sabato, gennaio 26, 2008

Il sangue di San Gennaro contro i rifiuti


Straordinaria iniziativa del cardinale Crescenzio Sepe
Il sangue di San Gennaro contro i rifiuti
Ieri le ampolle del santo patrono in processione. L'intento è di invocarne la protezione contro «l'emergenza che dura da troppo»

NAPOLI - Un fatto eccezionale, un evento che non avveniva da centinaia di anni. Ieri sono uscite le ampolle del sangue di San Gennaro, in processione dalla cappella del Tesoro lungo la navata e fino all'altare del Duomo di Napoli . Obiettivo: con questo atto eccezionale - le ampolle vanno in processione solo tre volte l'anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio; il 19 settembre e il 16 dicembre - , la Chiesa di Napoli intende invocare la protezione del santo rispetto a un evento che ritiene «luttuoso»: l'emergenza rifiuti.
In passato era successo qualcosa di analogo solo durante la peste (in quella del Seicento furono portate in giro per la città le reliquie del Santo patrono di Napoli) e in concomitanza con altri eventi catastrofici (carestie e terremoti). La decisione del cardinale Crescenzio Sepe è stata assunta al culmine di una serie di rilevanti interventi del presule e dopo che lo stesso papa, Benedetto XVI, aveva chiesto alle regioni italiane un gesto di solidarietà verso la Campania.
Due giorni fa il cardinale di Napoli era nuovamente intervenuto sulla vicenda-rifiuti, anticipando la clamorosa iniziativa: «E' giunto il momento in cui tutti devono prendersi le proprie responsabilità per risolvere questo problema e iniziare a collaborare, a cominciare dalla Chiesa». «Per questo venerdì (stasera, ndr) ho chiamato tutti in Cattedrale - aveva aggiunto Sepe - per un'ora di preghiera per chiedere al Signore di illuminare coloro che sono i responsabili e tutti i cittadini, a che siano attori di un risveglio. C'è bisogno della buona volontà di tutti. Tutto questo - aveva aggiunto - è durato fin troppo tempo, non si puo' continuare con questa situazione vergognosa, non solo per l'immagine del nostro territorio ma anche per la nostra dignità: un cittadino non può vivere in un immondezzaio. Ma Napoli - aveva consluso il presule - è una città troppo grande per arrendersi e credo che non lo farà neanche oggi».
Elena Scarici dal Corriere del Mezzogiorno

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