentire più di chi avanza proposte e cerca un terreno di dialogo. La campagna elettorale, poi, è il momento dello scontro più forte: tanto è vero che la mia proposta di
    legge sulla cittadinanza, che aveva trovato sponde anche nella maggioranza, è stata accantonata e rinviata a dopo il voto, perché in questo momento sarebbe stato impossibile trovare un’intesa.
    Da qualche mese non riesco più a scrivere la mia newsletter, meritandomi le lamentele di molti di voi.
    La verità è che, proprio a causa della proposta di legge sulla cittadinanza, mi chiamano spesso a tenere incontri su e giù per l’Italia: giro come una trottola, senza un attimo libero. In più, come potete vedere, sto puntando molto sul mio blog www.andreasarubbi.it , attraverso il quale cerco ogni giorno cerco di dare notizie dall’interno, per avvicinare un po’ la politica ai cittadini.
    Proprio per questo, devo confessarvi il mio disagio di fronte alle parole di mons. Riboldi, vescovo emerito di Acerra, che nell’ultimo numero di Famiglia cristiana ha invitato all’astensione: qui in allegato troverete la mia risposta, pubblicata la scorsa settimana su Repubblica. Credo infatti che, al di là delle diverse sensibilità politiche, l’importante sia impegnarsi: lasciare che sia qualcun altro a decidere nel nostro nome non aiuta certamente a costruire quella città nuova che in molti continuiamo a sognare, nonostante tutto.
    L’invito che vi rivolgo per le prossime elezioni Regionali, dunque, è quello di andare a votare. Ci sono, nella sola Campania, 16 liste e diverse centinaia di candidati: la scelta, dunque, non manca.
    Personalmente – se la cosa può interessarvi – io credo di avere individuato due persone valide, diverse tra loro ma unite dalla voglia di servire la comunità in cui vivono.
    La prima è Paola De Vivo, docente universitaria, economista piuttosto conosciuta nel mondo accademico campano: donna di trasparenza assoluta e di valori profondi, è la capolista del Pd a Napoli.
    Il secondo nome –perché sono due le preferenze che si possono esprimere, purché di sesso diverso – è quello di Mario Casillo, un giovane della mia età impegnato da tempo nella politica locale: ha ricoperto negli ultimi anni incarichi di rilievo (l’ultimo è stato quello di assessore ai Trasporti della Provincia di Napoli) ed è un esempio di come la politica sul territorio possa coniugarsi bene con la trasparenza.
    Mi piacerebbe organizzare un incontro, a fine aprile, per ragionare insieme di politica, indipendentemente dagli schieramenti di appartenenza. Se vi interessa, mandatemi una mail e ci organizziamo davvero.

    Vi saluto con affetto.
    Andrea Sarubbi

    napoli@andreasarubbi.it