Spesso al Sud la laurea non basta per trovare lavoro. Un quarto dei laureati meridionali che a tre anni dal titolo di studio è occupato nel Mezzogiorno ha trovato l'impiego attraverso conoscenze. Lo sottolinea lo Svimez in uno studio dal quale emerge che la percentuale si dimezza per quei laureati meridionali che studiano al Nord e decidono di non tornare nella regione di appartenenza.
Al Sud le segnalazioni e le conoscenze quindi rappresentano il canale più seguito nella ricerca del lavoro sia tra coloro che studiano nel Mezzogiorno (vale per il 24,6% dei casi), sia per coloro che studiano al Nord ma decidono di tornare dopo la laurea (il 22,9% di chi lavora trova l'impiego tramite conoscenze). Tra coloro che studiano al Nord e decidono di non tornare solo il 12,3% trova lavoro tramite conoscenze, una percentuale simile a coloro che pur studiando al Sud emigrano al Nord per cercare occupazione (il 13,8%).
I laureati del Sud che sono riusciti a trovare lavoro nelle regioni di appartenenza (a tre anni dalla laurea erano 20.700 su 34.500 occupati complessivi tra i 55.000 laureati meridionali nel 2001) hanno fatto ricorso alle conoscenze nel 9,3% dei casi, alla segnalazione nell'11,7% dei casi e alla collaborazione a una attività familiare nel 3,6% dei casi. Le percentuali si riducono di molto tra i laureati meridionali che hanno studiato al Nord e hanno deciso di non tornare nel territorio d'origine (3,4% hanno trovato lavoro tramite conoscenze, l'8,6% tramite segnalazione e lo 0,3% collaborando a una attività familiare).
Tra coloro che risultano occupati avendo iniziato una attività autonoma ci sono il 13,7% di coloro che hanno studiato al Sud e lì sono rimasti, ma anche il 18,6% di coloro che hanno studiato al Nord ma poi sono tornati nel Mezzogiorno. Hanno iniziato una attività autonoma invece solo il 6,2% di coloro che hanno studiato al Centro Nord e non sono tornati e il 7,9% di coloro che si sono trasferiti solo dopo la laurea.
L'invio del curriculum è risultato un canale utile per trovare lavoro nel 22,2% dei laureati «immobili» e nel 25% dei casi dei «mobili tornati». Per i mobili non tornati il curriculum è servito per il 24,9% dei casi mentre per coloro che si sono trasferiti dopo la laurea è servito nel 23,7% dei casi. Il collocamento pubblico è servito solo nell'1,7% dei laureati del Sud mentre l'agenzia privata di mediazione tra domanda e offerta di lavoro è stata utile nel 2,3% dei casi.
Il 15,3% di coloro che si sono trasferiti dopo la laurea hanno trovato impiego tramite inserzione su un giornale, il doppio dei casi rispetto a coloro che sono rimasti a studiare e a lavorare al Sud (7,8%). Infine il concorso pubblico mantiene tra i laureati meridionali un grande appeal con il 15,1% di coloro che lavora che ha trovato impiego come travet.
Quasi la metà dei laureati meridionali che a tre anni dal conseguimento del titolo di studio lavora è stata costretta per trovare un impiego a emigrare al Nord: è quanto emerge da una ricerca dello Svimez secondo la quale su 55.000 laureati residenti al Sud al momento dell'iscrizione all'Università ne lavoravano dopo tre anni 34.500. Ma se 20.700 ha trovato impiego nelle regioni di appartenenza sono circa 13.800 quelli che invece lavorano nelle regioni del Nord.
«La percentuale tra i laureati meridionali che lavorano - spiega il vice direttore dello Svimez Luca Bianchi - è del 40% ma sale al 50% se si considerano le lauree scientifiche».
La tendenza alla mobilità territoriale dei laureati del Mezzogiorno si è intensificata - si legge nello studio Svimez - a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Tra il 1994 e il 2000 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro Nord circa 850.000 persone ma anche nei primi anni del decennio attuale si sono trasferite oltre 100.000 lavoratori all'anno. La differenza rispetto alle ondate migratorie degli anni Cinquanta e Sessanta è nelle quantità ma anche nella tipologia dei lavoratori che si spostano. Nel 2003 il 49% di coloro che si sono spostati avevano un diploma superiore o una laurea contro il 41% del 1999.
La laurea, soprattutto per i ceti sociali più bassi, riduce il rischio di disoccupazione ma non quello di trovare un'occupazione mal retribuita. I laureati del Sud che trovano un impiego al Nord spesso hanno contratti con condizioni peggiori dei loro colleghi che riescono a restare nel Mezzogiorno. Il 60,3% dei laureati meridionali che lavorano nel Centro-Nord a tre anni dalla laurea lavora con un contratto a tempo determinato contro il 41,7% di coloro che hanno studiato e trovato impiego nel Mezzogiorno.
Al Sud le segnalazioni e le conoscenze quindi rappresentano il canale più seguito nella ricerca del lavoro sia tra coloro che studiano nel Mezzogiorno (vale per il 24,6% dei casi), sia per coloro che studiano al Nord ma decidono di tornare dopo la laurea (il 22,9% di chi lavora trova l'impiego tramite conoscenze). Tra coloro che studiano al Nord e decidono di non tornare solo il 12,3% trova lavoro tramite conoscenze, una percentuale simile a coloro che pur studiando al Sud emigrano al Nord per cercare occupazione (il 13,8%).
I laureati del Sud che sono riusciti a trovare lavoro nelle regioni di appartenenza (a tre anni dalla laurea erano 20.700 su 34.500 occupati complessivi tra i 55.000 laureati meridionali nel 2001) hanno fatto ricorso alle conoscenze nel 9,3% dei casi, alla segnalazione nell'11,7% dei casi e alla collaborazione a una attività familiare nel 3,6% dei casi. Le percentuali si riducono di molto tra i laureati meridionali che hanno studiato al Nord e hanno deciso di non tornare nel territorio d'origine (3,4% hanno trovato lavoro tramite conoscenze, l'8,6% tramite segnalazione e lo 0,3% collaborando a una attività familiare).
Tra coloro che risultano occupati avendo iniziato una attività autonoma ci sono il 13,7% di coloro che hanno studiato al Sud e lì sono rimasti, ma anche il 18,6% di coloro che hanno studiato al Nord ma poi sono tornati nel Mezzogiorno. Hanno iniziato una attività autonoma invece solo il 6,2% di coloro che hanno studiato al Centro Nord e non sono tornati e il 7,9% di coloro che si sono trasferiti solo dopo la laurea.
L'invio del curriculum è risultato un canale utile per trovare lavoro nel 22,2% dei laureati «immobili» e nel 25% dei casi dei «mobili tornati». Per i mobili non tornati il curriculum è servito per il 24,9% dei casi mentre per coloro che si sono trasferiti dopo la laurea è servito nel 23,7% dei casi. Il collocamento pubblico è servito solo nell'1,7% dei laureati del Sud mentre l'agenzia privata di mediazione tra domanda e offerta di lavoro è stata utile nel 2,3% dei casi.
Il 15,3% di coloro che si sono trasferiti dopo la laurea hanno trovato impiego tramite inserzione su un giornale, il doppio dei casi rispetto a coloro che sono rimasti a studiare e a lavorare al Sud (7,8%). Infine il concorso pubblico mantiene tra i laureati meridionali un grande appeal con il 15,1% di coloro che lavora che ha trovato impiego come travet.
Quasi la metà dei laureati meridionali che a tre anni dal conseguimento del titolo di studio lavora è stata costretta per trovare un impiego a emigrare al Nord: è quanto emerge da una ricerca dello Svimez secondo la quale su 55.000 laureati residenti al Sud al momento dell'iscrizione all'Università ne lavoravano dopo tre anni 34.500. Ma se 20.700 ha trovato impiego nelle regioni di appartenenza sono circa 13.800 quelli che invece lavorano nelle regioni del Nord.
«La percentuale tra i laureati meridionali che lavorano - spiega il vice direttore dello Svimez Luca Bianchi - è del 40% ma sale al 50% se si considerano le lauree scientifiche».
La tendenza alla mobilità territoriale dei laureati del Mezzogiorno si è intensificata - si legge nello studio Svimez - a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Tra il 1994 e il 2000 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro Nord circa 850.000 persone ma anche nei primi anni del decennio attuale si sono trasferite oltre 100.000 lavoratori all'anno. La differenza rispetto alle ondate migratorie degli anni Cinquanta e Sessanta è nelle quantità ma anche nella tipologia dei lavoratori che si spostano. Nel 2003 il 49% di coloro che si sono spostati avevano un diploma superiore o una laurea contro il 41% del 1999.
La laurea, soprattutto per i ceti sociali più bassi, riduce il rischio di disoccupazione ma non quello di trovare un'occupazione mal retribuita. I laureati del Sud che trovano un impiego al Nord spesso hanno contratti con condizioni peggiori dei loro colleghi che riescono a restare nel Mezzogiorno. Il 60,3% dei laureati meridionali che lavorano nel Centro-Nord a tre anni dalla laurea lavora con un contratto a tempo determinato contro il 41,7% di coloro che hanno studiato e trovato impiego nel Mezzogiorno.
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