Venerdì napoletano, come al solito, e oggi Napoli è bellissima: ripulita a dovere per il primo Consiglio dei ministri, non si è ancora risporcata del tutto. Purtroppo, me la sto godendo poco, perché - come ogni settimana - sono in moto perpetuo tra un incontro e l’altro. Voglio raccontarvi il primo di stamattina: tanto per cambiare, sulla monnezza. Riunione alle 10, nella nuova sede del Pd, con Ermete Realacci, i parlamentari campani e parecchi amministratori locali. Uno che mi piace molto è Sandro De Franciscis, presidente della provincia di Caserta: trasuda passione per le cose che fa, per il popolo che cerca di servire. Oggi raccontava delle scelte impopolari che ha dovuto fare, in materia di rifiuti, indicando tre discariche ed aprendone una: se avesse pensato alla ricerca del consenso, si sarebbe fatto contagiare anche lui dalla sindrome Nimby che, da queste parti, continua a coinvolgere sindaci di destra e di sinistra. Quello di Giffoni (Pd) ha detto che farà ricorso al Tar contro i termovalorizzatori, quello di Aversa (Pdl) ha annunciato che non accetterà neanche un chilo di monnezza da Napoli. La politica nazionale e la politica locale viaggiano su binari diversi, e nei momenti difficili come questo la distanza si sente: le coalizioni che guidano i Comuni non rispecchiano sempre le alleanze in Parlamento, il fiato degli elettori pesa come un macigno sul collo dei sindaci, le linee fissate dai partiti si perdono un po’ per strada. Così va a finire che tu, dopo aver perso giorni interi a discutere sulla necessità di avere una discarica in ogni provincia e dopo aver firmato un documento che ribadisce il concetto, ti trovi di fronte ad un sindaco che - poniamo - è alleato con la sinistra radicale, dura e pura come tre mesi fa: appena nomini un sito per una possibile discarica, minacciano di far cadere la giunta. In quei casi cosa fai? Stracci il documento, perdi il Comune o speri che Berlusconi mandi l’esercito?
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