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giovedì, agosto 20, 2009

VinEstate a Torrecuso. Rassegna alla scoperta di prodotti del territorio del Taburno



Trentacinquesimo appuntamento per VinEstate, la festa dedicata all’Aglianico del Taburno in programma il 4, 5 e 6 settembre prossimi a Torrecuso (Benevento). La rassegna, fra le più attese nel panorama delle manifestazioni enologiche campane, è tesa alla scoperta di prodotti che mettono in primo piano la cultura del vino e del territorio del Taburno, dove l’Aglianico trova la sua massima espressione.

VinEstate è organizzata dal comitato VinEstate, in collaborazione con il comune di Torrecuso ed il patrocinio di: Provincia di Benevento, Camera di Commercio di Benevento, l’Associazione Aglianico del Taburno, l’Associazione culturale Taburno – Camposauro, l’Università degli Studi del Sannio, Regione Campania, Pro Loco di Torrecuso, l’Associazione O.T.E.T. e la Scuola del Gusto.

Venti le aziende vitivinicole in vetrina: Cantina del Taburno, Cantine Iannella Antonio, Cantine Tora, Caputalbus, Cav. Mennato Falluto, Fattoria La Rivolta, Fontanavecchia, I Colli del Sannio, Il Poggio, “La Dormiente” di Ariano Agnese, Masseria Frattasi, Nifo Sarrapochiello, Ocone – Agricola Del Monte, Ocone Giovanni, Taburni Domus, Terre d’ Aglianico, Terre Longobarde, Torre a Oriente, Torre dei Chiusi e Torre del Pagus.

Per la tre giorni è stato varato un fitto programma che prevede: mercato, convegni e laboratori sensoriali. L’apertura degli stand espositivi e di degustazione, per tutte e tre le serate, è fissata alle ore 18.

Sabato 5 settembre, alle ore 20,30, si terrà l’Asta dei Vini, condotta da Marco Sabellico; mentre, domenica dalle ore 9 alle 13, sarà allestito il Mercato del Taburno, che riguarderà il vino e la cultura delle comunità del Taburno.

Due, invece, i momenti di approfondimento. Sabato 5, alle ore 19, toccherà al talk show dal tema “In salute con il vino e con la vite”, con gli interventi di: Marco Sabellico, Marco Palma, Rino Genovese, Livia Iaccarino, Giovanni Antonio Cutillo, Rosanna Cancellieri, Gerardo Antelmo, Nunzia De Girolamo e Sandra Lonardo Mastella.

Domenica 6, alle ore 10,30, invece, i fari saranno puntati su “Vino e modelli di consumo responsabili e consapevoli: vietato vietare”, con le relazioni di: Luciano Pignataro, Giuseppe Marotta, Alberto Bertelli, Giovanni Antonio Cutillo, Nicola Formichella, Francesco Massaro, Gennaro Masiello e Ettore Varricchio; l’incontro sarà coordinato da Federica De Vizia.

Per quanto concerne i laboratori sensoriali si partirà venerdì 4 alle ore 19 con “Paglierino&dorato”, in collaborazione con FISAR Benevento; mentre, sabato 5, alla stessa ora, toccherà a “Rubino&granato”, in collaborazione con AIS Benevento. Entrambe le iniziative rappresenteranno un viaggio attraverso i colori, i profumi e i sapori dei vini del Taburno.

Domenica 6, infine, alle ore 19, sarà la volta di “Rosso&rossa”, in collaborazione con Slow Food Taburno e il Tasso del Taburno, per un abbinamento che vede protagonisti i rosso dell’Aglianico e la carne rossa di razza marchigiana.

Completano il cartellone gli appuntamenti a tavola, alla scoperta della cucina locale in collaborazione con l’associazione O.T.E.T. (Operatori del turismo enogastronomico di Torrecuso) ed il Master Aglianico del Taburno, competizione sensoriale dei vini Aglianico in programma a novembre prossimo e riservata ai professionisti del settore.

Altre informazioni possono essere acquisite dal sito internet www.comune.torrecuso.bn.it, oppure telefonando allo 0824 889719.

venerdì, gennaio 02, 2009

Una visita enogastronomica nell'area del Taurasi: la tenuta del Cavalier Pepe

Con Marco da Bolzano, Dario da Ancona e Antonio indigeno sannita, oggi abbiamo visitato la zona del Taurasi e abbiamo scoperto una bella tenuta. Visto, assaggiato e portato a casa un piccolo bottino.
Ne valeva la pena.
Per illustrare l'azienda copio un pò qua e un pò là!.........



Il progetto di Milena, coadiuvata da tutta la famiglia Pepe, nasce nell’areale docg dei vini dell’Irpinia, tra Luogosano, Sant’Angelo all’Esca e Taurasi. Il Cavalier Angelo Pepe, papà di Milena, ristoratore italiano in Belgio, impianta negli anni diversi ettari di vigneto, fino ad arrivare ai 35 ettari odierni che formano la Tenuta del Cavalier Pepe: vigneti di aglianico, coda di volpe, greco e fiano e un ristorante enogastronomico, La Collina, per dar lustro al vino e alle produzioni del territorio. In poco più di 4 anni, Milena Pepe, studi di enologia e marketing del vino alle spalle, ha imposto, con caparbietà e umiltà, un personale stile ai propri vini, circondandosi di professionalità di grande esperienza, alla ricerca continua di un prodotto di forte identità territoriale e dall’ottimo rapporto prezzo – qualità. Il brand Tenuta del Cavalier Pepe si sta affermando progressivamente sia in Italia che all’estero e viene richiesto anche dall’alta ristorazione.

Milena Pepe: un sorso d'Irpinia a Verona

Luogosano - Un sorso d’Irpinia a Verona. Un lembo di questa fertile terra compresa tra i comuni di Luogosano, Taurasi e S. Angelo All’Esca, i suoi odori, i suoi sapori, la bontà del suo clima e la felice posizione dei suoi pendii: questi gli ingredienti contenuti nelle pregiate bottiglie di vino, che la giovane imprenditrice Milena Pepe di 27 anni ha presentato all’edizione di quest’anno del Vinitaly, Salone Internazionale del vino e dei distillati che ha avuto luogo a Verona la settimana scorsa e che ha ospitato oltre 45.000 visitatori. La manifestazione che si svolge su di una superficie di circa 80.000 mq e con oltre 4200 espositori da tutto il mondo rappresenta un palcoscenico privilegiato, una vetrina d’eccezione per conoscere e farsi conoscere e si rivolge a tutti coloro che operano all’interno dell’intero settore: agricoltori, produttori, enologi, sommeliers, giornalisti e ristoratori. Milena, nata in Belgio da padre originario di Luogosano, ha studiato dapprima Marketing, poi Gestione e Management Vitivinicolo in Provenza presso l’Universitè du Vin per poi specializzarsi in Viticoltura ed Enologia a Macon in Borgogna. Al termine degli studi ha fatto una scelta coraggiosa, ha deciso di investire la sua professionalità nel paese dei suoi nonni per gestire personalmente la Tenuta di famiglia e continuare l’attività già avviata dal padre, il cav. Angelo Pepe. Grazie alle sue doti, all’esperienza e alla competenza acquisita in anni di studio, ma anche alla passione e all’entusiasmo propri di chi ama il lavoro che svolge, la giovane enologa è riuscita a far crescere l’azienda di famiglia e a produrre dei vini di ottima qualità. L’abbiamo incontrata di ritorno dalla manifestazione di Verona e non ci nasconde tutta la sua soddisfazione.
Signorina Pepe è la prima volta che partecipa ad una manifestazione così importante?
“Sì, è questa la prima volta: è stata una esperienza bellissima che ha significato tanto per la mia crescita professionale. Avevo in realtà già preso parte a tantissime altre esposizioni, tra fiere e mostre a livello locale altrettanto importanti per iniziare a far conoscere il mio prodotto, ma a parte il Salone del Gusto di Torino, questa è la prima manifestazione a carattere nazionale propria del settore vitivinicolo a cui ho partecipato e devo dire che sono molto soddisfatta”.
Quando e come è nata la passione per l’enologia?
“La passione per l’enologia e, in genere, per il comparto vitivinicolo è nata stando a contatto diretto con i viticoltori e con tutto quello che è il loro mondo. Ho avuto, infatti, la possibilità, durante il periodo di studi trascorso in Francia, di visitare tante cantine specializzate e di fare moltissime degustazioni. E’ stato durante questo periodo che quella passione, all’inizio timida e latente, si è trasformata in vero e proprio amore, sbocciato in maniera completa oggi che dedico tutta la mia giornata alle vigne e al vino”.
Ci confida allora qualche segreto per ottenere un buon vino?
“Ottenere un vino pregiato e di qualità non è semplice: occorre curare in maniera scrupolosa i vigneti, selezionare le uve migliori, ma, soprattutto, scegliere il tempo giusto per la vendemmia. Occorre disporre e avere la collaborazione di personale altamente qualificato e di attrezzature adeguate. Ma tutto ciò non basta: c’è altresì bisogno di tanta voglia di fare, di impegno ed entusiasmo”.
Fra i vini di sua produzione a quale si sente più legata e perché?
“Per me la coltivazione dell’Aglianico è stata una vera scommessa, è un vino elegante, pregiato, fine, di bella struttura e che si presta ad un lungo invecchiamento”.
Questa professione per il passato era svolta esclusivamente da uomini, quante sono oggi le donne che lavorano nel settore vitivinicolo?
“Non sono tante, tuttavia ve n’è una buona presenza soprattutto nel settore della degustazione e della commercializzazione: ma direi che occorre fare di più”. (di Pasqualino Ferrante da www.irpinianews.it)

domenica, giugno 17, 2007

Territorio e sapori: La “Colata d’Aglianico”.

La maggior parte delle persone conosce il “vino cotto”; ma pochi sanno cosa è la “Colata d’Aglianico”. Il vino, da sempre, è una componente importante per la realizzazione di alcune pietanze, spesso la presenza dell’aroma del vino è indispensabile per la buona riuscita di un manicaretto, l’aggiunta di vino, bianco o rosso, agevola la cottura e l’insaporimento delle pietanze.
Il noto “Vino Cotto” si prepara così: si porta lentamente ad ebollizione il vino, in un recipiente largo e dai bordi alti (non di alluminio), si abbassa la fiamma al minimo e si aggiungono delle stecche di cannella e chiodi di garofano.
Si fa bollire a fuoco basso fino a quando il vino non si sarà ristretto di un terzo, a questo punto si aggiunge del miele e si da il tempo di sciogliersi per bene mescolando continuamente.
Il vino cotto è un ottimo rimedio naturale per curare tutti i malanni causati dal freddo.
La ricetta ha origini medievali, ma nella sua versione originale prevedeva l'utilizzo del mosto. Per chi vuole cimentarsi con i sapori dei nostri progenitori, ecco la ricetta originale:
Spremete diversi grappoli d'uva dolce, filtratene il succo e mettete poi questo in un recipiente largo e dai bordi alti.
Fate bollire il succo d'uva a fiamma bassissima per diverse ore insieme alle spezie (in questo caso non utilizzate il miele), e mescolate spesso con il cucchiaio di legno fin quando liquido non si è rappreso, diventando della consistenza del miele liquido.
Questo vino si conserva a lungo se riposto in contenitori di vetro chiusi ermeticamente e posti in luogo fresco.
Oltre che per il consumo diretto, può essere usato per preparare gustose ricette di carne, verdure e dolci.
A Solopaca, da epoca remota, si adopera la “Colata di aglianico” per condire i dolci. L’accoppiamento “Colata d’Aglianico” e Votatora (pietanza a base di farina risalente al 1300) è un qualcosa d’eccezionale per il palato e non solo, infatti, una leggenda solopachese, parla di proprietà afrodisiache della “Colata d’Aglianico”, una sorta di viagra medioevale. La Colata si prepara cucinando in modo particolare il vino accoppiato a dello zucchero, preferibilmente di canna. La preparazione è molto particolare poiché bisogna avere accortezza nel dosaggio degli ingredienti e nel tempo di cottura.
Naturalmente la presenza di zucchero e di polifenoli favorisce, a chi l’ingerisce, la vasodilatazione e di conseguenza fa apparire le pietanze irrorata dalla “Colata d’Aglianico” un ottimo stimolante ma ci fa piacere pensare che, la “colata d’Aglianico”, contenga anche un segreto legato all’effimero.

MEG Corso Cusani,114 - 82036 Solopaca – tel. 0824.977901 –fax 0824.313673 e-mail: museomeg@gmail.com