Quaranta anni. Dal primo incontro alla Chiesa Nuova a Roma di un gruppo di studenti del liceo Virgilio il 7 febbraio 1968, ai primi “doposcuola” per i bambini immigrati nelle baracche della periferia romana, agli oltre cinquantamila membri della Comunità di Sant’Egidio in più di 70 paesi - per metà nell’emisfero sud del pianeta, tutti locali - e al sito web con 25 lingue. Vangelo e preghiera, amicizia, poveri, dialogo e pace sono stati in questi anni - anche in quello che si è appena concluso - il centro dell’impegno degli oltre 50 mila volontari di questa Associazione Pubblica di Laici riconosciuta nel 1986 dalla Santa Sede.
L’impegno nelle periferie urbane e nel mondo, sempre su base no profit, gode del riconoscimento dell’Unione Europea e dello statuto ECOSOG da parte dell’ONU, per il lavoro per i diritti umani e per la pace a livello internazionale.
Un lavoro che negli anni ha portato alla Comunità, tra gli altri, i premi Niwano per la Pace, il Premio Balzan per la Pace e il premio UNESCO per la Pace, e, più recentemente, il conferimento, nel 2007 della Menorah d’Oro per il lavoro mondiale di amicizia con il mondo ebraico e l’impegno contro il pregiudizio, l’odio razziale e l’antisemitismo.
Impossibile riassumere quaranta anni iniziati all’indomani del Concilio Vaticano II, che coincidono con cambiamenti epocali in Italia e nel mondo, con la fine del sistema bipolare e la caduta della cortina di ferro, l’affermazione mondiale del mercato nella forma della globalizzazione, la crescita esponenziale dei conflitti civili o su base etica e religiosa, il consolidamento della decolonizzazione e la destabilizzazione cronica di gran parte del Sud del mondo, l’affermazione del liberismo e della secolarizzazione, la crescita dell’influenza del fattore religioso in gran parte della vita pubblica e del linguaggio politico,la nascita dell’Unione Europea e dell’Unione Africana, l’urbanizzazione e la concentrazione nelle città di più di metà degli abitanti del pianeta assieme all’aumento della violenza urbana fino al terrorismo endemico nel mondo occidentale. Sono stati gli anni in cui la Comunità di Sant’Egidio ha preso il nome dal piccolo ex-monastero di clausura nel cuore di Trastevere, accanto alla Basilica di Santa Maria che ne raccoglie ogni sera in preghiera una parte della Comunità e tutti quelli che vogliono partecipare. Il centro di vita spirituale che è in continuità con l’amicizia con i poveri, con i pranzi di Natale che da Roma si sono diffusi nel mondo e coinvolgono più di 120 mila persone marginali, e non solo a Natale.
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L’impegno nelle periferie urbane e nel mondo, sempre su base no profit, gode del riconoscimento dell’Unione Europea e dello statuto ECOSOG da parte dell’ONU, per il lavoro per i diritti umani e per la pace a livello internazionale.
Un lavoro che negli anni ha portato alla Comunità, tra gli altri, i premi Niwano per la Pace, il Premio Balzan per la Pace e il premio UNESCO per la Pace, e, più recentemente, il conferimento, nel 2007 della Menorah d’Oro per il lavoro mondiale di amicizia con il mondo ebraico e l’impegno contro il pregiudizio, l’odio razziale e l’antisemitismo.
Impossibile riassumere quaranta anni iniziati all’indomani del Concilio Vaticano II, che coincidono con cambiamenti epocali in Italia e nel mondo, con la fine del sistema bipolare e la caduta della cortina di ferro, l’affermazione mondiale del mercato nella forma della globalizzazione, la crescita esponenziale dei conflitti civili o su base etica e religiosa, il consolidamento della decolonizzazione e la destabilizzazione cronica di gran parte del Sud del mondo, l’affermazione del liberismo e della secolarizzazione, la crescita dell’influenza del fattore religioso in gran parte della vita pubblica e del linguaggio politico,la nascita dell’Unione Europea e dell’Unione Africana, l’urbanizzazione e la concentrazione nelle città di più di metà degli abitanti del pianeta assieme all’aumento della violenza urbana fino al terrorismo endemico nel mondo occidentale. Sono stati gli anni in cui la Comunità di Sant’Egidio ha preso il nome dal piccolo ex-monastero di clausura nel cuore di Trastevere, accanto alla Basilica di Santa Maria che ne raccoglie ogni sera in preghiera una parte della Comunità e tutti quelli che vogliono partecipare. Il centro di vita spirituale che è in continuità con l’amicizia con i poveri, con i pranzi di Natale che da Roma si sono diffusi nel mondo e coinvolgono più di 120 mila persone marginali, e non solo a Natale.
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