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mercoledì, ottobre 15, 2008

Legambiente: mappa delle città più verdi d’Italia. Esce male la Campania

È stata pubblicata l’indagine annuale sulla sostenibilità urbana di Legambiente, Sole 24 Ore e Ambiente Italia, che analizzando 125 indicatori individua le città italiane in cui si vive meglio. Regina della classifica si è confermata Belluno, seguita da Siena, Trento, Verbania e Parma. La città toscana, in particolare, ha migliorato l'inquinamento atmosferico ed ha aumentato la superficie destinata alle biciclette (dai 3,51 mq dello scorso anno ai 4,51 attuali), limitando nel contempo lo spazio limitato alle auto (da 30,79 mq pro capite a 30,94), che valgono a Siena il primo posto nella classifica di settore. Belluno ha invece vinto grazie a molteplici indicatori, tra cui una discreta qualità dell’aria, un’ottima raccolta differenziata, buoni trasporti pubblici e una crescita costante di spazi interdetti alle auto. L’indagine conferma il netto divario tra città del Nord e città del Sud: in fondo alla classifica ci sono Ragusa, Catania e Benevento. La prima città del Sud e delle isole che si incontra in classifica è Cagliari, al 35° posto (risalita rispetto al 52° posto dell’ultima edizione). Sempre tra le città del Meridione, Napoli si piazza all’88° posto, guadagnando tre posizioni, mentre Palermo dall’89° posto scende alla 98° posizione. Milano e Roma, appaiate fino allo scorso anno, vedono un netto peggioramento della capitale (che dal 55° posto scivola al 70°) e un passo in avanti di Milano, che guadagnando una decina di posizioni arriva 49° in classifica.



Esce male la Campania dall’identikit dell’Italia delle città, disegnata da Ecosistema Urbano 2009, l’annuale ricerca di Legambiente sulla qualità ambientale delle 103 città capoluogo di provincia realizzata con la collaborazione scientifica dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore.
Nel dettaglio Caserta registra uno scatto in avanti quest’anno 37° posto guadagnando 4 posizioni rispetto lo scorso anno, segue Avellino 82° posto ben trentasette posizioni in meno rispetto lo scorso anno, subito dietro Salerno83a (ben 19 posizioni in meno, era 64°) poi Napoli 88° posto che a passi di tartaruga guadagna solo tre posizioni, chiude Benevento 100° , più due posizioni rispetto lo scorso anno.
Una Campania NO FELIX sul piano della qualità ambientale, dove nella lotta quotidiana con l’inquinamento, i rifiuti le città reagiscono nel migliore dei casi parando i colpi, seguendo la logica della “politica del rattoppo”. “E’ chiaro – commenta Michele Buonomo presidente Legambiente Campania- che nel complesso, manca ancora una programmazione strutturale tesa al superamento definitivo delle emergenze quotidiane: dal traffico ai rifiuti, fino all’inquinamento atmosferico e alla paralisi del trasporto pubblico e più in generale del sistema della mobilità urbana nel suo complesso. Le amministrazioni locali devono accorgersi che nella nostra regione c’è una grande urgenza “la questione urbana”, di cui il degrado ambientale e sociale è parte integrante. Ma da anni registriamo - conclude Buonomo- che le politiche ambientali sono sempre più solo parole elettorali che concrete pratiche quotidiane.”

Napoli, continua a produrre sempre più spazzatura, circa 600kg per abitante annui,erano 593kg lo scorso anno, e non ha trovato negli anni un modo non solo per smaltire correttamente i rifiuti, ma nemmeno per cercare di produrne meno. E’ indietro rispetto alle altre metropoli per il trasporto pubblico, Napoli è staccata rispetto alle altre con meno 200 viaggi per abitante annui.I dem per le isole pedonali. Tra le grandi città, oltre al caso eccezionale di Venezia, Torino ha circa 737.000 m2di isole pedonali, seguita da Roma con circa 390.000 m2 e da Milano, Napoli e Firenze con superfici pedonalizzate pari a circa 300.000 m2. Solo 0.92mq per abitante di isole pedonali, molto delle quali senza controllo .Aumenta la capacità di depurazione ben 83%, mentre rispetto lo scorso anno quando si perdeva circa 50% dell’acqua immessa in rete, quest’anno la percentuale scende al 33%. Questo il quadro complessivo che consegna una città che fisiologicamente non riesce a vivere la sua quotidiana normalità e dove negli ultimi periodi la vivibilità urbana si sta allontanando da valori accettabili.

Caserta è la città capoluogo campana meglio piazzata in classifica, 37° posto con un miglioramento di 4 posizioni .Depura il 100% delle acque, Migliore la situazione per il Pm10, dove Caserta con un valore medio annuo di 24,7 ug/mc risulta tra le città italiane con valori più bassi. Non buona qualità delle acque potabili con 9,1mg/l No3. Aumenta anche il verde urbano fruibile per abitante (17mq/ab). In fondo alla classifica Avellino 82posto, che perde ben 37 posizioni rispetto lo scorso anno C’è il problema delle perdite della rete idrica dove si registra circa il 59% di perdita dell’acqua immessa nella rete idrica non arriva ai rubinetti dei cittadini. Basso la quantità di verde urbano a disposizione degli abitanti e di zone a traffico limitato a disposizione dei cittadini. Anche Salerno scende in classifica di ben 19 posizioni, raggiungendo l’83° posto. Ha i consumi idrici tra i più alti d’Italia,con 259litri al giorno pro capite. Anche qui si registra il 42% di perdita dell’acqua immessa nella rete idrica. Non buona la qualità dell’aria.

Ultima città Benevento (100ª).Non fa segnare miglioramenti evidenti in molti degli indicatori principali. A cominciare dalla qualità dell’aria dove le medie di No2 sono tra le più alte in assoluto diminuisce la percentuale di acqua potabile dispersa dalla rete (era il 49% lo scorso anno è il 33% in questa edizione). Migliora la depurazione ma resta molto al di sotto della sufficienza: è appena al 20% contro il ridicolo 12% dello scorso anno. Benevento peggiora poi leggermente nella produzione di rifiuti pro capite che si conferma intorno ai 490 chili per abitante all’anno (per l’esattezza 493,5 contro i 490 della passata edizione) a ciò non corrisponde nemmeno un aumento dei rifiuti raccolti in modo differenziato, sempre fermo poco sopra l’11%. Il capoluogo campano resta immobile anche per ciò che riguarda i viaggi per abitante all’anno sul trasporto pubblico (sempre 17 viaggi/abitante/anno, come lo scorso anno). La vera sorpresa di Benevento sono il primato nella classifica destinata al solare fotovoltaico dove dichiara 4,30 klioWatt installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti;

martedì, agosto 21, 2007

Abitare la città. Convegno di Orvieto delle ACLI.

L’Incontro di studi delle Acli affronta quest’anno il legame tra questione sociale, questione antropologica e questione oiko-logica

Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento di Orvieto dove le Acli nei giorni 6-8 settembre 2007 organizzano il loro consueto Incontro di studi, il 40° della serie, sul tema suggestivo: “I luoghi dell’abitare, incontri, conflitti… grammatiche del con-vivere”. Questa volta, come si vede, la scelta valorizza il secondo termine del binomio programmatico “Bios & Polis”, concludendo in tal modo una trilogia che ha attraversato in coerente successione i grandi temi della vita, della felicità e ora della città o, più precisamente, dei luoghi dell’abitare.

Alla luce del percorso culturale già precedentemente realizzato con i convegni di Vallombrosa, dove la globalizzazione era vista come «nome nuovo della questione sociale» (Giovanni Paolo II), l’attuale ciclo di incontri orvietani ci sta facendo scoprire come essa sia intimamente connessa con la questione antropologica, a tal punto che i problemi tradizionali del lavoro e della cittadinanza appaiono sempre più intrecciati – a causa del progresso della scienza e della tecnica – con quelli della vita, dal concepimento al suo termine naturale, rendendo evidente come le decisioni dell’agire politico si caratterizzino al contempo come scelte di biopolitica e di etica pubblica.

Appare così in modo crescente come tra questione sociale, questione antropologica e questione oiko-logica (cioè del luogo, della casa, dell’ambiente) esista una correlazione intrinseca che trova nello “spaesamento” dell’uomo la sua radice comune e unificante.

Di qui l’attuale insistenza delle Acli sul senso dell’oikos, sull’importanza dei luoghi dell’abitare, sulle grammatiche del con-vivere nella città plurale, globale e reticolare dove aumentano i conflitti che trovano la loro origine nella differenza etnica, culturale, religiosa che è tipica di una società caratterizzata da una forte mobilità umana e da una debole coesione sociale.

La perdita del senso civico e l’indebolimento dell’etica dell’abitare sono i segnali allarmanti di una “nuova questione sociale”, che trova eco e conferma nelle ricerche sociologiche condotte da Mauro Magatti dell’università Cattolica di Milano in collaborazione con la Caritas italiana.

Come afferma il cardinale Tettamanzi, il dramma delle periferie urbane non si risolve soltanto con progetti di riqualificazione urbanistica ma «chiede un di più, domanda un coinvolgimento e un vero ascolto di coloro che abitano quelle periferie e che ne vivono il disagio».

Ognuno di noi sta forse sperimentando sulla propria pelle che più si allargano gli spazi infiniti della conoscenza e della mobilità, anche virtuale, più si intensifica la voglia di comunità, il bisogno di radici e di tornare ad abitare un luogo e non un semplice spazio impersonale. Ma questo viaggio di riscoperta, di re-invenzione e di ri-generazione di legami fragili e logori, o forse già spezzati, non si improvvisa in un momento ma richiede i tempi lunghi della gestazione e lo stupore che sempre si accompagna ad ogni nuovo inizio.

Ma quali sono gli obiettivi che intendono perseguire le Acli con l’Incontro di studi 2007? Essenzialmente sono quelli indicati dal presidente Andrea Olivero nella sua relazione al Consiglio nazionale di Pesaro (8 giugno del 2007): a) guardare la città a partire dai luoghi; b) vedere nella territorialità un elemento caratterizzante dell’azione sociale aclista; c) trovare nuovi alfabeti per dare un senso nuovo al con-vivere; d) fare in modo che questo percorso associativo sia sostenuto da un pensiero condiviso.

Pare anche a noi centrale l’interrogativo che pone la Presentazione dell’Incontro: “Che ne sarebbe delle Acli senza i luoghi (i circoli, il territorio, le strade, le piazze?)”. E il suo rovescio: “Che ne sarebbe di questi luoghi senza la presenza di un “noi” associativo che continuamente e da capo ritesse legami, reti di solidarietà, trame di significati condivisi?”. Ecco allora perché un convegno sull’abitare i luoghi può trasformarsi in un evento salutare per un’associazione territoriale come le Acli. Siamo dunque dinanzi ad un tema strategico per l’Associazione, in quanto l’attuale crisi della politica potrà essere superata soltanto con la partecipazione dei cittadini a iniziare dalle comunità locali, come è stato riaffermato anche nel recente incontro che gli amministratori aclisti hanno tenuto a Roma, il 5 luglio scorso, dove la cura del territorio è stata scelta significativamente come la risposta più efficace all’anti-politica.

In questi due slogan aclisti – “ricostruire legami” e “ripartire dai luoghi” – c’è, infatti, un’indicazione strategica da approfondire ulteriormente. Due pennellate che lasciano sulla tela della democrazia non solo strisce colorate ma vettori per agire, quasi una segnaletica dell’ortoprassi.

Ciò di cui oggi si avverte il bisogno, anche nelle Acli, è compiere scelte condivise orientate a trasformare lo spazio urbano, così spesso anonimo e spersonalizzato, in un luogo vivente, carico di legami e di socialità. Le Acli sono oggi chiamate a riscoprire che abitare un territorio significa propriamente impegnarsi a trasformare quello spazio in un luogo. Per cui siamo anche noi responsabili quando i territori in cui abitiamo, diventano sempre più spazi confusi e impersonali, senza legami, senza memoria e senza regole. Oppure spazi precisi e asettici, raffinati e perfino geometrici ma pur sempre “nonluoghi” direbbe Marc Augé, perché privi di vita e di relazioni interpersonali.

Antonio Nanni

lunedì, febbraio 05, 2007

La città di tutti: idee, riflessioni, proposte per la convivenza urbana.

Martedì 6 febbraio 2007 ore 16,30
Chiesa di S. Maria Incoronatella alla pietà dei Turchini
via Medina 19 - Napoli
In occasione della pubblicazione del libro di Mario Marazziti
"La città di tutti. Diario sociale di una grande città"
(Leonardo International 2006),
l'UCSI Campania e la Comunità di Sant'Egidio invitano all'incontro
La città di tutti
Idee, riflessioni, proposte per la convivenza urbana nel terzo millennio
Con l'autore intervengono:
Rosa Russo Iervolino (sindaco di Napoli)
Walter Veltroni (sindaco di Roma)
Luigi Fusco Girard (urbanista)
Massimo Milone (caporedattore, TG3 Campania)
Donatella Trotta (giornalista, Il Mattino)
Sarà presente il Cardinale Arcivescovo di Napoli S.E. Crescenzio Sepe

giovedì, novembre 30, 2006

NO JUSTICE WITHOUT LIFE. 500 CITTA' PER LA VITA

In tutto il mondo, 500 CITTA' PER LA VITA illuminano un monumento-simbolo
CONTRO LA PENA DI MORTE, per dichiarare la loro adesione all'iniziativa.

La Giornata Internazionale "Città per la Vita- Città contro la Pena di Morte" ricorda l'anniversario della prima abolizione della pena di morte dall'ordinamento di uno stato europeo, da parte del Granducato di Toscana nel 1786.
L'iniziativa – giunta alla sua quinta edizione - è promossa dalla Comunità di Sant'Egidio e sostenuta dalle principali associazioni internazionali per i diritti umani, raccolte all'interno della World Coalition Against the Death Penalty (tra cui Amnesty International, Ensemble contre la Peine de Mort, International Penal Reform, FIACAT).
Roma, Napoli, Bruxelles, Madrid, Ottawa, Berlino, Barcellona, Firenze, Reggio Emilia, Venezia, Città del Messico, Buenos Aires, Puerto Rico Austin, Dallas, Antwerpen, Vienna, Parigi, Copenhagen, Stoccolma, Bogotà, Santiago del Cile, Abidjan, Lomè, Conakry, Maputo, Windhoek, Dakar, Praia, 500 città piccole e grandi sono già diventate "Città per la Vita - Città contro la Pena di Morte"! Tutti i loro monumenti “simbolo” verranno illuminati – dal Colosseo a Roma alla Plaza de Santa Ana di Madrid, dall'Obelisco centrale di Buenos Aires al Palazzo della Moneda a Santiago, dall’Atomium di Bruxelles alla Piazza della cattedrale di Barcellona - formando un ampio schieramento morale mondiale per chiedere di fermare tutte le esecuzioni capitali.
La pena capitale nel mondo appare utilizzata in un numero sempre più ristretto di Paesi e tale tendenza appare costante a partire dall’ultimo quarto del secolo scorso fino ad oggi. Tuttavia anacronistici richiami alla sua reintroduzione in Europa, o giustificazioni inaccettabili a favore della sua applicazione in Iraq, come pure la lunga strada ancora da percorrere per giungere alla sua abolizione universale, richiedono una tenace e incisiva azione per l’affermazione della civiltà del diritto e della difesa della dignità dell’uomo.
Progressi del fronte abolizionista si segnalano, a livello di opinione pubblica o nelle leadership, anche in molti stati mantenitori quali gli Stati Uniti, dove si è aperto un ampio dibattito sulla costituzionalità dell’iniezione letale, così come in alcuni importanti Paesi dell’Asia (Taiwan, Corea del Sud).
In Giappone un nutrito gruppo di parlamentari ha proposto una moratoria delle esecuzioni. Recentemente anche in Cina, Paese che detiene il record delle esecuzioni (circa 5.000 ogni anno), si sono registrati alcuni importanti segnali, come la decisione della Corte Suprema di avocare a sè tutte le condanne a morte, decisione che si spera riuscirà a limitare il numero delle esecuzioni in un prossimo futuro. Occorre poi ricordare l’abolizione avvenuta in un Paese importante come le Filippine, dove il Presidente Arroyo, con il sostegno del Parlamento e della Chiesa cattolica, ha definitivamente annunciato la fine delle esecuzioni.
Il Messico, nel corso del 2006, ha sancito la morte della pena capitale, segnando un punto di non ritorno decisivo per l’intera America Centrale e Latina.
L’Africa, pur provata più di altri continenti dai conflitti e dalle povertà, si distingue per un trend positivo sia nella diminuzione costante del numero delle esecuzioni che nell’aumento dei Paesi che attuano una moratoria de facto. Prima del 2002 dieci Paesi africani hanno abolito de iure la pena capitale (Sud Africa, Angola, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gibuti, Guinea-Bissau, Mauritius, Mozambico, Namibia e São Tome e Principe). Altri dieci sono considerati abolizionisti de facto (Benin, Burkina Faso, Repubblica del Congo (Brazaville), Gambia, Madagascar, Mali, Niger, Repubblica Centro Africana, Togo). In più di metà dei Paesi africani nessuno viene più messo a morte. Anche Liberia e Senegal da qualche hanno sono entrati nel novero dei Paesi abolizionisti, mentre nel resto del continente africano diversi sono i Paesi che stanno compiendo progressi significativi: così il Rwanda, Marocco, Zambia, Malawi.
In questa direzione, nuove strategie e visioni comuni sono state accese a partire dal Convegno "Africa for life", che per iniziativa della Comunità di Sant’Egidio vide riuniti a Roma nel novembre 2005 dodici Ministri della giustizia del Continente assieme a giuristi e politici europei. l’Africa e le città africane continueranno ad essere tra le protagoniste della prossima Giornata Mondiale delle Città per la Vita/Città contro la Pena di Morte prevista per il 30 Novembre 2006.
In questa Giornata 500 città per la vita, si uniranno idealmente manifestando una accanto all’altra, per dire insieme NO alla pena di morte e affermare con la loro voce, l’espressione di una autentica cultura e civiltà della vita. No Justice Without Life!
Sul sito www.santegidio.org è possibile trovare tutte le indicazioni per coloro che volessero aderire con la propria città ed è disponibile la lista costantemente aggiornata delle Città per la Vita - Città contro la pena di morte. Inoltre verranno forniti tutti gli aggiornamenti, le immagini e le notizie che da esse ci giungeranno, per rendere visibile il loro impegno in occasione del 30 novembre.