sabato, maggio 30, 2009

BOBBA: UNA LEGGE PER RIFORMARE IL NON PROFIT.


« È assolutamente necessaria una legge quadro per riformare il codice civile e costruire un moderno Terzo settore. Altrimenti il rischio è che prevalga la valenza fiscale e non quella settoriale». Lo ha affermato Luigi Bobba, parlamentare del Pd, ex presidente nazionale delle Acli e portavoce del Forum del Terzo settore, in occasione della presentazione del libro-intervista Non profit, scritto con Gabriella Meroni, avvenuta ieri all’Università Cattolica di Milano. Tre milioni di volontari, oltre 30mila organizzazioni non profit, 700mila dipendenti: sono questi i numeri del Terzo settore italiano, ovvero quel mondo, fatto di solidarietà, volontariato, partecipazione civica ed economia sociale che non è «né Stato né mercato». Un mondo fatto di persone, giovani e meno giovani, impegnate per un ideale di giustizia e orientate dai valori della sussidiarietà, che negli ultimi 20 anni è costantemente cresciuto fino a diventare interlocutore irrinunciabile delle istituzioni ed elemento portante anche del sistema economico. «I nostri legislatori – spiega Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia delle onlus – hanno due strade: un Testo unico o, appunto, una legge quadro organica. La scelta legislativa non serve solo a razionalizzare il settore, ma a indicare il modello e gli obiettivi per i prossimi anni, divisi tra funzione assistenziale e funzione produttiva. Il mercato, comunque, deve cominciare a fare i conti con le imprese del non profit». Il presidente dell’Agenzia delle onlus si è detto dispiaciuto per come sia passata sotto silenzio la direttiva sull’economia sociale approvata a febbraio scorso dal Parlamento europeo: «Una normativa ispirata da noi italiani, che però non si riesce a imporre nel nostro Paese». Anche Mariella Enoc, vicepresidente della Fondazione Cariplo, ha sottolineato che «servono leggi e innovazioni culturali per cambiare le Fondazioni, viste ancora come legate alle banche. Oggi, invece, sono più dedite alla sussidiarietà. Se c’è trasparenza, se ci sono progetti seri, ci possono essere esempi di eccellenza perfino nel non profit. Tuttavia è necessaria una formazione mirata: da un lato rivolta all’impresa e alle logiche economiche, dall’altra agli imprenditori del Terzo settore». Il libro-intervista pubblicato dall’Editrice La Scuola (126 pagine, 9 euro) è qualcosa che è molto di più di una mappa del non profit italiano, pure scandagliato nelle caratteristiche e nei numeri più significativi, nelle dinamiche di partecipazione e rappresentanza, nei suoi rapporti con la politica. Il volume, infatti, aiuta anche a capire quali sfide attendono oggi questa realtà dinamica, tra crisi economica, globalizzazione, povertà emergenti e bisogni sociali, senza eludere il problema delle risorse: donazioni e 5 per mille. Ribadendo l’indipendenza del volontariato e di un «non profit moderno» che non ha smarrito la sua anima comunitaria, nelle pagine del libro e nel corso della presentazione – a cui hanno partecipato anche Giambattista Armelloni, presidente regionale delle Acli Lombardia, e Luigi Campiglio, prorettore dell’Università Cattolica di Milano – è stato lanciato un preciso allarme contro l’imperante tendenza della loro statalizzazione. Insomma: «no al volontariato di Stato».
MAURIZIO CARUCCI

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