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giovedì, aprile 28, 2011

Detrarre gli interessi del mutuo. tutte le spiegazioni.



Ho contratto un mutuo nel 2010 per l’acquisto di una casa. Posso detrarre gli interessi passivi?

Sì è possibile detrarre gli interessi passivi dei mutui, ma la somma detraibile cambia a seconda che si tratti di acquisto o della costruzione dell’abitazione principale.

L’art. 15 del Tuir, prevede, infatti:

- la detrazione di un importo pari al 19% degli interessi passivi e relativi oneri accessori, nonché le quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione pagati a soggetti residenti nel territorio dello Stato o di uno Stato membro della Comunità europea ovvero a stabili organizzazioni nel territorio dello Stato di soggetti non residenti in dipendenza di mutui garantiti da ipoteca su immobili contratti per l’acquisto dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale entro un anno dall’acquisto stesso, per un importo non superiore a 4.000 euro (Tuir comma 1, lettera b).

- la detrazione dall’imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, di un importo pari a 19% dell’ammontare complessivo non superiore a 2.582,28 euro degli interessi passivi e relativi oneri accessori, nonché delle quote di rivalutazione dipendenti da clausole di indicizzazione pagati a soggetti residenti nel territorio dello Stato o di uno Stato membro delle Comunità europee, ovvero a stabili organizzazioni nel territorio dello Stato di soggetti non residenti, in dipendenza di mutui contratti, a partire dal 1 gennaio 1998 e garantiti da ipoteca, per la costruzione dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale. (Tuir comma 1-ter).

Pertanto, quando dal testo del contratto di mutuo è ravvisabile la motivazione per la quale è stato stipulato (cioè acquisto dell’abitazione principale o costruzione/ristrutturazione dell’abitazione principale), il contribuente potrà usufruire della relativa detrazione.

Non è, invece, possibile, in base al chiarimento fornito dall’agenzia delle Entrate nella circolare n. 15/E del 20 aprile 2005, quesito 4.2, usufruire della detrazione degli interessi relativi a mutui misti (per esempio acquisto e ristrutturazione), se non sono chiaramente distinti i due importi.

Nella stessa circolare, e successivamente nella risoluzione 147/E del 22 dicembre 2006, l’Agenzia ha precisato che, in caso di acquisto dell’abitazione principale, il contribuente può dimostrare che l’agevolazione gli spetta attraverso la manifestazione della volontà di destinare la somma presa a mutuo all’acquisto dell’abitazione principale nel contratto di compravendita ovvero nel contratto di mutuo.

Qualora ciò non sia avvenuto, per cause imputabili o meno al contribuente, potrà richiedere alla banca mutuante una dichiarazione in cui sia attestata tale circostanza.
La banca potrà rendere tale attestazione solo qualora disponga di tali informazioni, per averle acquisite, ad esempio, nel corso dell’istruttoria della pratica di finanziamento o in altra circostanza.

Nel caso in cui la banca non sia in grado di attestare tale destinazione, il contribuente potrà ricorrere alla dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà effettuata ai sensi dell’ art. 47 del Dpr n. 445/2000, dichiarando che il mutuo è stato contratto per l’acquisto dell’abitazione principale, assumendosi, in tal modo, la responsabilità penale e civile delle dichiarazioni rese.

Anche nel caso di mutuo contratto per la costruzione dell’abitazione principale, l’agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 241/E del 7 settembre 2007, ha chiarito che la motivazione deve essere dedotta dal mutuo; in mancanza, dalla dichiarazione resa dall’istituto bancario e in via residuale dalla dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà resa dal contribuente.

lunedì, marzo 28, 2011

FISCO. Acli, ecco MyCaf il portale per i contribuenti.Tutta la documentazione fiscale consultabile online, tramite pc, telefonino o tablet.


Tutta la documentazione fiscale consultabile online, tramite pc, telefonino o tablet.

Consultare online il proprio 730, le dichiarazioni Isee, i bollettini Ici e i pagamenti F24. Essere avvisati in tempo reale sugli adempimenti e le scadenze fiscali. Ricevere informazioni sulle ultime novità in materia di fisco e agevolazioni sociali.
Sono alcuni dei servizi e delle opportunità offerte ai contribuenti da MyCaf.it, il nuovo portale pensato e sviluppato dal Centro di Assistenza Fiscale delle Acli: 1milione e 200mila cittadini assistiti ogni anno, 1000 uffici aperti al pubblico e più di 1.500 operatori in tutta Italia.

Inaugurato in occasione della nuova campagna fiscale, il portale è riservato ai clienti Caf Acli, che potranno accedervi da casa tramite pc, telefonino o tablet. All’atto della presentazione della dichiarazione dei redditi, o alla compilazione della dichiarazione Isee, si comunica all’operatore il proprio indirizzo di posta elettronica e si ricevono immediatamente account e password.
MyCaf.it funziona come un “cassetto elettronico”, organizzato e aggiornato direttamente dal Caf Acli con i documenti consegnati dai clienti per i propri adempimenti fiscali: 730, Unico, Isee, Red, F24, Ici e altro ancora. Tramite il portale si potrà visionare, salvare e stampare tutta la documentazione degli ultimi tre anni ogni volta che si vorrà, senza doversi recare fisicamente presso l’ufficio di competenza. MyCaf.it è anche un’agenda personale, con le proprie scadenze fiscali inserite direttamente dal Caf Acli e in cui ogni cliente può inserire anche gli appuntamenti e gli impegni personali. Potendo scegliere se e quando essere avvisati via email sulle scadenze inserite.

Il portale, infine, è un “sistema di informazione personalizzata”, con notizie quotidiane sulle ultime novità fiscali e le agevolazioni sociali, selezionate dal Caf Acli in base al profilo personale e familiare del singolo utente.

«Si tratta di uno strumento fortemente innovativo – spiega Paolo Conti, direttore nazionale del Caf Acli – non solo sotto il profilo tecnologico, ma anche culturale. L’idea è quella di semplificare la vita al cittadino contribuente, rendendolo il più possibile autonomo per ciò che è in grado di fare da solo e affiancandolo con una consulenza personalizzata quando ne ha bisogno. Quella che parte oggi è solo una piattaforma di partenza. Da domani sarà possibile collegarsi direttamente online con i servizi proposti dalle amministrazioni pubbliche, effettuare i pagamenti in homebanking, ricaricare i telefonini. Con un valore aggiunto che è la grande rete di sportelli, uffici e operatori sparsi in tutta Italia».

venerdì, marzo 11, 2011

150*UNITA': VERDI E MANZONI 'TESTIMONIAL' CAMPAGNA FISCALE ACLI

Giuseppe Verdi, Alessandro Manzoni, Grazia Deledda, Giuseppe Mazzini e Marco Tullio Cicerone.

Nell'anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unita' d'Italia, le Acli scelgono cinque nomi illustri come testimonial del proprio servizio fiscale. Si tratta di cinque veri clienti Caf Acli di Ragusa, Matera, Bologna, Como e Milano, omonimi dei personaggi della storia italiana, che hanno prestato il loro volto per la campagna ''I nostri clienti sono tutte persone importanti''.

La campagna del Caf Acli sara' in onda in tv dal 20 marzo sulle reti Rai e su La7, con uno spot di 15 secondi gia' visibile su Youtube. Proseguira' fino a maggio su radio e tv con un pianificazione locale su tutto il territorio nazionale, accompagnata da una importante campagna di affissioni 6x3.

L'ideazione della campagna e' di Lanfranco Norcini Pala per Aesse Comunicazione. Project manager e' Glenda Aceto. I servizi videofotografici sono stati realizzati da Necessita' Fotografica con la regia di Leonardo Cinieri Lombroso.

Speakeraggio e musica originale sono della Nosuoni Records.

La grafica e' stata curata da Stefano Orfei sotto la supervisione del direttore di Aesse Comunicazione Antonio Rossi.

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sabato, dicembre 12, 2009

Modello Eas, ultimi giorni per la presentazione. Utile un rinvio.

La proroga sembra necessaria per non trasformare i buoni in cattivi per legge. Qualche settimana in più non danneggerebbe lo spirito della norma ma aiuterebbe la crescita della legalità”.
Così il portavoce Olivero dichiara a “Il Sole 24 Ore” sulla scadenza fissata dall'Agenzia delle Entrate al 15 dicembre per l'invio dei modelli Eas da parte degli enti associativi.
(“Il Sole 24 Ore”, “Dal non profit questionari fiscali al rallentatore”, di V. Melis, 11 dicembre 2009)


Entro il 15 dicembre gli Enti associativi hanno l’obbligo di presentare all’Agenzia delle Entrate il modello Eas per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini fiscali.

La mancata o errata compilazione del modello può comportare la perdita dei requisiti di Ente associativo e di conseguenza il cambiamento del regime fiscale.

Il Caf Acli è a disposizione di tutte le associazioni per fornire l’assistenza necessaria ad una corretta compilazione del modello, per la trasmissione dello stesso all’Agenzia delle Entrate, per verificare eventuali requisiti di esclusione dall’obbligo.

Caf Acli: il centro di assistenza fiscale di una associazione al servizio delle associazioni.
Callcenter Caf Acli

venerdì, ottobre 16, 2009

Fisco, modello EAS, CSVnet Caf e Acli firmano accordo

CSVnet, il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio di Volontariato e il Caf Acli hanno firmato un accordo per fornire la necessaria assistenza alle organizzazioni di volontariato per la compilazione e l'invio del modello EAS all'Agenzia delle Entrate.

In base all'accordo, i Centri di Servizio per il Volontariato provvederanno all'accompagnamento alla compilazione del modello EAS per le Organizzazioni di Volontariato e agli altri enti non profit (secondo i regolamenti locali) e alla verifica delle informazioni fornite per evitare errori. Il Caf Acli metterà a disposizione la propria struttura centrale e territoriale per raccogliere i modelli ed inviarli all'Agenzia delle Entrate, grazie ad un'apposita piattaforma telematica.

Si tratta di un servizio importante, poiché si stimano essere circa 8.000 le Organizzazioni di Volontariato (OdV) che non potranno godere delle semplificazioni pur decise ieri dall'Agenzia delle Entrate in quanto non iscritte ai Registri Regionali e non onlus. "CSVnet, insieme ai rappresentanti del Volontariato, aveva già ottenuto a gennaio l'esclusione da questo obbligo delle OdV iscritte - afferma il presidente di CSVnet, Marco Granelli - ed ora aiuta concretamente le non iscritte a sostenere l'adempimento, nella speranza di giungere quanto prima ad una normativa che semplifichi ulteriormente il provvedimento del Governo. Grazie al sistema del Caf Acli e ai tecnici dei CSV vogliamo essere vicini alle associazioni - conclude Granelli - ed utilizzare questo adempimento come banco di prova per intervenire sulle problematiche delle associazioni e quindi prevenire eventuali future sanzioni dell'Agenzia delle Entrate".

venerdì, settembre 04, 2009

Ise / Isee cosa sono: tutte le informazioni.

L'Ise (indicatore della situazione economica) e l'Isee (indicatore della situazione economica equivalente) sono parametri che attestano la situazione economica del richiedente, utilizzati da Enti o da Istituzioni (ospedali pubblici, Asl, scuole, università ecc.) che concedono prestazioni assistenziali o servizi di pubblica utilità.
La gestione della banca dati relativa al calcolo di tali indicatori è affidata all'Inps che acquisisce le notizie di base per il rilascio della certificazione che ha una validità annuale.

CHE COS'È

L'Ise è un parametro che determina la situazione economica del nucleo familiare. Questo parametro scaturisce dalla somma dei redditi e del 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare di tutto il nucleo familiare.
L'Isee scaturisce invece dal rapporto tra l'Ise e il numero dei componenti del nucleo familiare in base ad una scala di equivalenza stabilita dalla legge.

DA CHI E PER COSA VIENE RICHIESTA L’ATTESTAZIONE ISE/ISEE ?

- dai Comuni, per agevolazioni rispetto a tributi locali (come la TARSU), alle rette delle mense scolastiche, alla riduzione di quote per soggiorni turistici rivolti agli anziani, per la concessione dell’assegno di maternità e dell’assegno a nuclei familiari nei quali sono presenti almeno tre figli minori.
- dalla TELECOM per la riduzione del canone di abbonamento telefonico.
- dalle Università per la riduzione delle tasse universitarie.
- dagli Enti locali (Comuni, Province e Regioni) per buoni di acquisto dei libri scolastici.
- dalle Agenzie Territoriali per la casa in merito alla determinazione dei canoni di locazione.
- per l’accesso a prestazioni socio economiche da parte della Pubblica Amministrazione e del Servizio Sanitario Nazionale.

DA RICORDARE

Fanno parte del nucleo familiare, in linea generale, il dichiarante, il coniuge, i figli nonché altre persone conviventi e altri soggetti a carico ai fini dell'Irpef, anche se non presenti nello stato di famiglia del dichiarante.
La situazione reddituale è rappresentata dal reddito complessivo assoggettabile all'Irpef conseguito da tutti i componenti il nucleo nell'ultimo anno fiscale.
La situazione patrimoniale immobiliare è costituita dal valore dei fabbricati e dei terreni edificabili o agricoli intestati a persone fisiche, definito ai fini dell'ICI (imposta comunale sugli immobili) entro il 31 dicembre dell'anno precedente la presentazione della dichiarazione sostitutiva. Viene applicata una detrazione per l'importo dell'eventuale mutuo residuo da pagare o, in alternativa, se più favorevole, il valore della casa di proprietà in cui risiede il nucleo, nel limite di 51.645,69 euro.
La situazione patrimoniale mobiliare è rappresentata dal valore dei titoli, conti correnti, buoni postali, azioni ecc., posseduti al 31 dicembre dell'anno precedente la presentazione della dichiarazione sostitutiva.
Il patrimonio mobiliare e immobiliare è considerato nella valutazione complessiva solo per il 20%.
La scala di equivalenza è composta da coefficienti che indicano, in base al numero dei componenti il nucleo familiare, il valore con il quale va rapportato l'Ise per ottenere l'Isee. Questo coefficiente viene aumentato se, ad esempio, il nucleo familiare è composto da un solo genitore con figli minori, se nel nucleo sono presenti persone disabili oppure se entrambi i genitori di figli minori hanno lavorato almeno sei mesi nell'anno in cui sono stati prodotti i redditi.

COSA BISOGNA FARE PER OTTENERE L’ATTESTAZIONE ISE/ISEE DAL CAF ACLI?

L’attestazione
ISE/ISEE viene rilasciata GRATUITAMENTE dal Caf Acli dopo aver provveduto a redigere, sulla base della documentazione esibita e di quanto dichiarato dal cittadino, la Dichiarazione Sostitutiva Unica (D.S.U.) che viene sottoscritta dall’interessato.
Elaborati i dati esposti nella dichiarazione, il Caf Acli rilascia l’attestazione, valida per tutti i componenti del nucleo familiare e che dovrà essere consegnata all’ente o amministrazione che concede il beneficio o la prestazione richiesta dal cittadino.
Tutti i dati sono conservati nell’Archivio Nazionale ISE gestito dall’INPS e resi disponibili agli Enti ed Amministrazioni per eventuali controlli ed accertamenti che possono essere eseguiti tramite la Guardia di Finanza.

DATI E DOCUMENTI NECESSARI PER L’ISE/ISEE 2009

Il Cittadino deve esibire al Caf un documento di identità non scaduto o la carta di soggiorno. Gli altri dati devono essere o documentati o autocertificati dal cittadino.
Il cittadino si assume comunque ogni responsabilità civile e penale di quanto dichiarato o autocertificato al Caf.

  • Composizione del nucleo familiare, dati anagrafici e codici fiscali dei componenti.
  • Sigla ASL di appartenenza.
  • Ultima dichiarazione dei redditi presentata (Mod. 730, UNICO) oppure, se non tenuto alla presentazione della dichiarazione dei redditi, l’ultimo Mod. CUD dei componenti del nucleo familiare.
  • Redditi dei terreni posseduti al 31/12/2008.
  • Rendita catastale dei fabbricati posseduti al 31/12/2008.
  • Ammontare del capitale residuo dei mutui al 31/12/2008.
  • Importo dell’affitto pagato nel 2008 per la casa di abitazione principale ed estremi di registrazione del contratto di locazione.
  • Redditi mobiliari posseduti al 31/12/2008 o saldo bancario/postale – conto corrente o libretto di risparmio – a tale data con codice CAB e ABI della Banca o della Posta o ammontare capitale investito in BOT, azioni o altri titoli o fondi di investimento o ammontare premi assicurativi.

sabato, giugno 20, 2009

Prorogato al 30 giugno 2009 il termine per ottenere il “Bonus elettrico” con efficacia dal 1° gennaio 2008


Con Deliberazione ARG/elt 49/09, del 27 aprile 2009, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, ha disposto la proroga al 30 giugno 2009 del termine per poter presentare le domande di “Bonus elettrico”, con efficacia retroattiva dal 2008.Lo sconto per le bollette è previsto per i nuclei familiari, anche composti da una persona sola, che dispongano di redditi particolarmente bassi, oppure per le persone che a causa di particolari condizioni di salute, necessitino di terapie per le quali occorre fare uso di apparecchiature elettromedicali.Lo sconto per l’anno 2008 può andare da un minimo di 60 ad un massimo di 150 euro; per il 2009, considerata la riduzione dei costi energetici, da 58 a 144 euro.
Per la presentazione delle domande, ci si può rivolgere presso le sedi del Patronato Acli e del Caf-Acli.

Per informazioni più dettagliate vai al sito dell’Autorità per l’energia elettrica e del gas.

mercoledì, marzo 11, 2009

Social card, la proroga al 30 aprile c'è. Novità allo studio per usarla anche in farmacia.

Social Card: proroga ad aprile per gli arretrati
Chiarimenti e novità nel decreto in gazzetta. Soddisfazione delle Acli: «Ora estendere la platea dei beneficiari»

Roma, 10 marzo 2009 - Soddisfazione da parte delle Acli per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto del ministero dell' Economia che estende al 30 aprile la proroga per ottenere gli 'arretrati' della Social Card: chi presenterà la domanda entro quella data potrà vedere caricati sulla Carta anche i 120 euro di ottobre, novembre e dicembre 2008, più gli ulteriori 80 euro del bimestre gennaio-febbraio 2009. Le Acli per prime avevano avanzato una richiesta in tal senso al ministero ed erano tornate nei giorni scorsi a denunciare la mancata formalizzazione della proroga promessa, che impediva di fatto a circa 200mila persone di beneficiare dell'accredito.
Per la vicepresidente nazionale delle Acli e presidente del Caf Acli Paola Vacchina, il ministero, rinviando a fine aprile la scadenza per ottenere gli arretrati (due mesi in più rispetto alla proroga precedentemente annunciata) «ha mostrato sensibilità e disponibilità di fronte alle richieste avanzate e alle esigenze dei cittadini, che pur avendone potenzialmente diritto non hanno ancora fatto richiesta della Carta Acquisti. Speriamo in particolare che questa proroga possa dare tempo e modo di accedere alla domanda alle famiglie con figli sotto i 3 anni, che finora hanno usufruito meno di questo strumento».
Il decreto del ministero dell'Economia risolve positivamente le questioni relative agli 'incapienti' e ai tempi dell'accredito sulla carta - non più nel bimestre successivo alla presentazione della domanda, ma al momento della verifica dei requisiti da parte dell'Inps. Introduce il principio della rivalutazione annuale della soglia Isee di accesso, sulla base della percentuale di incremento delle pensioni per perequazione automatica. Estende la possibilità di spesa attraverso la Carta anche nelle farmacie. Consente agli enti locali di integrare le social card con i propri versamenti. Mira a coinvolgere, infine, i Centri di assistenza fiscale sia nella fase di promozione dell'iniziativa - il lavoro fatto finora di produzione della dichiarazione Isee e di supporto alla presentazione della domanda - sia nella fase di rilascio: trasmissione della domanda direttamente all'Inps, invio della Carta alla residenza del beneficiario.
«Questi interventi - sottolinea Paola Vacchina - vanno nella direzione di un potenziamento dello strumento e di una semplificazione delle procedure. I cittadini possessori della Carta diventano soggetti titolari di agevolazioni e diritti in base ad una situazione economica conosciuta e certificata dallo Stato come precaria. Proprio per questo, nell'ottica dello sviluppo di questo strumento a beneficio di una platea più ampia di destinatari, continuiamo a chiedere al Governo di modificare i requisiti di accesso, abolendo quelli anagrafici». La proposta delle Acli è quella di utilizzare come unico requisito il reddito Isee sotto i 6000 euro, come avviene per le domande presentate per i minori sotto i 3 anni (gli over 65 devono invece soddisfare anche la condizione del reddito individuale). E di concedere la carta indipendentemente dall'età anagrafica del richiedente. Doverosa, infine, per le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, l'inclusione anche dei cittadini e delle famiglie immigrate - oggi escluse - tra i possibili beneficiari della prestazione.

Social card, la proroga al 30 aprile c'è (pubblicata anche in Gazzetta ufficiale)

Via libera al decreto. Novità allo studio per usarla anche in farmacia. Bene per le Acli

Michela Rossetti
Buone notizie per la Social card, dopo che i paletti troppo alti ne hanno ristretto la platea a quasi un terzo dei potenziali beneficiari annunciati: 560.000 anziché 1.300.000. La tanto attesa proroga che doveva caricare i 120 euro di arretrati anche a chi presentava la domanda dopo il 31 dicembre è arrivata. Insieme ad altre, importanti, novità.
Il decreto dei ministeri dell’Economia e del Welfare, che introduce le nuove regole è infatti oggi stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Chi aveva perso le speranze per avere i 120 euro dei mesi di ottobre, novembre, dicembre 2008, può quindi tirare un sospiro di sollievo, perché se le vecchie regole stabilivano che ne aveva diritto solo chi presentava la richiesta entro il 31 dicembre, con il nuovo decreto potranno ricevere le tre mensilità tutti coloro che ne fanno richiesta entro il 30 aprile.

Le somme non più accreditate dopo 2 mesi

Altro aspetto che vale la pena di sottolineare è il più veloce arrivo dei soldi. Se una circolare dell’Inps di febbraio stabiliva infatti che l’accreditamento sulle Social card (per chi aveva fatto domanda dopo il 31 dicembre, quindi gennaio o febbraio 2009) doveva avvenire il bimestre successivo (a partire da marzo-aprile); con il decreto non sarà più così. E i soldi arriveranno prima.

Sconti anche in farmacie e parafarmacie

Altra novità è poi l’aumento delle possibilità di spesa per la Carta acquisti, allargando la platea ai farmaci. Non più sconti solo su bollette elettriche, gas e prodotti alimentari nelle catene convenzionate, ma anche medicine da acquistare con o senza ricetta.
Prima di correre nelle farmacie, però, si dovrà verificare che i gestori abbiano già firmato una convenzione ad hoc. E tra il dire e il fare è probabile che si dovrà aspettare ancora un po’.

Coinvolti Caf ed enti locali: subito a casa?

Stesso discorso per il rilascio della Social card anche da parte dei Caf e gli enti locali, che possono seguire ora l’utente durante tutta la procedura, sollevandolo dalle file alle Poste e sgravandolo dalle complesse pratiche. Il decreto prevede la possibilità di raccogliere le domande e trasmetterle all'Inps, per poi inviare la Carta acquisti direttamente alla residenza del beneficiario. Anche in questo caso, però, dovremmo aspettare che dalla teoria si passi alla pratica, individuando modalità operative adeguate.

Le Acli soddisfatte per la proroga

Le Acli, che da tempo avanzavano la richiesta della proroga, e pochi giorni fa denunciavano che la mancata formalizzazione del provvedimento impediva di fatto a circa 200mila persone di beneficiare dell'accredito, accolgono con soddisfazione la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto.
Per la vicepresidente nazionale delle Acli e presidente del Caf Acli Paola Vacchina, il ministero, rinviando a fine aprile la scadenza per ottenere gli arretrati (due mesi in più rispetto alla proroga precedentemente annunciata) "ha mostrato sensibilità e disponibilità di fronte alle richieste avanzate e alle esigenze dei cittadini, che pur avendone potenzialmente diritto non hanno ancora fatto richiesta della Carta Acquisti. Speriamo in particolare che questa proroga possa dare tempo e modo di accedere alla domanda alle famiglie con figli sotto i 3 anni, che finora hanno usufruito meno di questo strumento".

E bene le altre novità del decreto. Ora eliminare limite età

Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani commentano positivamente anche gli altri aspetti del decreto, come i tempi dell'accredito sulla carta - non più nel bimestre successivo alla presentazione della domanda, ma al momento della verifica dei requisiti da parte dell'Inps; la possibilità di spesa estesa anche nelle farmacie; e la possibilità concessa agli enti locali di integrare le social card con i propri versamenti. Bene anche il coinvolgimento dei Centri di assistenza fiscale sia nella fase di promozione dell'iniziativa che in quella del rilascio, ma le Acli chiedono ora di fare di più.

La proposta delle associazioni è infatti quella di utilizzare come unico requisito il reddito Isee sotto i 6000 euro, come avviene per le domande presentate per i minori sotto i 3 anni (gli over 65 devono invece soddisfare anche la condizione del reddito individuale). E di concedere la carta indipendentemente dall'età anagrafica del richiedente. Doverosa, infine, per le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, l'inclusione anche dei cittadini e delle famiglie immigrate - oggi escluse - tra i possibili beneficiari della prestazione.

giovedì, marzo 05, 2009

Social Card: che fine ha fatto la proroga?

200mila in attesa degli arretrati (120 euro). La proposta: «Abolire i criteri dell'età per l'accesso alla carta acquisti»

Roma, 5 marzo 2009 - 200mila persone attendono ancora di veder caricata la propria Carta acquisti con i 120 euro dei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Tanti - si stima - coloro che hanno chiesto e ottenuto la social card a partire dal 1° gennaio 2009 e ai quali il Governo aveva garantito pubblicamente il riconoscimento degli 'arretrati'. «Ma ad oggi - denunciano le Acli - nessuno ha ottenuto i 120 euro, e della proroga promessa non v'è traccia».
Il Governo aveva fissato una prima scadenza al 31 dicembre 2008 per concedere, a chi avesse presentato la domanda entro quella data, la ricarica retroattiva dei mesi di ottobre, novembre e dicembre: 40 euro al mese, 120 euro in tutto. Di fronte al ritardo con cui era partita la macchina organizzativa e alla complessità oggettiva delle operazioni, le Acli avevano chiesto di spostare la scadenza al 28 febbraio. Il Governo aveva accolto la richiesta annunciando più volte pubblicamente la predisposizione di un decreto per la concessione di 2 mesi di proroga. «La data del 28 febbraio è passata è il decreto non c'è stato - spiegano le Acli - I 120 euro 'promessi' non sono stati mai caricati sulle carte di circa 200mila persone che restano senza soldi e senza risposte». «Che fine ha fatto la proroga?» si interrogano le Acli, che chiedono al Governo di mantenere la promessa fatta e insieme avanzano una proposta: «Abolire i requisiti anagrafici per l'accesso alla social card».
Il Governo, infatti, aveva ipotizzato inizialmente una platea di beneficiari della social card pari a 1 milione e 300mila cittadini. E aveva stabilito per questo - adottando un condivisibile criterio selettivo, riconoscono le Acli - una serie rigorosa di requisiti tra cui due principali: reddito Isee inferiore ai 6000 euro, età del richiedente inferiore ai 3 anni (bambini) o superiore ai 65 anni (pensionati). Ma le Carte acquisti finora distribuite sono state tuttavia 'solo' 560mila, meno della metà del previsto. E i dati a disposizione del Caf Acli dimostrano che il 40% di coloro che avrebbero diritto alla Carta secondo il requisito del reddito, ne rimangono esclusi per via dell'età. La proposta avanzata dal presidente delle Acli Andrea Olivero è conseguente: «Abolire i requisiti anagrafici per l'accesso alla social card». «Si può essere 'poveri' a 60 come a 65 anni, con figli di 3 anni piuttosto che di 5. Il requisito dell'età è quello meno comprensibile e giustificabile. Abolendolo rimarremmo comunque entro le previsioni di spesa ipotizzate dal Governo».

POLITICHE SOCIALI Bonus e card, famiglie in minoranza

Analisi
Un primo campione delle richieste presentate attraverso il Caf delle Acli conferma alcuni limiti già evidenziati: per il Bonus famiglia l’80% dei beneficiari sono singoli e coppie senza figli, per la Carta acquisti resta esclusa per limiti di età un’ampia fetta di popolazione povera.

primi dati sul flusso delle do­mande per il «Bonus famiglia» confermano le previsioni della vi­gilia: la grandissima parte dei bene­ficiari saranno pensionati singoli e coppie senza figli. Nonostante il no­me, infatti, le famiglie con prole a go­dere del beneficio saranno meno del 20%. Mentre, sul fronte della «Social card» dedicata ad anziani e famiglie con bambini di età inferiore ai 3 an­ni a bassissimo reddito, rimane un’ampia area di bisogno non co­perta dall’iniziativa di sostegno.

Il campione e i risultati. A elaborare le prime stime sulla distribuzione del «Bonus famiglia» è stato il Centro di assistenza fiscale delle Acli. Gli spor­telli sparsi in tutt’Italia hanno rac­colto (fino al 9 febbraio) oltre 110mi­la richieste. Un campione certo limi­tato, se si considera che la platea fi­nale stimata dal governo è di 8 mi­lioni di soggetti beneficiari (più pro­babilmente si arriverà tra i 6 e i 7 mi­lioni), ma non di meno significativo. Ebbene ben il 52,20% dei richiedenti (con requisiti validi) è costituito da pen­sionati soli. A questi si aggiunge un 26,96% di coppie senza figli o – ma si tratta di percentuali residuali – geni­tori soli con un solo figlio a carico. Decisamente limitate, invece, le fa­miglie con figli che riescono ad ave­re accesso al beneficio: il 19,12% per l’esattezza. La ripartizione vede la famiglia di 3 componenti a quota 7,36% e poi a scendere le coppie con 2 figli al 6,48%, con 3 figli solo il 2,15%, dai 4 figli in su è appena lo 0,78%. Completano il quadro i nuclei nei quali sono presenti disabili (escluso il richiedente): 2,34% delle domande. La situazione viene solo parzial­mente corretta se si guarda alle ri­sorse destinate. Essendo l’importo del singolo bonus variabile da 200 a 1.000 euro, singoli e coppie senza fi­gli ‘incassano’ il 62,81% dei fondi mentre alle famiglie con figli va il 29,25% e il 7,93% è riservato ai nuclei con disabili.

I perché dello squilibrio. Come Av­venire aveva già evidenziato con due inchieste (pubblicate il 5 dicembre 2008 e l’11 gennaio 2009) a determi­nare lo squilibrio nei soggetti bene­ficiari è l’anomala parametrazione dei requisiti di reddito annuo a se­conda dei componenti la famiglia, soprattutto se messa a confronto con la corrispondente soglia di povertà relativa. Il tetto massimo dei primi due scaglioni (uno e due componenti il nucleo) è stato infatti fissato ri­spettivamente a 15mila e a 17mila euro annui, pari circa al doppio del­la soglia di povertà corrispondente: 7mila euro per un singolo e 11mila per una coppia. Per contro, invece, il tetto di reddito annuo degli scaglio­ni successivi– quelli per le famiglie con 1, 2 bambini – sale di pochissi­mo e si posiziona appena al di sopra della soglia di povertà. Addirittura con 3 o 4 figli solo i nuclei con reddi­ti già al di sotto della soglia di povertà relativa possono richiedere il bonus. La sproporzione è dunque lampan­te, come avevano messo in evidenza anche il Forum delle famiglie e l’As­sociazione famiglie italiane: del bo­nus possono beneficiare singoli con redditi doppi rispetto ai limiti di po- vertà, mentre le famiglie con figli de­vono già essere in miseria per poter avere accesso al beneficio.

Carta acquisti non per tutti. Una va­lutazione simile si può fare anche per la cosidetta «Social card». Per otte­nere la carta acquisti ricaricabile con 40 euro al mese, è infatti necessario rispettare alcuni requisiti. Le fami­glie devono avere figli tra 0 e 3 anni e un reddito certificato Isee inferiore a 6mila euro di valore. Stessi parame­tri per gli anziani di almeno 65 anni, ai quali si applicano però come ulte­riori requisiti quelli di un reddito lor­do comunque inferiore a 6mila euro, comprensivi di voci accessorie (che normalmente non costituiscono red­dito) come rendite di invalidità o as­segni di accompagnamento. Come ha funzionato questa griglia nel fil­trare le richieste? Guardando al cam­pione del Caf delle Acli arriva qual­che prima risposta. Analizzando i da­ti ci si accorge che su oltre 65mila richiedenti una buona metà è stata scartata perché superava seppur di poco il requisito dei 6mila euro di reddito. «Spesso si trattava di persone invalide, e quin­di con un assegno di accompagna­mento o una piccola rendita dell’I­nail, oppure di anziani in possesso di un box o qualche altro piccolo be­ne », spiega Paolo Conti, direttore na­zionale del Caf Acli. All’interno delle residue 32.902 richieste – ‘valide’ quanto ai limiti di reddito – appena l’11% riguarda le famiglie con figli tra 0 e 3 anni mentre per il 52% si tratta di pensionati. C’è poi una fetta piut­tosto ampia, pari al 37% dei richie­denti, che non avrà diritto alla «So­cial card» pur avendo un reddito in­feriore ai limiti dei 6mila euro. Si trat­ta in sostanza di famiglie con figli ol­tre i 3 anni oppure persone che non hanno ancora compiuto i 65 anni. Sono poveri, anche poverissimi, ma non hanno l’età per godere dei be­nefici.

I difetti delle due operazioni. I primi dati forniscono una conferma all’e­mergere di alcuni limiti. Anzitutto, la mancata focalizzazione degli aiuti sulle famiglie con figli, nonostante queste siano più a rischio di povertà di altre categoria. Poi il vantaggio of­ferto alle convivenze rispetto alle coppie sposate, dato che le prime possono non sommare i redditi dei due genitori e comporre con i figli due nuclei come meglio credono, per ottenere due bonus. Sono decisa­mente penalizzati, inoltre, i disabili ‘capofamiglia’ che di fatto non ‘con­tano’ ai fini del bonus e gli invalidi con assegno esclusi dalla «Social card». Infine, resta una fetta di po­polazione povera – che appare piut­tosto ampia – non tutelata in alcun modo, spesso solo per motivi di età.

I limiti di reddito relativamente «alti» per i single e molto «bassi» per i nuclei con bambini a carico hanno finito per penalizzare i nuclei numerosi L’età invece discrimine per la «Social card»

FRANCESCO RICCARDI

martedì, gennaio 13, 2009

Bonus famiglia, con la fiducia conferma delle fasce di reddito e della scadenza al 28 febbraio

La Camera, votando il maxi-emendamento del governo, impedirà la modifica dello sconto fiscale, ristretto a poche famiglie. E la proroga è sospetta.

Martina Aureli Il salvagente
Rimarrà tutto come aveva deciso Tremonti, col maxi-emendamento del governo, sottoposto alla fiducia della Camera, le fasce di reddito per il Bonus famiglia restano le stesse, troppo strette per la gran parte delle famiglie e favorevoli ai single o ai pensionati soli, ma non alle coppie che hanno dei figli. Altro che Bonus famiglia, insomma. L'unica novità, al momento, sembra negativa: sposta, infatti, dal 31 gennaio ai 28 febbraio il termine per la presentazione delle domande al datore di lavoro o all'Inps, per quanto riguarda i pensionati. Ma è convinzione diffusa, anche se non ancora accertata, che così facendo slitterà anche l'arrivo del Bonus in busta paga o sul libretto della pensione.
A questo punto, le possibilità di ripensamento da parte del governo sono minime, perché - una volta approvato in fretta e furia alla Camera - il decreto anticrisi arriverà blindato al Senato. E questa sarà una nuova ragione di malessere per i senatori, ma anche per chi si attendeva - dopo le promesse degli stessi parlamentari del Pdl - qualche significativa novità per le famiglie.

Il colpo di scena è una doppia beffa

Il colpo di scena sul bonus famiglia c'è, ma si traduce in una doppia beffa. Da un lato, infatti, i termini per la presentazione delle domande "scivolano" al 28 febbraio e questo vuol dire che nessuno vedrà il bonus fiscale né nella busta paga di gennaio, né in quella di febbraio. Forse farà la sua apparizione a marzo, ma il grosso si sposterà verso la primavera inoltrata. Altro che intervento per le famiglie in difficoltà a fine 2008.
Dall'altro, le fasce restano quelle fissate dal decreto anti-crisi, ampiamente criticate nelle settimane scorse, perché i fatti dimostreranno (com'è già accaduto per la Social card) che coprono una platea ben più ristretta di quella che è stata tanto pubblicizzata al momento del varo della misura.
Le famiglie anche con due soli figli faticheranno a entrare nei paletti di uno slalom pressocché impossibile se si cumulano i redditi familiari.

350 milioni di euro per gli assegnai familiari

Alessandro Pagano, il parlamentare siciliano del Pdl che aveva presentato un efficace emendamento per correggere le fasce di reddito del Bonus famiglia, cerca ora di mischiare le carte in tavola e dice che, comunque, in commissione è stato varato un aumento degli assegni familiari per 350 milioni di euro. Ma gli assegni sono stati estesi anche ai lavoratori autonomi, riducendone così drasticamente l'impatto, mentre il Forum delle associazioni familiari fa notare - giustamente - che non c'è paragone fra le cifre degli stanziamenti per il Bonus e per gli assegnai messe a confronto: da un lato oltre 2 milioni di euro (che, Social Card insegna) bisognerà vedere se verranno effettivamente spesi e dall'altra parte i 350 milioni appena messi in billancio.
Oltretutto le risorse verranno dai risparmi su un'altra inutile misure molto pubblicizzata al momento dell'inserimento del decreto anticrisi e rivelatasi del tutto inutile: quella sulla norma per gli aiuti ai mutuatari a tasso variabile, oltre il 4%, risibile nel momento in cui l'Euribor è calato (dati di ieri) 2,69%.
Per i mutui, è stata, invece, approvata la proposta di revisione sulle regole per la portabilità, con le tariffe dei notai che, rispetto al dimezzamento previsto nella stesura originaria, per le surroghe sono state azzerate. Spetterà loro solo il rimborso spese. Banche e intermediari finanziari non potranno applicare costi di alcun genere, anche in forma indiretta.

I pannolini per chi ha la Social Card

E' stato inserito, tra gli emendamenti approvati, anche un contributo per l'acquisto di pannolini e latte artificiale per i figli da 0 a 3 mesi. L'aiuto è riservato alla platea che ha già diritto alla social card.

Il testo lunedì va in aula, forse con la fiducia


Intanto, nel pomeriggio di sabato, le commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno dato via libera al decreto legge anticrisi che lunedì approderà all'esame dell'Aula. I deputati della maggioranza hanno espresso parere favorevole, con un'unica votazione, a un ultimo pacchetto di emendamenti. Pd, Idv e Udc non hanno votato a favore del mandato al relatore e non hanno approvato l'ultimo pacchetto di novità introdotte.
Il deputato dell'Udc, Gian Luca Galletti, ha però spiegato di non condividere il metodo (una sola votazione su una serie di proposte): "Avrei preferito voti distinti", ha infatti detto in commissione, esprimendo poco dopo alcuni pareri favorevoli sui singoli emendamenti.

Critico il Pd: il governo lascia solo il paese

"Il governo lascia solo il paese. Le misure sono assolutamente inadeguate. Le famiglie, le imprese, i lavoratori sono abbandonati in uno dei momenti più difficili della storia italiana": lo afferma il capogruppo del Pd in commissione Bilancio Pier Paolo Baretta, al termine dei lavori delle Commissioni parlamentari sul decreto legge anticrisi.
"Non vogliamo fare allarmismi - dice ancora Pier Paolo Baretta - ma il testo che esce dalle commissioni ricalca quello approvato dal governo ed è del tutto insufficiente a rispondere alle necessità del paese".
Fra i capitoli che lasciano più dubbi al Pd, "quello relativo alle norme sul trasferimento dei rami d'impresa. Si tratta - spiega Baretta - di una misura pensata per Alitalia e che viene generalizzata dal decreto. Noi avevamo presentato un emendamento soppressivo, ma non è stato accolto e così resta la norma varata dal governo, che apre un vulnus gravissimo perché tutte le imprese potranno scomporre gli assetti societari senza tutele per i lavoratori".
Perplessità poi dal Pd anche sul capitolo del massimo scoperto: la stretta introdotta infatti "é ancora troppo morbida", spiega Baretta.
Resta, infine, il dubbio se il governo porrà la fiducia:
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Vito, dice che è prematuro pronunciarsi sulla fiducia, ma aggiunge che sicuramente il governo rispetterà "il lavoro svolto nelle commissioni così come è stato rispettato l'impianto originario del provvedimento".

Il Forum delle associazioni familiari: "Una doppia beffa"

“Il Bonus resta così com’è” - commenta Paola Soave, vicepresidente del Forum delle Associazioni familiari -
“Un provvedimento nato per aiutare le famiglie e che invece aiuta più i single e le coppie senza figli che le famiglie con figli. Chiedavamo soltanto una rimodulazione dei tetti di reddito per superare questa evidente stortura, senza alcuna maggiore spesa per lo Stato rispetto ai due miliardi e mezzo di euro già stanziati. E questo è sembrato ragionevole ai più, dentro e fuori la maggioranza di governo.Ma ancora più grave è che non si riesce ad aggiustare le cose non per una scelta politica precisa ma per l’insipienza di una burocrazia che ha predisposto e distribuito i moduli della richiesta prima che il decreto fosse convertito in legge.
In cambio solo l’ennesima, vaga promessa di aumentare gli assegni familiari utilizzando il fondo di garanzia per i mutui che probabilmente non sarà utilizzato. Un po’ poco, visto che se anche quei soldi saranno effettivamente risparmiati e non dirottati su altre emergenze, saranno solo 250 milioni, un decimo di quelli destinati al Bonus".
“Insomma” - conclude la Soave “una doppia beffa che ancora una volta richiede alle famiglie italiane un esercizio di pazienza”.

Il Bonus famiglia resta questo


A questo punto, il Bonus famiglia resta quella ipotizzato dal decreto anticrisi, con tutti i difetti già denunciati un mese fa. Infatti, se immaginiamo la classica coppia con uno o due figli, sarà proprio quella che meno potrà accedere allo sconto fiscale previsto dal governo per aiutarli a sopportare la crisi in corso. Lo dice la proiezione del Caf Acli, realizzata su un campione di circa 169 mila famiglie. I favoriti saranno, invece, i pensionati soli, e in seconda battuta le coppie senza prole. Una vera contraddizione, insomma.

Penalizzate le famiglie con uno o due figli

Famiglia con 2 persone: limite reddito 17.000 euro. Bonus erogato 300 euro
Famiglia con 3 persone: limite reddito 17.000 euro. Bonus erogato 450 euro
Famiglia con 4 persone: limite reddito 20.000 euro. Bonus erogato 500 euro
Famiglia con 5 persone: limite reddito 20.000 euro. Bonus erogato 600 euro
Famiglia con più di 5 persone: limite reddito 22.000 euro. Bonus erogato 1.000 euro
Famiglia con a carico un disabile: limite 35.000 euro. Bonus: 1.000 euro

A spiegarci il perché della penalizzazione è Paolo Conti, direttore nazionale dei Caf delle Acli, i centri di assistenza fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati.
“Se si pensa che il limite di reddito di 17.000 euro, con cui appena si sopravvive, vale tanto per le coppie sole quanto quelle con un figlio, si ha già il sentore che qualcosa non vada. E ancora, se consideriamo che con 3.000 euro in più si dovrebbe mantenere un secondo bambino, evidentemente lo sbarramento di reddito che ci troviamo di fronte è un parametro troppo limitativo”.
Secondo l'indagine dell'Acli, infatti, se nei nuclei familiari di due persone ha diritto al bonus il 55,36% del campione, nelle famiglie a 3 o a 4 la percentuale scende a circa il 31%. In altre parole, solo 3 famiglie su 10 avranno accesso ai 450 o ai 500 euro previsti.

17.000 euro in due? Rientra a malapena un bidello

Ma vediamo qualche esempioconcreto. Il direttore Caf Acli ci spiega che sui 15.000 euro annui si aggira il reddito di un bidello neo-assunto, o lo stipendio di un metalmettanico, sempre alle prime armi. “Basterebbe che la moglie avesse un reddito minimo, magari i 7.000 euro di un'infermiera part-time, per non rientrare più nella fascia prevista dal bonus”.


I pensionati soli sono i più avvantaggiati

Diverso il discorso per i pensionati soli, che - secondo le Acli - saranno la categoria più favorita, con il 74% del campione che rientra nei parametri del bonus. “Se si pensa che in Italia la pensione media dei lavoratori dipendenti è di 9.000 euro, è chiaro come questa categoria sarà la più soddisfatta; mentre se i pensionati si considerano in coppia, la percentuale scende”.

Chi ha diritto: come calcolare il reddito familiare complessivo

Se pensate, nonostante il quadro non proprio ottimista, di poter rientrare tra gli 8 milioni di italiani a cui il governo ha calcolato verrà erogato il bonus, vi ricordiamo che potranno averne diritto i lavoratori dipendenti con famiglia (minimo due persone), i pensionati (anche soli) e i non autosufficienti; e anche una quarta categoria di colf, badanti e disoccupati. Mentre ne rimarranno esclusi i lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e professionisti, in pratica tutti coloro che sono in possesso di partita Iva.
Se poi vi state chiedendo come fare a capire se il vostro reddito rientra nel limite per poter fare domanda, sappiate che il reddito familiare complessivo si calcola con la somma dei redditi complessivi di tutto il nucleo, sensibilmente superiore all'imponibile Irpef a cui si sottraggono gli oneri deducibili.
“Prendendo come esempio una coppia di lavoratori dipendenti, il loro reddito complessivo sarà la somma dei due moduli Cud (i redditi da lavoro lordo), a cui vanno aggiunte eventuali rendite catastali e immobiliari. Mentre se prendiamo in esame una famiglia composta da una madre divorziata, al reddito da lavoro va aggiunto l'eventuale assegno di mantenimento (escluso quello per il figlio), che invece si sottrae nell'imponibile irpef dal reddito complessivo”, ci dice Paolo Conti.



A chi presentare la domanda

Una volta accertato che si rientra nelle fasce per il bonus famiglia, il passo successivo è presentare la domanda. Che per tutti i lavoratori dipendenti va consegnata al proprio datore di lavoro, per i pensionati all'Inps o all'Ente erogatore della pensione, mentre colf, badanti e disoccupati dovranno farne richiesta all'Agenzia delle Entrate.

Per i disoccupati più di una possibilità

Per i disoccupati, specifichiamo che nel caso si percepisca un assegno dalla cassa integrazione (Inps per i dipendenti), è all'istituto di previdenza che andrà presentata la domanda; mentre se il reddito non supera i 2.840 euro lordi, si può rientrare ancora nella famiglia d'origine, e se il reddito complessivo della famiglia rientra nei limiti, avere diritto al bonus.

I tempi della richiesta e la ricezione del bonus

Per la domanda si può fare riferimento tanto al reddito del 2007 quanto quello del 2008, eventualmente peggiorato con l'avanzare della crisi, ma - a seconda della scelta e della categoria in cui si rientra - cambieranno i tempi di presentazione della richiesta.
Nel primo caso (reddito 2007), se si è pensionati o dipendenti, la domanda va fatta, se sono confernate le modifiche introdotte alla Camera, entro il 28 febbraio 2009; mentre se il soggetto di riferimento è l'Agenzia delle Entrate, si avrà la possibilità di procedere per via telematica entro il 31 marzo 2009.
Reddito 2008? Altri tempi. E ancora, se ad erogare il bonus sarà l'Agenzia delle Entrate, si avrà tempo fino al 30 giugno 2009, mentre negli altri casi lo scadenza è fissata per il 31 marzo 2009.

A quando i soldi? I rischi di aspettare 3 mesi o prendere solo una parte dei soldi

Ci siamo. Siamo arrivati all'ultimo passaggio. Ora non ci resta che aspettare il bonus, che arriverà a distanza di un mese dalla presentazione della richiesta, se si tratta di dipendenti; due nel caso di pensionati.
Ma una domanda a questo punto ce la siamo posti. Per i lavoratori - come si sa - i soldi saranno erogati dal datore di lavoro (e poi rimborsati dallo Stato), in base ai contributi e il monte delle ritenute disponibili. In altre parole, c'è il rischio che l'azienda non abbia la liquidità necessaria per il bonus.
Che succede in questi casi? Paolo Conti, direttore nazionale Caf Acli, ci risponde che il rischio è da escludere per l'Inps, ma possono esserci casi, anche se non frequenti, per chi lavora in piccole aziende, con due o tre dipendenti. “In questo caso il bonus verrà erogato in base alla presentazione della domanda nell'azienda, e se non ci fosse una cifra sufficiente, il lavoratore potrà ricevere un bonus parziale, o aspettare fino al mese successivo. I soldi arriveranno comunque, bisognerà solo aspettare un po' di più”.

martedì, gennaio 06, 2009

Bonus famiglia, sale fino a 35.000 euro il reddito per chi ha figli: le nuove fasce.

Bonus famiglia, sale fino a 35.000 euro il reddito per chi ha figli: le nuove fasce
Penalizzati pensionati e coppie senza bebé. Da domani emendamenti alla Camera.

Martina Aureli da Il Salvagente

Bonus famiglia: i Re Magi in arrivo per l'Epifania stanno per portare le modifiche di cui si parla da giorni. Particolare attenzione è stata posta, dagli emendamenti in discussione alla commissione Bilancio della Camera, sulla situazione delle famiglie numerose, mentre verrebbero penalizzati i single e le coppie senza figli. Secondo le nuove ipotesi, dovrebbe arrivare fino a 35.000 euro di reddito familiare la soglia del bonus previsto dal decreto anti-crisi per famiglie con figli. Mentre a 9.000 e 12.000 euro l'importo massimo per quelle con uno o due componenti. Domani, subito dopo la Befana, il provvedimento riprende il suo iter presso le commissioni Finanze e Bilancio della Camera, e già dal giorno dopo, con riunioni in notturna, si passerà alle votazioni sugli emendamenti. ”Abbiamo identificato i punti su cui intervenire - ha dichiarato uno dei due relatori di maggioranza, Maurizio Bernardo - e stiamo attendendo le valutazioni dei tecnici del governo”. .

La rimodulazione per il bonus familiare
La maggioranza vuole approvare un emendamento proposto da Alessandro Pagano (Pdl) che rimodula le sei soglie di accesso al bonus già previste: “L'importo complessivo della manovra non cambia - chiarisce Pagano - ma spostiamo gli interventi in favore delle famiglie con figli, convinti che bisogna guardare al futuro, invece che sulle famiglie con un solo componente».
Per le famiglie di single (questa era la fascia riservata ai pensionati soli) la soglia per accedere al bonus dovrebbe scendere da 15.000 a 9.000 euro e per le famiglie con due componenti da 17.000 a 12.000 euro, mentre dovrebbe salire quella per chi ha un figlio (da 17.000 a 20.000 euro), per chi ha 2 figli (da 20.000 a 25.000 euro), per chi ne ha tre e oltre (da 20.000 a 35.000 euro) o per chi ha a carico un parente disabile (da 22.000 a 45.000 euro). Nelle fasce precedentemente delineate, infatti, era impossibile per un gran numero di famiglie accedere al bonus, perché sono del tutto irrealistici i “paletti” fissati dal decreto anti-crisi.

Inca Cgil: ben fatto per le famiglie numerose
Luigina De Santis, del collegio di presidenza Inca Cgil, è ancora in ferie quando la raggiungiamo al telefono per chiederle cosa ne pensa della rimodulazione delle fasce annunciata per il Bonus famiglia. “Non sono ancora riuscita a vedere nessun testo ufficiale, ma per le famiglie numerose il cambiamento sarebbe senz’altro un miglioramento atteso. Certo i 3.000 euro in più per i nuclei con un bambino, o i 5.000 per le coppie con due figli, non sono una grande cifra, ma se i finanziamenti sul piatto sono quelli che sono, probabilmente non si poteva fare meglio”.

Ma chi ripagherà le speranze dei pensionati?
E la diminuzione, sull’altro piatto della bilancia, per i limiti di reddito di pensionati soli e famiglie senza figli? “Non ne sapevo nulla”, è la sbigottita risposta della sindacalista. Che non ci riesce proprio, a nascondere tutta la sua perplessità: “Ma che fine faranno i pensionati che hanno già fatto la domanda? Chi glielo dice, che le loro speranza di mettersi in tasca quei soldi non ha più alcun valore? Chi li ripagherà del tempo speso per capire la procedura, iniziare la pratica? Gli si dirà, mi spiace, abbiamo cambiato idea? La vostra pensione da 15.000 euro è troppo alta, non rientrate più”?
Passano pochi secondi, il tempo di digerire la notizia, e Luigina De Santis riprende fiato, motivando tutto il suo sbigottimento: “Questi sono aggiustamenti da apprendista stregone. Il compito del legislatore è quello di valutare gli effetti di un provvedimento prima di renderlo operativo. Dovevano fare i conti prima, oppure non fissare i limiti della domanda. Invece hanno voluto fare tutto di fretta, hanno fissato la scadenza per la richiesta al 31 gennaio, prima di ratificare il decreto in legge. E i nostri uffici, soprattutto nel Meridione, hanno lavorato a pieno ritmo, anche il 30 e il 31 dicembre, per mandare domande all’Inps e chiarire le procedure a tutti i pensionati che ci credevano, all’arrivo di quei soldi”.

Un aiuto anche per gli inquilini?
Sempre secondo il numero del quotidiano romano oggi in edicola vi sarebbero altre novità in arrivo dalla commissione Bilancio: sugli inquilini a baso reddito potrebbero essere dirottate, infatti, le risorse - circa 200/250 milioni di uero - attualmente previsti dal provvedimento che mette una soglia per i mutui variabili. Infatti il sostanzioso calo dell’Euribor è ben al di sotto della soglia del 4% prevista inizialmente dal decreto e, oltretutto, la decisione a favore dei tassi variabili rischia di aprire un contenzioso difficile da risolvere con chi ha scelto i mutui a tasso fisso.
Novità per studi di settore e risparmio energetico

Novità sono attese anche per gli incentivi del 55% sugli interventi per il risparmio energetico. Sembra prendere corpo l'ipotesi della spalmatura in 10 anni dello sconto (che ora può essere detratto in tre anni), piuttosto che quella di ridurre l'incentivo al 40-45 per cento. Mentre c'è un emendamento che riguarda i commercianti e il fisco. L'onere della prova, per i tanto temuti "studi di settore", dovrebbe passare dai lavoratori autonomi allo Stato. Finora, infatti, sono i commercianti che devono spiegare perché stanno al di sotto, eventualmente, delle fasce di reddito previste dagli studi. L'idea è quella di invertire il percorso. Un'idea ragionevole, se non fosse per il fatto che l'evasione fiscale è ancora a livelli molto elevati in Italia e che sembra difficile che si abbassi proprio ora la guardia su questo fronte.

Famiglia Cristiana: bonus e social card inutili tamponi
Intanto le recriminazioni su Bonus famiglia e Social Card (reduce dal clamoroso flop natalizio, con solo 330.000 Card effettivamente attivate, su una platea ipotetica di 1.300.000 aventi diritto) non si fermano. L'ultimo numero di Famiglia Cristiana titola la copertina con “Forza Famiglia”, e nelle pagine interne le critiche non mancano. Beppe del Colle scrive nell’editoriale di apertura che le famiglie italiane sono state prima illuse con vuote promesse elettorali, poi deluse quando la montagna ha partorito striminziti topolini. “Bonus e Social card una tantum sono provvedimenti tampone, che non tamponano un bel niente”, commenta il giornalista, che ricorda: “mentre l’Istat certifica che è aumentata dal 4,2 al 5,3% la quota di famiglie che ha dichiarato di non aver avuto i soldi per il cibo almeno una volta nell’anno, la politica intanto si trastulla tra federalismo e presidenzialismo”.

Bonus famiglia: com'è oggi la situazione

Si chiama “bonus famiglia”, ma se immaginiamo la classica coppia con uno o due figli, saranno proprio loro quelli che meno potranno accedere allo sconto fiscale previsto dal governo per aiutarli a sopportare la crisi in corso. Lo dice la proiezione del Caf Acli, realizzata su un campione di circa 169 mila famiglie. I favoriti saranno, invece, i pensionati soli, e in seconda battuta le coppie senza prole. Una vera contraddizione, insomma.

Penalizzate le famiglie con uno o due figli Famiglia con 2 persone: limite reddito 17.000 euro. Bonus erogato 300 euroFamiglia con 3 persone: limite reddito 17.000 euro. Bonus erogato 450 euroFamiglia con 4 persone: limite reddito 20.000 euro. Bonus erogato 500 euroFamiglia con 5 persone: limite reddito 20.000 euro. Bonus erogato 600 euroFamiglia con più di 5 persone: limite reddito 22.000 euro. Bonus erogato 1.000 euro Famiglia con a carico un disabile: limite 35.000 euro. Bonus: 1.000 euro A spiegarci il perché della penalizzazione è Paolo Conti, direttore nazionale dei Caf delle Acli, i centri di assistenza fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati. “Se si pensa che il limite di reddito di 17.000 euro, con cui appena si sopravvive, vale tanto per le coppie sole quanto quelle con un figlio, si ha già il sentore che qualcosa non vada. E ancora, se consideriamo che con 3.000 euro in più si dovrebbe mantenere un secondo bambino, evidentemente lo sbarramento di reddito che ci troviamo di fronte è un parametro troppo limitativo”.Secondo l'indagine dell'Acli, infatti, se nei nuclei familiari di due persone ha diritto al bonus il 55,36% del campione, nelle famiglie a 3 o a 4 la percentuale scende a circa il 31%. In altre parole, solo 3 famiglie su 10 avranno accesso ai 450 o ai 500 euro previsti.

17.000 euro in due? Rientra a malapena un bidello Ma vediamo qualche esempioconcreto. Il direttore Caf Acli ci spiega che sui 15.000 euro annui si aggira il reddito di un bidello neo-assunto, o lo stipendio di un metalmettanico, sempre alle prime armi. “Basterebbe che la moglie avesse un reddito minimo, magari i 7.000 euro di un'infermiera part-time, per non rientrare più nella fascia prevista dal bonus”.
I pensionati soli sono i più avvantaggiati Diverso il discorso per i pensionati soli, che - secondo le Acli - saranno la categoria più favorita, con il 74% del campione che rientra nei parametri del bonus. “Se si pensa che in Italia la pensione media dei lavoratori dipendenti è di 9.000 euro, è chiaro come questa categoria sarà la più soddisfatta; mentre se i pensionati si considerano in coppia, la percentuale scende”.
Chi ha diritto: come calcolare il reddito familiare complessivo Se pensate, nonostante il quadro non proprio ottimista, di poter rientrare tra gli 8 milioni di italiani a cui il governo ha calcolato verrà erogato il bonus, vi ricordiamo che potranno averne diritto i lavoratori dipendenti con famiglia (minimo due persone), i pensionati (anche soli) e i non autosufficienti; e anche una quarta categoria di colf, badanti e disoccupati. Mentre ne rimarranno esclusi i lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e professionisti, in pratica tutti coloro che sono in possesso di partita Iva. Se poi vi state chiedendo come fare a capire se il vostro reddito rientra nel limite per poter fare domanda, sappiate che il reddito familiare complessivo si calcola con la somma dei redditi complessivi di tutto il nucleo, sensibilmente superiore all'imponibile Irpef a cui si sottraggono gli oneri deducibili. “Prendendo come esempio una coppia di lavoratori dipendenti, il loro reddito complessivo sarà la somma dei due moduli Cud (i redditi da lavoro lordo), a cui vanno aggiunte eventuali rendite catastali e immobiliari. Mentre se prendiamo in esame una famiglia composta da una madre divorziata, al reddito da lavoro va aggiunto l'eventuale assegno di mantenimento (escluso quello per il figlio), che invece si sottrae nell'imponibile irpef dal reddito complessivo”, ci dice Paolo Conti.
A chi presentare la domanda Una volta accertato che si rientra nelle fasce per il bonus famiglia, il passo successivo è presentare la domanda. Che per tutti i lavoratori dipendenti va consegnata al proprio datore di lavoro, per i pensionati all'Inps o all'Ente erogatore della pensione, mentre colf, badanti e disoccupati dovranno farne richiesta all'Agenzia delle Entrate.
Per i disoccupati più di una possibilitàPer i disoccupati, specifichiamo che nel caso si percepisca un assegno dalla cassa integrazione (Inps per i dipendenti), è all'istituto di previdenza che andrà presentata la domanda; mentre se il reddito non supera i 2.840 euro lordi, si può rientrare ancora nella famiglia d'origine, e se il reddito complessivo della famiglia rientra nei limiti, avere diritto al bonus.
I tempi della richiesta e la ricezione del peggiorato con l'avanzare della crisi, ma - a seconda della scelta e della categoria in cui si rientra - cambieranno i tempi di presentazione della richiesta.Nel primo caso (reddito 2007), se si è pensionati o dipendenti, la domanda va fatta entro il 31 gennaio 2008; mentre se il soggetto di riferimento è l'Agenzia delle Entrate, si avrà la possibilità di procedere per via telematica entro il 31 marzo 2009.Reddito 2008? Altri tempi. E ancora, se ad erogare il bonus sarà l'Agenzia delle Entrate, si avrà tempo fino al 30 giugno 2009, mentre negli altri casi lo scadenza è fissata per il 31 marzo 2009.
A quando i soldi? I rischi di aspettare 3 mesi o prendere solo una parte dei soldi Ci siamo. Siamo arrivati all'ultimo passaggio. Ora non ci resta che aspettare il bonus, che arriverà a distanza di un mese dalla presentazione della richiesta, se si tratta di dipendenti; due nel caso di pensionati. Ma una domanda a questo punto ce la siamo posti. Per i lavoratori - come si sa - i soldi saranno erogati dal datore di lavoro (e poi rimborsati dallo Stato), in base ai contributi e il monte delle ritenute disponibili. In altre parole, c'è il rischio che l'azienda non abbia la liquidità necessaria per il bonus. Che succede in questi casi? Paolo Conti, direttore nazionale Caf Acli, ci risponde che il rischio è da escludere per l'Inps, ma possono esserci casi, anche se non frequenti, per chi lavora in piccole aziende, con due o tre dipendenti. “In questo caso il bonus verrà erogato in base alla presentazione della domanda nell'azienda, e se non ci fosse una cifra sufficiente, il lavoratore potrà ricevere un bonus parziale, o aspettare fino al mese successivo. I soldi arriveranno comunque, bisognerà solo aspettare un po' di più”.

venerdì, dicembre 19, 2008

SOCIAL CARD: ACLI, ANCORA POCHI GIORNI PER RICARICARLA. Chiesta la proroga.

(ASCA) - Roma, 19 dic - Mancano solo pochi giorni di tempo e centinaia di migliaia di persone potrebbero perdere la possibilita' di vedersi ricaricare sulla propria Carta Acquisti i 120 euro previsti dal Governo come finanziamento retroattivo. L'allarme e' lanciato dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, che per venire incontro alle richieste di assistenza dei cittadini terranno aperti gli sportelli dei Caf Acli anche tra Natale e Capodanno.
Secondo quanto previsto dal provvedimento del Governo, gli arretrati del 2008 - cioe' i 40 euro dei mesi di ottobre, novembre e dicembre - saranno versati solo sulle Carte di chi presenta la domanda alle Poste entro il 31 dicembre. Finora le Card consegnate sono state piu' di 300mila, con un ritmo di elaborazione di circa 30mila al giorno. Ma la platea di beneficiari prevista era di oltre 1 milione di cittadini.

''Il rischio - afferma Paola Vacchina, presidente nazionale del Caf Acli - e' che centinaia di migliaia di cittadini, soprattutto i piu' ''bisognosi'' che stanno affollando i nostri sportelli, perdano un contributo di 120 euro che gli spetterebbe invece di diritto. Il rimborso retroattivo dei tre mesi - spiega - era stato pensato immaginando l'attivazione della Carta Acquisti dal 1 ottobre.

La macchina invece non e' partita prima del 1 dicembre.

Dobbiamo evitare che a pagare il ritardo siano le persone destinatarie del sussidio. Per questo - dice Paola Vacchina - pensiamo sia ragionevole spostare il limite di tempo per ottenere la ricarica di 120 euro dal 31 dicembre al 28 febbraio''.

Il principale requisito per ottenere la Carta Acquisti, oltre all'eta' - piu' di 65 anni e meno di 3 anni - e' quello del reddito Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), che non deve superare i 6000 euro. Su un totale di 5.077.406 dichiarazioni Isee presentate in Italia nel 2007, piu' di 2 milioni (2.124.236) - secondo una proiezione dell'ufficio studi del Caf Acli - erano quelle che presentavano un reddito inferiore ai 6000 euro. Di queste: 251.426 presentate nelle regioni dell'Italia centrale, 385.148 nell'Italia settentrionale, 1.487.662 nell'Italia meridionale comprese le Isole. La Regione con il numero piu' alto di dichiarazioni Isee sotto i 6000 euro e' la Sicilia (555.111), seguita dalla Campania (472.376) e dalla Puglia (224.111). Quindi il Lazio (149.267), la Calabria (124.343) e la Lombardia (109.865).

sabato, dicembre 06, 2008

Bonus famiglia: tutte le informazioni e gli inghippi!


Si chiama “bonus famiglia”, ma se immaginiamo la classica coppia con uno o due figli, saranno proprio loro quelli che meno potranno accedere allo sconto fiscale previsto dal governo per aiutarli a sopportare la crisi in corso.
Lo dice la proiezione del Caf Acli, realizzata su un campione di circa 169 mila famiglie. I favoriti saranno, invece, i pensionati soli, e in seconda battuta le coppie senza prole. Una vera contraddizione, insomma.
Penalizzate le famiglie con uno o due figli
Famiglia con 2 persone: limite reddito 17.000 euro. Bonus erogato 300 euro
Famiglia con 3 persone: limite reddito 17.000 euro. Bonus erogato 450 euro
Famiglia con 4 persone: limite reddito 20.000 euro. Bonus erogato 500 euro
Famiglia con 5 persone: limite reddito 22.000 euro. Bonus erogato 600 euro
Famiglia con più di 5 persone: limite reddito 22.000 euro. Bonus erogato 1.000 euro
Famiglia con a carico un handicappato: limite 35.000 euro. Bonus: 1.000 euro
A spiegarci il perché della penalizzazione è Paolo Conti, direttore nazionale dei Caf delle Acli, i centri di assistenza fiscale per lavoratori dipendenti e pensionati. “Se si pensa che il limite di reddito di 17.000 euro, con cui appena si sopravvive, vale tanto per le coppie sole quanto quelle con un figlio, si ha già il sentore che qualcosa non vada. E ancora, se consideriamo che con 3.000 euro in più si dovrebbe mantenere un secondo bambino, evidentemente lo sbarramento di reddito che ci troviamo di fronte è un parametro troppo limitativo”.
Secondo l'indagine dell'Acli, infatti, se nei nuclei familiari di due persone ha diritto al bonus il 55,36% del campione, nelle famiglie a 3 o a 4 la percentuale scende a circa il 31%. In altre parole, solo 3 famiglie su 10 avranno accesso ai 450 o ai 500 euro previsti. 17.000 euro in due?
Rientra a malapena un bidello Ma vediamo qualche esempioconcreto. Il direttore Caf Acli ci spiega che sui 15.000 euro annui si aggira il reddito di un bidello neo-assunto, o lo stipendio di un metalmettanico, sempre alle prime armi. “Basterebbe che la moglie avesse un reddito minimo, magari i 7.000 euro di un'infermiera part-time, per non rientrare più nella fascia prevista dal bonus”. Meglio oltre le 5 personeFamiglie praticamente fuori dai giochi? “Va meglio per i nuclei molto numerosi”, dice Paolo Conti, “con 5 o più componenti, ma si deve tenere conto che sono poche le famiglie di questo tipo in Italia”.I pensionati soli sono i più avvantaggiatiDiverso il discorso per i pensionati soli, che - secondo le Acli - saranno la categoria più favorita, con il 74% del campione che rientra nei parametri del bonus. “Se si pensa che in Italia la pensione media dei lavoratori dipendenti è di 9.000 euro, è chiaro come questa categoria sarà la più soddisfatta; mentre se i pensionati si considerano in coppia, la percentuale scende”.
Chi ha diritto: come calcolare il reddito familiare complessivo
Se pensate, nonostante il quadro non proprio ottimista, di poter rientrare tra gli 8 milioni di italiani a cui il governo ha calcolato verrà erogato il bonus, vi ricordiamo che potranno averne diritto i lavoratori dipendenti con famiglia (minimo due persone), i pensionati (anche soli) e i non autosufficienti; e anche una quarta categoria di colf, badanti e disoccupati. Mentre ne rimarranno esclusi i lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e professionisti, in pratica tutti coloro che sono in possesso di partita Iva.
Se poi vi state chiedendo come fare a capire se il vostro reddito rientra nel limite per poter fare domanda, sappiate che il reddito familiare complessivo si calcola con la somma dei redditi complessivi di tutto il nucleo, sensibilmente superiore all'imponibile Irpef a cui si sottraggono gli oneri deducibili. “Prendendo come esempio una coppia di lavoratori dipendenti, il loro reddito complessivo sarà la somma dei due moduli Cud (i redditi da lavoro lordo), a cui vanno aggiunte eventuali rendite catastali e immobiliari. Mentre se prendiamo in esame una famiglia composta da una madre divorziata, al reddito da lavoro va aggiunto l'eventuale assegno di mantenimento (escluso quello per il figlio), che invece si sottrae nell'imponibile irpef dal reddito complessivo”, ci dice Paolo Conti.
A chi presentare la domanda
Una volta accertato che si rientra nelle fasce per il bonus famiglia, il passo successivo è presentare la domanda. Che per tutti i lavoratori dipendenti va consegnata al proprio datore di lavoro, per i pensionati all'Inps o all'Ente erogatore della pensione, mentre colf, badanti e disoccupati dovranno farne richiesta all'Agenzia delle Entrate. Per i disoccupati più di una possibilitàPer i disoccupati, specifichiamo che nel caso si percepisca un assegno dalla cassa integrazione (Inps per i dipendenti), è all'istituto di previdenza che andrà presentata la domanda; mentre se il reddito non supera i 2.840 euro lordi, si può rientrare ancora nella famiglia d'origine, e se il reddito complessivo della famiglia rientra nei limiti, avere diritto al bonus.
I tempi della richiesta e la ricezione del bonus
Per la domanda si può fare riferimento tanto al reddito del 2007 quanto quello del 2008, eventualmente peggiorato con l'avanzare della crisi, ma - a seconda della scelta e della categoria in cui si rientra - cambieranno i tempi di presentazione della richiesta.Nel primo caso (reddito 2007), se si è pensionati o dipendenti, la domanda va fatta entro il 31 gennaio 2008; mentre se il soggetto di riferimento è l'Agenzia delle Entrate, si avrà la possibilità di procedere per via telematica entro il 31 marzo 2009.Reddito 2008? Altri tempi. E ancora, se ad erogare il bonus sarà l'Agenzia delle Entrate, si avrà tempo fino al 30 giugno 2009, mentre negli altri casi lo scadenza è fissata per il 31 marzo 2009.A quando i soldi? I rischi di aspettare 3 mesi o prendere solo una parte dei soldi
Ci siamo. Siamo arrivati all'ultimo passaggio. Ora non ci resta che aspettare il bonus, che arriverà a distanza di un mese dalla presentazione della richiesta, se si tratta di dipendenti; due nel caso di pensionati. Ma una domanda a questo punto ce la siamo posti. Per i lavoratori - come si sa - i soldi saranno erogati dal datore di lavoro (e poi rimborsati dallo Stato), in base ai contributi e il monte delle ritenute disponibili. In altre parole, c'è il rischio che l'azienda non abbia la liquidità necessaria per il bonus. Che succede in questi casi? Paolo Conti, direttore nazionale Caf Acli, ci risponde che il rischio è da escludere per l'Inps, ma possono esserci casi, anche se non frequenti, per chi lavora in piccole aziende, con due o tre dipendenti. “In questo caso il bonus verrà erogato in base alla presentazione della domanda nell'azienda, e se non ci fosse una cifra sufficiente, il lavoratore potrà ricevere un bonus parziale, o aspettare fino al mese successivo. I soldi arriveranno comunque, bisognerà solo aspettare un po' di più”.

sabato, novembre 29, 2008

Social card: Solo 1 su 5 ha i requisiti. La delusione degli anziani, la rassegnazione degli stranieri

Social card: a Napoli è corsa all'Isee ai Caf Acli


In 24 ore agli sportelli del Caf Acli il 40% di pratiche in più rispetto al giorno prima. Solo 1 su 5 ha i requisiti. La delusione degli anziani, la rassegnazione degli stranieri

Napoli, 29 novembre 2008 - A poche ore dall'annuncio 'ufficiale' da parte del governo dei requisiti per l'assegnazione della social card, con l'arrivo nelle case degli italiani delle prime lettere dei ministeri dell'Economia e del Lavoro, è partita la corsa all'Isee, l'indicatore della situazione economica familiare, che deve attestare un reddito complessivo inferiore ai 6000 euro come primo requisito per l'accesso alla 'carta acquisti'.


Agli sportelli del Caf Acli della provincia di Napoli, oltre quaranta, tantissime telefonate e decine di pratiche Isee nella sola giornata di giovedì, con un aumento del 40% rispetto ai numeri del giorno precedente. Il 60% dei moduli Isee compilati soddisfa il requisito del reddito (rimane cioè sotto la soglia dei 6000 euro) ma oltre la metà di questi (52%) resta comunque fuori dalla partita della social card perché non soddisfa i requisiti dell'età: o i richiedenti hanno meno di 65 anni o hanno figli con più di tre anni. Complessivamente, meno di una dichiarazione Isee su 5, tra quelle compilate ieri nei Caf Acli, riconosceva i requisiti di reddito e di età necessari per 'tentare' di ottenere la carta acquisti del governo.


Gli operatori di sportello dei Caf Acli, in particolare nelle sedi più periferiche, raccontano la «delusione» degli anziani che erano convinti di potere accedere al sussidio e la «rassegnazione» degli stranieri regolarmente residenti che scoprono di non poter chiedere la 'carta' perché non italiani.

«Da parte nostra - afferma il presidente delle Acli di Napoli Pasquale Orlando - assicuriamo come sempre la massima disponibilità e assistenza alle persone che verranno a chiedere in questi giorni la compilazione del modello Isee e di tutta la modulistica necessaria per inoltrare correttamente la pratica agli uffici postali».