La Santa Sede scende in campo direttamente e ai massimi livelli sul caso Boffo - tornato ad agitare nuovamente le cronache, specie sui media italiani - per denunciare una «campagna diffamatoria» in corso, arrivata a «coinvolgere lo stesso Pontefice», mettendo nero su bianco il giudizio di «falsità» riguardo alle interpretazioni su quanto accaduto in Vaticano in relazione alle dimissioni del direttore di Avvenire.
Con una nota della segreteria di Stato, pubblicata sull'Osservatore Romano nella sua forma più autorevole (cioè con la premessa: «Il Santo Padre ha approvato il seguente comunicato e ne ha ordinato la pubblicazione»), la Santa sede si schiera a difesa del segretario di Stato Tarcisio Bertone e del direttore dello stesso quotidiano vaticano, Gian Maria Vian, riguardo ai sospetti di aver manovrato personalmente per il siluramento di Boffo. «Il Santo Padre Benedetto XVI, che è sempre stato informato - si legge nella nota - deplora questi attacchi ingiusti e ingiuriosi, rinnova piena fiducia ai suoi collaboratori e prega perché chi ha veramente a cuore il bene della Chiesa operi con ogni mezzo perché si affermino la verità e la giustizia».
La nota ricorda come «dal 23 gennaio si stanno moltiplicando, soprattutto su molti media italiani, notizie e ricostruzioni che riguardano le vicende connesse con le dimissioni del direttore del quotidiano cattolico italiano "Avvenire", con l'evidente intenzione di dimostrare una implicazione nella vicenda del direttore de "L'Osservatore Romano", arrivando a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato. Queste notizie e ricostruzioni non hanno alcun fondamento». A giudizio del Vaticano, piuttosto, «appare chiaro dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili - ripetute sui media con una consonanza davvero singolare - che tutto si basa su convinzioni non fondate, con l'intento di attribuire al direttore de "L'Osservatore Romano", in modo gratuito e calunnioso, un'azione immotivata,
irragionevole e malvagia».
Il pontefice, fa capire la nota, non è stato informato solamente ora sull'affaire Boffo, anche se lo stesso padre Lombardi ha più volte confermato che Benedetto XVI ha voluto essere ragguagliato più approfonditamente su presunti «intrighi» che lambirebbero i sacri palazzi. L'attenzione intorno al caso Boffo è stata alimentata anche dal pranzo tra Vittorio Feltri (il direttore del Giornale, i cui articoli costrinsero Boffo alle dimissioni) e lo stesso ex direttore di Avvenire a Milano, la settimana scorsa. Un pranzo chiarificatore, si è detto, dopo la ritrattazione pubblicata da Feltri lo scorso 4 dicembre, nella quale il direttore del Giornale ha affermato di non conoscere personalmente né Bertone né Vian.
Intanto gli occhi di tutti sono puntati all'udienza del 22 febbraio, quando Feltri dovrà comparire davanti all'ordine dei giornalisti di Milano nell'ambito di un procedimento disciplinare per gli articoli contro Boffo. Il direttrore del Giornale ha sempre sostenuto di essere entrato in possesso del fascicolo su Boffo da una fonte "istituzionale" autorevolissima. È questo il tassello che manca ancora alla vicenda, perché il caso possa dirsi definitivamente chiuso.
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