La riforma ipotizzata dall'Unione europea
La denuncia di Acliterra in una lettera al ministro delle politiche agricole Luca ZaiaRoma, 10 ottobre 2008 - Se l'Italia aderirà all'ipotesi di riforma della Politica agricola comunitaria (PAC) avanzata dalla Commisione europea dell'Health Check, oltre 500mila imprese agricole italiane a conduzione familiare perderanno il contributo annuo di 250 euro e verranno di fatto tagliate fuori dalla rete agricola comunitaria, con un grave rischio di emarginazione.La denuncia è contenuta in una lettera che Acliterra, l'organizzazione professionale agricola delle Acli, ha indirizzato al ministro delle Politiche agricole e forestali Luca Zaia, e ai presidenti delle Commisioni agricoltura della Camera e del Senato, Paolo Russo e Paolo Scarpa Bonazza Buora, invitando il Governo e il Parlamento italiano ad agire di conseguenza in sede europea per difendere e valorizzare la peculiarità del comparto agroalimentare italiano.La riforma attualmente ipotizzata della Pac, infatti, non tiene sufficientemente in conto - secondo Acliterra - le specificità territoriali e locali della nostra agricoltura, che compete con le altre per la ricchezza delle sue biodiversità, per la tipicità e la qualità delle sue produzioni. In particolare, la previsione di una soglia minima di aiuti di 250 euro - o di un ettaro di terra lavorato - per l'accesso al regime di pagamento unico per le imprese agricole, avrebbe conseguenze molto gravi per i produttori italiani più piccoli. Moltissime imprese a conduzione familiare - denuncia Acliterra - perderebbero l'aiuto comunitario, «che serve anche a riconoscere il ruolo formidabile di difesa del territorio che esse assicurano da forme, le più disparate, di marginalizzazione, particolarmente in aree svantaggiate, dove la presenza attiva di una famiglia contadina è una risorsa insostituibile, quasi un presidio di territorio, ma anche di cultura, di tradizioni e di legami comunitari».
«L'agricoltura - scrive nella lettera il presidente di Acliterra Michele Zannini - è, più di una occasione economica, una reale possibilità di promozione sociale degli addetti e del contesto di riferimento. Qualsiasi decisione di politica comunitaria tendesse a sottovalutare il valore insostituibile della presenza di lavoratori agricoli nelle zone di collina, di montagna, e comunque in territori marginali, arrecherebbe un danno incalcolabile alla tutela dei territori sul piano ambientale innanzitutto, ma anche sulla loro capacità di continuare a promuovere biodiversità insostituibili».Acliterra chiede di conseguenza al governo e al parlamento l'impegno per il mantenimento del regime attuale di pagamento unico, anche per gli agricoltori più piccoli, come doveroso «riconoscimento pubblico delle azioni che svolgono le piccole imprese familiari in aree residuali».
La denuncia di Acliterra in una lettera al ministro delle politiche agricole Luca ZaiaRoma, 10 ottobre 2008 - Se l'Italia aderirà all'ipotesi di riforma della Politica agricola comunitaria (PAC) avanzata dalla Commisione europea dell'Health Check, oltre 500mila imprese agricole italiane a conduzione familiare perderanno il contributo annuo di 250 euro e verranno di fatto tagliate fuori dalla rete agricola comunitaria, con un grave rischio di emarginazione.La denuncia è contenuta in una lettera che Acliterra, l'organizzazione professionale agricola delle Acli, ha indirizzato al ministro delle Politiche agricole e forestali Luca Zaia, e ai presidenti delle Commisioni agricoltura della Camera e del Senato, Paolo Russo e Paolo Scarpa Bonazza Buora, invitando il Governo e il Parlamento italiano ad agire di conseguenza in sede europea per difendere e valorizzare la peculiarità del comparto agroalimentare italiano.La riforma attualmente ipotizzata della Pac, infatti, non tiene sufficientemente in conto - secondo Acliterra - le specificità territoriali e locali della nostra agricoltura, che compete con le altre per la ricchezza delle sue biodiversità, per la tipicità e la qualità delle sue produzioni. In particolare, la previsione di una soglia minima di aiuti di 250 euro - o di un ettaro di terra lavorato - per l'accesso al regime di pagamento unico per le imprese agricole, avrebbe conseguenze molto gravi per i produttori italiani più piccoli. Moltissime imprese a conduzione familiare - denuncia Acliterra - perderebbero l'aiuto comunitario, «che serve anche a riconoscere il ruolo formidabile di difesa del territorio che esse assicurano da forme, le più disparate, di marginalizzazione, particolarmente in aree svantaggiate, dove la presenza attiva di una famiglia contadina è una risorsa insostituibile, quasi un presidio di territorio, ma anche di cultura, di tradizioni e di legami comunitari».
«L'agricoltura - scrive nella lettera il presidente di Acliterra Michele Zannini - è, più di una occasione economica, una reale possibilità di promozione sociale degli addetti e del contesto di riferimento. Qualsiasi decisione di politica comunitaria tendesse a sottovalutare il valore insostituibile della presenza di lavoratori agricoli nelle zone di collina, di montagna, e comunque in territori marginali, arrecherebbe un danno incalcolabile alla tutela dei territori sul piano ambientale innanzitutto, ma anche sulla loro capacità di continuare a promuovere biodiversità insostituibili».Acliterra chiede di conseguenza al governo e al parlamento l'impegno per il mantenimento del regime attuale di pagamento unico, anche per gli agricoltori più piccoli, come doveroso «riconoscimento pubblico delle azioni che svolgono le piccole imprese familiari in aree residuali».
2 commenti:
quello che stavo cercando, grazie
necessita di verificare:)
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