Lettera ai Giovani
Non rinunciate alla bellezza dei vostri sogni
Quaresima 2010
Miei cari Giovani,
il tempo della Quaresima ci vede impegnati nella preparazione all’evento che definiamo “il centro” della fede cristiana: la passione, morte e resurrezione di Gesù, nostro Signore e nostro Fratello.
In tale significativa circostanza, desidero fare alcune riflessioni con voi ed esprimervi non solo la mia vicinanza e il mio affetto, ma suggerirvi anche degli itinerari per vivere meglio la Quaresima, nelle complesse situazioni che ogni giorno bussano alla porta della vostra vita.
In questi anni, nelle visite alle comunità della Diocesi, ho sempre incontrato tanti di voi, giovani entusiasti e appassionati di Cristo e della nostra terra partenopea e meridionale, e ho cercato sempre di immedesimarmi nei vostri problemi, pregando ogni giorno per tutti voi e, soprattutto, per quanti di voi mi manifestano situazioni e disagi particolari.
Mi fermo a pregare davanti al Crocifisso e, in quel Volto sofferente e icona del riscatto, rivedo i vostri sorrisi, la vostra gioia di vivere, i vostri sogni e le vostre aspirazioni, ma intravedo anche sguardi tristi, pensierosi e delusi di tanti.
Spesso sono volti e occhi vuoti di speranza e senza orizzonti; occhi spenti che sembrano chiudersi alla vita e ai sogni, come se il tempo e la vita avessero tradito ogni aspettativa e non avessero più la forza di accenderli e di illuminarli; occhi colmi ora di lacrime, ora di sofferenza. Sono occhi di giovani mesti, che hanno smarrito o rischiano di smarrire il senso vero della vita e la loro stessa identità. Per loro la mia preghiera a Cristo si fa particolare e diventa più intensa, mentre invoco per tutti voi, cari giovani, la protezione e l’intercessione della Vergine Maria, la nostra Mamma celeste.
In questa Santa Quaresima voglio parlare a tutti: a quelli che credono e a quanti non hanno il dono della fede, offrendo a tutti l’annuncio del Vangelo, che è la “Buona notizia” e ci parla di un uomo, Gesù di Nazareth, che ha sacrificato la sua vita per salvare quella di tutti gli altri uomini, facendosi inchiodare sulla Croce, come un comune mortale, come un perdente, uno sconfitto, che però risorge poi a vita nuova ed eterna, quella vita che Lui ha promesso a tutti noi.
Una storia stupenda ed esaltante, un messaggio di amore in cui, alla luce del Vangelo, mi piace leggere la storia dell’umanità, la storia di ogni uomo che si affaccia alla meravigliosa avventura della vita.
Sappiamo che ognuno di noi incontra il dolore, la sofferenza e la morte. Nessuno può sfuggire a questa esperienza, che segna la complessità della nostra vita e il confine della nostra esistenza. Ma non dobbiamo avvilirci, non dobbiamo arrenderci, dobbiamo sperare nel cambiamento, resistere e vincere, ad imitazione di Cristo, il Figlio di Dio, che si è fatto crocifiggere ed ha portato con sé sulla Croce tutti noi, l’umanità intera, mostrandosi umiliato e sconfitto ma celebrando poi e facendoci vivere la bellezza e la gioia della Pasqua, della resurrezione a vita nuova.
Come poteva esprimere il suo amore per noi Dio, se non assumendo e vivendo in prima persona quello che è il limite della nostra vita, cioè la morte mediante crocifissione? Da allora, da quel momento nessuna croce sarà mai sola e definitiva: se e quando ci tocca salire sulla croce della vita, dobbiamo sapere che non verremo abbandonati a noi stessi e incontreremo Cristo, perché, nel momento del dolore e della paura, saremo con Lui, che ha vissuto la sofferenza della Croce, ma l’ha vinta ed è risorto.
Un amore senza fine quello di Cristo, che ha scelto di stare con tutti i crocifissi della storia, quella storia che, nella sua diversità, si ripete e, come duemila anni fa, continua a vedere inchiodati sui vari golgota della terra, fuori dalle mura di Gerusalemme, tante vittime dell’ingiustizia, della prepotenza, della malattia e della povertà. La Quaresima ci insegna che non possiamo celebrare la Pasqua senza tenere ben presenti il significato, il valore e la forza del Calvario e della Croce, senza rivolgere il nostro cuore e le nostre braccia ai “crocifissi” di oggi, ai più deboli, agli emarginati, ai sofferenti, agli ultimi.
Per questo vorrei proporvi un itinerario che possa creare spazi di riflessione, di preghiera e di impegno. Innanzitutto, dobbiamo saper :
riconoscere i nuovi “crocifissi”, i giovani immigrati che, con speranza e fiducia nell’umanità, attraversano i nostri mari e le nostre terre in cerca di futuro e spesso, invece, incontrano indifferenza, insensibilità e intolleranza, se non violenza e morte; i precari, i senza- lavoro; i giovani dai sogni infranti, soli e senza affetti; i giovani disoccupati.
Di fronte a tanta miseria, in nome della carità cristiana dobbiamo dire la verità, anche denunciando coloro che, ancora oggi, per egoismo, per arrivismo, per ingordigia, per arroganza o per inefficienza inchiodano sulla croce gli innocenti, i più deboli, i giovani.
E’ nostro dovere cristiano, comunque, liberare della croce, schiodare gli indifesi dalle loro croci e rimuovere situazioni di sofferenza, per costruire l’alternativa alle croci della vita, quella propria e quella degli altri, con lo slancio, la passione, la generosità e la forza che solo voi giovani possedete e sapete donare.
Mi piace richiamare qui, aprendomi pienamente a voi, l’immagine del Crocifisso che più mi è familiare e che certamente è tanto cara a molti di voi, cioè quella di San Damiano, che parlò a San Francesco d’Assisi. Sulla croce, gli occhi non sono chiusi perché Lui ha vinto la morte per sempre, ha dato la vita per ciascuno di noi e ci invita a donarci agli altri. Gli occhi aperti sono segno di una vittoria, di una mentalità nuova e di uno stile di vita autenticamente cristiano. Avere gli occhi aperti è dire a tutti la provvisorietà della croce e testimoniare che quella croce è fonte di speranza.
Nello sguardo vivo, sereno e luminoso di Cristo si intravede la storia di ognuno di noi, il percorso di coloro che vogliono dare un senso alla vita, che non si fermano alle apparenze e alle ingiustizie, ma vedono e affrontano tutto con speranza certa. Quello sguardo è un invito pressante e forte a diventare ogni giorno dispensatori di speranza, a guardare al futuro senza paure nè angosce, stando pure sulla croce, ma ad occhi aperti!
Cari giovani,
vi auguro, con affetto e sincerità, una vita senza croci, ma soprattutto vi auguro di imparare a riconoscere i crocifissi di oggi, ad avere sempre la forza e l’entusiasmo di pensare e costruire alternative alle vostre croci e a quelle degli altri. Vi assicuro che mi sento fortemente legato a voi, come padre e come amico, e che vi tengo costantemente presenti nelle mie preghiere e nel mio impegno pastorale, mentre vi auguro di sopportare con coraggio il peso delle inevitabili croci della vita, vivendo la bellezza dei vostri sogni per realizzare i vostri progetti e le vostre aspirazioni, perché siete la speranza che è certezza, perché siete il futuro dell’umanità.
Che questa Pasqua porti nei vostri cuori la certezza che non siete soli, che la sofferenza è umanamente possibile ma transitoria e che la forza dell’Amore e della Speranza vincerà così come Cristo ha vinto la morte!
Su tutti voi e sulle vostre famiglie scenda la benedizione del Signore e ‘A Maronna v’accumpagne!
Il vostro vescovo Crescenzio
Non rinunciate alla bellezza dei vostri sogni
Quaresima 2010
Miei cari Giovani,
il tempo della Quaresima ci vede impegnati nella preparazione all’evento che definiamo “il centro” della fede cristiana: la passione, morte e resurrezione di Gesù, nostro Signore e nostro Fratello.
In tale significativa circostanza, desidero fare alcune riflessioni con voi ed esprimervi non solo la mia vicinanza e il mio affetto, ma suggerirvi anche degli itinerari per vivere meglio la Quaresima, nelle complesse situazioni che ogni giorno bussano alla porta della vostra vita.
In questi anni, nelle visite alle comunità della Diocesi, ho sempre incontrato tanti di voi, giovani entusiasti e appassionati di Cristo e della nostra terra partenopea e meridionale, e ho cercato sempre di immedesimarmi nei vostri problemi, pregando ogni giorno per tutti voi e, soprattutto, per quanti di voi mi manifestano situazioni e disagi particolari.
Mi fermo a pregare davanti al Crocifisso e, in quel Volto sofferente e icona del riscatto, rivedo i vostri sorrisi, la vostra gioia di vivere, i vostri sogni e le vostre aspirazioni, ma intravedo anche sguardi tristi, pensierosi e delusi di tanti.
Spesso sono volti e occhi vuoti di speranza e senza orizzonti; occhi spenti che sembrano chiudersi alla vita e ai sogni, come se il tempo e la vita avessero tradito ogni aspettativa e non avessero più la forza di accenderli e di illuminarli; occhi colmi ora di lacrime, ora di sofferenza. Sono occhi di giovani mesti, che hanno smarrito o rischiano di smarrire il senso vero della vita e la loro stessa identità. Per loro la mia preghiera a Cristo si fa particolare e diventa più intensa, mentre invoco per tutti voi, cari giovani, la protezione e l’intercessione della Vergine Maria, la nostra Mamma celeste.
In questa Santa Quaresima voglio parlare a tutti: a quelli che credono e a quanti non hanno il dono della fede, offrendo a tutti l’annuncio del Vangelo, che è la “Buona notizia” e ci parla di un uomo, Gesù di Nazareth, che ha sacrificato la sua vita per salvare quella di tutti gli altri uomini, facendosi inchiodare sulla Croce, come un comune mortale, come un perdente, uno sconfitto, che però risorge poi a vita nuova ed eterna, quella vita che Lui ha promesso a tutti noi.
Una storia stupenda ed esaltante, un messaggio di amore in cui, alla luce del Vangelo, mi piace leggere la storia dell’umanità, la storia di ogni uomo che si affaccia alla meravigliosa avventura della vita.
Sappiamo che ognuno di noi incontra il dolore, la sofferenza e la morte. Nessuno può sfuggire a questa esperienza, che segna la complessità della nostra vita e il confine della nostra esistenza. Ma non dobbiamo avvilirci, non dobbiamo arrenderci, dobbiamo sperare nel cambiamento, resistere e vincere, ad imitazione di Cristo, il Figlio di Dio, che si è fatto crocifiggere ed ha portato con sé sulla Croce tutti noi, l’umanità intera, mostrandosi umiliato e sconfitto ma celebrando poi e facendoci vivere la bellezza e la gioia della Pasqua, della resurrezione a vita nuova.
Come poteva esprimere il suo amore per noi Dio, se non assumendo e vivendo in prima persona quello che è il limite della nostra vita, cioè la morte mediante crocifissione? Da allora, da quel momento nessuna croce sarà mai sola e definitiva: se e quando ci tocca salire sulla croce della vita, dobbiamo sapere che non verremo abbandonati a noi stessi e incontreremo Cristo, perché, nel momento del dolore e della paura, saremo con Lui, che ha vissuto la sofferenza della Croce, ma l’ha vinta ed è risorto.
Un amore senza fine quello di Cristo, che ha scelto di stare con tutti i crocifissi della storia, quella storia che, nella sua diversità, si ripete e, come duemila anni fa, continua a vedere inchiodati sui vari golgota della terra, fuori dalle mura di Gerusalemme, tante vittime dell’ingiustizia, della prepotenza, della malattia e della povertà. La Quaresima ci insegna che non possiamo celebrare la Pasqua senza tenere ben presenti il significato, il valore e la forza del Calvario e della Croce, senza rivolgere il nostro cuore e le nostre braccia ai “crocifissi” di oggi, ai più deboli, agli emarginati, ai sofferenti, agli ultimi.
Per questo vorrei proporvi un itinerario che possa creare spazi di riflessione, di preghiera e di impegno. Innanzitutto, dobbiamo saper :
riconoscere i nuovi “crocifissi”, i giovani immigrati che, con speranza e fiducia nell’umanità, attraversano i nostri mari e le nostre terre in cerca di futuro e spesso, invece, incontrano indifferenza, insensibilità e intolleranza, se non violenza e morte; i precari, i senza- lavoro; i giovani dai sogni infranti, soli e senza affetti; i giovani disoccupati.
Di fronte a tanta miseria, in nome della carità cristiana dobbiamo dire la verità, anche denunciando coloro che, ancora oggi, per egoismo, per arrivismo, per ingordigia, per arroganza o per inefficienza inchiodano sulla croce gli innocenti, i più deboli, i giovani.
E’ nostro dovere cristiano, comunque, liberare della croce, schiodare gli indifesi dalle loro croci e rimuovere situazioni di sofferenza, per costruire l’alternativa alle croci della vita, quella propria e quella degli altri, con lo slancio, la passione, la generosità e la forza che solo voi giovani possedete e sapete donare.
Mi piace richiamare qui, aprendomi pienamente a voi, l’immagine del Crocifisso che più mi è familiare e che certamente è tanto cara a molti di voi, cioè quella di San Damiano, che parlò a San Francesco d’Assisi. Sulla croce, gli occhi non sono chiusi perché Lui ha vinto la morte per sempre, ha dato la vita per ciascuno di noi e ci invita a donarci agli altri. Gli occhi aperti sono segno di una vittoria, di una mentalità nuova e di uno stile di vita autenticamente cristiano. Avere gli occhi aperti è dire a tutti la provvisorietà della croce e testimoniare che quella croce è fonte di speranza.
Nello sguardo vivo, sereno e luminoso di Cristo si intravede la storia di ognuno di noi, il percorso di coloro che vogliono dare un senso alla vita, che non si fermano alle apparenze e alle ingiustizie, ma vedono e affrontano tutto con speranza certa. Quello sguardo è un invito pressante e forte a diventare ogni giorno dispensatori di speranza, a guardare al futuro senza paure nè angosce, stando pure sulla croce, ma ad occhi aperti!
Cari giovani,
vi auguro, con affetto e sincerità, una vita senza croci, ma soprattutto vi auguro di imparare a riconoscere i crocifissi di oggi, ad avere sempre la forza e l’entusiasmo di pensare e costruire alternative alle vostre croci e a quelle degli altri. Vi assicuro che mi sento fortemente legato a voi, come padre e come amico, e che vi tengo costantemente presenti nelle mie preghiere e nel mio impegno pastorale, mentre vi auguro di sopportare con coraggio il peso delle inevitabili croci della vita, vivendo la bellezza dei vostri sogni per realizzare i vostri progetti e le vostre aspirazioni, perché siete la speranza che è certezza, perché siete il futuro dell’umanità.
Che questa Pasqua porti nei vostri cuori la certezza che non siete soli, che la sofferenza è umanamente possibile ma transitoria e che la forza dell’Amore e della Speranza vincerà così come Cristo ha vinto la morte!
Su tutti voi e sulle vostre famiglie scenda la benedizione del Signore e ‘A Maronna v’accumpagne!
Il vostro vescovo Crescenzio
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