Equiparazione dell'età di pensionamento tra uomini e donne nei lavoratori della pubblica amministrazione. È l'obiettivo che il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, intende perseguire e che annuncia nel corso di un forum a Stresa.
Brunetta, ha sottolineato che «l'invecchiamento attivo è un bene pubblico e come tale occorre farne rilevare la convenienza e sostenerlo con gli opportuni incentivi, anche fiscali, e disincentivare le uscite precoci dal lavoro». Ponendo come obiettivo l'incremento del 10% della redditività e dell'attività complessiva, soprattutto riguardo alla fascia dei 55-65 enni, il ministro ha dichiarato che «per quanto riguarda il settore pubblico perseguirò la strada dell'equiparazione dell'età pensionabile tra maschi e femmine».
Altolà dai sindacati. Alla parole di Brunetta replica subito il segretario della Uil, Luigi Angeletti: «Nessun innalzamento dell'età pensionabile che non sia basato sulla volontarietà e sugli incentivi». Che poi aggiunge: «Su questo la penso come Berlusconi, non sono d'accordo sulla necessità: sono favorevole a fondare l'innalzamento sulla volontarietà, con incentivi».
Più netto il no della Cgil: «Ci sentiamo in dovere di dare un consiglio: non ci provare nemmeno, Brunetta - replica Carlo Podda segretario confederale Cgil Funzione Pubblica - Sono altre le sperequazioni che riguardano le donne e comunque parliamo di sperequazioni subite non certo di privilegi».
Polemica la Cisl: «Niente passi falsi sul tema delle pensioni - afferma il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni - al ministro Brunetta vogliamo ricordare, senza voler fare polemiche, che le pensioni sono una materia del Governo ma anche delle parti sociali. Non è questo il momento di fughe in avanti. Le pensioni sono un tema delicato che non può essere utilizzato come uno spot pubblicitario».
Brunetta, ha sottolineato che «l'invecchiamento attivo è un bene pubblico e come tale occorre farne rilevare la convenienza e sostenerlo con gli opportuni incentivi, anche fiscali, e disincentivare le uscite precoci dal lavoro». Ponendo come obiettivo l'incremento del 10% della redditività e dell'attività complessiva, soprattutto riguardo alla fascia dei 55-65 enni, il ministro ha dichiarato che «per quanto riguarda il settore pubblico perseguirò la strada dell'equiparazione dell'età pensionabile tra maschi e femmine».
Altolà dai sindacati. Alla parole di Brunetta replica subito il segretario della Uil, Luigi Angeletti: «Nessun innalzamento dell'età pensionabile che non sia basato sulla volontarietà e sugli incentivi». Che poi aggiunge: «Su questo la penso come Berlusconi, non sono d'accordo sulla necessità: sono favorevole a fondare l'innalzamento sulla volontarietà, con incentivi».
Più netto il no della Cgil: «Ci sentiamo in dovere di dare un consiglio: non ci provare nemmeno, Brunetta - replica Carlo Podda segretario confederale Cgil Funzione Pubblica - Sono altre le sperequazioni che riguardano le donne e comunque parliamo di sperequazioni subite non certo di privilegi».
Polemica la Cisl: «Niente passi falsi sul tema delle pensioni - afferma il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni - al ministro Brunetta vogliamo ricordare, senza voler fare polemiche, che le pensioni sono una materia del Governo ma anche delle parti sociali. Non è questo il momento di fughe in avanti. Le pensioni sono un tema delicato che non può essere utilizzato come uno spot pubblicitario».
6 commenti:
Bene, la proposta di Brunetta non ci piace. Ma dire solo di no, come fa gran parte dei commentatori di sinistra, senza andare oltre allo scandalo e proporre una soluzione globale ai problemi realmente esistenti, non è certo una risposta accettabile...
http://noirpink.blogspot.com/2008/12/andare-oltre-lo-scandalo-la-proposta-di.html
La ringrazio per Blog intiresny
necessita di verificare:)
imparato molto
Perche non:)
imparato molto
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