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venerdì, febbraio 03, 2012

FQTS. LA FORMAZIONE DEI QUADRI DEL TERZO SETTORE MERIDIONALI RIPRENDE IL VIA

Parte la nuova edizione di Fqts, il progetto per la formazione dei quadri del terzo settore meridionali realizzato da Forum del Terzo Settore, Consulta del Volontariato presso il Forum del Terzo Settore, ConVol e CSVnet. Anche quest'anno il progetto, giunto alla terza edizione e sostenuto economicamente dalla Fondazione CON il Sud, prevede il coinvolgimento delle realtà più significative del mondo del terzo settore, di soggetti sociali ed economici del territorio e le istituzioni locali al fine di costruire una identità comune del terzo settore meridionale. L'obiettivo è quello di mettere in campo un investimento formativo e di sistema che favorisca la messa in rete delle organizzazioni del Sud investendo sulle loro capacità e sulle competenze organizzative, gestionali e relazionali. I primi incontri preparatori serviranno a raccogliere suggerimenti ed idee per procedere all'avvio del percorso formativo in modo partecipato. Le prime tappe toccano la Calabria e la Puglia, con incontri a Lamezia Terme e a Bari, il 3 febbraio. Le tappe successive saranno in Campania, a Napoli, mercoledì 8 febbraio, alle ore 15.30 presso il Centro Congressi Tiempo, centro direzionale isola E5 e l'11 febbraio in Basilicata, a Potenza, alle ore 16.30, presso il Parco del Seminario in Viale Marconi 104. Altri seminari sono in programma, in data da definire, anche in Sicilia e Sardegna.

martedì, giugno 23, 2009

CSV Napoli: a luglio 2009 tornano i campi estivi

Se sei un giovane con un’età compresa tra i 15 ed i 24 anni e vuoi provare a vivere un’esperienza di volontariato leggi e scopri come partecipare ai campi del CSV Napoli!
Il tema del campo di quest’anno, è "il volontariato e l’integrazione". Lo spirito del campo è quello dell’espressione del sé, della sperimentazione dei giovani in una vita comunitaria, l’ascolto e la comunicazione con il diverso. Le attività proposte sono progettate in modo da far nascere nei giovani il processo di cambiamento del loro modo di pensare ed essere. Partendo dalle emozioni, nate durante l’orario di formazione o durante l’attività pratica, si arriva alla consapevolezza che il volontariato è espressione di responsabilità sociale.

I campi prevedono attività formative preparatorie all’ingresso dei giovani alle associazioni di volontariato alternate con attività pratica e momenti ludico ricreativi.

Saranno coinvolte le associazioni di volontariato del territorio. I ragazzi conosceranno da vicino la vita e le modalità di approccio delle associazioni che lavorano con persone che hanno difficoltà di integrazione a causa di una disabilità fisica o mentale. La formazione riguarderà l’ascolto,la comunicazione con il disagio,il ruolo del volontario ed il compito del volontario.

Luogo: Agerola Locanda "Beato Solitudo"

Quando:

1) 13-20 luglio Campo per studenti di scuole medie
secondarie

Chi può partecipare: studenti delle scuole medie
secondarie con preferenza per coloro i quali hanno

partecipato al progetto “Scuola e volontariato”



2) 20-27 luglio Campo per aspiranti volontari

Chi può partecipare: giovani con un’età compresa
tra i 18 ed i 24 anni.



Per partecipare: invia una e-mail a promozione@csvnapoli.it con i tuoi dati; sarai poi ricontattato dalla referente area promozione per un colloquio conoscitivo.

I campi sono interamente gratuiti.

CSV Napoli

sabato, aprile 04, 2009

ACLI: Lavoro e formazione per lo sviluppo del sud. Il testo della relazione introduttiva

Grande successo per il convegno "Lavoro e formazione per lo sviluppo del Mezzogiorno" promosso dalle ACLI e dall'Enaip Nazionali con le ACLI Campane e Beneventane. Pasquale Orlando, responsabile del Centro Mezzogiorno delle ACLI, che ha presieduto il convegno, ha assicurato a tutti i partecipanti la stampa e la distribuzione dei materiali e delle relazioni prodotte. Nell'attesa della pubblicazione iniziamo a diffondere i testi già in possesso dell'organizzazione. Cominciamo oggi con l'intervento di Maurizio Drezzadore, responsabile nazionale delle ACLI per il lavoro e la formazione professionale che è stato alla base dell'importante iniziativa conclusa da Michel Rizzi, vice presidente nazionale delle ACLI. Nei prossimi giorni, lo stesso testo di Michele Rizzi e le relazioni della prof. Natalia Faraoni, dipartimento di Sociologia e Scienza della politica dell’Università di Firenze, di Natale Forlani, presidente di Italia Lavoro, e di Giovanni Principe, direttore generale dell’Isfol.


Il Sud rappresenta la più grande riserva di sviluppo dell’economia italiana. L’Italia intera può crescere mettendo a frutto le potenzialità del Sud e prima di tutto il suo protendersi nel Mediterraneo, posizione strategica per la cooperazione economica con i paesi del Nord-Africa e con il Medio-Oriente e per competere sulle grandi rotte marittime intercontinentali verso il Nord America e verso l’Asia. Se l’Italia vuole strappare quote all’enorme traffico marittimo futuro e alle connesse attività di servizio ai porti di Rotterdam e ad Anversa, le risposte si chiamano Gioia Tauro, Taranto, Napoli e Cagliari.

Al Sud ci sono innanzitutto i giovani - l’indice di vecchiaia al Centro-Nord è 162 al Sud è 113 – che sono la più importante risorsa per crescere.

Inoltre l’Italia può crescere valorizzando il patrimonio ambientale e naturale del Sud per sfruttare il turismo e tutti i servizi connessi. Il numero di presenze turistiche nel Mezzogiorno è di 3,5 per abitante, contro il 10,3 della Grecia e l’8,7 della Spagna. Le presenze turistiche al Sud possono triplicare.

L’Italia può crescere trasformando il Mezzogiorno in una grande piattaforma produttiva e tecnologica delle energie rinnovabili.

Oggi non si tratta di spostare imprese dal Nord al Sud, come negli anni sessanta, perché oggi il Sud offre opportunità di fare imprese, seppure diverse da quelle del Nord . Così il turismo, l’industria di trasformazione agroalimentare, il made in Italy, ma anche poli ad elevatissime tecnologie come l’Alenia di Taranto, la SGS THomson di Catania, e numerose software hause.

L’Italia ha sempre tratto dalle sue diversità interne e dall’originalità del suo modello capitalistico, un forte stimolo per la sua crescita. Un modello che ha saputo sostituire, a partire dagli anni settanta, una classica industrializzazione basata sulle grandi imprese pubbliche e private del triangolo industriale, con una industrializzazione fatta in misura rilevante da distretti e da sistemi di piccola e media impresa. Evidenziando non un ritardo, ma un modello caratterizzato, ma da una positiva e interessante diversità.

Ora, che gli anni duemila stanno dimostrando il profondo mutare delle condizioni dell’economia internazionale, si presentano inedite difficoltà al nostro modello, che inducono a cercare strade nuove. In questa ricerca e riorganizzazione le diversità interne potrebbero rappresentare nuove opportunità.

Questa crisi può e deve diventare l’occasione per il Sud di darsi una scossa salutare. E’ necessario:

  1. azzerare il diffuso spreco di risorse collegato alla distribuzione a pioggia di contributi al sistema delle imprese e qualificare la rete dei servizi;
  2. investire le risorse in pochi ma grandi progetti di infrastrutturazione del Sud;
  3. applicare una consistente detassazione alle imprese che decidono di investire capitali in zone particolarmente svantaggiate del Meridione.

La pratica della distribuzione a pioggia di enormi risorse dei fondi strutturali ha dato pessima prova di sé. Intorno all’intervento pubblico sono cresciuti e si sono consolidati potentati locali, corruzione, la peggiore burocrazia e l’attitudine clientelare di tanti meridionali che di fronte alla prospettiva immediata dei sussidi pubblici hanno abbandonato ogni iniziativa creativa e professionalmente valida.

Ma il declino del Mezzogiorno non è solamente un problema economico è un problema culturale, sociale e politico. “Il Mezzogiorno salvi il Mezzogiorno”: il monito che don Luigi Sturzo lanciò nel lontano 1923 diventi oggi punto di riferimento per ogni politica nel Sud.

Bisogna ragionevolmente prendere atto che in questi ultimi vent’anni si è notevolmente attenuato nella coscienza nazionale il sentimento di dover concorrere al riequilibrio del paese, intervenendo al rilancio del Sud. Ciò è accaduto parallelamente al crescere del convincimento che ulteriori piani nazionali, nuove casse del Mezzogiorno in altro non potevano trasformarsi se non nell’ennesimo fallimento

L’enorme disponibilità di fondi comunitari che sono destinati al Sud per il settennato 2007/2013, ben 90 miliardi di euro, sono analoghe risorse di quanto negli ultimi dieci anni si è speso senza che il loro impiego abbia prodotto effetti soddisfacenti in termini di riduzione del divario rispetto al resto del paese. Anzi il Sud ha smesso di crescere ed ha aumentato il proprio gap rispetto al Centro-Nord. Il Sud d’Italia cresce meno, proporzionalmente alla risorse impiegate, delle altre regioni ad obiettivo Convergenza dell’Unione a 27.

C’è una inquietante asimmetria tra i costi medi dei servizi pubblici e la loro qualità, tra i costi degli apparati amministrativi e la loro efficienza, tra l’impiego di risorse pubbliche ed l’avanzamento nel processo di modernizzazione. Dietro a tutto questo appare il profilo di una classe dirigente diffusa che in oltre un decennio non ha prodotto risultati di sviluppo.

Se non si da il via ad una profonda autocorrezione, nelle scelte, negli orientamenti e nelle politiche di governo locale, diventerà impossibile promuovere una nuova questione meridionale che abbia l’ambizione di parlare all’intero paese. Basta con il pigro continuismo e la stanca gestione della cosa pubblica fine a se stessa. E’ giunto il momento di un cambio di rotta.

Se le Istituzioni nazionali evidenziano una clamorosa caduta di interesse e di volontà politica nell’affrontare il problema del Mezzogiorno, tanto che si fa una gran fatica a riproporre solo l’attenzione su questo tema, è prima di tutto conseguenza dell’impoverimento culturale e morale della politica che è sotto gli occhi di tutti.

Come avvedutamente diceva alcuni mesi fa, proprio in questa Regione, il Presidente della Repubblica Giorgio Napilitano, i problemi del Mezzogiorno sono innanzitutto delle sue classi dirigenti che non arrecano solo un danno al Sud, perché senza un Mezzogiorno dinamico e moderno l’intero paese è costretto a portarsi sulle spalle un peso in più. Tale e tanto è stato l’impoverimento della politica in molte zone del Mezzogiorno che la stessa democrazia, cioè la libera espressione del voto, rischia di essere il meccanismo che perpetua questa cancrena, con il rischio che il grande impiego delle preferenze - che caratterizza molto di più il Sud rispetto al resto del paese - finisca col premiare i peggiori. Con la conseguente inamovibilità di ceti politici, supportata spesso dalla sudditanza sociale. In molte zone del Sud c’è un deserto e nessuno sa come coltivare un disegno con un alto profilo di cambiamento.

A vent’anni dal Documento della Chiesa italiana sul Mezzogiorno – e dalla principale proclamazione in esso contenuta che il paese non crescerà se non insieme - i vescovi del Sud hanno recentemente lanciato un forte monito per un profondo cambiamento culturale e delle coscienze.

Ma in questi vent’anni la realtà del Mezzogiorno è totalmente cambiata. Quei caratteri culturali che lo caratterizzavano nel passato, sono andati dissolvendosi sull’onda di una modernità senza sviluppo che ha dato luogo a molti guasti, primo tra tutti l’insopportabile crescita della malavita sempre più rafforzatasi come struttura organizzata. Non ci si può rassegnare al fatto che mafia, camorra e andrangheta vengano elevate a simbolo delle tre aree più importanti del Sud.

Più che altrove la società civile nel Mezzogiorno è chiamata ad essere segno di cambiamento, a trasformare non solo le strutture ma anche la mentalità e gli stili di vita, per così aiutare il Sud ad uscire da una prospettiva di totale irrilevanza. E’ questa la prospettiva indicata dalle ACLI per guardare lontano, chiamando a raccolta tutte le forze vive della società e prima di tutto i giovani. Abbiamo tutti bisogno del loro coraggio e del loro entusiasmo. Abbiamo bisogno di quei giovani che manifestano e levano alta la loro voce contro l’insorgere della malavita.

In un Mezzogiorno in cui nessuno ha saputo corrispondere alle attese di sviluppo dei territori, ha saputo porre fine al susseguirsi di scandali politici e all’affarismo economico, alla piaga della disoccupazione e al degrado delle periferie delle grandi città, dobbiamo far rinascere un nuovo protagonismo della società civile che si faccia interprete e promotrice di un profondo cambiamento di rotta.

Anche le ACLI, anche la società civile hanno le proprie responsabilità: essersi troppo adagiate al generale dilagare della spesa pubblica assistenziale, non aver adeguatamente contrastato un modello che ha immiserito la democrazia in puro scambio di interessi comprato con denaro pubblico. Fatto sta che anche noi abbiamo passivamente accettato l’affermarsi di modelli che umiliando ogni protagonismo sociale hanno ridotto la grande ricchezza associativa e il diffuso protagonismo di popolo in ossequiente e rassegnata sottomissione al dilagante clientelismo politico.

Sono i giovani, protagonisti nelle piazze nella lotta all’illegalità, che ci chiedono di rendere più viva la nostra azione, nel saper trasformare la nostra diffusa presenza sociale in passione civile. Dando testimonianza dei valori cristiani con forza capace di spezzare il circolo vizioso della illegalità, della corruzione, del clientelismo che calpesta i più deboli, chi non ha l’amico giusto al posto giusto.

Oggi la società civile deve impegnarsi a scuotere il Mezzogiorno per farlo diventare protagonista del suo riscatto. Svegliare dal sonno quanti ancora dormono e non vogliono affrontare la realtà, quanti aspettano che una soluzione venga dall’alto. Oggi la società civile lanci la sua iniziativa per superare ogni forma di scoraggiamento, inerzia e stanca gestione dell’esistente.

Ripartire dai giovani, principale risorsa del Mezzogiorno, per dare loro vere opportunità di accrescimento professionale e di inserimento lavorativo, significa produrre robuste riforme degli apparati amministrativi e una radicale trasformazione nel settore della formazione professionale, per costruire utili politiche attive per il lavoro caratterizzate da qualità ed efficienza dei sistemi formativi

Nel Sud, laddove più si avverte l’esigenza che la formazione professionale accompagni e favorisca un processo di sviluppo dei territori, i sistemi formativi sono in condizione disastrosa e le percentuali di dispersione e di abbandoni scolastici sono elevatissime. Nelle periferie delle grandi città oltre il 40 per cento dei ragazzi in uscita dalla scuola media resta fuori da ogni percorso lavorativo o formativo. Spesso li si trova per le strade, nelle loro facce è già segnato il destino di marginalità sociale e di contiguità con la piccola criminalità. In moltissimi casi per loro manca completamente l’offerta formativa capace di consentire a chi non è portato per la scuola superiore di poter incontrare una proposta alternativa. Ci sono Regioni intere in cui la formazione professionale è stata ideologicamente osteggiata o marginalizzata; ed oggi la prima riforma da promuovere è quella di darle l’avvio.

In altre Regioni del Mezzogiorno, ad esempio la Sicilia, si è realizzata una gestione dei fondi comunitari di tipo assistenziale e clientelare, col risultato che ad una enorme spesa, di gran lunga superiore a quella che si fa in Veneto o in Lombardia non corrisponde alcun significativo risultato qualitativo. Si continua a mantenere in vita una macchina che produce competenze e saperi professionali assolutamente disallineati rispetto agli indirizzi di sviluppo del territorio. Si è fatto della formazione una macchina di assunzioni clientelari per rinforzare l’apparato di consenso dell’assessore di turno.

Sui tanti fallimenti delle politiche formative regionali nel Mezzogiorno, pesa anche l’incerto procedere delle politiche nazionali. I governi di centro-destra che con la riforma del ministro Moratti avevano aperto un importantissimo e nuovo scenario per la formazione professionale, facendola diventare un canale del sistema nazionale di istruzione, oggi stanno contraddicendo se stessi. Le risorse per la formazione sono falcidiate senza alcun disegno coerente, si negano alle regioni virtuose anche gli indispensabili stanziamenti per poter mantenere in vita l’offerta formativa esistente, si rischia che sottraendo dai fondi comunitari FSE le risorse per pagare le indennità di cassa integrazione ai padri si finisca col sottrarre le opportunità formative per i figli.

Nello stesso Ministero del Lavoro stenta a prendere forma un progetto per la formazione professionale, che rimane la grande assente nella discussione sulle diverse misure per fronteggiare la crisi, mentre il dibattito politico la elogia facendola diventare la leva per costruire in modo dinamico competenze per i lavoratori e più competitività per le imprese all’uscita dal tunnel della crisi.

Eppure sembrava che la formazione dovesse essere al centro dell’agenda politica e dovesse rappresentare uno degli architravi dell’innovazione, anche con misure che potessero rappresentare una forte discontinuità con il passato. Una nuova formazione assunta come il modo più coerente per ridare centralità alla persona nel processo di apprendimento e nel lavoro, superando l’autoreferenzialità di programmi che si perpetuano inalterati nel tempo sempre uguali a se stessi, unicamente ispirati dal garantire il reddito ai formatori.

Non tutti hanno colto positivamente tali intenti, ma chi come noi ogni giorno fa i conti con i ritardi della programmazione formativa in particolare nelle Regioni del Sud, vi ha voluto scorgere un segnale di vera svolta, di superamento delle logiche di spesa inutile, per farne una leva dello sviluppo.

Dopo un esordio che sembrava premonitore di interventi radicali ed anche dolorosi, si è passati al totale silenzio delle politiche nazionali. Anche il piano straordinario di formazione annunciato nel libro verde o le azioni di accompagnamento agli interventi degli ammortizzatori sociali in deroga promossi con un cospicuo accantonamento di ben 9 miliardi di euro, sembrano caduti in letargo.

E’ vero che nel nostro paese i tagli e le incertezze sulle risorse della formazione non faranno notizia, ma sono parte significativa del grave pericolo che stiamo correndo di far perdere anche ai giovani la fiducia nel futuro non sapendo offrire loro oggi le competenze necessarie per poterlo costruire.

Di fronte a sfide così pressanti le ACLI non mancheranno di assumere fino in fondo la propria responsabilità.

Sono le stesse caratteristiche di questa crisi epocale che evocano l’inderogabile esigenza di produrre una svolta nello sviluppo del pianeta.

Il lavoro e la formazione sono chiamati ad assumere un più significativo ruolo nella costruzione dello sviluppo, soprattutto qui nel Mezzogiorno. Dopo il fallimento della finanza spregiudicata la guida allo sviluppo va riportata su lavoro e produzione.

Costruire una nuova centralità del lavoro è il compito che le ACLI si sono date, nella consapevolezza che per riportare al centro il lavoro bisogna nel contempo dargli un nuovo significato e costruirgli intorno nuove tutele.

Per questo le ACLI promuoveranno una campagna nazionale per un nuovo statuto dei lavori che metta a tema il superamento delle condizioni di disuguaglianza che ancora caratterizzano il mercato del lavoro italiano e l’offerta di opportunità formative come principale strumento di autotutela.

1. Promuoveremo una capillare iniziativa protesa all’effettivo riconoscimento di tutti i diritti formativi, sia quelli in capo ai giovani, anche in età di obbligo, sia quelli in capo agli adulti occupati o disoccupati.

2. Promuoveremo maggiori uguaglianze dal punto di vista contrattuale superando tutte quelle condizioni che oggi rischiano di far degenerare la flessibilità in gabbia di precariato.

3. Promuoveremo un sistema di ammortizzatori sociali che sia in grado di fornire adeguate tutele a tutte le tipologie di lavoratori, recuperando in particolare condizioni di parità per i lavoratori atipici.

4. Promuoveremo condizioni per cui i trattamenti previdenziali siano portati alla medesima aliquota contributiva e si generino per il futuro parità di trattamenti pensionistici.

5. Promuoveremo una riforma delle indennità di disoccupazione per garantire a tutti la copertura di un adeguato sostegno al reddito indipendentemente dalla categoria contrattuale, ancorandola allo sviluppo di idonei interventi nelle politiche attive e di ricollocamento dei lavoratori e a dei comportamenti di responsabilità e di impegno attivo nella propria ricollocazione da parte dello stesso lavoratore.

Lo sviluppo del Mezzogiorno non può che nascere da un nuovo progetto, ma anche dalla messa in campo di nuove responsabilità. Il lavoro potrà essere il centro di questo progetto, perché superando una concezione assistenziale e sussidiata si possa liberare le nuove energie per lo sviluppo che potranno essere promosse da un nuovo protagonismo attivo responsabile e partecipato di tutto il mondo del lavoro.


giovedì, aprile 02, 2009

Benevento: Lavoro e formazione per lo sviluppo del Sud, successo per il convegno delle Acli





pasquale orlando news sociali: Benevento: Lavoro e formazione per lo sviluppo del Sud, il3 aprile convegno delle Acli alla biblioteca provinciale
Oggi venerdi 3 aprile, dalle 9.30 alle 13.30 presso la biblioteca provinciale di Benevento si è tenuto un importante convegno sul tema Politiche del lavoro e della formazione per lo sviluppo del Mezzogiorno. Ha Introdotto e presieduto i lavori Pasquale Orlando responsabile nazionale mezzogiorno delle ACLI. Dopo i saluti di Eleonora Cavallaro, presidente Acli Campania, e di Sergio Tanga, presidente Acli Benevento l' intervento di Fausto Pepe, sindaco di Benevento. E'seguita una tavola rotonda con Natalia Faraoni, dipartimento di Sociologia e Scienza della politica dell’Università di Firenze, Maurizio Drezzadore, presidenza nazionale Acli, dipartimento lavoro, Natale Forlani, presidente di Italia Lavoro, e di Giovanni Principe, direttore generale dell’Isfol. Dopo il messaggio del sottosegretario al Lavoro, Pasquale Viespoli, ha concluso Michele Rizzi, vicepresidente nazionale delle Acli.
Ricca documentazione consegnata agli oltre cento partecipanti provenienti dalle province campane.
(nelle foto alcuni relatori. In primo piano il sindaco di Benevento Fausto Pepe)

lunedì, gennaio 28, 2008

Campania: Formazione, tirocini "sud-nord-sud"

14/05/2007 - Formazione, tirocini "sud-nord-sud" è una iniziativa per favorire, sostenere e rafforzare la cooperazione tra Istituzioni e i sistemi dell'educazione inseriti in un processo di mobilità geografica

La Regione Campania attraverso l'Assessorato all'istruzione, formazione e lavoro al fine di favorire, sostenere e rafforzare la cooperazione fra aree geografiche, istituzioni, soggetti economici e sociali e i sistemi dell'educazione, della formazione professionale e del lavoro, anche in un'ottica di promozione dello sviluppo locale ha aderito, con Deliberazione di Giunta Regionale n.1591 del 20 agosto 2004, al "Programma Quadro per la integrazione e lo sviluppo delle sperimentazioni in materia di tirocini formativi inseriti in processi di mobilità geografica" sancito in sede di Conferenza Unificata tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, l'ANCI, l'UPI e l'UNCEM in data 20 maggio 2004.

"Con la pubblicazione del Bando - illustra i dettagli l'assessore Corrado Gabriele - i cittadini residenti in Campania, disoccupati ai sensi del D.Lgs. n° 181/2000, di età compresa tra i 18 anni compiuti ed i 35 non compiuti, in possesso di qualifica professionale o diploma di scuola media superiore ovvero laurea possono presentare, ai Centri per l'Impiego di riferimento, la loro disponibilità a tutte le proposte di tirocinio per cui sono richiesti titoli e/o qualifiche in loro possesso ovvero rispondere ai singoli avvisi.

"Il tirocinio rappresenta un'esperienza formativa e di orientamento, ma soprattutto un'opportunità di inserimento temporaneo nel mondo del lavoro realizzata presso aziende pubbliche e private. E' finalizzato all'acquisizione pratica, alla crescita professionale e personale del tirocinante e rientra in un progetto personalizzato di formazione o ricerca di lavoro".
Difatti il tirocinio permette la socializzazione reciproca tra mondo del lavoro e processi educativo-formativi o ricerca di occupazione, contribuisce all'acquisizione di nuove competenze e favorisce l'inserimento o il reinserimento lavorativo.

In caso di accoglimento della domanda ai tirocinanti sarà garantita la copertura delle spese di vitto, alloggio e trasporto, nonché eventuale borsa di studio e la formazione off the job in accompagnamento al tirocinio".
"Gia dalla prossima settimana - annuncia l'Assessore alla Formazione Corrado Gabriele - saranno in visine sul sito del portale della Regione Campania le prime opportunità da vagliare per i progetti dei tirocini formativi attraverso la mobilità extraregionale".


domenica, dicembre 23, 2007

Campania: La giunta approva il piano attuativo per i Patti Formativi Locali

22/12/2007 - La Giunta regionale della Campania, su proposta dell'assessore al Lavoro e alla Formazione Corrado Gabriele, ha approvato la delibera con cui si dà il via libera alla predisposizione del piano attuativo per i Patti formativi locali.

I Patti formativi sono strumenti concepiti per innalzare la qualità dell'offerta formativa e favorire la concentrazione di risorse ed azioni su aree territoriali e filiere produttive, al fine di evitare la frammentazione e valorizzare le risorse locali.

Lo stanziamento previsto è di circa 22 milioni di euro: 20 saranno spesi per il finanziamento dei Patti formativi locali di cui alla graduatoria ordinaria e a quella speciale, mentre un importo pari a circa 1.830 euro servirà a finanziare il piano attuativo per tutti i progetti dichiarati ammissibili.

Il 20% delle risorse stanziate sarà destinato ai Patti formativi della graduatoria speciale.

La Giunta ha altresì deciso di procedere all’individuazione delle risorse necessarie per il finanziamento della restante parte dei progetti ritenuti ammissibili, utilizzando i fondi del programma operativo 2007 – 2013.

"Realizziamo - sottolinea l’assessore Gabriele – una profonda innovazione nel sistema della formazione, che viene messa a disposizione dei settori produttivi. L’obiettivo che ci prefiggiamo è promuovere il lavoro di qualità ed allo stesso tempo stabilizzare il mondo del lavoro".

martedì, giugno 26, 2007

Campania: Pmi, riapre Isola: assumere ora conviene


Riapre i battenti il bando Isola, inserimento sociale attraverso il lavoro. I fondi messi a disposizione delle imprese questa volta ammontano a quasi 6 milioni di euro. Grazie a questa misura, le aziende possono formare nuovi lavoratori e alla fine del percorso decidere se assumere o meno. Possono presentare progetti di formazione azionde o consorzi in qualità di soggetti proponenti insieme a enti formativi regolarmente accreditati in Regione, come soggetti attuatori. Beneficiari finali delle azioni sono i disoccupati residenti in provincia di Napoli con età compresa tra i diciotto e i trentasei anni, per la prima azione, e fino ai cinquantacinque anni per la seconda azione. La durata di ogni singolo progetto deve essere almeno di dodici mesi e deve prevedere una borsa formativa da 500 euro per ogni singolo partecipante. Il bando è promosso dall’assessorato regionale alla Formazione, guidato da Corrado Gabriele. Le domande di partecipazione devono essere presentate entro il 18 luglio.
di Angelo Vaccariello



Il bando Isola è di nuovo attivo. Obiettivo della misura è promuovere l’inserimento sociale dei lavoratori. Il progetto Isola nasce da un accordo tra il ministero del Welfare e la Giunta regionale di Palazzo Santa Lucia. Il protocollo d’intesa è sottoscritto il 22 giugno 2006 a Roma tra il ministro Cesare Damiano e il presidente della Regione, Antonio Bassolino. Con l’accordo, il ministero del Lavoro finanzia 22 milioni di euro per l’attuazione del progetto. Palazzo Santa Lucia, invece, mette a disposizione 8 milioni di euro a valere della misura 3.2 e 3.3 del Por Campania 2000 — 2006.
Scopo del progetto Isola è, come si legge nell’articolo uno del bando “facilitare l’inserimento di disoccupati e inoccupati nel mondo del lavoro e a qualificare il sistema economico locale promuovendo una forza lavoro qualificata, competente e adattabile”. In pratica, il bando finanzia percorsi integrati di work experience da svolgersi presso imprese, finalizzati all’ampliamento delle competenze professionali e dell’occupabilità dei destinatari. I disoccupati, quindi hanno l’opportunità di un contatto diretto con una realtà lavorativa che, attraverso un approccio di carattere formativo, possa preludere a un inserimento lavorativo. Attenzione, però.
Le work experience non rappresentano un vero e proprio rapporto di lavoro e, di conseguenza, non sono vincolanti per le imprese in termini di possibili assunzioni ma, oltre a agevolare l'incontro tra domanda e offerta, sono in grado di sostenere il processo di accoglienza delle imprese verso i giovani, favorendo, in alcuni casi, l'inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti in difficoltà rispetto al mercato del lavoro. Con la spesa di tutte le risorse, il bando prevede l’attivazione di 4mila borse formative. Ogni singolo progetto deve prevedere due attività: un’esperienza lavorativa in azienda e una serie di attività formative di supporto. Per questa seconda parte è prevista la programmazione di un modulo di orientamento, l’accompagnamento tutoriale , l’attivazione di attività integrative come la formazione a distanza, la verifica finale dei risultati acquisiti e la certificazione delle competenze acquisite. Il progetto Isola si differenzia in base anche all’età dei destinatari. E’ prevista l’azione “Isola Giovani 1” destinata ai disoccupati con età compresa tra i 18 e i 25 anni. Per questa misura, il contributo massimo per ogni work experience è pari a 7.400 euro, di cui 500 destinati al beneficiario finale come borsa formativa. La seconda azione prevista è “Isola Giovani 2”, destinata ai disoccupati fino a 35 anni. Obiettivo di questa seconda azione è promuovere un intervento che abbia nelle work experiences lo strumento strategico per confermare o rimodulare le competenze formali e non formali acquisite dai giovani rientranti nel range considerato. E’ proprio in questa fascia di età, infatti, che si presenta il rischio dell’inizio di un processo di decadimento ed obsolescenza dei saperi acquisiti.
Per questo tipo di azione è previsto un contributo complessivo di 7.450 euro, comprensive di una borsa di studio di 500 euro destinata a ogni partecipante. Infine, per i disoccupati di lunga durata, con età compresa tra i 36 e i 55 anni è prevista l’azione “Isola Dld”, cioè cosiddetti lavoratori “Drop Out” che hanno già manifestato difficoltà nei percorsi di fomrazione e inserimento lavorativo. Anche per questa misura è previsto un contributo per ogni azione pari a 7.500 euro, con unaborsa di 500 euro per ogni beneficiario.

Proposte
Le candidature per la realizzazione dei progetti possono essere presentate esclusivamente da imprese o consorzi in qualità di soggetto oroponente, insieme a enti formativi, in qualità di soggetti attuatori in regola con le procedure di accreditamento presso la Regione Campania.
Ogni progetto formativo può prevedere la realizzazione di più work experience e all’interno di ogni progetto l’organismo potrà presentare le work esperience relative a più figure professionali.
Tra il soggetto attuatore, la struttura ospitante e il destinatario deve intercorrere una convenzione da sottoscrivere successivamente all’approvazione del progetto.

Beneficiari
Il programma Isola si caratterizza come una nuova proposta di intervento integrato tra la Regione Campania, la Provincia di Napoli e il Comune di Napoli e è volto all’inserimento sociale attraverso il lavoro di tre target di riferimento considerati significativi: giovani dai 18 ai 25 anni (Isola giovani 1), giovani dai 26 ai 35 anni (isola giovani 2) e dei disoccupati dld dai 36 anni in poi.
Il progetto utilizza lo strumento della work experience e, per quanto riguarda l’area dei dld di percorsi sostenuti anche con l’utilizzazione di strumenti del Welfare, con l’obiettivo dell’occupabilità e dell’inserimento lavorativo e sociale. Le attività di individuazione e selezione dei soggetti fruitori del programma saranno effettuate sulle platee di utenti riferite alle sperimentazioni e esperienze inter-istituzionali già maturate. Le domande di partecipazione dovranno essere presentate entro il prossimo 18 luglio. Il progetto deve essere presentato con il formulario previsto dal bando. Le domande dovranno essere inviate a: Regione Campania, Settore Orientamento Professionale - Centro Direzionale - Isola A/6 - cap 80143 — Napoli. Sulla busta deve essere indicata la dicitura: “Por campania 2000-2006, misura 3.2 - avviso pubblico per la realizzazione di work experience per soggetti appartenenti a categorie con difficolta’ di inserimento, reinserimento o permanenza nel mercato del lavoro”. La valutazione delle domande seguirà uno schema preciso, che tende a privilegiare i percorsi di formazione altamente qualificanti. Così la valutazione delle proposte
- Qualità della motivazione e della finalità dell’intervento e coerenza rispetto agli obiettivi - punteggio massimo: 20
- Coerenza tra contenuti e obiettivi - punteggio massimo: 20
- Presenza di metodologie e strumentazioni innovative - punteggio massimo: 25
- Efficacia dei dispositivi di monitoraggio e valutazione - punteggio massimo: 10
- Qualità e coerenza complessiva del progetto - punteggio massimo: 15
- Dimensione organizzativa impresa ospitante - punteggio massimo: 10

Tra i criteri di valutazione delle domande, anche la finalità dell’intervento proposto dall’impresa e dall’ente formativo