mercoledì, aprile 02, 2008

Moratoria delle adozioni in Cina. www.genitorisicomplicino.org.

Dopo l'Associazione Nazionale Famiglie Numerose, anche un colosso come le Acli ha aderito alla campagna "Genitori sì, complici no", promossa dal CEA, uno dei coordinamenti che raccoglie gli enti italiani autoirzzati alle adozioni internazionali. Da pochi giorni è on line anche il sito www.genitorisicomplicino.org.
La campagna lanciata a metà marzo chiede la moratoria delle adozioni internazionali in Cina e nasce a seguito della firma dell'accordo fra Italia e Cina (concluso a fine novembre 2007): ma concludere adozioni con la Cina - dicono gli enti promotori - significa essere complici delle politiche demografiche del paese, che con la legge del figlio unico sottrae moltissimi bambini alle loro famiglie. Come essere sicuri che un bambino che arriverebbe in Italia attraverso le adozioni è veramente un bambino abbandonato e non uno tolto con la forza alla propria famiglia? La campagna quindi parte dalla richiesta di moratoria a tempo illimitato da parte dell'Italia delle adozioni internazionali di bambine e bambini cinesi, proprio per non trasformare un atto d'amore in complicità con queste violazioni dittatoriali dei diritti dei bambini stessi e delle loro famiglie.

Ha scritto Stefano Bernardi, presidente di Enzo B., uno degli enti promotori, commentando il nuovo libro di Adriano Sofri, "Contro Giuliano": «Aderisco con piena convinzione alla proposta di Sofri di universalizzare (appunto) la questione posta da Ferrara, individuando nelle demografie forzate alla cinese, nelle leggi del “figlio unico”, nell'abolizione per legge dei fratelli e delle sorelle e nell'indifferenza mondiale al proposito, la radice medesima, ma più profonda ed estesa, dell'«indifferenza allo scandalo dell'aborto».
Aderisco con passione alla proposta di una campagna che mobiliti le coscienza attraverso la denuncia delle violenze («è infatti una vera violenza carnale, sulla scala di popolazioni di miliardi») sulle donne che, invece, non devono essere obbligate per legge o cultura ad avere o non avere un figlio, ad abor-tire o meno. È suggestiva l'idea che la campagna si chiami “Il mondo salvato da una bambina”, una bambina cine-se, indiana o di qualsiasi Paese.
Ma siamo in una stagione nella quale siamo disponibili a mobilitarsi, a condizione che sia gratis, che non se ne debba pagare il prezzo. E in epoca di globalizzazione, di olimpiadi e di grandi affari cinesi disturbare il dragone appare a rischio di solitudine. Noi ci proviamo. A partire da “Genitori sì, complici no”: una campagna che porti l'Italia ad astenersi da realizzare adozioni internazionali di bambini (ma dicasi meglio: bambine) cinesi. Una moratoria contro le adozioni proprio di quelle bambine che ce l'hanno fatta a nascere, ma che alle quali demo-grafia forzata di quella grande potenza mondiale, non riesce (vuole) dare un posto nella loro famiglia o comunità.
Un modo per marcare sulla propria pelle di organizzazioni non governative una distanza, una capacità di guardare in là, in prospettiva, alla salvezza del mondo: che non a caso è femmina».

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