presentato il nuovo portale della diocesi www.chiesadimilano.it
Chiesa, giornalismo e Internet. Tettamanzi: «Servono comunicatori»
Convegno con Riotta e De Bortoli. Il cardinale: «Non cesseremo mai di avere bisogno del vostro mestiere»
MILANO - Internet e la Chiesa, un legame sempre più stretto. Gli annunciatori della "buona notizia" per eccellenza non possono non chiedersi da che parte va il futuro dell’informazione. Il Papa parla di «dono per l’umanità» e apre un canale dedicato su YouTube. E l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, che su YouTube è cliccatissimo, lancia il nuovo portale della diocesi www.chiesadimilano.it e promuove un convegno su Il giornalismo ai tempi di Internet. Serve ancora la professione?, nella ricorrenza del patrono delle comunicazioni San Francesco di Sales. Perché, a suo giudizio, il giornalismo è un "mestiere" nel senso di "ministerium", quindi di servizio, del quale «non cesseremo mai di avere bisogno». Ma c’è modo e modo di fare il giornalista.
«TROVATE SEGNI DI SPERANZA» - «La gente è stanca di leggere e vedere le questioni di attualità presentate sempre nella chiave dello scontro, delle polemiche, dello scandalo, della paura, dell’allarme – ha avvertito Tettamanzi -. Ne parlo con cognizione di causa: a volte ne sono testimone anch’io. Mi vedo gettato in polemiche e scontri che, per la verità, non esistono affatto». L’arcivescovo ha auspicato un giornalismo meno "urlato" e più "mestiere", quasi in senso artigianale: «Avete il potere e il compito di ordinare la realtà, quasi per ricrearla, modellarla: non per falsarla, ma per fornirne un’interpretazione». In questo è fondamentale la qualità della persona del giornalista: «Tornate al vostro protagonismo autentico di comunicatori», ha esortato il cardinale, elogiando le inchieste che portano in primo piano argomenti "scomodi" come l’emarginazione, la povertà, la solitudine. «Non smettete di lasciarvi affascinare dalla bellezza della storie da raccontare, dalla sfida di trovare segni di speranza».
«INTERNET? COME TRASCINARE L'AUTO CON L'ASINO» - «Per ora stiamo usando Internet come se trascinassimo l’auto con l’asino», è stata la provocazione di Gianni Riotta, direttore del Tg1, al convegno promosso dalla diocesi di Milano. «La vera rivoluzione avverrà quando cambieranno i contenuti». E sui nuovi contenuti, per Riotta, siamo di fronte a un bivio: dobbiamo scegliere fra le tenebre e la luce, per usare le parole del Vangelo di Giovanni. O si decide che la verità è qualcosa di relativo e che ognuno può costruirsi la propria (e di questo su Internet ci sono infiniti casi), oppure si riesce a guardare la realtà con equanimità, convinti che la verità esiste e che c’è una differenza fra bene e male. Ad ogni modo, ammonisce Riotta, «lo tsunami è già passato: Internet ha già vinto la sfida», la comunicazione del futuro non potrà prescindere dal web.
«MANUTENZIONE DELLA DEMOCRAZIA» - - Ferruccio De Bortoli, direttore de Il Sole 24 Ore, ha avuto parole ottimiste sul futuro del giornalismo: «L’informazione non è un male necessario, è manutenzione della democrazia; citando Einaudi, bisogna conoscere per deliberare». Compito del giornalista è dunque contribuire a «far crescere una coscienza pubblica e un’etica pubblica, far emergere la gerarchia autentica dei problemi di una società». Internet non segna certo la fine delle testate giornalistiche tradizionali, dato che queste restano un punto di riferimento autorevole: «In Italia ci sono 22 milioni di utenti che navigano sul web e hanno a disposizione moltissimi canali d’informazione, ma di fatto quando vogliono notizie sicure vanno sui siti web delle grandi testate, che sono quindi molto più lette di prima». De Bortoli ha messo in guardia dal rischio, a suo parere insito nella Rete, che le notizie "invecchino" con grande rapidità; è importante invece che l’informazione, anche se fatta sul web e non mediante supporti più "tangibili" come giornali e libri stampati, aiuti a "cementare una coscienza pubblica", a creare una "memoria collettiva". Altrimenti gli utenti si ridurrebbero a "surfisti dell’attualità", che si illudono di essere informati ma non approfondiscono nulla e non sono in grado di costruirsi un’opinione. Per esempio, ha raccontato De Bortoli, Il Sole 24 Ore aveva messo in guardia in anticipo sulla crisi finanziaria: «Siamo stati accusati di diffondere notizie esagerate, per interessi di parte». Per De Bortoli l’informazione non dovrebbe andare al traino dell’opinione pubblica, ma essere più avanti, cogliere le tendenze, anticipare le trasformazioni della società. E rispondere alle aspettative di un lettore sempre più esigente e preparato, che "non fa più sconti", interagisce con il suo giornale e vuole una risposta in tempo reale. Una sfida che Corriere.it ha già raccolto, aprendo sempre più possibilità per i lettori di seguire e in qualche modo partecipare alla formazione delle notizie, di correggerle, di commentarle e di interagire tra loro e con la redazione.
Sara Regina
Chiesa, giornalismo e Internet. Tettamanzi: «Servono comunicatori»
Convegno con Riotta e De Bortoli. Il cardinale: «Non cesseremo mai di avere bisogno del vostro mestiere»
MILANO - Internet e la Chiesa, un legame sempre più stretto. Gli annunciatori della "buona notizia" per eccellenza non possono non chiedersi da che parte va il futuro dell’informazione. Il Papa parla di «dono per l’umanità» e apre un canale dedicato su YouTube. E l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, che su YouTube è cliccatissimo, lancia il nuovo portale della diocesi www.chiesadimilano.it e promuove un convegno su Il giornalismo ai tempi di Internet. Serve ancora la professione?, nella ricorrenza del patrono delle comunicazioni San Francesco di Sales. Perché, a suo giudizio, il giornalismo è un "mestiere" nel senso di "ministerium", quindi di servizio, del quale «non cesseremo mai di avere bisogno». Ma c’è modo e modo di fare il giornalista.
«TROVATE SEGNI DI SPERANZA» - «La gente è stanca di leggere e vedere le questioni di attualità presentate sempre nella chiave dello scontro, delle polemiche, dello scandalo, della paura, dell’allarme – ha avvertito Tettamanzi -. Ne parlo con cognizione di causa: a volte ne sono testimone anch’io. Mi vedo gettato in polemiche e scontri che, per la verità, non esistono affatto». L’arcivescovo ha auspicato un giornalismo meno "urlato" e più "mestiere", quasi in senso artigianale: «Avete il potere e il compito di ordinare la realtà, quasi per ricrearla, modellarla: non per falsarla, ma per fornirne un’interpretazione». In questo è fondamentale la qualità della persona del giornalista: «Tornate al vostro protagonismo autentico di comunicatori», ha esortato il cardinale, elogiando le inchieste che portano in primo piano argomenti "scomodi" come l’emarginazione, la povertà, la solitudine. «Non smettete di lasciarvi affascinare dalla bellezza della storie da raccontare, dalla sfida di trovare segni di speranza».
«INTERNET? COME TRASCINARE L'AUTO CON L'ASINO» - «Per ora stiamo usando Internet come se trascinassimo l’auto con l’asino», è stata la provocazione di Gianni Riotta, direttore del Tg1, al convegno promosso dalla diocesi di Milano. «La vera rivoluzione avverrà quando cambieranno i contenuti». E sui nuovi contenuti, per Riotta, siamo di fronte a un bivio: dobbiamo scegliere fra le tenebre e la luce, per usare le parole del Vangelo di Giovanni. O si decide che la verità è qualcosa di relativo e che ognuno può costruirsi la propria (e di questo su Internet ci sono infiniti casi), oppure si riesce a guardare la realtà con equanimità, convinti che la verità esiste e che c’è una differenza fra bene e male. Ad ogni modo, ammonisce Riotta, «lo tsunami è già passato: Internet ha già vinto la sfida», la comunicazione del futuro non potrà prescindere dal web.
«MANUTENZIONE DELLA DEMOCRAZIA» - - Ferruccio De Bortoli, direttore de Il Sole 24 Ore, ha avuto parole ottimiste sul futuro del giornalismo: «L’informazione non è un male necessario, è manutenzione della democrazia; citando Einaudi, bisogna conoscere per deliberare». Compito del giornalista è dunque contribuire a «far crescere una coscienza pubblica e un’etica pubblica, far emergere la gerarchia autentica dei problemi di una società». Internet non segna certo la fine delle testate giornalistiche tradizionali, dato che queste restano un punto di riferimento autorevole: «In Italia ci sono 22 milioni di utenti che navigano sul web e hanno a disposizione moltissimi canali d’informazione, ma di fatto quando vogliono notizie sicure vanno sui siti web delle grandi testate, che sono quindi molto più lette di prima». De Bortoli ha messo in guardia dal rischio, a suo parere insito nella Rete, che le notizie "invecchino" con grande rapidità; è importante invece che l’informazione, anche se fatta sul web e non mediante supporti più "tangibili" come giornali e libri stampati, aiuti a "cementare una coscienza pubblica", a creare una "memoria collettiva". Altrimenti gli utenti si ridurrebbero a "surfisti dell’attualità", che si illudono di essere informati ma non approfondiscono nulla e non sono in grado di costruirsi un’opinione. Per esempio, ha raccontato De Bortoli, Il Sole 24 Ore aveva messo in guardia in anticipo sulla crisi finanziaria: «Siamo stati accusati di diffondere notizie esagerate, per interessi di parte». Per De Bortoli l’informazione non dovrebbe andare al traino dell’opinione pubblica, ma essere più avanti, cogliere le tendenze, anticipare le trasformazioni della società. E rispondere alle aspettative di un lettore sempre più esigente e preparato, che "non fa più sconti", interagisce con il suo giornale e vuole una risposta in tempo reale. Una sfida che Corriere.it ha già raccolto, aprendo sempre più possibilità per i lettori di seguire e in qualche modo partecipare alla formazione delle notizie, di correggerle, di commentarle e di interagire tra loro e con la redazione.
Sara Regina
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