giovedì, novembre 11, 2010

I destini del mondo dal blog di Andrea Sarubbi Deputato in progress

In un ufficio del secondo piano di Montecitorio, intorno a mezzogiorno di oggi, Fini stava ricevendo Bossi e l’annessa delegazione leghista per trattare sull’eventuale crisi di governo; una cinquantina di metri più in là, nello stesso momento, il Pd stava incontrando il mondo delle ong per parlare di cooperazione internazionale e di aiuti allo sviluppo. Una delle due notizie – quella più importante per i destini del mondo – non finirà sui giornali di domani: così ve ne parlo io, sperando che vi venga voglia di farlo sapere in giro. Perché il quadro che ci hanno fatto gli addetti ai lavori è davvero drammatico.

La Finanziaria, come saprete, ha tagliato ulteriormente i fondi – noi abbiamo depositato i nostri emendamenti, ma la fiducia sul testo ci impedirà persino di votarli – e dei 50 mila volontari che l’Italia mandava a lavorare nei progetti ne resteranno, l’anno prossimo, 7 mila. Tanto per dare un’idea dell’impegno su questo fronte, i soldi messi sul piatto dei progetti dal solo mondo cattolico italiano (tra ong, mondo missionario e parte dell’8 per mille) sono molti di più di quelli investiti dal governo, che – come ben sappiamo – non mantiene fede neppure agli impegni presi in sede internazionale. La scusa solita, quella della crisi, non regge: tanto è vero che in altri Paesi – tipo la Gran Bretagna, guidata da un governo conservatore – la cooperazione è stata inclusa tra i settori strategici, come sanità e ricerca, e Downing street ne ha addirittura aumentato le risorse (del 35%, fino a tutto il 2014) per tenere fede agli Obiettivi del millennio. Un problema di reputazione? No, non solo. Un problema di vite umane, innanzitutto, perché per colpa dell’Italia quest’anno 100 mila persone non potranno essere curate con i farmaci retrovirali: non abbiamo infatti saldato le rate 2009/2010 del Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tbc ed alla malaria. Ma anche la reputazione ha il suo perché: se infatti non abbiamo credibilità internazionale – si faceva notare nell’incontro di oggi – non possiamo poi pretendere che ci cada nelle mani un seggio all’Onu, per esempio, e neppure (più in piccolo) che qualche nostro rappresentante sia inserito nei board che gestiscono gli aiuti. C’è poi un altro aspetto, che ho appreso solo stamattina: gli ulteriori fondi messi a disposizione dall’Unione europea per i progetti di cooperazione delegata – che la Germania, per dire, utilizza già – vengono assegnati soltanto ai Paesi ritenuti affidabili, al termine di un audit che l’Italia quasi certamente non supererà. Una grande occasione buttata, insomma, e solo per non aver fatto il nostro dovere. Peccato che non se ne accorgerà nessuno: il governo, infatti, da un lato sta cercando di tenere il tema fuori dalla discussione politica – anche in Parlamento: è stato difficilissimo farci dare i numeri esatti dal ministero del Tesoro, dopo un anno di richieste – e dall’altro cerca di nascondersi dietro campagne (pur nobilissime) a costo zero, tipo la lotta alla mutilazione genitale femminile o quella contro la pena di morte, come se fossero alternative agli aiuti allo sviluppo e non complementari. Le ong protestano, ma non spostano molti voti e quindi protestino pure; la diplomazia è imbarazzata, ma per definizione non può disturbare il manovratore e quindi si tenga l’imbarazzo; l’italiano medio non si accorge di nulla, perché il suo mondo non arriva oltre la siepe del giardino di casa, e quindi non si accorgerà neppure dell’assenza di questo tema nella prossima campagna elettorale. Sempre ammesso che si vada al voto: in caso contrario, da qui al 2013 le ong finiranno per chiedere l’elemosina fuori dalle parrocchie, dopo la Messa della domenica.

Andrea Sarubbi

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