di Corrado Sessa
ROMA - "Un governo per salvare l'Italia", evitando di precipitarla, invece, verso una "irresponsabile resa dei conti". Massimo D'Alema si schiera al fianco di Walter Veltroni nel pressing su Silvio Berlusconi perché la crisi non abbia come sbocco solo il voto. Vicepremier e segretario del Pd sostengono ad una voce la possibilità di un governo a tempo che cambi la legge elettorale, in modo da evitare "coalizioni caravanserraglio" e esecutivi con le mani legate dai veti incrociati. La mattina, al convegno dei liberal del Pd al Teatro Ambra Jovinelli, Veltroni fa appello alla "responsabilità" di Berlusconi e Fini, apprezza l'apertura di Casini ad un esecutivo istituzionale. Nel pomeriggio, davanti a una platea di 4.000 persone arrivate all'Auditorium del Massimo per celebrare i 10 anni della Fondazione ItalianiEuropei, D'Alema ha ripetuto il concetto. Ma è andato anche oltre, avvertendo Berlusconi che il Pd "non ha paura" del voto ed è pronto alla sfida, "rispettando la propria vocazione maggioritaria, cioé presentando un programma di governo e facendo accordi con chi lo condivide". Parole che hanno galvanizzato una platea delusa per la crisi di governo e anche preoccupata per la piega che può prendere il confronto nel partito ("No al centralismo democratico", ha chiesto nel suo intervento il professor Roberto Gualtieri). "Piuttosto che fiondarsi in una contesa senza senso in un fracasso che non può che peggiorare le cose - dice D'Alema - la classe dirigente dovrebbe dimostrare senso di responsabilità. Occorre un governo per salvare il paese". Il vicepremier invita a ripartire dalla bozza Bianco, dal testo di riforma della Costituzione all'esame della Camera, dalla riforma dei regolamenti parlamentari per bloccare l'effetto "cluster bomb" delle attuali liste elettorali, che portano alla moltiplicazione di micropartiti in Parlamento, e dalla riduzione dei costi della politica. "Abbiamo dei dubbi però - aggiunge - che l'appello rivolto a Berlusconi possa essere accolto, vista la sua propensione a privilegiare il proprio interesse".
D'Alema dipinge il Cavaliere come una persona la cui "bramosia di tornare al potere è più forte degli interessi generali". "Temo questo suo atteggiamento, ma dobbiamo insistere fino all'ultimo", dice. Se poi il centrodestra chiuderà la porta, "dobbiamo essere pronti anche alla sfida elettorale". "Non siamo mossi da paure sull'esito al limite - ironizza - torneremo a fare quello che abbiamo fatto per una vita, l'opposizione... Se avessimo voluto stare sempre al governo, avremmo scelto un'altra vita". D'Alema tende la mano a Veltroni. "La grande novità" del Pd, sarà il punto di forza della contesa elettorale, un partito che si stringe intorno al suo segretario: "E' evidente che chi lo ha eletto deve conferirgli, oggi più che mai, quella delega di autorità e fiducia di cui c'é bisogno in questo momento". Ed è anche sul tema delle alleanze che i due leader sembrano convergere. "Vogliamo programmi chiari e alleanze che in quei programmi si riconoscano", aveva detto in mattinata Veltroni. Una versione attenuata dell' "andiamo da soli" di Orvieto, mantenendo però il punto che il Pd, come ha precisato D'Alema "é una forza votata a governare con ispirazione maggioritaria, così come avviene in Europa, dove i partiti non si limitano ad essere solo parti di una coalizione". Insomma, "una via di mezzo" tra l'andare da soli e il presentarsi tutti insieme, come ha chiesto il fassiniano Cesare Damiano. E un modo per aderire anche all'invito di Pier Luigi Bersani a "non partire dal presupposto di correre da soli". A suggellare l'intesa al vertice del Pd arriva, a fine giornata, il plauso di Goffredo Bettini, braccio destro di Veltroni, alle parole di D'Alema: "Un contributo di grande rilievo per affrontare nel migliore dei modi i giorni difficili che ci stanno di fronte. Un aiuto decisivo a rafforzare l'unità del gruppo dirigente del Pd".
ROMA - "Un governo per salvare l'Italia", evitando di precipitarla, invece, verso una "irresponsabile resa dei conti". Massimo D'Alema si schiera al fianco di Walter Veltroni nel pressing su Silvio Berlusconi perché la crisi non abbia come sbocco solo il voto. Vicepremier e segretario del Pd sostengono ad una voce la possibilità di un governo a tempo che cambi la legge elettorale, in modo da evitare "coalizioni caravanserraglio" e esecutivi con le mani legate dai veti incrociati. La mattina, al convegno dei liberal del Pd al Teatro Ambra Jovinelli, Veltroni fa appello alla "responsabilità" di Berlusconi e Fini, apprezza l'apertura di Casini ad un esecutivo istituzionale. Nel pomeriggio, davanti a una platea di 4.000 persone arrivate all'Auditorium del Massimo per celebrare i 10 anni della Fondazione ItalianiEuropei, D'Alema ha ripetuto il concetto. Ma è andato anche oltre, avvertendo Berlusconi che il Pd "non ha paura" del voto ed è pronto alla sfida, "rispettando la propria vocazione maggioritaria, cioé presentando un programma di governo e facendo accordi con chi lo condivide". Parole che hanno galvanizzato una platea delusa per la crisi di governo e anche preoccupata per la piega che può prendere il confronto nel partito ("No al centralismo democratico", ha chiesto nel suo intervento il professor Roberto Gualtieri). "Piuttosto che fiondarsi in una contesa senza senso in un fracasso che non può che peggiorare le cose - dice D'Alema - la classe dirigente dovrebbe dimostrare senso di responsabilità. Occorre un governo per salvare il paese". Il vicepremier invita a ripartire dalla bozza Bianco, dal testo di riforma della Costituzione all'esame della Camera, dalla riforma dei regolamenti parlamentari per bloccare l'effetto "cluster bomb" delle attuali liste elettorali, che portano alla moltiplicazione di micropartiti in Parlamento, e dalla riduzione dei costi della politica. "Abbiamo dei dubbi però - aggiunge - che l'appello rivolto a Berlusconi possa essere accolto, vista la sua propensione a privilegiare il proprio interesse".
D'Alema dipinge il Cavaliere come una persona la cui "bramosia di tornare al potere è più forte degli interessi generali". "Temo questo suo atteggiamento, ma dobbiamo insistere fino all'ultimo", dice. Se poi il centrodestra chiuderà la porta, "dobbiamo essere pronti anche alla sfida elettorale". "Non siamo mossi da paure sull'esito al limite - ironizza - torneremo a fare quello che abbiamo fatto per una vita, l'opposizione... Se avessimo voluto stare sempre al governo, avremmo scelto un'altra vita". D'Alema tende la mano a Veltroni. "La grande novità" del Pd, sarà il punto di forza della contesa elettorale, un partito che si stringe intorno al suo segretario: "E' evidente che chi lo ha eletto deve conferirgli, oggi più che mai, quella delega di autorità e fiducia di cui c'é bisogno in questo momento". Ed è anche sul tema delle alleanze che i due leader sembrano convergere. "Vogliamo programmi chiari e alleanze che in quei programmi si riconoscano", aveva detto in mattinata Veltroni. Una versione attenuata dell' "andiamo da soli" di Orvieto, mantenendo però il punto che il Pd, come ha precisato D'Alema "é una forza votata a governare con ispirazione maggioritaria, così come avviene in Europa, dove i partiti non si limitano ad essere solo parti di una coalizione". Insomma, "una via di mezzo" tra l'andare da soli e il presentarsi tutti insieme, come ha chiesto il fassiniano Cesare Damiano. E un modo per aderire anche all'invito di Pier Luigi Bersani a "non partire dal presupposto di correre da soli". A suggellare l'intesa al vertice del Pd arriva, a fine giornata, il plauso di Goffredo Bettini, braccio destro di Veltroni, alle parole di D'Alema: "Un contributo di grande rilievo per affrontare nel migliore dei modi i giorni difficili che ci stanno di fronte. Un aiuto decisivo a rafforzare l'unità del gruppo dirigente del Pd".
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