Le Acli: «Troppi vincoli per le famiglie»
Fatta la legge, trovato l’inganno. Chi si muove in prima linea e ascolta le storie di famiglie e datori di lavoro che vogliono regolarizzare colf e badanti, si è accorto in queste settimane che molte cose non funzionano. «Alcuni vincoli legati al reddito e all’orario di lavoro hanno escluso dalle procedure molti soggetti che avrebbero volentieri messo in regola il proprio personale domestico – spiega Pino Gulia, responsabile immigrazione del patronato Acli –. Non solo: le forti sanzioni minacciate per chi dichiara il falso non stanno fermando le domande di imprenditori che fanno regolarizzare i propri operai magari dalla moglie come colf. È il segnale che gli illeciti, nonostante tutto, continuano».
Andiamo con ordine. Quali sono i problemi che state riscontrando?
La soglia dei 20mila euro l’anno, che sale a 25mila con più di uno stipendio, è lo scoglio contro cui si infrangono molte speranze di regolarizzazione. Ci sono infatti anziani che non raggiungono, con la loro pensione, questi livelli di reddito. Chi li raggiunge, poi, rischia di non rispondere a un altro requisito: quello delle 20 ore di lavoro settimanale. In diversi casi, i nostri nonni hanno persone di compagnia che vanno a trovarli o magari fanno la spesa, ma l’impegno è giornaliero e non raggiunge quasi mai le 4 ore al giorno richieste. Esistono poi altri aspetti critici.
Quali?
Le faccio un esempio: quando il figlio che è uscito di casa chiede la regolarizzazione di una persona per conto dei propri genitori, che hanno i requisiti giusti, il provvedimento si blocca, perché manca il principio della cosiddetta co-residenzialità: il figlio cioé non abita più nella casa di mamma e papà e in questo caso la procedura si ferma.
Quali sono le domande che vi rivolgono le famiglie in sede di compilazione dei moduli?
Abbiamo notato in questi giorni che le richieste da parte dei privati arrivano ai nostri sportelli dopo l’invio delle domande. È come se quanti hanno deciso all’inizio di muoversi da soli, non si rendessero conto che avanzando la domanda di regolarizzazione diventano automaticamente datori di lavoro. L’impressione è che questo passaggio non sia chiaro, che molte persone non siano preparate ad assumersi oneri e doveri che derivano dalla messa a norma di colf e badanti. Per chi è sempre stato abituato a pagare in nero, dover fare i conti con l’emersione del sommerso, con stipendi e contributi non è affatto semplice.
Qual è la previsione per le prossime settimane?
Abbiamo appuntamenti fissati fino a fine mese e ci aspettiamo forti richieste soprattutto negli ultimi dieci giorni. Certamente oggi siamo largamente al di sotto delle aspettative. Si va a rilento e sembra lontanissimo l’obiettivo di regolarizzare 500mila persone come annunciato qualche settimana fa.
Come Acli avete chiesto da subito di estendere le procedure di regolarizzazione ad altre categorie.
Non abbiamo cambiato idea. Il provvedimento andrebbe allargato per recepire il bisogno espresso da molte famiglie e da molte imprese di regolarizzare le posizioni dei lavoratori immigrati. Non solo: così facendo, anche il rischio di dichiarazioni false su badanti e colf verrebbe azzerato.
Diego Motta
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