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venerdì, giugno 13, 2008

nuovo bando per il servizio civile

Aperto il nuovo bando per il servizio civile
13/06/2008

Dal 1° gennaio 2005, il Servizio Civile Nazionale consente a giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni di concorrere alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari, favorendo la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà sociale.
Il servizio civile volontario garantisce ai giovani una forte valenza educativa e formativa, è una importante e spesso unica occasione di crescita personale, una opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, un prezioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese.
La normativa primaria di riferimento è rappresentata dalla legge 6 marzo 2001 n.64 e dal D. Lgs. 5 aprile 2002 n. 77 modificato ed integrato dalla Legge 31 marzo 2005, n. 43 disponibili sul sito del Ufficio Nazionale per il Servizio Civile http://www.serviziocivile.it/ nella parte relativa alla normativa.
Possono partecipare ai bandi di Servizio Civile tutti i cittadini italiani tra i 18 ed i 28 anni d'età, che non abbiano precedenti penali per reati non colposi, sia maschi che femmine, anche se hanno già svolto il Servizio Civile come obiettori di coscienza.
Dal 6 giugno 2008 è aperto il bando ed è quindi possibile presentare le domande per i progetti per il Servizio Civile Volontario 2008-2009. La scadenza per la presentazione delle domande è 7 luglio 2008 ore 14.00.
Le ACLI, e le diverse articolazioni del sistema come il Patronato Acli e la Ong IPSIA, hanno promosso diversi progetti di servizio civile volontario, in Italia e all’estero, ai quali è possibile partecipare presentando la domanda.

I progetti in Italia

I progetti all’estero

I progetti del Patronato Acli (estero)

venerdì, febbraio 22, 2008

Kosovo: riconoscimento inevitabile

Olivero: «Bene l'Italia, ora spetta all'Europa. Il difficile viene adesso». Il racconto dei cooperanti Ipsia da Prizren

Roma, 21 febbraio 2008 - Negare il riconoscimento ora sarebbe stato «un tradimento delle promesse» e non avrebbe fatto altro che «far esplodere la rabbia e la frustrazione». Le Acli, impegnate in Kosovo dal 1999 con la propria ong Ipsia, commentano le vicende di questi giorni nei Balcani, la nascita dello Stato kosovaro, le attese della popolazione, l'azione della comunità internazionale, la reazione «deludente» dell'Unione europea, la «giusta decisione» del governo italiano, questa mattina, di concedere il proprio riconoscimento ufficiale.

«La situazione è estremamente delicata - premette il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero - la nascita della Repubblica del Kosovo è stata vissuta con grande attesa dalla popolazione, anche se il modo in cui ci si è arrivati non è sicuramente stato il migliore: con una dichiarazione unilaterale, di fatto decisa e sostenuta da parti di rilievo della Comunità Internazionale, ma senza una assunzione di responsabilità formale e politica in merito e senza arrivare a nessun tipo di accordo con la Serbia. Arrivare all'indipendenza era inevitabile ma arrivarci in altro modo avrebbe sicuramente fatto vivere questo momento con più serenità. Per nove anni l'Amministrazione Internazionale in Kosovo ha impostato l'apparato politico della Provincia come quello di uno Stato, promettendo e anticipando nei fatti l'indipendenza. Negare il riconoscimento ora sarebbe stato un tradimento delle promesse e non avrebbe fatto altro che far esplodere la rabbia e la frustrazione della popolazione».

Le Acli sono presenti dal 1999 in Kosovo, nella zona di Prizren e del sud ovest del paese, tramite la loro ong Ipsia (Istituto per la Pace, lo Sviluppo, l'Innovazione). Attualmente sono attivi due progetti: uno sportello informativo sul tema della migrazione, per facilitare l'integrazione degli emigranti kosovari in Italia ma anche la reintegrazione degli emigrati rientrati nella società kosovara; quindi un progetto di animazione estiva per i bambini delle scuole primarie, a Bresane e a Klina. I cooperanti delle Acli da Prizren hanno raccontato l'attesa e poi l'emozione di questi giorni, i festeggiamenti, i clacson delle auto, le bandiere lungo le strade, le scritte 'Auguri per l'indipendenza' sui balconi, nelle vetrine dei negozi. Le gente nelle piazze a ballare, mangiare e bere birra. Uno striscione appeso sulla facciata della moschea più vecchia, che augura felicità al popolo per l'indipendenza, e lo fa in tre lingue, albanese, turco e serbo.

«Il periodo difficile arriva adesso - spiega il presidente Olivero - Tutti i problemi restano sul campo. La reazione della Serbia, economica e diplomatica, si farà sentire, con il supporto della Russia. Il nuovo Stato dovrà dimostrare che l'identità kosovara non coincide con l'identità etnica kosovaro-albanese e che tutti gli abitanti del nuovo Stato hanno realmente pari dignità e diritti, qualsiasi sia la loro etnia o la loro religione». «Non è possibile non considerare - continua Olivero - che il Kosovo costituirà un precedente, e che basandosi sugli stessi principi altri territori (o parti dello stesso territorio kosovaro) potranno decidere di scegliere unilateralmente l'indipendenza. E non potrà essere accettabile l'impedire con la forza che questo avvenga».

In questo quadro delicato, la Comunità internazionale e l'Europa in particolare dovranno riuscire a fare - sostengono le Acli - «quello che finora, purtroppo, non hanno fatto»: assumersi la responsabilità di guidare e accompagnare le fasi di questo cambiamento perché non diventino traumatiche e pericolose. «L'affermazione unilaterale dell'indipendenza kosovara - spiega il presidente - ha mostrato di fatto il fallimento della mediazione delle Nazioni unite. La reazione in ordine sparso dell'Unione europea, con l'incapacità di arrivare ad una posizione comune sul riconoscimento del nuovo Stato, è stata assolutamente deludente. Ma stavolta l'Europa non potrà permettersi di abdicare, di rinunciare al suo ruolo e alle sue responsabilità. Le popolazioni dei Balcani hanno bisogno di poter contare su un'Europa finalmente unita e politicamente forte. Serbia e Kosovo potranno ritrovare un'unità più grande all'interno di un'Unione capace di far valere i diritti dei popoli e di ciascuna minoranza. L'Italia (qualsiasi sia il Governo del Paese) può e deve svolgere in questo un ruolo determinante. La decisione del Consiglio dei ministri di questa mattina ci sembra andare nella giusta direzione»

sabato, aprile 21, 2007

ACLI

Le Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani, sono un'associazione di laici cristiani che, attraverso una rete di circoli, servizi, imprese, progetti ed associazioni specifiche, contribuisce da più di 60 anni a tessere i legami della società, favorendo forme di partecipazione e di democrazia.

Giuridicamente, le Acli si presentano come una "associazione di promozione sociale": un sistema diffuso e organizzato sul territorio che promuove il lavoro e i lavoratori, educa ed incoraggia alla cittadinanza attiva, difende, aiuta e sostiene i cittadini, in particolare quanti si trovano in condizione di emarginazione o a rischio di esclusione sociale. Come soggetto autorevole della società civile organizzata, le Acli sono protagoniste nel mondo del cosiddetto "terzo settore": il volontariato, il non profit, l'impresa sociale.

L' Associazione conta oggi in Italia circa 950.000 iscritti e 8000 strutture territoriali, tra cui 4.000 circoli, 105 sedi provinciali e 21 regionali. Gli utenti raggiunti dai diversi servizi sono ogni anno più di 3 milioni e mezzo.

Tra i principali settori di intervento delle Acli: la tutela e la promozione dei diritti sociali e l'educazione alla cittadinanza attiva; l'assistenza previdenziale (Patronato) e fiscale (Caf); la difesa dell'ambiente (Anni Verdi) e del consumatore (Lega consumatori Acli); il sostegno agli agricoltori (Acli Terra); la formazione professionale (Enaip), la creazione e promozione di cooperative e, più in generale, di lavoro associato (Solaris); l'animazione culturale (Unasp) e sportiva (Us Acli); il turismo sociale (Cta); la promozione della donna (Coordinamento Donne), degli anziani (Fap) e della condizione giovanile (Ga); l'impegno per la pace, lo sviluppo, la solidarietà internazionale (Ipsia); l'impegno con gli immigrati (Acli Colf e Progetto Immigrati).

L'impegno associativo e di servizio delle Acli, dalla loro costituzione (1945) ad oggi, si è andato diffondendo anche fuori dai confini nazionali. Attualmente, l'Associazione è presente in quasi 40 Paesi nel mondo, con esperienze antiche ed iniziative nuove. Dalla tradizionale e sempre viva presenza lungo le strade dell'emigrazione italiana alle numerose e ormai consolidate esperienze di gemellaggio, cooperazione e promozione sociale lungo le frontiere dell'Europa dell' Est, nei Balcani, nelle ex repubbliche sovietiche, in Grecia. E ancora in America del Sud, in Messico e in Africa.