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martedì, maggio 03, 2011

MAI PIÙ LA GUERRA!


Giovanni Paolo II, all’ Angelus del 16 marzo 2003, due anni prima della sua scomparsa,
lasciava un vero e proprio testamento spirituale in mano ai giovani e alle generazioni future.
Parole ancora vive, come lui, presente nel mondo oggi più che mai:

“Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta.
Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: ‘MAI PIÙ LA GUERRA!’…
Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo.
Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità”.

Celebrare in questi giorni la beatificazione di Giovanni Paolo II vuol dire rilanciare il suo spesso dimenticato magistero di pace
“dandosi da fare” con tutti coloro che credono nella nonviolenza come arte politica e scienza della pace,
“inventando” itinerari formativi e di pratiche ecclesiali e civili nonviolente per il disarmo,
i corpi civili di pace, il controllo del commercio delle armi e la difesa dei beni comuni che possono rinnovare la politica,
la società e la Chiesa e allontanarci da ogni esperienza di guerra che Giovanni Paolo II definiva con sguardo profetico
“avventura senza ritorno”, “spirale di lutto e di violenza”, “sconfitta della ragione e dell’umanità”, “suicidio dell’umanità”,
“abisso del male”, “silenzio di Dio”, “disonore per la santità di Dio e la dignità dell’uomo”, “tragedia umana e catastrofe religiosa”…

La guerra dunque, più di ogni altra, è una forma di viltà e crudeltà, e come dice lui stesso nelle frasi appena citate,
è sempre una sconfitta per l’umanità. Essa nasce dal cuore degli uomini e dalla fiducia illusoria che bastino le armi a risolvere i conflitti.
Invece dire no alla guerra significa riconoscere lo splendore della vita, i risvolti positivi del dialogo
e l’interdipendenza degli esseri umani con la loro stessa esistenza.

Papa Giovanni Paolo II, testimone per sempre del mondo futuro, continua a dirci “Non abbiate paura!!!”
e a ricordarci la direzione da seguire affinché l’umanità intera non cada nell’abisso.
Raccogliere questo testimone significa promettere, ognuno nel proprio cuore, “MAI PIÙ LA GUERRA!”.

Umberto Gamba
1 maggio 2011

sabato, maggio 01, 2010

Napolitano: Primo Maggio, Rispettare il lavoro, no agli abusi

Il capo dello Stato celebra la festa dei lavoratori: "L'articolo 1 della Costituzione è ancora attuale". "Attenti alla ripresa economica che non porta occupazione". "Eliminare ogni tentativo di sfruttamento"

In un mondo del lavoro che ha conosciuto "ingiuste mortificazioni, in tempi recenti", il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rilancia e rafforza il senso della Costituzione. Ricordando quell'articolo 1 che pone il lavoro a fondamento della Repubblica. "Non si tratta di un residuato post-bellico di singolare marca italiana. Quel valore - aggiunge il capo dello Stato - è la chiave dell'economica sociale di mercato cui la più recente e attuale Carta di principi e di indirizzi dell'Unione Europea, il trattato di Lisbona, ancora il progetto dell'Europa unita".

Nel giorno della festa del lavoro, Napolitano torna con la memoria a Rosarno. Le immagini dei disordini provocati dai lavoratori stranieri dopo l'ennesimo sopruso sono ancora vive. Così come l'inchiesta che ha fatto luce sulla rete degli sfruttatori. Napolitano è chiaro: "I fenomeni di sfruttamento schiavistico del lavoro degli immigrati, di ostentata e violenta illegalità a fini di manipolazione del mercato del lavoro sono intollerabili in un paese civile, intollerabili nell'italia democratica, e vanno stroncati con ogni energia. Nessuna situazione, di difficile controllo dell'immigrazione nella sua componente irregolare e anche in quella regolare, può giustificare violazioni evidenti delle leggi e dei diritti dei lavoratori. Tantomeno può giustificarle anche la più critica delle congiunture economiche".

Lavoro e precariato. Anche in questo caso Napolitano usa parole chiare. E cita quello che ormai è diventato un simbolo: il call center. "Ho sempre in mente - confessa Napolitano - le condizioni e le ansie di questi lavoratori. Sono vicino a loro, penso a loro quando, nell'ambito del mio ruolo che non è di governo, mi esprimo sui temi della politica economica e sociale".

Davanti a questo, continua Napolitano, c'è il rischio di una ripresa economica "senza occupazione". Un rischio ancor più evidente dai "fenomeni di instabilità finanziaria che stanno scuotendo l'Euro e l'Unione europea" e dalla "mancata soluzione dei problemi di assetto del sistema finanziario mondiale".

Infine un accenno al ddl sul lavoro in materia di arbitrato nella nuova versione approvata delle Camere. Dopo aver rinviato il provvedimento in Aula con messaggio motivato, il capo dello Stato attende la conclusione del riesame parlamentare in corso: "Lo promulgherò, come la Costituzione tassativamente prescrive, anche se qualcuno mostra di ignorarlo".

venerdì, aprile 30, 2010

Le Acli di Napoli celebrano il Primo Maggio avviando dieci punti famiglia


Una celebrazione del primo maggio dedicata a chi il lavoro non ce l’ha, a chi rischia di perderlo, a chi per esso ha perso la propria vita. E’ questo il pensiero delle ACLI napoletane mentre si avvicina la ricorrenza della festa dei lavoratori.
“Saremo con i nostri circoli a fianco di quanti rischiano il licenziamento, con un pensiero speciale a tutte le vittime di incidenti sul lavoro. La solitudine dei lavoratori soprattutto quelli precari e irregolari, la maggior parte giovani e immigrati, rappresenta un ostacolo alla diffusione della cultura della sicurezza e della responsabilità, facilitando al contrario il prodursi di situazioni rischiose. Ma è una solitudine che riguarda oggi tutti i lavoratori, vittime di una deriva individualistica che ha intaccato il lavoro e i lavoratori così come la società intera. Bisogna allora recuperare e ricostruire quella radice di socialità del lavoro, che nella storia ha significato diritti di cittadinanza, giustizia sociale e solidarietà. È questa la ragione per cui riteniamo importante rilanciare e promuovere anche in futuro i valori della mutualità, della cooperazione e della solidarietà, che da sempre si collegano alla cultura dei lavoratori.”

Una società solidale non può reggere senza il protagonismo familiare che rappresenta una risposta alla frammentazione del tessuto sociale in quanto consente di generare benessere non solo per le famiglie stesse, ma per l’intera comunità favorendo la crescita della coesione sociale.
Per le ACLI di Napoli la famiglia rappresenta un fattore coesivo particolarmente efficace; infatti non è solo un soggetto da assistere, ma una risorsa sociale da valorizzare sviluppando la sua capacità di autotutela e autopromozione”. Da qui l'intuizione di lavorare con le famiglie in una fase caratterizzata da una grave crisi economica e morale. Dieci nuovi punti famiglia con attività a tutto raggio a partire dal 1 Maggio che per i cattolici è anche la festa di S.Giuseppe Artigiano, uomo del lavoro e massimo protettore della famiglia.
Furono proprio le Acli, poco più di 50 anni fa, a chiedere che la Chiesa ‘battezzasse’ il primo maggio come festa cristiana dei lavoratori. E fu Papa Pio XII, il 1° maggio 1955, davanti ad una folla sterminata di aclisti convenuti a Roma da ogni parte d’Italia per il primo decennale dell’associazione, ad annunciare in Piazza San Pietro l’istituzione della festa liturgica di ‘S. Giuseppe Artigiano’, per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla festa del lavoro. ‘L’Osservatore Romano’ ne dava così notizia: ‘La presenza di Cristo e della Chiesa nel mondo operaio. Il 1° Maggio solennità cristiana’.


venerdì, maggio 01, 2009

Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza


Origini del Primo maggio

  • Tra Ottocento e Novecento
  • Il Ventennio fascista
  • Dal dopoguerra a oggi
Origini del Primo maggio

Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l'idea è il congresso della Seconda Internazionale, riunito in quei giorni nella capitale francese :
"Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi".
Poi, quando si passa a decidere sulla data, la scelta cade sul 1 maggio. Una scelta simbolica: tre anni prima infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.

Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890 le organizzazioni dei lavoratori intensificano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.

"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
Monta intanto un clima di tensione, alimentato da voci allarmistiche: la stampa conservatrice interpreta le paure della borghesia, consiglia a tutti di starsene tappati in casa, di fare provviste, perché non si sa quali gravi sconvolgimenti potranno accadere.

Da parte loro i governi, più o meno liberali o autoritari, allertano gli apparati repressivi.
In Italia il governo di Francesco Crispi usa la mano pesante, attuando drastiche misure di prevenzione e vietando qualsiasi manifestazione pubblica sia per la giornata del 1 maggio che per la domenica successiva, 4 maggio.

In diverse località, per incoraggiare la partecipazione del maggior numero di lavoratori, si è infatti deciso di far slittare la manifestazione alla giornata festiva.

Del resto si tratta di una scommessa dall'esito quanto mai incerto: la mancanza di un unico centro coordinatore a livello nazionale - il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro sono di là da venire - rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. Non si sa poi in che misura i lavoratori saranno disposti a scendere in piazza per rivendicare un obiettivo, quello delle otto ore, considerato prematuro da gran parte dei dirigenti del movimento operaio italiano o per testimoniare semplicemente una solidarietà internazionale di classe.

Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890 costituisce una felice sorpresa, un salto di qualità del movimento dei lavoratori,che per la prima volta dà vita ad una mobilitazione su scala nazionale, per di più collegata ad un'iniziativa di carattere internazionale.

In numerosi centri, grandi e piccoli, si svolgono manifestazioni, che fanno registrare quasi ovunque una vasta partecipazione di lavoratori. Un episodio significativo accade a Voghera, dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro, ci vanno vestiti a festa.
"La manifestazione del 1 maggio - commenta a caldo Antonio Labriola - ha in ogni caso superato di molto tutte le speranze riposte in essa da socialisti e da operai progrediti. Ancora pochi giorni innanzi, la opinione di molti socialisti, che operano con la parola e con lo scritto, era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America - afferma compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe dovuto essere una rappresentazione unica, viene deciso di replicarla per l'anno successivo.
Il 1 maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e induce la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi".

Tra Ottocento e Novecento

Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.

Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.

Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ?

Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione.

Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa.

Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.

Il ventennio fascista

Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio.

Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.

Dal dopoguerra a oggi

All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo.

Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio.

Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.


Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio.

Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".

fonte: Cgil di Roma e del Lazio - Archivio Storico "Manuela Mezzelani"

giovedì, aprile 30, 2009

Le Acli di Napoli celebrano il Primo Maggio con il pensiero rivolto a chi non ha lavoro

Napoli, 30 aprile 2009 – Una celebrazione del primo maggio dedicata a chi il lavoro non ce l’ha, a chi rischia di perderlo, a chi per esso ha perso la propria vita. E’ questo il pensiero del presidente provinciale delle Acli Pasquale Orlando mentre si avvicina la ricorrenza della festa dei lavoratori.
“Saremo a Pomigliano d’Arco – afferma Orlando – a fianco di quanti rischiano il licenziamento, con un pensiero speciale a tutte le vittime di incidenti sul lavoro. Le Acli chiedono che il tema della sicurezza sul lavoro diventi concretamente una priorità nell’agenda politica del Paese, che significa essenzialmente tre cose: tempi certi per l’approvazione del disegno di legge in materia approvato dal consiglio dei ministri; garanzie, anche economiche, per la reale efficacia delle ispezioni sul lavoro; promozione da parte di imprese, sindacati e associazioni di una cultura della sicurezza tra i lavoratori stessi, superando ignoranza, pigrizia e resistenze diffuse.”
“La solitudine dei lavoratori – spiega il presidente Orlando – soprattutto quelli precari e irregolari, la maggior parte giovani e immigrati, rappresenta un ostacolo alla diffusione della cultura della sicurezza e della responsabilità, facilitando al contrario il prodursi di situazioni rischiose. Ma è una solitudine che riguarda oggi tutti i lavoratori, vittime di una deriva individualistica che ha intaccato il lavoro e i lavoratori così come la società intera. Bisogna allora recuperare e ricostruire quella radice di socialità del lavoro, che nella storia ha significato diritti di cittadinanza, giustizia sociale e solidarietà. È questa la ragione per cui riteniamo importante rilanciare e promuovere anche in futuro i valori della mutualità, della cooperazione e della solidarietà, che da sempre si collegano alla cultura dei lavoratori.”

sabato, aprile 26, 2008

1 maggio: 1260 elmetti esposti ricorderanno le vittime di incidenti sul lavoro nel 2007

Imparare giocando che la sicurezza - sul lavoro e nella vita di tutti i giorni - è anche questione di 'testa'. Questo il significato dell'iniziativa 'In testa la sicurezza', evento-spettacolo dedicato ai bambini e ai loro genitori, organizzato a Roma dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, in apertura del loro 23° Congresso nazionale (all'Hotel Ergife dall'1 al 4 maggio).

Giovedì 1° maggio, in Galleria Alberto Sordi (vicino Piazza Colonna), dalle 10.30 alle 12.30, le Acli con Giovanni Muciaccia, il popolare conduttore di Art Attack, coinvolgeranno i bambini e i loro genitori in animazioni, disegni e lavori sul tema della sicurezza applicata alla vita di tutti i giorni, dal gioco al luogo di lavoro.

Una lettera per annunciare l'evento - aperto a tutti - è stata inviata alle scuole e le parrocchie di Roma, per i invitare i ragazzi a partecipare portando un messaggio scritto o un disegno sul tema della giornata, dopo averne parlato e discusso a casa con i propri genitori. Alcuni di questi messaggi verranno letti da Giovanni Muciaccia e dal presidente delle Acli Andrea Olivero, mentre 1260 elmetti esposti ricorderanno le vittime di incidenti sul lavoro nel 2007. I bambini realizzeranno quindi - in segno di speranza - il proprio 'capolavoro di sicurezza' lavorando e decorando un vero elmetto antinfortunistico che ciascun partecipante potrà portare a casa, per ricordare sempre che la vita è il bene più prezioso. Un modo diverso, 'leggero' e positivo per festeggiare il 1° maggio dei bambini.

lunedì, aprile 30, 2007

Acli Napoli: un primo maggio dedicato a chi il lavoro non ce l’ha, a chi rischia di perderlo, a chi per esso ha perso la propria vita

Napoli, 20 aprile 2007 – Una celebrazione del primo maggio dedicata a chi il lavoro non ce l’ha, a chi rischia di perderlo, a chi per esso ha perso la propria vita. E’ questo il pensiero del presidente provinciale delle Acli Pasquale Orlando mentre si avvicina la ricorrenza della festa dei lavoratori.

“Saremo a Pomigliano d’Arco – afferma Orlando – a fianco di quanti rischiano il licenziamento, con un pensiero speciale a tutte le vittime di incidenti sul lavoro. Le Acli chiedono che il tema della sicurezza sul lavoro diventi concretamente una priorità nell’agenda politica del Paese, che significa essenzialmente tre cose: tempi certi per l’approvazione del disegno di legge in materia approvato dal consiglio dei ministri; garanzie, anche economiche, per la reale efficacia delle ispezioni sul lavoro; promozione da parte di imprese, sindacati e associazioni di una cultura della sicurezza tra i lavoratori stessi, superando ignoranza, pigrizia e resistenze diffuse.”

“La solitudine dei lavoratori – spiega il presidente Orlando – soprattutto quelli precari e irregolari, la maggior parte giovani e immigrati, rappresenta un ostacolo alla diffusione della cultura della sicurezza e della responsabilità, facilitando al contrario il prodursi di situazioni rischiose. Ma è una solitudine che riguarda oggi tutti i lavoratori, vittime di una deriva individualistica che ha intaccato il lavoro e i lavoratori così come la società intera. Bisogna allora recuperare e ricostruire quella radice di socialità del lavoro, che nella storia ha significato diritti di cittadinanza, giustizia sociale e solidarietà. È questa la ragione per cui riteniamo importante rilanciare e promuovere anche in futuro i valori della mutualità, della cooperazione e della solidarietà, che da sempre si collegano alla cultura dei lavoratori.”

domenica, aprile 29, 2007

Napoli: 1 Maggio a Pomigliano per ripartire dal lavoro.

Quest'anno CGIL-CISL-UIL hanno deciso di svolgere il corteo per la celebrazione della Festa dei Lavoratori del 1° Maggio a Pomigliano.
Tale scelta racchiude l'esempio più profondo di quella lotta che il Sindacato non ha mai interrotto per la legalità, lo sviluppo, la coesione sociale, per il riscatto dei cittadini del Mezzogiorno che non si rassegnano bensì combattono per affermare i valori del Lavoro. Tra l’altro, quest’ultimo periodo, è stato caratterizzato da numerose morti sui luoghi di lavoro: segnale evidente di precarietà e mancanza di diritti.
In queste settimane, in particolare, i Sindacati Confederali hanno avviato un percorso di assemblee in tutti i luoghi di lavoro su alcuni punti programmatici che sono oggi oggetto di confronto con il Governo e sui quali, dati i Temi (Sviluppo, Welfare, Lavoro), occorre esercitare democrazia attraverso la partecipazione.
Per tali ragioni la scelta di Pomigliano, si configura come il rafforzamento delle parole d’ordine con le quali si indice la Manifestazione Nazionale “ Ripartire dal Lavoro”.
Data l'importanza di tale evento, nella riconferma della condivisione dei valori della Festa dei Lavoratori che ormai da anni vedono la comune partecipare alla manifestazione, vi informiamo che il corteo partirà dalla stazione della Circumvesuviana di Pomigliano e si concluderà con un concerto nella Villa Comunale.

Si invitano, intanto, tutti gli iscritti a partecipare al corteo ed a estendere l'invito a colleghi, amici e simpatizzanti, per rappresentare degnamente il nostro impegno quotidiano sul territorio anche in occasione di questa data così importante dal rilievo storico ed internazionale.

domenica, aprile 15, 2007

Trenitalia: treni e orari aggiuntivi per i ponti di primavera su www. trenitalia.com

Ponti di primavera: dal 24 aprile al 1° giugno 23 treni aggiuntivi
Attesi quasi due milioni di passeggeri in più

Per fronteggiare il maggior traffico passeggeri previsto nei ponti di primavera (sono attesi circa due milioni di viaggiatori) tra il 24 aprile e il 1° giugno le Ferrovie dello Stato incrementano il servizio, in particolare sull'asse Nord-Sud, con 23 convogli speciali per un totale di oltre 12mila posti in più.

Ferrovie dello Stato ricorda che, per essere sicuri di viaggiare comodamente seduti, è necessario prenotare per tempo.

Per informazioni consultare questo sito o rivolgersi al Call Center 892021.