L’Unione europea le considera la sua spina dorsale, capace di creare i due terzi dei posti di lavoro esistenti e di non farsi travolgere dalle tempeste finanziarie, come in questo ultimo periodo. Piccole, medie e spesso «microimprese», come le chiama Gunter Verheugen, vicepresidente della Commissione europea, responsabile per le imprese e l’industria e padre della Enterprise Europe Network, la rete per sostenere lo sviluppo e l’innovazione delle imprese europee battezzata ieri a Bruxelles. Un patrimonio che non si puo perdere. Trecentoventi milioni di investimento, più 40 per le spese di gestione: 500 sportelli, 4mila cosiddetti «angeli del business» che dovranno assistere chi vuole crescere, chi cerca partner tecnologici e finanziari, chi cerca fondi per investire su nuovi prodotti o ha bisogno delle strutture di ricerca e universitarie. Nel programma sono coinvolte 544 organizzazioni tra Camere di commercio e associazioni industriali, 475 provenienti dall’Unione europea e 69 provenienti da fuori. Da oltre Europa perché rientra tra i primi obiettivi far crescere l’1% di piccole e medie imprese che fa business fuori dai confini nazionali coinvolgendole prima di tutto in quel 70% di export dell’Unione europea. Insomma, piccole e medie imprese senza più confini in un progetto partito da Napoli. Sì, perché i primi due eurosportelli furono aperti a Napoli e a Milano. A venti anni di distanza tutto cambia. Le due porte sul futuro e sull’Europa diventano una: Eic e Irc, sportelli per l’internazionalizzazione e per la ricerca e l’innovazione, faranno parte della stessa rete, Enterprise Europe Network. Cosa cambia a Napoli e in Campania? «Si riparte con una rete più complessa per la gestione ma molto più concentrata sui territori - risponde Mario De Miranda, presidente dell’Eurosportello campano - L’Italia sarà divisa in cinque consorzi multiregionali, che a loro volta faranno rete all’interno, dall’Abruzzo alla Sicilia per quanto riguarda il Sud. Entro la fine del mese l’Enterprise Europe Network sarà presentato in Italia, contiamo di lanciare l’iniziativa in Campania per marzo». Inevitabilmente, poi, Napoli sarà ponte per i Paesi non europei del Mediterraneo, alcuni dei quali sono entrati nella nuova rete dei servizi pur non facendo parte dell’Ue. Un milione di piccole e medie imprese europee, infatti, parteciperebbe volentieri a scambi e investimenti oltre le frontiere se avesse a disposizione adeguati servizi di sostegno. «All’estero i nostri consorzi funzionano anche meglio delle singole imprese - continua De Miranda - È anche un modo per promuovere i nostri prodotti, che così arrivano certificati e sicuri sui mercati, come avviene già da tempo per le nostre eccellenze, dall’agroalimentare al tessile e all’oreficeria». «Innovazione e ricerca cammineranno di pari passo - incalza Riccardo De Falco, direttore dell’Eurosportello di Napoli - promuovendo le singole aziende e i consorzi di imprese e mettendo insieme le eccellenze per trascinare anche le altre». «Enterprise Europe Network - spiega il vicepresidente della Commissione europea Verheugen - è un’importante iniziativa per aiutare le piccole e medie imprese a sviluppare in pieno il potenziale e le capacità innovative di aziende che sono un fattore essenziale di stabilità dell’Europa. La rete offrirà servizi di qualità elevata ed efficaci in termini di costi. Raggruppando è possibile ridurre gli oneri burocratici e consentire alle aziende di condividere le esperienze per accedere a nuovi mercati». Ma Verheugen non risparmia sferzate, parla dei grandi rischi della delocalizzazione e della necessità di far crescere le imprese che possono offrire nuovi posti di lavoro. «In molti paesi europei - dice - va fatta crescere la cultura di impresa su cui troppo spesso pesano la burocrazia e la paura che determinano la fuga verso il lavoro dipendente, cosa che non avviene negli Usa. Il primo avversario da battere è la burocrazia».
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