Caserta, catena umana davanti al Mattino. «Solidarietà a Saviano, al pm Cantone e alla cronista Capacchione»
LORENZO CALÒ Una manifestazione simbolo in una data simbolo. Nel giorno in cui il Paese celebra la sua Liberazione, una catena umana si è stretta ieri davanti alla redazione casertana del «Mattino» «per liberarsi dalla camorra e dalla prepotenza dei boss». L’iniziativa è stata promossa dai giovani della diocesi in segno di solidarietà nei confronti della giornalista Rosaria Capacchione, del magistrato Raffaele Cantone e dello scrittore Roberto Saviano, minacciati in un’aula di giustizia il 13 marzo scorso durante un’udienza del processo di appello Spartacus contro il clan camorristico dei Casalesi. Tanta gente comune, famiglie, anziani, giovani in bicicletta, immigrati, esponenti delle associazioni (sono in tutto 130 le firme di adesione fatte pervenire dal mondo associativo provinciale) per un’iniziativa che il vescovo di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro ha definito «un concreto segnale di solidarietà e di speranza per una città che vuole e deve risorgere. E Caserta - ha aggiunto - è una città che risorge, perché ha capito che non si può rimanere in disparte scaricando la realtà criminale alle competenze dello Stato». Alla manifestazione hanno partecipato, tra gli altri, il segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, a titolo personale alcuni assessori e consiglieri comunali e provinciali, il segretario generale Cgil-Scuola Panini, il segretario provinciale Cisl Crisci; Fulvio Martusciello (Pdl) l’unico consigliere regionale presente. Più tardi sono giunti messaggi da parte del sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti, dei parlamentari Stefano Graziano (Pd) e Gennaro Coronella (Pdl), dell’ex deputato ds Lorenzo Diana. «C’è sempre un giornalista nel mirino dei nemici dello Stato, del progresso sociale, della crescita democratica e consapevole del Paese - osserva Iacopino - Ne sono pienamente consapevoli i cittadini che non hanno tribune, non hanno su di loro riflettori, chiedono di poter vivere in una società sicura, e di avere una informazione che rispetti la verità». In serata Pasquale Sarnelli, uno dei collaboratori più stretti del vescovo, però ammette: «La strada per cementare il tessuto civile e opporsi alla camorra è ancora lunga; ho visto in piazza le persone di sempre». Ma è proprio da queste mani strette, da questo girotondo prima un po’ incerto e forse timoroso, poi gioioso, quasi a trasformarsi in una danza felice, che tanti in città, seguendo l’invito di Nogaro, hanno inteso testimoniare il loro no alla criminalità organizzata, a quella forza di intimidazione, silenziosa quanto devastante dei boss che dal carcere, dai loro rifugi, dettano legge, impongono condizioni, proclamano sentenze di morte. «Dovranno passare intere generazioni per cancellare del tutto il potere della camorra dalle nostre terre», commenta Renato Natale, ex sindaco di Casal di Principe. E proprio qui, il prossimo 18 maggio, arriverà il capo della Polizia Antonio Manganelli per festeggiare la festa del corpo. Un altro chiaro segnale.
LORENZO CALÒ Una manifestazione simbolo in una data simbolo. Nel giorno in cui il Paese celebra la sua Liberazione, una catena umana si è stretta ieri davanti alla redazione casertana del «Mattino» «per liberarsi dalla camorra e dalla prepotenza dei boss». L’iniziativa è stata promossa dai giovani della diocesi in segno di solidarietà nei confronti della giornalista Rosaria Capacchione, del magistrato Raffaele Cantone e dello scrittore Roberto Saviano, minacciati in un’aula di giustizia il 13 marzo scorso durante un’udienza del processo di appello Spartacus contro il clan camorristico dei Casalesi. Tanta gente comune, famiglie, anziani, giovani in bicicletta, immigrati, esponenti delle associazioni (sono in tutto 130 le firme di adesione fatte pervenire dal mondo associativo provinciale) per un’iniziativa che il vescovo di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro ha definito «un concreto segnale di solidarietà e di speranza per una città che vuole e deve risorgere. E Caserta - ha aggiunto - è una città che risorge, perché ha capito che non si può rimanere in disparte scaricando la realtà criminale alle competenze dello Stato». Alla manifestazione hanno partecipato, tra gli altri, il segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, a titolo personale alcuni assessori e consiglieri comunali e provinciali, il segretario generale Cgil-Scuola Panini, il segretario provinciale Cisl Crisci; Fulvio Martusciello (Pdl) l’unico consigliere regionale presente. Più tardi sono giunti messaggi da parte del sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti, dei parlamentari Stefano Graziano (Pd) e Gennaro Coronella (Pdl), dell’ex deputato ds Lorenzo Diana. «C’è sempre un giornalista nel mirino dei nemici dello Stato, del progresso sociale, della crescita democratica e consapevole del Paese - osserva Iacopino - Ne sono pienamente consapevoli i cittadini che non hanno tribune, non hanno su di loro riflettori, chiedono di poter vivere in una società sicura, e di avere una informazione che rispetti la verità». In serata Pasquale Sarnelli, uno dei collaboratori più stretti del vescovo, però ammette: «La strada per cementare il tessuto civile e opporsi alla camorra è ancora lunga; ho visto in piazza le persone di sempre». Ma è proprio da queste mani strette, da questo girotondo prima un po’ incerto e forse timoroso, poi gioioso, quasi a trasformarsi in una danza felice, che tanti in città, seguendo l’invito di Nogaro, hanno inteso testimoniare il loro no alla criminalità organizzata, a quella forza di intimidazione, silenziosa quanto devastante dei boss che dal carcere, dai loro rifugi, dettano legge, impongono condizioni, proclamano sentenze di morte. «Dovranno passare intere generazioni per cancellare del tutto il potere della camorra dalle nostre terre», commenta Renato Natale, ex sindaco di Casal di Principe. E proprio qui, il prossimo 18 maggio, arriverà il capo della Polizia Antonio Manganelli per festeggiare la festa del corpo. Un altro chiaro segnale.
1 commento:
imparato molto
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