domenica, maggio 18, 2008

Aiuti al Sud, parte il credito d’imposta


Risparmierà chi assume e investe. Ma restano al palo le zone franche


EMANUELE IMPERIALI I nuovi strumenti di incentivazione al Mezzogiorno sono ormai partiti e operativi. L’Agenzia delle Entrate ha dato da alcuni giorni il via libera al credito d’imposta per nuovi investimenti già dal 2007, e ieri a quello per nuova occupazione nelle aree ex Obiettivo 1, che decolla dal 2008. Si tratta di agevolazioni automatiche di natura fiscale, le quali hanno sostituito il vecchio armamentario di contributi alle aziende attraverso la legge 488. Una norma con molti aspetti anche positivi, ma che tanti problemi ha creato, in quanto la Guardia di Finanza ha toccato con mano nel corso di controlli a tappeto numerosi episodi di erogazioni ad imprese fantasma o comunque a soggetti che non ne avevano diritto. Sui crediti d’imposta per investimenti c’è ancora qualche coda polemica, con il Dipartimento della Confindustria per il Sud guidato da Cristiana Coppola che giudica troppo esiguo il tetto, ma ormai il processo è avviato. E gli imprenditori che ne hanno fatto richiesta possono dedurre a compensazione tale credito già dalla denunzia dei redditi di quest’anno. Ancora in alto mare, invece, l’avvio delle Zone franche urbane, nonostante gli appelli per favorire una fiscalità di vantaggio siano stati lanciati ancora una volta ieri da una fonte autorevolissima, qual è il presidente del Senato Renato Schifani, secondo il quale «per favorire lo sviluppo economico del Sud sono indispensabili sia le Zfu, sia incentivi all’occupazione giovanile». Le zone franche, infatti, nonostante siano previste nelle ultime due leggi Finanziarie, non sono state ancora né scelte dal Cipe, né tanto meno identificate. Ma, se la strumentazione operativa è ormai complessivamente partita, non c’è ancora chiarezza sulle deleghe che nell’ambito del nuovo governo Berlusconi sono attribuite per seguire e coordinare le politiche per il Mezzogiorno. Gianfranco Miccichè, che fu prima viceministro all’Economia con Tremonti e poi ministro della Coesione nei precedenti esecutivi di centrodestra, è tornato, come prevedibile, a far parte della compagine ministeriale. Ma stranamente la delega a lui affidata e finora ufficializzata sembra sia solo quella del Cipe. Sulle politiche per il Sud c’è, a questo punto, il fondato rischio che si riaprano gli stessi problemi che ci furono anche all’atto dell’insediamento del governo Prodi. Sicuramente la scelta dell’attuale presidente del Consiglio, rispetto a quella del suo predecessore, è stata più netta e coraggiosa: ha nominato Miccichè sottosegretario a Palazzo Chigi, avocando di fatto il coordinamento di tutta la politica meridionalistica, come più volte sollecitato da autorevoli meridionalisti. Per di più non ha spacchettato le deleghe sul Sud da quella del Cipe, che è poi, la vera stanza di compensazione delle decisioni strategiche di investimento pubblico, come, invece, aveva fatto Prodi. Il quale affidò al ministero dello Sviluppo Economico la gestione del Mezzogiorno, lasciando, però, la guida del Comitato interministeriale per la programmazione economica alla presidenza con delega al sottosegretario Gobbo, recentemente scomparso. Se, com’è probabile, Miccichè dovrà occuparsi del Cipe ma anche del Sud, si porrà un problema su dove andare a collocare l’attuale Dipartimento per le politiche di sviluppo, vero braccio operativo della gestione delle risorse europee 2007-2013, che Prodi aveva trasferito dal ministero dell’Economia a quello dello Sviluppo, e oggi è sotto la guida politica di Claudio Scajola. E intanto, mentre Carlo Sappino, l’attuale capo del Dps, molto legato all’ex ministro Pierluigi Bersani, sta per fare le valigie, si ipotizza un ritorno eccellente di Fabrizio Barca.

Alle piccole aziende contributi fino al 50 per cento per sostenere piani di crescita o di trasformazione

I crediti d’imposta per nuovi investimenti sono graduati in considerazione dello stato di ritardo economico dei singoli territori meridionali dove vengono applicati. La Regione che gode del credito maggiore è, perciò, la più povera, la Calabria, dove fino a dicembre del 2010 una grande impresa usufruisce del 40% del contributo fiscale, una media del 50% e una piccola addirittura del 60%. Mentre in Campania e nelle altre zone del Mezzogiorno la percentuale di aiuto può arrivare fino al 30% se si tratta di un’azienda di grandi dimensioni, fino al 40% se ha dimensioni medie, fino alla metà se sono piccole. Ed è noto che la stragrande maggioranza delle unità produttive localizzate al Sud sia di dimensioni davvero molto ridotte. em.imp.



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