Scritto da Marco Imarisio da il Corriere della Sera, 19-05-2008 07:14
Ci vediamo al bosco delle Cinque Cercole, dicono. La strada è stretta, tortuosa, piena di rovi e alberi che non fanno filtrare la luce del sole. Ai lati del sentiero, mischiati ai cespugli ci sono cumuli di rifiuti, ma non si tratta di normale spazzatura urbana. C'è di tutto, su questa collina. Pezzi di Eternit abbandonato e calpestato, vecchi bidoni di nafta, intonaci e interi muri in cemento armato, qualcuno ha demolito una casa e ha buttato i resti in mezzo alla selva. Dopo un chilometro si arriva alla cava di tufo, il «grande buco» che dovrebbe ingoiare 700.000 tonnellate di immondizia.
«Sarà qui che combatteremo». Su questa collina piena di voragini scavate dall'uomo. I ragazzi di Chiaiano danno per scontata la battaglia, non hanno dubbi. Nascondono mazze tra i rovi, ostruiscono i sentieri sterrati con ostacoli di fortuna, carcasse di motorini, reti metalliche. Sono giovanissimi, il capetto che fa da guida si chiama Manuel, capelli tinti di biondo, sguardo spavaldo come può averlo un quindicenne. «Questa è la nuova Pianura» ripetono gonfiando il petto.
Alla fine ci si ritrova sempre allo stesso punto, a chiedersi come sia stato possibile infilarsi in questa situazione. A Napoli tutto ritorna, anche i disastri. Vittoria e sconfitta sono racchiuse in un fazzoletto di venti giorni appena. Il 30 aprile, la Campania era pulita. Per terra erano rimaste soltanto 10.000 tonnellate di rifiuti. Nel momento peggiore della crisi di gennaio, la montagna era arrivata a pesare 250mila tonnellate. Ma l'ingranaggio era già in moto. La gente protesta, occupa i luoghi destinati ad accogliere la monnezza, i politici si schiarano con gli abitanti, i magistrati si allertano, motu proprio o su esposto dei sindaci, e la tortura della goccia cinese va a cominciare. Il sito di Ferrandelle viene chiuso il 29 aprile dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, che cita una relazione dei carabinieri del Noe nella quale vengono segnalate perdite di percolato dalle vasche. «Gravi e urgenti motivi sanitari», scrive il magistrato. La relazione dei carabinieri però risale al 3 aprile, quasi un mese prima, i tecnici del Commissariato sono già intervenuti, l'urgenza non c'è più. Nelle vasche è stato trovato il pneumatico di un'auto, categoria «rifiuti speciali ». La Procura impone di spargere i rifiuti sulla piazzola, verificarne il contenuto, raccoglierli di nuovo e poi sversarli. Con questo sistema, per una settimana Ferrandelle passa da 2.200 a 400 tonnellate al giorno. In contemporanea, si muove anche la Procura di Avellino, che sequestra il sito di stoccaggio in località Pianodardine, giudicato non a norma in quanto i teli di alcune ecoballe risultano strappati. Il pm avanza il sospetto che siano state depositate anche ecoballe diverse da quelle prodotte dal cdr di Pianodardine. In realtà, tutti i cdr campani lavorano allo stesso modo, il codice di riconoscimento delle ecoballe è uguale per ognuna di esse. Intanto il pm ha assegnato ad un ingegnere una perizia per verificare lo stato dell'intera struttura. Il sito è stato dissequestrato soltanto ieri. Anche ad Eboli le proteste della cittadinanza sono state forti, con la statua di San Vito portata in processione contro l'arrivo dei rifiuti. Il sito di stoccaggio in località Coda di Volpe viene sequestrato il 26 aprile, per un vizio di forma dell'ordinanza, firmata da De Gennaro, che autorizza i lavori di preparazione dell'area. Secondo il magistrato, nell'esercitare i poteri che gli sono stati conferiti dal governo Prodi, il Commissario non ha specificato a quali norme ambientali intende derogare. L'area è stata restituita il 16 maggio, quando ormai il nuovo disastro si era compiuto.
Come in un film già visto, l'ultima frontiera del piano De Gennaro — e il banco di prova del nuovo governo — rimane Chiaiano, dove i ragazzi sognano e si preparano a una nuova Pianura. Gli scontri dello scorso gennaio hanno ormai assunto contorni epici, sono vissuti come la vittoria dei deboli e degli indifesi sullo Stato prevaricatore. La protesta contro la discarica ha miscelato anime diverse, mischiando i politici del circondario, gli abitanti, i disoccupati di Scampia, quasi tutti ex detenuti che hanno beneficiato dell'indulto. E poi centri sociali, gli ultrà del Napoli. Materiale delicato, maneggiare con cura. «Se devo scegliere tra la discarica e i palazzinari abusivi, preferisco i secondi». Salvatore Perrotta, il sindaco di Marano è un uomo senza dubbi. «Qui il senso civico non esiste, come non esisteva a Pianura. Inutile che facciano appelli a qualcosa che non c'è. Dicano soltanto se hanno intenzione di farsi avanti. Noi stiamo aspettando». Ivo Poggiani, consigliere municipale e leader del centro sociale Insurgentia, si fa riprendere dalle telecamere di Canale 34 mentre spacca l'asfalto dell'unica strada che porta alle cave di Chiaiano. Con i suoi compagni, apre voragini profonde un paio di metri. «Per la lotta questo e altro». Rivolto ai cameramen: «Avete ripreso bene? Dobbiamo rifarla?» Napoli, biùtiful cauntri.
Ci vediamo al bosco delle Cinque Cercole, dicono. La strada è stretta, tortuosa, piena di rovi e alberi che non fanno filtrare la luce del sole. Ai lati del sentiero, mischiati ai cespugli ci sono cumuli di rifiuti, ma non si tratta di normale spazzatura urbana. C'è di tutto, su questa collina. Pezzi di Eternit abbandonato e calpestato, vecchi bidoni di nafta, intonaci e interi muri in cemento armato, qualcuno ha demolito una casa e ha buttato i resti in mezzo alla selva. Dopo un chilometro si arriva alla cava di tufo, il «grande buco» che dovrebbe ingoiare 700.000 tonnellate di immondizia.
«Sarà qui che combatteremo». Su questa collina piena di voragini scavate dall'uomo. I ragazzi di Chiaiano danno per scontata la battaglia, non hanno dubbi. Nascondono mazze tra i rovi, ostruiscono i sentieri sterrati con ostacoli di fortuna, carcasse di motorini, reti metalliche. Sono giovanissimi, il capetto che fa da guida si chiama Manuel, capelli tinti di biondo, sguardo spavaldo come può averlo un quindicenne. «Questa è la nuova Pianura» ripetono gonfiando il petto.
Alla fine ci si ritrova sempre allo stesso punto, a chiedersi come sia stato possibile infilarsi in questa situazione. A Napoli tutto ritorna, anche i disastri. Vittoria e sconfitta sono racchiuse in un fazzoletto di venti giorni appena. Il 30 aprile, la Campania era pulita. Per terra erano rimaste soltanto 10.000 tonnellate di rifiuti. Nel momento peggiore della crisi di gennaio, la montagna era arrivata a pesare 250mila tonnellate. Ma l'ingranaggio era già in moto. La gente protesta, occupa i luoghi destinati ad accogliere la monnezza, i politici si schiarano con gli abitanti, i magistrati si allertano, motu proprio o su esposto dei sindaci, e la tortura della goccia cinese va a cominciare. Il sito di Ferrandelle viene chiuso il 29 aprile dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, che cita una relazione dei carabinieri del Noe nella quale vengono segnalate perdite di percolato dalle vasche. «Gravi e urgenti motivi sanitari», scrive il magistrato. La relazione dei carabinieri però risale al 3 aprile, quasi un mese prima, i tecnici del Commissariato sono già intervenuti, l'urgenza non c'è più. Nelle vasche è stato trovato il pneumatico di un'auto, categoria «rifiuti speciali ». La Procura impone di spargere i rifiuti sulla piazzola, verificarne il contenuto, raccoglierli di nuovo e poi sversarli. Con questo sistema, per una settimana Ferrandelle passa da 2.200 a 400 tonnellate al giorno. In contemporanea, si muove anche la Procura di Avellino, che sequestra il sito di stoccaggio in località Pianodardine, giudicato non a norma in quanto i teli di alcune ecoballe risultano strappati. Il pm avanza il sospetto che siano state depositate anche ecoballe diverse da quelle prodotte dal cdr di Pianodardine. In realtà, tutti i cdr campani lavorano allo stesso modo, il codice di riconoscimento delle ecoballe è uguale per ognuna di esse. Intanto il pm ha assegnato ad un ingegnere una perizia per verificare lo stato dell'intera struttura. Il sito è stato dissequestrato soltanto ieri. Anche ad Eboli le proteste della cittadinanza sono state forti, con la statua di San Vito portata in processione contro l'arrivo dei rifiuti. Il sito di stoccaggio in località Coda di Volpe viene sequestrato il 26 aprile, per un vizio di forma dell'ordinanza, firmata da De Gennaro, che autorizza i lavori di preparazione dell'area. Secondo il magistrato, nell'esercitare i poteri che gli sono stati conferiti dal governo Prodi, il Commissario non ha specificato a quali norme ambientali intende derogare. L'area è stata restituita il 16 maggio, quando ormai il nuovo disastro si era compiuto.
Come in un film già visto, l'ultima frontiera del piano De Gennaro — e il banco di prova del nuovo governo — rimane Chiaiano, dove i ragazzi sognano e si preparano a una nuova Pianura. Gli scontri dello scorso gennaio hanno ormai assunto contorni epici, sono vissuti come la vittoria dei deboli e degli indifesi sullo Stato prevaricatore. La protesta contro la discarica ha miscelato anime diverse, mischiando i politici del circondario, gli abitanti, i disoccupati di Scampia, quasi tutti ex detenuti che hanno beneficiato dell'indulto. E poi centri sociali, gli ultrà del Napoli. Materiale delicato, maneggiare con cura. «Se devo scegliere tra la discarica e i palazzinari abusivi, preferisco i secondi». Salvatore Perrotta, il sindaco di Marano è un uomo senza dubbi. «Qui il senso civico non esiste, come non esisteva a Pianura. Inutile che facciano appelli a qualcosa che non c'è. Dicano soltanto se hanno intenzione di farsi avanti. Noi stiamo aspettando». Ivo Poggiani, consigliere municipale e leader del centro sociale Insurgentia, si fa riprendere dalle telecamere di Canale 34 mentre spacca l'asfalto dell'unica strada che porta alle cave di Chiaiano. Con i suoi compagni, apre voragini profonde un paio di metri. «Per la lotta questo e altro». Rivolto ai cameramen: «Avete ripreso bene? Dobbiamo rifarla?» Napoli, biùtiful cauntri.
1 commento:
e? una vergogna.Non più di un anno fa le cave di Chiaiano rientravano in un progetto di parco naturalistico .La zona fu bonificata e restituita alle gente.Ora se ne vorrebe fare una discarica a pochi passi dall'ospedale.Non gli basta di aver distrutto intere aree tra giugliano,villaricca e qualiano?O ancora tra Nola,Pomigliano e Acerra?Quanti scempi ancora dovremo subire?Ora è il momento di dire basta.
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