mercoledì, settembre 02, 2009

Stranieri, Acli: "Cittadinanza a chi sa l'italiano"


Parlare la lingua, conoscere le norme, avere un reddito e una residenza. Ecco le regole che le Acli propongono al governo per dare la cittadinanza agli immigrati. Chiesti anche la riduzione delle tasse per famiglie con figli e più finanziamenti per il welfare

Mercoledí 02.09.2009 17:20

Sarà l'occasione per proporre al governo e al Parlamento le linee guida per l'attribuzione della cittadinanza. E non solo. Un manifesto ampio che non circoscrive il concetto di cittadinanza al riconoscimento agli stranieri dell'essere italiani ma che riguarda anche le famiglie con figli, i giovani precari, il welfare. Il 42° incontro nazionale di studi delle Acli "Cittadini in-compiuti. Quale polis globale per il XXI secolo" si svolgerà a Perugia, da domani a sabato.
Andrea Olivero
Andrea Olivero

"Constatiamo che oggi alcuni soggetti, come i migranti, le donne e i giovani, anche se non formalmente esclusi dalla cittadinanza, sono in grave difficoltà - spiega il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero - e non riescono a vivere pienamente i propri diritti. Crediamo che si debba introdurre lo ius soli accanto allo ius sanguinis: quanti nascono sul nostro territorio devono essere italiani, anche se i genitori non lo sono e sono magari appena arrivati in Italia. Proponiamo poi che siano dimezzati i tempi di concessione della cittadinanza da 10 a 5 anni e che i minori che non sono nati nel nostro paese ma hanno compiuto un ciclo completo di studi possano accedere al termine della scuola alla cittadinanza".

Le Acli propongono poi di introdurre delle regole precise per poter accedere alla cittadinanza: parlare la lingua italiana, concoscere la cultura e le norme del nostro paese, avere un reddito da lavoro e una residenza. Secondo l'associazinoe dovranno essere poi le organizzazioni sociali stesse, attraverso investimenti pubblici, o le pubbliche amministrazioni, a promuovere corsi per acquisire la conoscenza della lingua italiana e degli elementi culturali. E al termine dei corsi ci dovrà essere una certificazione pubblica, cioè una prova che accerti il raggiungimento di queste conoscenze.

"Quando parliamo di allargamento della cittadinanza - aggiunge Olivero - non parliamo mai di svendita: si possono trovare criteri di buon senso che non siano vessatori. Tutti gli stranieri devono essere in grado di avere un minimo di conoscenze per comunicare con gli altri. Non chiediamo di sapere la Costituzione a memoria ma di conoscere quali sono alcuni elementi fondanti della nostra legge. E' un modo per essere titolari di diritti e non solo di doveri e per mettere le persone nella condizione di essere pienamente cittadini". "E l'impegno sociale può essere un criterio aggiuntivo - continua -. In molti casi c'è una forte propensione negli stranieri a essere cittadini attivi, cioè a far parte di associazioni del loro paese ma anche del nostro. Questo però è interpretato dalla pubblica sicurezza come un elemento di pericolo potenziale e quindi motivo di respingimento della richiesta della cittadinanza. Abbiamo intuito che a volte le persone impegnate in associazioni sociali, politiche o religiose sono state discriminate, dovrebbe essere invece il contrario, cioè considerare l'impegno come un motivo in più per valutare che una persona è attiva anche in un'ottica sociale".

Per le Acli è importante poi anche avere un reddito da lavoro e un luogo di residenza, ma non è indispensabile né avere una casa di proprietà né abitare in edifici perfettamente a norma di legge perché questo "sarebbe vessatorio". E per chi commette reati penali "si deve escludere la possibilità di ottenere la cittadinanza, mentre per i reati amministrativi non ci deve essere questa conseguenza".

Infine il manifesto delle Acli sulle nuove cittadinanze si allarga anche ad altri diritti. "Riguardo alla famiglia - sottolinea Olivero - proporremo l'introduzione del quoziente familiare per quanto riguarda l'imposizione fiscale, per far pagare meno tasse alle famiglie con più figli, per i giovani precari chiederemo di mantenere determinati diritti anche quando si cambia lavoro frequentemente e sul welfare l'istituzione di un vero fondo per la non autosufficienza in modo da fornire più risorse per l'assistenza domiciliare". "Presenteremo il manifesto al governo a anche ai parlamentari di maggioranza e opposizione - conclude -. Speriamo che sia approvata una legge bipartisan sulla cittadinanza e che la Lega faccia una profonda riflessione sul rifiuto dello ius soli perché così si rischia di avere dei cittadini senza diritti".

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