Artefici del nostro futuro
La riflessione delle Acli
Ancora una volta il cardinale Sepe infonde
speranza nei giovani partenopei e lo invitandoci
a “riconoscere i crocifissi” e a “schiodare
gli indifesi dalle loro croci”. Anche la bellissima
lettera che ci ha voluto indirizzare in
occasione della Quaresima, come tutti gli altri
documenti da lui scritti da quando è pastore
della chiesa di Napoli, trasuda amore
per le ragazze ed i ragazzi.
Il cardinale sa bene che i più esposti al
degrado e al malessere sociale dei nostri territori
sono proprio i giovani, che, in tanti,
quotidianamente, vivono la loro personale
“passione”, non solo in Quaresima ma per
tutto l’anno. Alla radice di tante situazioni
difficili ci sono le condizioni problematiche
delle famiglie di provenienza, con retroterra
di disoccupazione e sottooccupazione, scolarizzazione
bassa o assente, analfabetismo
e non è infrequente la situazione di assenza
di un genitore a causa di detenzione. Ma la
cosa più grave che può colpire un giovane è
la mancanza di speranza.
La fede può fare tanto ma è giusto che i
giovani non vengano abbandonati dai loro
fratelli più adulti, che devono assumere
sempre più il ruolo di “custodi” dei piccoli.
E allora bisogna gridarlo forte che è necessario
che la nostra società riparta dai giovani,
che bisogna innanzitutto valorizzare il
patrimonio umano, vero capitale sociale
della città, puntando su cultura della legalità,
nel senso del radicamento dei valori del
lavoro (specialmente con percorsi di uscita
dai circuiti illegali dei giovanissimi) e della
convivenza civile, ma anche sul rafforzamento
dell’identità sociale locale.
I nostri giovani dovrebbero, invece, imparare
a dire “basta” all’attesa di una soluzione
calata dall’alto (dal Comune, dallo
Stato o da qualunque altro soggetto) che
porta ad una generalizzata passività nei confronti
del disagio socioculturale di cui si è
vittima e che non spinge a sfruttare le opportunità
di socializzazione. E’ vero, oggi di
“buoni maestri”, che mostrino la giusta via,
ce ne sono pochi, troppo pochi. Per fortuna
il cardinale è uno di quelli e, ancora una volta,
ci apre gli occhi e ci dimostra che la scelta
tra impegno civile e rassegnazione non
può essere ancora rinviata.
Gli inviti del nostro arcivescovo non possono
cadere nel vuoto, perché non ci sono alternative:
o i giovani salveranno Napoli o
Napoli è destinata a morire. Anche grazie alla
forte spinta del cardinale noi siamo pronti
a fare la nostra parte. A Pasqua Cristo risorge
per tutti ed anche noi siamo chiamati
a far rinascere i nostri cuori e le nostre terre.
Michele M. Ippolito
Segretario provinciale dei Giovani delle ACLI di Napoli e
Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani delle Acli
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