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martedì, febbraio 15, 2011

sanremowebradio.it



Sanremo Web Radio è la radio via internet dedicata ai protagonisti e alle canzoni del festival della Canzone Italiana. Online dal 13 al 20 febbraio 2011 i grandi successi dei campioni in gara e le nuove proposte di quest'anno, come anche le tante canzoni che hanno fatto la storia di Sanremo e dei suoi protagonisti, oltre a notizie e commenti direttamente dal Teatro Ariston. E non poteva mancare un omaggio al "capitano" Gianni Morandi, con i suoi grandi successi di sempre


Stasera la squadra del Festival di Sanremo 2011 (composta da Gianni Morandi, Belen Rodriguez, Elisabetta Canalis e dal duo delle Iene Luca e Paolo) darà il via alla nuova edizione del Festival della canzone italiana. Sul web è già iniziata la sfida tra i cantanti e cantautori della sezione “artisti” del Festival di Sanremo 2011 grazie alla nuova radio via internet dedicata esclusivamente alla kermesse canora nazional popolare: Sanremo Web Radio. Su SanremoWebRadio.it (che può essere ascoltata gratuitamente in Italia e in tutto il mondo) si esibiscono on-line Nathalie, Giusy Ferreri, Anna Oxa, Al Bano, Emma Marrone con i Modà, Patty Pravo e tutti gli altri big che canteranno sul palco dell’Ariston.

martedì, febbraio 26, 2008

Sanremo: il sociale e l'antisociale

Un movimento contro la canzone d'autore

di Simona Orlando
SANREMO (26 febbraio) - Al Festival di Sanremo c’è chi boccia le canzoni perché troppo disimpegnate, chi è insoddisfatto di quelle impegnate, chi tratta temi sociali per missione, chi per convenienza. Tra i bizzarri individui che si aggirano nella città dei fiori, ce ne è uno che è a capo del movimento popolare in favore della C.A.C.C.A., ovvero canzone d’amore contro canzone d’autore, volto alla valorizzazione della musica orecchiabile e spensierata. E’ uno di quelli che non trova offensiva la scosciata di turno, che torna a casa stanco dal lavoro e ha solo voglia di togliersi le scarpe e far riposare i neuroni. Non lo infastidisce la rima cuore/amore né il solito giro di do. I luoghi comuni? Lo rendono orgoglioso perché la troppa intelligenza è cosa da intellettuali. Non ne può più di brani che parlano di omosessualità e guerra e hanno la presunzione di insegnare a vivere e ha solo voglia di ascoltare una bella canzone.

Avvocato trentenne che viene dalla provincia veneta ha le idee chiare e riscuote consensi per la strada: «I cantanti sono ineleganti. Non hanno il coraggio di essere frivoli e indossano una maschera aurorale. In questo Sanremo è la notizia che crea il fatto. Della guerra ci parlano tutti in televisione, dell’amore nessuno. Ci manca la colonna sonora per le “limonate”, e questa sarebbe la vera funzione sociale». Si erge dunque a salvaguardia della “minoranza ignorante italiota”, e attraversa Sanremo con un cartello indosso, raccoglie firme per la lotta per la canzonetta, che fa capo a Porfirio Rubirosa (cantante italo argentino e noto playboy anni ’50), e cerca di arruolare più gente possibile nell’Esercito del Surf che aspira a liberalizzare le feste in spiaggia, a canticchiare motivi semplici sotto la doccia. Staziona davanti all’Ariston nella speranza di redimere anche Pippo.

Un’edizione che vanta tra i migliori testi degli ultimi anni

Sanremo, 25 febbraio 2008. Stasera riparte la kermesse sanremese con la sua 58° edizione, condotta dall’immancabile Pippo Baudo in tandem col vigoroso Chiambretti. Buone notizie sul fronte delle canzoni, almeno per i testi. Nonostante il tema sentimentale sia ancora il più gettonato, quest’anno verranno affrontati temi importanti sul fronte sociale, come il lavoro nero, la corruzione, la guerra, in linea con i gusti del pubblico che lo scorso anno premiò proprio le due canzoni più "impegnate". Diverse anche le strofe che si propongono di esplorare il lato esistenziale, anche con testi autobiografici.

Tra i big, spiccano i contenuti di Anna Tatangelo (scritti dal compagno Gigi D’Alessio) e di Frankie Hi-NRG, l'ermetismo spirituale di Loredana Berté, il pepato Max Gazzé che ha come tema il sesso telefonico.
Anche i testi delle cosiddette canzoni d’amore sono particolarmente efficaci ed originali, grazie ai talenti di Mario Venuti, Gianna Nannini (presente solo come autrice), Fabrizio Moro, Sergio Cammariere.

La canzone più solare e ottimista è di Francesco Tricarico, con tanto di licenza poetica.

lunedì, marzo 05, 2007

Sanremo, hanno vinto i temi sociali

Al Festival si impongono il “disagio mentale” di Cristicchi e l’ “antimafia” di Moro. In gara tanti brani impegnati. di Concita De Simone
Un vero e proprio plebiscito per i vincitori del Festival di Sanremo, rispettivamente per i Campioni Simone Cristicchi e per i Giovani Fabrizio Moro. Entrambi hanno vinto la rispettiva categoria, e ricevuto sia il Premio della Critica “Mia Martini” assegnato dai giornalisti della Sala Stampa che quello delle Radio-tv. Ma il dato è ancora più interessante se si pensa che “Ti regalerò una rosa” di Cristicchi e “Pensa” di Moro, sono canzoni a sfondo sociale. Canzoni impegnate che, insieme ad altre, segnano la svolta dell’edizione di quest’anno.

Ma il nuovo corso della musica italiana avrebbe potuto non essere avallato dal voto popolare abituato alle canzonette d’amore. E invece no. La rosa che il povero Antonio vuole regalare al suo amore impossibile Margherita e il rap antimafia, hanno colpito al cuore gli italiani. «Il cantautore ha un grande privilegio – ha commentato subito dopo la vittoria Cristicchi – osservare il mondo intorno a lui e raccontarlo. Questa canzone è esplosa in maniera prorompente dentro di me dopo il mio viaggio nei manicomi italiani; non avrei saputo parlare d’altro perché è stata una cosa che mi ha segnato molto dentro. Sono felice che la canzone sia arrivata a tutti. La cosa che più mi ha stupito è stata l’emozione delle persone che mi fermavano per testimoniare la commozione, soprattutto per il finale che nonostante sia tragico sembra dare una forza, un recupero di dignità».

Anche Fabrizio Moro ha rinforzato il significato della sua canzone asserendo: «Una canzone non può cambiare il mondo ma può smuovere le coscienze». Il giovane cantautore romano, nato a San Basilio e cresciuto a Guidonia, con la sua “Pensa”, un accorato rap contro la mafia, ha riscosso da subito consensi e standing ovation in platea. Apprezzato anche il video clip di Marco Risi, dedicato a Falcone e Borsellino, con le immagini, tra le altre, anche di Madre Teresa di Calcutta. Moro ha 31 anni, il padre camionista dell’Acea – una delle persone che più ammira, come ammette alla conferenza stampa subito dopo la premiazione – la mamma casalinga. Lui ha un impiego come facchino all’Hotel Parco dei Principi di Roma, e per venire a Saremo si è messo in aspettativa. È uno che è arrivato al Festival senza raccomandazioni, insomma. E ci è arrivato cantando: «Gli uomini passano e passa una canzone/ /Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione/ Che la giustizia no... non è solo un'illusione/Pensa prima di sparare/Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare…».

«Il mio non è un attacco ai mafiosi, è solo un invito alla riflessione – spiega Fabrizio –. Lo dico non per paura, anzi; ho tanta rabbia dentro di me quando osservo certi meccanismi. Questa è una canzone che vuole esprimere coraggio, speranza e amore per il prossimo. È dedicata a tutte le vittime della mafia, come Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Ninni Cassarà, Rocco Chinnici. Io li ho scoperti grazie alla tv, ma poi ho letto libri, fatto ricerche». Il giovane vincitore aggiunge anche un invito per i suoi coetanei: «Credo che ogni ragazzo che come me vive in un borgo di periferia, debba ad un certo punto scegliere da che parte stare. Amore per il prossimo significa riflettere prima di compiere un gesto criminale, ricordando quante persone sono cadute e combattono tuttora per la pace e la giustizia nel mondo».

Ma quelle di Cristicchi e Moro non sono state le uniche canzone impegnate di questo Festival. C’è stata una sorta di “svolta sociale” che ha abbracciato i drammi della società. Così, ad esempio, Fabio Concato, con la sua “Oltre il giardino”, ha interpretato il disagio di un cinquatenne licenziato e ormai fuori dal mercato, parlando anche dei guasti della nuova economia. «Da molto nella vita punto all’essenzialità – dichiara – . Non voglio passare come uno che fa esistenza monastica, ma i valori che perseguo sono lontani dalle cose inutili, che ci invadono grazie allo stillicidio delle pubblicità e che nella seconda parte del pezzo invito a lasciare da parte. Perché anche un’esperienza dolorosa può dare più senso alla vita». La stessa Milva, con “The show must go on”, testo scritto da Giorgio Faletti, descrive il fallimento di una star.

Antonella Ruggiero con “Canzone fra le guerre” ha cantato il dramma della guerra e la preghiera di una madre che vuole preservare il figlio dal dolore, in questo brano di grande tensione, scritto dalla stessa insieme a Cristian Carrara, giovane compositore e dirigente delle Acli. «C’è una dimensione di estremo terrore e allarme – spiega la cantante – che supera quello che vediamo nei telegiornali e che va oltre il disagio delle madri del nostro mondo». La Ruggiero comunque non è nuova ad affrontare temi difficili nelle sue canzoni: «Mi sembra normale, basta volerlo e si può davvero comunicare. Non credo che il pubblico che guarda Sanremo sia ottuso. Può comprendere anche messaggi forti». La guerra è protagonista anche di “La ballata di Gino”, dei giovani Khorakhanè, dove si racconta la storia di un disertore pacifista che scappa dal fronte. Una ballata stile De Andrè che risulta un apologo civilissimo, epico e popolaresco insieme. «Una storia vera – spiegano – cioè quella del genero di un nostro amico che durante la seconda guerra mondiale fu messo di forza su un treno ma lui era un pacifista, come cantiamo nella canzone, e allora in piena notte scese dal treno e scappò».

E così, nel primo Festival di Sanremo dove la parola più citata non è più “amore”, bensì “vita”, altri due testi significativi dai giovani: “Il senso della vita”, della giovane albanese Elsa Lila, trasferitasi in Italia nel 1997 per scampare alla guerra civile e “La vita subito” interpretata da Jasmine e firmata, tra gli altri, da Renato Zero, che canta «dare al futuro un nome noi per questo siamo qua». Che il futuro della canzone italiana sia nato a questo Sanremo?

martedì, febbraio 27, 2007

Sanremo: parolacce e sociale nei testi

Parte Sanremo.....
Un evento che coinvolge in molti. Guardando ai testi emergono luci ed ombre. Per un primo excursus utilizzo un articolo della Stampa che si può raggiungere cliccando il titolo.


In un servizio realizzato dal settimanale «Tv Sorrisi e Canzoni» (che pubblica in esclusiva tutti i testi delle 34 canzoni di Sanremo, Campioni e Giovani), lo studio dei versi dei brani ha evidenziato, mai come quest’anno, la presenza di parolacce. Così, in «Oltre il giardino» di Fabio Concato, si può leggere il verso «dovrei dare quel che resta del mio culo per campare!». Il solitamente «politically correct» Daniele Silvestri, invece, attacca la sua «La paranza» con «Mi sono innamorato di una stronza», vocabolo che reitera ben due volte nel corso della canzone. Più diretto, tra i Giovani, Pietro Baù che in «Peccati di gola» qualifica la sua bella con un «che figlia di puttana!». Non è da meno Simone Cristicchi nella sua «Ti regalerò una rosa», dove inserisce il verso «puzzo di piscio e segatura», aggiungendo che «me la faccio sotto». Tema ribadito dal giovane Pier Cortese che declama «non ho neanche tempo per pisciare». Infine, arriva una signora come Milva e pronuncia un bell’«affanculo».

D’altro canto, più che nelle scorse edizioni, si evidenziano tematiche sociali. Concato parla dei guasti della nuova economia, cantando di un cinquantenne licenziato e ormai fuori dal mercato.
Cristicchi, in uno dei testi più intensi, scritto a forma di lettera, descrive l’orrore della vita di un malato mentale in un manicomio. Antonella Ruggiero dà voce al dolore di una madre e del suo bambino sotto i bombardamenti della guerra. Paolo Rossi, nel brano scritto da Rino Gateano, ironizza sulle «dolcezze» del vivere in Italia. E la stessa Milva, nel testo scritto da Giorgio Faletti, descrive il fallimento di una star. Ma anche nella sezione Giovani non mancano riferimenti sociali. Come in «La ballata di Gino» dei Khorakhanè, dove si racconta la storia di un disertore pacifista che scappa dal fronte, o il grido di Fabrizio Moro in «Pensa» che esorta i «picciotti» della mafia a ribellarsi e a deporre le armi.