Vado subito al cuore del problema. È ormai consolidata l'idea che quella contemporanea è una società in rapida trasformazione. Nello stesso tempo, non si capisce perché mai, all'interno di questo processo evolutivo, non debba rientrare anche quello che comunemente si definisce il mondo cattolico. In realtà le cose stanno proprio così: in molti è diffusa l'immagine di un laicato cattolico prevalentemente chiuso nei rassicuranti ambiti ecclesiali. E non si coglie invece che, da diversi anni, è in atto un processo in cui i cattolici si stanno riappropriando di temi a loro cari come quelli della cittadinanza, meglio: dei diritti e doveri dei cittadini, della politica, della legalità e così via. Per intenderci: famiglia, giovani, emarginazione non sono temi solo pastorali. Sono anche politici. Perché famiglia richiama le politiche familiari, giovani quelle giovanili, emarginazione le politiche sociali. In definitiva, il family day non è stata un'invenzione estemporanea o dettata da calcoli politici ma l'espressione di una nuova sensibilità o, se si vuole, di un'ormai radicata insoddisfazione di molti. Questa rinnovata sensibilità è stata all'origine del convegno promosso qualche giorno fa dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, l'organismo della Curia che riunisce i responsabili di associazioni, movimenti e gruppi cattolici locali.
La struttura non è stata quella classica dei convegni: niente relazioni, ma solo interventi programmati. Che sarebbe come dire che le relazioni ce le siamo fatte noi, perché il laicato di Napoli ha risorse importanti e, forse, tuttora inespresse. Lo ha detto proprio il cardinale Sepe: «Senza indulgere al lamento o al vittimismo, senza aspettare che altri prendano a cuore le sorti del Sud (...) è tempo che i napoletani si riapproprino della loro terra... Abbiamo le energie per farlo!» (Il sangue e la speranza, 19 settembre 2006). La seconda peculiarità è nel fatto che i sei interventi programmati non sono stati l'espressione di singole intelligenze individuali ma il frutto di una riflessione comune: un lavoro corale. In febbraio sono stati attivati tanti laboratori con la competente partecipazione di responsabili di associazioni e movimenti a volte anche molto diversi tra loro ma tutti capaci di pensare insieme. Il tema: Quale laicato oggi per Napoli? Con un sottotitolo: Idee e proposte dei cattolici per le nostre città. Più in dettaglio: Formazione ed educazione per Napoli, Giovani per Napoli, Lavoro per Napoli, Quale giustizia per Napoli, Quale ambiente per Napoli, Salute e sanità a Napoli. Si noti l'insistenza su Napoli (che potrebbe essere anche Casoria, Torre Annunziata o San Giorgio a Cremano). Essa ha voluto significare l'attenzione alla concretezza dei problemi di città sofferenti: non analisi raffinate e disincarnate, ma attenzione alle persone che in queste città non vivono ma sopravvivono. E su tematiche che tutte sollecitano la responsabilità propria dei cattolici. D'altra parte, come dimenticare che non più tardi dell'ottobre scorso papa Benedetto XVI venne a dire a tutta la città che a Napoli c'è un'emergenza educativa? Come dimenticare le parole del cardinale Sepe in occasione dell'incontro al Duomo a proposito della questione rifiuti? Come dimenticare la recente Settimana sociale dei cattolici di Pisa-Pistoia, tutta centrata sul tema del bene comune? La verità è che, in estrema sintesi, questo convegno è stato un grande rilancio del pensiero sociale della Chiesa come canale privilegiato attraverso cui far passare un messaggio per l'uomo e per tutti gli uomini. Risultato. È stata proposta, e il cardinale ha approvato, la trasformazione dei laboratori in osservatori stabili sulla vita della città: espressione di un laicato qualificato e appassionato, capace di cogliere i problemi, di denunciare lacune e omissioni, di offrire idee in più su cui lavorare. Un'esigenza, questa, tanto più avvertita in città nelle quali certe vicende riflettono oggettive e gravi responsabilità di gestione della cosa pubblica. La città, le città, le nostre città sono state lo sfondo di questa riflessione. Qualcuno ha osservato che sono stati trattati temi politici. Perfetto. Politici da «pòlis», la città. È l'idea di una politica attenta alle persone, fatta di idee, proposte e progetti. Una politica che agli interessi di parte, o di partito, antepone i bisogni collettivi. Che dà esempio di assoluto rigore amministrativo e rifiuta compromessi. Che sa dare risposte vere e significative ai bisogni delle persone. Questa è la politica che ci sta a cuore, non già il chiacchiericcio politico che ci ha, francamente, stufato.
Mario Di Costanzo
La struttura non è stata quella classica dei convegni: niente relazioni, ma solo interventi programmati. Che sarebbe come dire che le relazioni ce le siamo fatte noi, perché il laicato di Napoli ha risorse importanti e, forse, tuttora inespresse. Lo ha detto proprio il cardinale Sepe: «Senza indulgere al lamento o al vittimismo, senza aspettare che altri prendano a cuore le sorti del Sud (...) è tempo che i napoletani si riapproprino della loro terra... Abbiamo le energie per farlo!» (Il sangue e la speranza, 19 settembre 2006). La seconda peculiarità è nel fatto che i sei interventi programmati non sono stati l'espressione di singole intelligenze individuali ma il frutto di una riflessione comune: un lavoro corale. In febbraio sono stati attivati tanti laboratori con la competente partecipazione di responsabili di associazioni e movimenti a volte anche molto diversi tra loro ma tutti capaci di pensare insieme. Il tema: Quale laicato oggi per Napoli? Con un sottotitolo: Idee e proposte dei cattolici per le nostre città. Più in dettaglio: Formazione ed educazione per Napoli, Giovani per Napoli, Lavoro per Napoli, Quale giustizia per Napoli, Quale ambiente per Napoli, Salute e sanità a Napoli. Si noti l'insistenza su Napoli (che potrebbe essere anche Casoria, Torre Annunziata o San Giorgio a Cremano). Essa ha voluto significare l'attenzione alla concretezza dei problemi di città sofferenti: non analisi raffinate e disincarnate, ma attenzione alle persone che in queste città non vivono ma sopravvivono. E su tematiche che tutte sollecitano la responsabilità propria dei cattolici. D'altra parte, come dimenticare che non più tardi dell'ottobre scorso papa Benedetto XVI venne a dire a tutta la città che a Napoli c'è un'emergenza educativa? Come dimenticare le parole del cardinale Sepe in occasione dell'incontro al Duomo a proposito della questione rifiuti? Come dimenticare la recente Settimana sociale dei cattolici di Pisa-Pistoia, tutta centrata sul tema del bene comune? La verità è che, in estrema sintesi, questo convegno è stato un grande rilancio del pensiero sociale della Chiesa come canale privilegiato attraverso cui far passare un messaggio per l'uomo e per tutti gli uomini. Risultato. È stata proposta, e il cardinale ha approvato, la trasformazione dei laboratori in osservatori stabili sulla vita della città: espressione di un laicato qualificato e appassionato, capace di cogliere i problemi, di denunciare lacune e omissioni, di offrire idee in più su cui lavorare. Un'esigenza, questa, tanto più avvertita in città nelle quali certe vicende riflettono oggettive e gravi responsabilità di gestione della cosa pubblica. La città, le città, le nostre città sono state lo sfondo di questa riflessione. Qualcuno ha osservato che sono stati trattati temi politici. Perfetto. Politici da «pòlis», la città. È l'idea di una politica attenta alle persone, fatta di idee, proposte e progetti. Una politica che agli interessi di parte, o di partito, antepone i bisogni collettivi. Che dà esempio di assoluto rigore amministrativo e rifiuta compromessi. Che sa dare risposte vere e significative ai bisogni delle persone. Questa è la politica che ci sta a cuore, non già il chiacchiericcio politico che ci ha, francamente, stufato.
Mario Di Costanzo
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