Stamane mentre leggo la rassegna stampa della bella iniziativa che abbiamo promosso come ACLI e Patronato ACLI di Napoli, a cui hanno partecipato centinaia di lavoratori e promotori sociali, sulla sicurezza del lavoro leggo un articolo amaro ma autentico di Gennaro Carotenuto
sulla drammatica vicenda della TyssenKrupp e sul modo di vederela e commentarla da parte dei giornali "aziendali". Magari anche nell'opinione pubblica può farsi strada un atteggiamento teso a rimuovere un fatto non isolato che al contrario si inquadra in un itinerario allucinante di quattro morti al giorno per incidenti sul lavoro. Cìè la necessità di rispettare le leggi, cìè il problema di migliorarle, di farle applicare dagli istituti come l'Inail, c'è la necessità di collegare prevenzione e assicurazione, soprattutto c'è un tema culturale da affermare: la salute del lavoratore viene prima del lavoro e c ento kilometri prima del profitto. Tra l'altro oggi, drammaticamente parliamo della vita e non solo della salute.
A seguire comunicato sull'iniziativa ACLI e l'articolo integrale di Carotenuto.
Castellammare di Stabia, Patronato Acli: convegno sulla sicurezza in azienda
Il lavoro buono è sicuro!”. E’ questo il tema di un convegno che le Acli ed il Patronato Acli di Napoli terranno domani a Castellammare di Stabia, che affronterà i problemi riguardanti la la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il convegno rientra nell’annuale edizione di “Diritti in piazza”, l'iniziativa delle Acli e del Patronato Acli per rimettere i diritti al centro del dibattito e del confronto con i cittadini; per affrontare questioni di particolare rilevanza sociale che interpellano il nostro prossimo futuro, le politiche di welfare, il piano dei diritti e delle solidarietà. Il convegno inizierà alle 9,30 presso il Crowne Plaza Hotel di Castellammare di Stabia. Saluteranno gli intervenuti Carmine Raimo, presidente delle Acli di Castellammare e Salvatore Vozza, sindaco di Castellammare; presiederà il convegno Pasquale Orlando, presidente provinciale delle Acli di Napoli; introdurrà i lavori Pasquale De Dilectis, direttore provinciale del Patronato Acli di Napoli; interverranno Mammolo Grazia, direttore dell’Inail di Castellammare; Vittorio Glassier, capo servizio dell’area Salute e disabilità Patronato Acli nazionale; Corrado Gabriele, assessore regionale a Lavoroe Formazione; Eleonora Cavallaro, presidente regionale delle Acli della Campania. Conclusioni di Damiano Bettoni, direttore Generale Patronato Acli.
A seguire comunicato sull'iniziativa ACLI e l'articolo integrale di Carotenuto.
Castellammare di Stabia, Patronato Acli: convegno sulla sicurezza in azienda
Il lavoro buono è sicuro!”. E’ questo il tema di un convegno che le Acli ed il Patronato Acli di Napoli terranno domani a Castellammare di Stabia, che affronterà i problemi riguardanti la la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il convegno rientra nell’annuale edizione di “Diritti in piazza”, l'iniziativa delle Acli e del Patronato Acli per rimettere i diritti al centro del dibattito e del confronto con i cittadini; per affrontare questioni di particolare rilevanza sociale che interpellano il nostro prossimo futuro, le politiche di welfare, il piano dei diritti e delle solidarietà. Il convegno inizierà alle 9,30 presso il Crowne Plaza Hotel di Castellammare di Stabia. Saluteranno gli intervenuti Carmine Raimo, presidente delle Acli di Castellammare e Salvatore Vozza, sindaco di Castellammare; presiederà il convegno Pasquale Orlando, presidente provinciale delle Acli di Napoli; introdurrà i lavori Pasquale De Dilectis, direttore provinciale del Patronato Acli di Napoli; interverranno Mammolo Grazia, direttore dell’Inail di Castellammare; Vittorio Glassier, capo servizio dell’area Salute e disabilità Patronato Acli nazionale; Corrado Gabriele, assessore regionale a Lavoroe Formazione; Eleonora Cavallaro, presidente regionale delle Acli della Campania. Conclusioni di Damiano Bettoni, direttore Generale Patronato Acli.
ThissenKrupp e Il Sole24Ore: la Pravda del padrone
Stamane né Libero né il Giornale, così soliti a scandalizzarsi per uno starnuto di Niki Vendola o Clemente Mastella, avevano in prima pagina una sola riga sul caso del giorno.
Sia Libero che il Giornale sono indifferenti all'oscena morte medievale, affogati nell'olio bollente (per dare un nome alla rosa), nel pieno centro dell'olimpica Torino postindustriale e postmoderna, di quattro operai che lavoravano in condizioni per descrivere le quali bastano gli scritti su Manchester a metà '800 di un signore fuorimoda con la barba.
Turni di sedici (16!) ore di lavoro, sindacati assenti e distratti, ricatti continui, lotta per difendere il posto, sicurezza infima e violata nelle più elementari norme, con la sola differenza che le leggi, a Manchester nell'800, non c'erano, mentre adesso, dopo 150 anni di storia del movimento operaio, ci sono ma sono tranquillamente evase. Dai padroni che le chiamano "lacci e lacciuoli", e che le pensano come costi. E se la sicurezza è un costo dobbiamo dedurre che nel loro linguaggio allora i morti sul lavoro siano, come direbbe George Bush, "danni collaterali".
I grandi giornali, il Corriere della Sera, La Repubblica, ovviamente La Stampa, con un buon fondo dell'ottimo Massimo Gramellini, hanno capito di non potere evitare, almeno per oggi di parlarne. Troppo grave è la tragedia di Torino alla quale si sono affiancati da un altro morto alla Fiat di Cassino e un altro ancora in un cantiere edile in Irpinia. I grandi giornali hanno aperto ma altri giornali (Il Resto del Carlino, per esempio), se ne fottono e hanno tenuto il gioco alla stampa patronale (per parlare antico) e hanno aperto ancora con la succulenta Meredith.
Ma chi può scandalizzarsi del pessimo Carlino se sono i padroni che non vogliono che se ne parli. Come testimoniano le foto, Il Sole24Ore, il quotidiano della Confindustria che a destra e a manca, soprattutto (tristemente) a manca, viene considerato il più autorevole quotidiano italiano, l'unico di livello europeo brilla per un understatement che sfiora la disinformazione piena: due righe tra le brevi in prima e un articoluccio in taglio medio su tre colonne perse giù in fondo, a pagina 19. Due righe tra le brevi e un fetente articoluccio a p. 19 che è in realtà un'intervista al vicepresidente della Confindustria medesima, Andrea Pininfarina per difendere l'operato della stessa, equivalgono ad informazione negata, alla violazione dell'elementare diritto ad essere informati in maniera onesta.
Chi ha letto Gomorra, si è potuto beare a pensare che le condizioni di lavoro descritte da Roberto Saviano fossero confinate al far west dell'hinterland napoletano. Chi scrive, come fa anche con ben più risonanza Saviano, da anni pensa e scrive che l'hinterland napoletano sia la parte più moderna d'Italia.
Sia l'unica o tra le poche dove il capitalismo neoliberale si sia potuto davvero liberare in tutti i suoi istinti animali e produrre ricchezza vera e dove i morti nei cantieri, o quelli che semplicemente si ribellano, possono essere abbandonati in una discarica senza tante storie.
Droga (la grande droga, quella che muove miliardi di Euro) o edilizia, rifiuti tossici o acciaio, Torino viene dietro ma, come dimostra la ThissenKrupp, ha una gran voglia di rifarsi. O davvero credete che i padroni delle ferriere ThissenKrupp abbiano più coscienza civile di un capoclan camorrista di Casal di Principe? Credete davvero ci sia differenza se i soldi si fanno con la coca o bollendo nell'olio gli operai perché si è scelto a monte di avere in totale spregio la sicurezza di questi? Ricordate il Petrolchimico di Porto Marghera? E' stato processualmente dimostrato che per decenni i dirigenti di Enichem e Montedison sapevano perfettamente di mandare gli operai a morire di cancro da cloruro di vinile. Ne hanno mandati a morte almeno 159.
Risultano oggi meno sibilline le parole di Giulio Tremonti quando, da ministro dell'economia di Silvio Berlusconi, si lamentava della Cina. Come possiamo competere col gigante asiatico se loro non hanno i sindacati, se loro non rispettano alcuna misura di sicurezza, se pagano stipendi di fame e non hanno regole, gridava acidulamente Tremonti in ogni consesso con i confindustriali e gli editorialisti prezzolati a spellarsi le mani. Qualche ingenuo pensava che Tremonti volesse imporre i sindacati nelle aree speciali della Cina, che fosse interessato a imporre condizioni di vita degne ai lavoratori cinesi. E invece no, Tremonti, Luca di Montezemolo, Innocenzo Cipolletta la Cina la volevano tra noi, nell'aversano come nel centro di Torino. E' il mercato, bellezza, il resto sono chiacchiere o danni collaterali.
Stamane né Libero né il Giornale, così soliti a scandalizzarsi per uno starnuto di Niki Vendola o Clemente Mastella, avevano in prima pagina una sola riga sul caso del giorno.
Sia Libero che il Giornale sono indifferenti all'oscena morte medievale, affogati nell'olio bollente (per dare un nome alla rosa), nel pieno centro dell'olimpica Torino postindustriale e postmoderna, di quattro operai che lavoravano in condizioni per descrivere le quali bastano gli scritti su Manchester a metà '800 di un signore fuorimoda con la barba.
Turni di sedici (16!) ore di lavoro, sindacati assenti e distratti, ricatti continui, lotta per difendere il posto, sicurezza infima e violata nelle più elementari norme, con la sola differenza che le leggi, a Manchester nell'800, non c'erano, mentre adesso, dopo 150 anni di storia del movimento operaio, ci sono ma sono tranquillamente evase. Dai padroni che le chiamano "lacci e lacciuoli", e che le pensano come costi. E se la sicurezza è un costo dobbiamo dedurre che nel loro linguaggio allora i morti sul lavoro siano, come direbbe George Bush, "danni collaterali".
I grandi giornali, il Corriere della Sera, La Repubblica, ovviamente La Stampa, con un buon fondo dell'ottimo Massimo Gramellini, hanno capito di non potere evitare, almeno per oggi di parlarne. Troppo grave è la tragedia di Torino alla quale si sono affiancati da un altro morto alla Fiat di Cassino e un altro ancora in un cantiere edile in Irpinia. I grandi giornali hanno aperto ma altri giornali (Il Resto del Carlino, per esempio), se ne fottono e hanno tenuto il gioco alla stampa patronale (per parlare antico) e hanno aperto ancora con la succulenta Meredith.
Ma chi può scandalizzarsi del pessimo Carlino se sono i padroni che non vogliono che se ne parli. Come testimoniano le foto, Il Sole24Ore, il quotidiano della Confindustria che a destra e a manca, soprattutto (tristemente) a manca, viene considerato il più autorevole quotidiano italiano, l'unico di livello europeo brilla per un understatement che sfiora la disinformazione piena: due righe tra le brevi in prima e un articoluccio in taglio medio su tre colonne perse giù in fondo, a pagina 19. Due righe tra le brevi e un fetente articoluccio a p. 19 che è in realtà un'intervista al vicepresidente della Confindustria medesima, Andrea Pininfarina per difendere l'operato della stessa, equivalgono ad informazione negata, alla violazione dell'elementare diritto ad essere informati in maniera onesta.
Chi ha letto Gomorra, si è potuto beare a pensare che le condizioni di lavoro descritte da Roberto Saviano fossero confinate al far west dell'hinterland napoletano. Chi scrive, come fa anche con ben più risonanza Saviano, da anni pensa e scrive che l'hinterland napoletano sia la parte più moderna d'Italia.
Sia l'unica o tra le poche dove il capitalismo neoliberale si sia potuto davvero liberare in tutti i suoi istinti animali e produrre ricchezza vera e dove i morti nei cantieri, o quelli che semplicemente si ribellano, possono essere abbandonati in una discarica senza tante storie.
Droga (la grande droga, quella che muove miliardi di Euro) o edilizia, rifiuti tossici o acciaio, Torino viene dietro ma, come dimostra la ThissenKrupp, ha una gran voglia di rifarsi. O davvero credete che i padroni delle ferriere ThissenKrupp abbiano più coscienza civile di un capoclan camorrista di Casal di Principe? Credete davvero ci sia differenza se i soldi si fanno con la coca o bollendo nell'olio gli operai perché si è scelto a monte di avere in totale spregio la sicurezza di questi? Ricordate il Petrolchimico di Porto Marghera? E' stato processualmente dimostrato che per decenni i dirigenti di Enichem e Montedison sapevano perfettamente di mandare gli operai a morire di cancro da cloruro di vinile. Ne hanno mandati a morte almeno 159.
Risultano oggi meno sibilline le parole di Giulio Tremonti quando, da ministro dell'economia di Silvio Berlusconi, si lamentava della Cina. Come possiamo competere col gigante asiatico se loro non hanno i sindacati, se loro non rispettano alcuna misura di sicurezza, se pagano stipendi di fame e non hanno regole, gridava acidulamente Tremonti in ogni consesso con i confindustriali e gli editorialisti prezzolati a spellarsi le mani. Qualche ingenuo pensava che Tremonti volesse imporre i sindacati nelle aree speciali della Cina, che fosse interessato a imporre condizioni di vita degne ai lavoratori cinesi. E invece no, Tremonti, Luca di Montezemolo, Innocenzo Cipolletta la Cina la volevano tra noi, nell'aversano come nel centro di Torino. E' il mercato, bellezza, il resto sono chiacchiere o danni collaterali.
1 commento:
Torino: la solidarietà delle Acli alle vittime dell'incidente
Nel giorno del lutto e della protesta
Roma, 10 dicembre 2007 - Solidarietà alle vittime del gravissimo incidente di Torino, alle loro famiglie, agli operai feriti e a tutti i lavoratori della Thyssen da parte delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, nel giorno del lutto e della manifestazione indetta per le strade del capoluogo piemontese.
«La Costituzione prevede per ciascun lavoratore il diritto ad un lavoro sicuro come base di una vita familiare e sociale dignitosa - ricorda il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero -. La sicurezza prevista è quella del lavoro insieme a quella sul lavoro. Ma oggi non v'è più certezza alcuna ed il lavoro è diventato il fenomeno di maggiore destabilizzazione della sicurezza sociale nel nostro Paese, anche perché taluni effetti perversi si potenziano: crisi del mercato, ma anche della cultura del lavoro, precarietà del lavoro e perdita del suo senso e del suo valore sociale. In questo senso, le imprese hanno un grande compito e una grava responsabilità: non possono più continuare a considerare i lavoratori come un mero 'costo', dimenticando la loro dignità di persone ed il loro valore come risorsa».
Sulla norme legislative riguardanti la sicurezza sul lavoro le Acli denunciano «l'ennesimo paradosso italiano per cui leggi ci sono - spiega Olivero -, sono anche buone, ma manca sempre qualcosa alla loro corretta applicazione». «In questo caso aspettiamo i decreti attuativi del testo approvato ad agosto, per i quali il governo aveva a disposizione 9 mesi di tempo. Ma cosa succede nel frattempo nessuno riesce a saperlo. Rispetto a questi passaggi non c'è nessuna trasparenza. L'iter di elaborazione dei decreti è praticamente sconosciuto, anche agli stessi membri del Governo, che mostrano sull'argomento pareri diversi e spesso divergenti». «Ci auguriamo - conclude Olivero - che nel Consiglio dei ministri di domani l'Esecutivo faccia chiarezza e costruisca le condizioni concrete per un'approvazione anticipata dei decreti».
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